Rivelazioni
nel 1840/1844 al mistico e profeta
Jakob Lorber
Il governo della famiglia
di Dio
( vol. 3 )
La grande città scomparsa il
Diluvio
Traduzione dall’originale tedesco “Die
Haushaltung Gottes (1)” – in tre volumi
Traduzione dalla 5°. edizione tedesca 1981
Casa Editrice del testo originale: LORBER VERLAG - Bietigheim -
Germania
Copyright © by Lorber Verlag
Testo in italiano - Copyright © by Associazione Jakob Lorber
“Ringraziamo la Lorber Verlag, Friedrich Zluhan e l’Opera di Divulgazione
Jakob Lorber e.V., D-74321 /
Bietigheim/Wuertt., per il sostegno nella pubblicazione di questo
volume”
Traduzione di Salvatore Piacentini (1925)
ISBN 987-88984-35-3
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Libri della casa editrice: Catalogo – richiesta libri
[“Governo della Famiglia” vol. 1]
[“Governo della Famiglia” vol. 2]
Vai all’ indice del vol. 3
Ada una delle due
mogli del re Lamec
Adamo il primo uomo
Agla figlia di Mahal e
sorella di Waltar, poi regina di Hanoch
Aora una delle terre
del Mattino, nipote di Purista
Arbial il lavoratore di
metalli
Arfacsad figlio di Sem
Brudal il direttore di
mensa del re Lamec
Cam il secondogenito
di Noè
Canaan figlio di Cam
Chisarell figlio di Mahal
Cus figlio di Cam –
gemello a Misraim
Danel uno degli ultimi
cento dei mille consiglieri di Hanoch
Drohuit il capitano fedele
al re Gurat
Dronel il figlio di Ohlad
Enoch (la volontà di Jehova)
figlio di Jared
Enoch figlio di Jared,
eletto a sommo sacerdote
Eva la prima donna
Fungar-Hellan il generale delle
truppe di Hanoch
Gella sorella di Agla e
di Pira
Ghemela una delle cinque
figlie di Zuriel, poi moglie di Lamech e
madre di Noè
Gurat un sottosacerdote
del gran Consiglio di Hanoch
Horadal comandane delle
truppe del re Lamec
Hored fratello di Lamel
e di Gabiel, poi poi marito di Naeme
Il Padre il Signore, il
Mago, l’Ospite, l’Oratore
Jabal uno dei due figli
del re Lamec
Jafet il terzogenito di
Noè
Japell il figlio di
Kincàr
Jared figlio di
Maalaleel e padre di Enoch
Jubal uno dei due figli
del re Lamec
Kenan figlio di Set
Kincàr il figlio di
Dronel
Lamec il re della pianura
convertito
Lamech figlio di Matusalem,
nipote di Enoch
Mahal fratello di Noè
Matulalem figlio di Enoch
Midehal il re di facciata
dei mille consiglieri
Mira sorella di Aora,
nipote di Purista, delle terre del Mattino
Misraim figlio di Cam, gemello di Cus
Mutaele uno dei figli delle terre del
Mattino
Naeme figlia di Lamec e
Zilla, poi moglie di Hored
Nimrod un gigante, figlio
di Cus (fu fondatore di Babele)
Noè figlio di Lamech
e di Ghemela
Ohlad il consigliere
valoroso dei mille
Pira sorella di Agla
e di Gella
Pura una ragazza della
pianura
Purista figlia di
Gabiel e di Aora
Put figlio di Cam
Sehel il più giovane
figlio di Set (uno dei dodici del Settentrione)
Sem il primogenito di
Noè
Terhad custode del tempio
Tubalcain fratello di Naeme e
figlio di Zilla e del re Lamec
Uraniel figlio di Mutaele
e Purista
Uranion uno dei padri delle
terre dell’Oriente (uno
dei dodici, ma dalle terre del Mattino))
Waltar figlio di Mahal e
fratello di
Zilla una delle due
mogli del re Lamec
Zuriel-Gabriel il padre di Ghemela,
figlio di Matusalem e nipote di Chiseel
Abramo figlio di Tara,
figlio di Nahor, figlio di Serug, figlio di Regu, figlio di Pelec, figlio di
Eber, figlio di Sala, figlio di Arfacsad, figlio di Sem, figlio di Noè
Nahor fratello di Abramo
Haran fratello di Abramo
Purista quale consigliera del Signore
La preghiera dell’uomo, come richiesta, è una specie
di devoto consiglio a Dio
La Grazia e l’Amore del Padre per i Suoi figli
27 marzo 1843
1. Quando tutti, ad
eccezione di Enoch e dei quattro puri esseri femminili che si trovavano
benissimo a loro agio presso il Padre, anche con l’adorazione di Dio
cominciarono a sentirsi invasi da forte spavento al cospetto di quell’Uomo che
ancora se ne stava sulla collina erbosa perché pensavano che li avrebbe fatti
svanire uno ad uno come era accaduto al grande Sehel, allora il Signore disse a Purista:
2. «Ascolta,
o Mia diletta cuoca! Cosa credi che noi dovremmo fare ora per liberare gli
stolti dal loro timore, e fare in modo che loro Mi riconoscano quale il loro
unico vero Dio e Padre, senza intaccare la loro libertà? Poiché, se Io Mi
faccio riconoscere improvvisamente da loro – in maniera particolare poi per
quanto riguarda le donne – ne va di mezzo la loro vita, se non proprio per
alcuni addirittura la loro intera esistenza! Dunque, dimMi tu, e damMi un
consiglio riguardo a ciò che si potrà fare in simili circostanze»!
3. Questa domanda fece
perdere ogni controllo alla splendida Purista, ed essa cominciò a piangere
pensando che con ciò il Padre volesse infliggerle una punizione.
4. Ma il Signore rivolse subito uno sguardo amorevolissimo alla donna in lacrime e le
disse: «O figlioletta Mia, guardaMi un po’, e
quindi dimMi nel tuo cuore se qualcuno che è intenzionato a punire ha l’aspetto
che ho Io adesso e che sempre e in eterno ho avuto al cospetto di coloro che,
come te, Mi hanno sempre amato e Mi amano ancora e così Mi ameranno sempre!
Ebbene, che risposta puoi dare a questa Mia domanda, o cara figlioletta Mia?»
5. Allora Purista
riprese il coraggio di parlare e rispose con timorosa confidenza: «Oh, no, no,
carissimo, migliore e santo Padre, Tu non puoi certo diventare cattivo o del
tutto maligno, questa cosa io la vedo già ora in tutta chiarezza; ma per quanto
riguarda la Tua domanda di prima, rivolta a me che sono debolissima, vedo pure
in maniera anche troppo chiara come il Sole che, da parte mia, sarebbe la
presunzione massima e degna del più duro castigo, se io volessi dare a Te, che
sei la più infinita Sapienza, qualche consiglio per prescriverTi quello che
dovresti fare!
6. Oh, io non posso
affatto, senza tremare, neanche pensare a dare un consiglio a Te, a Dio, al
Creatore onnipotente del Cielo e della Terra; perciò Ti prego, o mio migliore,
carissimo e santo Padre, di risparmiarmi una tale costrizione!»
7. Ma allora il Padre disse a Purista: «Ascolta, Mia diletta
figlioletta, tu ancora non Mi comprendi bene; fa dunque attenzione di tutto
cuore a quello che ti dirò ora!
8. Vedi, tu ora temi di renderti degna di punizione al
Mio cospetto se ora, per accondiscendere al Mio desiderio paterno, tu dovessi
darMi un consiglio filiale, considerato che tu comprendi molto bene come la Mia
divina Sapienza, eterna ed infinita, non ha affatto mai bisogno, in eterno, di
un consiglio, e di conseguenza Io guido ogni cosa nel migliore dei modi,
comunque la cosa possa apparire!
9. Ma se questo è incontestabilmente giusto, come si
spiega allora che tu Mi hai già chiesto tante cose nelle tue preghiere e che
anch’Io te le ho sempre concesse e date? Che cos’altro è una tale preghiera, se
non un consiglio devoto sotto forma costumata e pia, col quale il supplicante
Mi indica quello che dovrei fare?
10. Il supplicante non sa forse che Io sono supremamente
sapiente e supremamente colmo d’amore? E se lo sa, come può pregarMi per
ottenere qualcosa? Infatti egli deve necessariamente premettere che Io, quale
la Sapienza e Amore supremi, farò al tempo più opportuno ogni cosa nel migliore
dei modi e conformemente alla più alta sapienza certamente senza il suo
consiglio-preghiera!
11. Ma quale grande e sacrilego peccatore deve essere poi
colui che, mediante il suo consiglio-preghiera, vuole indurMi a concedergli
qualcosa che è in opposizione alla Mia divina e suprema sapienza?»
12. A questo punto
Purista ed anche le altre tre cominciarono a battersi il petto ed esclamarono tutte: «O Signore, sii
misericordioso con noi tutte, perché da questo punto di vista noi siamo certo
le più orribili peccatrici al Tuo cospetto!»
13. E il Signore disse nuovamente a loro: «Ebbene, ascoltate,
figliolette Mie, se continuate così, non fate che aumentare di più ancora il
vostro peccato, perché tu, o Purista, appunto ora Mi hai dato di nuovo, con la
tua preghiera, un consiglio in base al quale Io dovrei essere misericordioso
con voi!»
14. Allora Purista gettò un grande grido di angoscia e di tristezza, e disse: «Oh, per amore
della Tua Divinità, che cosa ho mai fatto io, povera stolta?»
15. E Ghemela, piangendo, disse in modo altrettanto lamentosissimo: «Oh, noi siamo tutte
perdute!»
16. E così pure Naeme e
Pura non sapevano che fare dall’angoscia e dal dolore.
17. Ma il Signore le abbracciò tutte, le strinse al Suo petto santissimo e poi disse loro: «Figliolette, sul Mio petto siete proprio tanto
infelici e perdute quando Io, vostro Creatore e Padre, amandovi ardentemente vi
porto visibilmente sulle Mie mani e vi vezzeggio come può fare una madre col
suo tenero e dilettissimo poppante?»
18. Questa domanda portò
di nuovo in sé le quattro donne, e Purista, sorridendo tra le lacrime, rispose:
«O Padre eccellente! Allora noi siamo certo, …non perdute! Ma – siamo noi –
ancora – sicuramente – peccatrici – dinanzi – a – Te?»
19. E il Padre osservò loro: «Se voi foste
peccatrici, non potreste stare presso di Me; ma siccome non siete tali, allora
siete le Mie carissime figliolette che Io ora porto sulle Mie mani!
20. Io però, come Padre, voglio certo farMi consigliare
dai Miei cari figlioletti come se Io avessi bisogno del loro consiglio, e
voglio pure che siano attivi così come se la loro opera e il loro aiuto Mi
fossero necessari!
21. Infatti Io, quale Padre, faccio tutto questo verso i
Miei figlioletti a causa del Mio grande Amore, però poi dirigo il loro
consiglio e la loro opera in modo da raggiungere sempre, alla fine, il Mio
scopo.
22. Perciò anche tu, figlioletta Mia, questa volta devi
darMi un consiglio riguardo a quello che devo fare adesso, ed Io non farò
niente prima e non farò niente di diverso da quando e da quello che tu Mi
consiglierai».
23. Solo dopo queste
parole, Purista riacquistò di nuovo coraggio, gettò le braccia al collo del Padre, Lo
baciò modestamente e poi disse: «Oh, allora concedi che anche tutte le donne,
per amor Tuo, possano entrare nella mia cucina, e vieni anche Tu là dentro con
noi tutte, e là, secondo il Tuo piacimento, lasciaTi riconoscere, amare e
adorare da tutti quale il Padre caro e santo!»
24. E il Signore rispose: «Amen! Così sia fatto!
E dunque, andiamocene nella capanna!»
25. Ma Ghemela chiese al Padre: «Padre, possiamo restarTi vicine anche nella capanna?»
26. E il Signore rispose: «Figliolette! Come avviene
qui, così è anche nella capanna, poiché Io sono dappertutto e sempre Lo stesso
Padre buono! E così seguiteMi confortate! Amen!»
[indice]
Il Signore con Purista, Ghemela, Pura e Naeme nella
capanna di Purista
Retrospezione sulle supposizioni dei curiosi rimasti
fuori espresse a Enoch
Rispondenza spirituale sugli avvenimenti
28 marzo 1843
1. Quando il Signore fu giunto vicino ad Enoch con le quattro donne, gli disse passandogli
accanto: «Enoch, predisponili bene tutti, e poi
conducili nella capanna da Me; invece le donne, che vengano soltanto fin sulla
soglia, ma che non entrino nella capanna finché Io vi rimarrò dentro, ad
eccezione unicamente di Eva e di queste donne che Io conduco nella capanna con
Me! Amen!»
2. A questo punto il
Signore entrò nella capanna con le Sue quattro dilette figliolette e le
intrattenne, finché non entrò tutta intera la compagnia, e con ogni tipo di
divine rivelazioni di Grazia mostrò loro le Sue grandi vie sulle quali Egli
procede per guidare la vita ai Suoi figli e a tutti gli altri esseri. Egli
rivelò loro anche in maniera quanto mai evidente la grande destinazione degli
uomini, ma anche le possibili e maligne intromissioni di Satana.
*
3. Questo era ciò che fece
il Signore nella capanna. Ma che cosa era successo nel frattempo con Enoch al
di fuori di essa?
4. Anzitutto si erano
avvicinati a lui Hored e Lamech, che gli
avevano domandato: «Padre Enoch, non vorresti dirci chi è quell’uomo che è entrato ora nella capanna
tutto solo con le quattro donne, cioè con le nostre mogli e con Purista e la
bella Pura, ed era tutto tranquillo nonostante agisse contro le norme
prescritte dal Signore? Infatti, dietro a quell’uomo deve di certo nascondersi qualcosa di straordinario; e
considerato che con te egli parla come con una vecchia e buona conoscenza, non
c’è dubbio che tu lo conosci!
5. Se la trasfigurazione
di Sehel non è stata un’illusione dei nostri occhi, allora egli appartiene
certamente ad un mondo superiore, e perciò sarebbe per noi quanto mai
desiderabile sapere qualcosa di più particolareggiato sul suo conto!
6. Noi abbiamo pensato
che sia il Signore stesso; però ciò non concorda con la dichiarazione di
Purista riguardo a quanto le era stato rivelato dal Signore, e cioè che quando
tutti noi ci fossimo trovati radunati nella capanna e Lo avremmo atteso nella
pace più profonda del nostro animo, Egli ci sarebbe apparso sul posto in
maniera molto ben riconoscibile e a noi tutti avrebbe poi annunciato tutto
quello che è accaduto nella pianura in questi giorni.
7. Quest’uomo invece non è venuto conformemente
alla rivelazione, bensì si è liberamente presentato, e mentre noi nella capanna
ci preparavamo alla venuta del Signore, egli, fuori, ha dato di sé uno
spettacolo un po’ scandaloso con le donne, scegliendosi a suo visibile diletto
proprio le quattro più belle!
8. Queste quattro sono
ora certamente le stelle femminili più pure dell’altura e, caso strano, noi non
possiamo serbare loro rancore, malgrado sembrino proprio perdutamente
innamorate di quell’uomo. Ma da ciò, non risulta ancora che possa essere il
Signore!
9. Infatti il Signore è
sempre fedele in tutte le Sue promesse; dunque non può di certo apparire in
modo diverso da come Egli l’ha fatto annunciare a noi tutti per mezzo di
Purista! Dicci dunque, o caro padre Enoch, chi è quest’uomo e da dove è venuto!»
10. Così, pure gli altri
si avvicinarono ad Enoch e gli rivolsero la stessa domanda.
11. Adamo però, dal canto suo,
era d’altro parere; perciò egli disse anche, con un’espressione molto
eloquente: «Enoch, quell’uomo mi
sembra un po’ sospetto, perché lo spettacolo inscenato con quelle donne, che
per il resto sono così virtuose e onestissime, io non riesco assolutamente ad
interpretarlo in senso buono!
12. La sparizione, o
propriamente il completo annientamento del figlio di Set, lo si può pure
prendere come si vuole, poiché il Signore, allo scopo di sottoporci ad
un’energica prova, potrebbe benissimo aver concesso per un certo tempo libertà
d’azione in questo campo al nemico
della Luce!
13. Sembra che tu
conosca veramente quell’uomo, ma ciò
non basta per tranquillizzarmi, dato che io non lo conosco ancora. Io però sono
un figlio che è stato scottato già più volte, e perciò in simili occasioni ho
un grande timore del fuoco!
14. Dacci dunque qualche
precisa informazione sul conto di quell’uomo e facci entrare nella capanna,
altrimenti il Signore indugerà ulteriormente!
15. D’altro canto,
quell’uomo, sotto tutti gli aspetti
già considerati, può essere il Signore altrettanto poco quanto lo potrebbe
essere uno di noi, poiché, se Lo fosse, bisognerebbe concludere che Purista è
stata ingannata! Di questa cosa tu devi rendertene conto altrettanto bene
quanto ce ne rendiamo conto noi!
16. Che le quattro donne
tengano così tanto a quest’uomo, ciò non
prova proprio molto, poiché le donne sono frivole e tutte quante cieche, e
anche se una ha pregato per dieci anni, basta che nell’undicesimo venga su di
lei una tentazione un po’ forte, e lei si getta del tutto tra le braccia del
seduttore! Infatti, anche la donna è libera e può fare quello che vuole.
17. Parla dunque tu ora,
e dicci quello che sai; ma non dilungarti troppo, affinché noi possiamo entrare
presto nella capanna per attendere là il Signore e così togliere a quell’uomo
la possibilità di fare secondo il suo piacimento con le quattro giovani
colombe! Noi non dobbiamo assolutamente essere così tiepidi nelle cose divine,
altrimenti il mondo non durerà più mille anni e oltre, come pure è già durato
tramite il mio zelo sempre attivo per Dio!»
18. Solo a questo punto Enoch poté prendere la parola
e disse: «Udite voi tutti, miei cari padri, fratelli e figli! Voi avete
certamente messo in grande attività le vostre lingue e i pensieri della vostra
anima, ma avete lasciato del tutto inattivi i vostri cuori!
19. Sembra che voi
abbiate completamente dimenticato tutti i miei sermoni del Sabato [ispirati]
dal Signore se non comprendete la promessa fatta a Purista!
20. Ma che cos’è la
capanna di Purista nella quale noi dobbiamo attendere sempre il Signore? Udite:
il nostro cuore è la capanna di Purista,
e il fuoco nella capanna è il nostro vivo amore per Dio!
21. Ma chi di voi finora
è entrato in questa capanna? E chi ha finora accolto nella stessa i propri
fratelli ed ha voluto essere il minimo e l’ultimo tra di loro?
22. Che nessuna donna,
all’infuori di Eva e di Purista, deve entrare nella capanna, questo vuole dire,
che quando ci troviamo e riposiamo
nell’amore per Dio nei nostri cuori, allora noi non dobbiamo pensare alle donne
e non dobbiamo turbare l’amore per Dio con l’amore per le donne, eccezion fatta
per l’amore materno e per l’amore filiale, che è un tipo di amore che non turba
l’amore per Dio, bensì ci dà soltanto la misura di come noi dobbiamo amare Dio. Comprendete voi questo?
23. Noi eravamo certo
con i nostri corpi nella capanna di Purista, però i nostri cuori rimasero
attaccati alle donne che si chiedevano: “Perché
mai non è concesso a tutte le donne di entrare nella capanna?”. Nessuna
meraviglia dunque se poi le donne ci hanno inscenato un simile spettacolo e
alla fine ci spinsero perfino fuori dalla capanna! Comprendete voi questo?
24. Ma siccome il
Signore è infinitamente più misericordioso e più fedele di noi, allora Egli è
venuto a noi in seguito alla Sua Promessa; ma Egli è venuto così come noi
eravamo costituiti nei nostri cuori. E siccome le donne erano nei nostri cuori, allora Egli venne anche dalle
donne e le accolse, dato che noi non eravamo presenti nella nostra capanna di
Purista! Comprendete voi questo?
25. Le quattro pure innamorate del Signore, invece, a
nostra grandissima vergogna, Lo hanno atteso nella vera e viva capanna di
Purista; perciò Egli è anche venuto anzitutto a loro, e mentre noi affiliamo
ancora le nostre vuote lingue, esse godono già in ogni beatitudine i vivissimi
efflussi della Sua grazia, misericordia e amore! Comprendete voi questo?
26. Voi non sapete
ancora nulla riguardo alla pianura; invece il Signore, già da molto tempo, fa’
in modo che le quattro vedano il più chiaramente possibile le Sue
meravigliosissime vie e i sistemi di governo! Comprendete voi questo?
27. Voi chiedete ancora
e dite: “Chi è mai quell’uomo?”; ma
le quattro donne pure già da diverso tempo stanno tra le Sue braccia e si
rallegrano del Padre santo e amorosissimo! Comprendete voi questo?
28. Io però non vi dico
che quell’Uomo è il Padre, bensì andate da Lui nei vostri cuori, e riuscirete a
riconoscere Chi è quell’Uomo! Comprendete voi questo?
29. Sì, voi ormai dovreste
comprenderlo, a meno che non siate più ciechi del centro della Terra! Ora ho finito
di parlare. Fate come vi ho detto e riconoscerete la vostra grande cecità nel
Nome del Signore! Amen!»
30. Solo a questo punto
si dischiusero gli occhi a tutti e, battendosi il petto, essi riconobbero come
stavano le cose.
[indice]
Lo sbalordimento degli uomini
Le chiacchiere e i sospetti delle donne invidiose
sulle quattro prescelte
Il buon parere di Aora
29 marzo 1843
1. Dopo un tempo di un
quarto di giro d’ombra (circa un quarto d’ora), i padri e l’altra compagnia degli abitanti
dell’Oriente si ripresero dallo sbalordimento, ma nessuno sapeva quale
comportamento avrebbe dovuto tenere. Perciò si guardavano tutti sconcertati e si
chiedevano, per così dire, in modo muto: «Che cosa vuol dire ciò? Che cosa sarà
di noi? Che cosa mai abbiamo fatto?». Ma a tutte queste domande, poste in sé in
modo muto, da nessuna parte sembrava voler venire una risposta!
2. Però anche il gruppo
delle donne che si trovava ad una certa distanza osservò che tra gli uomini
doveva essere accaduto qualcosa di importante, visto il loro comportamento
alquanto misterioso e il fatto che tutti, stretti assieme, sembravano
confabulare tra di loro. Per conseguenza, non già forse il loro lato debole,
bensì il loro lato anche troppo forte, e conosciuto con il nome di ‘curiosità’,
le spinse immediatamente tutte insieme ad avvicinarsi agli uomini per tentare
di scoprire, ascoltando, che cosa mai di interessante fosse potuto accadere.
3. Una di loro però, strada facendo, domandò alla vicina: «Cosa pensi tu che possa
preoccupare gli uomini?»
4. La vicina però, assumendo
un’espressione che voleva essere importante ma che certamente – come al solito
– non diceva nulla, rispose: «O sorella! Deve senza dubbio trattarsi di
qualcosa di terribilmente singolare; è un miracolo in ogni caso. Se ci fosse
almeno qualcuno disposto a dirci che cosa è avvenuto!»
5. E un’altra disse: «Senza dubbio ci deve essere di mezzo quell’uomo molto strano»
6. «Sì, sì», così
l’interruppe immediatamente una quarta, «quell’uomo
ripugnante si è ritirato del tutto solo, come sapete, nella capanna con le
quattro false prostitute della castità! Egli, dunque, non essendosi azzardato a
fare il comodo suo con le quattro qui fuori sotto i nostri occhi costumati, ha
preferito ritirarsi là dentro!»
7. E una quinta aggiunse: «Hai ragione; là certo egli si trova molto più al sicuro ed
anche parecchio di più a suo agio! Io del resto ho avuto già occasione di dire
a Lamech e ad Hored, così, di sfuggita, come qualche volta succede: “Non voglio essere per voi un cattivo
profeta, però state bene in guardia, perché di un sangue tanto bello, giovane e
ardente, non ci si può di sicuro fidare in nessun caso!”
8. Ed ecco che ci siamo:
e ben gli sta ai nostri saggi uomini, i quali vogliono sempre turare la bocca a
noi, donne esperte!
9. No! C’è proprio da
morire dalle risate oppure da morire dalla rabbia! Proprio sotto il loro
sapientissimo naso questo incantatore del Mezzogiorno, del quale ho già sentito
dire più di una cosa, si porta via le loro perle delle terre del Mattino, come
le chiamano ormai loro!
10. E adesso, certo
combattuti tra il timore e la gelosia, stanno confabulando senza sapere, nella
loro alta sapienza, che pesci pigliare!
11. Il più forte di loro
(Sehel) egli lo ha fatto sparire con le sue magie, e anche loro non potrebbero
attendersi niente di meglio caso mai venisse loro in mente di opporsi con la
violenza!»
12. Allora una sesta intervenne, e disse: «Si, è vero, tu hai certo ragione, perché io ho ben
visto ed udito tutto, quando Enoch poco fa se ne andò per cacciare via quel mago dal luogo sacro! Il mago però non volle saperne di
andarsene! E allora Enoch mandò Purista dal mago,
probabilmente per intenerirlo e per allontanarlo, per così dire, per mezzo di
una ontro magia; sennonché, fallito il tiro e battuto anche il signor Enoch! Il
mago incantò subito anche la
sacerdotessa Purista, e questa si precipitò subito dal mago!»
13. Ma una vicina a questo punto si fece pure lei innanzi e volle rettificare quanto
asserito dall’altra, dicendo: «Sorella, io ho visto meglio quanto è avvenuto!
Il signor Enoch aveva bensì l’intenzione di mandare là Purista, ma aveva
scambiato appena qualche parola con lei a tale riguardo, che lei era già ammaliata,
ed emise un grido – probabilmente nel momento stesso in cui fu catturata dalla
magia – e poi naturalmente si precipitò di corsa incontro al mago, già del tutto fuori di sé e senza
vedere nient’altro, stramazzando a terra vicino a lui come era appunto desiderio del mago!»
14. Allora l’oratrice di prima riprese la parola e osservò: «Sì, sì, hai ragione; le cose sono andate
proprio così! Ma cosa volevo dire ancora? Ah, sì, ora ci sono! Dopo che fu
accaduto questo, il saggio signor Enoch ha voluto mandare là il forte Sehel! Ma
quando questi, afferrato il mago per
la mano, volle trascinarlo giù dalla collina, allora il mago fece il suo
incantesimo e Sehel scomparve, Dio sa dove! E adesso gli asini stanno sul monte
e, a dirla sinceramente, con tutta la loro sapienza non sanno da che parte
voltarsi!»
15. E ancora un’altra assidua ascoltatrice di simili edificanti commenti aggiunse, ridendo con
ironia: «Ah, sarebbe davvero da ridere a crepapelle se questo passabile
incantatore volesse soffiare via da sotto il naso dei sapienti signori queste
quattro perle delle terre del Mattino, queste rose primaverili bagnate
dall’eterna rugiada dell’aurora, e chi più ne ha più ne metta! Io credo che
allora i signori si toglierebbero dagli occhi le perle e le rugiade!»
16. Inoltre, un’altra disse: «Se proprio adesso capitasse Jehova, il Signore, come Egli aveva
annunciato a Purista, allora vorrei vedere il ‘piccolo’ imbarazzo dei sapienti
signori!»
17. Vi fu però una pronta a ribattere:
«Oh, possiamo stare certe; il Signore indugerà senz’altro alquanto a lungo!
Infatti in simili circostanze scandalose Egli non verrà in eterno, a meno che
non venga armato di una sferza punitrice di fuoco, che giungerebbe molto a
proposito per il mago, per i quattro
occhi del cielo ed anche per i signori traboccanti di sapienza!
18. La vecchia madre
Eva, del resto quanto mai rispettabile, è tuttavia sempre interamente del
parere degli uomini! Con lei non c’è niente da fare quando si tratta di
lagnanze contro un qualche uomo; anzi, in un caso simile ci si rimette del
proprio! L’abbiamo visto prima – e c’era davvero di che ridere – quando la
moglie di Uranion le espose le sue lagnanze, che specie di lavata di capo
dovette pigliarsi al posto di una consolante giustificazione (cfr: GFD vol.2
cap.280, 20-26)! E noi tutte dovemmo
inghiottirci il nostro giusto sdegno e poi stare zitte come un topo davanti al
gatto! No! In verità, chi trova che ciò sia giusto, costui deve avere attinto
la sapienza, io non so proprio da quale sorgente!»
19. E un’altra ancora si
intromise osservando: «Che cos’è accaduto ai nostri signori? Oh, questo io lo
so perfettamente! Essi sono tutti innamorati cotti (delle quattro donne)! Il mago ha mandato tutti i
loro piani a rotoli; perciò adesso confabulano tutti sconcertati!
20. Ebbene, sapete voi
da quanto tempo l’antichissimo padre Adamo ha addirittura accolto in casa sua
la bella e giovane Pura? E da quella volta egli si fa sempre accompagnare da
lei sull’altura e si dice anche che è stato visto che la baciava!»
21. E una vicina aggiunse subito: «Eh, eh, questo che ora vi dico sarà qualcosa di nuovo!
Infatti, io l’ho visto con i miei propri occhi! Non solo baciata, ma l’ha anche
accarezzata, e questo chissà con quali pensieri certamente irrealizzabili! Oh,
sì, i signori, i signori, c’è davvero da esserne contente! Di loro non ci si
può fidare se non quando se li ha sott’occhio, ed anche così, appena, appena…»
22. Ma una che era dalle terre del
Mattino, tra le più giovani sorelle di Aora, in età di circa sessant’anni – quindi per quei tempi
ancora molto giovane e ancora nubile – avanzò nel mezzo del gruppo e disse: «I
nostri discorsi mi fanno proprio l’impressione come se si volesse battere della
paglia vuota per cavarne fuori dei chicchi di grano!
23. Da come vedo io le
cose, sarei invece propensa a sostenere che in voi non parla che la più
bruciante gelosia, e che siete voi ad aver la maggior parte della colpa di
tutto ciò che vorreste attribuire ai signori, mentre questi sono sempre stati
degli uomini saggi!
24. Io oso affermare con
sicurezza che ciascuna di noi si sarebbe lasciata ammaliare dal magnifico uomo senza la minima obiezione, se solo
l’uomo avesse voluto ammaliarla!
25. Ma siccome l’uomo non ha fatto così per delle buone
ragioni, anzi vi ha mandato via dalla collina, ecco che ora egli deve anche
essere per voi un uomo abominevole!
Oh, questo lo trovo molto naturale!
26. Anche a me egli
aveva fatto cenno di avvicinarmi a lui;
però, se non avessi avuto tanto timore di voi, avrei fatto anch’io come mia
nipote Purista!
27. Ma adesso, in
seguito ai vostri discorsi, sono ormai libera da qualsiasi timore, e so bene
quello che dico, né sono affatto impazzita. Però fate bene attenzione voi, del
resto alte madri e sorelle: – quando il Signore Jehova verrà – se Egli non è
già venuto – allora a voi andrà male, e chissà che le quattro perle non si
trovino in condizioni migliori di tutte noi qui e degli stessi signori che sono
là e che voi avete ingiuriato, poiché ho visto un forte splendore dietro a
quell’uomo, e chi di noi può sapere se quell’uomo da voi schernito non sia
forse invece il Signore stesso? E se fosse così, che cosa ne sarebbe poi di
voi?».
28. A questo punto tutte
le donne ammutolirono e furono colte da una grande paura.
[indice]
Il colloquio dell’afflitta Mira con Enoch
30 marzo 1843
1. La giovane oratrice,
che si chiamava Mira, si accorse ben presto quanta e quale sensazione lei
avesse suscitato in tutte le donne con le sue poche parole, e tra sé pensò:
«Come andrà a finire adesso? Le madri e le sorelle sono diventate
all’improvviso tutte mute, e ciascuna faccia è rigida per la grande angoscia e
per un indicibile spavento!
2. Qualcosa bisognerà
pur fare; non si può lasciare in questo stato deplorevolissimo le madri, del
resto degnissime, e le care sorelle!
3. Ma io so già quello
che farò! Io me ne andrò tutta sola da Enoch, dato che le madri e le sorelle
non si azzardano più a muovere un passo, e voglio intercedere per tutte; egli
saprà bene appianare le cose con le madri che ora sono tanto spaventate! Sì,
certo, questo mi pare un pensiero davvero assennato; mettiamolo perciò anche
immediatamente in pratica!»
4. ‘Detto e fatto!’,
questo era stato sempre il buon sistema di Mira; perciò lei andò immediatamente
da Enoch e gli raccontò tutto quello che era accaduto.
5. Tuttavia Enoch, quasi
chiamandola a rispondere di quanto è accaduto, le disse: «Ma perché hai parlato
in modo così impertinente, suscitando con ciò tanta angoscia nelle madri e
nelle sorelle?
6. Vedi, come ora hai
trovato da sola la via per venire da me, così l’avresti dovuta trovare ancora
prima di far precipitare le madri e le sorelle nell’angoscia, e venirmi a dire,
nel Nome del Signore, dell’errore in cui erano cadute le madri e le sorelle, e
così la cosa si sarebbe potuta appianare solo sulla via dell’amore; ma adesso,
in seguito alla tua maniera un po’ troppo spiccia, purtroppo hai formalmente preparato
alle madri e alle sorelle un vero giudizio, e non si può più appianare la
questione così facilmente come forse tu credi!»
7. Quando Mira ebbe udito queste
parole da Enoch, gli replicò senza paura: «Padre Enoch, tu certo sei un
sapiente, e oltre a questo ancora l’unico e sommo sacerdote saldamente
stabilito dal Signore stesso, ma nel mio caso non credo di avere proprio
sbagliato, perché è doveroso badare senza dubbio più ai diritti di Dio che non
a quelli degli uomini, quando questi non concordano con i diritti divini!
8. Le madri e le sorelle, si sono
lasciate trascinare da un cieco zelo, come spesso avviene con le donne, e tra
di loro hanno fatto delle asserzioni che sono false e contrarie ai diritti
divini; considerato ora che ciò doveva necessariamente trovare in me
opposizione e che per effetto del mio interiore sentimento di giustizia non
potevo più sopportare che il santissimo e migliore Padre fosse ulteriormente
dileggiato così gravemente nella Sua perfettissima Simmetria umana, allora
anch’io mi interposi e dissi semplicemente la mia opinione. Ma del fatto che le
mie poche parole possano aver turbato così tanto le madri e le sorelle, di
questo non credo che la colpa possa essere attribuita a me!
9. Perciò, o caro padre
Enoch, non devi serbarmi rancore, perché le mie intenzioni erano buone, e mai,
neanche minimamente, cattive!
10. Vedi, io voglio bene
di tutto cuore alle madri e alle sorelle, e tu questo lo puoi già dedurre dal
fatto che io – nonostante quell’uomo
magnifico avesse fatto anche a me cenno di raggiungerlo come con le altre
quattro ed io avessi pure percepito all’istante in me un incitamento quasi
irresistibile a fare così – tuttavia, per timore e rispetto, mi trattenni
presso le madri e le sorelle!
11. Pertanto, o caro
padre Enoch, adesso ti dico con totale fermezza, che se quell’uomo mi facesse ancora una volta cenno
di andare da lui, allora non solo lascerei immediatamente tutte le madri e le
sorelle, ma lascerei anche tutto il mondo e volerei senza esitazione incontro a
lui, perché in quell’uomo si cela
molto di più di un semplice uomo! Questa cosa io la so con tutta certezza!»
12. Allora Enoch disse a Mira: «Ascolta,
tu sei davvero tremendamente assennata, come di raro è dato di riscontrare in
un’altra persona del tuo sesso! Ma se proprio di tutto cuore vuoi bene alle
madri e alle sorelle, allora forse non ti dovrebbe essere neanche troppo
difficile aiutarle direttamente con la tua assennatezza!»
13. E Mira rispose ad Enoch: «Sì,
caro padre Enoch, a giudicare dal tono sempre elusivo delle tue parole, non mi
resterà infine davvero altro da fare! Veramente, già venendo qui mi si era
affacciata alla mente la considerazione che presso di voi non avrei trovato
proprio il grado massimo della misericordia! Se almeno potessi andare da quell’uomo; egli certamente mi esaudirebbe prima di voi!»
14. Allora Enoch le disse: «E sia pure!
Ecco, l’Uomo è nella capanna, e la porta è aperta! Io non voglio impedirti di
cercare aiuto presso di Lui; perciò tu puoi senz’altro entrare se credi che
Egli ti esaudirà prima di me!»
15. E Mira disse: «Oh, basta che
ciò mi sia concesso, dato che io non sento alcun timore!»
16. E a se stessa: ‘Rallegratevi, voi povere madri e sorelle;
vi sarà dato aiuto anche senza l’intervento di Enoch!
17. Coraggio dunque; quell’uomo splendido ha certo un cuore migliore del
vostro, o caro padre Enoch, e non mi passerà tanto al setaccio quando gli
racconterò la mia necessità, ma invece mi aiuterà!’
18. E detto questo,
entrò di proposito nella capanna.
[indice]
Mira entra nella capanna ma rimane delusa dalle parole
del Signore
Il perché della sua prova, poi la sua miliazione e
l’accoglienza del Padre
31 marzo 1843
1. Ma quando Mira fu
giunta sana e salva nella capanna presso il Signore, a lei non ancora del tutto
conosciuto, Egli si alzò immediatamente e le disse con accento alquanto serio: «Come mai, o Mira, vieni ora che non ti ho fatto alcun
cenno, mentre non sei voluta venire prima quando ti ho fatto un tale cenno?
Oltre a ciò, Io ho dato pure ad Enoch un comandamento, secondo il quale nessuna
donna avrebbe dovuto varcare la soglia di questa capanna, e nonostante questo
tu sei entrata! Come è avvenuto ciò?»
2. Tali parole e tale
tono alquanto inquisitorio, scosse da principio un po’ il coraggio della nostra
Mira; tuttavia ben presto lei riacquistò animo, perché tra sé e sé pensava: ‘Se è il Signore, allora Egli certo non
vorrà dare un’interpretazione tanto tremendamente seria alle Sue parole, e si
lascerà senza dubbio commuovere dalla preghiera che sorge dall’intimo del mio
cuore; e se invece egli non è che un rigido ed arido sapiente, allora, nel
peggior dei casi, me ne andrò come sono venuta!’
3. E solo dopo queste
riflessioni, lei aprì la sua bocca e disse un po’ timidamente, ma rincuorata: «È vero che
io, tutto sommato, ho fatto male, ma se poi penso che a ciò mi costrinse la
sofferenza del mio cuore e che Enoch non mi ha detto del comando di non dover
venire qui dentro, allora trovo che non ho fatto male!
4. Poiché, chi potrebbe,
chi vorrebbe biasimare uno che soffre se egli, nella sua grande sofferenza,
invoca aiuto o se da sofferente cerca aiuto, e ciò poi del tutto
particolarmente quando chi invoca e cerca aiuto è una povera e debole donna
quale sono io?
5. Ma che male ho fatto
io effettivamente? Non è bene se una donna ama e teme Dio di più che non tutti
gli uomini, che, anche presi assieme, in rapporto a Dio sono senza dubbio meno
che nulla?
6. Così è pure accaduto
che alle madri e alle sorelle ho detto la mia opinione, ma io non potevo sapere
in anticipo che le mie parole avrebbero avuto una ripercussione tanto dolorosa
in loro! Se lo avessi saputo, certo avrei anche potuto tacere; ma adesso quello
che è fatto è fatto! Ora però voglio risarcire mille volte il danno causato dal
mio errore, e questo, credo che non possa assolutamente essere sbagliato!
7. Tutte queste cose le
ho dette anche al padre Enoch, ma lui non ha avuto cuore per me e per la mia
grande sofferenza. Perciò mi affrettai a venire da te, pensando che tu saresti
stato più misericordioso di Enoch; però, a giudicare dalla tua prima
accoglienza, non sembra che da te traspiri misericordia maggiore di quanta ne
abbia dimostrata Enoch!
8. Del resto, devo dirti
e confessarti apertamente che, dal tempo in cui il Signore per parecchi giorni
sull’altura non insegnò nient’altro che l’amore, gli uomini mi sembrano
diventati – e veramente anche lo sono – molto meno misericordiosi di quanto lo
fossero prima; e questo secondo me non è affatto un buon segno.
9. Ma se invece
dipendesse da me, io vorrei venire all’istante in aiuto a tutto il mondo,
nonché a una povera e debole donna, la quale tanto da Dio quanto dalla natura è
senza dubbio costituita sotto ogni aspetto in maniera incomprensibilmente più
svantaggiosa e sofferente di qualsiasi uomo!
10. Vedi, ora io ho
finito e ti ho parlato come mi ha suggerito il cuore! Se non approvi quello che
ti ho detto e se forse, senza volerlo, ti ho in qualche modo offeso, allora tu
hai potere sufficiente per mandarmi via o per fare di me quello che tu prima là
fuori hai fatto di Sehel, perché certo è meglio ‘non essere’ che esistere in un mondo dove gli uomini hanno cuori
di pietra e nei quali non vi è traccia di misericordia!»
11. Allora il Signore così le parlò: «Ma ascoltaMi un po’,
Mira! Vedi, questa è stata una risposta davvero lunga alla Mia breve domanda!
Una buona metà avresti potuto benissimo tenertela per te, e dell’altra non
farne parola, perché Io so meglio di te qual è il punto che proprio veramente
ti duole!
12. Ma perché tu possa convincerti che ho ragione, voglio
dirti qual è la vera e propria causa della tua sofferenza; e dunque ascoltaMi:
13. Ecco, le tue madri e le tue sorelle sono gelose, e
pure tu lo sei! Le tue madri, per gelosia, hanno parlato male di Me e del Mio
comportamento, e poi tu, incitata dalla tua gelosia, le hai solennemente
ammonite, poiché tu, forte del cenno che Io ti feci, ti attribuisti su di Me,
in segreto, un diritto maggiore rispetto alle altre alle quali Io non avevo
fatto alcun cenno.
14. In seguito a quel Mio cenno tu ti accendesti
improvvisamente di un impetuosissimo amore per Me, ma quando poi udisti le
parole oltraggiose rivolteMi dalle madri e dalle sorelle, allora con ciò si
sentì offeso il tuo amore in te, e così ti vendicasti mediante la tua buona
opinione detta alle madri e alle sorelle!
15. E visto che la tua vendetta ha ottenuto un effetto
alquanto più grande di quello che veramente ti eri proposta di ottenere, allora
adesso questo ti opprime e vorresti volentieri venire in aiuto delle
sofferenti, ma poiché una cosa simile non ti è possibile, allora tu cerchi
aiuto.
16. Io ti dico che l’aiuto verrà di certo, anzi prima di
quanto avresti potuto immaginare. Tu però ora esci fuori, e nel frattempo
medita sul tuo errore; poi fa’ ritorno, purificata in te, qui da Me, ed Io
allora ti accoglierò e ti benedirò come ho fatto con queste quattro!»
17. A questo punto Mira divenne tutta rossa per
la vergogna e disse: «Oh, se Tu fossi il Signore, il mio cuore non starebbe
così aperto dinanzi ai Tuoi occhi; ma Tu, certo, sei il Signore, e perciò non
vi è niente di nascosto dinanzi a Te, ed io me ne andrò confortata fuori dalla
capanna nella quale non sono degna di restare, poiché Ti ho visto e Ti ho
riconosciuto interamente!
18. Perdonami però il
mio peccato, come io perdono completamente di tutto cuore a chiunque qualsiasi
offesa che mai abbia potuto recarmi!»
19. Il Signore allora disse: «Sì, ti perdonerei
infinitamente tanto, se tu fossi una peccatrice, poiché tu Mi ami così
potentemente! Tu invece sei pura, e allora rimani qui con Me secondo il tuo
cuore, ed Enoch rimetterà in ordine ogni altra cosa! Amen!»
[indice]
L’ardentissimo impeto d’amore di Mira la rende esamine
Il Signore, commosso, sparisce per non recarle danno
Disposizioni a Purista sul modo di preparare la mensa
1 aprile 1843
1. Queste parole
sarebbero quasi costate la vita a Mira se lei non si fosse trovata davanti al
Signore della Vita. Infatti il suo amore per il Signore, da lungo tempo
nascosto, irruppe ora completamente, e vi era stata troppa poca preparazione
per reggere a tanto impeto; perciò la nostra Mira si accasciò come inanimata
sul suolo della capanna.
2. Ma allora il Signore
la toccò immediatamente con un dito, e una nuova vita cominciò a pulsare in
tutto il suo essere che prima giaceva quasi inanimato.
3. Tale cosa però era
buona e nel Mio Ordine, perché è proprio così che ciascuno, in primo luogo,
deve morire del tutto per il mondo, prima che egli possa accogliere in sé e poi
sopportare la pienezza della forza e della potenza viventi del Mio Amore!
4. Ma quando Mira,
rinata fuori dal Mio Amore in lei, fu così risuscitata, lei si sciolse in
lacrime ardenti per l’immenso amore per Me e non fu capace di parlare con la
sua bocca, perché tutto il suo essere si era trasfuso in una parola, la cui
parola aveva in sé un significato maggiore di tutti i libri del mondo, poiché
questa parola, di un’importanza infinita, si chiama “Amore”, vale a dire il puro, vero e vivo amore per Dio.
5. Ed è appunto in
questa Parola di ogni parola e di tutte le parole che era trapassato tutto
l’essere di Mira, e perciò lei piangeva fuori dalla pienezza di questa Parola,
e le sue ardenti lacrime, che brillavano come diamanti, con le quali essa
bagnava i Miei piedi, avevano un significato maggiore della più grande
biblioteca del mondo.
6. In verità, Io dico,
che allo stesso modo, anche la lacrima di un peccatore pentito che Mi abbia
afferrato con tutto il suo amore, è per lui un bene più grande, perfino di
mille mondi ricevuti in dono per il proprio godimento eterno!
7. Mira però non era mai
stata una peccatrice, quindi anche il suo amore era come l’ardore intenso di un
Sole-centrale, e le sue lacrime erano Soli come quelli che illuminano i
pianeti.
8. Dunque, in un tale
amore risorse Mira, e rivolse a Me, al suo Padre santo e amorosissimo, uno
sguardo che in quel momento nessuno, all’infuori di Me, avrebbe potuto
sopportare, poiché perfino il Mio Cuore, a causa di un simile sguardo, fu
indotto ad arretrare alquanto, e ciò dal saggissimo fondamento dell’Amore.
9. Poiché, se Io stesso avessi
lasciato completamente libero campo al Mio Cuore, questo avrebbe afferrato Mira
con la sua onnipotentissima contro fiamma e, quale l’afferrato oggetto del più
potente Amore, l’avrebbe consumata.
10. Anche per questo
motivo Io Mi celai per breve tempo, e intanto Me ne andai da Enoch rendendoMi
visibile solo a lui, e gli suggerii quello che avrebbe dovuto dire alle donne
affinché esse Mi riconoscessero, senza che il loro amore divampasse troppo
violentemente.
11. Anche a causa dei
padri Io Mi sottrassi per un po’ ai loro sguardi, perché pure in loro, l’amore,
ancora un po’ immaturo, ardeva appunto con violenza eccessiva, nella cui fiamma
essi non avrebbero sopportato bene la Mia presenza visibile.
12. Nondimeno, dopo che
le Mie ardenti innamorate ebbero notato all’improvviso la Mia assenza, anche la
tempesta delle fiamme d’amore si calmò in loro, ed esse si guardarono l’un
l’altra meravigliate, e l’una chiedeva all’altra: «Che significa ciò? Dove se n’è andato? Perché è
scomparso così inaspettatamente? Lui era ancora in procinto di rivelarci
qualcosa riguardo al Sole, e ora, mentre i nostri cuori ardevano, ci ha
lasciato! Oh, ma questa è una cosa assai strana! Quando Lo si avrebbe voluto
stringere con tutta la forza, ecco che Egli scompare!»
13. E Mira allora disse: «Neppure
i miei occhi Lo vedono più, ma il mio cuore è colmo di Lui, e ciò è
infinitamente di più di quanto io, povera peccatrice al Suo cospetto, possa
meritare neanche in minimissima parte!
14. Purché io possa e mi
sia lecito amarLo, questo è già abbastanza per me, perché ad ogni modo io so
che la Sua presenza visibile è una grazia necessariamente rara da parte Sua.
15. Infatti, se Egli si
trovasse continuamente in modo visibile tra noi come un uomo qualsiasi, allora
certamente l’amore per Lui diverrebbe sempre più crescente e alla fine non
sapremmo più che cosa fare; oppure potrebbe darsi che la Sua presenza finirebbe
col diventare tanto abituale da considerarLo del tutto come un qualsiasi altro
uomo!
16. Per queste ragioni
Egli sa già ciò che è buono e giusto, ed Egli se ne va al tempo opportuno come
al tempo opportuno anche ritorna!»
17. A questo punto il Signore entrò di nuovo visibilmente nella capanna e disse a Mira: «Giusto! Tu hai completamente indovinato: Egli va’ e
viene sempre quando è bene! Perciò Lui è anche già nuovamente qui, come vedete!»
18. Un grido della più
evidente gioia fu la ripetuta accoglienza per il Signore, e tutte si
prostrarono ai Suoi piedi.
19. Ma Egli le risollevò subito
tutte e con loro si mise di nuovo a sedere alla mensa; poi disse a Purista: «Fa un po’ attenzione al focolare e vedi come vanno le
pentole e regola un po’ di più il fuoco, altrimenti esso agisce in un punto con
troppa forza e in un altro invece si fa più debole! Infatti, quando i padri
entreranno nella capanna, la colazione deve essere già pronta; datti dunque da
fare, Mia cara figlia!»
20. E Purista si accinse
immediatamente al lavoro e fece secondo il comandamento del Signore. Dato però
che la frutta era già molto tenera, lo fece sapere al Signore.
21. E il Signore allora disse: «Sta bene, servila pure
sulla mensa, e intanto Mira andrà dai padri e annuncerà che la colazione è
ormai pronta e che perciò essi possono entrare! Così sia fatto! Amen!»
[indice]
L’inutile invito di Mira ai padri a prendere parte
alla colazione nella capanna rimane infruttuoso
L’esortazione del Signore all’umiltà
Un rinnovato invito ai padri è coronato da successo
3 aprile 1843
1. Tale incarico colmò
di grande allegria la nostra Mira, e lei uscì tutta lieta e disse ai padri che,
essendo la colazione già pronta, entrassero nella capanna secondo la Volontà
del Signore.
2. Ma siccome Enoch non
era presente in quel momento, essendo ancora occupato a qualche distanza ad
appianare la questione con le donne, allora Lamech fece osservare a Mira: «Vedi, Enoch non si è ancora
sbrigato con le sue faccende, e senza di lui noi non possiamo certo entrare
nella capanna, poiché lui è spiritualmente il più anziano di tutti noi!»
3. E Mira replicò a Lamech: «Oh,
questo non è certo un ostacolo! Enoch è dunque più del Signore? Invece la mia
opinione è che ogni uomo deve l’obbedienza al Signore prima e in misura
maggiore che non al suo simile. Enoch saprà senza dubbio quello che dovrà fare!
4. Io ho adempiuto
all’incarico verso di voi e questo basta; non posso tirarvi dentro a forza, né
il Signore mi ha detto di farlo! Dunque, fate come volete! Io sono libera e
perciò ritorno nella capanna!»
5. Ma allora Lamech la richiamò e le disse:
«Ascolta, mia bella figlia dal Mattino, le tue parole sono un po’ mordaci!
Ebbene, che ne diresti – dato che i tuoi piedi hanno così tanta fretta – se
invece di fare ritorno subito alla capanna, facessi un salto da Enoch e gli
riferissi la stessa cosa che hai detto a noi?»
6. E Mira rispose: «Ah, ecco! Ma
cosa pretenderesti ancora da me? Io però ti dico che non ne facciamo nulla, dato
che non sta bene servire due signori; il Signore mi ha mandato solo qui!
7. Se però Enoch ti sta
più a cuore del Signore, allora – per questa tua richiesta che mi hai rivolto –
i tuoi passi sono il doppio più lunghi dei miei, e perciò con i tuoi piedi puoi
anche raggiungere Enoch prima che lo possa fare io con i miei; e questo, te lo
dico io nella metà del tempo!
8. Ma tutto questo
nostro chiacchierare mi fa l’effetto di un rimescolio di paglia vuota dal
quale, alla fine, non si ottiene altro che paglia sminuzzata e nessun chicco di
grano; perciò me ne vado; in quanto a voi, potete fare come volete!»
9. E così dicendo Mira
si mosse per ritornare alla capanna. Ma Lamech la trattenne nuovamente facendole un’altra domanda,
che fu questa: «Ma Mira, o perla soave del Mattino, se il Signore ti diede
l’incarico di chiamarci, non vorrai certo ritornare senza di noi alla capanna?
Cosa dirà il Signore quando ti vedrà fare ritorno da sola?
10. Non ti farà Egli una
seria osservazione e ti dirà: “Ma Mira,
come hai eseguito il Mio incarico che ti diedi per i padri, se poi nessuno
vuole venire?”
11. E se il Signore ti
parlasse così, cosa potrai allora risponderGli a tua giustificazione?»
12. E Mira rispose brevemente a
Lamech: «Non mi risulta affatto che il Signore mi abbia detto di condurvi nella
capanna, bensì soltanto di invitarvi a venire! Ora così io ho fatto, ma la
buona riuscita dell’invito non è più mio compito, perciò me ne vado!»
13. E Adamo si avvicinò ora a Mira
e le disse trattenendola così ancora un po’: «Sì, mia cara figlioletta, basta
che l’invito non parta dalla tua iniziativa, poiché, se così non fosse sarebbe
già tutto giusto!»
14. Questo infastidì
perfino Mira, la quale esclamò: «Oh, ma questo è sicuramente un peccato grave che
commettete voi tutti se, invece di adempiere la Volontà del Signore
annunciatavi tramite la mia bocca, continuate a stuzzicarmi e a spettegolare in
piena regola su di me! No, questo è il colmo, ed io devo subito riferirlo al
Signore!»
15. E detto ciò, entrò
di corsa nella capanna e voleva immediatamente esporre al Signore le sue
lagnanze nei confronti dei padri.
16. Il Signore però la prevenne e le domandò: «Mira, com’è che ritorni da sola? Dove sono i padri?»
17. Mira all’inizio rimase
alquanto imbarazzata, ma poco dopo rispose: «Ah, o mio migliore, santo ed
amorosissimo Padre, i padri lì fuori sono molto cattivi e disobbedienti! Io ho
fatto precisamente così come Tu avevi detto; essi però… no, io non voglio
neppure dirlo!»
18. E il Signore disse: «Ma cosa mai avranno detto?»
19. Mira però replicò: «Se
proprio vuoi assolutamente saperlo, Tu certo puoi saperlo senza che sia
necessario apprenderlo da me!»
20. Ma il Signore allora le disse: «Vedi, tu poco fa hai
esortato i padri all’obbedienza, e ora, vuoi essere tu disobbediente al Mio
cospetto? Come si possono conciliare queste cose?»
21. E Mira rispose: «Signore, Tu
certo leggi nel mio cuore, e vedi che in esso non c’è alcuna disobbedienza
verso di Te!»
22. E il Signore le replicò: «Ecco, Io so che tu sei
una creatura purissima! Tuttavia il tono delle tue parole ai padri è stato un
po’ troppo brusco, perciò essi ti hanno fatto comprendere che ad una fanciulla
non è mai lecito parlare a loro in tal modo, bensì sempre con la massima
umiltà! Va’ perciò nuovamente fuori, e fa loro ancora una volta il tuo invito,
e vedrai che poi essi ti seguiranno!»
23. A questo punto Mira
uscì subito nuovamente e ripeté l’invito ai padri, ed essi risposero
immediatamente a questa nuova chiamata; e siccome Enoch nel frattempo aveva
sbrigato la questione con le donne, si mise alla testa dei padri e li condusse
tutti nella capanna.
24. E Adamo cadde ai
piedi del Signore e Lo ringraziò per tale grande Misericordia, perché non
appena i padri ebbero varcato la soglia della capanna, fu loro aperta la vista
interiore ed essi furono messi al corrente, in pochi istanti, degli avvenimenti
e videro quali erano in quel momento le condizioni della pianura, e perciò
glorificarono il Padre da ogni loro profondità della vita.
[indice]
La colazione nella capanna di Purista
Il Patto d’amore con i figli della Terra e la
comunione visibile tra Cielo e Terra
4 aprile 1843
1. Dopo che tutti i padri,
i sette messaggeri e ancora altri padri e altri figli della regione del
Mattino, avendo avuto la visione chiarissima della situazione della pianura,
ebbero reso gloria e onore al Padre di ogni Amore e di ogni Santità dal più
intimo fondamento della loro vita, il Signore disse loro di rialzarsi subito e,
secondo la Sua promessa, li invitò a prendere posto per la prima volta alla
mensa nella capanna di Purista per mangiare dei cibi cotti.
2. Allora si alzarono
tutti immediatamente e presero posto alla mensa del Signore che era
adeguatamente grande, poiché la capanna di Purista non era così piccola com’è nel vostro tempo
attuale (1841) la capanna di un contadino oppure come un
rifugio di montagna, bensì era tanto spaziosa che dentro avrebbero certo potuto
trovare posto sufficiente anche settemila persone. Malgrado ciò la capanna
veniva chiamata piccola, ma non per indicarne un’eventuale carenza di spazio,
bensì per significare soltanto la sua umiltà.
*
3. Quando tutti i padri
si furono seduti alla grande mensa filiale del Padre santo nella capanna e si
furono pure tutti ristorati con i cibi ben cotti, allora il Padre disse a tutti: «Ora il buon ordine è
ristabilito su tutta la Terra; perciò anch’Io Mi trovo nuovamente con voi, e
ora, mediante la Mia visibile presenza sostanziale, benedico in voi l’intero
cerchio[1] della
Terra!
4. Infatti ora è stabilita una nuova unione tra Me, i
Miei angeli e la Terra; per questa ragione ho fatto preparare questo banchetto
della gioia con frutta cotta, affinché con ciò diventi memorabile per tutta la
Terra il fatto che Io, l’eterno Padre dei figli di questa Terra, sono ora
diventato un Dio per loro, un Signore e un vero Padre, e che ora ho stabilito
con loro un patto in modo che tutti debbano essere, conformemente a questo
patto, in questo modo, Miei veri figli, come Io sempre e in eterno voglio
essere il loro amorosissimo Padre santo.
5. Io però adesso dico a voi tutti: “Se voi rimarrete fedeli a questo patto, che è il Mio Amore per voi e
il vostro amore per Me, anche la comunione visibile tra la Terra e i Cieli
permarrà in modo continuo.
6. Ma se voi
abbandonerete questo patto ed infrangerete questa sacra unione, allora la Terra
si inabisserà di nuovo nella profondità di prima, e sarà avvolta da densissime
nuvole, attraverso le quali nessuno sarà più in grado di vedere Me né i Miei
Cieli.
7. E se la Terra in
questo stato cadrà e si inabisserà sempre più, allora essa precipiterà nel suo
proprio giudizio, e Io poi non parlerò più, come faccio adesso, con i suoi
figli come un Padre colmo d’Amore e di Dolcezza, bensì come un Dio eterno Io
tuonerò ad essa i Miei Giudizi nel Fuoco dell’ira!
8. E coloro che sopravvivranno dovranno attendere a lungo
prima che un nuovo patto d’amore venga stabilito in maniera incruenta, e con
una simile nuova istituzione Io Mi concederò così tanto tempo, che tutti i
popoli languiranno prima che da parte Mia il patto sia completamente rinnovato!
9. Ma se questo patto sacro, adesso completamente concluso
con voi, ora veramente figli Miei, non sarà infranto tramite un ripetuto
passaggio alla morta esteriorità del mondo, allora Io rimarrò presso di voi
come voi rimarrete presso di Me, e sulla Terra sarà così come nei Cieli, né tra
di voi regnerà più la morte, bensì, come voi tutti avete visto che Io ho
richiamato a Me Sehel, e prima di lui Zuriel, il genitore di Ghemela,
similmente Io richiamerò voi tutti a Me, e farò poi di voi nello spirito dei
potentissimi operatori d’amore su tutti gli esseri e su tutte le creature nelle
Mie infinite regioni della Creazione!
10. Infatti laddove voi, con i vostri occhi, vedete sul
firmamento forse solo un puntino, ebbene là, nella Mia Onnipotenza eterna,
pullula un numero sterminato di mondi, tutti portatori [di esseri] della vostra specie. E al di là dei mondi vi sono, in spirito, infiniti
luoghi spirituali dove dimorano gli spiriti, di cui una sola dimora abbraccia
di più di quanto possa offrire l’intero, infinito e visibile spazio esterno!
11. Dunque voi ora vedete anche la vostra destinazione
eterna e la facile via che vi conduce; nessuno però può giungere a tale
destinazione finché egli, per tale scopo, non sia diventato completamente
maturo fuori dal Mio Amore.
12. E quando Io chiamerò qualcuno, allora la Mia chiamata
lo spoglierà del pesante carico dell’involucro materiale della carne, e poi
egli stesso entrerà ben presto nella grande magnificenza dell’eterna, immortale
Vita dello spirito d’amore.
13. Ma affinché voi possiate rendervi conto di come si
vive nello spirito, Io voglio aprirvi del tutto la vostra vista interiore!
14. Guardate dunque i tre che sono qui con noi che sono
trapassati nell’aldilà, e intrattenetevi voi stessi con loro, affinché con ciò
possiate rendervi conto del fatto che la vostra esistenza in Me non avrà mai
più fine in eterno, e nello stesso tempo anche del fatto che il drago è sempre un gran mentitore!
15. Intrattenetevi dunque, e fatevi raccontare come lo
spirito viva, domini e dimori in eterno liberamente in perfetta beatitudine!
Amen!»
[indice]
L’apparizione di Abele, di Sehel e Zuriel grazie alla
vista interiore aperta
Conversazione con gli spiriti
5 aprile 1843
1. Allora tutti i padri
si rallegrarono oltre misura. Adamo ed Eva si affrettarono ad andare verso
Abele, Set si avvicinò a Sehel, e Ghemela a Zuriel, e conversarono riguardo
alle cose dello spirito e riguardo alla vita dello spirito al massimo grado
libera e perfetta, e quindi anche supremamente beata.
2. E Set domandò a Sehel:
«Figlio, quale impressione fu la tua quando il Signore ti ebbe sciolto dai
lacci materiali di questo mondo?»
3. E Sehel rispose a Set: «Vita a
te e vita nella tua domanda! Io ero nell’alito; un tremore percosse l’etere, la
cintura del Sole si squarciò e così io mi trovai libero, una vita
nell’infinito.
4. (ero) Una luce! Io penetrai l’Universo, e la luce tolse gli esseri; e gli
esseri tolti diventarono un nuovo essere, e vidi una nuova vita nella nuova
luce, e il Padre era dappertutto il Fondamento di ogni Luce e di ogni vita, la
Luce fuor dalla Vita.
5. E ora io sono una
perfetta Unità, e vivo in modo libero una vita possente, eterna e colmissima di
luce (proveniente) dalla Vita di ogni vita in Dio.
6. Vedi, padre Set, così
era, così è e così sarà e rimarrà in eterno, considerato che ogni secondo (di tempo) successivo, respira una vita veniente più perfetta di quella (del secondo) che l’ha preceduto!
7. Credilo, padre Set,
perché quello che tu ora vedi e senti, non è affatto un’illusione ottica e
nemmeno uno stordimento del tuo udito, bensì tutto è assoluta verità e
pienissima realtà; ma quello che invece tu vedi nel mondo esteriore, non è che
la corteccia dell’albero e la buccia della verità, e perciò, rispetto alla
realtà, è come una regione il cui suolo sia ricoperto da fitta nebbia e da
nuvole tenebrose.
8. Là, però», e dicendo
ciò Sehel indicò il Signore, «là, o padre Set, si trova perfettamente la Vita della
vita e la Luce della luce!
9. Ascolta la Sua
Parola; essa è il fondamento di ogni esistenza! Dalla Sua Parola siamo
proceduti io e te, ed ogni esistenza ha la sua origine nella Parola del Padre.
10. Quando Egli parla
qui, da ciascuna Sua Parola sorgono realizzazioni sostanziali di infinite
profondità, e nuove schiere di soli e di mondi iniziano il loro primo giro
eterno lungo la loro orbita.
11. Perciò ascoltate
quanto dice il Padre, e serbate in voi la Sua Parola, e voi tutti giungerete a
comprendere che chi ha in sé la Parola del Padre, ha in sé anche la vita
eterna!
12. Infatti la Sua
Parola è sostanza, e il suono delle Sue parole è il fondamento di tutte le
cose.
13. A Lui dunque sia
reso in eterno ogni onore, ogni lode, ogni gloria e ogni amore! Amen!»
14. Queste parole di
Sehel fecero grande impressione sull’intera compagnia, e tutti lodarono e
glorificarono il Padre della vita per aver conferito agli angeli, nella Sua
grazia, tanta alta sapienza e potenza.
15. E allora Adamo chiese ad Abele: «Mio
dilettissimo figlio, che io ho tanto rimpianto, sei pure tu capace di tali
parole quali sono appena sgorgate come un torrente impetuoso fuori dalla bocca
di Sehel?»
16. Abele però rispose ad Adamo:
«Padre della Terra dell’uomo, né Sehel, né io, bensì il Tutto nel tutto è Dio,
il Padre eterno e santo; infatti la nostra parola è la Sua Parola, come il Suo
santo Volere è sempre il nostro volere!
17. Infatti, per lo
spirito non esiste altra parola all’infuori della Parola del Padre, come pure
non esiste alcuna vita se non unicamente la Vita del Padre.
18. Ma chi vive (attingendo) da Dio, costui parla anche [attingendo] da Dio; quindi chiunque viva (attingendo) da Dio, può anche, (attingendo) da Dio, proferire parole di Dio, cioè parole di
Vita!
19. Se qualcuno si alza
e dice: “Io ho raccolto sul mio terreno!”,
costui è un mentitore come il drago
antico, il quale, appropriandosi della misericordia del Padre, così parla: “Io sono un signore del Signore e posso
percuoterLo quando voglio”. Mentre egli in sé e per sé è certamente
l’essere più percosso che vi sia.
20. Ecco, padre, così
avviene che allo spirito puro riesce quanto mai facile parlare ed agire in
tutta la forza e la potenza del Padre, perché nel Padre si ama, si vive e si
respira liberissimamente! A Lui dunque vada ogni amore in eterno! Amen!»
21. Queste parole di
Abele intenerirono Adamo e fecero piangere Eva, e Adamo esclamò ad alta voce:
«O Dio, o Padre santo, io certo vivo ancora volentieri con i Tuoi figli su
questa Terra, ma preferirei trovarmi dove si trova il mio e il tuo Abele!»
22. Ma il Signore gli disse: «Ancora un breve tempo,
e tu verrai alla pace! Amen!»
23. E Adamo chiese: «Che cos’è la
pace?»
24. E il Signore rispose: «La pace è la
risurrezione dello spirito alla vita eterna proveniente da Me!
25. In verità, finché Io non risorgo in te, tu rimarrai;
ma quando Io risorgerò in te, allora anche tu risorgerai alla luce della vita
nella carne dell’Amore e della Parola proveniente da Me!
26. Sii dunque tranquillo, e mangia e bevi finché non
siano la Mia Carne e il Mio Sangue a venirti a destare! Amen!»
[indice]
Le domande di Ghemela sulla vita nell’aldiquà e
nell’aldilà
La risposta dello spirito Zuriel: la vera morte è
separarsi dal Signore
6 aprile 1843
1. Ma allora anche Ghemela domandò a suo padre Zuriel se vi fosse una grande differenza tra la vita
di questo mondo e la vita dello spirito, e se l’uomo-spirito possa vedere anche
il mondo naturale e gli uomini che vivono ancora nella carne in questo mondo.
2. E Zuriel le rispose: «Ascolta, o
figlia del Signore, questa tua domanda è un po’ vana! La vita è dappertutto una
e la stessa, e non vi può essere affatto differenza tra vita e vita quando essa
è una vita proveniente dal Signore; ma se la vita non proviene dal Signore,
allora essa non è più vita, bensì una perfetta morte, la quale è certo
anch’essa conscia di se stessa. Nondimeno, una tale coscienza non è altro che
un auto-inganno, in quanto tutto quello di cui è conscio un morto, è conformato
come un sogno cattivo, nullo e vano, perché il suo mondo non ha alcun
fondamento e tutto quanto egli possiede è più senza valore di una
fuggevolissima schiuma!
3. Tu qui però non devi
considerare la materia delle cose come se fosse morta per il fatto che di
fronte a te essa non esprime nessuna coscienza per te, poiché questa non è
morta – dato che in essa dimorano forze molto potenti ed essa, in sé e per sé,
non è altro che un’espressione della forza e della potenza del Volere divino
che si manifestano dappertutto – bensì per morto tu devi raffigurarti soltanto
quello che, in seguito alla libertà di volere ricevuta dal Signore, ha avuto la
possibilità di separarsi dal Signore e lo ha fatto con ostinazione, e poi in
seguito vuole sussistere, per forza propria, senza Dio.
4. Certo che esso continua
a sussistere per effetto dell’Amore e della Misericordia divini, ma in quale
orribile maniera ciò avvenga, questa è tutta un’altra cosa.
5. Tu da tutto ciò,
figlia mia nel Signore, puoi già dedurre che la vita vera e propria si esprime,
dappertutto e in qualsiasi circostanza, in un modo unico e del tutto lo stesso.
6. Ma se tu non puoi
ancora comprendere pienamente questa cosa, allora guarda un po’ il Signore!
Vedi, Egli è in Sé e per Sé la vita perfettissima di ogni vita; tutta la nostra
vita proviene da Lui! Trovi forse una qualche differenza tra Lui e me?
7. Tu rispondi:
“Nessuna, in base a come si mostra visibilmente il Suo Essere!”
8. Bene, dico io a te,
tuttavia in ciò che ora segue si trova la piena risposta alla tua domanda! Fa’
dunque bene attenzione: noi siamo quello
che siamo da Dio, il Signore, e il nostro tutto è la Sua perfetta Simmetria!
9. Dunque, anche la
nostra vita è del tutto sicuramente la Sua vita, e noi possiamo vivere, quando
e dove vogliamo, non appena scorgiamo e comprendiamo il Fondamento della vita.
Se noi teniamo rivolto il nostro cuore a Lui, allora conduciamo già una vita
perfetta, ed è indifferente se siamo ancora nel corpo di carne oppure se siamo
allo stato di spirito puro!
10. Chiedersi se poi lo
spirito puro e sciolto (dalla carne) possa anche vedere il mondo naturale e tutto ciò che
esiste su di esso, vedi, mia cara figlia nel Signore, questo è certo quanto mai
superfluo! Se la vita vera e propria è dappertutto completamente uguale, allora
vedere o no non farà certo alcuna differenza.
11. Chiediti invece se
tu vedi il mondo con la tua carne, che in sé e per sé non è altro che materia
del tutto insensibile, oppure se lo vedi con il tuo spirito fuori dalla tua carne!
12. Ecco, adesso si
accenderà una luce in te! Dunque, se il tuo spirito, avvolto nella materia, può
contemplare le cose, di altrettanto lo sarà certamente capace anche lo spirito
libero e puro, purché il Signore lo voglia!
13. Ma se il Signore non
vuole, allora né lo spirito libero, né quello in ceppi può vedere nulla,
perché, come il Signore può togliere la vista al corpo, la stessa cosa Egli la
può fare rispetto allo spirito.
14. Dunque, come tu ora,
secondo la Volontà del Signore, vedi il mondo spirituale e quello naturale,
così ugualmente vedo anch’io entrambi, ora come sempre, se tale è la Volontà
del Signore, e se così è necessario!
15. Se noi spiriti
abbiamo la missione di servire i mondi con grande potenza d’amore proveniente
dal Signore, allora dimmi: come sarebbe possibile una cosa simile se noi non
avessimo la precisa visione di ciò a cui noi dobbiamo servire?
16. Tu vedi adesso la
materia da parte a parte, e puoi vedere me che sono uno spirito; ma così pure
io posso vedere te, e così non c’è nessuna differenza tra la vera vita e la
vita!
17. Certo, c’è
differenza tra me e te, e questa è rappresentata dalla tua carne che non è
capace di nessun moto spirituale, né può cambiare di luogo con tanta rapidità;
tuttavia è facoltà del tuo spirito pensare a queste cose e percepirle in modo
vivo!
18. Ecco, questo è ciò
che ti è necessario sapere per il momento! Se tu stessa ti concentrerai sempre
più profondamente nel tuo spirito, allora sperimenterai tutte queste cose in
maniera vivissima, pur rimanendo ancora nel tuo corpo. E questo anche te lo
auguro di tutto cuore nel Nome del Signore! Amen!»
[indice]
L’appassionato rendimento di grazie di Ghemela
Una promessa del Signore a Ghemela quale futura madre
di Noè, e a Pura quale futura madre di Gesù
Pura trapassa dalla Terra con la carne spiritualizzata
7 aprile 1843
1. E quando Ghemela ebbe appreso queste cose da Zuriel, ne fu immensamente lieta e andò subito
vicino al Signore del Cielo e della Terra, e Gli rese gloria e lode nel suo
cuore ardente per la grande Grazia concessale di aver potuto apprendere la
beatificantissima notizia che la vita dello spirito è perfettamente simile alla
vita di un uomo che vive ancora nella carne sulla Terra, che è nel pieno amore
per Lui, il Padre santo colmo di ogni Amore e di Misericordia.
2. E il Signore, rivoltosi a lei, le disse: «Sì, così succede agli uomini: coloro che ricevono molto sono più ingrati di
coloro che ricevono poco! Vedi, la Grazia che è stata concessa a te, è stata concessa
pure in misura abbondantissima a tutti coloro che sono qui! Essi si sono
ristorati alla Mia mensa, mentre tu con la tua piccola compagnia ti trovavi
dall’altra parte, vicino al focolare, e finora non ricevesti nessun boccone
dalla Mia mensa; tuttavia ancora nessuno è venuto da Me spintovi dall’amore
come hai fatto tu!
3. Io però ti dico: – il Mio Cuore è la migliore delle
mense! Se anche non ti sei ristorata alla Mia mensa, ora sarai ristorata con il
Mio Cuore; e questo cibo è di certo incomparabilmente più buono e nutriente
ancora di qualsiasi altro cibo, per quanto ben cotto!
4. In verità, Mia diletta figlia, Io ti dico che l’amore
per Me, il Padre, nel cuore di un figlio ha un valore molto maggiore di tutta
la sapienza, per quanto maestosa possa essere, e di tutta la scienza
immaginabile!
5. Infatti chi possiede l’amore, costui possiede tutto;
chi però ha l’amore soltanto a causa della sapienza, della scienza e della
forza, anche costui avrà ciò che egli vuole, ma non avrà come te, ora e per
sempre, il Mio Cuore!
6. O tu, stirpe umana della Terra, credi alle Mie parole:
– se ti preme di più la conoscenza delle cose che non il Mio Amore paterno,
allora di certo avverrà che tu, con la tua possente sapienza, soggiogherai il
povero, ma poi anche tu sarai soggiogata da Me, ed Io non ti risparmierò e non
ti accarezzerò!
7. Ma te, o Mia Ghemela, Io ti risparmierò e ti
conserverò sempre e poi sempre; sì, il tuo frutto diverrà un nuovo padre degli
uomini della Terra (Noè - cfr GFD cap. 3,34), e il tuo sangue (come seconda Eva) colmerà un giorno
tutto il cerchio della Terra!»
8. A questo punto anche
gli altri esseri femminili si precipitarono verso il Signore e Gli chiesero
perdono per avere indugiato a fare come aveva fatto Ghemela.
9. Particolarmente la
povera Pura scoppiò in lacrime e, tutta timorosa e addolorata, non sapeva che
cosa fare.
10. Ma il Signore si chinò a terra, le risollevò tutte e, presa in braccio la povera Pura,
così le parlò: «Oh, non piangere,
figlioletta Mia, perché tu sei quella che meno degli altri ha ragione di
piangere! Io so molto bene quanto tu Mi ami; perciò sii anche lieta, poiché tu
e Ghemela Mi siete così vicine, come Mi è vicino il Mio proprio Cuore
eternamente onnipotente!
11. A te, Ghemela, Io do una nuova stirpe, ed a te, Pura,
Io do la Mia Parola vivente! Così tu sussisterai in spirito con una carne
vivente, e nel grande Tempo dei tempi[2]
non sarai più generata nella carne, bensì sorgerai da una carne generata quale
carne non generata[3], e da te sorgerà
una Carne vivente (Gesù) il Quale sarà un futuro Fondamento di ogni vita.
Perciò tranquillizzati e rallegrati, poiché Mi sei cara in modo finito ed
infinito, perché, all’infuori di Me, né nel Cielo né su nessun pianeta c’è
qualcuno di più splendido e bello di te!
12. Ora però guarda: là sulla soglia della capanna c’è
qualcuno che ti attende! Egli è colui che fu il tuo genitore terreno (il padre trucidato – cfr GFD vol.2 cap.111); seguilo ora! Il suo
nome è Gabriel. Egli ti condurrà nella Mia dimora Celeste dove tu rimarrai
costantemente vicina a Me fino al Tempo dei tempi. Quello che poi accadrà, lo
apprenderai nella Mia grande Casa paterna! Amen!»
13. Pura, però, allora
si aggrappò con le sue braccia al Signore, e non voleva separarsi da Lui.
14. Il Signore le disse: «Figlioletta Mia, non
ci sarà bisogno che Mi aspetti là dove ti porterà Gabriele, perché, prima che
tu vi giunga, Io sarò là e ti verrò incontro, e poi Io stesso ti guiderò verso
la Mia Casa. Va’ dunque pure rassicurata, perché Io manterrò sicuramente la Mia
Parola! Amen!»
15. A questo punto, Pura
premette ancora una volta visibilmente sul suo petto il capo del Signore, e poi
non fu più vista, poiché l’angelo del Signore la portò nella Casa del Signore
con la carne spiritualizzata. La Casa
del Signore è l’Amore del Padre!
16. Anche Mira, Purista
e Naeme piangevano rimanendo ancora in piedi; ma il Signore ben presto le saziò
col Suo Amore e le benedisse.
17. Questo discorso e
questo atto del Signore avevano suscitato una grandissima sensazione nei padri,
per la qual cosa, ad eccezione di Enoch, erano rimasti tutti come statue
inanimate e nessuno si azzardava a pronunciare nemmeno una sillaba; infatti
tutti si erano sentiti colpiti, essendo cominciato in loro, nel contemplare la
pianura, a sorgere ogni specie di piani segreti.
[indice]
Le scuse di Adamo e la sua ingenua preghiera al
Signore di ritirare il rimprovero
Il Signore sa esattamente come trasformare le Sue
creature in veri figli Suoi
8 aprile 1843
1. Solo dopo un periodo
discretamente lungo di tempo, Adamo riacquistò un po’ d’animo e, avvicinatosi al Signore,
Gli disse nel più profondo timore reverenziale: «O Signore, Padre santo ed
amorosissimo di tutti noi, vedi, per quanto io posso dire di noi tutti ed anche
di me stesso, noi Ti abbiamo sempre amato, lodato e glorificato altamente, ciò
che non si può affatto negare!
2. Noi certo non ci
siamo affrettati a venire da Te, così come ha appena fatto la cara e grata
Ghemela; ma questa cosa noi l’abbiamo fatta – almeno secondo quanto è nel mio
sentimento – non forse in seguito ad un apprezzamento nullo o troppo scarso
della Tua santa Grazia e immensa Misericordia verso di noi, bensì per effetto
del massimo timore reverenziale, rispetto e amore possibili verso di Te.
3. Infatti noi vediamo e
percepiamo completamente Chi sei Tu! Ma non è possibile che questo si renda
tanto evidente alle fanciulle, data la loro natura; perciò esse devono anche
avvicinarsi più esteriormente a Te per il fatto che sono per lo meno molto più
incapaci dell’uomo a compiere un graduale avvicinamento spirituale e interiore
a Te.
4. Se io dunque ora
considero tutto ciò per bene, nonché il Tuo rimprovero infinitamente grave,
eccezion fatta di Enoch, rivolto a tutti noi, allora il rimprovero è stato – a
dirla apertamente – davvero un po’ troppo forte!
5. Io parlo così come
sento; e come io sento deve essere vero per me finché un altro sentimento non
mi convincerà del contrario!
6. Tu sei il Dio,
l’Onnipotente dall’eternità, per Tua propria Forza; io invece non sono che una
debole e caduca creatura della Tua Volontà, santa e potente sopra ogni cosa. Ma
se Tu, quale mio Creatore, intendi parlare con me, allora anch’io parlerò con
Te apertamente, così come liberamente e apertamente Tu Mi hai creato. Anche in
conseguenza di ciò ora Ti dico apertamente e liberamente: “Creatore, Padre, questa volta a noi, Tuoi poveri figli, hai detto
troppo con il Tuo rimprovero; la metà di quanto hai detto sarebbe già
sufficiente per opprimerci a morte!”
7. Perciò, Te ne prego,
ritira da noi questo rimprovero, in modo che noi possiamo amarTi nuovamente
quale il Padre amorosissimo, perché nella Tua grande Severità non può amarTi
nessuno, come hai insegnato Tu stesso a noi tutti sull’altura.
8. Se io dicessi ad uno
dei miei figli: “Ascolta, figlio buono a
nulla! Se tu non mi amerai sopra ogni cosa e qualora io dovessi accorgermi
della benché minima carenza nel tuo amore, che deve essere il più grande
possibile, io ti ucciderò immediatamente!”, io credo che sarebbe davvero
strano domandarsi: “Come potrà amare me,
quale padre, il figlio che avrò minacciato in questo modo?”
9. Dunque, o Dio,
Creatore e Padre, ritira Tu pure le Tue minacce, in modo che noi possiamo
amarTi liberamente secondo l’impulso del sentimento filiale che è nel nostro
cuore, ma non perché dobbiamo amarTi per la paura delle Tue grandi minacce!
10. Oh, non minacciare,
né promettere niente, ma sii invece unicamente Tu, quale Padre, ciò che deve
essere sufficiente per noi e dacci anche la vita che proviene da Te, affinché
noi, come figli viventi in eterno, possiamo anche in eterno amarTi sempre di
più quale il Padre eternamente santo!
11. Tu certo sei libero
di fare secondo il Tuo piacimento, perché Tu solo sei il Signore Dio Zebaoth e
non hai bisogno di ricorrere a nessuno per avere un consiglio.
12. Tu possiedi la Vita;
in Te non c’è la morte, e nessuno mai in eterno potrà toglierTi la Vita
supremamente libera, supremamente onnipotente e meravigliosamente beata.
13. Tu, in eterno, non
senti alcuna oppressione; ma non così è per noi, Tue creature! Ogni nostro
respiro dipende da Te, e al Tuo paragone siamo così deboli che un Tuo semplice
sguardo privo di dolcezza ci può già condurre tutti all’annientamento.
14. Tu non sei capace di
provare nessun dolore; noi invece siamo così costituiti da Te, che possiamo
essere aggrediti da dolori indicibili, perfino dalla morte, dall’annientamento
stesso! E tuttavia vorremmo amarTi sopra ogni cosa, anche in preda a grandi
dolori!
15. Ma se Tu vuoi
ucciderci, o addirittura già ci uccidi, allora non vi è per noi più possibilità
di amarTi, poiché, chi potrà mai amarTi nella Tua ira, oppure perfino nella
morte?»
16. A queste parole di
Adamo, il Signore si volse a lui e gli disse: «Tu parli a Me, il tuo Creatore, da uomo, e così facendo fai bene, perché
risulta provata in te la Mia maestria nella riuscita dell’opera per cui tu
appunto puoi così parlare liberamente con Me da te.
17. I figli del tutto veri che conoscono perfettamente il
loro Padre e sanno quanto sia infinita la Sua bontà, parlano certo in
tutt’altro modo con Lui, perché essi Lo amano, e perciò non hanno alcun timore
di Lui, bensì essi fanno come hanno fatto e ancora fanno queste figlie.
18. Se però il padre volesse inculcare ai suoi figli
l’amore per se stesso con le minacce, conformemente all’esempio da te citato a
tuo riguardo, allora egli sarebbe di certo tutt’altro che un padre!
19. Ma quando Io, quale unico vero Padre, vedo che in voi
dimora ancora un sciocco e stolto timore di Me, allora saprò ben Io come fare
per afferrarlo e cacciarlo fuori da voi, cioè per spazzare via da voi, per una
buona metà ancora creature, le caratteristiche della creatura e trasformarvi
così in veri figli!
20. Se tu consideri un po’ quanto ti ho detto, allora non
potrai fare a meno di persuaderti che, anche se Io, il Creatore e Padre, non
sento alcuna oppressione, sarò tuttavia capace di vedere dove vi sentite
oppressi, per portarvi aiuto là dove avete maggior bisogno di aiuto, e che
sceglierò sicuramente i mezzi più adatti a questo scopo!
21. Vedi dunque di ridurre alquanto le tue pretese, e
invece amaMi; allora avrai certamente l’esatta percezione se Io chiedo l’amore
ai Miei figli con la morte o senza la morte!
22. Infatti vedi, la tua richiesta rivolta a Me è
precisamente il contrario di quella che Io ho rivolto a voi! Queste cose
considerale bene e soltanto dopo parla!
23. Io però so cosa devo dire quale Creatore e cosa devo
dire quale Padre e cosa devo fare. Presta dunque grande attenzione a ciò! Amen!»
[indice]
Adamo invoca il perdono
Significative parole del Signore sull’uomo quale cieco
creatore del
proprio giudizio essendo pietra terminale della
Creazione
10 aprile 1843
1. Queste parole da
parte del Signore ricondussero il nostro Adamo ad un migliore stato d’animo; ed egli si avvicinò in
grande umiltà al Signore e così Gli parlò: «O caro Padre santo! La Tua Parola
ha posto le cose dinanzi ai miei occhi in un’altra luce, e in questa luce ora
mi accorgo di avere peccato in modo rovente dinanzi a Te; perciò, o caro Padre
santo, Ti prego di non mettere con troppa severità a mio carico questo mio
errore che sarà certo l’ultimo dinanzi a Te e dinanzi a tutta la Tua Creazione,
bensì perdona a me, debole e povero vecchio, questa mia ultima stoltezza!»
2. Allora il Signore, rivoltosi ad Adamo, disse a lui come pure a tutti coloro che prima
avevano condiviso i suoi sentimenti: «Ascoltate dunque voi tutti, e in maniera del tutto particolare ascolta
anche tu Adamo, figlio Mio; ora Io dirò qualcosa a Mia giustificazione dinanzi
a voi tutti, o Miei figli, in modo che se in futuro, malgrado tutto, doveste
forse dimenticare il Mio consiglio, allora sappiate anche che non Io, bensì voi
stessi siete gli stolti e ciechi creatori del vostro giudizio, e conseguentemente
pure della vostra rovina e della vostra morte, qualora, come detto, non vi
manteniate su quella via che Io, vostro Creatore sommamente sapiente e Padre
santo e amorosissimo, vi ho tracciato! E dunque ascoltateMi:
3. Voi, e tutta l’infinita Creazione, siete già
dall’eternità necessariamente costituiti, da parte Mia, in modo tale da essere
proprio voi gli scopi ultimi e quindi anche le più complete pietre terminali di
tutto il mondo visibile ed invisibile. Ne consegue che tutto, nel modo più preciso,
tanto nel suo complesso quanto nelle sue singole parti, deve certamente venire
a trovarsi con voi nella corrispondenza più indivisibile.
4. Se le cose stanno innegabilmente così, allora la
conseguenza di tali premesse si impone da sé, e questa suona così: “Se l’uomo esiste quale scopo finale di
tutta la Creazione, e questa dunque sta in tutto con lui nella corrispondenza
più intima, allora è chiaro che, altrettanto necessariamente, egli è posto come
un signore sopra tutta la Creazione, dal cui punto di vista egli deve agire di
riflesso sull’intera Creazione allo stesso modo come l’intera Creazione
necessariamente agisce prima su di lui e influisce su di lui!”. E adesso
fate bene attenzione a quello che seguirà.
5. Tutta la Creazione, prima di voi, non ha assolutamente
la libera volontà, bensì in essa tutto è necessariamente giudicato per uno
scopo utile per voi, e così in essa è tutto un obbligo totale.
6. Ma solo Io, quale il grande Artefice di tutte le Mie
creature, so come sono costituiti tutti i processi in essa, e come l’uno si
concatena con l’altro, e vi posso perciò anche fornire quei mezzi che
unicamente sono i più utili ad indicarvi come dovete fare per affermarvi
liberamente su questo gradino supremamente alto sul quale voi state quale
ublimassimo scopo finale di tutta la Mia Creazione.
7. Se voi rimanete in quest’Ordine prescrittovi da Me, il
Creatore, allora anche l’intera la Creazione, esistente prima di voi, rimarrà
dietro di voi nel più bell’ordine, ma se non rimanete in quest’Ordine, anzi se ve
ne formate e create arbitrariamente un altro, allora Io, quale Creatore e Padre
santo di tutti voi, sono evidentemente del tutto fuori da ogni colpa se
l’intera Creazione che vi precede si inverte nella sua azione giudicata, vi
trascina poi nel suo eterno, necessario giudizio ed infine addirittura vi
uccide.
8. Non deve infatti essere pesante la pietra, affinché
essa rimanga una fermezza sulla Terra e dentro di essa? Vedete, questo è un
giudizio della materia della pietra!
9. Finché voi camminate sopra la pietra secondo l’ordine
prestabilito, siete voi i dominatori della pietra; ma se invece farete rotolare
una pesante pietra su di voi, allora diventerà la pietra la vostra dominatrice
e vi farà sentire la sua pesantezza, il suo giudizio e vi darà infine la morte.
10. Ma come tra voi e la pietra sussiste questo rapporto,
così pure un uguale rapporto c’è tra voi e l’intera Creazione visibile ed
invisibile.
11. Solo voi potete benedirla secondo il Mio Ordine, ma
viceversa potete anche guastarla per la vostra sciagura fuori dal Mio Ordine.
12. L’amore per Me però è il compendio di tutto il Mio
Ordine. Attenetevi dunque sempre in maniera vivente a questo amore, e così voi
non ricadrete mai più in un giudizio; ma se voi abbandonerete questo amore,
allora voi aprirete le cateratte del giudizio ed esso allora si precipiterà
necessariamente su di voi come la pietra e vi seppellirà in sé!
13. Perciò badate a questo e fate sempre attenzione; ma
sappiate anche che Io, il Padre, non giudico nessuno! Comprendetelo tutti!
Amen!»
[indice]
Uranion domanda al Signore se Egli può essere offeso
dagli uomini
La risposta affermativa del Signore
11 aprile 1843
1. Dopo questo discorso
del Signore, tutti ringraziarono il Padre per aver fornito loro la luce in
tanta abbondanza, perché, ad eccezione di Uranion, ora tutti avevano
perfettamente compreso come stessero le cose riguardo alla sublime posizione
dell’uomo nell’incommensurabile serie della creazione degli innumerevoli esseri
e cose di Dio.
2. Ma, come già detto,
il vecchio padre dal Mattino non era proprio perfettamente sicuro riguardo ad
un punto; perciò egli si avvicinò con la massima umiltà al Padre e Gli chiese
il permesso di fargli ancora una domanda riguardo a un punto che gli era
tuttora un po’ oscuro.
3. E il Signore gli
concesse immediatamente quanto Gli aveva chiesto, dicendogli: «Sono stato Io,
nella Mia amorevole Sapienza, a volere che ciò restasse nascosto a te per amore
di tutti; ed anche perciò tu puoi domandare ora, per amore di tutti, come se Io
ignorassi completamente quello che stai per domandarMi!»
4. Ed ottenuto così il
permesso, Uranion espose subito la sua domanda che ora gli stava tanto più a cuore in quanto
riconosceva che dal Padre essa era considerata come fatta per il bene di tutti.
5. E la domanda fu
questa: «O Signore e Padre santo ed amorosissimo di tutti gli uomini! Se l’uomo
dunque può peccare solo contro l’Ordine da Te costituito nella Creazione,
qualora egli non viva in conformità e secondo la Tua santa Volontà
riconosciuta, quindi soltanto secondo la propria stolta volontà, e per
conseguenza peccando effettivamente solo contro la Creazione e contro se
stesso, ebbene, come è possibile allora offenderTi e urtare il Tuo santo e
amorosissimo Cuore paterno?
6. Infatti se l’uomo,
nella Creazione giudicata degli esseri e delle cose, trova il suo inevitabile
giudizio, dunque la sua punizione, allora a me sembra che in un tal caso Tu non
dovresti più prendere nota di ciò che fa l’uomo, e inoltre, a me sembra che,
date simili circostanze, Tu non potresti mai essere offeso o urtato da qualche
figlio stoltamente e ostinatamente disobbediente.
7. Dunque, la successiva
parte principale della domanda consiste nella questione se Tu, o Padre, puoi
essere offeso oppure no dagli uomini. O Padre, Ti piaccia di concederci a
questo riguardo ancora una piccola scintilla della Tua Luce di Grazia e di
Amore! Che sia fatta la Tua santa Volontà!»
8. E il Signore così rispose ad Uranion: «Certo, la tua domanda
l’hai esposta molto bene; tuttavia dietro a questa tua domanda non si trova
veramente nulla di così profondamente nascosto come te lo immagini tu e, con
te, più di qualcun altro ancora.
9. Vedi, tu pure sei un padre generatore dei tuoi figli e
nella tua amministrazione della casa hai opportunamente disposto questa e
quell’altra cosa utile, della quale, secondo il tuo buon piano, deve essere
utilizzata in modo ordinatamente appropriato!
10. Ma supponiamo ora che l’uno o l’altro dei tuoi figli
si serva di una cosa di questa specie, da te disposta per un determinato scopo
di utilità, in un modo del tutto contrario, così da rovinarla o addirittura
romperla, oppure che i tuoi figli non si curino affatto della buona cosa, o che
la trovino soltanto sciocca e ridicolmente superflua, e che si mettano perciò
addirittura a denigrare te e la tua disposizione, calpestandola perfino
rabbiosamente sotto i loro piedi, ovvero che i tuoi figli, a causa di una buona
cosa da te disposta unicamente per il loro bene sotto l’impulso del tuo grande
amore, addirittura ti maledicano e ti evitino come la peste; ebbene, dimMi tu
quale padre dei tuoi figli: “Come
accoglierai un simile contegno da parte dei tuoi figli, anche se, a rigore di
termini, essi non abbiano effettivamente peccato contro di te, bensì soltanto
contro le tue cose?”
11. Oh, tu certo malediresti simili figli!
12. Ma allora, cosa posso dirvi Io, che sono il Padre
santo, se, ostinatamente e senza rispettare l’ordine, persistete nell’offendere
il Mio Ordine santo ed eterno, e così facendo vi dimenticate completamente di
Me?
13. A Me, dunque, non può essere indifferente che voi vi
comportiate in un modo oppure in un altro!
14. Quindi è certo che anch’Io posso essere offeso da voi,
ma poi dipende da voi riconoscere la vostra colpa e fare ritorno da Me; in
questo caso di certo Io sono migliore di voi uomini, perché in tali condizioni
Io non respingo nessuno, bensì cerco con ogni premura di ricondurre sulla
giusta via chiunque si sia smarrito e riaccolgo subito ciascuno, purché voglia
fare ritorno da Me.
15. Vedi, così stanno le cose; perciò rimanete nel Mio
Amore, e allora non peccherete contro le Mie cose che Io ho creato per voi!
16. Ma ora vedo che Chisehel ha ancora qualcosa sul suo
cuore; che venga perciò qui e si liberi del suo peso dinanzi a Me, il Padre!
Amen!»
[indice]
L’intimazione a Satana sotto l’aspetto di drago di
comparire alla presenza di Chisehel, di Enoch e di Lamech
Le sue sfrontate parole e la volontà di crocifiggere
in futuro il Signore
12 aprile 1843
1. E Chisehel, avendo
percepito la chiamata, si alzò e venne vicino al Signore in tutta fretta e con
la massima umiltà.
2. Ma quando Gli fu
vicino e voleva egli pure esporre il suo caso con una domanda, e precisamente
nella presunta intenzione nella quale prima Uranion dovette esporre il suo
argomento sotto forma di domanda al Signore, Egli gli fece cenno di tacere e gli disse interiormente,
del tutto in segreto:
3. «Chisehel, va e prendi con te Lamech ed Enoch, perché
ciò che ti opprime non opprime finora nessun altro. Per conseguenza non è
neppure necessario che tutti vengano a conoscenza della tua richiesta.
4. A voi tre voglio tuttavia sciogliere il tuo nodo, però
non qui, bensì fuori di qui e in modo che nessuno ci veda! Abbandoniamo dunque
per breve tempo la compagnia! Dì però prima ai padri che a nessuno è lecito
domandare dove noi ci rechiamo ora!»
5. E Chisehel fece immediatamente tutto ciò che il Signore gli aveva comandato.
*
6. E quando tali
incombenze furono sbrigate, il Signore se ne andò subito con i tre in un luogo
boscoso che ugualmente, dalla parte settentrionale, era delimitato da una
parete di roccia scoscesa nella quale si apriva una grande caverna, proprio
come l’altro luogo già noto nel quale ai messaggeri, che stavano tornando a
casa dalla pianura verso l’altura in compagnia di Enoch, era apparso il drago che già conosciamo.
7. E non appena si
trovarono radunati in quel posto, il
Signore così parlò a Chisehel: «Vedi, Io sono stato gravemente accusato dinanzi a te
da parte del Mio grande nemico! Se Io
Mi giustificassi al tuo cospetto in assenza dell’accusatore, allora tu
continueresti ancora a pensare in segreto e a dire: “Può essere benissimo, anzi è probabile, che sia come il Signore ci ha
rivelato; ma nonostante ciò resta sempre molto strano quanto ha detto il drago,
e la sua confessione non è affatto del tutto indegna di attenzione!”
8. Per questa ragione Io vi ho condotto qui, e noi una
simile questione la tratteremo pienamente alla presenza del drago!»
9. E detto ciò, il Signore fece una chiamata così potente che l’intero cerchio della Terra ne tremò
rombando.
10. E questa chiamata
così suonò: «Satana! Il tuo Dio ed eterno Signore vuole che tu
compaia qui al Suo cospetto!»
11. Immediatamente dopo
questa potente chiamata, che sarebbe potuta costare l’esistenza quasi
dell’intera Creazione, il drago, tremante di violento furore, comparve dinanzi al Signore onnipotente di
tutte le eternità e domandò al Signore:
12. «Che cosa vuoi Tu da
me, mio eterno carnefice? Hai forse bisogno del mio aiuto per far tramutare nel
nulla, con maggiore facilità, tutta la Tua Creazione? Oppure hai progettato
forse ancora una volta una nuova Creazione per la quale io dovrei scovarTi un
luogo favorevole?
13. Ma io Ti dico che
non mi avrai mai in eterno per un tale scopo, poiché io conosco la Tua grande
incostanza e so che in Te non c’è continuità, e so che tutte le Tue promesse
non sono altro che parole vuote e di poca durata. Perciò anch’io sono fermamente
deciso a ribellarmi contro di Te e a perseguitarTi in eterno!
14. In verità, anche se
Tu sei un Dio che signoreggia ancora sull’intera Infinità, non Ti sarà mai in
eterno possibile nasconderTi, del tutto per prudenza, in un angolo
dell’Infinità dinanzi ai miei occhi in modo tale che io non possa trovarTi! Tu
non mi sfuggirai!
15. Minacciami pure come
e quanto vuoi; già ben presto si vedrà chi di noi due è veramente il signore di
tutto il mondo e di tutte le creature!
16. Prima che Tu mi
costringa a qualcosa, io Ti giuro per tutta la mia vita che annienterò me
stesso, lasciando poi a Te di vedere come si metteranno le cose con la Tua
eterna esistenza!
17. Mi comprendi bene, o
antico imbroglione di mondi, tu che giochi con l’onnipotenza a mie spese! Mi
comprendi?
18. Tu sei venuto qui
per intimarmi di ritrattare dinanzi a questi tre quello che io con buone
intenzioni manifestai prima a loro! Oh, Ti dico che avrai un bell’aspettare
finché io mi decida a consacrarmi più oltre come un Tuo infame strumento!
19. Guarda: spezza con
tutta la Tua Onnipotenza questa mia corazza, se lo vuoi e ne sei capace!
20. Io però Ti giuro: “Non io, bensì i miei più deboli servitori
dovranno farTi e anche Ti faranno prigioniero, Ti metteranno in ceppi come un
antico malfattore e Ti appenderanno con chiodi al legno da dove Tu, invano,
potrai chiamare aiuto per l’eternità!”. Comprendi Tu questo?
21. Io adesso Ti ho
fatto la mia promessa; ma se forse vuoi avere ancora qualcosa di più da me,
allora parla, e sarà fatto quello che Tu non vuoi! Amen da parte mia, il Tuo
signore! Comprendimi: amen da parte mia!»
[indice]
Lo zelo vendicatore di Chisehel
Satana si rifiuta di rispondere e vorrebbe aggredire
La punizione tramite Chisehel – Il drago trasformato
in uomo
13 aprile 1843
1. Ma Chisehel, che era alquanto focoso, quando ebbe percepito tale sacrilegio dalla
bocca del drago, si accese d’ira e un ardente stimolo di vendetta colmò tutto
il suo essere in maniera tale, che si mise a gridare a voce altissima e con
violenza:
2. «Ma Signore, Dio
onnipotente dall’eternità, Padre santo e amorosissimo! Come è possibile che Tu
possa stare ad ascoltare tale sacrilegio?
3. Fa’ che io abbia di
nuovo quella forza che avevo da Te laggiù nella pianura, e preparerò a questo
Satana una fine della quale tutte le eternità di eternità non riusciranno ad
esaurire il racconto!”
4. Ma il Signore disse allora a Chisehel: «O figlio del tuono e
del fuoco! Il sacrilegio del drago riguarda forse più te che Me? Eppure egli si
esprime benignamente verso di te, mentre il suo sacrilegio è rivolto soltanto a
Me!
5. Oppure, pensi forse che senza di te Io non sia capace
di dominare questo spirito caduto? Oh, non darti alcun pensiero per questo,
perché col Mio più lieve alito Io lo posso disperdere per l’eternità!
6. Ma se facessi così, dimMi: che cosa avresti guadagnato
tu e che cosa Io?
7. Vedi, se questo drago potesse danneggiarMi in qualche
modo o farMi prigioniero, allora egli già da lungo tempo lo avrebbe fatto, dato
che non è più un fanciul
8. Lasciamo perciò che lui dica ciò che può e che vuole,
e quando avrà terminato del tutto di parlare, allora anch’Io gli dirò qualcosa.
9. Quindi ritorna alla tua calma precedente. E tu, o
Satana, continua a parlare, perché Io, tuo Dio e Signore, voglio che tu ti
riveli completamente dinanzi a questi testimoni, precisamente così come sei, in
modo che un giorno tutto il mondo possa riconoscerti tramite loro!
10. Prima di tutto, dimMi questo: – quante sono già state
le Creazioni che Io avrei annientato secondo quanto hai detto?»
11. A queste parole il drago rimase colpito e non volle
parlare.
12. Ma il Signore gli
impose di parlare.
13. Allora il drago cominciò ad impennarsi e fece
atto di volerli divorare tutti e quattro.
14. Ma il Signore disse: «Se tu ora non vuoi risponderMi, allora
ti costringerò Io con la Mia ira!»
15. Il drago sputò fuori del fuoco e poi ruggì contro il Signore:
«E che può farmi la Tua ira? È già da lungo tempo che la conosco, poiché io
stesso sono la Tua ira!
16. Non sono io che Ti
devo temere, bensì Tu devi temere il fatto che io mi scagli addosso a Te; e se facessi
così, allora probabilmente sarebbe finita anche col Tuo Amore, e Tu stesso poi
spazzeresti via dalla Terra, senza alcuna pietà, milioni dei Tuoi figli, e
daresti alle poche mosche superstiti la prima prova di quanto ci tieni alla
conservazione delle Tue creature!
17. Perciò è più saggio
che Tu ti tenga lontano da me, altrimenti non garantisco che Tu non ti senta
addirittura indotto oggi ad avvolgere la Terra fin oltre le montagne nel flutto
mortale, cosa alla quale in segreto Tu ad ogni modo pensi continuamente!»
18. A questo punto il Signore gli parlò con una certa veemenza: «Satana, non spingere la Mia Pazienza e la Mia indulgenza agli estremi! Dà
la risposta così come Io la voglio avere da te, e non diversamente, altrimenti
ben presto ti succederà qualcosa di male!»
19. A queste parole il
drago si voltò e parve voler vibrare un colpo ai quattro con la coda poderosa.
20. Ma il Signore porse a Chisehel una verga e gli disse: «Va’ e puniscilo!»
21. E Chisehel, presa in mano la verga, si accostò al drago e lo percosse violentemente.
22. Allora il drago, voltandosi di nuovo velocemente, emise urla e
ruggiti, depose subito la sua orribile figura e ora era visibile come un uomo al pari degli altri. E come tale si prostrò immediatamente dinanzi al
Signore e disse:
23. «Signore, Dio eterno
e onnipotente! Se Tu vuoi proprio punirmi, allora puniscimi per la mia grande,
ostinata malignità verso di Te, ma non senza il Tuo amore, poiché i colpi della
Tua ira bruciano troppo insopportabilmente e sono infinitamente dolorosi!»
24. A questo punto il Signore disse: «Come mai, tu che pretendi di essere il
Mio signore, puoi rivolgere a Me una simile preghiera? Tu stesso hai appena
minacciato di punirMi. Come mai ora vuoi farti punire da Me?»
25. E Satana rispose: «O Signore,
non punirmi troppo all’infinito, perché Tu sai certamente che io sono un
mentitore per mia stessa volontà,
dato che volli essere un signore senza di Te!
26. Concedimi piuttosto
una nuova proroga, ed io mi rivolgerò a Te. Tuttavia toglimi tutta la mia grande
potenza, in modo che io non venga nuovamente tentato da me stesso a ribellarmi
contro di Te!»
27. E il Signore disse:
«Esponi ora tutte le tue menzogne davanti a questi testimoni, e poi vedrò
quello che sarà bene fare a te; ma non tenere niente di nascosto, altrimenti
tutto il tuo implorare ti gioverà a poco! Amen!»
[indice]
Satana, il primo essere femminile creato, confessa le
sue menzogne
e riconosce l’ostinazione della sua malignità
14 aprile 1843
1. A questo punto Satana si alzò tremando e
disse a Chisehel che ancora teneva solidamente impugnata la verga che il
Signore gli aveva dato:
2. «Ascoltami, mio
punitore per la potenza del tuo Dio che è pure eternamente un Dio dell’ira su
di me e non vuole mai cessare di percuotermi con la Sua terribile sferza!
3. Nella mia orrenda e
spaventosa forma assunta a mia protezione, ti ho detto molte cose poco fa
riguardo al Signore, il Creatore onnipotente di tutte le cose, di tutti gli
spiriti e di tutti gli uomini, che io adesso, in questa mia forma simile alla
tua, ritiro completamente, perché sono un’assoluta menzogna!
4. Io ti ho certo detto
delle cose vere, ma poiché le ho invertite in me, allora sono una menzogna,
poiché tutto quello che ho asserito del Signore andava invece riferito soltanto
a me; e quindi non il Signore, ma unicamente io sono il malvagio ingannatore
del mondo già piuttosto antico, ed uno che, se non gioca proprio con
l’onnipotenza, gioca però, in modo più che evidente e fortemente, con una grande
potenza!
5. Non il Signore, bensì
io soltanto ho già distrutto molti sistemi solari, e da parte mia essi si
sarebbero inabissati nel loro eterno nulla se il Signore non avesse avuto
misericordia di loro e se mediante i messaggeri della Sua potenza non li avesse
fatti trasferire in un certo luogo dell’Infinità perché vi percorressero orbite
nuove e tranquille, dove il mio alito pestilenziale non potrà mai raggiungerli.
6. Vedi, se dipendesse
da me, ad ogni istante sorgerebbe una nuova Creazione e nessun essere avrebbe
carattere permanente, perché vorrei creare soltanto per aver poi qualcosa da
distruggere, e bramerei formare e generare creature umane della specie più
bella e attraenti possibili, per poi tormentarle secondo la mia voglia maligna;
e quando fossi del tutto sazio del loro tormento, per annientarle completamente
subito dopo.
7. Vedi, io fui sempre
un bugiardo, ed anche adesso vorrei mentire mille volte dinanzi a te, piuttosto
che dirti la piena verità; ma io temo troppo la tua sferza per azzardarmi a
mentire davanti a te come ho fatto la prima volta!
8. Tuttavia in me non si
produrrà affatto alcun miglioramento, anche se adesso ti ho detto la verità,
perché, finché mi verrà lasciata la grande potenza, ebbene, fino a quel tempo,
dal punto di vista della materia, tutto il mondo visibile, vale a dire la
Terra, il Sole, la Luna e tutte le innumerevoli stelle quali soli in numero
sterminato, i mondi e gli esseri nella varietà infinita delle loro specie, mi
deve restare interamente sottomesso e io devo esserne il signore.
9. Infatti, tale devo
essere, perché io sono come un Dio creato, e ora, in questo universo materiale,
sono come del tutto imprigionato, così che in eterno non posso strapparmi ad
esso finché sussisterà anche soltanto un unico ed ultimo granel
10. In verità, io fui
creato splendido e grande! Bastava che io volessi, e tutto esisteva anche già;
e il Signore non mi era di impedimento nel mio volere e nel mio creare.
11. Ma quando io volevo
distruggere nuovamente qualcosa di ciò che avevo creato, allora il Signore me
lo impediva. E in questo modo mi vidi limitato anche nella mia potenza di
fronte a Dio.
12. Mediante l’astuzia
io volli poi portarLo dalla mia parte e mi feci bello quanto più era possibile.
A tale scopo mi accesi in tutta la mia luce per abbagliare il Signore.
13. Ma allora il Signore
all’improvviso mi avvinghiò strettamente nella mia luce, creò poi dalla mia
stessa luce la materia e, accanto a me, creò pure schiere di innumerevoli
esseri di specie quanto mai magnifica e li amò di più di quanto avesse amato
me, la Sua donna creata per prima.
14. Fu allora che io
ciecamente trapassai nell’ira più pazza, e ora è già per tutta la durata
dell’eternità che maledico il Signore, che certamente già più di una volta
voleva salvarmi, ma la mia rabbia è troppo grande perché mi sia possibile
lasciarmi salvare da Lui, non avendo Egli voluto lasciarmi regnare!
15. Ebbene, ora ha
parlato Satana e non ha detto menzogne, bensì la verità. Perciò toglile, o
Signore, la sua grande potenza in modo che lei non Ti possa più contrastare,
dandoTi perciò motivo di punirla in modo sempre più aspro!
16. Concedimi una nuova
proroga, ed io voglio convertirmi a Te entro questo tempo di proroga!
17. Se però la mia
grande gelosia verso di Te dovesse mandarmi di nuovo in collera, dato che Tu
rivolgi completamente il Tuo Cuore ai neo-creati ed io dovessi perseguitarli
per tale motivo, allora toglimi addirittura ogni potere e rigettami per
l’eternità, oppure fa’ di me quello che vuoi!
18. Appendimi tra Cielo
e Terra in modo che la mia ira mi consumi al cospetto di tutta la Tua
Magnificenza e al cospetto di tutti coloro che ami e ai quali è lecito ed è
possibile amarTi! Sia fatta la Tua Volontà!»
[indice]
L’eterna punizione di Satana: una menzogna!
La perfetta bellezza femminile della figura
primordiale di Satana
Satana fu creata da Dio per essere una Sua cara figlia
e sposa
La proroga concessa fino al Sacrificio sulla croce
15 aprile 1843
1. A questo punto il Signore si rivolse nuovamente a Satana e gli disse: «Satana, tu dici che Io sono per te soltanto un Dio
dell’ira eternamente onnipotente e implacabile, e che già da eternità ti
punisco continuamente nella maniera più indicibilmente e indescrivibilmente
crudele! Allora, ora ti impongo di mostrare a questi testimoni, i segni delle
percosse che tu già ricevesti da Me!»
2. A queste parole la
grande Prostituta fu sorpresa e non seppe che cosa replicare al Signore della
Magnificenza; infatti, riguardo alla presunta punizione non c’era molto da
dire, dato che il Signore non le aveva mai tolto la ultrapotente libertà del
volere, bensì gliela aveva lasciata allo scopo dell’operare potente e libero
nello sconfinato spazio della Creazione.
3. Quello invece che
Satana voleva indicare come la punizione più terribile, non era altro che il
costante impedimento opposto dal Signore alla distruzione di tutte le cose
secondo i piani sempre astutamente perseguiti da Satana.
4. E perché ciò? Perché
Satana si è sempre fissata in questa idea: si tolga a Dio ogni sostegno e non
Gli si lasci più alcun punto d’appoggio, allora tutta la Sua Onnipotenza non
Gli gioverà più a nulla, e a lei, poi, quale nemica giurata, sarà estremamente
facile trionfare su Dio e innalzare se stessa sul trono dell’onnipotenza,
mettendo il Dio prima onnipotente e ora indebolito, ma tuttavia
indistruttibile, sotto le proprie pantofole in modo che Egli debba poi ballare
secondo il piacimento dell’infame vincitrice.
5. Ma siccome il Signore
già dall’eternità aveva avuto chiarissima nozione di simili piani, perfidi e
non ispirati ad alcun amore, e per conseguenza era sempre intervenuto in modo
del tutto inatteso con la Sua onnipotente azione oppositrice là dove l’astuta
nemica meno se l’aspettava, allora era avvenuto che il suo odio rabbioso contro
Dio era andato crescendo sempre più e, in tali condizioni, arrivando al punto
da attribuire al Signore la fama di crudelissimo punitore.
6. Invece Satana, dopo
questa improvvisa richiesta (di mostrare i segni
delle percosse), non avendo niente con
cui poter provare una simile colpa a carico del Signore della Magnificenza,
dovette quindi tacere all’intimazione fattale dal Signore, pur tradendo il suo
intimo furore con un mal nascosto digrignare di denti. Ma il Signore la interpellò nuovamente e le disse:
7. «Perché non vuoi fare come Io ti ho comandato e non
mostri ai testimoni le cicatrici delle ferite che la Mia eterna ira punitrice
dovrebbe averti inferto, affinché con ciò risulti manifesta la Mia grave colpa
verso di te ed Io possa poi risarcirti per ogni ingiustizia commessa con ogni
crudeltà a tuo danno?
8. Tu sei ancora vestita dinanzi a noi, e i testimoni non
vedono nessuna parte del tuo essere all’infuori dei tuoi capelli; perciò
spogliati delle tue vesti, e mostrati interamente come sei, in modo che i
testimoni ti vedano e constatino come tu fosti finora trattata da Me nonostante
tutta la tua malignità!»
9. Nello stesso istante
Satana si trovò spogliata dinanzi ai testimoni, e tutti dovettero ammettere,
con la più grande meraviglia del mondo, di non aver mai visto un qualcosa di
così infinitamente bello e perfetto, arrotondato in tutte le sue parti, e sano
e vigoroso in una donna.
10. E Lamech per conto suo osservò:
«O Signore e Padre, certo le nostre Ghemela, Naeme, Purista e Pura, che Tu
accogliesti con Te, sarebbero a suo confronto – per quanto riguarda la bellezza
esteriore – quello che un grossolano pezzo d’argilla è al paragone di uno
splendidissimo e purissimo diamante quando il suo brillare è accresciuto dai
raggi del Sole mattutino! E con un tale aspetto questo essere parla di una
crudelissima punizione da parte Tua, o Signore, in tutta la Tua eterna santità,
bontà, amore e una simile misericordia?»
11. E il Signore rispose: «Sì, ad eccezione dei
colpi di Chisehel, lei non ha ancora avuto una punizione da Me, il suo
Creatore, Dio, Padre e Sposo, e tuttavia Mi odia perché sono l’eterno e
purissimo Amore, e vuole uccidere il Mio Cuore perché non vuole essere un
distruttore uguale a lei!
12. Lei, illudendosi ancora, pensa di poterMi togliere un giorno la Mia virilità, invece di
fare ritorno a Me e di essere per Me in eterno una cara figlia, una cara sposa,
potente sopra ogni cosa (attingendo) da Me, e di accogliere, al pari di Me, i Miei sette
Spiriti della potenza.
13. Tutte le stelle, i soli e i mondi mostrano tutto
quello che Io ho già fatto per amor suo e per ricondurla sulla retta via; ma
finora non è servita nessuna cosa con lei, ed essa è rimasta sempre l’antica
nemica del Mio Amore, colma di rabbia ed implacabile!
14. Perciò ora, Io voglio fare su questa Terra la cosa
estrema! Voglio darMi prigioniero a lei fino alla morte, e le lascerò ogni
potere su questa Terra, e tutte le stelle dovranno esserle sottomesse!
15. Lei dovrà poter, secondo la sua volontà, perfino
ucciderMi, ma poi, per Mia potenza e senza alcun punto d’appoggio esterno, Io
risorgerò vivissimo e potentissimo, e in questo modo le dimostrerò tutta la sua
impotenza e la sua immensa cecità, e soltanto allora le toglierò il potere
sulle stelle e le lascerò soltanto il potere di mezza Terra, e poi le darò
ancora un tempo intero, mezzo tempo e un quarto di tempo di proroga!
16. Ma guai a lei qualora tutto ciò non dovesse ancora
servire a niente, perché soltanto allora comincerà la punizione da parte Mia
nei suoi confronti!
17. Fino al tempo della Mia prigionia – qualora dovesse
insistere su questo punto – lei avrà pienissima libertà di fare ciò che vuole!
18. Ben per lei se farà buon uso di questa nuova proroga!
Ma se persisterà nell’agire secondo la sua antica rabbia, allora un giorno lei
troverà anche la sua ricompensa ben meritata già da molto tempo.
19. Queste cose però tenetele per voi fino al tempo della
sua infamia! Amen!»
[indice]
I timori di Chisehel vorrebbero dissuadere il Signore
dalla Sua Misericordia
Il rimprovero meritato a Chisehel
Un’ultima esortazione a Satana per il suo ritorno
18 aprile 1843
1. Dopo tale
potentissima decretazione del Signore, Chisehel disse al Signore: «O Padre santo e amorosissimo, io,
come certamente anche è il caso di Enoch e Lamech, riconosco il fondamento
della Tua infinita bontà e della Tua misericordia; ma se ora considero la
terribile potenza da te concessa al Tuo nemico
sopra l’intera Creazione, e per conseguenza anche sopra di noi, io ne resto
immensamente spaventato e angosciato verso tutta l’umanità di questa Terra.
2. Se infatti questo nemico, già nella sua potenza spezzata
ha arrecato dai primordi un così grave danno a Te, alla Terra e a tutti noi,
cosa farà mai adesso, armato dei pieni poteri da Te accordatigli?
3. Io vorrei dunque
pregarTi di riflettere sul futuro e non concederei al Tuo nemico un potere tanto terribilmente grande, perché altrimenti
tutte le cose sante che Tu hai edificato, o Padre amorosissimo, gioveranno ben
poco a noi!
4. Infatti, prima che Tu
possa aspettartelo, egli avrà arrecato il maggior danno alla Tua Casa! E noi
non siamo sicuri di fronte a lui neanche se Tu volessi restartene visibilmente
tra di noi in modo continuo come avviene ora! Perciò, o Signore e Padre,
rifletti su quello che fai!»
5. Allora il Signore, in tono abbastanza serio, rispose a Chisehel: «Io ti dico fermare la tua lingua, se con questa non
sei capace di enunciare qualcosa di migliore; altrimenti Mi diventi più
spiacevole di Satana!
6. Io so quello che faccio. Tu invece non sai quello che
dici! Io provvedo per il mantenimento dell’Ordine eterno e di tutti gli esseri
che sono sorti da lui e in lui. Tu invece ti preoccupi solo del mantenimento
del mondo.
7. Credi forse che concederò al nemico di più di quanto concedo a ciascuno di voi? Come sarei
allora un Dio santo?
8. Io vi dico: “Il più alto potere del nemico, nelle stelle, sopra la Terra e
in voi, preso nel suo assieme, non è più grande di quello di ogni singolo tra
di voi nell’amore per Me!”
9. Tale cosa Io te l’ho mostrata mediante la verga con la
quale tu hai percosso il nemico.
Questa verga resta presso di voi fino al grande Tempo dei tempi, nel quale Io
erigerò un altro legno (la croce) che spoglierà il nemico da ogni potere sopra le stelle e sopra la mezza Terra; e poi
gli accadrà secondo le sue opere!
10. Ed occorre che ora egli apprenda che tutti i figli che
alla fine avrà catturato, non gioveranno a nulla; perché il nuovo legno glieli
strapperà di nuovo, e a lui non resterà altro che la sua propria grande
impotenza e, da questa, il Giudizio.
11. Voi siete perfettamente liberi, e questa libertà il nemico non può togliervela e non può
nemmeno vincolarla in voi. Voi potete potentemente fare ciò che volete, ed egli
può fare dal canto suo quello che vuole.
12. Tuttavia, dato che voi potete essere molto più potenti
e ora anche lo siete dal fondamento, allora dipenderà da voi vincere il nemico, oppure lasciarvi stoltamente
vincere da lui.
13. Quale uomo è più debole di sua moglie, se egli è un
uomo giusto e saggio?
14. Se voi siete già i signori delle vostre donne, le
quali possono essere sempre vicine a voi, allora potrete ben essere anche i
signori di questa donna, la quale è
molto più debole della più debole fra tutte le vostre donne!
15. Se tu avessi punito la tua donna, allora questa ti si
sarebbe opposta; ma l’ha potuto fare questa donna (quando l’hai percossa
con la verga)?
16. Così dunque deve restare anche per l’avvenire, e la
Mia potenza non si scosterà mai da voi, se voi rimarrete nell’amore per Me.
17. Il patto è stretto
tra Me e voi, e mai in eterno nessuna potenza di donna e di nemico sarà in
grado di infrangerlo completamente!
18. Comprendi quello che
ti ho detto e non parlare più di cose stolte dinanzi a Me! Amen!»
19. A questo punto
Chisehel si trovò perfettamente rassicurato e supplicò il Padre di perdonargli
la sua grande stoltezza.
20. E il Signore lo benedisse e poi disse: «Siate dunque veri signori sopra tutta la carne delle donne, e allora le
vostre procreazioni non procederanno sulla Terra, bensì nei Cieli, affinché i
vostri frutti diventino frutti della Grazia e della Forza, e siano sommamente
piacevoli da guardare! Amen!»
21. A queste parole Satana trasse un profondo
sospiro e disse: «O Signore, quali frutti allora sorgeranno da me? Devo
languire eternamente e rimanere sterile come un pruno inaridito?»
22. E il Signore le rispose: «Ritorna a Me nel tuo
cuore, e poi Mi renderai dei frutti che l’eternità non ha ancora mai visto; in
caso diverso tu non porterai che frutti della morte eterna, che un giorno ti
giudicheranno come la più grande Prostituta!
23. Comprendile queste cose, poiché d’ora innanzi Io terrò
in considerazione solo ciò che è piccolo, e troverò eternamente il Mio
compiacimento nella semplicità senza splendore!
24. Prendi dunque tutto questo a tua norma, e così ti
sottrarrai al Mio Giudizio! Amen!»
[indice]
La preghiera pretestuosa di Satana rivolta al Signore
per riavere un cuore tale da poterLo amare
19 aprile 1843
1. Allora Satana si rivolse al Signore e
così Gli parlò: «Signore, come posso rivolgermi a Te nel cuore? Non mi hai
forse preso il cuore e con questo hai creato Adamo, la sua donna e tutti i suoi
discendenti?
2. Vedi, io dunque non
ho di certo più un cuore, ed anche perciò non mi è possibile accoglierTi in un
cuore che non posseggo oppure rivolgermi a Te in tale cuore! Crea perciò nuovamente
un cuore in me, ed io voglio fare come Tu dici!
3. Per quanto magnifici
possano essere i frutti che io potrei portare a Te, se Tu però mi privi del
seme della vita, dato che Tu non mi ridai il cuore di Adamo che è l’unico
adatto alla fecondazione, per la qual cosa io sono del tutto senza vita in me,
ebbene: – quali altri frutti si possono ottenere da me, se non quelli
unicamente della morte e del giudizio che dovranno un giorno giudicarmi come la
più grande prostituta?
4. A Te è facile parlare
perché sei il Signore e fai quello che vuoi, e non devi domandare niente a
nessuno, né permetti a nessuno che Ti dica qualcosa come consiglio.
5. Quello che Tu vuoi,
alla fine deve accadere, e chi volesse qualcosa di diverso da quello che vuoi
Tu, costui Tu lo puoi rovinare o per lo meno lo puoi tenere soggetto ad un
qualche giudizio da parte Tua per tutto il tempo, finché non si sia lasciato
del tutto inghiottire dalla Tua Volontà, come Tu stesso hai detto prima che,
d’ora innanzi, avrai eternamente il Tuo compiacimento soltanto nel piccolo e
nella semplicità completamente priva di splendore!
6. A Te, il Signore,
questa cosa è certamente quanto mai facile, e chi è in grado di cambiare la Tua
intenzione? Ma del tutto diversamente stanno le cose riguardo alla creatura, di
cui io sono la prima [sorta] da Te! Questa
creatura non è un signore e non ha potenza all’infuori di quella soltanto che
Tu le vuoi concedere, con la quale potenza però essa non può fare nulla di
notevole di per sé, bensì unicamente per mezzo Tuo, vale a dire che essa deve
essere adoperata secondo la Tua Volontà; e se mai avvenga che essa agisca
secondo la cosiddetta propria e libera volontà pure da Te conferitale, essa
pecca, si allontana da Te e contemporaneamente anche subito si trova sottomessa
ad un giudizio stabilito da Te sotto tutti gli aspetti!
7. Per Te è facile dire
alla creatura: “Regola te stessa
conformemente alla Mia volontà, e così sfuggirai al Mio giudizio!”. Questo
però è anche giusto, poiché se qualcuna si togliesse la vita da se stessa,
allora Tu non avresti poi più bisogno di mandare su di essa, in un modo o
nell’altro, un’altra morte.
8. Tu di sicuro, come
Dio e Creatore, Ti senti invincibile per l’eternità; ma puoi forse sentirTi
anche come si sente una creatura? Puoi Tu, quale Vita eternamente
indistruttibile in Te stesso, percepire mai la sensazione che prova la creatura
morente, o che sta per trapassare, nel momento in cui muore?
9. Vedi, in quel momento
la creatura soffre l’angoscia e il tormento più atroci, ed anche già trovandosi
nelle condizioni di vita più belle, ha sempre in sé un sentimento che
l’ammonisce e le dice: “Tu gioisci invano
della vita, perché ben presto verrà un tempo nel quale dovrai espiare la vita
come un sacrilego!”
10. Ma allora anche la
gioia comunque, fievolissima, della vita, è come stroncata, dato che
un’eventuale vita futura, di per sé, permette che ci si creda solo debolmente
ma non permette di vederla; e per quanto anche discretamente vi si possa
credere, tuttavia per arrivare a questa eventuale vita futura, prima è
necessario che metà creatura vada completamente in rovina, e ciò spesso nella
maniera più miserabile, come anche troppo spesso ho visto nella pianura.
11. Ma perché è così e
perché non è altrimenti? Ebbene, succede così e non altrimenti perché sei Tu il
Signore e puoi fare come vuoi, e perché Tu, quale Dio e Creatore, non puoi mai
percepire, nella completa e viva pienezza della verità, come si venga a trovare
la creatura quando, per effetto della Tua onnipotente Volontà, essa deve morire!
12. Se Tu almeno facessi
in modo che il trapasso avvenisse senza dolori, allora io non direi ancora
nulla; ma che vantaggio ne trai Tu, quando la creatura, per l’amaro dono della
vita, deve essere martoriata fino ad essere annientata almeno per più della
metà, quando non lo è del tutto e in eterno, se ci sono delle circostanze che
non piacciono a Te, il Signore onnipotente?
13. Vedi, in tutto
quello che ora Ti ho descritto francamente, essendo io senza cuore, per
conseguenza non posso rivolgermi a Te con esso! Sii dunque un po’ più
trattabile, e allora io prenderò di nuovo un cuore per Te!
14. Solo che nelle
circostanze attuali io non potrò mai amarTi in eterno, perché da una parte Tu
sei il puro Amore, ma dall’altra sei invece unicamente un Tiranno che vuole
vedere uccisa ogni carne tra grandi angosce e tormenti, e solo dopo pretendi di
dare una vita allo spirito, ma riguardo la costituzione della quale a nessuno è
dato di vederci chiaro.
15. La carne è frutto
mio; ma se Tu la uccidi, allora, come e perché dovrei o potrei io amarTi?
16. Sii perciò un po’
più trattabile, ed io poi Ti amerò!»
[indice]
Chiarimenti del Signore alle falsità di Satana, che
ribadisce ulteriori sforzi futuri per riconquistarla
La natura di Satana attraverso i corpi di Adamo e di
Eva, e del serpente ingannatore
20 aprile 1843
1. Ma quando il Signore ebbe percepito simili espressioni da Satana, si irritò e disse: «Che cos’è questa accozzaglia di insensatezze mondiali
che vai blaterando? E quali stoltezze maligne sfuggono, in modo tremendamente
menzognero, fuori dalla tua bocca?
2. Se fosse così come dici tu, la Terra non esisterebbe
di certo! Nessun Adamo potrebbe camminare su di essa, nessun Sole
risplenderebbe sul firmamento e nessuna Luna, né alcun’altra stella ornerebbero
l’infinito spazio della Creazione al cospetto della Terra!
3. Ma siccome sei costretta a ricorrere a maligne accuse
e per conseguenza menti con ogni tua parola, allora esiste una Terra, e su di
essa si trova un Adamo, e l’infinito spazio della Creazione è pieno del Mio
Onore divino, del Mio amore, della Mia misericordia e grazia!
4. Tu parli come se Io non avessi il cuore, e dici che,
attraverso Adamo, ti ho privata Io del tuo cuore che ora vorresti riottenere.
Ma adesso, dichiara a Me, il tuo Creatore, se tu vivi oppure non vivi! – Tu
rispondi: “Signore, io vivo!”
5. Ma potresti forse vivere anche senza il cuore, dal
momento che il cuore stesso, in ciascun essere, deve pur costituire il
fondamento di ogni vita, senza il quale non è immaginabile alcuna vita?
Potresti respirare, pensare, percepire e parlare, senza avere in te il
fondamento della vita? – Tu rispondi: “No,
o Signore!”
6. Ebbene, dato che tutto ciò è incontestabilmente vero,
come si mettono allora le cose con la tua accusa, secondo la quale Io ti avrei
derubato del tuo cuore?
7. Vedi, ora tu stai già di nuovo muta dinanzi a Me e non
sei capace di dire niente che sia giusto! Ma Io ti dico che tu sei sempre stata
una mentitrice e non hai mai voluto dire la verità, nonostante essa non ti sia
mai stata nascosta!
8. Non fosti tu anzitutto chiamata a modificare, nel
corpo di Adamo da Me formato, la tua natura? Tu però – del tutto liberamente da
te – non volesti quello che avrebbe potuto giovarti, bensì cercasti di diventare
una donna!
9. Io allora ti resi ben presto libera e dal corpo di
Adamo formai te, una carne con lui, mentre in Adamo Io alitai una nuova anima
vivente e lo creai dunque spiritualmente secondo la Mia Misura.
10. Tu dovevi essere trasformata in Eva e vincere la tua
natura, del tutto invertita da te e attraverso te stessa, della morte e del
giudizio.
11. Sennonché tu disdegnasti queste Mie disposizioni
misericordiose, ti staccasti e reputasti miglior cosa – sotto la forma di serpente ingannatore, in cui non c’è
distinzione di sesso e che ha in sé il proprio zelo di riproduzione velenoso –
ammaliare la tua carne di prima, così da corrompere Eva da Me neo-destata e,
attraverso lei, sedurre anche Adamo!
12. Dimmi: ho forse tolto Io a te il cuore per mezzo di
Adamo? – Adesso tu taci, colpita soltanto esteriormente. Però ben scorgo la tua
rabbia interiore, la quale va dicendo: “Sì,
io ho il cuore di Adamo e di Eva riuniti in me! E tuttavia, o Dio, non Ti
voglio, perché Ti odio di mia iniziativa, dato che Tu non vuoi farmi diventare
l’unica sovrana e una che gioca con l’onnipotenza!”. Ecco, queste sono le
tue parole!
13. Tu inoltre, asserisci che è impossibile che Io ti ami,
dato che non ti concedo quello di cui sei assetata.
14. Io però ti dico: “La
Mia Intenzione è la conservazione eterna di tutte le cose, e questa è l’eterna
opera del Mio Amore! Tu invece vuoi soltanto distruggere tutto!”. E in tali
condizioni, non posso certo amarti in eterno nel modo quanto mai frivolo nel
quale vuoi essere amata!
15. E tuttavia Io ti amo, poiché quello che ho fatto
finora, Io l’ho fatto per amor tuo, e farò ancora il massimo!
16. Ma se poi, nonostante ciò, tu dovessi ancora non
riconoscere il Mio eterno Amore, allora anche il Mio Amore per te avrà trovato
una fine eterna, e Io poi ti mostrerò quanto può fare un Dio irato!
17. Il fuoco è il Mio elemento fondamentale. Tutte le cose
sono state create attraverso la potenza del Mio fuoco; ed appunto in questo
fuoco tu verrai allora gettata, e là ti sarà lasciato libero campo per tentare
di sottometterlo, se ne sarai capace!
18. Se Io faccio morire la carne dell’uomo quando il suo
spirito deve passare alla vita, allora questa è una morte ben piccola; tu però,
nel Mio Fuoco, troverai una grande morte all’infinito, e allora si vedrà quanta
parte di te non rimarrà uccisa nel Mio Fuoco!
19. Ma che cos’è il distacco della carne? Esso, non è
nient’altro che una liberazione dello spirito, quindi la sua risurrezione dalla
morte alla vita vera e perfettissima!
20. La tua grande morte e il distacco da Me nel Fuoco, ti
daranno una nuova risurrezione? – Ebbene, ad una simile domanda Io non trovo in
Me affatto risposta, perché in quel tempo Io ti abbandonerò del tutto a te
stessa e non farò più niente per te, e poi, anche dopo delle eternità, si vedrà
cosa sarà rimasto di te tramite il tuo atto arbitrario.
21. Invece la morte della carne e le sue sofferenze non
sono opera Mia, bensì sono opera tua!
22. Io però saprò proteggere i Miei contro qualsiasi
avversità, e toglierò loro il corpo in modo che essi non dovranno mai
lamentarsene in eterno!
23. Lo stesso [elemento] creaturale Io lo saprò
portare ad un tale equilibrio tra Me e loro, che dagli uomini sorgeranno per Me
dei veri fratelli; ma allora per te sarà venuto anche l’ultimo tempo!
24. E affinché tu veda che Io posso mettere a profitto
anche il tuo dannoso consiglio, allora consigliaMi dunque, ed Io farò secondo
il tuo consiglio, senza perciò turbare il Mio Ordine, in modo che tu non possa
mai più dire che Io non presto ascolto al consiglio degli altri, essendo
l’unico Signore!
25. Parla dunque, affinché possa mostrarti del tutto come
Io in eterno agisca per il bene di tutte le creature! Amen!»
[indice]
Ulteriori egoistiche e arroganti accuse di Satana
La tristezza del Signore per l’ostinazione di tale
creatura
22 aprile 1843
1. Satana tuttavia si rivolse
nuovamente con arroganza contro il Signore e Gli disse: «Il Tuo modo di
governare non consiste che nel comandare a ciò che hai creato (attingendo) da Te in modo che dovrebbe essere libero nell’azione, e nel giudicare
quello che non ha in sé la libera coscienza!
2. Ma che Tu volessi
conversare benevolmente, e non in modo autoritario, con una creatura libera,
per conquistarla liberamente attraverso il puro amore, vedi, questo sembra che
Ti sia del tutto estraneo dall’eternità!
3. E così pure Tu
continui a comandarmi, ed io devo continuare ad obbedirti, per poi alla fine,
come ricompensa di tutta la mia obbedienza, non ottenere altro che il Tuo
costante ed evidentissimo disprezzo. Ma se è così, tante grazie in anticipo per
tutte le eternità delle eternità!
4. Se Tu mi avessi
detto: “O Mia diletta, graziosissima e
splendidissima Satana! Vedi, Io voglio ascoltarti in tutto il Mio amore per te;
consigliaMi dunque, ed Io farò secondo il tuo consiglio!”, allora sì che Ti
avrei dato un consiglio! Ma ad una imposizione fatta in maniera tanto scortese
e autoritaria, io non Ti do nessuna risposta come consiglio!
5. Ritieni Tu, dunque,
che la Tua potenza Ti dia il diritto di comportarTi in questo modo con me? Oh,
Ti inganni enormemente!
6. Se Tu sei un giusto e
sapientissimo Creatore ed io sono la Tua prima creatura, allora vedi di onorare
Te stesso in me attraverso un’adeguata distinzione da farsi a me, Tua creatura!
7. Ma se Tu non vuoi
fare così, allora con ciò non mi dimostri altro, in primo luogo, che io sono
una creatura del tutto rattoppata della Tua potenza e sapienza; e in secondo
luogo, con ciò Tu dimostri di rendere inequivocabilmente testimonianza da Te
stesso che nella Tua Creazione sei una specie di imbrattatore, e che per
conseguenza io e l’intera Creazione non siamo e restiamo altro che un tentativo
quanto mai mal riuscito della Tua caratteristica potenza creativa.
8. Perciò comportaTi un
po’ diversamente verso di me, e non fare delle cattive figure al cospetto di
coloro che dovrebbero essere Tuoi figli! Chi mai potrebbe avere stima di Te con
questi Tuoi difetti?
9. Io però so che Tu sei
realmente sapiente in modo estremamente divino e che sei anche buono; ma anche
per questo mi irrita tanto infinitamente di più il fatto che Ti comporti verso
di me come se io non fossi una Tua creatura, bensì una creatura di qualche
estraneo.
10. Io sono senza dubbio
l’unica Tua creatura, (sorta) da Te, che abbia il coraggio di parlarTi così, ed
agli occhi dei vigliacchi deve certamente apparire un po’ strano che una
creatura ispezioni il proprio Creatore. Io però domando: “Perché una creatura non dovrebbe avere questo diritto, se essa è una
creatura libera?”
11. Infatti, poiché Tu
mi hai creato, allora io, quale creatura, non Ti sono debitrice né di
gratitudine, né di stima, dato che non è possibile che io, non essendo prima
d’allora ancora affatto esistente, abbia pattuito in precedenza con Te delle
condizioni per la creazione successiva, secondo le quali avrei poi dovuto
diventare Tua debitrice quale creata!
12. Quale creatura,
però, posso esserTi grata solo quando mi sia dato di apprendere da Te, quale
Mio Creatore, che è realmente un grande beneficio essere una creatura libera,
conscia di se stessa e felicissima, sorta da Te.
13. Ma finché io non sia
tale, allora a me compete anche il diritto di contendere con Te, e per quanto
mi riguarda mi compete anche il diritto di respingere tutto ciò che, con la Tua
sapiente potenza creativa, Tu volessi forse addossarmi in cambio di nulla e
ancora nulla.
14. Se io così come sono
non sono giusta, allora, o mi annienti del tutto, oppure creami diversamente,
però non in maniera così imperfetta come adesso, perché in queste condizioni
non posso farTi onore in nessun modo per l’eternità!
15. Se come creatura
devo adorarTi e pregarTi per ogni cosa, allora dallo Tu il buon esempio, e sii
almeno cortese con me, e poi anch’io, quale Tua creatura, farò quello che sarà
giusto. Ma con il Tuo comandare, non otterrai mai in eterno niente da me!
Capiscimi!
16. E questo deve essere
per il momento anche il consiglio vincolato che io rivolgo a Te, e se questo
non sarà ottemperato, allora non ne avrai mai in eterno altri da me! Capiscimi
ancora una volta! E per conto mio, amen!»
17. A questo punto il Signore si rivolse tutto triste ai tre testimoni e così parlò loro: «Figlioletti! Sono Io davvero così, e merito tutto
questo?
18. O Mio eterno Amore! Quanto non ho fatto per salvare
questo essere e per condurlo alla finale, difficile completezza. Solo che
quest’opera non vuole riuscirMi!
19. Sì, nei riguardi di questo essere Io ho commesso un
errore, e questo consiste nel fatto che Io l’ho creato troppo completamente
perfettissimo, per renderlo, dopo la perfezione, tanto infinitamente beato
quanto mai è possibile alla Mia eterna onnipotenza, sapienza, bontà, amore e
misericordia!
20. Ma ecco che questo essere, non ancora giunto ad un
quarto della sua maturità, proprio ora nei momenti più importanti e più
delicati della formazione, si mette così tanto contro al Mio Ordine che tutto
governa, al punto da farMi sul serio rattristare a causa di una simile
ostinazione!
21. E siccome, a causa del Mio eterno Amore e della Mia
misericordia, Io tuttavia non voglio dissolverlo, allora Mi vedo costretto ad
iniziare di nuovo un procedimento infinitamente lungo, per indebolire
gradatamente questa ostinazione fino ad un atomo e, d’altra parte, per
cominciare a formare una creatura del tutto nuova da voi, figlioletti Miei,
come voi siete, cioè, secondo il Mio Cuore!
22. O Satana, un giorno Io piansi quando la prima volta Mi
fosti disobbediente. Ora Io piango e ancora una volta piangerò. Poi però Io mai
più piangerò su di te, bensì darò a te secondo le tue opere e secondo il tuo
volere! Allora tu vedrai a che cosa ti avrà formato la tua orgogliosa
ostinazione e dove ti avrà condotta!
23. Ora ritiriamoci da qui, e lasciamo questo essere alla sua
ostinazione!»
24. A questo punto Satana si gettò di nuovo a
terra davanti al Signore e gridò: «O Signore, non abbandonarmi ed abbi pietà di
me, misera! Tu sai di certo che io sono una povera stolta e perciò sono colma
di ostinata malignità! Puniscimi per la mia malignità; ma adesso non
abbandonarmi! Io farò certamente ciò che Tu vorrai!»
25. E il Signore disse: «Allora obbedisci e fa quello che Io ti
chiederò per ciò che è migliore per te! Allora Io rimarrò ancora e ti
ascolterò. Se però tu ti opporrai ancora una volta, allora non ti ascolterò mai
più! E così, dunque, alzati e parla! Amen!»
[indice]
Il desiderio di Satana di essere convertita in un uomo
Il Signore gli mette a fianco una pura donna del Sole,
quale profezia
24 aprile 1843
1. Dopo tali parole del
Signore, Satana si rialzò e, tremando, Gli disse: «O Signore, io so per certo che Tu in
eterno non hai bisogno di consiglio né da parte mia né da quella di qualsiasi
altro, perché Tu solo sei certamente la Sapienza suprema, perfettissima, eterna
e infinita!
2. Ma dato che Tu hai
concesso a tutte le Tue libere creature la libera volontà, e da questa la
libera attività e, in aggiunta, anche il diritto di preghiera, e considerato
che in fondo una preghiera non è altro che un umile consiglio da parte della
creatura, certo libera ma tuttavia lasciata debole per una Tua disposizione
estremamente saggia, mediante il cui consiglio essa espone a Te, o Signore, le
proprie necessità, come se Tu quasi non ne sapessi nulla prima che Ti vengano
esposte da parte della creatura stessa, e questa così Ti consiglia (certo in tutta umiltà) riguardo a ciò che Tu dovresti fare, – allora io vorrei formulare in
questo modo il consiglio che dovrei dare a Te. Perciò vorrei esporTi la mia
preghiera per dirTi ciò che ora vorrei, dato che Ti è piaciuto iniziare un
Ordine del tutto nuovo nel governo delle Tue opere e dei Tuoi esseri.
3. E quello che io ora
vorrei, consiste in ciò: – vedi, o Signore, così come ora sono, in verità sono
quanto mai misera e n felicissima! Finché rimango sotto questa figura di essere
femminile, io non posso mai rivolgermi interamente a Te, perché la più
insopportabile gelosia rabbiosa mi cattura incessantemente e mi spinge a covare
la vendetta contro di Te.
4. Perciò io ritengo –
dato che a Te sono certo possibili tutte le cose – che Tu possa cambiare la mia
natura, conferendomi invece un carattere maschile e quindi trasformarmi in un
uomo dinanzi a Te e ai Tuoi figli!
5. Allora certamente e
ben presto mi abbandonerebbe questa mia maligna passione che mi tormenta
eternamente! Io poi potrei umiliarmi completamente al Tuo cospetto ed essere
così come sono tutti i Tuoi eletti figli!
6. Ma permanendo come
essere femminile, io vedo già anticipatamente e in maniera anche troppo chiara,
quanto poco per tutte le eternità delle eternità mi gioveranno tutti i miei
buoni propositi!
7. Dunque, Tu fa pure
come vuoi, però, se fosse possibile, io vorrei tuttavia pregarTi, o Signore, di
concedermi quanto ho chiesto!»
8. Ma il Signore così le rispose: «Ascolta, o essere
eternamente mutevole e instabile, e dimMi in quanti esseri ti sei già fatta
trasformare a questo scopo, dandoMi sempre in simili occasioni questa
assicurazione: “O Signore, concedimi
solamente che io assuma questa forma, e in essa troverò miglioramento per me!”
9. Io verso di te ho sempre fatto tutto quello che hai
voluto; anzi, non ci sono sulla Terra tanti atomi quante sono le figure, le
forme e i caratteri nei quali ti sei già fatta trasformare da Me agli scopi del
tuo miglioramento adotto sempre come pretesto!
10. Ogni volta che per causa tua Io ho fondato un nuovo
sistema solare e planetario, in cui tu hai voluto essere femmina sui Soli e
maschio sui pianeti!
11. Io ti ho dato fino ad ora il potere di trasformarti
anche da te stessa secondo il tuo piacimento. Ma dimMi adesso e confessa: di
quanto ti sei migliorata con ciò? Io ti dico: “Nemmeno di un capello!”. Tu sei ancora rimasta l’antica
mentitrice, e tutto quello che finora ho intrapreso solo e sempre secondo la
tua volontà, non ha portato alcun frutto.
12. Ma se le cose stanno innegabilmente così, quale
miglioramento ci si potrebbe mai aspettare con te da questa nuova
trasformazione?
13. Perciò questa volta Io non farò per Mio volere quello
che tu vuoi, bensì ti lascio del tutto libera, e tu puoi fare ciò che vuoi
secondo la tua volontà!
14. Che tu voglia essere un uomo, una donna, un animale
oppure un elemento, di ciò Io voglio occuparMene ben poco; tuttavia, ora farò
da parte Mia anche soltanto secondo il Mio consiglio, e non lo chiederò affatto
a te!
15. Se tu vuoi restare una donna, allora metterò al tuo
fianco un principe della notte fuori da te; egli ti darà il potere di mettere
alla prova la stirpe degli uomini.
16. Se però vuoi essere un uomo, allora Io ti metterò
contro una pura donna del Sole, una seconda Eva, e questa calpesterà la tua
antica ostinazione. E se tu anche la pungerai nel calcagno, vale a dire nella
sua carne, ciò non la ferirà minimamente in maniera dannosa!
17. Ora tu sai come stanno le cose; fa dunque ciò che
vuoi!»
18. Allora Satana si trasformò
improvvisamente in un uomo dall’aspetto robusto e dalla faccia serena.
19. Il Signore mostrò immediatamente all’uomo la donna del Sole e disse: «Bene! Dunque: qui sei tu, e qui è lei! Perciò ora
vattene da qui secondo la tua forza, ed Io farò secondo la Mia Forza! Amen!»
20. A questo punto
Satana divenne invisibile, e con lui pure la donna del Sole.
21. E il Signore fece
ritorno sull’altura con i Suoi.
[indice]
Spiegazioni sulla costituzione di Satana, di Adamo, di
Eva e sul serpente tentatore
25 aprile 1843
1. Strada facendo, il Signore domandò a Chisehel: «Ebbene, mio diletto
Chisehel, tu che prima hai permesso che nel tuo cuore sorgesse qualche dubbio
riguardo a questo essere rispetto a Me, cosa ne dici ora di questo generatore
della menzogna e di ogni inganno?
2. Non vorresti forse anche adesso prestargli un po’ di
fede e continuare a restare perplesso riguardo alla possibilità che vi sia in
uno o nell’altro punto qualcosa di vero nel discorso indirizzato soltanto a voi
tre e uscito fuori dalla bocca del drago?
3. Rendi dunque un po’ manifesto di fronte a Me qual è il
tuo pensiero riguardo a questa Mia domanda molto importante!»
4. Ma Chisehel allora, con animo del tutto compunto[4],
pregò il Signore di perdonargli la sua precedente stoltezza del cuore. E dopo
che il Signore lo ebbe completamente rassicurato sul fatto che già da lungo
tempo Egli gli aveva perdonato tutto, allora Chisehel, dopo una breve pausa, aprì la sua bocca e disse:
5. «O Signore, Tu Padre
unicamente santo, buono e amorosissimo, per quello che riguarda l’evidentissima
e autenticissima menzogna di questo essere, per me quasi inqualificabile, io ho
ora le idee altrettanto chiare quanto è chiaro il Sole ancora discretamente
alto sull’orizzonte vespertino (verso occidente), e dubito perfino di
quelle parole che sono state pronunciate dinanzi a Te da un simile essere e di
cui esso asserì che corrispondevano alla piena verità.
6. Infatti io mi accorsi
molto bene che, quando era possibile, egli cercava di apparire continuamente
degno di compassione e, sempre quando era possibile, sia apertamente o certo
almeno velatamente, tentava di riversare ogni colpa su di Te; per la qual cosa
io, spinto da un impulso che riuscivo a frenare a stento, fui anche più di una
volta sul punto di assestare alla bellissima mentitrice una controprova davvero
robusta, di traverso sulla bocca, con questa verga della potenza che Tu mi hai
dato.
7. Ma da tutto ciò, è
certo facile rilevare quale peso di verità abbiano ora presso di me le parole
di questo essere!
8. Perciò – come già
detto – a questo riguardo io sarei perfettamente sicuro; tuttavia in me c’è
qualcos’altro che ancora si torce di qua e di là come un verme della terra
calpestato! O Signore, questo qualcosa Tu certo lo vedi in me; perciò vorrei
pregarTi di concedermi anche su questo punto un po’ di luce!»
9. E il Signore allora, voltosi verso Chisehel, gli disse: «AscoltaMi dunque!
10. Vedi, Satana, Adamo ed Eva sono come una cosa sola, e
poi Caino e i suoi discendenti sono ugualmente di nuovo come una cosa sola, e
questo perché in primo luogo, Satana avrebbe dovuto, del tutto per obbedienza a
Me, imprigionarsi[5]
in Adamo, da lui in Eva e da Eva nel figlio primogenito, affinché così lei
potesse giungere alla piena completezza e, con ciò, poi, ogni ulteriore
procreazione fosse sorta da lei completa come nei Cieli!
11. Questo essere però non volle questo, perché gli
rincresceva il fatto di doverMi dimostrare spontaneamente tanta obbedienza.
12. In Adamo non volle essere secondo la Mia misura;
perciò si concentrò nella contemplazione di se stessa. Trapassò ben presto
nell’assoluto amore di se stessa, e l’uomo Adamo, quale una triste dimora di questo
essere, se ne andò intorno e non pose attenzione alle cose che lo circondavano.
13. Allora Io dovetti procedere subito ad una divisione
sostanziale: tolsi da Adamo ciò che in lui aveva assunto forma femminile, e in
lui lasciai unicamente lo spirito maschile, ponendo lo spirito femminile, quale
Eva, in una nuova e bella dimora fuori da Adamo.
14. Adamo però riconobbe ben presto in Eva il suo secondo
io, ed ebbe così un grande compiacimento in esso [cfr GFD vol.1 – cap. 7,11].
15. Ma siccome il secondo essere notò ben presto in sé che
esso ora era più debole del primo, allora meditò subito un’astuzia per
innalzarsi possibilmente al di sopra del primo essere.
16. Ma l’astuzia non ebbe subito successo. Adamo rinfacciò
virilmente ed energicamente ad Eva la sua brama, e la cosa finì lì.
17. Il secondo essere si raccolse nella sua parte
maschile, lasciò in Eva la parte femminile ritenuta debole e si strappò da lei
nella forma di un serpente quale un mostruoso essere ermafrodito, fuori dal
quale esso poteva agire da maschio e da femmina contemporaneamente, come anche
presto se ne ebbe la dimostrazione con la procreazione non benedetta di Caino,
che a voi è nota.
18. Ecco, vedi, per questo motivo dovetti trasformare
tutta la Creazione e, al posto della procreazione perfetta, dovetti benedire
l’imperfetta con la riserva che tale procreazione non avrebbe potuto essere
considerata da Me finché il male lasciato in eredità dall’essere fondamentale
di Satana non fosse stato del tutto consunto attraverso il purissimo amore per
Me, dato che tanto in Adamo quanto in Eva dovette necessariamente rimanere una
parte di Satana, la cui parte deve continuamente scontrarsi reciprocamente e
avidamente, perché deriva dalla particolare doppia natura di Satana, per quanto
questa sia divisa.
19. Così dunque è avvenuto anche, che Adamo e Caino
poterono parlare come Satana stesso in momenti lucidi; tuttavia né Adamo, né
Eva e neppure Caino ne costituivano l’effettivo essere fondamentale stesso,
nella stessa maniera di come voi, quali parti di Adamo e di Eva, non siete più
parte dell’essere fondamentale di Adamo e di Eva.
20. Vedi, come è accaduto in Adamo e in Eva, così ora
questo essere viene continuamente diviso in tante creature e viene indebolito
finché esso, entro la fine dei tempi, si sarà suddiviso completamente e alla
fine non resterà di lui altro, che la forma vuota e priva di vita, poiché tutta
la sua vita d’amore trapasserà e deve trapassare in una creatura del tutto
nuova in voi, ora già Miei figli!
21. Così stanno le cose; però di tutto ciò non dite
assolutamente niente a nessuno! Io so il perché; perciò tacete di tutto questo!
Amen!»
[indice]
La domanda di Lamech: “Com’è possibile che Satana, pur
essendo creata da Dio, sia tanto malvagia?”
La difficile risposta del Signore con una similitudine
26 aprile 1843
1. Ma allora anche Lamech si avvicinò al Signore
e Gli chiese il permesso di potere egli pure liberarsi dinanzi a Lui di un nodo
quanto mai aggrovigliato.
2. E il Signore gli disse: «Io so quello che ti
opprime il cuore, ed Enoch pure lo sa! Però Chisehel non è ancora in grado di
scorgere, nell’intimissima profondità della tua vita, quello che si cela in
essa; perciò nell’interesse di Chisehel puoi formulare a voce alta la tua
domanda, e così rendiMi dunque manifesto il tuo nodo aggrovigliato!»
3. A queste parole Lamech, con il cuore
fiammeggiante d’amore, ringraziò per tale grazia elevata e poi formulò ad alta
voce la sua domanda, che fu la seguente:
4. «Padre santo,
amorosissimo e indicibilmente buono, Tu certo hai creato Satana (attingendo) da Te e non (traendola fuori) da qualche altro luogo! Ma com’è tuttavia ora
possibile che questo essere creato (attingendolo) da Te sia tanto
terribilmente maligno, considerato che in Te tutto dovette essere estremamente
buono dall’eternità, perché Tu stesso sei così infinitamente buono e per
conseguenza è certo impossibile che da Te possa sorgere qualcosa di maligno?
5. Ma dato che questa
creatura, Satana, creata da Te è sul serio così estremamente maligna, allora io
non so davvero che cosa pensare riguardo a questo punto. Ora io ritengo ed
anche sento che, se potessi chiarirmi le idee, allora avrei tutto ciò che mi
occorre per tranquillizzare completamente il mio spirito!»
6. A questa
argomentazione validissima, il Signore rispose allora a Lamech: «Se tu consideri la cosa dal punto di vista umano,
questo certo per te deve essere un nodo tra i più aggrovigliati; ma se riesci a
considerarla invece dal punto di vista puramente spirituale, allora tutto il
groviglio si scioglierà ben presto interamente, e tu contemplerai una tale
soluzione delle cose che ti sarà innumerevoli volte più chiara della luce del
Sole nel più puro e sereno mezzogiorno!
7. Una cosa simile però è difficile spiegarla con parole
intelligibili per te, dato che essa giace nelle profondità più profonde di tutta
la Mia infinita Sapienza divina.
8. Ma ugualmente ti illuminerò la cosa mediante una
similitudine! Quanto più, con l’andare del tempo, tu considererai questa
similitudine, tanto più penetrerai profondamente nello spirito di verità di
questo mistero infinitamente profondo; e dunque ascolta.
9. Un uomo quanto mai saggio, buono ed amoroso ha
concepito in sé il piano di prendersi una donna e di generare con lei dei
figli, i quali devono somigliargli in tutto e in modo che, ciascuno nella sua
specie, sia chiamato ad entrare in possesso delle ricchezze e dei tesori
incommensurabili che egli possiede con pienezza infinita!
10. Questo certamente è un piano buono. Ma come lo si può
attuare se in tutta la grande regione non esiste nessun essere femminile?
11. Che cosa fa allora l’uomo estremamente saggio? Egli
non ci pensa troppo a lungo, bensì dice tra sé:
12. “A quale scopo cercare in questo mio infinito
territorio quello che non si può trovare? Io ho certo in me quanto mi occorre:
ho amore, ho tutta la sapienza ed ho la potenza da queste due!
13. Perciò vedrò se posso crearmi una donna (attingendo) da me stesso che sia corrispondente a me sotto ogni aspetto! Io infatti
ho già chiamato (attingendo) da me delle altre cose che ora hanno piena
esistenza; allora anche questa cosa mi riuscirà!
14. E così dunque voglio concepire un’idea completamente
simile a me e sottoporla alla mia fermissima volontà, e allora ben presto si
vedrà se ho proprio bisogno di cercare ancora quello che non è e che non può
essere in qualche luogo fuori di me!”
15. Detto e fatto, ed ecco che la meravigliosa opera sta
già davanti all’uomo! Con un compiacimento infinitamente grande il potentemente
sapientissimo artefice la contempla.
16. L’opera però è ancora soltanto come una macchina morta
della sua volontà, non si muove diversamente da come soltanto la volontà
dell’artefice le imprime di fare ed essa parla solamente di ciò che l’artefice
instilla con il pensiero dentro di lei e che lui vuole venga proferito
dall’opera stessa.
17. Allora la sapienza del maestro si concentra e poi
dice: “L’opera è pronta; ma in essa non
vi è altro se non me stesso! Se la lascio così, ne ricaverò ben poco frutto; ma
se io concedo all’opera una vita propria, libera e indipendente, allora devo
poi essere pronto ad accettare l’eventualità che essa mi si rivolti contro e
che faccia secondo la sua propria libera volontà.
18. Ad ogni modo io sono
certamente potente sopra ogni cosa. Se essa vorrà sorpassare i limiti da me
prescrittegli, allora saprò ben io come oppormi, poiché essa resta certo opera
mia in eterno!”
19. Così parla in sé l’uomo sapientissimo, e così anche
fa.
20. Ora l’opera è libera e si muove e parla ben presto
diversamente da come l’uomo vorrebbe; e costituisce un grande trionfo
dell’artefice il fatto che la sua opera cominci ad esprimere una libera
attività in modo estremamente vivace, senza tuttavia poter mai uscire dalla
sfera di volontà dell’artefice.
21. Ma l’uomo vuole ancora di più, cioè vuole la
pienissima libertà di volere dell’opera; e a tale scopo l’opera necessita di
un’educazione personale e poi di ogni possibile esperienza fatta dall’opera
stessa.
22. Questa educazione però dura ancora adesso, mentre la
creante procreazione si deve considerare, in aggiunta, come una parte
principale di tale grande educazione. E l’uomo è ora, come sempre, sul punto di
vedere con assoluta chiarezza la finale, sicurissima compiutezza della sua
opera!
23. Vedi, questa è una similitudine quanto mai grandiosa,
perché in essa sta completamente il Principio e la Fine! Queste cose osservale
in te, e così si farà sempre più chiaro nelle tue profondità! Ora però
procediamo di nuovo avanti! Amen!»
[indice]
Le stolte idee di Chisehel sull’accoppiamento sessuale
con Satana
Sul mantenimento della vita del primo spirito creato,
e sulle sue creazioni secondarie
L’esempio di innumerevoli esseri umani creati
all’istante
27 aprile 1843
1. Lamech e tutti gli altri
ringraziarono per tale Grazia così grande e poi proseguirono il cammino.
2. Ma strada facendo,
giunti nei pressi dell’altura dal Mattino, il Signore si fermò e si volse verso
Chisehel senza dire una parola.
3. Costui però ne rimase
tanto spaventato che quasi si accasciò rabbrividendo, e così non poté subito
riflettere su cosa avrebbe potuto significare un simile sguardo rivoltogli dal
Signore.
4. Il Signore però non lo lasciò per lungo tempo nell’incertezza, bensì gli indirizzò
subito la seguente domanda: «Chisehel, perché
permetti che nel tuo cuore sorgano pensieri così stolti?
5. Ritieni dunque, che Dio debba accoppiarsi sessualmente
come un uomo, per generare il Suo simile? E ritieni tu che Dio debba avere una
donna divina, per ottenere da lei dei figli generati sessualmente? Oh, come è
grande il tuo errore!
6. Se tu hai una donna, puoi generare con lei quello che
tu vuoi? Vedi, questo atto non seguirà la tua volontà, e neppure quella della
tua donna, bensì è sempre la Mia divina ed onnipotente Volontà ad agire, e
perciò ne risulta quello che voglio Io, e non quello che vorresti tu!
7. Se tu vuoi un figlio, allora Io ti do una figlia, e se
è questa che vuoi, allora ti verrà dato un figlio, poiché unicamente Io sono il
Signore sopra ogni vita.
8. Ma quando tu compi un atto di procreazione con la tua
donna, che ne sai tu in che cosa consista quello che generi?
9. Io ti dico: – la conoscenza che tu hai del punto
centrale della Terra è la stessa che hai di questo atto, e tu sai dell’uno
tanto poco quanto dell’altra!
10. A Me soltanto sono ben note tutte le cose dall’eternità,
perché soltanto Io sono il Signore, il Dio onnipotente ed infinitamente
sapiente dell’eternità!
11. Ma per deporre, secondo il Mio Ordine, un frutto
vivente nel grembo della donna con la quale ti sei congiunto, dimMi: ho Io
bisogno di congiungerMi forse in segreto con la tua donna a Mia volta?
12. E quando i Soli partoriscono dei mondi da sé, e le
piante e gli animali procreano il loro simile, non vorresti anche domandarti se
Io forse Mi congiungo di nascosto con i soli, con le piante e con gli animali?
13. O tu, uomo stolto, di quali folli pensieri sei capace!
14. Vedi, la donna, ovvero il primo spirito creato da Me,
non è simile a ciò che è una donna sulla Terra? E perciò, Io non ho bisogno di
lei per generarMi dei figli da lei!
15. Infatti, se Io ho potuto far sorgere (attingendo) da Me il primo spirito
in ogni perfezione, allora sarò certo anche in grado di farne sorgere
innumerevoli altri pure senza il concorso di questo primo spirito creato!
16. E dunque, questo primo spirito non è stato certo creato
da Me agli scopi dell’ulteriore procreazione, come se solamente col suo aiuto
Io potessi riuscire a fare ulteriori esseri, bensì questo spirito è stato fatto
sorgere da Me per lo stesso motivo per cui fosti fatto sorgere tu, e cioè: “Riconoscere Me quale l’unico Dio, Creatore,
Signore e Padre amorosissimo, per amarMi e quindi poi per servire Me in ogni
amore in maniera vivente per l’eternità”.
17. Che però da questo spirito siano poi sorti
innumerevoli spiriti, ciò dipende dal fatto che Io lo formai perfettamente
secondo la Mia misura, e poi perché gli infusi anche la Mia vita libera,
potente e creatrice.
18. Ma siccome questo spirito scorse in sé tale immensa
perfezione, allora egli cominciò anche a far sorgere (attingendo) da sé le cose più singolari,
come anche il proprio simile.
19. Nondimeno Io, quale il supremo e potentissimo Amore e
Sapienza, Bontà e Tolleranza e Mansuetudine, concessi a queste creature
secondarie dello spirito di prosperare e feci per loro quello che Io faccio per
quelli che sono (provenienti) da Me, ed ho cura di questi estranei
come di quelli della Mia Casa paterna.
20. Ma dimMi adesso: “Ho forse bisogno a questo scopo di una
qualche donna divina per generare – mediante un certo accoppiamento sessuale –
cieli, angeli, soli, mondi, lune, piante, animali e uomini in un insieme
caotico?”
21. Oh, vedi, l’eterno Creatore, in Sé e per Sé
onnipotente, non ha bisogno di ciò! Infatti basta solo che Io voglia, e quello
che Io voglio esiste già.
22. Ecco, Io ora voglio che qui dinanzi a noi sorgano
innumerevoli schiere di persone di entrambi i sessi, e vedi, esse sono qui, ed
Io non annienterò mai in eterno queste creazioni che ho fatto sorgere adesso,
bensì le trasferirò sulle stelle ora dinanzi a te! Guarda, esse, lodandoMi, stanno
già andando incontro al loro eterno e beato destino!
23. Tu adesso sei quasi irrigidito per lo stupore! Ma Io
ti chiedo: “Per fare ciò, ho forse avuto
bisogno di una donna?”
24. Tu ora rispondi di “no”,
avendo visto la Mia potenza.
25. Ed Io ti dico: “Non
lasciarti più sopraffare da simili pensieri stolti, se vuoi essere gradito a
Me! Ma ora rifletti anche sul fatto che tra Me e te esiste una differenza
immensa, la quale solo attraverso l’amore può essere diminuita il più
possibile!”. E ora procediamo di nuovo avanti! Amen!»
[indice]
Nella Sua essenza divina il Signore è Uomo e Donna
La parte
maschile in Dio è l’Amore, la forza e il vigore
La parte femminile in Dio è la luce della Sapienza
derivata dall’more
Lucifero creato da un Raggio di grazia
28 aprile 1843
1. Poi essi continuarono
il cammino e nessuno si azzardava a rivolgere una parola al Signore, sebbene
questa volta tutti e tre – compreso Enoch – portassero un nuovo nodo trovato in
se stessi; un nodo così inestricabile che gravava su di loro più che una pietra
di parecchi mezzi quintali.
2. Ma poiché
l’Onnisciente aveva scorto benissimo questa cosa, allora Egli si rivolse
immediatamente a Enoch e gli disse: «Ma anche a te possono presentarsi ancora delle cose sulle quali puoi covare
come una chioccia su delle uova vuote?
3. Io però ti dico che non accadrà che l’uomo penetrerà
in ogni profondità della Mia Sapienza nel tempo, perché a questo scopo vi è già
preparata una vita eterna da parte Mia!
4. A voi sì voglio sciogliere il nodo che pesantemente vi
opprime, però lo dirò a voi e assolutamente a nessun altro! E così dunque
ascoltateMi.
5. Nelle profondità della Mia Divinità Io sono
contemporaneamente Uomo e Donna; tuttavia, non come voi siete soliti intendere
questi concetti, bensì unicamente nel modo seguente:
6. Io, come Uomo, sono eternamente l’Amore stesso, la
libera Vita stessa e tutta la Potenza e il Vigore stessi, ragion per cui in
ogni uomo, quale piena simmetria del Mio Amore, si manifesta l’autentico amore
di cui il vano petto della donna non sarà mai capace in eterno.
7. In tale Mia simmetria d’amore maschile, l’uomo è
dunque anche vigoroso, similmente a Me, e più possente nel suo petto di quanto
lo siano tutte le donne nei loro petti instabili, i quali sicuramente offrono
alla carne del bambino il latte da succhiare, tuttavia non possono offrire allo
spirito il latte della vita interiore, perché nel loro petto non dimora l’amore
elevato e forte dell’uomo, quantunque potrebbe certo dimorarvi se la donna non
fosse da sé così stoltamente vana!
8. Ebbene, Io sono costituito così, da Me stesso, come
Uomo dall’eternità. Spero che voi possiate comprenderlo!
9. Ma poiché Io risiedo anche nella donna, allora non
devo contenere totalmente e pienamente in Me anche la donna? – Io vi dico: “Certamente! Perché altrimenti, udite bene,
come avrei potuto creare una donna?”
10. Ma come ciò sia possibile, voglio subito
dirvi qualcosa di sapiente, poiché nella donna si trovano di certo, sotterrati
astuzia e arguzia, acutezza di intuizione e furbizia; inoltre la donna non
parla mai apertamente, ed ha sempre cura di celare la sua luce e il suo cuore.
Per questo succede che chi si fida del cuore delle donne, costruisce sulla
sabbia.
11. Ne consegue dunque che dalla Mia sfera
femminile Io non posso parlare in modo così comprensibile come dalla Mia sfera
maschile, poiché la parte femminile trae origine dalla Luce dell’Amore
proveniente da Me, e quale Sapienza, sebbene non lo sia in sé, e tuttavia è
simile alla luce irradiata che scaturisce sublimemente dalla Luce del ceppo
originario.
12. Ecco quindi che la Donna in Me è la Luce
eternamente radiosa della Sapienza, la quale viene eternamente e continuamente
generata in uguale forza e vigore nell’Amore.
13. Questa Sapienza è la giusta Donna
dell’Amore di Dio, a Lui peculiare e inseparabile in eterno, con la quale Io,
Dio eternamente unico, ho generato e creato tutte le cose, e a tale scopo
nessun’altra donna fu mai in eterno necessaria a Me, l’unico, eternamente vero
Dio d’amore, Uomo fin dalle eternità, eternamente Primo ed eternamente Ultimo!
14. Io ho generato per tempi eterni con questa Mia
fedelissima Donna (la Sapienza)
innumerevoli miliardi di esseri, che erano a Me visibili, sebbene nessuno di
essi potesse e dovesse guardare ancora in sé.
15. Però in Me era anche eternamente deciso di mettere un
giorno in libertà tutti i molti, infiniti esseri generati nel Mio Spirito,
affinché riconoscessero se stessi e Me!
16. E allora avvenne che una Volontà fu
spinta fuori da Me, e un ultrapotente “Sia fatto!” [cfr. GFD vol.1
cap.5,7] la seguì attraverso
tutte le profondità infinitamente vaste della potenza della Mia eterna Divinità
e del Mio chiaro e luminoso operare.
17. Allora da tutti i raggi usciti, eternamente molti,
sorse – udite e comprendete! – un Unico essere sostanziale, un Portatore di tutto
ciò che dall’eternità da Me – uomo e donna eterni – sia mai confluito in uno (Satana-Lucifero) nei raggi sostanziali in modo spiritualmente profondo,
infinito ed eternamente chiaro.
18. Questo Portatore è la Donna neo-creata, ed essa fu formata
libera quale un grande punto di raccolta di ogni luce sostanziale che da Me
scaturiva dall’eternità in sostanziale pienezza, affinché in lei la pienezza
degli esseri fuoriusciti si maturasse sotto il calore perenne dei Miei raggi di
Grazia, affrancata e libera, piacevolmente visibile al Mio cospetto mediante la
vita libera, e così, Mi vedesse, per effetto della Luce dell’amore elargitagli
da Me.
19. E udite! La procreazione è riuscita: voi già Mi vedete
e Mi comprendete, quale vostro Creatore!
20. Tuttavia il tempo della completa maturità e della
raccolta non è ancora giunto al pieno prosperare, e questo, perché le grandi
cose richiedono anche lunghi tempi per il loro compimento!
21. Perciò comprendetele bene queste cose, ma tacete,
poiché in questa contesa del divenire per la futura e grande maturità non è
bene chiacchierare!
22. Infatti a suo tempo[6],
come ora Io sto facendo con voi, queste cose le annuncerò di nuovo alla Mia
Terra, e da voi le troveranno interamente in sé i vostri futurissimi figli[7] e le dispenseranno
alla Terra! Amen!»
23. A questo punto i tre si batterono il petto e
dissero: «O infinita Sapienza di Dio! Chi mai in eterno sarà capace di
comprenderTi?»
24. Ma il Signore disse: «Tacete ora riguardo a tutto ciò che vi
ho detto, poiché vedete, i figli già Mi corrono incontro a braccia spalancate!
Perciò corriamo anche noi incontro a loro! Amen!»
[indice]
Il comandamento per eccellenza è l’amore
Consigli e divieti per i successivi rapporti con gli uomini
e le donne della pianura
29 aprile 1843
1. Non passò molto tempo
che coloro che si affrettavano ad andarsi incontro s’incontrarono e si
trovarono anche riuniti di nuovo nel più potente amore e si accolsero con
estrema cordialità, e tutto il popolo che era lì presente offrì nei cuori un
grande sacrificio d’amore al Signore della magnificenza.
2. E ben presto il Signore così parlò rivolgendosi a tutti: «Ascoltate, figlioletti Miei! Quello che ora annuncerò a voi tutti,
osservatelo bene nei vostri cuori!
3. Finora Io non vi ho dato alcun comandamento
all’infuori di quello, dolcissimo, dell’amore; dovrei forse darvene adesso un
altro, in aggiunta a questo antico comandamento dei Comandamenti?
4. Udite: finché voi lo osservate nei vostri cuori,
nessun altro comandamento vi legherà a Me, né vi obbligherà nelle vostre
azioni!
5. Infatti il puro amore e ogni agire conforme a questo
amore, sono già di per sé un verissimo ed assoluto cardine di ogni giustizia.
Chi ha nel cuore il puro amore (proveniente) da Me, a costui rimarrà eternamente
estranea ogni possibile tipo di ingiustizia.
6. Perciò non vi serve nessun altro comandamento, dato
che, come detto, l’amore è il comandamento per eccellenza, che compendia in sé
ogni vita e ogni verità.
7. Ed è proprio a causa di questo amore, che ora è tra di
voi e in voi, Io, quale il vostro Padre santo e amorosissimo, voglio
aggiungervi pure un buon consiglio che farete bene a prendervi molto a cuore ed
anche a seguire in voi e tra di voi per la conservazione di questo santo amore (proveniente) da Me.
8. Tuttavia, questo consiglio non sarà difficile osservarlo,
bensì, sarà tale che voi lo potrete osservare con tutta facilità. AscoltateMi
dunque:
9. La pianura è ora aperta; in caso di bisogno voi potete
scendere giù dai figli di Caino e questi possono a loro volta salire da voi,
così che ora voi potete diffondervi di nuovo sopra tutta la Terra da
un’estremità all’altra.
10. Io non vedrò volentieri che qualcuno di voi si
stabilisca in una qualche città della pianura, perché in tali città si trova
ancora molta immondizia del serpente,
che talvolta colpisce con un fetore potentissimo le narici dello spirito e ne
infetta la sua vita con velenose pestilenze.
11. Se però qualcuno vuole vedere ora i buoni frutti delle
Mie Misericordie nella pianura, costui vada pure e veda quali sono i sistemi
del Mio governo; ma che nessuno si trattenga laggiù nella pianura per più di
tre volte in sette giorni al massimo, ad eccezione dell’eventualità di un
espresso incarico da parte Mia. E tale consiglio abbia valore pure nel senso
contrario!
12. Enoch e voi, figli della stirpe principale, dovrete
fissare il tempo di permanenza per coloro che dalla pianura verranno da voi,
limite che essi dovranno rigorosamente osservare.
13. Ma se qualcuno manifestasse il desiderio di trasferire
la propria dimora in un qualche luogo qui sull’altura, allora converrà che in
un caso simile venga sempre interpellato Io!
14. Voi potete concedere questo allo straniero anche di
vostra propria iniziativa, ma in questo caso bisogna che badiate voi a non aver
introdotto una vipera nel petto e nessun un serpente sul vostro capo!
15. Siate dunque assennati in ogni cosa; così nel vostro
modo di gestire le cose non dovrete mai subire in eterno alcun danno
disastroso, sia spiritualmente che corporalmente!
16. Così pure non vi dovete mai contaminare con una donna
della pianura, per quanto seducente e attraentemente bella possa apparirvi,
perché tale cosa potrebbe portare di nuovo ciascuno di voi subito nella massima
schiavitù del serpente, dato che voi
allora generereste frutti che si nutrirebbero del sangue degli uomini e della
carne dei figli.
17. Ora il nemico
della vita si è prefissato di ornare le sue donne della pianura di carne
seducentissima per indurvi così in tentazione; per questo motivo Io vi dico questo
in anticipo, affinché sotto ogni aspetto sappiate come comportarvi qualora
dovesse verificarsi qualcosa di simile.
18. Se però qualcuno di voi venisse a trovarsi nel
bisogno, allora che si rivolga a Me ed Io lo aiuterò.
19. Questo è il consiglio che devo darvi per il vostro
proprio bene temporale ed eterno; osservatelo, e allora vi troverete sempre
bene!
20. Io rimarrò visibilmente ancora tra voi fino a sera; se
qualcuno di voi sente che in qualche punto gli manca la luce, che costui venga
e parli, in modo che Io gli fornisca in breve tempo la luce che gli manca! Amen!»
[indice]
Mutaele dubbioso sulla natura della donna
Le differenze sostanziali spirituali riguardo
l’essenza dell’uomo e della donna
La donna reintegrata al livello dell’uomo
2 maggio 1843
1. In seguito a questo
invito, tra i figli del Mattino si fece avanti, verso il Signore, un giovane uomo di circa cinquant’anni pieno di coraggio e di zelo, il quale domandò al
Signore: «Creatore onnipotente, Dio, Padre santissimo di tutti noi! È lecito
anche a me, un verme polveroso dinanzi a Te, porTi, con tutta l’umiltà del mio
cuore sotto forma di preghiera, una domanda che almeno a me sembra essere di
grande importanza?»
2. E il Signore rispose: «Mutaele, Io ti dico:
parla, poiché vedo che tu custodisci nel tuo cuore una buona domanda»
3. Allora Mutaele ringraziò il Signore con tutto il fervore per questa benevolissima
concessione, e poi espose la seguente domanda davvero notevole. E le sue parole
furono queste:
4. «O Signore, Dio,
Padre santissimo ed amorosissimo! Vedi, io ho già oltre i cinquant’anni e so
che molti altri, di alcuni anni più giovani di me, si sono presi già delle
mogli; solamente a me, finora, non fu dato di potermi avvicinare ad una
creatura femminile.
5. Infatti, se io
consideravo la loro carne che mi appariva morbida e attraente, allora la
maggior parte delle donne mi apparivano molto dolci, sensibili, e per
conseguenza anche estremamente seducenti, e allora mi veniva sempre un grande
desiderio di una donna; ma quando poi, spinto da un simile impulso interiore,
mi avvicinavo all’una o all’altra fanciulla per scambiare con lei le più dolci
parole d’amore dal profondo del mio cuore, allora venivo colto sempre, finora,
da un senso di raccapriccio, perché in nessuna io trovavo quello che mi
immaginavo di trovare.
6. Io ho pensato spesso
fra me e me: “Ma come è immaginabile una
tale contraddizione in questo tenero essere? Esteriormente la sua morbidissima
carne sembra accarezzata da una lieve brezza della sera, ma il suo interiore è
invece insensibile perfino a una tempesta dello spirito, ed uragani maschili di
sapienza non riescono a toccare il suo cuore, ma invece ben ci riescono le
debolezze maschili per le donne, come lo sono l’amore carnale, la sciocca lode
alla donna, il molto promettente soddisfacimento maschile-sensuale e poi una
formale adorazione della sua carne, e altre cose del genere”.
7. Vedi, in seguito a
tali esperienze è sorta in me una formale ripugnanza verso tutto il popolo
delle donne, e ne provo sempre tanta nausea che non mi è più possibile
avvicinarmi a nessuna di loro!
8. O Signore, Dio e
Padre, ma questo è bene da parte mia? Ho io con ciò forse peccato dinanzi a Te?
E qual è la ragione di questo fenomeno in me? Che cos’è dunque la donna, questo
essere che esteriormente è vivo, ma interiormente è morto?»
9. Allora il Signore si volse verso di lui e gli disse: «Ascolta, Mio diletto figlio Mutaele, il fenomeno da te constatato ha più
importanza di quanto tu possa credere!
10. La prima ragione di tale fenomeno sta nel fatto che tu
sei dall’alto, mentre la donna (che tu hai contattato) è dal basso.
11. Tu sei colmo di ciò che è del vivo Spirito d’amore
proveniente da Me, mentre la donna è colma di ciò che è dello spirito del
mondo.
12. Per questo tu sei anche tenero e sensibile
dall’interno, mentre la donna lo è solo dall’esterno.
13. Tu sei una creatura fondamentale proveniente dalle Mie
profondità, mentre la donna è soltanto una creatura postuma, un compendio delle
Mie irradiazioni.
14. Tu sei fatto dal nucleo del Sole, la donna è soltanto
dai fuggevoli raggi del Sole.
15. In te c’è la piena verità, nella donna c’è soltanto la
parvenza della verità.
16. Tu sei una esistenza proveniente da Me, la donna è
soltanto una parvenza proveniente da Me.
17. Vedi, queste sono le ragioni principali del fenomeno
da te constatato!
18. La domanda però, se tu con ciò hai peccato contro di
Me, è vana. Infatti contro di Me tu puoi peccare soltanto quando Io ti abbia
dato un comandamento che ti dica di fare o di non fare una data cosa; senza
questo non è concepibile alcun peccato, dato che tu, senza comandamenti,
procedi nella Mia direzione.
19. Ma ora ti dico che ho accolto anche le donne come Mie
figlie, e le donne hanno in Purista un modello, dunque un comandamento da parte
Mia, che indica loro come devono essere.
20. Due si sono unite strettamente a lei nei loro cuori,
cioè Ghemela e Mira.
21. Quando però la donna è simile a queste, allora anche
lei porta la Mia immagine in sé; e quando nella dignità del tuo cuore ti
accosterai a una simile donna, allora il tuo piede non urterà più contro
nessuna pietra.
22.
E siccome tu hai il cuore più puro di
quelli del Mattino, allora Io tra breve ti donerò anche la donna più pura, la
quale certamente ti corrisponderà in tutto. Ma fino a quel tempo rimani così
come sei stato finora! Amen!»
23. Allora si fece
chiaro dinanzi agli occhi di Mutaele, ed egli poté vedere nelle profondità e lodò e
glorificò il Signore nel suo cuore puro.
24. Il Signore chiamò a
Sé anche altri e li invitò a fare domande riguardo a tutto ciò che avesse mai
potuto esservi di oscuro nei loro cuori.
[indice]
I padri sorpresi ed amareggiati dalla risposta del
Signore riguardo alle donne
Significato dell’essere dall’Alto o dal basso
3 maggio 1843
1. Questa risposta del
Signore fece un’enorme impressione a tutti, eccetto a Enoch, a Lamech e a
Chisehel. Essi erano in preda al più grave imbarazzo e non sapevano cosa dire o
fare, trovandosi straordinariamente oppressi nei loro cuori, poiché a quei
tempi tutti i padri, e ciò sia detto a grande onore dei loro cuori, avevano
quanto mai care le loro donne e le ritenevano il dono supremo dai Cieli, e
moltissimi ritenevano le donne buone e brave quali esseri posti più in alto e
molto più vicini a Me che non essi stessi, e ciò per la ragione, quanto mai
facile da comprendere, che allora sia le ragazze che le donne erano
assolutamente costumate, dolci, tolleranti, devote, obbedienti, tranquille,
casalinghe e, oltre a ciò, nella loro costituzione fisica originaria, erano
dotate di grazia e bellezza femminile in grado considerevolmente superiore che
non in questo tempo attuale (1843), che è spiritualmente e corporalmente del tutto
corrotto.
2. Quindi, per questo
motivo tale risposta ebbe l’effetto di colpire tutti i padri in maniera molto
profonda, ed essi allora si rivolsero tutti a Me e parlarono così nei loro cuori:
3. ‘O Signore, Padre
amorosissimo, dà a noi tutti per nostra tranquillità una luce maggiore riguardo
alla sublimissima risposta che hai dato a Mutaele, poiché in questa luce in cui
ora sono poste le nostre donne migliori e più costumate, noi non possiamo
essere felici, bensì quanto mai infelici, poiché, dopo di Te, esse sono
certamente il nostro massimo bene, e noi per questo non potremo in eterno mai
renderTi ringraziamenti sufficienti.
4. Se Mutaele, nella sua
sapienza alquanto aspra, non ha finora imparato ad apprezzarle, tuttavia
l’antico Ordine buono e splendido, proveniente da Te, posto nei nostri cuori
non ne risulta certamente scosso! Al contrario, invece, nel nostro campo
visuale il genuino senso femminile nelle donne viene appunto con ciò anzi a
risaltare con maggiore vantaggio e si rende maggiormente degno di lode dato che
precisamente, per effetto di una tale fermezza delle donne nella loro virtù,
l’uomo deve essere umiliato prima che sia reputato degno di un simile dono di
Grazia da parte Tua, o caro Padre!
5. Se l’uomo trova una
durezza nella donna, questa è certamente soltanto la sua propria durezza, cioè
la durezza dell’uomo; ma quando egli l’avrà addolcita, allora certo egli
troverà nella donna soltanto lo splendidissimo opposto!
6. O Padre, fa dunque
che le nostre care donne siano, insieme a noi, dall’alto, e non dal basso!»
7. E il Signore allora aprì la Sua bocca e disse ai padri: «Voi parlate come se foste
ancora completamente ciechi riguardo al Mio Ordine!
8. Se voi non sapete ciò
che significa in spirito “alto” e
cosa significa “basso”, perché non
chiedete spiegazioni su questo punto, invece di domandare che Io vi fornisca luce soltanto là dove non ne avete
bisogno, mentre pretendete che Io rovesci tutto intero il Mio eterno Ordine a
causa del vostro stolto desiderio?
9. DiteMi: “La donna perde forse qualcosa al Mio
cospetto se Io asserisco che lei, rispetto all’uomo, è dal basso e che così, di
fronte all’uomo, lei costituisce il necessarissimo polo contrario, senza il
quale né l’uomo di per sé, né la donna di per sé, potrebbe esistere?”
10. Ma poi, che cosa
direte se ora vi dico: “Voi di fronte a
Me siete tutti dal basso, e soltanto e unicamente Io sono dall’alto!”
11. Ma per questo motivo
cesso Io forse di essere il vostro Creatore e il vostro unico, eternamente
santo Padre? Oppure: non ho Io creato te, o Adamo, dall’argilla della Terra, e
non ho creato la tua donna, Eva, dalla tua costola?
12. Ma siccome voi tutti
sapete che l’argilla indica il Mio
Amore e la costola indica la Mia
grazia e misericordia, dato che la Mia grazia e misericordia racchiudono la
vostra vita appunto così come il solido scheletro racchiude e custodisce la
vita del corpo, allora voi stessi dovete evidentemente riconoscervi quali
ultraciechi se in ciò trovate un divario inconsolabile, laddove voi invece
dovreste trovare soltanto un divario quanto mai consolante!
13. DiteMi che cosa è
più degno di lode: il luminoso Sole
stesso, oppure la luce uscente da lui? Quale delle due ponete più in alto?
14. Voi rispondete
interiormente: “O Signore, certo l’una è
tanto buona e necessaria quanto l’altra!”
15. Bene, dico Io; ma se
il Sole in sé è da considerarsi come la cosa posta in alto, in quale rapporto
allora verrà a trovarsi la luce che esce dallo stesso?
16. Voi dite: “Essa deve certo necessariamente trovarsi
dappertutto sotto il Sole!”
17. Bene, dico Io; ma se
il Sole in sé e per sé non possiede nessun maggior valore della luce che esce
da lui, dato che il Sole senza luce emanata non sarebbe affatto un Sole e anche
non avrebbe assolutamente alcun valore, allora di sicuro non sarà neanche
dannoso per la donna, né il suo valore sarà minimamente pregiudicato, se lei
rispetto all’uomo viene necessariamente a trovarsi in basso.
18. Io però dico: “Se la
donna è così come deve essere, allora lei davanti a Me ha il valore dell’uomo
giusto ed è altrettanto una cara figlioletta dinanzi a Me come l’uomo; e se la
donna si smarrisce, allora Io la cerco come faccio con l’uomo.
19. Una donna maligna,
invece, è altrettanto maligna quanto maligno lo è l’uomo, poiché il raggio
uscente dal Sole è come il Sole stesso!
20. Nondimeno, verrà un
tempo nel quale Io raccoglierò il raggio nella donna per illuminare il Sole
spento nell’uomo!
21. Comprendete queste
cose, e liberatevi una buona volta dalla vostra antica stoltezza! Amate in
giusta misura le vostre donne, ma non fate di loro né più né meno di quanto
esse sono da parte Mia! È sufficiente se le stimate come stimate voi stessi; il
di più e il di meno sarà un peccato!
22. Chi di voi però ha
ancora qualcosa da chiedere, venga avanti e parli. Amen!»
[indice]
Kenan vorrebbe maggior luce riguardo la visione della
decima colonna
Il saggio consiglio del Signore è di attendere,
sforzandosi di amare per ottenere maggiore luce
4 maggio 1843
1. Dopo quest’ultimo
invito da parte del Signore, si fece innanzi a Lui Kenan e Gli rese onore. E
dopo che ebbe reso onore al Signore di ogni Magnificenza, egli voleva formulare
apertamente una domanda.
2. Ma il Signore lo prevenne e gli disse: «Figlio Mio Kenan, l’argomento riguardo al quale
vorresti invocare una luce maggiore da Me, è già conosciuto qui quasi da tutti
ed a Me poi fin dall’eternità; perciò non è il caso che tu lo enunci ad alta
voce!
3. Infatti Kenan e la
sua visione (cfr GFD vol.1 cap.42) delle dieci colonne sono ormai diventati, tra i
padri, già del tutto identici!
4. E quando tu vuoi
domandare a qualcuno, come pure a Me, una cosa molto importante e profondamente
nascosta, ecco già comparire costantemente le tue dieci colonne fuori dal tuo
animo melodico!
5. Io però ti dico: “Nella tua visione si nasconde certamente
qualcosa di importante; tuttavia le parole di Mutaele abbracciano di più della
tua visione, la quale non include affatto in sé il messaggio proprio più
consolante!”
6. Ad ogni modo la piena
soluzione della tua visione Io te l’ho già indicata nel tuo spirito; dunque,
perché non ti attieni più al tuo spirito?
7. Ma comunque, le dieci
colonne sono simili a coloro che vi stanno sopra, per quanto la decima non sia
ancora presente tra di voi nella carne!
8. Giudica quanto è
avvenuto finora in base a questo, e paragonalo punto per punto alla tua visione
sulla via della vera rispondenza interiore e spirituale, e tu giungerai così al
fondamento della tua visione!
9. È quanto mai
sicuramente vero che la tua visione non era un sogno comune, bensì era qualcosa
di più ed aveva dei grandi segni spirituali.
10. Ma accanto ad essa
esamina la realtà che sta dinanzi a te, e poi dì a te stesso se questa non è,
sotto ogni aspetto, molto più importante e considerevolmente più ricca di
significato nella sua rivelazione di quanto lo sia la tua intera visione nella
sua torbida confusione!
11. Vedi, la tua visione
è dunque certamente facile da comprendere, e non occorre che tu venga sempre
fuori con una e la stessa storia, come fanno le donne!
12. Io so benissimo che
quello che ti opprime particolarmente è soltanto la decima colonna, ma ti dico:
“Accontentati per il momento delle altre
nove, ma per quanto concerne la decima non pensarci su tanto, ma invece di
pensare a questo, raccogli il tuo cuore nell’amore per Me, e così ti troverai
molto meglio che non avventurandoti sul rozzo ed oscuro sentiero delle tue
speculazioni infruttuose riguardanti la tua decima colonna!”
13. Vedi, il puro
pensiero della testa su cose che dinanzi al tuo spirito stanno ancora velate da
un tenebroso futuro, è da considerarsi allo stesso modo come se un uomo volesse
generare un frutto vivente con un uomo come egli può fare nella donna, cosa che
nello stesso tempo sarebbe anche la massima forma peccaminosa di prostituzione!
14. Ma se invece tu,
dall’amore del tuo cuore per Me, imprigioni i tuoi pensieri, allora tu avrai
fatto, rispetto allo spirito, come quando, lasciandoti imprigionare
dall’avvenenza di una donna, l’abbracci e poi le fai secondo il tuo modo
vivente!
15. In questo modo il
tuo pensiero ancora muto diventa poi, nel tuo amore per Me, simile ad un frutto
vivente generato nella donna, e soltanto dopo che il pensiero rinasce fuori
dall’amore, esso diventa per te, nella viva pienezza dell’eterna verità, quello
che per te doveva essere effettivamente la reale causa prima, cioè una luce vivente scaturita da Me!
16. Così considera e
così intendi la tua vita, e allora lo scrosciare delle acque sulla tua decima
colonna e la grande notte che la circonda non ti opprimeranno più!
17. Ora però Io dico a
voi tutti: “Perseverate sempre nell’amore
e considerate bene tutte queste Mie parole indirizzate a voi, e così la decima
colonna di Kenan sarà svelata in un senso del tutto differente da come dovrebbe
essere svelata nel caso voi foste disobbedienti!”
18. Infatti il Mio
Ordine ha moltissime vie, molte delle quali sono migliori di altre! Il Giudizio
è sempre l’ultima via tra tutte, dato che esso scocca sempre per la vita e per
la morte; guardatevi perciò da qualsiasi giudizio!
19. E ora Io vi lascio
di nuovo, per quanto riguarda la Mia visibilità, per qualche tempo, tuttavia
rimango continuamente con voi nel vostro amore per Me! La Mia benedizione
scenda su tutti voi, uomini e donne! Amen!»
20. A questo punto il
Signore scomparve, mentre il Sole era al tramonto. Tutti i presenti si
prostrarono con le loro facce a terra e piansero, lodarono e glorificarono il
Padre durante tutta la notte, finché di nuovo si fu fatto giorno, e solo al
mattino ritornarono alle loro case.
[indice]
L’astuto piano di Satana di sedurre gli uomini
mediante la bellezza delle donne
La Voce dall’alto – La delegazione di Horadal presso
Adamo ed Enoch
5 maggio 1843
1. Ora su tutta la Terra
era stabilito il perfetto Ordine, e il Cielo e la Terra erano strettissimamente
congiunti, e lo stesso Satana diceva tra sé:
2. ‘Dunque, che cosa devo fare adesso? Il Signore stesso ha istruito i
Suoi figli degli uomini e si è strettamente legato a loro; sì, Egli si è
perfino impossessato delle mie pianure ed ha dato a molti e in tutti i campi
una grande potenza, contro la quale io non ho né la possibilità né la capacità
di fare niente!
3. Io ho certo potere nelle stelle, come pure ho potere sulla Terra sopra
tutti gli elementi; ma a che mi serve ciò, se i figli degli uomini hanno la
potenza di Dio nel cuore, e con questa possono opporsi dappertutto a me con
terribile potenza, laddove io intendessi insorgere?
4. Tuttavia io so quello che farò: ben presto preparerò un’esca per il
genere umano, dato che ho il diritto di tentare. E in breve si vedrà se i figli
del Signore sono così ben fermi e imperturbabili come si è constatato ora sotto
la guida personale-sostanziale del Signore!
5. Voglio essere presente alle procreazioni delle figlie nella pianura, e
voglio renderle così belle e seducenti nella loro carne, che chiunque guarderà
una tale figlia delle città della pianura debba rimanere del tutto imprigionato
dal suo immenso fascino! Questo posso farlo e mi è lecito farlo, visto che la
carne sta ancora in mio potere!
6. Ma se faccio così, che cosa faccio! Faccio bene, o faccio male?
Infatti, se faccio male, allora il Signore questionerà con me; ma se faccio
bene, allora il Signore dirà: “Il bene è soltanto in Dio!”
7. Io so come mi comporterò: ecco: mi terrò nel mezzo; dunque né male né
bene!
8. E le belle figlie saranno precisamente così; accanto a loro, qualcuno
che sia forte e virtuoso potrà sempre ancora benissimo procedere in maniera
gradita a Dio!
9. Se però egli non è né forte né virtuoso, allora è necessario che egli,
nelle bellissime figlie, trovi almeno una notevole pietra di prove e una
potente occasione o di rafforzare la sua virtù, oppure di indebolirla, per
venire a trovarsi dinanzi a Dio e a me così come egli è, e non come egli, senza
fatica e senza il dominio di se stesso, vorrebbe essere, e cioè un signore
perfino sopra di me e un principe, potente nei Cieli!
10. Che attraverso tale prova, più di un debole cada nella rete, questo è
certo; ma che attraverso ciò avverrà pure che più di uno diventerà un grande eroe
di virtù, anche questo si può sicuramente ammettere!
11. La cosa dunque – ben vagliata da entrambi le parti – non è, in sé e per
sé, né da considerare cattiva né però neanche buona, ma tutto ciò sta nel
mezzo, quindi un pendolo tra
il bene e il male!
12. Perciò resti decisamente stabilito così, e si passi all’esecuzione in
tutta brevità!
13. Ma c’è ancora un dubbio: e se la cosa alla fine risultasse avere
conseguenze peggiori di quelle da me ora previste? Allora io avrei nuovamente a
che fare con l’ostilità del Signore!
14. Io però anche su questo punto so cosa fare! Enoch è il braccio destro
del Signore qui sulla Terra; io andrò da lui e gli esporrò il mio piano! Che
lui si consigli su ciò con il Signore, e poi mi annunci se ciò è di gradimento
al Signore!
15. Questa sarebbe certo una buona idea, ma se poi Enoch mi respingesse del
tutto terribilmente con la sua grande potenza? Allora cosa farei poi nella mia
ridestata rabbia?
16. E come sarebbe se io stesso osassi rivolgermi al Signore? Questa
sarebbe certamente la via più breve!’
17. A questo punto una Voce dall’alto giunse all’orecchio di Satana, che brevemente parlò così: «Che
cos’è questo tuo prendere consiglio nel male?»
18. Satana rispose: «Signore, io
non voglio fare nulla di male, bensì vorrei solamente erigere un pendolo per i
Tuoi figli, senza però che nessuno fosse pregiudicato neanche minimamente nella
propria pienissima libertà; permettimi dunque che io faccia così!»
19. E la Voce dell’alto replicò in questo modo: «Satana, siccome tu hai voluto essere
uomo, allora sei libero; fa quello che vuoi nei tuoi elementi, e il Signore
farà pure ciò che è la Sua Volontà! Enoch, però, lasciamelo in pace!»
*
20. E Satana fu
perfettamente soddisfatto di questa decisione, e pose ben presto mano all’opera
premeditata, la quale tuttavia per lungo tempo non volle riuscirgli, poiché
finché quella generazione si mantenne nella pianura così come è ora
sull’altura, egli ottenne poco con il suo artificio, ma egli ebbe invece tanto
maggiore successo con i successori, come purtroppo si potrà rilevare nel corso
di questa narrazione!
21. Subito dopo questi
avvenimenti, degli inviati di Horadal vennero da Adamo e, nel Nome del Signore,
lo nominarono guida suprema di tutto il popolo dimorante tra la Mezzanotte e il
Mattino. La delegazione si componeva di dieci uomini alla testa dei quali
stavano i due figli di Lamec.
22. Adamo però indirizzò
la delegazione da Enoch, ed Enoch disse loro, nel Nome del Signore, di
esercitare anche su di essi il sommo sacerdozio in cambio di un’offerta della
decima dei migliori frutti al Signore; poi li congedò, ma trattenne con sé i
due figli di Lamec e li accolse in casa sua.
[indice]
Vari incarichi di Enoch ispirato da Dio, da svolgere
presso il re Lamec
Partenza per la città di Hanoch
8 maggio 1843
1. Dopo trenta giorni il
Signore annunciò ad Enoch che Lamec nella pianura aveva condotto a termine
l’opera della costruzione del secondo tempio.
2. Allora Enoch sapeva
cosa avrebbe dovuto fare; egli perciò fece immediatamente chiamare le due mogli
di Lamec, cioè Ada e Zilla, nonché Hored con sua moglie Naeme.
3. E quando tutti
costoro furono giunti in casa di Enoch, la quale era sempre ancora una casa di Jared, il
sommo sacerdote del Signore presentò loro i due figli di Lamech, Jabal e Jubal,
e poi parlò così:
4. «Ascoltatemi, nel
Nome del Signore, il nostro onnipotente Dio e Padre santissimo ed amorosissimo!
Questa è, e così suona, la Sua santissima Volontà: “Tutto si adegui liberamente
al Suo Ordine eterno e santo.
5. Dunque, anche voi
dovete adeguarvi a tutto ciò che il Signore vi dirà ora tramite la mia bocca e
che fedelmente ve lo annuncerà!
6. Ecco quello che il Signore vi fa’ annunciare: “Il sommo
sacerdote Lamec, ora nella pianura della Terra e stabilito dal Signore sopra il
popolo della Terra, ha bisogno di voi secondo la Volontà del Signore, essendo
egli, del tutto liberamente da sé, diventato ora un perfetto servitore del
Signore, simile a me, tramite l’infinita grazia e misericordia del Signore.
7. Sul monte dei serpenti, a voi ben noto e ora purificato, egli aveva
visto il Signore per la prima volta, e quindi, su questo monte egli è stato
chiamato ad edificarGli uno splendido monumento.
8. Tale opera Lamec l’ha ora anche compiuta, e così adesso vogliamo
nuovamente discendere alla pianura e là, come qui, ci disporremo con fedeltà
assoluta alla Volontà del Signore!
9. Adesso però voi non dovete avere più paura di lui, perché ora Lamec è
una vera guida del suo popolo, poiché egli, come me, è nel Signore e vi
accoglierà col cuore colmissimo d’amore, e vi conserverà nella sua grande
grazia che a lui è venuta dal Signore. Preparatevi dunque a mettervi in cammino
con me, nel Nome del Signore!”
10. Tu, Hored, sei di
certo un figlio generato sull’altura del Mattino; ora però devi andare in
pianura con tua moglie ed essere di sostegno nella casa di Lamec in tutte le
sue faccende e per avere cura, dall’Amore del Signore in te, del bene
spirituale dei poveri figli di Caino!
11. Quando tu però
vorrai visitare l’altura, essa deve stare aperta e libera per te giorno e
notte, ma non devi mai più dimorare permanentemente qui, dato che ti sei preso
una donna dalla pianura della Terra e per conseguenza appartieni in modo
permanente ed efficace là da dove proviene la tua donna. Però la forza dei
figli di Dio ti resterà fino alla fine della tua vita terrena!
12. Non chiedere però se
il Signore sarà presso di te anche nella pianura come lo è stato qui
sull’altura dei figli di Dio!
13. Infatti laddove qualcuno ama il Signore sopra ogni cosa nel
suo cuore, là anche il Signore è del tutto presso di lui; ma laddove egli non Lo ami in questo modo, là anche
il Signore è lontano da lui, dovesse egli pur trovarsi mille volte ancora più
in alto di quanto ci troviamo noi qui rispetto alla pianura!
14. Questo è dunque il
motivo per il quale il Signore vuole procedere in questo modo nei tuoi
riguardi; tutto il resto sarà il Signore ad annunciartelo giornalmente.
15. Voi due figli (di Lamec), verrete bene istruiti da vostro padre riguardo a ciò che in futuro
dovrete fare in casa sua.
16. Voi, mogli di Lamec
(Ada e Zilla), invece, dovrete nuovamente essere per lui quello che eravate prima, però
ora non più nella grande paura dei vostri cuori, bensì nella grande gioia degli
stessi!
17. E tu, Naeme, dovrai
restare fedele a questo nuovo marito (Hored) che il Signore stesso ti ha donato, e
dovrai considerare Tubalcain come niente di più che tuo fratello!
18. Ora voi siete a
conoscenza di tutto quello che dovrà accadere adesso; mettetevi dunque senza
ritardo in cammino con me!
19. E tu, nipote mio
Lamech, questa volta verrai anche tu con me, ma tua moglie rimanga qui con
Jared e Matusalem!
20. Ma come voi vi
trovate qui, così anche seguitemi; e nessuno di voi porti qualcosa con sé!
Questa è la Volontà del Signore. Amen!»
21. E detto questo,
Enoch uscì dalla casa paterna, benedisse l’altura e così pure la pianura,
nonché la via che vi conduceva, e si avviò poi verso la pianura con coloro che
erano stati chiamati.
22. E i chiamati lo
seguirono come gli agnelli seguono il loro pastore.
[indice]
Viaggio verso la città di Hanoch
Lamech sbalordito dai sontuosi edifici della città,
viene ripreso da Enoch
9 maggio 1843
1. Man mano che la
compagnia si avvicinava alla grande città di Hanoch, Lamech, quello dell’altura, si
meravigliava per la grande sontuosità e per l’arditezza degli edifici che si
mostravano dalla posizione in cui egli si trovava, e disse ad Enoch:
2. «Ascolta, padre
Enoch, qui uno può dire quello che vuole! Se si considerano questi numerosi
edifici, allora bisogna apertamente riconoscere che i figli della pianura non sono
affatto degli sciocchi; infatti la cosa, vista da qualsiasi lato, non è
sciocca, ed io non posso che guardare con compiacimento tutte queste cose e non
assolutamente con dispiacere.
3. Se si pensa che
questi uomini hanno portato a compimento tutto ciò con la loro sola forza
naturale, dato che la potenza dello spirito era loro estranea, allora ci si
deve sul serio meravigliare notevolmente alla vista di opere così possenti!»
4. Ma quando poi scorse
il nuovo tempio sul monte, cioè quello che una volta era chiamato il monte dei
serpenti, allora il nostro Lamech rimase completamente sbalordito. Egli rimase immerso
per qualche tempo e del tutto muto nella sua contemplazione, e dopo una lunga
pausa riaprì la sua bocca per chiedere ad Enoch:
5. «Ma padre Enoch, che
cos’è mai questo? È stato anch’esso eseguito dalle mani dell’uomo?»
6. Allora Enoch si fermò un momento e
rispose a Lamech: «Ascolta, mio caro figlio (nipote) Lamech, io ti dico questo: – non trovare
eccessivo compiacimento in queste cose, altrimenti ti troverai costretto a fare
molte altre domande ancora, perché a tutte queste cose vi è ancora attaccato il
mondo in quantità tremendamente grande!
7. Ma a seconda della
misura nella quale tu ti compiaci di tali cose, secondo l’identica misura tu
avrai anche ottenebrato il tuo spirito, e perciò questo può poi elargirti
pochissima luce nel tuo cuore, e per conseguenza ti trovi costretto a fare
ricorso, come ora, a domande sull’esteriore, dato che il tuo spirito, come già
detto, non può darti la risposta.
8. Quindi è meglio se tu
distogli i tuoi occhi da queste cose e non contempli più a lungo quello che ti
seduce così tanto; in questo modo il tuo spirito ben presto otterrà di nuovo la
sua giusta luce, e allora troverai di nuovo in te stesso la risposta a ciascuna
domanda!»
9. A questo punto Enoch si volse verso gli
altri che lo seguivano e disse loro: «Voi però dovreste rallegrarvi giustamente
nel Nome del Signore, il Quale per il vostro bene temporale ed eterno ha fatto
cose tanto prodigiose, dal Suo amore e dalla Sua misericordia infiniti, che voi
non potete eternamente stupirvene abbastanza con animo quanto mai grato!»
10. Allora Naeme, come
pure le due mogli e i due figli di Lamec, si prostrarono immediatamente a terra
e cominciarono a rendere lode e gloria ad alta voce al Dio infinitamente buono
e Padre di tutti gli uomini, il Quale aveva mostrato tanta grazia e
misericordia alla pianura.
11. E Naeme si meravigliò in misura
tanto maggiore in quanto a lei era dato di contemplare ora nella realtà con gli
occhi della carne quello che il Signore le aveva già mostrato in spirito
sull’altura, e perciò lei lodò e glorificò il Signore amando con più forza e
vigore in modo molteplice che non gli altri che stavolta non avevano visto il
Signore.
12. Ed Enoch, avendo osservato ciò,
disse a Naeme: “Alzati ora, poiché, guarda là, una schiera giubilante ci viene
già incontro dalla città!
13. Fa’ però che anche i
tuoi si alzino e dì loro: “Il Signore ha avvertito Lamec nella pianura che noi
lo stiamo attendendo davanti alla città! Egli perciò ci viene già incontro a
braccia aperte per accoglierci nel suo potente amore derivato dal Signore!”»
14. A queste parole non
soltanto Naeme si alzò immediatamente, ma pure tutti gli altri che avevano ugualmente
udito quanto Enoch aveva detto; ciononostante Naeme si avvicinò immediatamente
a loro e li incoraggiò nei cuori, poiché alla vista della schiera che veniva
loro incontro, essi erano stati tutti colti da un senso di angoscia, di paura
e, contemporaneamente, di gioia.
15. Allora Enoch lodò molto Naeme per
questo, poiché lei aveva seguito, con tanta fedeltà e buona comprensione, il
suggerimento del suo spirito.
16. E Naeme rispose: «O Enoch,
tutto il mio amore sia perciò rivolto al Signore, perché Egli soltanto ha
concesso a me, n degnissima, di comprendere le tue parole!»
17. E come Naeme ebbe fatto questa
confessione, lei percepì in sé come un dolce soffio e perciò esclamò:
18. «O Enoch! Chi mi ha
ora soffiato in modo così celestialmente soave, come da parte a parte?»
19. Ed Enoch le rispose: «Cara
Naeme, vedi, il Signore si trova certamente tra noi, anche se è invisibile ai
nostri occhi, ma tuttavia ben percettibile al nostro sentimento!
20. AmaLo dunque sempre
così, e allora questo santo alitare lo percepirai spesse volte, perché quando
il Signore ti benedice, allora è
Egli stesso che soffia il Suo Amore nel tuo cuore! Così è!
21. Ma ecco che Lamec ci
è giunto già molto vicino, dunque, prepariamoci ad accoglierlo. Amen!»
[indice]
Enoch incontra il re Lamec che gli s’inchina fino a
terra
Insegnamento sui pericoli che derivano dai tributi
d’onore e simili
10 maggio 1843
1. E quando Lamec della
pianura si trovò ora del tutto vicino ad Enoch, si scoprì il capo e il petto e
si inchinò fino a terra dinanzi a Enoch.
2. Ma allora Enoch si avvicinò subito a
lui e gli disse: «Ascolta tu, mio dilettissimo fratello Lamec, quello che il
Signore per Sé non chiede né da me, né da te, quello tralascialo sempre anche
dinanzi a me!
3. Infatti, se io vengo
da te, non vengo affinché tu mi debba onorare come se io fossi un secondo Dio,
bensì io vengo da te solamente nel puro amore del Signore, il Quale è per noi
tutti un Padre amorosissimo, e vengo da te come un vero fratello! A che scopo dunque
tali tributi d’onore che non servono a nulla?
4. Io però ti dico:
“Evitiamo reciprocamente una cosa simile, altrimenti noi stessi diverremo
creatori di tempi cattivi!
5. Poiché, vedi, se tu
onori me in questo modo, io che non sono di un solo capello più di qualsiasi
altro uomo, allora tu mi innalzi al di sopra degli altri uomini e li rendi
umili dinanzi a me, che sono un fratello uguale a loro!
6. Gli uomini per
qualche tempo si rassegneranno certamente a questa umiliazione; ma poi l’uno
dopo l’altro cominceranno a domandarsi tra sé in segreto e a dire:
7. “È questo o quello
più uomo di quanto lo siamo noi? Perché Dio permette che costui pervenga a un
onore tale per cui noi dobbiamo inchinarci dinanzi a lui? Noi invece siamo
lasciati da Lui nella più infame e disonorevole bassezza!
8. Ma adesso invece ci
innalzeremo noi al di sopra di lui e lo spoglieremo di tutta la sua vana
preminenza e lo puniremo per tutti i molti tributi d’onore che noi abbiamo
profuso a lui! Egli deve imparare che anche lui, come noi, è soltanto un uomo!”
9. Vedi Lamec, mio
dilettissimo fratello, questa è una vera voce della natura umana, la quale, una
volta che si è ribellata, è più terribile del più cieco furore di tutte le
tigri e di tutte le iene!
10. Perciò tralasciamo
per sempre reciprocamente il tributo d’onore in cui è presente un seme tanto
maligno, e così la Terra fiorirà sotto ai nostri passi come uno splendidissimo
paradiso terrestre di Dio!
11. In caso contrario,
però, noi ad ogni nostro passo facciamo spuntare fuori dal suolo della Terra
spade e lance, con le quali i nostri futuri successori si uccideranno a
migliaia ed a milioni, incitati da ardentissima sete di vendetta.
12. Noi tutti abbiamo un
solo Signore, un solo Padre; tra di noi però siamo tutti fratelli!
13. Ma se il Signore
crede opportuno chiamare qualcuno a qualcosa di più grande, allora Egli con ciò
non lo innalza al di sopra dei fratelli, bensì gli offre solamente l’occasione
di esercitare tanto più amore verso i suoi fratelli.
14. Ma per esercitare
l’amore verso i fratelli, non si rendono certamente necessari i tributi
d’onore, dato che l’amore è una forza che tende
sempre e soltanto a unificare ciò che è uguale, mentre separa il disuguale come
la pula dal grano.
15. Fa’ dunque bene
attenzione a tutto ciò, carissimo fratello Lamec, e così tu vivrai nel perfetto
Ordine di Dio e sarai sempre gradito a Lui!»
16. Queste parole di
Enoch fecero un’impressione molto grande su Lamec, ed egli concepì in sé dei piani del tutto differenti
da quelli che aveva concepito finora; infatti egli aveva pensato di istituire
sommessamente una migliore casta di esseri, ciò che per Me è un orrore degli
orrori.
17. Però, come detto,
questo discorso di Enoch lo aveva indotto a cambiare tutti i suoi sommessi
piani, ed anche perciò egli rispose ad Enoch:
18. «O fratello Enoch,
con quale luce tu hai ora colmato il mio cuore! Sia dunque eternamente reso
ogni onore, ogni gloria, ogni esaltazione e ogni lode soltanto all’onnipotente
Signore del Cielo e della Terra per aver fatto gli uomini in modo che fossero
dei cari fratelli uguali!»
19. A questo punto
Lamec, avendo guardato più oltre davanti a lui, vide ad una distanza di forse
trecento passi da lui il piccolo gruppo che stava seguendo Enoch – gruppo che
intanto era rimasto un po’ indietro, mentre solo Enoch si era affrettato per
incontrare il troppo umile Lamec – ed egli domandò ad Enoch:
20. «Fratello, chi sono
quelli che ti seguono che, a quanto mi sembra, procedono con passo che tradisce
un po’ di paura?»
21. Ed Enoch rispose a Lamec:
«Carissimo fratello, dì al tuo seguito che si fermi qui; poi tu seguimi, e
guarda com’è benevolo e buono il Signore!
22. Vieni ed accogli i
tuoi nel Nome del Signore! Amen!»
[indice]
Lamec, nel correre incontro ai suoi, sorpassa Enoch
Il triplice significato profetico di questo atto di
Enoch
Sui profeti e sulle profezie agli uomini
11 maggio 1843
1. Ma quando Lamec ebbe
udito tali parole di Enoch, si trovò del tutto fuori di sé per la gioia: gettò
un grido e si precipitò di corsa con le braccia aperte incontro ai suoi.
2. E lo stesso Enoch,
ormai non più giovane, dovette accelerare il passo per poter stare dietro a
Lamec per quel tratto di strada fortunatamente breve.
*
3. Certo sembrerà alquanto
strano che si faccia menzione del fatto che pure Enoch dovette correre per
seguire Lamec, ma questo fenomeno non era affatto così insignificante come
qualcuno potrebbe immaginarsi, poiché esso aveva un triplice significato
profetico.
4. Il primo è:
“Indicare alle guide che esse non devono ostacolare i progressi dei loro
discepoli con una frenante e ritardante pedanteria[8]
scolastica, che è micidiale per lo spirito migliore, bensì assecondare sempre e
soltanto la forza dello spirito dei discepoli, e precisamente così da procedere
veloci con il veloce, liberi con il libero, forti con il forte, pazienti con il
debole, tirando il lento che è dietro di loro e infondendo coraggio al timido!”
5. Il secondo
significato è: “La pianura, ovvero il mondo, mediante il suo rapido progresso
industriale tira con sé lo spirituale con tanto più rapido decadimento, poiché
lo spirituale viene portato nel mondo dalla materia ed esso è là per liberare
la materia prigioniera, così come la materia dello spirituale ‘Enoch’ ora si
trova nella pianura per liberare il materiale ‘Lamec’ e per congiungerlo
nuovamente ai suoi o, più profondamente detto, alle sue purificate e innalzate
brame”.
6. Il terzo
significato è ed era quello profetico: “Cioè, che i figli dell’altura sono ben
presto scesi in pianura con piedi veloci e là hanno dato libero campo d’azione
anche alle loro brame; infatti scesero giù come sapienti e filosofi e poi, come
filosofi, si abbandonarono ben presto ad ogni specie di dissolutezza”.
7. Dunque, questi sarebbero
i tre significati profetici della corsa di Enoch dietro a Lamec.
8. Ora qualcuno dirà: “Se dunque le cose stanno
così, e cioè che i profeti con le loro parole e con il loro agire stabiliscono
già per il futuro quello che deve accadere e che anche il più delle volte
accade, allora gli uomini sul corpo terrestre, sotto l’aspetto spirituale, non
sono affatto liberi e devono per conseguenza operare appunto così come i
profeti hanno asserito riguardo a loro! Dunque i figli dell’altura ‘dovevano’
cadere nella pianura, perché questo era stato preannunciato da Enoch mediante
il suo correre dietro a Lamec!
9. Ma se la questione sta in questi termini, come è possibile che gli
uomini vengano poi puniti e castigati, dato che evidentemente essi ‘dovevano’
fare quello che la profezia aveva preannunciato di loro?”
10. Io però dico che se le cose stessero così, allora
dovrebbe essere certo ben triste essere una creatura vivente! Ma siccome invece
le cose stanno in modo assolutamente diverso e i profeti preannunciano soltanto
le necessarie conseguenze che scaturiscono, al momento stabilito, dall’una o
dall’altra azione dell’uomo in modo stabilito così come da una o dall’altra
semente che sia stata posta nel terreno da cui ne scaturisce un frutto
corrispondente nel tempo stabilito, allora Io ritengo che non dovrebbe essere
poi tanto amaro se Io, appunto per mezzo dei profeti, annuncio agli uomini
quali frutti, ovvero, quali necessarie conseguenze si trovano celate nelle loro
azioni.
11. È dunque una cosa davvero tanto amara per il
contadino, sapere con anticipo che dal chicco di grano che egli semina
raccoglierà in un determinato tempo, nuovamente del grano, e che, se egli
semina della zizzania, non potrà raccogliere altro che ancora zizzania?
12. Ma se queste cose sono buone per l’uomo, come non
dovrebbe quindi essere buono per lui sapere, per mezzo della bocca dei profeti,
quali frutti matureranno e devono sempre maturare in seguito al Mio Ordine
eterno ed immutabile dalle sue azioni, se egli persiste nell’operare in quel
determinato modo senza volerlo cambiare?
13. Ma se l’uomo cambia
il suo modo di agire, allora compariranno anche altri frutti, cosa questa che
viene sempre aggiunta da ogni profeta, poiché un giusto profeta parla e opera
sempre e soltanto condizionatamente.
14. Ne consegue che attraverso i profeti la libertà degli
uomini non viene affatto pregiudicata, bensì solamente avvantaggiata in maniera
straordinaria, poiché con ciò l’uomo impara a conoscere le proprie azioni e
solo in tale modo egli può poi compierle del tutto liberamente, dato che egli
sa con certezza quali frutti potrà ricavare dal suo agire, se buoni oppure
cattivi!
15. Dunque, nella corsa
di Enoch è espressa solamente una condizione, riguardo alla quale noi lo udremo
pronunciarsi in una prossima occasione.
16. Siccome ormai
entrambi sono giunti vicino ai familiari di Lamec, allora fate attenzione come
essi si comporteranno!
[indice]
La gioia del re Lamec lo spinge a promettere qualsiasi
cosa al Signore
L’ammonimento di Enoch a guardarsi dalle promesse
precipitose
12 maggio 1843
1. E quando Lamec si
trovò del tutto riunito con i suoi, per la gioia immensa di rivedere le sue
mogli, i suoi due figli, la sua figlia prediletta e il suo potente marito, non
fu capace di pronunciare una parola e venne a trovarsi nella situazione di uno
che – come siete soliti dire voi – è innamorato fin sopra gli orecchi e che per
l’intensità del suo amore non è in grado di portare alle labbra neppure una
sola parola per dire al suo amato quanto esso gli sia caro.
2. E solo dopo una lunga
pausa, quando il primo impeto di gioia si fu alquanto calmato, il nostro Lamec poté esprimersi con
seguenti parole:
3. «O Signore, Padre
infinitamente buono e santo, come posso io, misero verme nella polvere dinanzi
a Te, o Dio, ringraziarTi, come posso lodarTi, glorificarTi e adorarTi per tale
Grazia infinitamente grande e della quale io non sono di certo minimissimamente
degno?
4. O voi, mogli mie e
figli miei, per quante notti io ho sospirato e pianto per la vostra perdita; ma
così facendo io allora ero anche colmo della rabbia più amara contro Dio e
perciò tentai in maniera infinitamente stolta di vendicarmi di Lui, l’onnipotente
ed eterno Signore dell’Infinità, per amor vostro.
5. Perciò da parte di
Dio io non avrei certamente meritato altro che una eterna e cattivissima
punizione; ma ecco che invece di punirmi come avrei senz’altro meritato, il
Signore mi dà tali grazie dinanzi alla cui incommensurabile grandezza i più
grandi ed i più perfetti spiriti sicuramente rabbrividiscono!
6. Ma dunque, è quanto
mai conforme a giustizia che io gridai con tutte le mie forze: “O Signore, Tu
Padre infinitamente amorosissimo e santissimo! Cosa chiedi Tu da me che io
debba fare per dimostrarTi in una qualche maniera a Te gradita la mia
gratitudine per tale Tua Grazia infinitamente grande?”»
7. A questo punto Enoch disse a Lamec: «Ascolta
fratello, tu hai parlato bene di me e di Dio davanti ai tuoi; ma questa cosa
non sta nell’Ordine del Signore!
8. Vedi, tu, nel tuo
fuoco d’amore, hai in un certo qual modo intimato al Signore a chiederti un
sacrificio, che tu anche Gli avresti immediatamente offerto, e volevi mostrarti
con ciò grato e debitamente compiaciuto davanti a Dio!
9. È giusto se tu senti
in te un tale impulso, ma rifletti: se il Signore richiedesse ora da te che tu
Gli sacrificassi coloro che, precisamente, sono la causa per la quale ti senti
colmo di un tale fuoco d’amore e di gratitudine verso di Lui, dimmi: in un
simile caso come ti comporteresti?»
10. A queste parole
Lamec rimase enormemente colpito e non poté trovare nessuna risposta a tale
domanda di così grande significato.
11. Invece Enoch riprese subito a
parlare e disse a Lamec: «Ascolta tu, mio dilettissimo fratello, ora la cosa
sembra che ti preoccupi molto, e nel tuo cuore non trovi una risposta adeguata
ad una simile domanda!
12. Io però ti dico: – e
se il Signore richiedesse da te ancora di più di quanto ti ho messo come
condizione nella mia domanda, allora tu dovresti fare tutto con il cuore più
volonteroso, poiché davvero io ti dico: che chi non è disposto a perdere tutto
per amore del Signore, costui non è degno del Signore!
13. Chi a questo mondo ama
la sua donna, i suoi figli, i suoi fratelli e i suoi genitori più del Signore,
neppure costui è degno del Signore!
14. Perciò ognuno deve
esaminare in anticipo molto bene nel suo amore prima di voler fare una qualche
promessa al Signore! Chi infatti fa al Signore un libero voto di offrire un
sacrificio di grazie e quando poi si tratta di fare praticamente l’offerta si
pente di aver fatto il voto, vedi, costui non è di certo minimamente degno del
Signore, e il Signore anche farà ad un simile artefice di voti secondo la
misura con la quale costui Gli avrà offerto il sacrificio promesso.
15. Il Signore di certo non ti sottoporrà ad una simile
prova, tuttavia è bene che tu conosca queste cose e che in futuro tu rifletta
bene sulle parole che pronunci dinanzi a Dio, poiché Egli non è tale da
permettere che si scherzi con Lui!
16. Dunque pondera bene
e fa attenzione a tutto ciò, e adesso avviamoci verso casa tua e poi ce ne
andremo al tempio sul monte! Amen!»
[indice]
La gioia del rivedersi tra il re Lamec e i suoi
familiari
Differenza tra la grande gratitudine degli uomini
della pianura rispetto a quella lieve degli uomini dell’altura
15 maggio 1843
1. Lamec ringraziò Enoch dal più
profondo del cuore per tale insegnamento e per tale buona ammonizione, e poi
disse ai suoi:
2. «Venite dunque da me
e non abbiate timore, perché io so che il Signore vi ha messo nel cuore la
certezza che io non sono più da temere!
3. Infatti la
misericordia infinita del Signore mi ha trasformato ed ha fatto di me, il
feroce tiranno di una volta e il duplice fratricida, un agnello e una guida
mansueta dell’umanità!
4. Venite dunque qui da
me e non temetemi più, perché io sono ora qui per rimediare in qualche modo, e
col benevolissimo aiuto del Signore, agli orrori da me perpetrati contro
l’umanità, affinché io conduca e guidi loro, gli ancora vivi, sulle vie del
Signore!»
5. Solo dopo questa
sincerissima confessione e dopo questo benevolo invito, i suoi ripresero
completamente coraggio e si avvicinarono a Lamec, lo abbracciarono e
salutarono, ma nello stesso tempo resero anche alta lode e gloria al Signore
per tale grande grazia e misericordia, che Egli ha mostrato in misura così grandiosa
verso Lamec e con lui pure verso tutta la pianura.
6. Tale riconoscimento
intenerì Lamec fino alle lacrime ed egli, con cuore quanto mai commosso,
ringraziò nuovamente il Signore.
7. Ma Enoch osservò questo intenso
innalzamento dei cuori a Dio e, a tale proposito, disse a bassa voce a Lamech
dell’altura:
8. «Figlio mio, guarda
qui; questo è il giusto modo di offrire un graditissimo sacrificio al Padre
santo! Ma tu hai mai visto sull’altura una manifestazione in una simile
profondissima intimità?
9. Sì, un tempo
sull’altura c’era senza dubbio una sacra cerimonia per la seduzione dei sensi e
per l’uccisione dello spirito, ma la tacita e vivente cerimonia del cuore come
tu la vedi qui ora, questa è stata finora ben poco celebrata sull’altura! E
tuttavia noi ci chiamiamo “figli di Dio”,
mentre questi qui si chiamano “figli del
mondo”!
10. È vero che durante
il tempo nel quale il Padre dimorò visibilmente tra di noi e ci diede tante
prove infinitamente grandi del Suo amore, della Sua grazia e della Sua misericordia,
c’erano anche lassù molti cuori compunti[9]
che Lo lodarono e glorificarono come Padre amorosissimo e santo, ma quando Egli
si rese di nuovo invisibile, allora accadde che moltissimi se ne andarono via
di corsa come se tra di noi non fosse accaduto proprio niente di speciale! Che
ne pensi tu di questo divario?»
11. E Lamech dell’altura rispose: «O
padre Enoch, questo è un divario assolutamente enorme, e io devo riconoscere
apertamente che mai il Padre santo mi è apparso sull’altura con tanta sublimità
come ora di fronte a questa scena!
12. Oh, quanto siamo
ancora indietro rispetto a costoro! E questo Lamec qui della pianura, di quanto
è egli più grande di me che vengo dall’altura!
13. A costui il Signore
ha donato solo il “minimo” – e questo è in fondo soltanto mondano – e la sua
gratitudine verso il Signore è tale come se egli avesse già ottenuto tutti i
Cieli. A me il Signore donò invece il
“più splendido” secondo la Sua Testimonianza e il “più grande” secondo la Sua
Parola, eppure come furono minimi la mia gratitudine e il mio amore al paragone
di ciò che ha fatto questo Lamec!»
14. Enoch però gli replico e
disse: «Sì, figlio mio Lamech, ora tu hai detto la pienissima verità! Così è di
tutti noi che proveniamo dall’altura: noi, quali Suoi figli, siamo meno grati
al Padre per ‘l’infinito’ di quanto lo siano questi qui per ‘il finito’!
15. Ma ora entriamo in
città; là tu assisterai a tali miracoli d’amore e di gratitudine a Dio da
superare tutto quello che hai potuto vedere qui finora! Per dei granelli di
polvere solare tu troverai cuori più grati che non sull’altura per dei Soli
interi! E dunque facciamo il nostro ingresso in città! Amen!»
16. Allora anche Lamec della pianura si fece
animo, ed assieme alla famiglia ridonatagli seguì Enoch in tutta umiltà e col
cuore traboccante di gratitudine.
[indice]
L’ingresso nella città di Hanoch
La venerazione dei luoghi sacri concessa
temporaneamente
L’ingresso nel palazzo di Lamec
16 maggio 1843
1. E quando la compagnia
fu giunta in città, Enoch richiamò ben presto l’attenzione di Lamech
dell’altura sui figli della pianura, i quali in vesti assolutamente misere
bagnavano delle loro lacrime perfino le vie sulle quali gli ex messaggeri
dell’altura si erano incamminati per i sentieri del Signore, ma del tutto
particolarmente la via sulla quale il Signore era passato, e fece notare pure
come alcuni stessero addirittura appoggiati sui loro petti in adorazione dei
posti dove era passato il Signore, e manifestavano il più grande amore.
2. E quando Lamech dell’altura ebbe
contemplato una simile scena, egli si batté il petto ed esclamò: «O padre
Enoch, che vuol dire ciò? Questi figli del mondo amano perfino le più piccole
cose che a loro ricordano il Signore molto di più di quanto noi amiamo il
Signore stesso; quanto grande deve essere il loro amore per il santissimo ed
amorosissimo Padre stesso!»
3. Allora Enoch rispose a Lamec: «Sì, è
veramente così come tu vedi! È vero che si dovrebbe proibire a questi poveri
figli la venerazione dei luoghi in cui sono passati i messaggeri e della via
che il Signore visibilmente ha percorso dinanzi ai loro occhi, poiché così il
loro cuore potrebbe rimanere facilmente attaccato e fissato a cose che per esso
ora non costituiscono che un dolce ed elevatissimo ricordo, però anche in
questi atti di adorazione i loro sentimenti rimangono rivolti al Signore con
tanta purezza che io stesso, per il momento, non posso fare a meno di lasciarli
nel loro pio intendimento.
4. Tuttavia, la via che
il Signore percorse quando il Nome di Jehova fu trasferito nel tempio, rimarrà
senza dubbio una cosa quanto mai sacra, e per noi non sarà facile strappare
tale convinzione radicata nella vita più interiore di questo popolo, senza
limitare necessariamente la sua libera volontà, ciò che per altro non abbiamo
affatto il diritto di fare, dato che neanche il Signore fa una cosa simile.
5. Nondimeno, noi non
dobbiamo occuparci troppo per una cosa che è del Signore; Egli certo risolverà
ogni questione nel modo che sarà più gradito a Lui!
6. Ad ogni modo noi
abbiamo qui la più bella occasione per constatare in quale forma del tutto
differente e in quale maniera assolutamente più vivente questo popolo ami ora
il Signore quale Padre santissimo ed amorosissimo più di noi quali figli di Dio
dell’altura!
7. Ma ecco che siamo
arrivati alla casa di Lamec della pianura; lasciamo dunque che vada avanti e
che ci guidi nella sua dimora!»
8. Lamech dell’altura si stupiva per il grande
sfarzo di questo edificio, però Enoch gli disse: «Sì, è certo molto sontuoso, ma se si pensa con
quali mezzi è stato costruito, allora c’è piuttosto da inorridire fin nel più
profondo della propria vita, che non da esprimere un qualche compiacimento!»
9. Allora Lamech dell’altura trasse un
sospiro dal fondamento della sua vita e disse con voce malinconica: «Sì, sì,
caro padre Enoch, tu hai perfettamente ragione! Quando il Signore costruisce
Soli e mondi e pone alte montagne sulle fondamenta della Terra, certo è onesto
da parte nostra se ci rallegriamo contemplando simili opere, perché noi
sappiamo quanto è facile per il Signore creare tali cose grandiose e
prodigiose, ma per questi deboli figli costruire edifici di questo genere in
pietra e che appaiono come delle piccole montagne, in verità c’è da restarne
addolorati fin nel più profondo della vita!»
10. Ed Enoch disse: «Sì, è così! Ma
lasciamo stare adesso queste cose che il Signore ha permesso; noi abbiamo fatto
la nostra parte, e ciò è buono e giusto dinanzi al Signore, il nostro
santissimo ed amorosissimo Padre!
11. Ecco però che Lamec,
la guida, si dirige con le braccia aperte verso di noi per condurci nella sua
dimora, ed anche la sua servitù ci attende già sulla porta della casa! Perciò
cerchiamo di entrare il più presto possibile in casa, altrimenti il popolo che
si è elevato spiritualmente ci si accalcherà intorno e comincerà ad adorarci
nel Nome del Signore, cosa che noi dobbiamo cercare di evitare con ogni cura
possibile!»
12. A questo punto
Lamec, la guida, giunse vicino a loro, ed Enoch allora gli disse di farli
entrare in casa prima possibile, per impedire un formale atto di adorazione nei
loro riguardi. E così fu anche fatto immediatamente secondo il volere di Enoch.
[indice]
Alla corte del re – I preparativi per il banchetto di
gioia
Il proclama del
re di trasformare tutte le armi in attrezzi da lavoro
L’amore sia la santa arma! – Una promessa al re
17 maggio 1843
1. E quando furono arrivati nella sala del trono dove
si trovava radunata tutta la corte di Lamec al completo, Egli al colmo della gioia esclamò:
2. «Amici, fratelli, figli e sorelle! Rallegratevi con
me, perché il Signore ha mostrato una grande misericordia a noi tutti!
3. Guardate, qui ci sono le mie due mogli, Ada e
Zilla, i miei figli Jubal e Jabal, da me ritenuti perduti per sempre, e qui c’è
mia figlia Naeme con il suo potente marito donatole dal Signore stesso!
4. E vedete, udite e rallegratevi altamente con me! Il
Signore li ha ridonati a me e a tutti noi affinché rimangano presso di me e in
modo che siano per me, in maniera pura, quello che erano per me dall’inizio ma
– purtroppo – nel modo più impuro e sgradito al Signore!
5. Oh, come vogliamo rallegrarci ora nella Grazia così
potentemente grande del Signore!
6. Brudal, va’ alle dispense ed allestisci per noi
tutti un banchetto di gioia con la carne migliore e con la frutta migliore, e
fa’ disporre una seconda ricca tavola per tutti i nostri cittadini amici di Dio
di questa città, e una terza per tutti i poveri, che sono ora liberi ma che un
tempo furono i nostri schiavi e prigionieri! Va’ e disponi secondo questa mia
richiesta!
7. E tu, fratello mio Terhad, che dal Signore fosti
ordinato custode del Suo tempio principale, manda subito degli araldi in tutta
la grande città, e fa invitare tutti i designati da me a questo mio grande
banchetto di gioia nel Nome santissimo del Signore Jehova Zebaoth, che è il
Dio, il Creatore e il Padre di tutti noi, amorosissimo, saggio, santo ed
onnipotente dall’eternità! Così sia fatto! Amen!»
8. A questo punto Brudal e Terhad se ne andarono
immediatamente ad eseguire il loro incarico e procurarono ogni cosa nel modo
più scrupoloso.
9. Lamec però si volse ben presto nuovamente e fece
chiamare a sé Tubalcain. E quando costui si fu presentato umilmente dinanzi a
suo padre, allora Lamec così gli parlò:
10. «Tubalcain, figlio mio, io ti dico qui davanti
all’unico sommo sacerdote del Signore: “Fa’ in modo che in tutto il grande
regno vengano raccolte tutte le armi che erano destinate alla guerra e falle
convertire in aratri, in falci, falcetti, accette, zappe, vanghe e in ogni
altra specie di attrezzi utili che lo Spirito del Signore ti insegnerà!
11. Infatti d’ora in avanti il Signore, del tutto e
unicamente Lui deve essere la nostra più efficace Arma da difesa contro ogni
male. Nemmeno contro le belve feroci noi vogliamo mai più fare uso di una
qualsiasi altra arma; infatti, io ho imparato a conoscere più volte l’Arma del
Signore!
12. Perciò per tutto il tempo della nostra vita noi
combatteremo con quest’Arma onnipotente, e i nostri figli e i figli dei nostri
figli non dovranno mai più adoperare un’altra arma che non sia questa!
13. Ma la santa, onnipotente, l’eterna Arma
primordiale del Signore si chiama Amore! Con quest’Arma santa noi lotteremo
attraverso la nostra vita terrena, e certamente in questo modo offriremo al
Signore ogni volta, come pure alla fine dei nostri giorni terreni, un
sacrificio gradito con le vittorie che attraverso questa Sua Arma santa ed
onnipotente avremo riportato contro tutti i mali del mondo!
14. Ma domani, prima di ogni altra cosa, tu dovrai
dare inizio a quest’opera di cui sei stato incaricato ora. Dunque l’onnipotente
Volontà del Signore sia fatta sempre e in eterno! Amen!»
15. E appena Lamec ebbe finito il suo discorso, Enoch gli si avvicinò e gli
disse: «Diletto fratello Lamec, tu ora hai dato un comandamento che mi è più
caro dell’oro, del più purissimo oro; ma perciò tu sarai anche benedetto come
prima di te nessuno è stato ancora benedetto!
16. Latte e miele dovranno scorrere nel tuo paese, e
la tua città dovrà splendere come la Luna, le case che vi sono in essa dovranno
brillare come le stelle e la tua casa poi come un Sole al suo sorgere!
17. In verità io ti dico che il tuo amore è diventato
più potente di tutto il cerchio della Terra! Quando il tuo banchetto di gioia
sarà terminato, allora soltanto, quando verrà consacrato il nuovo tempio,
apprenderai quanto sei diventato gradito al Signore!
18. Era mia intenzione lasciarti già oggi stesso, ma
ora voglio rimanere con te ancora per tre giorni, e ti mostrerò la potenza
della tua nuova Arma! Dunque, così sia fatto nel Nome del Signore! Amen!»
[indice]
Enoch e Lamec sul giusto ordine gerarchico tra gli
uomini
18 maggio 1843
1. Secondo gli ordini impartiti, il banchetto fu ben
presto pronto, e gli invitati furono tutti radunati; le mense furono disposte e
separate secondo le norme di Lamec.
2. Enoch però disse a Lamec: «Fratello, è certamente opportuno
mantenere un certo ordine, e noi non dobbiamo fare niente che vada oltre ad un
tale ordine, poiché l’Ordine è la potenza del Signore. Dal Suo Ordine e nel Suo
Ordine Egli ha creato tutte le cose, ma ciononostante c’è di certo un ordine
che gli uomini hanno stabilito tra di loro o che perlomeno vorrebbero
stabilire, che è quasi del tutto intollerabile al Signore, e questo è l’ordine
gerarchico!
3. Se tu avessi posto delle cose del tutto uguali in
linea retta, ma poi qualcuno venisse a spostare le cose dalla loro linea retta
da te stabilita, in verità tu ne saresti irritato e guarderesti il sovvertitore
del tuo ordine con occhio adirato!
4. Ma se il Signore ha creato tutti gli uomini
perfettamente uguali e li ha posti dinanzi a Sé in una linea retta, come
possiamo noi curvare a nostro piacimento questa linea che è stata posta in
maniera retta?
5. Noi possiamo certo farlo e possiamo dire nei
riguardi di certe attività: “Questo è così e quest’altro è altrimenti!”, e
quando un fratello, preposto a ciò dal Signore, dà un consiglio ad un altro che
il Signore non aveva chiamato, ebbene: che costui lo faccia!
6. Questo è il giusto ordine gerarchico prescrittoci
dal Signore stesso. Ma in quelle occasioni in cui si offre un banchetto ai
fratelli, non devono esserci tre mense separate, bensì soltanto una, in modo
che noi tutti ci possiamo ristorare come fratelli e sorelle del tutto uguali
l’uno all’altro!»
7. E non appena Lamec ebbe udito queste parole di
Enoch, egli diede subito ordine che fossero riunite le mense, e così da tre
mense separate risultò soltanto una mensa fraterna.
8. Ed Enoch allora lodò Lamec per la sua obbedienza
secondo la Volontà e secondo l’Amore del Signore.
9. Nondimeno, Lamech dell’altura si avvicinò ad Enoch senza dare
nell’occhio e gli disse: «Ascolta, padre Enoch, certo è buono e giusto quello
che tu ora hai detto al mio omonimo della pianura; tuttavia c’è una cosa che
non comprendo proprio bene in questo tuo breve discorso riguardo all’ordine
gerarchico tra gli uomini!
10. Vedi, i figli sono certo da meno dei loro
genitori, perché non sarebbe certo giusto dinanzi al Signore che i figli
volessero mettersi allo stesso livello dei propri genitori!
11. Oltre a ciò mi ricordo di un fatto verificatosi
sull’altura, dal quale si dovette anzi arguire che il Signore stesso faceva una
considerevole differenza tra gli uomini e che non li trattava affatto tutti in
modo uguale!
12. Infatti le tre ceste di cibo sulla sommità
dell’altura sono là a testimoniare innegabilmente questo, e inoltre, Egli ha
fatto te sommo sacerdote e poi ha visibilmente innalzato Purista e così anche
Ghemela! Chi può contestare pienamente questo?
13. Ma da tutto ciò risulta anche immancabilmente che
il Signore ha pure stabilito tra gli uomini un certo ordine gerarchico, e
dunque per questa ragione io non posso capire bene il tuo discorso! Dammi
perciò qualche chiarimento più preciso a questo riguardo!»
14. Ed Enoch, rivoltosi a Lamec, gli parlò così: «Figlio mio, tu
sei in grave errore! Quello che il Signore fa, è sicuramente ben diverso da
quello che fa e che deve fare l’uomo, perché Egli soltanto è il Signore!
15. Invece, l’ordine gerarchico che il Signore ha
stabilito tra noi uomini, è fondato unicamente sul nostro amore per Lui, e tale
ordine significa: “Quanto più amore tu
hai per Me, il tuo Padre santo, nel tuo cuore, tanto più tu Mi sei vicino; ma
quanto meno amore tu hai per Me, tanto più tu sei lontano da Me!”
16. Vedi, in ciò sta (la spiegazione riguardo a) Enoch quale designato
sommo sacerdote, in ciò sta quella delle tre ceste sulla sommità dell’altura,
quella di Purista e di Ghemela, come pure quella dei doveri dei figli verso i
loro genitori, i quali genitori sono i primi sommi sacerdoti posti da Dio per i
loro figli!
17. Questo è dunque soltanto il rapporto dell’amore
rispetto a Dio, ma riguardo agli uomini non deve accadere, nelle posizioni
attive d’amore, che essi facciano distinzione tra l’uno e l’altro, come se uno
si reputasse più di un altro!
18. Solo davanti a Dio noi siamo differenti attraverso il
nostro amore per Lui; però tra di noi non deve esserci alcuna differenza creata
da noi stessi!
19. Infatti chi vorrà essere grande, costui sarà
piccolo dinanzi a Dio; ma se noi siamo unicamente fratelli nell’amore tra di
noi, allora tali saremo anche davanti a Dio!
20. Dunque, comprendi bene, figlio mio, come sta la
cosa! Ma ecco che le mense sono riunite, prendiamo perciò posto sulle stesse!
Amen!»
[indice]
La preparazione del secondo tavolo nella sala del
trono
Il discorso dello sconosciuto alla seconda tavola
19 maggio 1843
1. Ora il numero degli ospiti era assai grande e
perciò non potevano trovare posto ad un’unica grande mensa; allora Lamec ritornò da Enoch e gli
domandò:
2. «Ascolta, dilettissimo e ublimassimo fratello ed
unico sommo sacerdote del Signore. Come tu stesso puoi vedere, più della metà
degli invitati non la si può collocare alla mensa riunita! Se noi ora li
dobbiamo separare dagli altri per farli accomodare ad una seconda mensa,
ebbene, non si sentiranno sminuiti quando noi, sia pure necessariamente,
dovremo farli sedere alla seconda mensa, ed essi, in seguito a ciò, non
potranno prendere posto alla mensa alla quale sederemo noi stessi e alla cui
mensa tu ti sei effettivamente già messo a sedere?»
3. Ed Enoch sorridendo rispose a Lamec: «Vedi, caro fratello,
necessità non è sminuire! Ma per fare il meno possibile una differenza, allora
fa pure allestire la seconda mensa in questa stessa sala, la quale è abbastanza
grande da contenere almeno diecimila persone, e poi non fare gran caso se noi
prenderemo posto ad una mensa anziché all’altra! Ordina dunque che si faccia
così, e tutto sarà perfettamente giusto!»
4. E Lamec vide che così andava bene, e perciò per
mezzo dei suoi servitori fece immediatamente disporre tutto nel modo
consigliato da Enoch.
5. E l’eccedenza degli ospiti trovò comodamente posto
a questa seconda mensa, e tutti giubilarono perché toccò a loro la grazia così
grande di poter sedere addirittura a mensa nella sala del trono, vicino agli
eminenti e sommi ospiti e ai grandi amici di Dio.
6. Ma quando Lamec udì tali espressioni di giubilo e fu persuaso che le
nuove disposizioni prese avevano trovato accoglienza così favorevole, egli
stesso se ne rallegrò e, pieno di letizia, si sedette subito alla mensa dove
Enoch aveva già preso posto con Lamech dell’altura.
7. Così tutto fu nel più perfetto ordine; le vivande
furono servite, e dai cuori e dalle bocche di tutti gli ospiti proruppero
espressioni di lode al Signore. Le mense poi furono benedette da Enoch nel Nome
del Signore, e tutti stesero le loro mani verso i cibi benedetti e mangiarono e
bevvero mentre qua e là si facevano sempre sentire parole, dette ad alta voce, che
glorificavano il Signore.
8. E quando tutti si furono saziati, uno tra gli ospiti che sedeva alla seconda mensa si alzò e indirizzò le seguenti parole ai
suoi compagni di mensa:
9. «Fratelli, amici e sorelle! Quale uomo può
azzardarsi, nel massimo calore e fiamma del suo cuore, ad asserire di essere
capace, sia pure impiegando tempi eterni, di ringraziare a sufficienza Dio,
l’onnipotente Signore del Cielo e della Terra, per la Grazia indicibilmente
grande che Egli ci ha dimostrato convertendo il così duro re Lamec di prima in
un fratello così splendido e in un amico tanto grande degli uomini? In verità,
Io, da parte Mia, non so pensare qualcosa di più grande!
10. Certo, deve essere facile per il Signore
onnipotente creare migliaia di mondi, ma convertire un libero spirito umano non
giudicato[10], come è stato il
caso di Lamec, e per mezzo suo convertire anche tutto il suo seguito, questo è
certo di più che il formare Soli, Terre e Lune nell’istante dell’onnipotente
Volontà divina!
11. Infatti, nella creazione delle cose, tutto dipende
sicuramente dalla Volontà di Dio, e sempre tutto quanto sarà come Lui avrà
voluto che sia! Basta che Egli pronunci semplicemente un Suo onnipotente “Sia
fatto!”, e già innumerevoli Soli e mondi ruotano lungo le loro orbite immense
dinanzi agli occhi dell’onnipotente Artefice!
12. Ma quando si tratta dello spirito libero,
l’onnipotente “Sia fatto!” è già un
giudizio, che è la morte dello spirito! In questo caso l’Onnipotenza deve far
posto soltanto al grande Amore, alla Misericordia, alla Pazienza, alla Dolcezza
e alla guida infinitamente sapiente di Dio, ed essi devono gestire, guidare e
istruire lo spirito dell’uomo come un secondo Dio, affinché questo, attraverso
il riconoscimento di se stesso, divenga poi in sé quello che deve essere
secondo l’Ordine divino. E questo è molto di più che non creare mondi e Soli!
13. Oh, perciò noi tutti dobbiamo lodare ed amare il
Signore come non è ancora stato mai amato né lodato, perché solo ora noi
riconosciamo la grandezza di Dio!
14. Alzatavi dunque, o fratelli, e tributiamo al
Signore lode e gloria, dato che Egli ci ha mostrato una Grazia tanto grande!»
15. Questo discorso dell’Ospite provocò una sorpresa
immensa in tutti i presenti nella sala, e ciascuno si sentì afferrato dalla
forza di queste parole.
[indice]
Lo stupore di re Lamec per le parole dell’ospite
sconosciuto
Il discorso dello Sconosciuto sul doppio nutrimento,
per il corpo e per lo spirito
20 maggio 1843
1. Lamec però, colto di sorpresa, non seppe al momento che
cosa pensare. Egli perciò si rivolse immediatamente ad Enoch e gli chiese:
«Ascolta, mio dilettissimo e sommo amico e fratello in tutto l’amore del
Signore, quest’uomo parla come se fosse egli pure scelto dal Signore ad essere
una guida!
2. In verità, tali parole non avrebbero affatto
sfigurato neppure sulle tue labbra, ed io stesso mi considererei infinitamente
felice se la mia bocca fosse capace di un simile discorso; ma appunto, a questo
riguardo la cosa è enormemente difficile per me!
3. Dimmi dunque, mio dilettissimo Enoch, se ciò che ti
dico ti pare buono: “Non dovremmo far
venire subito alla nostra mensa questo oratore, che dimostra di essere dotato
di tanta sapienza?”»
4. Ed Enoch rispose a Lamec: «Ma se tu fai questo, mio diletto
fratello, non concederai con ciò a questa mensa, maggiore onore che non
all’altra?
5. Perciò io ritengo che è sufficiente se noi
ascoltiamo bene le sue parole e se tratteniamo in noi il loro buon significato!
6. Rifletti un po’ su questo e poi dimmi se sei anche
tu della mia opinione, poiché qui sei tu a casa tua e devi avere anche un
libero consiglio della volontà in te e agire conformemente!»
7. Allora Lamec ponderò un po’ la cosa e poi disse le seguenti
parole: «O carissimo e ublimassimoo fratello Enoch, che cosa mai posso fare
ancora io secondo il mio consiglio della volontà, quando già al primo istante
mi accorgo che dalle tue parole si irradia una sapienza anche troppo luminosa?
8. Perciò mi limiterò a non perdere d’occhio l’oratore, e dopo che le mense non
saranno più imbandite, mi metterò in contatto con lui per vedere di farne la conoscenza più da vicino! Ritengo che
così non sarà sbagliato».
9. Ed Enoch rispose a Lamec: «Dilettissimo fratello, fai così
come ti sei proposto di fare, e così sarà giusto e buono dinanzi a Dio e a
tutto il mondo!»
10. Dopo questa risposta di Enoch, l’ospite all’altra mensa si alzò nuovamente e cominciò a parlare, e queste furono
le sue parole:
11. «Amici, fratelli e sorelle! Noi ci siamo tutti
ristorati nel migliore dei modi con questo buon pasto. Le nostre membra
sussultano per il gioioso senso di benessere, e alla nostra anima ora è più
facile imprimere al corpo una duttile[11]
attività. Perciò sia ringraziato il ublimassimo e santo Donatore di ogni buon
dono, e a Lui vada tutto il nostro amore, sempre e in eterno!
12. Il corpo però non è la cosa principale dell’uomo,
bensì è soltanto uno strumento e un mezzo adatto al raggiungimento dello scopo
eterno e santo, il quale sta alla base dell’eterno Ordine divino.
13. Ma se rispetto al nostro corpo le cose stanno
soltanto in questo modo ed è impossibile che stiano altrimenti, allora risulta
chiaro come il Sole che dentro all’uomo deve esserci qualcos’altro, e cioè un
altro uomo del tutto più elevato, per il quale esiste propriamente il corpo che
noi tutti abbiamo saziato ora a dovere, e per la cui nutrizione più vantaggiosa
noi dovremmo per conseguenza avere sempre la massima cura.
14. Voi ora di certo state dicendo così nei vostri
cuori: “Questo sarebbe certo quanto mai
buono e utile, ma bisognerebbe anche sapere subito come si deve effettivamente
nutrire l’uomo interiore!
15. Noi vediamo
ben crescere e maturare sulla Terra ogni tipo di frutta per il corpo, però un
albero sul quale invece cresca e si maturi della frutta atta a nutrire l’uomo
interiore, questo noi non riusciamo a trovarlo!”
16. Questo è vero, miei diletti amici, fratelli e
sorelle; però, a tale riguardo Io vi dirò qui qualche altra cosa, e dunque
ascoltate.
17. Vedete, il Signore ha regolato tutto in modo tale
che la materia si nutra dalla materia, l’anima dall’anima, l’amore dall’amore e
lo spirito dallo spirito!
18. Il fondamento dello spirito è l’amore, ed è
l’essere del tutto più proprio dell’uomo interiore, e perciò al nostro uomo
interiore noi non possiamo procacciare nessun nutrimento migliore se non
saziandolo con l’amore per Dio. Egli è attraverso questo amore che diventa
forte e potente e diventa un signore in questa sua casa, la quale è l’anima
immortale e il corpo mortale.
19. I cibi per il corpo, affinché siano commestibili,
devono essere preparati o dalla natura, oppure dall’arte della cucina degli
uomini. Dunque, così deve essere tanto più preparato nel migliore dei modi il
cibo per lo spirito!
20. La Parola in noi è questa preparazione del cibo
dello spirito! Perciò vogliamo dunque preparare il cibo con la Parola, e solo
dopo rinvigorire con questo cibo il nostro spirito!»
21. A questo punto Lamec tirò Enoch per la veste e gli disse: «Fratello, che
ne dici tu? Costui parla certo come un profeta!»
22. Ma Enoch rispose a Lamec: «Non ha ancora finito. Perciò
continuiamo ad ascoltarLo e poi soltanto faremo le nostre considerazioni! Ecco,
Egli riprende a parlare; perciò ascoltiamoLo!»
[indice]
Sul significato della Parola dal cuore
Il satollamento del corpo, dell’anima e dello spirito
La noia è la fame dell’anima, e la brama di conoscenza
è la fame dello spirito
Dio è il principale ed eterno saziamento per lo
spirito dell’uomo
22 maggio 1843
1. E l’oratore dell’altra mensa continuò a parlare: «La Parola, che
sorge viva dal nostro cuore, è quella che io intendo che venga indicata quale
preparazione dell’amore per Dio, la quale costituisce il vero cibo per lo
spirito.
2. Io vi dico: “La Parola, anzi la viva, vera, giusta
Parola proveniente dal profondo del nostro cuore, è Tutto nel tutto; essa
compenetra la materia, la scioglie nello spirituale e poi, con lo scioglimento
della materia, nutre lo spirito.
3. È soltanto così che avviene – come io ho già prima
osservato – che cioè lo spirito nutre soltanto lo spirito, l’anima nutre
l’anima e la materia nutre la materia.
4. Infatti la Parola in noi, quale il pensiero che si
esprime chiaramente nel cuore, afferra la materia, la divide e la contempla
nella sua costruzione prodigiosa. In questa contemplazione l’anima già si
sazia, poiché la sensazione estatica dell’anima nella contemplazione di forme
prodigiosamente belle costituisce il suo saziamento!
5. Da parte del Creatore l’uomo è congegnato
assolutamente così, e cioè che il saziamento di una parte porta sempre con sé
il sicuro ffama mento dell’altra.
6. Ma per comprendere bene a fondo questa cosa, sarà
certo utile un esempio, e così disponete bene il vostro cuore e fate
attenzione!
7. Quando siete affamati secondo il corpo, allora
tutti i vostri desideri si concentrano in un buon pasto, e se poi venite a
trovarvi dinanzi ad una buona tavola imbandita, allora siete colmi di gioia,
perché ora potete placare la fame che vi tormenta.
8. Ma se si trattasse di dover rimanere a tavola per
otto giorni interi, oppure per un mese o addirittura per un anno, dite: “Non
sareste tutti logorati dalla noia più terribile?”
9. Certo, io dico a voi, Miei diletti amici, fratelli
e sorelle, in un simile caso voi comincereste di certo a disperarvi!
10. Considerato dunque che il caso sarebbe sicuramente
questo, allora io posso certo domandare: “Perché la noia, e perché la disperazione
se il corpo è sazio?”
11. Ebbene, questo succede perché il saziamento del
corpo produce sicuramente l’affamamento dell’anima, che si rende sempre
manifesto nella noia disperata amaramente percepita!
12. Ma che cosa si dovrà fare poi per saziare anche l’anima,
dopo aver saziato il corpo?
13. Ebbene, ci si alza da tavola e si va fuori all’aperto, ad esempio su un piccolo
monte oppure in un bel giardino, affinché l’anima si sazi davanti a delle belle
forme, al canto degli uccellini e agli eterei e quindi animici profumi dei
fiori, e ad altre simili piacevolezze per l’anima.
14. Ma quando qualcuno avrà contemplato abbastanza a
lungo cose simili ed avrà con ciò saziato a sufficienza la sua anima prima
affamata, allora ben presto anche questo splendido cibo per l’anima comincerà
di nuovo a venirgli a noia, e allora egli sentirà un desiderio o di ritornare a
casa per procurare un nuovo ristoro con qualche buon boccone al corpo ricaduto
sotto l’influsso della fame attraverso il saziamento dell’anima, oppure, nel
caso migliore, comincerà a muoversi lo spirito che, attraverso l’anima, dirà al
corpo: “Ho una fame potente!”
15. Ma come si esprimerà poi questa fame? Essa si esprimerà in una sempre più ardente brama di
conoscenza.
16. Esso allora vorrà comprendere la materia e le sue
belle forme, poiché così come si presentano non sono commestibili per lui, ed
esse devono essere invece disciolte col fuoco, con la luce e con sufficiente
verità.
17. Ma che cos’è il fuoco?
Esso è l’amore bramoso! – Che cos’è la luce? Essa è il pensiero che si esprime
chiaramente nel cuore! – Che cos’è la Verità? Essa è la Parola che sorge e si
esprime fuori dal Fuoco e dalla Luce!
18. Tramite questa Parola noi afferriamo poi questa
solida materia e la sua piacevole forma, sciogliamo la materia e nella materia
così disciolta troviamo il significato e il senso spirituale della forma.
19. In questo modo il nostro spirito viene poi
estasiato, e questa soddisfacente e beatificante estasi è poi già anche il
rinforzante saziamento per lo spirito, poiché esso trova proprio in questo
saziamento la sua patria, la sua pace, la sua sostanza, la sua origine e, in
questa, il suo vero amore per Dio e l’onnipotente Amore di Dio per lui!
20. In questa estasi lo spirito, e poi, con tutto
amore e umiltà, si prostra dinanzi all’infinito Amore di Dio, ringrazia Dio e
Lo prega veramente, e Dio è poi il suo
principale saziamento per la vita eterna.
21. Così dunque vogliamo anche noi contemplare le
opere di Dio e cercare in esse il Suo grande Amore e la Sua misericordia. E se
qualcuno ha trovato qualcosa, allora lo manifesti poi con parole buone e vere a
tutti i suoi fratelli, e così tanto lui quanto loro si troveranno poi edificati
nello spirito e nella verità, e questa edificazione è poi dunque il vero e vivo
cibo per lo spirito, tramite il quale lo spirito acquista vigore per agire
nell’amore per Dio, il quale agire però è poi anche la vera ed eterna vita!»
22. A questo punto l’oratore fece una pausa. Ma tutto
il popolo rimase sbalordito per tale sua sapienza, e Lamec era quasi fuori di
sé.
23. Ma Enoch lo tranquillizzò e gli disse: «Abbi ancora pazienza,
perché l’Oratore non ha ancora finito; e quando Egli avrà terminato di parlare,
solo allora – come ho già detto prima – noi scambieremo un paio di parole in
proposito!»
[indice]
La domanda dei critici sulla funzione della Parola
La risposta dell’oratore
23 maggio 1843
1. All’altra mensa però, dove sedeva l’oratore,
c’erano alcuni un po’ duri di intelletto. Questi perciò si volsero all’oratore e gli
posero la seguente domanda, alquanto sciocca:
2. «Amico e fratello buono e saggio, in te vi è molta
luce e pronunci parole sagge! Questo non lo possiamo assolutamente contestare,
perché noi pure siamo discretamente dotati di sapienza e siamo dunque
assolutamente in grado di valutare se quello che qualcuno dice è fondato sulla
sapienza o sulla stoltezza!
3. Ed anche nel tuo caso non possiamo dire che tu non
abbia parlato saggiamente, anzi noi riconosciamo la tua sapienza come perfetta.
4. Ma in un punto, in quanto hai detto, sembra che
proprio non ci voglia piacere per il saziamento dello spirito, almeno non nella
maniera in cui tu ce lo hai presentato!
5. Vedi, tu dicesti: “La Parola scioglie la materia
solida nelle sue interiori forme fondamentali, contemplando le quali l’anima si
sazia, e dopo che le forme sono sciolte fino al loro fondamento più interiore,
e in conseguenza di ciò noi poi scorgiamo in loro il senso dello spirituale,
allora così facendo noi nutriamo lo spirito”.
6. Questo ad ogni modo te lo concediamo; ma che l’uomo
con la sua parola impotente possa sciogliere la materia solida come il metallo
rovente fa con una goccia d’acqua, o fratello, riflettici tu stesso anche per
poco e di certo ti accorgerai subito di aver tirato un colpo nel vuoto!
7. Prova infatti a parlare ad una pietra anche per
mille anni se vuoi, ammesso che tu possa vivere tanto a lungo, e vedrai che la
pietra resterà pietra così come è stata creata, certamente anche tramite una
potentissima Parola che sia pure più potente della nostra!
8. Perciò, dato che ci sta molto a cuore anche la tua
reputazione – quantunque non sappiamo da quale parte della città tu sia venuto
da noi – ci sarebbe molto gradito se tu volessi rimediare a questo tuo errore,
per lo meno adesso che perfino i sommi ospiti dell’altra mensa sembrano fare
attenzione alle nostre chiacchiere, non esclusi i due potenti dell’altura!»
9. L’oratore si alzò e disse a quei critici bene
intenzionati: «La vera Sapienza si regola secondo l’eterna Verità, oppure
secondo la debolezza del mondo? – Quale risposta volete darMi a questa domanda?
Chi di voi ha sapienza, parli!
10. Ecco, voi tacete e andate in cerca di una
risposta; ma Io sostengo che una risposta che Mi soddisfi questa volta voi non
la troverete! Ho forse parlato di uno scioglimento materiale oppure meccanico
della materia?
11. Voi siete del tutto benevolmente preoccupati per
il Mia reputazione di fronte ai sommi ospiti dell’altra mensa; ma che cosa
dovrò fare Io adesso per salvare la vostra reputazione, dato che voi,
attraverso questa vostra domanda e attraverso questo vostro giudizio critico
alle parole da Me che ho detto per il vostro bene, voi avete esposto alla
chiarissima luce del giorno una stoltezza fin troppo evidente?
12. Non ho infatti io, parlato di un’interiore e viva
Parola dell’amore proveniente dal cuore, che dapprima si esprime in chiari
pensieri oppure in forme animiche e poi trapassa nel linguaggio della visione,
e solo dopo, se è necessario a causa della debolezza degli uomini dotati di
sensi solamente rozzi, si esprime nel linguaggio della bocca, in modo che i
rozzi sensi di tali deboli uomini possano essere raffinati dal frequente
saziamento dello spirito in loro, ed essi poi, con tali sensi raffinati e
quindi più vivi, possano contemplare le cose nella loro verità e, con ciò,
saziare sempre di più il loro spirito, affinché tale spirito, quale la vita
effettiva nell’uomo, risorga e sia un perfetto signore nella sua casa, mentre
invece, così come si è manifestato ora in voi, esso non è nient’altro che un
insignificante servo della materia, del giudizio e, per conseguenza, anche
della morte?
13. Ma se Io dunque ho parlato soltanto di una tale
Parola, allora diteMi come è disposto il vostro intelletto dinanzi a Dio e a
tutto il mondo, dato che voi non avete potuto comprendere quello che avevo
detto e avete preferito distinguervi più con la vostra grossolana stoltezza che
non con una domanda amichevole, modesta ed umile riguardo a qualche punto del
Mio discorso che vi era apparso alquanto oscuro?»
14. A questo punto i critici di prima si guardarono
del tutto strabiliati e nessuno fu in grado di dire la benché minima parola a
propria giustificazione.
15. Lamec però disse a Enoch: «O fratello Enoch, se in questa
mia città dovessero esserci ancora altri di simili sapienti, allora io al loro
fianco sono destinato a fare una ben magra figura, poiché questo parla come se
fosse caduto giù qui diritto dai Cieli!»
16. Enoch però rispose a Lamec: «Fratello, pazienta ancora un
po’! L’Oratore non ha ancora finito; ma quando Egli avrà finito, allora io ti
dirò quello che devi fare! Noi udremo da Lui ancora ben altre cose, e di questo
tu puoi esserne del tutto certo. Pazienta dunque! Amen!»
[indice]
Il saggio discorso dell’oratore principale sul
linguaggio interiore dello spirito e su quello esteriore della bocca
24 maggio 1843
1. Dopo una lunga pausa si alzò tuttavia uno dei critici e rivolse le seguenti parole all’oratore: «Ascolta, caro amico e fratello!
Che tu sia evidentemente più sapiente di tutti noi che sediamo qui a questa
mensa, questo io l’ho desunto, e sicuramente anche tutti gli altri, dalle tue
parole. E dunque io sono convinto anche già in anticipo che tu non avrai
nessuna difficoltà a risolvere un problema fondamentale per tutti noi che
adesso ti esporrò. Io perciò ti prego di volermi ascoltare!»
2. Ma l’oratore principale disse a colui che lo voleva interrogare: «Ascolta, la
vera Sapienza proveniente dal Signore Dio-Zebaoth non dovrebbe né interrogare,
né essere interrogata, poiché a chi è veramente sapiente, a costui la sua
interiore e viva parola dice il fondamento di ogni verità. Ed ugualmente il
vero sapiente interrogato, non ha altrettanto bisogno di essere interrogato,
perché lo spirito gli rende noto quali sono le necessità di suo fratello.
3. Ma se tu mostri il desiderio di interrogarmi,
allora dimmi: “Com’è disposta la tua
sapienza di cui ti sei tanto vantato prima, da critico acuto, di fronte a me?”
4. Vedi, se tu fossi un giusto sapiente, allora tu,
alla luce della tua sapienza, dovresti scorgere immediatamente che a me, quale
sapiente, deve essere noto quello che ti opprime anche senza la tua domanda
naturalmente umana!
5. Tu invece mi vuoi interrogare. – Dunque, sei tu un
sapiente e Mi consideri di certo un sapiente nei fatti e nel fondamento della
tua vita?
6. Ritieni tu che i sommi ospiti non sappiano forse
tali cose? Oh, basta che tu ti rivolga a loro, ed essi ti diranno ciò che io ti
ho detto ora!»
7. A queste parole il critico si imbarazzò molto e non
sapeva cosa fare, perché dalle parole dell’oratore
principale egli aveva dedotto con precisione che l’oratore doveva essersi accorto che, nella domanda che intendeva
fargli, c’era il proposito di tendergli una piccola trappola.
8. Ed essendosi pure convinto che con questo oratore principale non sarebbe stato
così facile sbrigarsela, allora cominciò a cambiare del tutto musica nel suo
cuore.
9. Ma questa cosa non sfuggì all’oratore principale, che perciò rivolse subito al critico le seguenti parole:
10. «Ascolta, Io voglio dare una giusta risposta alla
domanda che tu prima volevi rivolgermi per farmi cadere in trappola,
considerato che tu ora hai lasciato sorgere nel tuo cuore un altro spirito.
Perciò la risposta è questa:
11. “Tu ritenevi
che, senza la parola esteriore, l’uomo non possa esprimersi in maniera
comprensibile dinanzi ai suoi fratelli umani, e che quindi la parola della
bocca sia il compimento della muta parola del pensiero nel cuore, perché solo
in tal modo l’uomo si manifesta come tale dinanzi a tutte le altre creature
della Terra; e così tu ritenevi che Dio, il Signore, si dovrebbe adorarLo,
ringraziarLo, lodarLo e glorificarLo, sempre e solamente con le parole compiute
(espresse dalla bocca) ma non con quelle interiori del pensiero oppure con
le parole del sentimento, le sole che saziano lo spirito”.
12. Vedi, questa è proprio
la via del tutto sbagliata! È proprio così che l’uomo è diventato uno schiavo
dei sensi e del mondo e si è rivolto all’esterno! Egli è proprio così che è
anche pervenuto al solo linguaggio esteriore della bocca, e ora non può
comprendere suo fratello se non attraverso la parola della bocca, la quale in
sé e per sé non è altro che la corteccia esteriorissima di un albero!
13. Proprio attraverso
questo vantaggio apparente, l’uomo in tal modo ha perduto incalcolabilmente
molto, poiché se l’uomo fosse rimasto presso il suo interiore linguaggio dello
spirito, allora l’intera Creazione starebbe ora là per lui con la sua capacità
di parlare, ed egli potrebbe comprendere le cose nel loro fondamento. – Invece
in questo modo egli è diventato un muto osservatore ed ha guastato in sé tutti
i suoi sensi attraverso la sua esteriorità, al punto da diventare sordo, cieco
e insensibile come lo è la corteccia dell’albero, senza comprendere le cose dal
fondamento. Sì, egli ora non conosce nemmeno un po’ se stesso, né conosce il
lamento del cuore del proprio fratello!
14. E ora tu, vorresti rivolgere del tutto all’esterno
anche il riconoscimento e l’adorazione di Dio – la cui adorazione è certamente
del tutto la vita più interiore nell’uomo stesso – cosicché così, perderesti
anche Dio e potresti diventare un pagano oppure perfino un perfetto negatore di
Dio?»
15. Queste parole suscitarono un’impressione molto
strana sia alla mensa dell’Oratore che a quella principale, ad eccezione di
Enoch, di Lamech di sopra e di Hored.
16. E Lamec di sotto cominciò a sentirsi enormemente imbarazzato e molto a
disagio, ed avrebbe fatto ancora volentieri qualche osservazione, ma l’oratore non aveva ancora terminato;
perciò anche lui rimase pazientemente in attesa di come sarebbero finite le
cose.
[indice]
27 maggio 1843
1. Dopo una breve pausa, l’oratore principale ricominciò a parlare così: «Ora che ti ho acceso una piccola luce, tu mi
guardi del tutto strabiliato e non sai cosa pensare di me e delle mie parole.
2. In te stesso ti domandi: “Come potrei diventare un pagano? Come potrei diventare un negatore di
Dio, se io prego Dio con le parole della mia bocca? Potrei forse professare Dio
con la mia bocca, se non Lo professassi dapprima nel cuore, e dunque, nei pensieri
del cuore?”
3. Sì, amico e fratello mio, ora tu professeresti di
certo Dio in modo che la parola della bocca diventi un’espressione di ciò che
penseresti nel tuo cuore. Ma perché avverrebbe questo?
4. Ecco, questo avverrebbe perché tu, avendo contemplato
il Signore, il tuo Dio, come Egli è costituito, e quindi saresti costretto a
credere che esiste un Dio, ed avresti udito da Lui cosa vuole dall’uomo!
5. Ma questa fede non è la libertà dello spirito,
bensì soltanto una servitù micidiale di esso, poiché tu ora dovresti credere
che Egli è Dio, il Signore, avendoLo visto ed avendo dovuto convincertene per
la potenza della Sua parola e delle Sue azioni.
6. Tuttavia, questa fede in tale forma terrebbe
avvinto soltanto te, e in questa tua attuale forza convincente essa non
potrebbe essere trasmessa ai tuoi successori, perché quello che tu ora
professeresti nella tua convinzione, essendo soltanto una trasmissione orale,
sarebbe a mala pena considerato vero da parte dei tuoi successori, perché
appunto si tratterebbe soltanto di una trasmissione orale, e come tale essa
sarebbe molto più debole di quanto lo fosse la tua stessa esperienza.
7. Nel giro di dieci generazioni, calcolando a partire
da questa tua attuale, questa convinzione da te trasmessa, travisata come
sarebbe, verrebbe a mala pena ritenuta degna di attenzione, e il paganesimo
sarebbe il frutto della tua fede orale, e a questo frutto seguirebbe la
completa negazione di Dio e a questa seguirebbe del tutto sicuramente il
giudizio, dato che l’uomo senza l’unione con Dio è già giudicato nella sua
propria notte di morte.
8. Ma se tu invece professi Dio nel tuo cuore, cioè
tramite il tuo vivo amore per Lui, e così Lo preghi in spirito e in verità,
allora scuoterai via da te il tuo attuale giudizio della fede obbligata, dalla
quale non potrà mai venire alcuna salvezza, e passerai invece nella fede viva,
cioè in una viva contemplazione del tuo spirito in te, nel quale alla fine si
deve unificare tutta la tua forza vitale, se devi vivere in eterno.
9. E soltanto in questa viva contemplazione tu
riconoscerai veramente Dio e Lo professerai vivamente in spirito e in verità; e
allora sarai in grado di mantenere questa professione [di fede] anche nella tua
discendenza, ed essi faranno come te, e il paganesimo, la negazione di Dio, il
giudizio e la morte, saranno tenuti lontani da tutti i tuoi discendenti!
10. Infatti è senz’altro sicuro e supremamente
conforme all’Ordine, che lo spirito dell’uomo sia la parte del tutto più
interiore, allo stesso modo di come la viva scintilla del germe è collocata
nella parte più interna di ogni frutto.
11. Se tu credi e preghi in base al tuo esteriore, al
sensualmente materiale, allora attiri ugualmente il tuo spirito nel tuo
esteriore e materiale, ma questo esteriore e materiale è il tuo giudicato e per
conseguenza è morto.
12. Ma se tu fai così, allora, spiritualmente, nella
stessa misura tu fai come se volessi immergere una fiaccola ardente in una
pozzanghera di fango! E ora Io ti domando: “Continuerà
essa ad ardere ed illuminerà ancora il tuo tenebroso sentiero?”
13. Il tuo spirito è la tua luce e la tua vita; ma se
tu lo spegni, cosa ti rimane ancora da cui possa sorgere per te una vita?
14. Tu certamente ora vivi poiché hai contemplato Dio,
e ora sei costretto a credere che Egli esiste, ma Io ti dico che tu, con questa
vita, non sopravvivrai oltre alla tomba se nella tua materia non dimenticherai
quello che hai visto e se nel tuo spirito non ritroverai di nuovo, tramite il
potente amore per Dio, quello che avrai dimenticato!
15. Ciò che ora ti ho detto, consideralo altrettanto
elevato quanto ciò che hai visto, e così otterrai la vita in eterno, altrimenti
vivrai solo fino alla tomba.
16. Comprendi bene queste cose e, se qualcosa ti è
oscuro, parla in modo che io te lo rendo chiaro! Amen!»
[indice]
L’umiliazione del critico ingannatore bramoso di
curiosità
L’idoneità della parola orale è soprattutto per
mentire
29 maggio 1843
1. E colui che aveva voluto atteggiarsi a critico
sapiente, tutto compenetrato e compunto dalle parole dell’oratore principale,
esitò non sapendo che cosa dire, cosa replicare o quale domanda porre veramente
all’oratore principale riguardo ad un qualche punto oscuro ancora esistente in
lui.
2. E dopo una riflessione certo non proprio lunga, gli
venne all’improvviso in mente che Lamec si era proposto per quel giorno la
consacrazione del tempio sul monte; perciò colse questo pretesto per dire
all’oratore principale:
3. (il criitico) «Ascolta, mio stimatissimo amico e fratello, io sono
del tutto compenetrato, colmo e chiarissimamente convinto della verità quanto
mai profonda delle parole che mi hai rivolto, perciò avrei una grande voglia di
importunarti con migliaia e migliaia di domande! Ma vedi, Lamec si è proposto
di procedere, ancora entro la giornata di oggi, alla consacrazione del nuovo
tempio sul monte, ed appunto ora egli accenna ad alzarsi; quindi prima di
questa azione altamente santa, non ci resterà molto tempo per trattare le
nostre questioni; ma dopo tale azione io intendo accaparrarti tutto per me!»
4. L’oratore principale allora obiettò al critico: «Ascolta, fratello e
amico. Con le nostre discussioni, siamo davvero di impedimento a Lamec,
nell’esecuzione di quanto lui si è proposto di adempiere?»
5. Il critico rispose: «Sì, secondo il mio parere si tratta
solamente di questo: o dobbiamo essere presenti anche noi a questa azione,
oppure – dato che, come vedo, anche Lamec, Enoch e i suoi compagni dell’altura
sembrano tenerci molto ad ascoltare le tue parole – dobbiamo trattenere qui
Lamec con i nostri discorsi!
6. Queste dunque sarebbero le circostanze che, secondo
me, sembrano rendere qui un po’ superflua la continuazione del nostro discorso,
naturalmente dal mio punto di vista, e ciò vale come risposta alla domanda che
mi hai rivolto. Del resto, con ciò non intendo affatto dire che quanto ho detto
abbia un valore assoluto di fronte alla tua grande sapienza, poiché tu
sicuramente ci vedrai più chiaro di me in questa questione, considerato che sei
incalcolabilmente più sapiente di me. Decidi tu dunque quello che si deve fare,
ed io mi adeguerò alla tua sapienza!»
7. E l’oratore principale replicò al critico: «Il Mio pensiero però è questo:
noi siamo stati invitati a mensa, e perciò siamo anche venuti qui, ma non siamo
ancora stati invitati a recarci sul monte, né ci è stato detto quello che si
dovrà fare dopo che la mensa non sarà più imbandita. Per conseguenza, non
abbiamo nulla a che vedere con la consacrazione del nuovo tempio sul monte!
8. Lamec ed Enoch sapranno certo anche senza di noi
quello che devono fare o quello che vogliono fare, e per fare questo i nostri
discorsi non saranno loro di impedimento! Se vogliono averci con loro, allora
non mancheranno certo di dircelo e noi li seguiremo discorrendo tra di noi; ma
se non ci invitano, potremo forse fare tra di noi quello che vogliamo?
9. DimMi: “Non
sono queste ragioni, più giuste e più efficaci delle tue osservazioni di
critica?”. Qual è adesso la tua opinione?»
10. Il critico non seppe cosa rispondere a tale domanda,
e cominciò a riflettere per risolvere la questione, perché egli era molto
curioso e ci teneva molto a guardare a bocca aperta la consacrazione del
tempio.
11. Ma all’oratore
principale questa cosa non sfuggì, e perciò disse al
critico imbarazzato: «Ascolta, fratello e amico! È proprio tanto difficile
essere sinceri in tutte le cose e nei cambiamenti dei rapporti della vita?
12. Vedi, qui sta chiaro come il Sole, in te e dinanzi
a te, a ciò che si adatta meglio alla parola della bocca! L’idoneità della
parola della bocca non si manifesta in nessun altro modo in maniera così
utilizzabile, quanto appunto nella menzogna!
13. Tu Mi hai indicato delle circostanze che
dovrebbero essere di ostacolo ai nostri discorsi, ma esse, uscendo da te, sono
invece del tutto menzognere. Infatti a te non interessa né la consacrazione del
tempio, né il tempo stabilito da Lamec per tale inaugurazione, e ancor meno la
sua attenzione rivolta alle Mie parole, bensì a te interessa unicamente la tua
voglia di curiosità!
14. Tu infatti vorresti guardare la cerimonia, ma per
non rinunciare a questa tua voglia, allora vorresti che Io tacessi. Non è così?
15. Ma quale onore è mai per l’uomo, il fatto di avere
un cuore effeminato, colmo di segrete finzioni che non possono che nauseare me
ed ogni uomo veramente sapiente?
16. Io però ti dico: “Migliorati e purifica il tuo cuore, così che non mi nausei parlare
ulteriormente con te di cose che sono tutte più importanti della consacrazione
del tempio, la quale non è molto significativa!”»
17. Queste parole colpirono in pieno il nostro critico
che, confuso e pieno di vergogna, tentò di scappare; ma l’oratore principale
gli impedì di attuare questo suo progetto di fuga.
[indice]
Il re Lamec ed Enoch e la rispondenza interiore del
tempio
L’invito del re
alla consacrazione del tempio
30 maggio 1843
1. Nondimeno, anche Lamec aveva udito questo dibattito
tra i due dell’altra mensa, e perciò, rivoltosi ad Enoch, gli domandò:
2. «Ascolta, fratello nel Signore, quell’uomo laggiù
mi appare davvero un po’ troppo sapiente per essere un uomo comune, e cioè,
come lo intendo io, per un uomo di questa pianura su un piano inferiore.
3. Lui è certamente stato destinato qui dall’altura,
forse dal Signore, per me e per mio popolo quale maestro nella superiore e più
profonda sapienza della vita!
4. Quindi – siccome egli stesso ha già accennato
all’eventualità di un invito alla consacrazione del tempio sul monte – penso
che sarebbe senza dubbio molto conveniente che io andassi subito da lui e che
gli facessi io stesso l’invito! Non credi anche tu che ciò sarebbe molto ben
fatto?»
5. Ed Enoch rispose a Lamec: «Mio caro fratello, va pure e fa
come ti suggerisce il cuore, perché ora è il momento buono!
6. È doveroso che Questo sapiente sia presente alla
consacrazione, poiché il tempio sul monte indica la sapienza del Signore che
Egli ci ha donato dal Suo grande amore e misericordia, e per conseguenza anche
questo tempio deve essere consacrato tra noi, come pure in noi, con la Sapienza
divina!
7. Il tempio nella pianura purificata equivale
all’amore e alla misericordia del Signore ed è disposto in modo uguale al cuore
nell’uomo, il quale prima era una pozzanghera colma di ogni immondizia e di
tutti gli insetti. In questa cloaca dovette essere ucciso l’amore della carne (vedi la storia delle cortigiane sotto il messaggero
Chisehel! – cfr GfD vol.2
cap.172), e soltanto dopo, per mezzo di un vento
ardente, dovette essere prosciugata ogni opera della palude, poi fu livellato
il suolo, e il terreno fu trasformato in oro puro tramite un fuoco violento,
così come precedentemente si era dovuto procedere con le carnali cortigiane, e
poi dovettero essere trasportate delle pietre finemente sgrossate per la
costruzione del tempio, dunque un materiale del tutto nuovo, che è solido e
resistente, e non come un legno marcio e sozzo come il fango puzzolente delle
cloache.
8. Vedi, così l’interiore tempio di Dio nel cuore
dell’uomo è stato raffigurato per immagini con il tempio nella pianura ed è
stato consacrato da Dio stesso!
9. Il Signore però ti ha poi anche comandato di
edificare un tempio sul monte purificato.
10. Il tempio doveva raffigurare la vostra sapienza e
tutto ciò che la stessa condiziona.
11. E così alla consacrazione di questo tempio devono
essere anche presenti quegli uomini che il Signore ha dotato, a tale scopo,
della grande Sapienza proveniente da Lui.
12. Quell’Uomo però è un vero Sapiente proveniente da
Dio; va’ dunque da Lui e invitaLo alla consacrazione del tempio sul monte!
13. Tu però non devi invitare nessun altro; ma se
quell’Uomo vuole condurre con sé ancora qualcun altro, chiunque questi possa essere,
sia considerato da te come pienamente invitato!
14. Infatti, la Sapienza è la Luce dell’Amore, e
l’irradiazione di questa Luce è Verità sostanziale ed eterna. Va’ dunque ora e
fa secondo il tuo cuore! Amen!»
15. Udite queste parole di Enoch, Lamec si trovò, per
così dire, in un solo salto presso l’Uomo sapiente e Lo invitò all’imminente
consacrazione del tempio sul monte.
16. E l’Uomo allora disse a Lamec: «Amico e fratello, dato che tu
Mi hai invitato, allora Io anche verrò, e di questo puoi esserne del tutto
sicuro; nondimeno, colui che Io condurrò con Me, deve essere gradito pure a Te!
17. Infatti Io procedo per le vie imperscrutabili
dell’eterna Sapienza in Dio; perciò chiunque venga afferrato da questa
Sapienza, è un servitore della Sapienza proveniente da Dio, e tu sarai suo
fratello in eterno!
18. E ora va, riferisci queste cose ad Enoch, ed egli
ti comprenderà immediatamente!
19. Ma adesso alzatevi subito, affinché il tempio sia
consacrato sulla Terra mentre è ancora giorno! Amen!»
[indice]
Il discorso del Sapiente sullo scopo della
consacrazione del tempio
L’invito rivolto a tutto il popolo
31 maggio 1843
1. E non appena Lamec ebbe udito queste parole, salutò
subito col massimo rispetto l’Oratore e ritornò immediatamente da Enoch.
2. Una volta giunto da lui, gli riferì subito quello
che aveva appreso dall’Oratore sapiente.
3. La notizia suscitò grande allegria in tutti gli
ospiti della mensa principale, ed Enoch disse poi con tutta amorevolezza a Lamec:
4. «Allora dà disposizioni affinché tutti si alzino,
in modo che il giorno non finisca prima di aver consacrato il tempio della
sapienza nel Nome del Signore!»
5. E Lamec, salito sul trono, diede subito questo
annuncio e tutto il popolo si alzò.
6. Tuttavia, il popolo che si era alzato da tavola
accennò anch’esso a voler andare a presenziare alla consacrazione, cosa questa
che procurò qualche imbarazzo a Lamec. Ma il sapiente Oratore gli si avvicinò e gli
disse:
7. «Perché ti affanni, se anche i figli vogliono
incamminarsi per le vie della sapienza? Io ritengo che non dobbiamo vietare a
nessuno di seguirci sulla via della Giustizia di Dio.
8. Infatti, ciò che rappresenta per immagini
l’imminente consacrazione del tempio, questo deve prima accadere in spirito e in
maniera vivente in noi e in tutto il popolo.
9. Prima che il morto tempio venga consacrato da te,
qui devono essere precedentemente consacrati i numerosi templi dello Spirito di
Dio nei nostri fratelli e nelle nostre sorelle, che qui sono i loro cuori! Vedi,
questo è necessario farlo, e senza di ciò la consacrazione del tempio non serve
a nulla!
10. Se tu volessi mandare a casa il popolo e
consacrare il tempio senza di esso, allora dimMi: a vantaggio di chi sarebbe la
consacrazione del tempio?
11. Vuoi santificare tu il tempio, tu che non sei un
santo dinanzi a Dio, Lui, l’unico Santo?
12. Come vedi, questo non va bene, perché certamente
solo il Santo può santificare qualcosa; ma non chi non è santo!
13. Dio però si occupa solo del popolo, e non del
tempio, ed ha fatto edificare da te il tempio appunto per il popolo. Ma Egli,
non ha creato il popolo a causa di questo tempio, che ora sta per essere
consacrato?
14. E così nell’imminente atto solenne, è soltanto il
popolo, ma non il tempio, la cosa principale, e perciò il primo deve essere
necessariamente presente!
15. Ma se questo non dovesse essere il caso, allora il
Signore consacrerà per Sé i templi viventi nel popolo, ma al tempio morto sul
monte Egli negherà la Sua santificazione e ridurrà il monte nuovamente ad un
covo di serpenti e di vipere!
16. Dunque, invita tutto il popolo e manda araldi in
ogni parte della città, perché Io ti ho detto già prima, di lasciar venire con
noi chi Mi sarebbe piaciuto condurre con Me.
17. Vedi, quello che Io voglio condurre con Me è il
popolo! Per conseguenza non affannarti più, poiché solo e unicamente la
Sapienza del Signore nell’uomo riconosce le giuste vie del Signore!»
18. A queste parole Lamec rimase come annichilito, perché non
poteva affatto capacitarsi della sapienza immensa di quell’uomo.
19. Egli perciò andò di corsa dai suoi servitori e,
per così dire, li fece saltare in ogni parte della città per invitare il popolo
alla consacrazione del tempio sul monte.
*
20. E quando egli, sempre di passo veloce, fu di
ritorno nella grande sala, Enoch gli venne incontro e gli chiese:
21. «Ma, fratello Lamec, perché non hai domandato
consiglio a me riguardo al da farsi su ciò che ti ha consigliato il sapiente
Oratore, considerato che io sono qui appunto a questo scopo?»
22. A questa domanda Lamec rimase un po’ imbarazzato – perché non
sapeva che Enoch intendeva soltanto metterlo alla prova – e così gli rispose:
«Fratello Enoch, fu così grande la mia sorpresa nell’udire la grande sapienza
di quest’uomo e fu così totale la mia convinzione dell’immensa e profonda
verità delle sue parole, che non ho potuto fare a meno di agire conformemente a
quanto egli mi aveva detto!»
23. Ed Enoch allora abbracciò Lamec e gli disse: «Tu hai agito
perfettamente bene! E ora fa in modo che noi partiamo immediatamente, in modo
da poter compiere l’opera santificatrice prima ancora che tramonti il Sole;
così avvenga nel Nome del Signore! Amen!»
[indice]
Enoch e il re lamec discutono sulla verità
Sull’obbedienza, il vero frutto dell’umiltà, e
sul procedere secondo l’ordine suggerito dal cuore
1 giugno 1843
1. Lamec domandò affrettatamente ad Enoch in quale ordine
avrebbe dovuto disporsi il corteo fin sul monte.
2. Ed Enoch se la sbrigò con le seguenti parole: «Fratello Lamec,
vedi, io certo potrei dirtelo, però a me e al Signore è più caro e più gradito
che o questa cosa tu la trovi in te oppure che tu ti rivolga a quel Sapiente
per aver da Lui una direttiva riguardo al vero ordine che si dovrebbe dare al
corteo!
3. E così tu ne avrai maggiore vantaggio, perché
quello che cerchi lo troverai del tutto sul tuo proprio terreno, oppure almeno
lo avrai ricevuto dai tuoi sapienti che ti sono più vicini di quanto lo sono
io, specialmente poi da quel Sapiente che ti è incomparabilmente più vicino di
me!»
4. Ma Lamec osservò ad Enoch: «Fratello Enoch, eppure, la verità
resta sempre verità, e non farà certo differenza se essa proviene dall’una o
dall’altra bocca! Se tu dunque puoi darmi lo stesso consiglio che mi può dare
quell’uomo saggio, allora io davvero non posso comprendere il perché la stessa
verità uscita dalla bocca di quel sapiente debba essere migliore che non se
uscita dalla tua!»
5. Ed Enoch gli obiettò: «L’uomo non vede mai tutto al primo
sguardo; perciò non devi meravigliarti se più di una cosa non la distingui
ancora. Va’ perciò e segui il mio consiglio, e al momento giusto acquisterai
anche tu quella perspicacia che ti farà riconoscere il perché si possa comprendere
con maggiore facilità un oratore che ci sta vicino, che un altro che parla ad
una certa distanza!»
6. E Lamec ribatté nuovamente ad Enoch e disse: «Dilettissimo
fratello, le tue parole suonano certo un po’ misteriose e mi fanno intuire
qualcosa di grandioso sullo sfondo profondo; ma nonostante ciò io mi attengo al
mio principio, e cioè che la verità rimane sempre invariabilmente verità, sia
che essa esca dall’una oppure dall’altra bocca!
7. Se per esempio tu, o io, o Naeme, o quell’uomo
sapiente o addirittura il serpente
non possiamo fare a meno di sostenere che Dio è il Signore del Cielo e della
Terra, non è sempre l’una e l’eterna verità, qualunque sia la bocca che la
proferisce?»
8. Ed Enoch rispose a Lamec: “Fratello, io ti dico di non
lasciarti andare a simili tortuosi e complicati ragionamenti, dai quali ci si
può ripromettere ben pochi frutti!
9. L’obbedienza che si pone nelle cose giuste è
migliore di tutti i sottili e tortuosi ragionamenti; perciò tu farai meglio ad
agire subito come ti ho consigliato, che non a voler cominciare a sofisticare,
per quanto sottilmente tu lo faccia!
10. Inoltre, se tu proprio volessi sofisticare in modo
sapiente dinanzi a me, io ti avverto in anticipo che non potresti competere con
me!
11. Infatti, finché tu non sai il perché la pietra sia
pesante e dura e da dove vengano i venti e quale sia la loro patria, e non
conosci da dove il mare ottenga il suo alimento e la Terra il suo cibo, e
neppure conosci le vie per esplorare le sorgenti nella Terra e non ti è noto
dove tragga origine il fuoco, e non comprendi il linguaggio degli animali e
delle piante nonché molte altre cose ancora che ti sono più sconosciute del
fondo del grande mare, ebbene, finché non sai ciò, allora lascia da parte tutte
le sofisticherie, poiché non ne caverai proprio niente, essendo tutte queste
cose di spettanza del Signore, ed Egli può darle a chi vuole!
12. Perciò dà retta a me e fa’ come ti ho consigliato,
poiché solo per la via dell’obbedienza, che è un vero frutto dell’umiltà, tu
puoi giungere in te alla vera, interiore sapienza di Dio!
13. Invece, quando ti giustifichi dinanzi agli uomini,
allora tu cerchi la loro lode. Io però ti dico che ciò è vano e inutile, come
vana e inutile è pure la loro lode.
14. Se tu infatti, vuoi essere gradito a Dio, devi
umiliarti dinanzi a Lui quanto ti è possibile, e con ciò Gli renderai la
massima lode ed Egli ti amerà in tutta la Sua pienezza divina!
15. Vedi, questa è la vera sapienza: amare Dio sopra ogni
cosa! Va’ dunque e fa’ secondo le mie parole!
Amen!»
16. Allora Lamec riconobbe la potenza di Enoch, e con il cuore tutto
compunto seguì il suo consiglio. Si avvicinò di nuovo al Sapiente e Lo
interpellò riguardo all’ordine del corteo che doveva procedere verso il monte.
17. Quell’Uomo gli rispose: «Ascolta, fratello, l’ordine migliore al
cospetto di Dio è l’ordine del cuore! In quest’ordine anche tu devi procedere
fino al monte con tutti noi!
18. Ma qualsiasi altro ordine è soltanto un ordine
gerarchico esteriore che è un orrore dinanzi a Dio. Tu guarda in quale ordine
Dio fa crescere le erbe e i fiori sui prati, e da ciò potrai rilevare con
chiarezza quale ordine Gli riesca più gradito!
19. Non fare dunque alcuna distinzione nel corteo, e
il Signore allora sarà con te! Questo è il Mio consiglio; ma se tu ne hai uno
migliore, allora segui quello!»
20. Allora Lamec non obiettò più nulla, ma fece immediatamente
annunciare la libera partenza per il monte; e tutti si alzarono e si avviarono
frammischiati verso il monte.
[indice]
La ressa del popolo sul monte e l’imbarazzo di Lamec
per l’imminente tramonto del Sole
Il consiglio del Sapiente sulla vera consacrazione del
tempio
2 giugno 1843
1. Quando tutti a questo modo, in piena libertà e
senza alcuna costrizione, ebbero raggiunto la sommità del monte, che terminava
in una spianata capace di contenere qualche migliaio di persone, si accorsero
che una grande quantità di popolo, spinta più che altro dalla curiosità e dalla
brama di spettacolo, vi era arrivata molto tempo prima di Lamec e del suo
seguito. Per questo, Lamec trovò intorno al grande e magnifico tempio una calca
tale che non era possibile avvicinarsi.
2. Questo fatto lo mise in grave imbarazzo, perché il
Sole si avvicinava già molto al tramonto, ed era stata posta la condizione che
il tempio dovesse essere consacrato alla luce del Sole.
3. Perciò egli (Lamec) si rivolse subito ad Enoch e gli domandò: «Fratello
Enoch, tu sapientissimo ed unico sommo sacerdote del Signore, cosa si potrà
fare adesso? Il Sole va rapidamente declinando verso il completo tramonto, e
qui non è possibile arrivare fino al tempio! Ma come si potrà procedere alla
consacrazione se questa deve essere compiuta prima ancora che il Sole sia del
tutto tramontato?»
4. Ma Enoch rispose a Lamec: «Fratello, io penso che
l’impedimento che ci sta dinanzi e che ci sbarra la via al tempio, abbia
maggior valore del tempio stesso, perché, come vedi, qui ci sono mille templi
viventi dell’amore e della misericordia di Dio, mentre là non ce n’è che uno
fatto di pietre morte!
5. Che ne diresti se noi consacrassimo questi templi
per la vita proveniente da Dio, dato che essi sono dei veri templi, e se
facendo questo ragionassimo così: “Il
tempio morto in questo modo – cioè per mezzo di questi nostri numerosi fratelli
e sorelle – sarà consacrato nella maniera più efficace e sicuramente anche più
gradita al cospetto di Dio!”. Cosa ne pensi tu a tale riguardo?»
6. E Lamec rimase un po’ sorpreso e rispose ad Enoch: «Eh sì,
fratello carissimo, tu hai certamente ragione, e comprendo la tua grande
sapienza a questo riguardo! Ma ora guarda dove si trova il Sole! Se la sua
presenza è condizione di questa consacrazione, in qualsiasi modo questa vada
intesa, noi non potremo sicuramente compierla oggi e dovremo rimandare questo
atto solenne a domani! Non dovrà dunque avvenire così?»
7. Ma Enoch osservò a Lamec: «Fratello, vedi, proprio dietro alle
tue spalle si trova il Sapiente! Domanda ancora una volta consiglio a Lui ed io
stesso obbedirò alla Sua decisione!»
8. E Lamec fece immediatamente secondo il consiglio di
Enoch.
9. Però il
Sapiente parlò così a Lamec: «Caro amico e
fratello! La consacrazione come Enoch te l’ha consigliata, è l’unica
consacrazione giusta del tempio al cospetto di Dio. Per quanto riguarda poi il
Sole, che ormai ha già iniziato il tramonto e che dispensa la sua luce soltanto
alla materia morta, ebbene, la sua presenza rispetto alla consacrazione del
tempio non ha proprio alcuna importanza.
10. Infatti esiste ancora un altro Sole molto più
efficace di questo naturale – a cui Io ed Enoch intendevamo riferirci – e
questo Sole sta ora proprio al tuo Zenit ed è ancora molto lontano dal tramonto
completo.
11. Se però questo Sole brilla in modo vivo nel cielo
di mezzogiorno del tuo spirito, come esso vi ha già brillato fin dall’eternità,
allora tu puoi sempre consacrare, secondo il consiglio di Enoch, il tempio in
modo perfettamente gradito a Dio e a tutto il popolo mediante appunto il popolo
stesso, anche se, conformemente al conteggio esteriore del tempo, fosse
mezzanotte.
12. Infatti vedi, Dio non conta i giorni, né gli anni
del mondo – poiché mille anni sono per Lui come un giorno solo – ma Egli conta
i pensieri del tuo cuore, e davanti a Lui un solo buon pensiero d’amore ha
maggior valore di mille volte mille anni e giorni del mondo!
13. Dunque, non badare al tempio esteriore, che è
immutabilmente giudicato per le giuste necessità dei viventi sulla Terra, bensì
bada al cuore vivente dell’uomo che è un vero tempio della vita proveniente da
Dio.
14. Fa’ che il tuo Sole risplenda anche dinanzi ai
cuori dei tuoi fratelli e delle tue sorelle, e così perfino nella notte più
tenebrosa della Terra tu procederai ed opererai sempre nella più chiara luce
del giorno in maniera gradita a Dio!
15. Vedi, il Sole, che è ormai già tramontato, è
anch’esso un mondo assai grande, e coloro che vi dimorano godono di un giorno
eterno; se tu però procedi nella luce del tuo Sole dello spirito, allora tu
similmente non percepirai mai più la notte in te, bensì procederai sul sentiero
del giorno eterno della tua vita proveniente da Dio!
16. Così dunque consacra questo tempio nei cuori di
questo popolo, e la tua consacrazione sarà giusta davanti a Dio!
17. Benedicili come fratelli e sorelle, e Dio stesso
in tua presenza benedirà il tempio costruito dalle mani degli uomini! Vedi,
così stanno le cose; e dunque così anche opera ora! Amen!»
[indice]
La consacrazione del tempio tramite il fervente amore
del re Lamec per i propri fratelli e sorelle
Una nuvola a forma di cuore splendente al di sopra del
tempio
9 giugno 1843
1. E Lamec, completamente annichilito dall’immensa
sapienza di quell’Uomo, lodò e glorificò Dio per aver conferito all’uomo una
tale immensa sapienza. Ma dopo questo sfogo del suo cuore, Lamec si rivolse subito
nuovamente a quell’Uomo sapiente e gli domandò:
2. «Sapientissimo amico e fratello secondo Dio e
secondo il Suo sommo sacerdote Enoch! Tu hai detto che io dovrei consacrare il
tempio nei cuori del popolo e che allora la mia consacrazione sarebbe giusta al
cospetto di Dio, anzi, che io stesso dovrei consacrare e benedire tutti coloro
che sono presenti qui come fratelli e sorelle, e allora Dio stesso
consacrerebbe e benedirebbe in mia presenza il tempio edificato dalle mani
degli uomini; dunque, come già Enoch mi accennò ugualmente prima con un cenno possente
quando disse: “Che ne diresti se noi
consacrassimo questo tempio nei cuori del popolo per l’eterna, spirituale vita
proveniente da Dio, dato che essi sono dei veri templi viventi, e se così
facendo noi ragionassimo: ‘Il tempio morto verrà in questo modo certamente
consacrato nella maniera più efficace e gradita davanti a Dio, se noi qui
benediciamo i numerosi fratelli e sorelle e se li consacriamo per la vita
proveniente da Dio!’”. E poi tu mi hai anche assicurato che io non debbo
fare attenzione al Sole già tramontato, bensì unicamente al vivo Sole dello
spirito che è l’amore per Dio nei nostri cuori; – ora, se è così, io vedo
chiaramente che tu ed Enoch avete parlato perfettamente nella Pienezza di ogni
Verità proveniente da Dio!
3. Perciò: come
e in quale modo deve dunque avvenire questo? Vedi, questa è tutta un’altra
domanda! Come devo cominciare? Che cosa devo fare affinché, per mezzo mio, i
cuori del popolo possano essere consacrati in maniera gradita a Dio, il
Signore?»
4. E allora l’Uomo
sapiente così rispose a Lamec: «Ascolta, Mio caro
amico e fratello! Che cosa ti suggerisce il cuore, se tu guardi tutta questa
moltitudine vivente di fratelli e sorelle che tengono i loro sguardi rivolti
verso di noi con un’espressione ebbra di amore e di gioia?»
5. E Lamec esclamò: «Sì, sì, ora in me va facendosi una forte
luce, poiché il mio cuore divampa di tanto potente amore per loro, che io
vorrei abbracciarli tutti e stringerli al mio petto per tutte le eternità delle
eternità, e vorrei fare a tutti del bene ed innalzare ciascuno a un onore tanto
alto, che a nessun mortale dovrebbe essere mai possibile concepire tutta la
grandezza del beneficio!
6. Davvero, se io sapessi che dalla mia morte potesse
sorgere per loro la vita beata ed eterna, allora io vorrei certo morire per
amore di tutti coloro che sono qui presenti ed anche per coloro che non ci
sono!
7. O amico, questo mio potente amore non è già un
principio della consacrazione, degna davanti a Dio, dei cuori di questo popolo?
Ma che cos’altro sarebbe da fare di gradito a Dio, il Signore?»
8. E allora l’Uomo
sapiente disse a Lamec: «Guarda là nel tempio, e
poi dimMi che cosa vedi!»
9. Immediatamente Lamec volse lo sguardo verso il
tempio e rimase strabiliato, poiché egli, come pure tutto il popolo, vide il
tempio avvolto in una nuvola bianca e, al di sopra della nuvola e del tempio,
vide un cuore che splendeva più del Sole di pieno mezzogiorno.
10. Quello spettacolo tolse del tutto la parola al
nostro Lamec, tanto che non fu in grado di far salire neppure una sillaba sulle
sue labbra.
11. E allora l’Uomo
sapiente gli disse: «Io penso che, mediante il tuo
vivente amore per Dio e per tutti questi tuoi fratelli e sorelle, tu hai già
benedetto i loro cuori in maniera perfettamente degna al cospetto di Dio, e li hai
pure consacrati, dato che il Signore, il tuo Dio, ha acceso il tempio morto con
la Sua grazia e la Sua misericordia!
12. Sì, fratello, tu così hai compiuto l’opera della
consacrazione del tempio nel modo più perfetto e gradito a Dio, e così anche il
Signore ha benedetto pure te e il tempio!
13. Per amore tu hai fatto trasformare tutte le armi
in utensili di lavoro, e per questo ti è stato promesso che, nell’occasione di
questa consacrazione del tempio, avresti appreso il Compiacimento del Signore.
14. Vedi, lo spazio davanti al tempio è ora libero;
vieni dunque con Me e con Enoch, in modo che tu apprenda quello che ti è stato
promesso! Amen!»
[indice]
L’umile confessione del re Lamec e il suo timore di
entrare nel tempio
L’Uomo sapiente lo consola convincendolo ad entrare
10 giugno 1843
1. Dopo queste parole dell’Uomo sapiente, Lamec senza
dire nulla, come ebbro di gioia, si diresse in compagnia di Enoch e dell’Uomo
sapiente verso il tempio, che era ancora ininterrottamente avvolto dalla nuvola
bianca.
2. Ma giuntovi vicino, Lamec, che nel frattempo si era un po’ ripreso,
non ebbe il coraggio di entrare nel tempio, quantunque fosse aperto da tutte le
parti, e perciò disse ai suoi due amici:
3. «Ascoltate, cari amici e fratelli, io sto
ridestandomi da un sogno sublime, e ora, con i miei occhi completamente aperti,
contemplo ancora quello che prima credetti di vedere soltanto nella
magnificenza del mio sogno!
4. E voi mi dite di entrare adesso nel tempio con voi.
Ma io invece vi dico che una cosa simile non mi è affatto possibile, perché
troppo santo è ora questo luogo dove è edificato il tempio, ed io, che sono
assolutamente non santo, sento di non doverlo profanare posandovi sopra il mio
piede.
5. Certamente il vostro consiglio e la vostra
richiesta possono essere sommamente buoni in sé e per sé – poiché nella vostra
profonda sapienza voi potete sicuramente sapere ciò che può essere la cosa
migliore – ma ora anch’io, per la misericordia infinita del Signore, ho un cuore
umile e devoto, e questo cuore così mi parla: “Tu non sei ancora degno di
entrare nel luogo dove si manifesta con particolare potenza la Gloria del
Signore, il Quale è il Dio unico, onnipotente e santo, santo, santo nelle
eternità!”. E per conseguenza io devo pure seguire il buon consiglio del mio
cuore!
6. Voi certamente siete degni di entrare nel santuario
di Dio e potete fare sempre secondo la segreta chiamata che percepite in voi,
poiché Dio vi ha chiamati sull’altura, e mai un peccato ha profanato il vostro
cuore dinanzi a Dio, essendo voi dinanzi agli occhi del Signore certamente
sempre proceduti con animo devotissimo; ma non così stanno le cose con me!
7. Io fui sempre un grandissimo e il più sacrilego
peccatore davanti a Dio, e quindi non sono ancora sufficientemente purificato
per accedere in un luogo così santo con una coscienza migliore.
8. Dunque, non cercate di persuadermi più oltre, così
che alla fine, costrettovi tramite la grande potenza delle vostra sapienza
celeste, io non debba tuttavia vedermi indotto a mettere piede nel tempio
consacrato da Dio con troppa potenza!»
9. Ma allora l’Uomo
sapiente prese Lamec per mano e gli disse:
“Ascolta, uomo colmo di umiltà nel tuo cuore! Non sono i cuori dei fratelli e
delle sorelle, più di questo tempio? Eppure, poco fa tu sei penetrato con noi
in moltissimi cuori! Ma come mai allora ti è causa di tanto timore l’idea di
penetrare in questo tempio sul quale è sceso solamente un alito di Dio, mentre
Egli ha vivificato i cuori dei fratelli e delle sorelle con il Suo amore,
grazia e misericordia eternamente santi?
10. Ma che cos’è di più: l’alito uscito dalla Volontà
del Signore, oppure la Sua sostanziale e vivente Parola versata dal Suo Cuore
nei cuori dei fratelli e delle sorelle?
11. Vedi, i mondi, i soli e tutte le cose hanno
origine dall’alito della Volontà del Signore, ma non così avviene dello spirito
dell’uomo nel suo cuore! Infatti questo spirito è una parte sostanziale del
vero ed eterno Spirito di Dio che dimora nel Cuore di Dio e che proviene da esso.
12. Ora giudica tu stesso se è saggio tralasciare –
per quanto a causa di una grande e vera umiltà – quello che è di gran lunga
minore, quando prima non si è esitato a fare la cosa di gran lunga maggiore!
13. Oltre a questo, tu non hai provato timore nel
darMi la tua mano quando Io ti ho dato la Mia, eppure Io sono, e tu puoi
crederlo, più di questo tempio assieme alla bianca nuvola e al cuore raggiante
in tutta potenza al di sopra del tempio e della nuvola bianca che tuttora tiene
fittamente avvolto il tempio!
14. Ma se le cose stanno realmente così, allora tu
puoi già, con la coscienza migliore del mondo, entrare con noi nel tempio per
apprendere lì quello che ti è stato promesso!»
15. A questo punto Lamec riacquistò coraggio e andò
con i due nel tempio del tutto lieto nel cuore, essendo svanito in lui ogni
timore. Invece l’Uomo sapiente rimase per lui ancora sconosciuto.
[indice]
Il significato simbolico delle apparizioni sul tempio
Il compiacimento di Dio nella povertà
12 giugno 1843
1. A queste parole dell’Uomo sapiente tutti e tre
entrarono nel tempio, e si recarono precisamente nel mezzo della costruzione,
dove sorgeva un altare dei sacrifici.
2. E giunti all’altare, l’Uomo sapiente disse a Lamec: «Ebbene,
caro, buon amico e fratello, ora fa attenzione a quello che ti dirà il Signore!
Vedi, Egli parla già; perciò aguzza bene il tuo orecchio!»
3. Allora Lamec si mise in ascolto; ma all’infuori delle parole
dell’Uomo sapiente non gli fu possibile sentire nulla. E perciò, dopo aver
atteso un breve tempo, egli si rivolse all’Uomo sapiente e Gli disse:
4. «Ascolta, caro fratello, buono e quanto mai saggio!
Io posso forzare il mio udito quanto voglio, ma non mi è dato di sentire altro
che le tue parole, certo sapientissime!
5. Dimmi dunque: devo attendermi la Parola del Signore
fuori dalla tua bocca, o fuori da quella del sapientissimo Enoch, oppure se
realmente mi si riterrà degno di sentire la voce di Dio in questo santuario?»
6. E l’Uomo sapiente rispose a Lamec: «Io ti dico che il tempio è ancora
avvolto in questa chiara nuvola perché tu non riconosci chi è Colui che parla
con te!
7. Non vedesti tu in alto un cuore raggiante che era
libero da qualsiasi nuvola? Vedi, quel cuore non rappresentava il Cuore del tuo
Dio, bensì il tuo proprio cuore!
8. Ma perché ciò? Ebbene, perché tu cerchi Dio ancora
nell’alto e con ciò poni il tuo amore e il tuo riconoscimento di Dio fuori e al
di sopra del tuo proprio tempio, e per questo fatto anche il tuo tempio è
avvolto nella nuvola in modo che in tale annuvolamento tu non riesci a
riconoscere Chi è che parla con te!
9. Tu però non hai eretto un altare dei sacrifici al
di sopra del tempio, bensì solo nell’interno dello stesso; ma dimMi allora,
com’è che Dio tu Lo cerchi al di sopra del tempio, con un cuore certo
ardentissimo d’amore e tale che supera in fervore il fuoco del Sole, mentre Gli
hai tuttavia edificato l’altare nel tempio stesso!»
10. Questa domanda sorprese enormemente Lamec, e perciò egli disse
subito all’Uomo sapiente:
11. «Ascolta, sapientissimo fratello e più che
magnifico amico: presso Dio, il Signore del Cielo e della Terra, queste tue
parole suonano un po’ troppo sapienti per l’uomo, per quanto sapiente egli
possa essere!
12. Io ti prego dunque di dirmi del tutto seriamente: “Chi sei tu e da dove sei venuto, tu che
puoi parlare come se avessi la lingua di Dio nella tua bocca, e le cui singole
parole penetrano nel mio cuore come un raggio della luce più intensa e
ardente?”
13. In verità, tu non puoi essere nato da una donna,
bensì tu devi o essere proceduto direttamente dalla mano di Dio uguale ad uno
spirito incarnato, oppure, sei un supremo angelo di luce di Dio, nel cui cuore
dimora un’infinita pienezza della Sapienza divina?
14. Dunque, dimmi come devo considerarti, affinché
possa riconoscerti».
15. E l’Uomo sapiente rispose allo sbalordito Lamec: “Io ti dico di fare in
modo che il tuo cuore, che ama e cerca Dio nell’alto, scenda su questo basso
altare, e tu allora vedrai subito con grande chiarezza quello che vorresti
riconoscere!
16. Ritieni tu dunque che Dio abbia un compiacimento
nell’alto? Io ti dico: “Mai in nessun caso, perché Lui rivolge il Suo Cuore a
ciò che è basso e a ciò che è piccolo!
17. Dio non vuole essere un Dio alto, né un Dio grande,
né un Dio ricco davanti ai Suoi figli, bensì Lui vuole essere per i Suoi figli
un Dio in tutta bassezza, in tutta piccolezza e in tutta povertà. Infatti Egli
ha donato tutto ai Suoi figli; tutto ciò che Egli ha, anch’essi devono averlo.
18. Ma se questa è di certo un’eterna verità, come
puoi dunque cercare ancora Dio oltre le stelle, quel Dio al Quale piacque
erigerSi una dimora perfino nel piccolo cuore dell’uomo?
19. Chiedi a te stesso com’è venuto di recente a te il
Signore. Vedi, Egli è venuto a te come un mendicante! E quella volta tu Lo
riconoscesti dalla Sua Sapienza!
20. Ma com’è dunque che ora una nuvola abbagliante può
velare la tua vista così a lungo?
21. Vedi, la povertà è la vera Sapienza! Chi vuole
divenire simile a Dio per poterLo vedere, costui deve essere egli stesso
povero; e solo nella sua massima povertà egli riconoscerà che Dio, quale povero
Egli stesso, trova esclusivamente nella povertà il Suo massimo compiacimento,
perché proprio solo nella povertà della vita agisce la massima libertà.
22. Fa’ dunque anche tu scendere il tuo cuore
dall’altezza dove l’hai posto, e ben presto riconoscerai ciò che ancora non
riconosci, cioè la lode pronunciata da Dio sull’umiliazione di te stesso!»
23. A queste parole cominciò a farsi in Lamec una luce immensa, ed
egli cominciò a presagire subito grandi cose.
24. Egli voleva già prostrarsi ai piedi dell’Uomo
sapiente, ma Egli lo trattenne e gli disse: «Metti prima in ordine il tuo cuore, e solo dopo
fa secondo il tuo riconoscimento puro e senza nuvole! Amen!»
[indice]
L’errata comprensione di Lamec riguardo al cuore
subliminale sul tempio
Come e dove cercare Dio
13 giugno 1843
1. Dopo queste parole dell’Uomo sapiente, Lamec
cominciò a pensare intensamente su come avrebbe dovuto fare per ottenere che il
cuore scendesse dall’alto, giù sul basso altare.
2. Infatti egli non aveva ancora compreso le parole
del Sapiente e cominciò sul serio a pensare tra sé se non avrebbe dovuto salire
infine sul tetto per poter giungere da lì fino al cuore, eventualmente con il
braccio; o nel caso in cui il braccio fosse stato troppo corto, se avesse
dovuto usare un uncino fissato ad una pertica sufficientemente lunga, per poi
tirare giù il cuore come si fa con una mela che si vuole cogliere da un albero.
3. Il Sapiente però notò molto bene tali pensieri in Lamec, e allora
gli disse: «Ma ascolta, o Lamec, che sei rimasto così del tutto spossato dalla
Mia sapienza ed hai posto nella Mia bocca addirittura la lingua di Dio, e
questo proprio non con ingiustizia, dimMi adesso come è potuto accadere che tu
abbia potuto comprendere la sapienza delle Mie parole così tanto malamente!
4. Infatti, lo spirituale avrebbe davvero potuto ben
difficilmente essere interpretato in modo così stolto e materiale!
5. Ma pensi sul serio che il cuore raggiante al di
sopra del tempio sia forse il tuo cuore di carne?
6. Oh, vedi, il cuore di carne che è nel tuo corpo noi
non lo possiamo adoperare affatto qui sull’altare, ed esso ti è assolutamente
necessario per la vita naturale, mentre invece, solamente il cuore del tuo
spirito che è l’amore per Dio in te, noi lo possiamo usare qui sull’altare!
7. Questo cuore non lo si può tirare giù né con le
mani di carne, né con una pertica munita di uncino, bensì unicamente e soltanto
con la propria forza d’amore che è in esso.
8. Del resto, il cuore raggiante al di sopra del
tempio non è altro che un’apparenza che può essere scorta soltanto dalla vista
dello spirito, e non significa altro se non che tu ami un Dio infinitamente lontano
e che Lo cerchi al di là delle stelle, mentre invece non puoi riconoscere e
amare il Dio che ti è sempre vicino!
9. Il tuo cuore irradia certo il puro e ferventissimo
amore per Dio, ma da un tale amore tu non puoi trarre che poco o assolutamente
nessun’altra utilità vivente se non che tu tutt’al più vedi, nella solita
notte, un po’ meglio che non nella tenebra completa grazie alla luce stentata
di questo tuo amore. Pertanto, questo è anche assolutamente tutto il tuo
guadagno.
10. Invece la cosa principale è di certo soltanto la
vita, la quale deve durare in eterno, ma non la sola luce della vita temporale,
la cui luce cessa con la sua vita.
11. Ne consegue che il cuore dello spirito, ovvero il
tuo amore per Dio, deve esserti più vicino di ogni altra cosa, vale a dire che
esso deve essere in te. Tu in te devi cercare, riconoscere e poi amare Dio
sopra ogni cosa, così tu avrai la vita eterna, perché, vedi, solo Dio è la
Vita, e Lui ha la Vita e dà proprio tale Vita!
12. Ma se questa è certamente una Verità eterna, dimMi
allora: a che cosa ti può giovare un Dio infinitamente lontano, ovvero una vita infinitamente lontana?
13. La Vita eterna, che è l’eterno amore di Dio, tu
devi senz’altro averla in te se vuoi vivere, ma non al di là di tutte le
stelle!
14. E a questo proposito è bene notare ancora che il
Dio infinito non ti può giovare a nulla, dato che tu, quale essere finito, non
potrai mai in eterno afferrare assolutamente il vero e proprio Essere infinito,
che è Dio.
15. Ed è per questo che Dio, del cuore umano, ha fatto
una dimora per Sé, in modo che nessuno possa vivere all’infuori o senza Dio.
16. Vedi, il Sole dell’Universo è situato così
lontano, che un uomo della Terra non potrà mai raggiungerlo in eterno, ed è
così grande che questa Terra, che ti serve da dimora, potrebbe a mala pena
essere considerata come una palla, grande quanto un pugno, che potrebbe servire
da giocattolo ai fanciulli di tale Sole!
17. Ma adesso dimMi: “A che ti gioverebbe questo Sole
immenso, anche se tu potessi raggiungerlo con la tua mano, se il tuo occhio e
il tuo corpo non fossero creati e costituiti così da poter accogliere
completamente in te l’intero Sole in misura estremamente ridotta?”. Ecco, in
questo caso non otterresti né calore, né luce dal Sole!
18. Dato però che da parte di Dio il tuo occhio è
costituito così da poter vedere l’intero Sole e da poter accogliere
integralmente in te la sua viva immagine, allora tu puoi anche mettere del
tutto a profitto il suo calore e la sua luce; però, non sarà il Sole immenso e
lontano quello che ti riscalderù, bensì solo quello che tu porti in te!
19. Ma tanto più è il caso di Dio che tu non potrai
mai afferrare nella Sua infinità! Sì, in questa forma è come se Egli non
esistesse per te.
20. Tuttavia, questo Dio infinito ha posto nel tuo
cuore spirituale la Sua completa immagine; questa è la tua vita ed è in te.
21. Il tuo possente amore per Dio è questa vivificante
immagine di Dio in te; perciò rimani in te e non alzare questo santuario fuori
da te, bensì consolidalo in te, e così tu avrai Dio sempre operante nella tua
vicinanza certamente massima e non vi sarà più per te necessità di domandare: “Dietro a quale stella dimora Dio?”,
bensì riconoscerai in te la tua propria santa stella dietro la quale il tuo Dio
dimora e – certo ancora inconsciamente per te – ti porta continuamente la vita.
22. Desta dunque il tuo amore in te per un Dio a te
vicino, e allora il tuo cuore si troverà sull’altare senza bisogno di pertiche,
e riconoscerai il Dio vicino e la lode della giusta umiltà! Amen!»
[indice]
La stoltezza di Lamec, ma poi riconosce il Signore
nell’Uomo sapiente
Sull’essenza dello Spirito di Dio nell’uomo
I figli non devono prostrarsi dinanzi al Signore
14 giugno 1843
1. Solo allora Lamec comprese pienamente le parole del
Sapiente, si batté il petto e disse tra sé:
2. ‘O Dio, com’è
spaventosamente stolto l’uomo nella sua peculiarità! E quale immensa pazienza è
necessaria alla suprema e divina Sapienza, finché da un uomo come io sono uno,
ne esca fuori qualcosa, e finché egli possa cominciare a comprendere solo un
po’ l’Ordine divino, maestosissimo e santissimo.
3. Ma che cosa
può fare di per sé l’uomo creato? Ebbene:
nulla di meglio che vivere secondo il riconosciuto Ordine divino! Chi vive secondo
quest’Ordine nel modo in cui lo riconosce, costui di certo non sbaglia!
4. Ma Tu, o Dio,
sai meglio di tutti quanto l’uomo può portare; perciò lasci certamente che egli
penetri solo per gradi e poi sempre più profondamente nella Tua infinita Sapienza,
cosicché diventi sempre più simile a Te nel suo operare!
5. E così io
voglio anche amarTi, lodarTi e glorificarTi per tutta la mia vita!’
6. E mentre Lamec, immerso in tale soliloquio, faceva
simili considerazioni più tra sé che non per mezzo della sua bocca, ecco che
all’improvviso la nuvola che avvolgeva il tempio scomparve, e il tempio rimase
del tutto purificato e libero, e il cuore raggiante si abbassò immediatamente
fino all’altare.
7. E tutto il popolo, avendo visto ciò, per grande reverenza si gettò con
la faccia a terra ed esclamò: «O Dio grande e santamente onnipotente, sii
indulgente e misericordioso con noi peccatori!»
8. E Lamec, tutto compunto
in seguito a questa nuova straordinaria apparizione – quantunque essa
in un certo qual modo fosse stata condizionatamente predeterminata dall’Uomo
sapiente – ora si prostrò, come egli già voleva fare prima, dopo le parole
dell’Uomo sapiente, e Gli disse:
9. «Secondo la Tua Dottrina lo Spirito di Dio è in me,
cosa questa che io anche percepisco ora in maniera quanto mai viva; in Te però,
tale Spirito dimora in modo certo incomparabilmente più forte e potente che non
in me! Perciò anch’io mi prostro dinanzi a Te e lodo e glorifico l’Amore e la
Sapienza divini in Te, come lodo e glorifico l’amore in me in quanto riconosco
che esso è in me per il mio benessere e per quello del mio popolo!
10. Siano perciò resi a Dio, nostro Signore, Creatore
e santissimo Padre, ogni onore e ogni gloria, e vada a Lui tutto il mio amore,
poiché Egli si è degnato di abbassarsi tanto profondamente fino a noi e di
fare, dinanzi ai nostri occhi, segni così grandi in modo che noi potessimo
riconoscerLo e vivere secondo il Suo Ordine santo e divino, rivelato a tutti
noi liberamente per ottenere la vita eterna!»
11. A questo punto l’Uomo
sapiente si chinò a terra e rialzò Lamec. E quando
lo ebbe alzato, gli disse: «Lamec, Io ti dico: “Sollevati nel tuo animo, e
riconosci Chi è Colui che ora ti ha detto: ‘Sollevati nel tuo animo!’”.
12. Infatti gli uomini non
devono mai inginocchiarsi né giacere dinanzi ad altri uomini con la faccia a
terra, gli angeli non devono inchinarsi l’uno dinanzi all’altro, e gli dèi però
sanno che essi sono una cosa sola con l’Uno!
13. Oppure guarda, quando è giorno, negli occhi dei
tuoi fratelli, e in ciascun occhio d’uomo tu scorgerai l’unico e stesso Sole! E
poiché ciascun uomo vede sicuramente un solo Sole, allora non ci sono parecchi
Soli per i molti uomini e altri esseri, bensì in ciascun occhio d’uomo irradia
ed agisce la luce di un unico Sole soltanto; dunque, un efflusso spirituale
proveniente dall’unico grande portatore di luce!
14. Ma precisamente così anche nel cuore di ciascun
uomo agisce soltanto l’uno Spirito di Dio; perciò lo Spirito di Dio agente
nell’uomo non è forse un qualche secondo Dio, bensì soltanto uno spirito con
l’infinito Spirito di Dio, così come tutti i soli, che irradiano per
riflessione dagli occhi degli uomini, sono perfettamente uno con il Sole
principale dal quale queste irradiazioni si dipartono.
15. Io però sono il Signore; questo tu ora l’hai
riconosciuto e perciò ti sei anche prostrato dinanzi a Me sulla tua faccia.
16. Ma Io ti dico: “Se il Sole ardesse di per sé,
allora esso si distruggerebbe; esso però spinge fuori il suo ardore e la sua
luce sulle sue fredde Terre e le riscalda e le illumina, e poi è magnifico
dimorare sul loro vasto suolo.
17. E così anch’Io trasmetto tutta la Mia dignità
divina nei Miei figli, affinché essi possano dimorare un giorno presso di Me
estremamente beati!
18. E così Io non voglio affatto che i figli debbano
prostrarsi dinanzi a Me, ma voglio unicamente che Mi amino quale buon Padre con
tutta la loro forza della vita.
19. Tuttavia Io non eviterò mai l’umile, ma sarò
sempre presso lui e lo risolleverò se egli si prostrerà dinanzi a Me; e con ciò
intendo ora rendere lode anche a te che sei umile.
20. Rimani perciò in questa tua umiltà e in questo tuo
amore, e allora tu non avrai mai più bisogno di tirare giù dal tetto il tuo
cuore! Amen!»
[indice]
Il Signore non può farsi vedere senza preparazione,
per evitare un giudizio
Vani tentativi di Lamec per risollevare il popolo
prostrato a terra
L’afflizione di Lamec nella sua solitudine
16 giugno 1843
1. Quando però Lamec ebbe così pienamente riconosciuto
il Signore nell’Uomo sapiente, egli avrebbe voluto proclamare ciò a voce
altissima dinanzi a tutto il popolo, ed annunciargli la presenza santissima del
Signore del Cielo e della Terra.
2. Ma il Signore gli disse: «Lamec, non fare quello che vorresti fare,
bensì pensa in te: “Se ciò fosse ora
buono ed opportuno, allora il Signore stesso non mancherebbe certo di farlo!”
3. Tale rivelazione costerebbe la vita al popolo già
comunque molto eccitato, e questo non si potrebbe evitare, dato l’attuale
ordine delle cose.
4. Perciò noi vogliamo riservarci un simile lavoro per
ora inutile, per tempi più favorevoli; con il tempo, quando Mi allontanerò,
allora Mi potrai certo annunciare al popolo riferendoti a questa Mia attuale
presenza.
5. Per ora Io rimango tra di voi ancora per un breve
tempo quale un Uomo sapiente, in modo che nessuno abbia in Me un micidiale
giudizio nel suo libero animo.
6. Tuttavia, quello che tu ora puoi fare, consiste
nell’andar fuori e dire al popolo di rialzarsi, in modo che non giaccia ancora
più a lungo con la faccia a terra e, nella sua ancora forte cecità, non adori
questo apparente cuore raggiante come se fosse una corrispondente
rappresentazione per immagini del Dio altissimo e sapientissimo.
7. Spiegagli questa immagine secondo la verità che ti
è stata rivelata, e il popolo ti comprenderà e, in stato di piena calma,
renderà nel suo cuore una giusta lode a Me, Dio, il Signore!
8. Vedi, questo è un giusto incarico. Va e fa così, e
poi rientra, e a lavoro compiuto sarà ben riposare. Amen!»
9. E allora Lamec uscì fuori per fare come il Signore gli aveva
consigliato. Ma quando ebbe cominciato, secondo la sua maniera, a spiegare al
popolo il motivo per cui si doveva alzare da terra, ecco che nessuno volle
muoversi, e ciascuno rimase come se fosse piantato al suolo, e cioè come prima,
quando da nessuna parte era ancora venuto un invito a rialzarsi.
10. E Lamec, di fronte a questo fenomeno, fu colto da timore e
tra sé fece le seguenti considerazioni: ‘Che
cosa devo fare adesso per non ritornare nel tempio al cospetto del Signore
senza aver ottenuto nulla e per non essere troppo svergognato? Ebbene, voglio
prendere sottobraccio ciascuno di loro e lo risolleverò dinanzi al Signore e
poi gli dirò quello che devo dirgli!’
11. Così aveva pensato e così anche fece! Ma purtroppo
senza alcun risultato, poiché quanti egli ne risollevava, altrettanti
ricadevano subito, come immersi in un sonno profondo, nella posizione
precedente, cioè prostrati sul terreno.
12. Questo secondo fenomeno accrebbe a dismisura
l’imbarazzo di Lamec; e allora egli pensò: ‘Voglio
ancora provare ciò con i miei [familiari]; questi di certo daranno ascolto alle
mie parole, sempre che siano ancora in vita!’
13. E così fece; ma anche allora la sua fatica fu
vana. A questo punto, dunque, non gli rimaneva altro che fare ritorno al
Signore e ad Enoch nel tempio, senza aver concluso nulla. Ma quale non fu il
suo stupore, quando, ritornando nel tempio, non vi trovò più, né Enoch né il
Signore!
14. Questo fu veramente un po’ troppo per il nostro
Lamec, e all’inizio non mancò molto che si abbandonasse alla disperazione. Ma
dopo qualche tempo fece la seguente riflessione: ‘Tale sarà certamente la Volontà del Signore, e dunque, sia così come
Egli vuole!
15. Non è colpa
mia se sono ritornato a mani vuote, poiché quello che ho fatto, l’ho fatto
meglio che mi era possibile. Certamente il Signore sa che io non posso operare
miracoli.
16. Tuttavia
voglio fare qualcosa, e così andrò almeno a cercare i due ancora là tra il
popolo dormiente! Se io li trovo, loderò e glorificherò Dio d’ora innanzi per
sempre, ma se non li trovo più, allora sacrificherò tutto al Signore e mi
metterò anch’io a riposare in qualche modo!’
17. E detto questo, ritornò fuori in cerca dei due, ma
anche questa volta invano, perché essi non si trovavano tra il popolo.
18. A questo punto Lamec si sentì sul serio oppresso
dall’angoscia, ed anzi lo fu tanto, da scoppiare in lacrime. Poi, tutto
afflitto, rientrò nel tempio, si sdraiò accanto all’altare e provò ad addormentarsi,
ma non ci riuscì a causa della sua grande angoscia e tristezza.
19. E così trascorsero sette lunghe ore; ma nessuno
accennava a volersi destare, e né Enoch, né il Signore comparvero da nessuna
parte.
[indice]
Le solitarie riflessioni di Lamec solo tra tutti i
dormienti-morti fino al mattino
La sua vacillante fede in Dio
17 giugno 1843
1. Ma trascorsa la settima ora, Lamec si alzò di nuovo e con
l’animo del tutto triste disse a se stesso:
2. ‘Eppure il
Signore mi ha parlato così: “…e a lavoro compiuto sarà bene riposare!”
3. Io ho
certamente agito secondo la Sua parola ed ho fatto come mi aveva consigliato,
quantunque purtroppo senza risultati e non per colpa mia; ma che specie di
riposo mi è stato concesso in seguito, durante le sette lunghe ore che io ho
ben misurato, contandole sulla mia mano in base al corso delle stelle dal loro
sorgere fin quasi al loro tramontare?
4. Davvero, già comincia ad
albeggiare in modo alquanto accentuato, e non si muove ancora niente
nell’accampamento intorno a questo tempio! Non spira un soffio d’aria, né il
benché minimo rumore si fa sentire da qualche parte! Oh, com’è orribile vivere
tra i morti che non sono ancora morti!
5. Che mi resta
da fare in questa mia dolorosa situazione? Fermarmi qui finché il Sole sia
completamente sorto, oppure ritornarmene da solo in città e raccontare ai
servitori rimasti là quello che è accaduto qui?
6. Devo forse
chiamare un botanico perché, nella sua scienza, mi dica se costoro dormono
solamente, o se sono sul serio morti del tutto? Oppure devo piuttosto io stesso
fare prima ancora un tentativo per ridestarli?
7. Ma se neanche
questo tentativo dovesse riuscire, e se alla mia chiamata per quanto possente,
nessuno cominciasse a dare segno di vita, allora non sarò colto da un’angoscia
ancora più grande, tanto che forse non avrò più la forza necessaria per
ritornare in città a dare le disposizioni necessarie affinché questi dormenti o
morti abbiano un’adeguata sepoltura?
8. Adesso io so
quello che farò: pregherò con tutto fervore e fiducia il Signore Dio-Zebaoth
perché mi aiuti; anzi voglio pregare fino alla metà della giornata, e non
mangerò e non berrò niente prima che il Signore o non mi abbia esaudito e
consolato, oppure, che non Si sia deciso a far morire anche me, in aggiunta a
questi miei fratelli e sorelle!
9. Ecco, diventa
sempre più chiaro, al punto che riesco già a distinguere facilmente una per una
tutte le case della città!
10. Oh, come
sarebbe splendido il ridestarsi di questo nuovo giorno, se non dovessi
contemplarlo tutto da solo e se questo popolo fosse desto come me ed offrisse
al Signore un confortante cantico mattutino di lode in letizia e serenità!
11. Io invece,
tutto solo in mezzo ai miei fratelli che non si destano, devo contemplare il
nuovo ridestarsi della natura con il levare del giorno!
12. Oh, come sei
doppiamente triste, radioso mattino, ora che io, il solo vivo e desto, devo
contemplarti ed ammirarti nel tuo grandioso splendore! Preferirei non vivere,
piuttosto che percepire in maniera così dolorosa che soltanto io, tra migliaia
di persone, sono ancora costretto a vivere e a percepire!
13. Ma che cosa
ho mai fatto, perché Enoch e il Signore mi abbiano così completamente
abbandonato? Eppure, io non ho fatto altro che adempiere l’espressa Volontà del
Signore!
14. Ed Egli, il
Santo, l’Amorosissimo e il Misericordiosissimo, mi abbandona, impreparato, così
all’improvviso!
15. Eppure Egli
era qui, ed Enoch era pure qui; i miei sono ancora là, e anche quelli che Lui
ha portato giù dall’altura, e dormono ugualmente di un sonno mortale!
16. Oppure, che
essi non ci siano più? Ebbene, bisogna che io vada a vedere da vicino! Infatti
tutto quello che si è svolto da ieri mattina sarebbe davvero un po’ troppo per
un sogno!’
17. E detto questo, Lamec si recò sul posto dove aveva lasciato i
suoi, e con suo grandissimo stupore non trovò più nessuno.
18. Allora egli si prese il capo tra le mani e gridò:
«Per l’amor del Cielo, cosa mai è questo? Dunque, io sono sul serio la vittima
pazza di un sogno ingannatore? Forse io sogno ancora? O sono desto? Che cos’è
questo stato miserevole della mia vita?
19. Di certo io vorrei pregare e bramerei farlo, ma
adesso ciò non mi è più possibile! Io sono ormai senza Dio, senza amici, senza
fratelli, senza moglie e senza figli, e non mi è rimasto altro che questa
misera vita per poter percepire questa tremenda punizione di Dio oppure la
vendetta, ancora più tremenda, del serpente!
20. Che cosa devo fare ora? Pregare? Ma pregare chi?
Colui che mi ha abbandonato, oppure Colui che non esiste? No, questo io non lo
farò!
21. Io sono ancora Lamec! Appartiene ancora a me la
grande città e il paese e il popolo!
22. Certamente io volevo essere di tutto cuore un vero
servitore del Signore, e a questo scopo Gli ho sacrificato tutto, ma adesso Lui
mi ha inferto questo duro colpo ingannandoMi!
23. Ma così io non voglio più neanche assolutamente
vivere! Mi lascerò morire di fame qui nel tempio, e questo sarà l’ultimo
sacrificio che offrirò all’enigmatico Dio!
24. E per conto mio sia detto “Amen!”, né alcuna sapienza sarà mai in grado di far cambiare
questa mia decisione! E seppur ora il Signore stesso venisse qui, Egli non
otterrà più nulla da me!
25. Ma tu, popolo morto, continua pure a dormire nella
morte, e sii un pasto delle formiche e dei vermi, poiché tra poco lo sarò
anch’io! È di certo infinitamente migliore “non essere”, che lasciarsi
abbindolare da Dio!
26. Siano rese grazie a te, cuore mio, per questo
suggerimento, perché ora io respiro di nuovo liberamente! Sì, migliore e più
dolce è il sentimento della vendetta, che non una sciocca devozione di fronte a
un Dio per il Quale è tanto facile ingannarmi senza alcun motivo!
27. E così dunque sia fatto! Io voglio morire e non
esistere più su questo Tuo mondo, o Dio infedele! Amen da parte mia,
irrevocabilmente! Amen!»
[indice]
La terribile visione del re Lamec e il suo risveglio
dal suo stato di sogno
Le spiegazioni
di Lamech dell’altura
19 giugno 1843
1. E dopo simili stolte fantasticherie, Lamec rientrò
nel tempio, si sedette accanto all’altare appoggiandovisi con la schiena e con
la faccia rivolta verso il sorgere (del Sole). Infatti ora l’altare non gli era più di
alcuna soddisfazione, dato che il cuore raggiante era svanito in seguito
all’irritazione, e quindi l’altare era rimasto spoglio.
2. E in questa posizione, Lamec intendeva persistere
fino alla sua fine. Sennonché l’imminente sorgere di un Sole del tutto
differente da quello che Lamec si attendeva, lo riportò in sé.
3. Ora il nuovo giorno si prospettava così: invece del
Sole atteso, un serpente gigante, mostruoso, alzò la testa al disopra
dell’orizzonte, e man mano che la testa si innalzava, essa trascinava dietro a
sé un corpo di serpente altrettanto gigantesco. E tuttavia questo serpente
aveva lo stesso forte splendore del Sole.
4. E quando questo animale mostruoso si trovò già
discretamente alto sull’orizzonte, fu seguito da un’innumerevole quantità di
serpenti più piccoli, i quali, come il grande, portavano tutti sulle loro teste
delle corone irradianti che emanavano un forte splendore.
5. Ben presto l’intero cielo fu colmo di simili
serpenti che si contorcevano in tutte le maniere e si muovevano intorno al
serpente principale.
6. Questi movimenti andarono facendosi sempre più
violenti, e ne risultò un vero combattimento. Il serpente grande cominciò a
mordere i piccoli, e quelli che erano morsi, cadevano subito sulla terra; e là
dove uno di questi cadeva, la terra si incendiava immediatamente in modo
terribile.
7. Dal suolo della Terra, inoltre, sorgevano dei
lamenti per una tale avversità, e le montagne, accese di furore, si curvarono
nelle valli e sconvolsero i letti dei fiumi e spinsero fuori dalle caverne e
dai crepacci, masse enormi di nuvole che andavano sempre più addensandosi su
tutta la distesa del cielo ottenebrandola, e ben presto da quelle nuvole
precipitarono con violenza del tutto inaudita dei fiumi d’acqua che inondarono
tutti i paesi.
8. E l’acqua continuò a salire, sommerse in breve
tempo tutta la città di Hanoch, e già le onde con tremendo fragore arrivarono a
percuotere quasi la sommità del monte sul quale Lamec si trovava con il suo
popolo che dormiva.
9. Ma quando il monte cominciò a vacillare minacciando
l’imminente rovina il tempio e per di più un fulmine poderoso con fragore
immenso si abbatté sulla terra facendo tremare tutto, allora anche Lamec,
nonostante la sua decisione di farla finita, cominciò a sentirsi invaso da
spavento.
10. Egli si alzò precipitosamente, portò subito le
mani agli occhi, se li stropicciò e guardò meravigliato intorno a sé. Ed egli
ben presto scorse dinanzi a sé il tempio, nel quale ora si trovava il Signore
assieme ad Enoch, mentre il popolo, tutto lieto, era accampato intorno al
tempio e lodava e glorificava la Magnificenza di Dio; egli stesso però si
trovava sano e salvo in mezzo ai suoi.
11. E quando ebbe osservato così se stesso e
constatato che tutto era nell’antico buon ordine, allora domandò subito a
Tubalcain che se ne stava presso di lui:
12. (Lamec): «Figlio, figlio mio, dimmi dunque, per amore del
Signore onnipotente: che cos’è accaduto di me? Dove ero io? E dove eravate voi
e l’Uomo sapiente ed Enoch, che certamente sono ancora là nel tempio in attesa
di me?»
13. E Tubalcain rispose a Lamec: «O padre Lamec, perché mi fai questa
domanda? Sei dunque fuori di senno da non sapere, dopo l’incarico che hai avuto
da quell’uomo sapiente, come tu venisti qui per annunciare a tutto il popolo,
che si rialzasse da terra?
14. Ecco, tu allora abbracciasti la madre mia e di Naeme,
e nella dolcezza di questo abbraccio ben presto ti addormentasti profondamente
prima ancora di aver potuto dare esecuzione a ciò a cui ti aveva chiamato
l’uomo sapiente, e continuasti a dormire per un certo tempo di cui io ora però
non saprei precisare la durata.
15. Ecco, questo è tutto! Ma qualora tu non volessi
credermi, qui ci sono ancora parecchi altri testimoni che necessariamente
dovranno confermarti quanto ti ho detto, dato che le cose sono innegabilmente
andate così»
16. Quando Lamec ebbe appreso ciò, con voce altissima proruppe nella
seguente esclamazione: «Dio, Tu unico Santo, vada a Te in eterno ogni lode,
ogni gloria, ogni ringraziamento e tutto il mio amore, dato che tutto ciò era
soltanto un vano sogno!
17. Ma come è potuto avvenire che, pur avendo la
Parola del Signore, io mi sia così presto addormentato e non abbia fatto
secondo la Sua chiamata?»
18. E allora Lamech
dall’altura che gli stava al fianco gli disse: «Vedi,
fratello, questo è potuto avvenire perché già prima che tu adempiessi la
Volontà del Signore, avevi accarezzato in te il pensiero di trascorrere tutta
la notte su questo monte con le tue mogli!
19. E così il Signore concesse che tu venissi del
tutto inconsciamente vicino alle due donne nel momento in cui tu, immerso nella
tua fantasia notturna, credevi di destare il popolo, ma nessuno voleva volgersi
alla tua chiamata, che tu non facesti, dato che tu uscisti dal tempio già in
uno stato di sonnolenza per la gioia di stare con le tue mogli.
20. Dunque, è accaduto che la carne ti ha incantato al
cospetto di Dio, e Dio permise che tu dovessi gustare poi i frutti dell’amore
nella carne.
21. Ma ora lascia che io ti conduca nuovamente nel
tempio, e il Signore ti rivelerà qualche altra stoltezza che ancora si nasconde
in te; e così, dunque, seguimi! Amen!»
[indice]
Rientro nel tempio e amorevole accoglienza del Signore
Spiegazione dell’accaduto a Lamec durante il sonno
Ancora sull’ordine familiare con un esempio
20 giugno 1843
1. A queste parole di Lamech dell’altura, Lamec della
pianura seguì immediatamente nel tempio il suo omonimo.
2. E quando i due vi giunsero, il Signore, assieme ad
Enoch, andò loro immediatamente incontro e li accolse con le braccia aperte.
3. Una tale grande gentilezza da parte del Signore,
però, suscitò una meraviglia quanto mai grande in Lamec della pianura, in modo
particolare poi in quella situazione piuttosto critica, o almeno ritenuta tale
da lui, per cui egli avrebbe dovuto piuttosto attendersi dal Signore un
rimprovero molto energico a causa del suo sonno (dovuto) alla carne.
4. Ma il Signore disse subito a Lamec, tuttavia ancora un po’ timoroso
nella sua meraviglia: «Perché la Mia Bontà, il Mio Amore e la Mia grande Grazia
ti stupiscono ora così tanto? Fosti tu mai, nel passato, forse, meno peccatore
di adesso? Eppure, com’è allora che Io venni da te?
5. Ma se Io allora volli venirti incontro mentre eri
il Mio grande nemico, e volli
risollevare te che eri così profondamente caduto, perché dovrebbe suscitare
tanta meraviglia, se ti vengo incontro fino alla soglia del tempio, ora che non
hai peccato?
6. Infatti, quello che ti è accaduto poco fa è stato
permesso da Me per mostrarti quali frutti maturerebbero per te, o per lo meno
col tempo per i tuoi successori, dal tuo amore per le donne che è troppo
prevalentemente potente.
7. Ora, quello che ti ho mostrato in questo modo è
certo una buona cosa per te e per i tuoi discendenti, però sicuramente non è
mai in eterno un peccato.
8. Se tu farai molta attenzione a questo, allora
vivrai nello spirito del vero amore e di ogni sapienza proveniente da esso.
9. Ma adesso entra con la tua guida che Mi è pure
quanto mai cara, e vogliamo consigliarci con comodo, discutere e quindi
dilettarci in maniera viva alla chiara luce del cuore fiammeggiante e raggiante
che è sull’altare!»
10. E allora i due entrarono tutti lieti e lodarono
immensamente il Signore nel loro cuore.
11. Il Signore allora li condusse vicino all’altare e poi disse
loro: «Vedete, l’uomo può trovarsi talvolta in circostanze tali da essere
giustificato, se può fare, anzi a volte addirittura deve fare, della necessità,
virtù; e la stessa cosa possiamo farla anche noi adesso!
12. Come vedete, la gradinata circolare intorno
all’altare non è certo fatta per sedersi sopra, ma siccome qui non ci sono
altre sedie e panche, allora mettiamoci pure a sedere sulla gradinata, e
precisamente con le facce rivolte verso il mattino (l’Oriente), e così ci saremo fatti, dalla inutile gradinata ornamentale, un sedile
utile a concedere riposo al nostro corpo.
13. E chi potrebbe obiettarci qualcosa? Siamo noi
stessi coloro per i quali il tempio è stato edificato con l’altare e la sua
gradinata, ma allora saremo anche certamente liberi di utilizzare il tempio a
nostro piacimento! Che ne dici tu, Lamec: ho ragione o torto?»
14. E Lamec rispose: «O Signore e Padre caro e buono! La Tua
Volontà, ed essa soltanto, è certamente santa, ed è fonte della massima gioia
per me; perciò sia sempre fatto secondo ciò che più Ti piace!
15. O Signore e Padre in tutta la Tua infinita
dolcezza e mansuetudine, Ti piaccia ora stabilire anche in quale giusto ordine
noi dovremo sederci intorno o presso di Te, in modo che trovi adempimento la
Tua Volontà pure sotto a questo riguardo!»
16. E il Signore rispose così a Lamec: «Tu sei ancora fortemente un
cortigiano e non sai che pesci pigliare a causa del cerimoniale!
17. Io però ti dico: “Vedi una buona volta di fare proprio ben attenzione ai figli di un padre
di famiglia che ama intensamente i suoi figlioletti! Ebbene, che cosa fanno
costoro quando il padre ritorna a casa?
18. Ecco, tutti corrono
incontro come possono, al caro e buon padre, e il più vicino ed agile è il
primo a gettarsi con tutto l’amore tra le braccia del padre stesso, e poi viene
il turno degli altri, a seconda di come glielo concedono i loro piedi.
19. Il più piccino di
certo resta indietro, ma il buon padre lo vede venirgli incontro sgambettando
col cuore palpitante, e quando se lo vede più vicino, gli va egli stesso
incontro con il cuore ardente d’amore lo prende tra le braccia, lo stringe al
suo petto e lo bacia ed accarezza con grande passione”.
20. Vedi, Mio Lamec, proprio così è costituito anche
il Mio divino e celestiale Ordine della famiglia e le usanze della Mia corte! Chi arriva primo, costui
mangia anche per primo; e l’ultimo e il più debole Io lo prenderò sulle Mie
braccia e lo accarezzerò e lo coccolerò oltre misura, dato che ha riconosciuto
il Padre anche nella sua debolezza e poi con i suoi deboli piedi si è
affrettato incontro a Me, il Padre caro e buono!
21. Così fate dunque anche
voi e non fate domande riguardo all’ordine gerarchico, così Io, quale il vero
Padre, avrò in voi, Miei figlioletti, la giusta gioia!
22. Vedi, Io Mi sono già seduto; sedetevi dunque anche
voi vicino a Me!»
23. Allora tutti e tre, spinti dal potente amore, si
strinsero intorno al Padre, e il Padre disse: «Così va bene; questo è il vero
Ordine del Cielo! In questo Ordine restate sempre e in eterno! Amen!»
[indice]
Rispondenza tra la posizione dei quattro e il centro
di gravità e quello di attrazione
per generare e mantenere la vita nella Creazione
materiale e spirituale
21 giugno 1843
1. Dopo di che, tutti presero posto a fianco del
Signore, e precisamente Enoch e Lamec dell’altura alla Sua destra, e Lamec
della pianura alla Sua sinistra; e il
Signore disse:
2. «Ora vedete, Miei eletti figli, così restiamo
seduti a lungo e bene, e per di più nell’ordine più bello!
3. Certamente voi ora, tutti e tre, non vi rendete ancora
conto del tutto bene di questa cosa, ma adesso ci si offre appunto la più bella
opportunità e noi possiamo intrattenerci riguardo a moltissime cose! Per
conseguenza, finché il Sole non si sarà completamente alzato sull’orizzonte,
noi potremo trattare ancora varie questioni, non esclusa quella del buon ordine
in cui ci siamo seduti.
4. Ma Io vedo già che il Mio Lamec, qui alla Mia
sinistra, in seguito al suo senso cortigiano non ancora del tutto spento in
lui, vorrebbe anzitutto conoscere subito la ragione dell’ordine scelto per
metterci a sedere. Ma che cosa è dunque ciò, o che cosa significherà? Ebbene,
possiamo evidenziarlo subito, e così ascoltateMi!
5. Vedete, la Terra sulla quale voi dimorate è un
corpo rotondo! Questo corpo è insensibile sulla sua superficie, ma il suo
interno è una costruzione organica atta alla vita e vive anche come un animale.
6. Ma siccome per lo scopo della vita si rende
necessario un punto centrale o piuttosto un punto d’attrazione, dunque, un
centro di gravità sul quale, in seguito alla sua forza d’attrazione, tutto si
spinge e proprio attraverso questo spingersi, tale punto viene necessariamente
eccitato, riscaldato e acceso, così avviene che anche questa Terra, come
innumerevoli altri nei Miei infiniti spazi della Creazione, unitamente ai Soli
e alle Lune, ha un tale punto centrale, che è del tutto simile al cuore degli
animali, come pure degli uomini nella loro sfera naturale.
7. Tuttavia, questo cosiddetto punto centrale, sia
trattandosi di animali, di uomini e di corpi mondiali, non deve mai trovarsi
esattamente nel centro della loro complessiva massa organica, bensì deve essere
situato sempre all’incirca sui tre quarti della stessa, in modo che non venga
del tutto schiacciato e con ciò reso incapace di muoversi.
8. Ma se esso si trova sempre e dappertutto fuori dal
centro di gravità della massa, ossia fuori dall’effettivo centro della massa
stessa, allora la gravità principale non può influire su di esso da tutte le
parti, ed esso ha poi un libero spazio e può muoversi senza impedimenti.
Infatti esso, trovandosi troppo premuto dalla gran parte della massa, può
rifugiarsi nella parte più piccola e quindi anche la parte più leggera della
massa stessa.
9. Quando però la massa principale, in seguito
all’inerzia necessariamente immanente in essa e alla sua propria pesantezza del
tutto naturale, non può tuttavia sollevarsi troppo oltre al suo centro di
gravità della massa, bensì deve ben presto nuovamente desistere dal suo sforzo
e poi, costretta da se stessa, fare di nuovo ritorno nel suo centro di gravità
della massa, allora l’effettivo centro di gravità eccitabile ha poi di nuovo un
libero ritorno e, mediante la particolare forza d’attrazione insita in esso,
muove nuovamente il centro di gravità della massa, che poi di nuovo si spinge
verso il punto principale di attrazione, che però, non appena la calca diventa
eccessiva per lui, accade che nuovamente e immediatamente si porta verso la sua
parte leggera o piccola.
10. Attraverso un tale continuo movimento oscillatorio, certo quanto mai
meccanicamente uniforme, viene poi prodotta la cosiddetta vita organico-animale
naturale.
11. E quando in un organismo è così messa in atto la
forza motrice, allora questa poi si propaga da sé a tutta la massa, la eccita
di più qui e di meno là e, mediante questo processo, un intero organismo
risulta poi animato e può quindi essere impiegato a seconda del genere della
sua animazione.
12. Certamente da parte Mia ci vuole tutta la cura
possibile, ed Io devo prima costruire punto per punto l’intera massa organica
e, come già detto, solo dopo la devo sistemare gradatamente.
13. Una volta sistemato così l’organismo nella maniera più rispondente allo
scopo, allora esso vive finché Io voglio dargli il nutrimento necessario; se
però glielo sottraggo, allora ben presto esso diventa debole e pigro, le sue
parti precipitano una sull’altra, si schiacciano e poi l’organismo si scioglie
di nuovo, punto per punto, precisamente così come prima era stato costruito,
decomponendosi infine del tutto e completamente e, quale sostanza di volontà
pienamente disciolta, fa ritorno spiritualmente in Me.
14. Vedete, questa è dunque una linea fondamentale del Mio piano di
costruzione degli organismi! Essa vi diverrà gradatamente sempre più chiara
solamente nella luce del vostro proprio spirito, e dunque non vi serve dedurre
altro da questo se non che l’ordine nel quale siamo seduti adesso, corrisponde
esattamente e perfettamente a questo Mio Ordine costruttivo della Creazione. Il
come, però, questo lo si vedrà subito!
15. Vedete, Io sono assolutamente il Centro principale
di Vita e di Attrazione dell’intera Infinità; voi invece siete i Miei organi
per accogliere la Vita da Me! Ma dimMi, Mio Lamec: siedo Io ora esattamente nel
centro tra di voi?»
16. A questa domanda Lamec si stupì e rispose: «No, o Signore e
Padre! Infatti, trovandoci in quattro, ciò non è affatto possibile, bensì,
vedi, il centro verrebbe a trovarsi tra te ed Enoch!»
17. E allora il Signore disse: «Vedi, perciò questo è
appunto un ordine giusto e buono, perché Io, quale il Fondamento di ogni vita e
di ogni moto, Mi trovo al centro tra voi nei tre quarti della metà, e tu quindi
rappresenti il polo nord più piccolo e leggero, mentre Enoch e Lamec
rappresentano il polo sud più pesante e molto più grande!
18. E così dunque noi pure vogliamo reciprocamente
stringerci ed eccitarci con ogni tipo di importanti osservazioni nell’infinita
sfera della vita!
19. Chi sa qualcosa di molto particolare, che lo
comunichi, e così noi potremo reciprocamente intenderci sull’argomento che
verrà proposto! Questa è la Mia minima preoccupazione, e per conseguenza tu,
Lamec, puoi subito cominciare! Amen!»
[indice]
Il re Lamec chiede luce sulla poligamia
Una sola donna è concessa all’uomo, il cui seme deve
maturare per avere figli vigorosi
22 giugno 1843
1. Lamec allora non rifletté a lungo, ma cominciò subito con
la seguente domanda:
2. «O Signore, Tu migliore, amorosissimo e santo
Padre! Siccome già mi hai concesso una grande Grazia chiamandomi a parlare al
Tuo cospetto e ad interrogarTi riguardo alle varie cose ancora sconosciute per
me, mi azzardo ora a fare pieno uso di tale Grazia infinitamente grande.
3. Vedi, molte volte ho riflettuto così tra me e me,
se veramente sia giusto che l’uomo si prenda più mogli!
4. La natura di certo si esprime a favore di questo,
considerato che l’uomo, quasi ogni giorno, è atto a generare, mentre la donna,
a stretto rigore, non può concepire che una volta all’anno!
5. Se ora si considera questo rapporto alla luce dell’intelletto
approvante, allora la poligamia appare perfettamente conforme alla natura e
allo stato delle cose, dato che con ciò la popolazione non può avere che un
vantaggio e mai un danno.
6. Ma se d’altra parte si considera il fatto che il
numero degli uomini è all’incirca uguale a quello delle donne, allora si
dovrebbe invece dedurre che Tu non abbia stabilito che ci debba essere la
poligamia, essendo le donne a volte addirittura in numero inferiore degli
uomini, a volte in numero uguale e solo molto raramente sono in numero
maggiore, seppure del tutto in modo non significativo.
7. Questo rapporto dunque contraddice evidentemente
l’altro, ossia quello della necessità naturale dell’uomo, per quanto questa sia
regolabile dal punto di vista dell’intelletto, perché se io ammetto
completamente la poligamia, allora immediatamente delle migliaia di uomini
verrebbero a trovarsi senza donne, quantunque essi siano altrettanto atti alla
generazione quanto coloro che possiedono molte donne.
8. Ma se io non ammetto la poligamia, allora l’uomo,
che è atto a generare ogni giorno, non può ragionevolmente generare che una
volta all’anno soltanto, cosa questa che, tuttavia almeno apparentemente, sta
in stridente contrasto con la natura dell’uomo. O Signore, riguardo a questo
punto bramerei anzitutto che Tu mi facessi una vera luce!»
9. E allora il
Signore rispose a Lamec: «Vedi, questa è una
domanda molto buona e veramente utile, ed una completa risposta non deve
affatto mancare alla vera guida di un popolo così numeroso; e così, dunque,
ascolta, ed Io darò una giusta risposta a questa tua saggia domanda.
10. Vedi, se la poligamia stesse entro l’ambito del
Mio Ordine, allora certamente già da principio – quando Adamo fu creato da Me
quale primo uomo della Terra, uomo che vive ancora attualmente sull’altura e
che continuerà a vivere ancora per alcuni anni – Io avrei per questo primo
uomo, creato anche all’incirca trecentosessanta donne, in modo che avesse
potuto fare un uso naturale della sua quotidiana facoltà generativa!
11. Ma vedi, Io invece creai per lui una sola donna, e
in questa quantità Io tuttora do a ciascun essere maschile solamente uno
femminile; e da ciò tu puoi immediatamente e con tutta facilità trarre la
conclusione che all’uomo è destinata, da parte Mia, una sola donna, nonostante
la sua abbondante capacità generativa.
12. Per quanto riguarda questa capacità generativa,
essa non è data all’uomo per la molteplice procreazione, ma solo per la
vigorosa procreazione; e così l’uomo può generare con una donna di certo pochi
figli, ma questi saranno tanto più vigorosi, mentre dalla procreazione
molteplice possono venire alla luce soltanto dei figli estremamente deboli e
immaturi.
13. Infatti ogni seme susciterà un cattivo frutto o
assolutamente nessun frutto, se prima non sia giunto a piena maturazione.
14. Così è anche tanto più il caso dell’uomo, perché allora si tratta di
suscitare il frutto più nobile tra tutti.
15. Quindi, si rimanga con una sola donna, e questa fa
già abbastanza se ogni tre anni matura un frutto soltanto. Hai compreso tutto
ciò?»
[indice]
Lamec rimproverato chiede il perché del continuo desiderio dell’uomo per le
donne
La rispondenza è che il continuo desiderio del cuore deve maturare per il
Signore
23 giugno 1843
1. E Lamec, immensamente lieto per tale importantissimo
insegnamento, continuò con le sue domande e disse al Signore:
2. «O Signore e Padre, questa cosa è senz’altro
giusta, ed io ora vedo con assoluta chiarezza che, conformemente al Tuo Ordine,
ogni uomo deve avere una sola donna.
3. Tuttavia, nel corso del Tuo santo insegnamento si è
affacciata alla mia mente un nuovo punto che, almeno in apparenza, considerato
da un certo lato spirituale-morale, potrebbe comunque porre a più d’uno la base
per la poligamia.
4. Ora io, essendo destinato da Te a fungere da guida,
nella limitata sfera della mia conoscenza non saprei davvero trovare alcuna
parola per indicare come del tutto falsa questa ulteriore base! Perciò voglio
esporTi questo pericoloso punto in maniera del tutto chiara e senza tacere
niente, visto che Tu mi hai concesso di parlare del tutto benignamente. E
quindi io, anche per questa ragione, parlerò al Tuo cospetto su tutto quello
che la mia piccola conoscenza mi suggerirà!»
5. E allora il
Signore, un po’ interrompendo Lamec, disse: «È
giusto se fai così. Tuttavia tralascia le molte parole e le scuse anticipate,
perché il tempo è prezioso, e oltre a ciò Io non sono qui come un uomo stolto
al quale occorrono mille parole per afferrare qualcosa!
6. Dunque, non fare cerimonie e vieni immediatamente
alla cosa principale, perché Io so già da molto tempo che cosa tu stai per
chiederMi ora! Perciò ti è certo facile parlare, dato che trattandosi di Me,
puoi certo presumere che Io sicuramente comprenderò del tutto a fondo quello
che dirai.
7. DimMi perciò qual è il punto per te ancora
dubbioso, ma senza perderti in dettagli di cui Io non ho bisogno per poterti
dare una pronta risposta! E dunque, parla ora con coraggio!»
8. E Lamec, un po’ umiliato da questo conciso e stringente
rimprovero, espose allora in poche parole il punto che gli appariva dubbio,
dicendo:
9. «L’uomo ha un sentimento tale che non si limita a
prendere una sola donna, bensì molte; e di questo desiderio non si sente
davvero mai sazio, poiché, per quanto chiunque avesse già due, tre o più ancora
tra le più belle donne, ma andasse in un paese dove ci fossero cento altre
donne dotate di un altro genere di bellezza, ebbene, egli sentirebbe subito in
sé un impulso quasi irresistibile di entrare in possesso anche di quelle cento!
10. E d’altra parte, considerato che l’uomo non si è
uto creato, bensì il suo Creatore sei soltanto Tu, a quale scopo si trova
insito in lui un impulso di tale specie, al quale in conformità al Tuo Ordine
non è lecito che venga data soddisfazione? Si è forse l’uomo dato da solo un
tale stimolo così pericoloso?»
11. E allora il
Signore gli rispose: «Vedi, di tale ricchezza di
sentimento succede precisamente così come succede con la ricca dotazione della
capacità generativa.
12. Il sentimento che si esprime come un potente
impulso o stimolo nel cuore, è anch’esso una ricca capacità generativa, però
soltanto nello spirito.
13. Se però l’uomo è un lussurioso e disperde il
proprio seme dappertutto, dimMi: sarà mai un tale uomo, indebolito fino alle
radici, in grado di generare un frutto di giusta misura anche con una donna ben
feconda, dato il suo potere generativo diluito e molle?
14. Vedi, egli non lo potrà fare, poiché dalle vinacce
non si può torchiare alcun succo alcolico.
15. Così pure stanno le cose rispetto alla ricchezza del sentimento: l’uomo
raccolga solamente il suo sentimento nel cuore e poi lo rivolga a Me, e quando
esso avrà raggiunto la giusta maturazione di forza, allora l’uomo troverà in
Me, la Causa prima di tutte le cose e quindi anche di tutte le donne per quanto
belle, il compenso più che soddisfacente e sufficiente, e poi con tale
sentimento colmo di forza potrà amare una donna in ogni giusta forza, e la
donna del suo vicino non rappresenterà mai una tentazione per lui.
16. E sappi ancora una cosa, e cioè: che su questo mondo, nell’uomo, tutto
è solamente una disposizione chiamata a svilupparsi per uno scopo eterno e
infinitamente sublime! Per tale ragione l’uomo non deve fare uso delle forze
che percepisce in sé, prima che queste non siano giunte a completa maturazione.
17. Come i frutti della Terra maturano solamente nella
luce del Sole, così anche le forze spirituali dell’uomo maturano solo nella Mia
Luce.
18. Perciò ciascun uomo deve volgere le sue forze a Me,
e allora, nel Mio Ordine, egli diventerà un uomo potente e completamente
maturo. Ma chi non fa questo, allora costui ascriva a se stesso la colpa della
propria morte. Hai compreso questo?»
[indice]
La parabola della gocciolina di rugiada
Sull’evoluzione dell’anima
26 giugno 1843
1. Ma alla domanda se egli avesse compreso queste
cose, Lamec così rispose: «O Signore, come non dovrei comprenderle quando Tu, che sei
la Luce di ogni luce e il Sole di tutti i soli, penetri nel mio essere con i
Tuoi raggi come fa il Sole mattutino con una goccia tremolante di rugiada che
sull’estremità di un filo d’erba si fa cullare dolcemente dalla brezza soave
del mattino?
2. La gocciolina, come me, è certo una cosa
insignificante e fugace nella serie delle Tue creazioni infinitamente grandi;
ma quando essa esiste, allora accoglie in sé il Sole altrettanto bene quanto il
mio occhio e, nel suo stretto cerchio, irradia intorno a sé come un piccolo
sole e ristora con la sua luce il suo piccolo ambiente, il suo piccolo mondo,
allo stesso modo come un uomo saggio ristora i propri fratelli che non sono
ancora tanto saggi.
3. E così anch’io credo di essere simile ad una tale
gocciolina di rugiada. Io sono compenetrato dalla Tua Luce e Ti comprendo quel
tanto che mi è possibile nella mia piccolezza di creatura dinanzi a Te, grande
e onnipotente Creatore, e nella misura in cui me lo concede la Tua onnipotente
e santa Volontà; e in questa Tua Luce in me, io ora anche ritengo che con
questa Grazia potrò anch’io ristorare in varie maniere il mio ambiente.
4. Ma se io con ciò volessi sostenere di aver compreso
del tutto le Tue raggianti parole, allora dovrei certamente essere considerato
un pazzo di gran lunga più grande che non se sul serio volessi affermare che
una gocciolina di rugiada è capace di accogliere in sé l’intero, reale Sole,
per il fatto che essa riflette la sua luce in maniera multiforme.
5. Ma Tu, o Signore, saprai meglio di tutti quanto mi manca alla
comprensione perfetta delle Tue sante parole; perciò Ti prego: “Illuminami a seconda delle mie necessità!”»
6. E il Signore rese lode a Lamec per la sua bella risposta e per le
sue buone parole fondate su molta sapienza, e dopo simile lode gli rivolse le
seguenti parole:
7. «La gocciolina però, con la quale ti paragonasti,
non è tanto insignificante e nemmeno così fugace come ti sembra.
8. Vedi, la gocciolina di rugiada vive, dà vita al suo
piccolo mondo e, appunto in questa azione dispensatrice di vita, essa stessa,
quale vita che si sta perfezionando da se stessa, viene accolta da un grado di
vita collocato già più in alto, nel quale essa poi diventa anima sempre più
potentemente operante, la quale anima poi non muore più, bensì, crescendo
continuamente e progredendo in silenzio, si muove, attraverso la serie degli
esseri, finché essa è giunta alla meta, che è quella di accogliere i raggi
superiori dal Sole che ora ti irradia con ardente amore!
9. Tu dalla sapienza di Farak hai pure appreso questo:
“Quando Dio ebbe formato il primo uomo
dall’argilla della Terra, Egli gli alitò nelle sue narici un’anima vivente, e
così l’uomo divenne un’anima vivente davanti a Dio, il suo Creatore”.
10. Vedi, questo alito soffia ancora continuamente
sopra e attraverso tutta la Terra, la quale si trova raffigurata tutta intera
in proporzioni ridotte in Adamo, e suscita sempre innumerevoli anime viventi
per gli uomini futuri!
11. E vedi, questi uomini sono la meta della
gocciolina di rugiada; soltanto in loro essa è resa atta ad accogliere i raggi
superiori dal Sole della Vita eterna come ora è il tuo caso, Vita che poi non
viene più assorbita da nessun’altra serie di esseri.
12. Così dunque anche tutta la Terra è come un uomo, ed essa è costituita
da anime che un tempo esistevano legate al Mio Spirito. Tali anime però non
ressero alla prova, e perciò ora vengono nuovamente fatte maturare nel grande
grembo materno della Terra e poi vengono destate a nuova vita attraverso il Mio
alito.
13. Queste cose certo tu le comprenderai a mala pena;
ma ciò non è neppure necessario alla vita.
14. Se ora vuoi maggiori dettagli in proposito per la
tua utilità, allora hai il diritto di domandare. E perciò chiedi quello che
vuoi, ed Io ti illuminerò in ogni più riposto angolo della tua vita! Ma se fai
delle domande, allora non usare molte parole! Amen!»
[indice]
Lo stupore di Lamec per la Sapienza del Signore
La grazia dell’umiliazione della sapienza umana
27 giugno 1843
1. Quando Lamec ebbe udito tali parole dalla bocca del Signore, si
batté il petto e poi disse:
2. «O Signore, ora Lamec è diventato muto nel suo
intelletto, né sa più cosa dire o domandare; infatti Tu adesso hai toccato un
argomento troppo misterioso e troppo profondamente nascosto in cui il mio
debole intelletto non può assolutamente penetrare.
3. In verità, io ormai rabbrividisco dinanzi alle
infinite profondità della Tua Sapienza e perciò non ho più nessun coraggio di
chiederTi qualcosa, poiché Tu potresti darmi una risposta ancora più profonda,
e allora io mi troverei annichilito dinanzi a Te e a tutto il popolo! Perciò
sarà necessario che qualcun altro subentri a me per rivolgerTi delle domande!
4. Considerata la cosa soltanto in sé, è certamente piacevole e supremamente
grande essere istruiti da Te, il Creatore, riguardo alle Tue opere immensamente
meravigliose, ma quando Tu, o Signore, esponi troppo all’improvviso la
creatura, ancora del tutto cieca, ai raggi intensissimi della Tua luce
infinitamente forte e potente, allora essa sente in maniera anche troppo
dolorosa la propria mancanza di luce.
5. Riconoscere che di fronte a Te si è un perfetto
nulla sotto ogni aspetto, ciò è sopportabile, ma sentirlo e percepirlo in
maniera viva nella Tua luce chiarissima e sovranamente potente è
insopportabile. Per conseguenza ora io non mi azzardo più a rivolgerTi
ulteriori domande, dato che devo ormai constatare con troppa crudezza la mia
assoluta nullità rispetto a Te»
6. E il Signore allora così parlò a Lamec:
«Ascolta: appunto questa è la ragione principale per cui Io ti rivelo ora cose
tanto profondamente nascoste, e cioè affinché tu diventi umile di tutto cuore
nel modo giusto e catturi tutta la tua sapienza e il tuo discernimento per deporli
ai Miei piedi!
7. Infatti, finché vorresti vantarti anche di una sola
minimissima scintilla della tua propria sapienza, tu non puoi entrare nella Mia
Sapienza; e se Io te la dessi come fatta accettare per forza, allora essa ti
distruggerebbe e ti annienterebbe, così come fa il sale minerale che, una volta
che è infiammato, distrugge tutto ciò che racchiude.
8. Perciò tu devi stare dinanzi a Me del tutto
etereamente purificato tramite la tua umiltà, prima che tu sia in grado di
sopportare la Mia luce in te.
9. Vedi, questo tempio è stato certamente edificato
alla Sapienza proveniente da Me, ma esso non poté essere edificato su questa
chiara altura prima che essa non fosse stata purificata da ogni sudicio verme.
10. E proprio così anche il Mio tempio vivente della
Mia Sapienza non può essere edificato in te prima che tu abbia del tutto
purificato in te la tua propria montagna di sapienza.
11. Rallegrati perciò quando la Mia luce comincia ad
esserti opprimente, perché è segno che sei in procinto di darMi tutto quello
che è tuo per accogliere in te, in compenso, quello che è Mio!
12. Vedi, questa faccenda dello spirito funziona quasi
come con i denti, i quali sono del tutto effettivamente il simbolo della
sapienza.
13. I denti da latte che spuntano al bambino
procurandogli dolore, devono di nuovo essere estirpati con un po’ di dolore
quando arrivano i forti denti dell’uomo, poiché i primi dovevano solo preparare
la via a questi ultimi.
14. E così anche tutta la tua precedente sapienza deve
uscire da te, perché soltanto dopo tu possa essere in grado di accogliere in te
la Mia, eternamente potente!
15. Per conseguenza tu puoi continuare a fare domande
senza alcun timore e puoi umiliarti nella Mia Luce, affinché con ciò tu divenga
atto ad accogliere la Mia luce purissima in te! Io vedo ora che tu Mi hai
compreso molto bene; dunque puoi azzardarti di nuovo a rivolgerMi qualche
domanda! ChiediMi dunque quello che vuoi ed otterrai risposta da Me! Amen!»
[indice]
Il Signore spiega l’origine e l’essenza del male
30 giugno 1843
1. E avendo udito dal Signore queste parole
vivificanti e ricche di profondo insegnamento, Lamec riacquistò coraggio e disse al Signore,
adesso da lui amato sopra ogni cosa:
2. «O Signore e Padre santissimo, se è così, voglio
farTi delle domande per tutto il tempo della mia vita e non avrò più timore se
Tu, per umiliarmi, mi darai risposte anche quanto mai profonde!
3. E così adesso ho ancora un’ulteriore domanda che a
mio avviso è assolutamente importante! Se a Te, o Signore, è gradito sentirla,
allora vorrei esporTela subito!»
4. Il Signore gli osservò in tono dolcissimo: «Ma perché vuoi
sempre avere un triplice permesso prima di azzardarti a parlare?
5. Io ti dico: “Parla!”,
poiché già prima ti ho detto che puoi fare quante domande vuoi riguardo a
qualsiasi cosa, e ti illuminerò su ciò! A che scopo dunque un secondo e un
terzo permesso? Perciò parla come ne sono capaci il cuore e la lingua!»
6. Queste parole ebbero l’effetto di fare aprire del
tutto la bocca a Lamec, ed egli espose la propria domanda come segue:
7. «Signore, Tu eri dall’eternità perfettamente ed
infinitamente buono in modo estremo, e ciò attraverso tutto il Tuo Essere, e
all’infuori di Te, nella Tua intera Infinità, non c’era mai in eterno altro all’infuori
di Te.
8. Ma quando Tu volesti creare angeli, Cieli e mondi e
uomini, non Ti occorse alcuna sostanza, bensì la Tua Volontà onnipotente,
congiunta alle Tue idee e pensieri supremamente sapienti, santi e sublimi, fu
unicamente sempre, e lo sarà in eterno, la Causa di tutta la Tua infinita
Creazione.
9. Dato però che io non posso assolutamente
immaginarmi che in Te vi sia mai stata una cattiva idea, né un qualsiasi benché
minimo pensiero, neanche soltanto all’apparenza, cattivo, allora io vorrei pur apprendere
da Te da dove proviene in effetti il male di Satana e per conseguenza anche il
cattivo e il malvagio di noi uomini. Da dove viene il peccato? Da dove l’ira?
Da dove l’invidia? Da dove la vendetta? Da dove la sete di potere? E da dove la
fornicazione[12]?»
10. E il Signore rispose subito a Lamec: «Mio caro Lamec, questa tua
domanda suona di certo come fosse fondata su una grande sapienza, ma Io ti dico
che essa è molto umana!
11. Tuttavia voglio darti una risposta e voglio
risolvere il problema da te posto, quantunque in segreto tu con ciò ritenevi di
farMi una domanda la cui risposta avrebbe dovuto essere una cosa un po’ ardua
perfino per Me. Dunque ascolta:
12. “Di
fronte a Me e nella Mia visuale, il male non esiste assolutamente, bensì vi
sono soltanto delle differenze nell’effetto della Mia Volontà; e nell’inferno
come nel Cielo, e nel creare come nel distruggere, questa è sempre ugualmente
buona.
13. Tuttavia, di fronte
alle creature e nella loro visuale, soltanto una cosa è da considerarsi e da qualificarsi
come buona, e cioè la parte del rapporto dell’affermazione sotto la quale la
creatura può sussistere presso di Me e in Me, e questa è la parte che conserva
sempre o che crea continuamente e che deriva da Me; mentre la poderosa parte
dissolvente o che domina con la distruzione è da considerarsi e da qualificarsi
cattiva di fronte alla creatura, poiché non è concepibile che abbia una
possibilità di esistenza presso di Me e in Me.
14. In Me, dunque, tanto il ‘sì’ quanto il ‘no’ è
ugualmente buono, perché nel sì Io creo, e nel no Io ordino e governo tutto.
15. Ma per la creatura soltanto il sì è buono, mentre il
no è cattivo, e ciò finché essa non sia pienamente diventata, nel si, una cosa
sola con Me, quando cioè essa potrà sussistere anche nel no.
16. Quindi
per Me non esiste né Satana né l’inferno, bensì questi esistono di fronte a
loro stessi e agli uomini di questa Terra, perché qui si tratta della
formazione dei Miei figli.
17. Esistono ancora innumerevoli altri mondi sui quali non si ha alcuna
cognizione di Satana e, per conseguenza, neppure del no, bensì là è conosciuto
soltanto il sì nei suoi rapporti!
18. Ecco, così stanno le cose! La Terra è come una
stanza per bambini, e perciò vi si ode sempre anche un gran gridare, oltre che
a dei rumori eccessivi; ma Dio queste cose le vede con ben altri occhi dei tuoi
che sono di un uomo di questa Terra.
19. Comprendi ciò? Parla e dimMi quanto hai compreso!
Amen!»
[indice]
Lamec ammutolito dinanzi alla Santità del Signore
I confini dell’Onnipotenza divina
L’abisso tra Dio e l’uomo è colmato mediante il
rapporto tra Padre e figlio
1 luglio 1843
1. A tale risposta tanto istruttiva del Signore, Lamec così parlò: «O Signore,
Padre migliore e santo! Trattandosi della comprensione da parte mia, ci sarebbe
ancora moltissimo da domandare su questo argomento, bene inteso, per quanto mi
riguarda!
2. Ma qui ci sono Enoch e il mio omonimo dall’altura;
costoro, o Padre santo, Ti avranno compreso meglio di me, e perciò essi,
qualora si rendesse necessario, vorranno bene in una o in un’altra occasione
chiarirmi queste cose per quel tanto che sarà indispensabile.
3. Ora però mi sono convinto della mia assoluta indegnità
di parlare dinanzi a Te, o Signore, e non posso più osare farTi altre domande a
questo riguardo, ma questo non a causa della Tua infinita Sapienza, bensì,
perché Tu sei santo, santissimo.
4. All’inizio questa cosa io non l’ho percepita con
tanta sicurezza, ma ora, essendomi del tutto umiliato nella Tua Sapienza, ho la
visione chiarissima della Tua Santità infinita, e questa, con il suo peso
divino, mi opprime e mi schiaccia entro l’abisso più profondo e tenebroso!»
5. A questo punto Lamec ammutolì del tutto. Infatti,
solo durante quest’ultima spiegazione del Signore egli aveva cominciato ad
avvertire e dunque a rendersi conto in modo vivo che cos’è Dio nel Suo Essere,
e che cos’è invece l’uomo creato nel suo essere.
6. Ed egli meditava tra sé su come l’uomo, in ogni sua parte, dipenda
assolutamente da Dio e come per forza propria non sia in grado nemmeno di
respirare una sola volta, per non parlare poi di attingere in sé un libero
pensiero; e oltre a questo gli si affacciò alla mente l’idea che questo Dio
eterno, onnipotente e santo, si trovava appunto al suo fianco e parlava con
lui.
7. Egli perciò, nella sua umiltà, si sentì tanto smarrito ed umiliato, da
non osare affatto aprire più bocca.
8. Il Signore però si accorse ben presto di tale imbarazzo di Lamec,
e gli disse: «AscoltaMi Lamec, figlio Mio! Che ci posso fare se sono Io, il Dio
da eternità, vivente da Me stesso, e se tu sei una creatura provenuta da Me? È
forse possibile in qualche modo mutare questo rapporto? Puoi tu diventare un
Dio eterno ed Io la tua creatura? Vedi, queste cose sono impossibili anche a
Me!
9. Né Io, né tu saremo mai in eterno nella possibilità
di invertire quest’Ordine, poiché, ammesso anche il caso che Io potessi
scendere al grado di pura creatura, allora nello stesso istante in cui avessi
deposto la Divinità eterna per concederla a te, succederebbe che tutta la
Creazione, te compreso, andrebbe in rovina fino all’ultimo atomo.
10. Ma se questo si avverasse, cosa avresti tu da un
simile cambiamento e che cosa Mi resterebbe poi ancora? Ecco, tu non
esisteresti più, e Io poi dovrei di nuovo assumere la Divinità; e se poi
volessi nuovamente avere intorno a Me degli esseri, allora dovrei di nuovo
crearli e chiamare ancora una volta te stesso all’esistenza, se Io ancora
volessi sicuramente che tu fossi al Mio fianco!
11. Io però ritengo che tu ora ti renderai conto di ciò che è possibile e
di ciò che, sotto le condizioni del Mio eterno Ordine, è impossibile, e ti
renderai conto anche del fatto che Io, quale Dio eternamente immutabile, metto
sicuramente in azione ogni possibilità per avvicinare a Me le Mie creature e i
figli che procedono da queste, e di colmare così completamente ogni abisso
esistente tra Me e loro in modo che essi possano trattare con Me come con il
loro simile, e possano apprendere da Me stesso qual è la loro destinazione
eterna e vivente nella quale poi tra Me e loro dovrebbe esserci solo un divario
morale, ma in seguito a ciò essi verrebbero appunto a trovarsi in eterno dei
signori in Me e vicino a Me, completamente di per se stessi.
12. Ma se le cose stanno necessariamente in questo
modo, allora Io non vedo la ragione per cui tu dinanzi alla Mia necessaria
Divinità debba tremare così tanto da ridurre al silenzio la tua lingua!
13. Lascia perciò da parte simili cose che non si
addicono nei rapporti tra Padre e figlio, ma dichiara ciò che ti viene in
mente, affinché con ciò tu possa persuaderti quanto estremamente paziente sono
sempre Io, tuo Padre!
14. Ora poni la tua mano nella Mia, e renditi conto di
quanto Io sia misericordioso e buono, e poi parla così come ne è capace la tua
lingua! Amen!»
[indice]
La vita di ogni creatura è una parte della Vita di Dio
I Pensieri di Dio sono l’effettiva Vita in Dio
Una controdomanda
3 luglio 1843
1. Dopo tali parole di incoraggiamento da parte del
Signore, Lamec si sentì liberato dalla sua oppressione e disse:
2. «Sì, certamente è così, e così anche resterà vero
in eterno: la creatura non potrà mai diventare un Dio increato, ma tanto meno
Dio potrà diventare una creatura creata!
3. Dio vive certo eternamente libero di per Sé, e la
creatura vive solo condizionatamente attraverso Dio e da Dio; ma una volta che
la creatura si trovi ad esistere e a vivere, allora anch’essa, nella sua
specie, vive di una vita divina, dato che, in eterno, mai e in nessun luogo c’è
altra vita all’infuori soltanto dell’unica vita proveniente da Dio.
4. Se però è una vita proveniente dall’eterna Vita di
Dio, allora certamente essa stessa non può essere altro che eterna!
5. La mia vita dunque può essere soltanto una
particella proveniente dalla Vita eterna ed infinita di Dio stesso, altrimenti
non sarebbe vita; ma siccome essa è una tale particella, allora, come tale,
essa è simile a quella della quale essa è una parte, e così è eterna sia
rispetto al passato, che rispetto al futuro. Infatti io non posso immaginarmi
che nella Tua Pienezza di Vita si debbano trovare parti di vita più anziane e
più giovani.
6. Pertanto, la mia conclusione è questa: “Io ero, o Signore, eternamente
una vita in Te, però vincolata nella Tua infinita Pienezza di Vita; a Te, però,
in un dato periodo di tempo, è piaciuto porre libera questa mia particella di
vita proveniente da Te, e così io sono ora una particella di vita posta libera
da Te per l’eternità, come prima io ero in Te dall’eternità come una vita non
libera di per sé, però libera [in quanto] pienamente congiunta con la Tua
infinita Vita!”
7. Signore e Padre, ho giudicato bene, oppure mi sono
sbagliato in qualcosa?»
8. E il Signore rispose: «No, Lamec, questa volta il tuo giudizio è
perfettamente buono, vero e giusto; di ciò puoi essere del tutto sicuro dalla
Mia bocca!
9. Le cose stanno precisamente così come tu hai detto, e così Io e te siamo
qui già dall’eternità, con la sola differenza che Io sono l’eterna Totalità,
mentre tu sei soltanto una particella di questa infinita Totalità in Me e da
Me!
10. Infatti, questo è sicuramente giusto, e cioè che i
pensieri di ciascun uomo debbano essere altrettanto antichi quanto antico è
egli stesso; ma poi dipende dall’uomo quando li pensa, ovvero quando li rende
in un certo qual modo liberi nel suo animo.
11. Quando però avviene questo, allora l’uomo li ha,
in un certo qual modo, creati e formati in sé, come non di rado anche
attivamente da sé e fuori da sé, e questi pensieri poi stanno come esseri
liberi, nonostante essi siano ancora legati al creatore, vale a dire all’uomo
che li ha pensati.
12. Vedi, così è ugualmente il caso tra di noi! Io sono l’Uomo degli
uomini, e voi uomini siete, tutti quanti, i Miei pensieri, dunque la Mia vita,
perché i pensieri, i liberi pensieri sono l’effettiva vita in Me, così come
essi sono la vita in voi, dato che voi tutti siete creati pienamente in base
alla Mia misura!
13. Ma quali Miei eterni pensieri è certo impossibile
che voi possiate essere più giovani di Me stesso; e così tu, Lamec, come ho già
detto, questa volta hai giudicato del tutto giustamente!
14. Questo è quindi giusto; ma qui tuttavia si cela un
grande mistero, e questo si rende noto del tutto potentemente in questa
domanda: “Come e in quale maniera il
Creatore può porre fuori i Suoi pensieri come Sue eterne particelle di vita da
Sé, come esseri viventi perfetti, liberi e consci di se stessi, in modo da
ottenere che essi siano come tu sei ora dinanzi a Me, e puoi parlare con Me
come tu fossi un secondo Dio eterno vicino a Me?”
15. Lamec, vedi, finora sei stato tu ad interrogare
Me, ma adesso sono Io che ti rivolgo una domanda! Cerca in te una risposta a
questa Mia domanda, poiché essa certamente si deve trovare in te, così come
certamente c’è in te il creaturale[13]!
Riflettici su e poi damMi la risposta! Amen!»
[indice]
L’imbarazzo di Lamec per la contro domanda
inestricabile e la confessione della sua stoltezza
La vera sapienza è l’umiltà
4 luglio 1843
1. A questa domanda, Lamec rimase completamente
sconcertato e non seppe cosa fare; e cioè non sapeva se avrebbe dovuto
cominciare a cercare sul serio in sé una risposta a questa domanda, risposta
possibile soltanto al Creatore, oppure se tale domanda, di carattere tanto
immensamente superiore, egli l’avrebbe dovuta considerare quale buon
ammonimento all’umiltà fattogli pervenire dal Signore, forse perché nel
precedente dibattito si era lasciato trascinare ad assumere un tono
probabilmente un po’ troppo alto dinanzi a Lui.
2. Combattuto tra queste due idee, Lamec andò
fantasticando per un tempo abbastanza lungo, e perciò rimase completamente muto
e per conseguenza non diede la risposta richiesta.
3. Ma il Signore scorse molto bene il perché Lamec
taceva, e quindi osservò: «Ascolta, Lamec, caro figlio Mio! Quanto a lungo
ancora Mi farai attendere una tua risposta?
4. Eppure, nella tua esposizione di prima tu hai
parlato con sapienza veramente profonda, al punto che le tue parole non
avrebbero affatto sfigurato in bocca anche a un cherubino dotato della più
grande profondità di pensiero; mentre prima, Io non ti avevo chiesto una tale
cosa, ma ti avevo concesso solamente il diritto incondizionato di rivolgere
delle domande.
5. Ma ora, quando con la Mia domanda Io ti offro una
buona occasione per lasciare libero corso alla tua profonda sapienza, tu invece
te ne stai silenzioso come un topo che ha fiutato il gatto, e non vuoi parlare,
mentre invece questo ti potrebbe procurare un grande onore!
6. Che cosa significa ciò? La tua perspicacia ti ha
forse abbandonato all’improvviso, oppure non ti azzardi ad esporre la risposta
che hai trovato, forse perché di fronte a te stesso non puoi dare ancora
garanzie ben solide della sua validità?
7. Parla dunque, in modo che noi possiamo sapere da
te, secondo il tuo parere, qual è la tua situazione!»
8. A questa introduzione molto condizionante del
Signore, Lamec raccolse con uno sforzo disperato tutte le energie del suo spirito e, con
voce che tradiva un immenso imbarazzo, rispose così:
9. «O Signore, ora mi è chiaro come il Sole che Tu,
con la Tua tremenda domanda, non hai voluto pormi veramente una domanda a cui
io debba rispondere, ma hai voluto soltanto mettere una pietra di scandalo del
tutto poderosa alla mia stoltezza che ha voluto ammantarsi di sapienza!
10. Io, o Signore e Padre amorosissimo, posso adesso
solo ringraziarTi dal più profondo del mio cuore che ora Ti ama assolutamente
sopra ogni cosa, ogni cosa, ogni cosa, perché ora io scorgo e vedo in maniera
sempre più chiara che ho voluto, in un certo qual modo, vantarmi della mia
stoltezza dinanzi a Te e ad Enoch, come se pure io fossi un sapiente, del quale
almeno Enoch avrebbe dovuto dire che ero un autentico sapiente!
11. Invece questa Tua santa domanda mi ha mostrato la
mia piena stoltezza, e perciò Ti prego di perdonarmi per questa mia grande
stoltezza, e Ti prego anche di concedermi che Tu, o caro Padre santo, dato che
hai posto già una tale santa domanda, voglia darvi benignamente risposta,
qualora questa possa, secondo la Tua santa Volontà, esserci di vantaggio; ma
qualora invece, secondo il Tuo giudizio supremamente saggio, essa non dovesse
essere a nostro vantaggio, allora io, anche non ottenendola, Ti resterò grato
nella maniera più viva o dal profondo del mio cuore!»
12. A questo punto il Signore rispose a
Lamec e gli disse: «Ascolta, Mio caro figlio Lamec, questa dissertazione
riguardo alla tua debolezza Mi piace incomparabilmente di più dell’altra tua di
prima riguardo al rapporto di omogeneità vitale tra Creatore e creatura,
quantunque essa, in sé e per sé, sia stata giusta, dato che fui proprio Io
prima a suggerirti di parlare così, allo scopo di far lavorare il tuo cuore e
per mostrarti in che cosa consiste la vera sapienza, cioè l’umiltà, in seguito
alla quale l’uomo si rende conto del fatto che egli non può fare affatto nulla
da sé, mentre può fare tutto attingendo da Me.
13. Ora però, per convincerti di ciò, Io porrò la
grande risposta nel tuo cuore, e allora tu vedrai chiaramente il modo in cui
l’uomo, attingendo da Me, può parlare davanti a Me e a tutto il mondo come se
parlasse attingendo da sé!
14. Così dunque avvenga e, da parte tua, puoi già
cominciare a parlare! Amen!»
[indice]
La visione spirituale di Lamec insufflata dal Signore
sul modo in cui i pensieri si realizzano in Dio
La rispondenza con l’origine degli esseri creati
5 luglio 1843
1. E Lamec cominciò subito a parlare in perfetta calma e disse:
«Se non sbaglio, la domanda suona così:
2. “Come e in
quale maniera il Creatore può porre fuori i Suoi pensieri come Sue eterne
particelle di vita fuor da Sé come perfetti esseri viventi, liberi e consci di
se stessi, così da ottenere che essi siano come ora sono io dinanzi a Te, o
Signore, e posso parlare con Te come io fossi un secondo Dio eterno vicino a
Te?”
3. Questa sarebbe dunque la domanda! Ed essa è giusta,
ed io lo riconosco chiarissimamente. Ma la risposta, la difficilissima risposta
non è ancora venuta alla luce con la domanda!
4. Ma ecco che ora posso
scorgere qualcosa in me: sono dei grandi pensieri! Dal caos essi serpeggiano
fuori come singole stelle, le quali pure talvolta, nelle notti molto nuvolose,
si aprono allo stesso modo la via e poi, attraverso gli squarci delle nubi,
guardano miti e soavi in giù, verso il tenebroso suolo della Terra.
5. O pensieri, o
pensieri, voi, piccole creazioni del mio spirito meravigliosamente splendide!
Quali forme strane siete voi! Voi colmate poderosamente il mio petto; stelle si
accalcano a stelle e chiare forme si accalcano a forme, e nella mia anima c’è
sempre maggiore libertà!
6. Ora nel mio petto si
ritirano le nubi notturne, e dove esse si ritirano incontrano poderosi torrenti
di luce, e questi torrenti di luce accolgono le nubi che si ritirano, e le nubi
così accolte divengono esse stesse luce e nel torrente acquistano forme, sì,
esse assumono forme quanto mai meravigliosamente splendide!
7. Oh, io adesso vedo in
me un’abbondante quantità di forme di luce, le quali, innumerevoli e in maniera
indescrivibile, fluttuano confusamente come uno sciame scintillante di
effemeridi[14]
in una bella giornata d’estate quando il Sole comincia a tramontare, oppure
come quando sorge e manda il primo saluto dei suoi raggi splendenti alle
profonde valli della Terra!
8. Sì, la grande risposta io certo la vedo ora in me;
ma come potrò esprimerla?
9. Ma cosa sto scoprendo ora io, povero babbeo? Le forme si trasformano secondo la mia volontà!
10. Ecco, io voglio degli
uomini simili a me, e così esse diventano secondo la mia volontà! Ed io vedo
come essi, da atomo di luce ad atomo di luce, sono i miei pensieri; e la mia
volontà li mantiene nella mia propria forma che vuole che essi vivano; ed essi
vivono come me e si muovono liberamente perché sono io che voglio così.
11. Ma, secondo la mia
volontà, io vedo anche me stesso tra di loro in una forma completamente simile
alla loro, e questa mia propria forma parla di quello che io penso e dico in
questa mia originaria grandezza.
12. E tutte le altre
forme, in perfetta figura umana, si accalcano tra loro intorno a questa mia
forma e la ascoltano e le parlano secondo il modo e la maniera della loro
costituzione infusa in loro per mezzo della mia volontà!
13. Io però ho una grande gioia per queste forme, e la mia volontà è quella di
mantenerle tutte mediante la mia volontà. Questa gioia però è un potente amore
per queste forme in me; io le amo!
14. Ed ecco, dalla mia
forma sgorgano ora delle fiamme simili a lampi, e questi lampi si sprofondano
nel petto delle numerose forme! Allora le forme cominciano a muoversi da sé, e
si contemplano e si riconoscono; ed io le vedo fare tra di loro ogni tipo di
cose che ora io non voglio più!
15. O Signore, quale grande prodigio è questo ora in
me! Oh, se io almeno avessi già la risposta»
16. Ma il
Signore disse a Lamec: «Io ti dico: “Tu non ne
hai più bisogno, poiché l’hai già data a sufficienza!”
17. È proprio così come tu ora lo hai visto in te, ma
di certo presso di Me è completamente realizzata, mentre presso di te tutto
questo era solamente un’immagine transitoria e fuggevole!
18. Tuttavia, volersi dilungare a questo riguardo,
vorrebbe dire perdersi in sottigliezze senza nessuno scopo, poiché la creatura
può arrivare a comprendere la Forza del Creatore per via di immagini, ma non
potrà mai comprenderla realmente.
19. Adesso Io vedo che tu hai in serbo ancora un’altra
domanda; perciò esponi anche questa! Amen!»
[indice]
L’indispensabile capacità del corpo di percepire il
dolore, come benefattore e guardiano della vita
Come si deve vivere se non si vuole mai provare alcun
dolore
6 luglio 1843
1. Dopo che Lamec ebbe udito questo nuovo invito del
Signore in seguito al quale gli era lecito fare ancora una domanda, quantunque
ad oriente l’alba si preannunciasse già in modo molto evidente, allora egli ne
fu lietissimo e, senza eccessivi preamboli, espresse la seguente domanda:
2. «O Signore, Padre santo e amorosissimo, Creatore di tutti gli angeli e
gli uomini! Vedi, la vita sulla Terra, vissuta per la prova dello spirito,
sarebbe certo in sé e per sé del tutto adeguata per il suo sublime scopo se a
questa vita non andasse congiunta una cosa estremamente sgradevole, e questa
cosa è la capacità di percepire il terribile dolore!
3. Perché dunque questo nostro corpo deve avere la
capacità di percepire il dolore? Perché devo sentire dolore se vengo colpito da
qualcosa, oppure se in qualche modo cado o mi taglio, mi pizzico o mi pungo?
Perché, spesso senza una causa apparente, devono manifestarsi nel corpo dei
dolori quanto mai fastidiosi? Perché il fuoco deve bruciarmi in maniera così
insopportabile, e perché la donna deve partorire tra così grandi dolori?
4. Vedi, o caro Padre santo, con questa mia conoscenza
io non posso assolutamente approvare questo nella sfera della vita, e perciò
desidererei apprendere da Te, il Creatore, qual è la ragione di questo triste
fenomeno!
5. Infatti io presumo, con grande fiducia, che la vita
dello spirito sia del tutto incapace di percepire il dolore. Ma allora anche la
vita del corpo potrebbe essere altrettanto incapace di percepire il dolore! Ho
ragione, oppure torto?»
6. E il Signore, rivolgendo a Lamec uno sguardo del tutto
compassionevole, gli disse: «Ascolta, figlio Mio Lamec, questa volta tu non hai
dalla tua parte nemmeno la parvenza della verità e del diritto!
7. DimMi un po’ nel tuo animo: “Sarebbe mai immaginabile una qualche vita, che non fosse sensibile
alle impressioni di ogni specie? Se tu non avessi alcuna sensazione, vivresti
poi?”
8. Mettiamo invece il caso che l’uomo percepisse
soltanto tutte le impressioni piacevoli, un po’ come durante l’atto
procreativo; ebbene, non accadrebbe allora che l’uomo si distruggerebbe
immediatamente, dato che egli andrebbe a cozzare continuamente, si colpirebbe,
si pungerebbe, si taglierebbe e si brucerebbe, e non succederebbe sicuramente
che, già entro un anno, non avrebbe più alcun membro disponibile dell’intero
corpo?
9. Ebbene, senza tutte le sensazioni – sia della
specie piacevole, sia della specie dolorosa – è solamente la morte assoluta!
10. Ne consegue perciò che il dolore è il più grande
benefattore e il più fedele guardiano protettore della vita, senza il quale la
vita non si potrebbe assolutamente immaginare in nessun altro modo come
durevole.
11. Oltre a questo, ad ogni modo, a te è stato dato un corpo che non soffre
alcun dolore! Se tu lo tieni secondo il Mio Ordine e se fai attenzione quando
sei sdraiato, quando stai seduto, quando sei in piedi, quando cammini o corri,
allora tu trascorrerai la tua vita completamente senza dolori; e se tu sei
moderato nel mangiare e nel bere, allora ti saranno anche risparmiati i dolori
interni del corpo; e se non ti dedichi troppo alle opere della carne, allora
non verrai mai a sapere cosa sia un dolore nelle tue membra!
12. Il dolore però è senz’altro il più vero e proprio attributo della vita,
senza il quale tu non avresti i sensi! Esso è la vera e propria sensazione e la
percezione dell’amore; e quando questo amore va fuori dal suo ordine, allora
esso percepisce ciò nella maniera di dolore, ma quando è nel suo ordine, allora
esso percepisce una sensazione estremamente piacevole.
13. Non desiderare dunque di essere sbarazzato dal
dolore, perché esso è il più fedele guardiano della tua vita, e un giorno
diverrà anche l’astringitore[15]
e il raccoglitore e il completo salvatore della vita del tuo spirito.
14. Riguardo però alla questione se anche gli spiriti
purissimi siano atti a percepire o non percepire il dolore, questo te lo
dimostrerà nel più breve tempo possibile direttamente uno spirito stesso!
Amen!»
[indice]
L’arcangelo Zuriel, dimostra a Lamec che la
sensibilità al dolore di uno spirito è una realtà
7 luglio 1843
1. Il Signore aveva appena terminato di pronunciare
queste parole, che già Zuriel apparve raggiante dinanzi alla piccola compagnia che
sedeva sui gradini dell’altare nel tempio, e s’inchinò fino a terra davanti al
Signore, e poi così Gli parlò:
2. «O Signore, grande Dio, Padre santo e amorosissimo
e Creatore onnipotente di tutti gli spiriti e di tutti gli uomini provenienti
dagli antichi spiriti dei Tuoi Cieli primordiali che eternamente erano come Tu
eternamente eri al di sopra di tutti i Cieli dei cieli, nel santuario
eternamente inaccessibile della Tua Luce!
3. Tu mi hai chiamato del tutto benevolmente dalla Tua
infinita Dolcezza paterna; piaccia dunque anche al Tuo santo Amore annunciarmi
qual è la dolce opera d’amore che mi attende da compiere!»
4. E il Signore disse: «Zuriel, Io conosco la tua antica fedeltà, ma
vedi, qui, al Mio fianco si trova Lamec, che tu conosci; ebbene, affinché egli
ti diventi un vero fratello, allora dagli una risposta alla parte spirituale
della sua domanda, attraverso la quale egli vorrebbe sapere con certezza se la
vita perfetta sia capace oppure no di percepire il dolore anche nel purissimo
spirito! Ecco, questo è il motivo per cui ti ho chiamato; e così, mostra tale
cosa a questo fratello alla maniera degli spiriti! Amen!»
5. Il Signore aveva appena terminato la Sua risposta
che già Zuriel aveva steso la sua mano e, posatala sul petto di Lamec, gli disse:
6. «Fratello, secondo il santissimo Volere del Signore
esci per breve tempo da questa tua fatiscente dimora ed apprendi in maniera
viva quello a cui ti sembra difficile prestare fede!»
7. E appena Lamec ebbe udito queste parole, il suo
corpo si accasciò a terra come quello di un morente, ma il suo spirito,
splendente di bianco, si trovò immediatamente a stare dinanzi a Zuriel.
8. Zuriel allora afferrò subito la sua mano e la
strinse con grande saldezza.
9. E Lamec, in spirito, lanciò un forte grido ed esclamò: «Ma
per amor di Dio, che cosa fai di me? Tu mi schiacci la mano, e questo mi causa
un dolore terribile!»
10. E allora Zuriel lasciò subito libera la mano di Lamec e poi gli
disse: «Fratello, tu ti trovi ora in spirito, poiché vedi, la tua dimora giace
là impotente sui gradini dell’altare! Ma come hai potuto lanciare un grido di
dolore, mentre prima volevi sostenere che l’uomo, in puro spirito, non ha la
capacità di percepire il dolore?»
11. E Lamec allora rispose a Zuriel: «O fratello, tu sei un duro
maestro! Sebbene l’esperienza sia la migliore insegnante, in verità, io avrei
compreso anche in una maniera un po’ più mite il fatto che l’uomo è
indescrivibilmente più sensibile nello spirito che nel corpo!
12. Oh, certo, sarei ben grato che un simile
insegnamento mi venisse del tutto risparmiato per ogni avvenire, perché la mano
mi brucia ancora come se la tenessi nel metallo bollente! O Signore, liberami
dunque da questo dolore, altrimenti sarò colto dalla disperazione!»
13. Allora Zuriel alitò sulla mano di Lamec e il dolore scomparve, ed
egli si trovò di nuovo nel proprio corpo pienamente cosciente.
14. Il Signore però chiese poi a Lamec che cosa ne pensasse ora
della sensibilità dello spirito.
15. E Lamec rispose: «O Signore, precisamente il contrario di
come pensavo prima!»
16. E il Signore aggiunse: «Di più non ci occorre! Se la sensazione
appartiene soltanto alla vita, allora essa deve anche certamente essere
intensissima là dove la vita è riunita nella sua pienezza originaria! Del resto
l’espressione “uno spirito insensibile” sarebbe già di certo la maggiore
contraddizione!
17. Tuttavia lasciamo ora a Zuriel l’esposizione di
ulteriori dettagli in proposito, poiché egli è qui per questo scopo! E allora,
Zuriel, parla! Amen!»
[indice]
Zuriel spiega che la percezione del dolore è dello
spirito, e può contrastarlo con la forza di Dio
10 luglio 1843
1. E subito Zuriel cominciò a rivolgere a Lamec le seguenti parole:
«Lamec, fratello nel Signore, nostro onnipotente Creatore e Padre santissimo e
amorosissimo! Vedi, mentre tu stesso prima ti trovavi in spirito, io ti ho
dimostrato in modo, per così dire, da potersi toccare con mano, che lo spirito
ha una forte sensazione, assolutamente potente, per le impressioni spirituali,
le quali sono perfettamente uguali a quelle naturali, ma tali non sono secondo
il significato!
2. Tu però non conosci ancora dove risiede la causa della tua sensazione
spirituale dolorosa. Ma affinché tale causa tu la possa vedere nella maniera
più chiara, io te la comunicherò con tutta fedeltà secondo la Volontà del
Signore; e perciò ascoltami!
3. Vedi, tu percepisci le impressioni del mondo nel
quale vivi, o in maniera dolorosa oppure molto benefica e piacevole; dolorosa
quando le impressioni sono troppo potenti per le forze insite in te, e benefica
e piacevole quando le impressioni sono tali da non superare le forze insite in
te, bensì corrispondenti armonicamente con queste.
4. Ma se le impressioni sono più deboli, e inoltre,
che le tue forze hanno di gran lunga il sopravvento su di esse, allora le
percepirai con indifferenza assoluta, perché constaterai che viene richiesto
troppo poco alle forze insite in te in uno stato necessariamente contro-attivo.
5. Infatti, solo in una reazione armonicamente
corrispondente alle tue forze contro le impressioni dell’esterno giace il
perché del piacevole senso di benessere, che qui è anche la vera e propria
essenza di ogni beatitudine.
6. Ebbene, vedi, se tu percepisci nel corpo un qualche dolore, allora non è
il tuo corpo a percepirlo, ma soltanto il tuo spirito, che qui è l’unico ad
avere insita la capacità di provare sensazioni!
7. La tua sensazione di percepire il dolore come se lo
percepissi nel tuo corpo, deriva dal fatto che il tuo spirito è insito in tutte
le tue parti del corpo in maniera perfettamente corrispondente.
8. Se però il tuo spirito, ovvero il tuo ‘io’ del
tutto vero e proprio, può essere eccitato in modo così estremamente forte
tramite impressioni esterne per mezzo del corpo grezzo e materiale, nonostante
esso sia ben coperto e protetto da tutte le parti nel miglior modo possibile,
allora esso sarà certamente tanto più eccitabile nello stato ancora
completamente assoluto!
9. Ma perché succede questo? Succede questo perché lo
spirito, nello stato completamente assoluto, entra nella corrispondente azione
reciproca con le forze fondamentali, e già a grande distanza deve percepire qui
la loro forza – sia per quanto riguarda il tempo che lo spazio – senza la cui
percezione esso potrebbe cadere con grandissima facilità in uno stato di
prigionia da cui non si può liberare, nel quale gli sarebbe riservata una sorte
molto ma molto peggiore della tua quando dovesti subire la mia stretta di mano!
10. Se lo spirito è imperfetto, e dunque non
completamente sviluppato ed esercitato nei suoi sensi percettivi e se esso è
ancora cieco e sordo alla forma e alla voce della verità, allora in nessun
caso, nel suo stato assoluto, esso verrà a trovarsi in una situazione
desiderabile, perché in tale stato non potrà sfuggire a tempo debito, né sarà
in grado di opporsi con la dovuta forza a tutte le impressioni che si abbatteranno
su di lui.
11. Ma certamente le cose stanno in modo del tutto
diverso quando si tratta di uno spirito perfetto, poiché un tale spirito si
trova sempre unito a Colui che ora siede accanto a te!
12. Costui però predispone sempre le forze dello
spirito in modo tale che esse siano costantemente ben misurate contro ogni
impressione e ogni incitamento, e da questo può poi derivare soltanto una
sensazione di benessere eternamente beatissima, però mai una sensazione di
dolore.
13. Fa’ bene attenzione a queste parole; esse, con
l’eterno Amore e con la Grazia del Signore, ti guideranno dentro ai misteri più
profondi della vita!
14. O Signore, con la Tua Grazia ho adempiuto il Tuo
Volere; concedi dunque che io mi ritiri di nuovo in pace!»
15. Il Signore allora diede a Zuriel il permesso di
ritirarsi, ma poi invitò Enoch a dire ancora qualche profonda parola su tale
argomento.
[indice]
Enoch spiega la
vita dello spirito e il necessario conflitto tra materia e spirito
11 luglio 1843
1. E non appena Enoch ebbe appreso, tanto esteriormente che interiormente,
tale desiderio del Padre, si alzò immediatamente e, postosi davanti a Lamec,
cominciò a parlare così:
2. «Fratello Lamec, molto importanti e quanto mai
significative sono le parole che lo spirito Zuriel ti ha detto alla maniera
umana, ed io non posso dirtene delle migliori in quest’ambito!
3. Io però so che cos’è lo spirito quando parla alla
maniera umana; tu invece non lo sai, perché sei ancora attaccato alla lingua e
non allo spirito.
4. E così, per la Volontà santissima del nostro amato
e santo Padre, io voglio innalzarti e trasferirti dolcissimamente dalla lingua
allo spirito, laddove tu stesso potrai vedere e comprendere com’è costituita la
vita nello spirito! Prestami dunque ascolto nel tuo cuore!
5. Vedi, quando due venti spirano l’uno contro
l’altro, di cui uno è forte come l’altro, allora nell’atmosfera si stabilisce
l’equilibrio e una benefica quiete regna sulla superficie della Terra: l’aria
si fa pura e serena, e i raggi del Sole possono illuminare e riscaldare il
paese senza impedimenti con la luce non offuscata.
6. Ma se poi, dopo il periodo dell’equilibrio, uno dei
venti prende il sopravvento e si rinforza mentre l’avversario si indebolisce,
allora il più potente comincia subito ad avanzare con veemenza, e così ricaccia
senza pietà e trascina con sé il vento diventato debole.
7. Ma finché il vento più debole fa ogni tanto dei
tentativi per dominare il più potente, esso deve rassegnarsi ad essere spinto,
oppresso e infine pure soggiogato dal più potente. Se invece esso si arrende
immediatamente, allora anche ogni spinta e ogni pressione hanno poi fine, però
con ciò ha pure fine la consistenza di per sé del vento più debole!
8. Tu ora dici tra te e te: “Ma perché il Signore
permette che sia così? Per Lui, l’Onnipotente, impedire questo conflitto
sarebbe certamente la cosa più facile di questo mondo!”
9. E qui tu hai ben ragione, poiché a Dio sono
assolutamente ben possibili tutte le cose. Se però Egli non concedesse che le
forze stesse entrassero in conflitto l’una contro l’altra, allora avverrebbe
che esse finirebbero col rilassarsi e poi giacerebbero morte come le pietre
delle montagne, le quali in sé e per sé sono esse pure delle forze, però
giudicate ed avvinte in sommo grado, e per conseguenza immobili e perciò sono
completamente morte e non hanno nessuna sensazione.
10. Vedi, così è anche la vita dell’uomo! Essa spira nei suoi organi in
tutte le direzioni. Lo spirito spira nella materia e la vuole trascinare con
sé; la materia, ossia il mondo, spira nella materia quale sangue e quali altri
umori più raffinati, e questi spirano nello spirito e lo vogliono trascinare
con loro.
11. Se lo spirito è più potente della materia, allora
esso la spinge fuori e se la rende completamente servizievole; ma se invece è
la materia che trionfa sullo spirito, allora lo spirito decade e, quale vita,
soffre in modo estremamente duro e doloroso, portando continuamente il peso
molto opprimente della morte della materia, e questa poi è la morte spirituale.
12. Ma se lo spirito fosse insensibile in tale stato
di morte, allora esso con ciò sarebbe anche irrimediabilmente perduto in
eterno. Invece la sempre più accentuata sensazione dolorosa dell’oppressione lo
costringe a difendersi e a lottare incessantemente contro la materia, ma con
ciò la sua forza viene tenuta in esercizio e così viene sempre più rafforzata.
13. E così, con l’andare del tempo, esso può diventare
ancora un completo vincitore sulla propria materia e in questo modo può giungere
alla libertà della vita eterna, proprio come la materia della pietra con il
tempo e per effetto della gravità che giace in essa e alla quale è sottoposta,
viene compressa e schiacciata e si trova infine costretta a sottrarsi, allo
stato disciolto, alla gravità, allora questa forza diventa poi di nuovo libera
e diventa una cosa sola con la forza universale alla quale è sottomessa ogni
materia; questo è anche il caso del vento, quando cioè il vinto riesce infine
nuovamente a trionfare sul vincitore di prima».
[indice]
I tre lati di ogni relazione nella vita: l’umano-materiale,
l’umano-spirituale e l’umano-divino
L’imperscrutabilità del rapporto umano-divino delegata solo a Dio
13 luglio 1843
1. Dopo queste parole Enoch domandò a Lamec: «Fratello Lamec, hai ben
compreso queste mie parole?»
2. E Lamec rispose: «Sì, fratello Enoch, e siano perciò resi al
Signore ogni lode, ogni gloria e onore, e a Lui vadano tutta la mia gratitudine
e il mio amore! Finora nel tuo discorso non c’è stato niente che io non abbia
potuto comprendere subito completamente e radicalmente; ma qualora restasse
ancora da sviscerare qualcosa per quanto concerne la capacità dello spirito a
percepire il dolore e riguardo a che cosa sia del tutto effettivamente il
dolore in sé e per sé, allora io ti prego, dilettissimo fratello, di continuare
ancora a parlare, perché le tue parole sono chiare e mi rallegrano
immensamente»
3. Queste espressioni da parte di Lamec piacquero
molto sia al Signore che ad Enoch, e il Signore invitò Enoch a continuare a
parlare. Ed Enoch, rivoltosi nuovamente a Lamec, gli disse così:
4. «Lamec, mio diletto fratello! Vedi, ciascun rapporto nel quale e
attraverso il quale noi viviamo del tutto effettivamente, ha tre lati: l’uno è l’umano-materiale, l’altro è l’umano-spirituale e
il terzo è l’umano-divino.
5. I primi due sono comprensibili per noi, ma il terzo
non lo sarà mai in eterno, poiché esso è infinito, perché è puramente divino.
Noi però siamo degli esseri finiti e perciò non ci sarà mai possibile vedere né
toccare le infinite Profondità e Altezze di Dio.
6. Per questo motivo un uomo, se egli è sapiente
attingendo da Dio, può anche rispondere a due domande riguardo alla sua propria
entità e ai rapporti di questa, ma egli non risponderà mai in eterno alla terza
domanda, poiché tale risposta è celata nell’inesprimibile ed eternamente
incomprensibile Profondità di Dio, e noi non potremo mai decifrarla
completamente in eterno!
7. Per questo motivo, riguardo alla capacità dello spirito
a percepire il dolore, da parte nostra rimarrà anche ben poco da discutere
ancora!
8. Tuttavia ritengo che noi, riguardo a questa cosa,
ora sappiamo precisamente quel tanto che ci occorre sapere; la terza parte,
però, la rimetteremo per sempre nelle mani del Signore.
9. Ora noi sappiamo per esperienza che lo spirito, come principio
fondamentale della vita nell’uomo, può e deve possedere soltanto la coscienza
di se stesso, quindi anche il vivo sentimento e la sensazione, e per
conseguenza anche la capacità di percepire il dolore!
10. Ma se noi ora abbiamo e sappiamo questo in maniera
approfondita e perfettamente viva, allora abbiamo anche quello che ci basta
completamente e, a seconda di questa nozione, possiamo regolare la nostra vita
con la massima facilità in modo da non aver mai in eterno niente a che fare con
la spiacevole capacità di percepire il dolore.
11. Per quanto però concerne il terzo lato riguardo a
questa viva proprietà dello spirito – vale a dire che cosa sia in sé e per sé il dolore, oppure
la sensazione, oppure che cosa sia nella sua causa eternamente originaria la
forza della vita – ebbene questo, fratello, va lasciato, come detto, a Colui la
cui santissima presenza visibile è causa ora per tutti noi di tanta suprema
beatitudine e vita!
12. Io ritengo dunque che sarebbe del tutto superfluo
spendere altre parole riguardo a questo argomento, e per conseguenza
limitiamoci a ringraziarLo di quello che Egli ci ha donato con così tanta
benevolenza e di quello che in misura certamente maggiore otterremo ancora da
Lui! Sì, così sia in eterno! Amen!»
[indice]
La consacrazione di re Lamec a sommo sacerdote del
tempio sul monte
La consolante promessa del Signore di una Sua costante
presenza nel tempio
14 luglio 1843
1. E quando Enoch terminò di parlare e il
Sole si stava avvicinando rapidamente al suo sorgere, Lamec si alzò, si mise
dinanzi al Signore e Gli si prostrò ai piedi cominciando, con tutto l’ardore
del suo amore, ad adorarLo e a ringraziarLo di tutti i Suoi incommensurabili
doni, grazie e misericordie, e con tutto il fervore possibile Lo pregò che Egli
volesse rimanere continuamente con lui e non scomparisse di nuovo rendendosi
invisibile.
2. Ma allora anche il
Signore si alzò e disse a Lamec: «Rialzati, Mio
diletto figlio Lamec! Io guardo solo al tuo cuore e non alle tue ginocchia: se
il cuore è in ordine, allora anche tutto il resto del corpo lo è. Ora però il
tuo cuore è nell’ordine più perfetto; così pure sarà il tuo corpo!
3. Io ora provo una grande gioia per te e perciò ti
consacro a gran sacerdote di questo tempio.
4. Durante tutta questa notte ti ho mostrato i molteplici gradi della vera,
interiore sapienza proveniente da Me, e con ciò questo tempio visibile,
edificato dalla tua acuta intelligenza e dalla tua mano, è diventato un tempio
della sapienza, nel quale l’uomo della Terra deve sempre ricordarsi che Io
stesso, il Creatore del Cielo e del mondo, ti ho ammaestrato in questo luogo ed
ho riposato con te sui gradini dell’altare, e con ciò li ho resi e consacrati a
gradini sui quali l’uomo deve scrutare la propria nullità dinanzi a Me nella
completa pace del proprio spirito. E quando egli avrà fatto così, allora in
questo tempio Mi avrà anche offerto un giusto e gradito sacrificio, così come
adesso Me l’hai offerto tu dall’ardente fondamento del tuo cuore!
5. Ma siccome tutte queste cose sono avvenute dinanzi
ai tuoi occhi e a quelli del popolo qui presente, che nella sua maggioranza ha
vegliato con noi durante tutta questa nottata, e considerato che il popolo non
conosce ancora chi Io sia e da dove sia venuto, allora adesso ti dico: “Quando
i primi raggi del Sole ammanteranno di rosa le cime delle montagne, tu fatti
avanti sulla soglia del tempio aperto ed annuncia al popolo, ora del tutto
apertamente, che Io sono qui.
6. E a questo annuncio al popolo aggiungi pure che
esso si raccolga qui intorno al tempio, ma che nessuno vi metta il piede
dentro!
7. Poi Io stesso darò dal tempio un insegnamento
oltremodo importante al popolo che Mi ha seguito fin qui con amore e grande
brama di sapere, pur non avendoMi riconosciuto, ma che quindi con maggiore
ardore Mi seguirà certamente in spirito quando Mi riconoscerà!
8. Vedi, ormai si fa ben chiaro ad oriente; perciò
preparati a questo tuo primo incarico per il Mio servizio in questo tempio!
9. E per il fatto che tu ora Mi hai pregato di
rimanere con te in avvenire, Io ti dico: “Dove si trova il servitore fedele del Signore, da là neppure il suo
Signore si troverà lontano; e dove sono i figli, là c’è anche il Padre!”
10. Su questi gradini tu Mi troverai sempre; e seppur non sempre i tuoi
occhi di carne Mi vedranno, tuttavia Mi percepirai sempre nella viva Parola!
11. Ecco, questa è una grande promessa! Ma ora va a
compiere l’opera che ti è stata comandata! Amen!»
[indice]
Le parole di Lamec rivolte al popolo raccolto intorno
al tempio
Il Signore
presentato nell’Uomo povero, nel Messaggero e nell’Uomo sapiente
15 luglio 1843
1. E allora Lamec si accinse subito all’opera secondo il comando e,
giunto sulla soglia del tempio aperto, parlò così al popolo che era già tutto
sveglio:
2. «Ascoltatemi, voi tutti, cari fratelli e voi tutte,
care sorelle! Nuovamente una Grazia ed una Misericordia infinitamente grandi ci
sono state concesse dall’alto dei luminosi Cieli di Dio!
3. Noi tutti non potremo mai in eterno, anzi il mondo
intero non potrà mai apprezzare, glorificare, lodare e adorare abbastanza in
maniera adeguata l’immensità di tale Grazia e Misericordia, né mai in eterno
nessuno sarà in grado di ringraziare di ciò a sufficienza Dio, il Signore, e di
renderGli in corrispondente misura il più alto e valido onore!
4. Fratelli! Ieri avete visto tra di voi e avete udito
l’Uomo sapiente, e grande è stata la vostra meraviglia per la Sua alta e
profonda Sapienza, ma nessuno di voi sapeva da dove quest’Uomo sapiente fosse
venuto, ed anche per questo le opinioni erano differenti, e a questo proposito
vi ponevate domande l’un l’altro senza che vi fosse nessuno capace di offrire
una sufficiente spiegazione.
5. Tali cose voi le conoscete tutti, dato che ne foste
testimoni con me. Ma ora, sapete chi è quest’Uomo sapiente?
6. Voi dite di no, e con il vostro animo teso e
agitato chiedete: “Chi mai può essere
dunque quest’uomo la cui immensa sapienza noi dovemmo altamente ammirare sopra
ogni misura?”
7. Sì, miei diletti fratelli e sorelle! Nei riguardi
di quest’Uomo le cose stanno in maniera tanto infinitamente e altamente
meravigliosa che, considerato lo stato di agitazione del vostro animo, non
possono essere espresse senza danno con una sola parola! Quindi io prego voi
tutti di ascoltarmi con calma assoluta, e udite l’annuncio grandioso e supremo!
8. Ebbene, voi eravate presenti quando fu consacrato
il tempio nella pianura e quando esso venne benedetto in maniera vivente per
potervi accogliere nel modo più degno il Nome altissimo di Jehova, e cioè a
riparazione della grande infamia perpetrata da me contro lo stesso Nome,
altissimo e supremamente santo!
9. Ma sapete voi Chi era Colui che incedeva come un
Araldo dei Cieli a fianco di Enoch dall’altura?
10. Voi qui dite: “Egli
era un supremo messaggero di potenza proveniente dalle luminose Altezze di
Dio!”
11. Ma chi era l’Uomo povero che venne da noi quella
sera e che i miei servitori non volevano nemmeno lasciare entrare nella sala da
pranzo, tanto che io stesso dovetti uscire fuori per sottrarLo ai
maltrattamenti della mia insensata servitù e per condurLo poi alla mia mensa?
12. Voi dite: “Molti
asserirono che fosse stato il Dio onnipotente stesso, però molti altri questa
cosa non la poterono comprendere, né poterono credere pienamente che quell’Uomo
povero fosse stato il vero Dio e Creatore, quindi lo stesso Jehova!”
13. Vedete, così voi siete continuamente costituiti
nel vostro cuore, e perciò con voi non c’è da parlare molto di cose altissime,
poiché voi non siete ancora di gran lunga abbastanza maturi per comprendere che
cosa sia Dio e come Egli venga a noi, Sue creature e Suoi figli!
14. Sappiate però che il nostro Dio è ora di nuovo
venuto a noi nell’Uomo sapiente, per cercarci Egli stesso, attirarci e guidarci
a Lui e per Lui!
15. Preparatevi dunque; Egli stesso si rivelerà da
questo tempio! Ma che nessuno di voi ponga i suoi piedi oltre la soglia, perché
il tempio ora è sacro, dato che Dio, il Signore stesso, cammina in esso!
16. E felici coloro che udranno la Sua voce e che a
questa si rivolgeranno! Amen!»
[indice]
Enoch e i due Lamec nominati a guide fondamentali di
tutto il popolo
L’amore del
Signore per i Suoi figli è così grande, da donare la propria Vita per loro se
fosse necessario
17 luglio 1843
1. Dopo tali buone ed istruttive parole, Lamec ritornò al centro del
tempio e con accento del massimo amore e reverenza disse al Signore:
2. «Padre santo, vedi, per quanto è possibile ad un
grande peccatore dinanzi a Te, io ho riferito ai fratelli là fuori la Tua
santissima Volontà!
3. O Padre, accogli benignamente questa mia opera
imperfetta come fosse qualcosa dinanzi a Te, e il Tuo Amore e la Tua Sapienza,
eternamente supremi e santissimi, rimedino ai gravi errori da me sempre
commessi contro di Te e contro i poveri fratelli e sorelle!»
4. A questo punto il Signore interruppe
Lamec e gli disse: «Ascolta, figlio Mio Lamec, a chi come te riconosce i propri
errori, a costui essi sono tolti già da molto tempo, ed egli sta dinanzi a Me
come una nascente stella del mattino, che è un messaggero splendente del Sole
vicino al suo sorgere! E tu pure stai ora dinanzi a Me in questa maniera e così
rimarrai in avvenire!
5. Ma a te Io dico: “Ai tuoi fratelli e sorelle tu hai
parlato molto bene e in maniera perfettamente conforme alla Mia Volontà; perciò
voglio subito presentarMi a loro e Mi rivelerò loro quale il Signore e Creatore
del Cielo e di tutti i mondi, e quale l’unico vero e amorosissimo Padre di
tutti i Miei veri figli!
6. E voi tre, Miei prediletissimi figli, venite voi
pure con Me, il vostro Padre eternamente vero, fino alla soglia del tempio, e
mediante la vostra presenza testimoniate di Me, come Io testimonierò di voi che
Io stesso vi ho eletti tra le molte migliaia e vi ho posti a guide fondamentali
di tutto il popolo che vi circonda, tanto sulle alture quanto sulla pianura!
7. Tre stirpi soltanto Io ho condotto via, e di
queste, che sono quelle di Caino, di Meduhed e di Sihin, voi non siete chiamati
ad avere cura. Ma tutto il resto del popolo, Io, quale il Signore e verissimo
Padre, lo pongo nelle vostre mani in modo che lo guidiate rettamente per quella
via che sempre ed eternamente conduce all’eterna, immortale, liberissima e
beatissima vita d’amore nel Mio Amore!
8. Non preoccupatevi però per le tre stirpi che Io ho
condotto via, poiché anche ad esse ho stabilito delle sagge e giuste guide che
devono condurre i loro popoli fino alla soglia della dimora eterna e santa,
dove sempre eternamente Io sarò solito dimorare in tutta la potenza e la forza
del Mio Amore!
9. O voi tre Miei predilettissimi uomini delicati, Io sono il vostro vero,
eterno, santo ed amorosissimo Padre! Però vedete: come Io vi amo sopra ogni
cosa e voi Mi siete più cari e valete molto di più di tutti i Cieli, Soli e
mondi, così anche voi amate sempre tutti i vostri fratelli e sorelle, poiché
essi sono di certo tutti figlioletti Miei come lo siete voi!
10. Vedete, Io vi amo così tanto, che se ora fosse possibile e necessario, lascerei
la Mia vita da Me per darla a voi per l’eternità!
11. E così dunque, anche voi amate Me, il vostro buon
Padre, ed amate tutti i figli Miei per amor Mio, perché Io, quale Padre, li amo
tutti con così tanta potente forza!
12. Non giudicateli mai, perché neppure Io voglio
giudicare nessuno, bensì voglio dare a ciascuno una vita d’amore eternamente
liberissima. Questa è la Mia Volontà, e questa osservatela d’ora innanzi!”
13. Ora però seguiteMi fino alla soglia del tempio!»
[indice]
La trasfigurazione del Signore davanti al popolo
Le Sue parole paterne, poi disappare
18 luglio 1843
1. E dopo tali sante parole del Signore, Enoch e i due
Lamec si presentarono con Lui sulla soglia del tempio.
2. Ma quando furono giunti là, la veste del Signore
apparve subito di un candore più bianca della neve appena caduta, e il Suo
volto, le Sue mani e i Suoi piedi si fecero raggianti di una luce più intensa
di mille volte quella del Sole!
3. Alla vista di tale Maestà rivelatasi nell’Uomo
sapiente che prima aveva un aspetto del tutto semplice, tutto il popolo cadde istantaneamente con la faccia a terra e gridò: «O Jehova-Zebaoth,
abbi pietà di noi e non giudicarci e punirci, come sempre lo abbiamo meritato a
causa dei nostri cattivi pensieri, brame e azioni! Noi siamo grandi e terribili
peccatori dinanzi a Te! Perciò Ti preghiamo, o Jehova-Zebaoth, avendoTi
riconosciuto nella Tua infinita Gloria e Maestà, affinché Tu voglia mostrarci
grazia e misericordia!»
4. A questo punto il Signore ritrasse in Sé la Sua
Luce di ogni luce e poi disse a quella moltitudine immensamente spaventata e
tremante: «Figlioletti, rialzatevi, perché Io, il vostro Dio, Creatore e Padre,
non sono venuto a voi per giudicarvi e per punirvi, bensì per suscitare per voi
delle giuste guide, che vi guidino nella vostra debolezza su quelle vie che
portano al vero Regno della Vita eterna! Risollevatevi dunque, e non abbiate
timore di Me, il vostro buon Padre che vi ama sopra ogni cosa!»
5. A questo punto tutta la moltitudine si rialzò dal
suolo della terra come avesse acquistato nuovo vigore e ammirò stupita il Signore,
il cui volto, non più raggiante ma spirante un’amorevolezza immensa, si poteva
ora contemplare, e la cui veste, dallo splendore bianco, era trapassata ad un
colore azzurro di cielo, e pur tacendo parve domandarGli: ‘Sei Tu Colui la cui Luce infinitamente possente ci ha gettato a terra,
oppure hai messo al Tuo posto un arcangelo?’
6. Ma il Signore aprì di nuovo la Sua bocca santissima
e disse al popolo: «O figlioletti, perché non volete riconoscere Me, il vostro
Padre, secondo il Mio immenso Amore per voi, piuttosto che nella Mia Luce? Non
è infatti l’amore, più della luce?
7. Vedete, quando Io Mi mostrai a voi nella Mia Luce, voi tutti cadeste
immediatamente sul suolo della terra come giudicati; ma appena Io ho velato la
Mia Luce e Mi sono rivolto a voi con il Mio Amore, ecco che siete portati a
dubitare che sia ancora Io, Quello di prima comparso a voi in veste splendente!
8. Però Io, proprio il Signore stesso, Dio e Padre di
tutti voi, dico a voi ora, figlioletti Miei, che non sono un sostituto del Signore,
bensì sono il Signore stesso e Padre vostro, e ora vi comunicherò tutto quello
che Io stesso ho fatto in spirito e in maniera viva per la vostra beatitudine.
9. E quello che ho fatto è questo: Io ho suscitato tra
di voi dei maestri molto saggi. Ascoltateli sempre, e seguite il loro
consiglio, tanto nella serietà come negli scherzi e nei dolori della vita. Così
facendo voi seguirete Me, ed Io sarò completamente presso di voi in carne e
ossa e in spirito in coloro che Io ho ora suscitato per voi!
10. Chi di voi vedrà e udrà questi da Me suscitati per voi e seguirà
perfino il più lieve cenno dei loro occhi da Me illuminati, costui vedrà e udrà
del tutto Me in carne ed ossa e seguirà Me! Infatti i destati portano in
maniera viva il Mio Corpo e il Mio Spirito!
11. E con ciò ora Io vi benedico tutti, poiché d’ora
innanzi voi non Mi vedrete e non Mi udrete altrimenti se non soltanto in coloro
che Io ho suscitato per voi.
12. Tu Enoch, e tu Lamec della pianura, e tu Lamech
dell’altura, Io vi faccio diventare una cosa sola con Me, in modo tale da
testimoniare sempre di Me! Io vi conferisco tutta la forza e la potenza del Mio
Amore. Operate in questa Forza d’ora in avanti fino al tempo del vostro
distacco e fino al passaggio da questa residenza a quella dove Io stesso dimoro
dall’eternità. Amen!»
13. Dopo queste parole il Signore scomparve, e tutto
il popolo pianse e singhiozzò e pregò Dio.
[indice]
Sette pietre bianche deposte nel tempio a ricordo
della presenza del Signore
L’origine della Pietra filosofale
20 luglio 1843
1. Per il tempo di un’ora buona regnò un grande
silenzio tra il popolo, come pure tra le tre guide dotate di grande potenza.
2. Ma trascorsa quest’ora, Lamec si rivolse ad Enoch e
gli disse: «Fratello Enoch, io ora ritengo che qui tutto è già stato disposto e
fatto secondo la Volontà e secondo l’Ordine del Padre onnipotente ed
amorosissimo e Creatore del Cielo e della Terra, e così noi potremmo certo fare
di nuovo ritorno in città, in modo che là si possano subito prendere le
disposizioni necessarie attraverso le quali diffondere in tutte le altre città
questa santissima notizia!»
3. Ed Enoch rispose a Lamec: «Sì, fratello, oggi stesso sia fatto
così, poiché la salvezza e la luce provenienti da Dio non giungono mai troppo
presto ai popoli! Perciò questa tua sollecitudine è oltremodo preziosa, e
perciò daremo immediatamente le disposizioni per recarci tutti assieme in
città.
4. Una cosa ancora però dobbiamo fare come
testimonianza visibile della presenza del Signore, in modo che i nostri
discendenti possano ricordarsi che il Signore stesso ha benedetto questo tempio
per la sapienza dello spirito umano, e questa cosa consiste nel portare qui
sette pietre bianche – ciascuna della grandezza di una testa di uomo – e le
deporremo affinché rimangano senza che nessuno possa spostarle, su quel gradino
dell’altare dove il Signore ha riposato e dove, nel corso dell’intera notte,
Egli stesso ci ha insegnato la vera, interiore e santa sapienza dello spirito
per la Vita eterna, liberissima e perfettissima.
5. Vedi, fratello Lamec, sia fatta ancora questa cosa
e poi ritorneremo subito in città con la tua intenzione estremamente eccellente
e buona!»
6. E quando Lamec ebbe percepito tali parole di Enoch,
al colmo della gioia si slanciò fuori dal tempio e, chiamati subito a sé Mura e
Cural che erano pure presenti, disse loro quale era il desiderio di Enoch.
7. Questi due se ne andarono subito in un luogo della
montagna dove giacevano disperse una quantità delle pietre bianche che non
erano state tutte impiegate per la costruzione del tempio, ne scelsero le sette
più belle e più pure e della giusta misura, e le portarono a Lamec e poi, con
Lamec, anche nel tempio.
8. E quando questo fu fatto, Enoch disse a Lamec: «Vedi,
noi qui siamo soltanto in cinque! Fa’ dunque entrare ancora due uomini come
testimoni, e poi ciascuna di queste pietre deve essere scritta con i nostri
sette segni dei nomi, e solo dopo esse saranno deposte sul gradino dell’altare.
9. Io poi toccherò le pietre nel Nome del Signore, e
allora da esse irradierà continuamente una forza tramite la quale tutti coloro
che le toccheranno acquisteranno la sapienza per un certo tempo!»
10. Questa cosa fu anche fatta immediatamente. E tale
fu del tutto effettivamente l’origine della “Pietra filosofale”, e la forza di
questo luogo si mantenne, secondo la Mia Volontà, fino al tempo dei profeti
d’Israele; e il monte era quello sul quale lo stesso Saul ottenne per breve
tempo il dono della profezia, grazie al quale, quando egli ritornò dal monte,
il popolo poi disse: “Cosa significa
questo? È dunque anche Saul tra i profeti?”
11. Quando le pietre furono collocate al loro posto,
allora ciò fu anche reso noto a tutto il popolo. Poi Lamec annunciò la partenza
ad alta voce, e tutti discesero lentamente dal monte e fecero ritorno in città.
[indice]
L’invio dei messaggeri nelle dieci città
Come dovrebbe essere governato uno Stato secondo
l’Ordine divino
Breve parentesi su quel tempo. Enoch e Lamec e altri
condotti all’altura di Adamo
21 luglio 1843
1. Giunti in città e dopo aver fatto colazione, Lamec
diede subito disposizioni affinché in quello stesso giorno venisse trasmessa a
tutte le altre dieci città la notizia delle grandi cose meravigliose operate da
Dio; ciò che del resto non era affatto difficile da compiere, dato che nessuna
di queste città distava dalla capitale Hanoch al massimo più di una breve
giornata di viaggio e che, oltre a questo, le strade che conducevano a ciascuna
città erano costruite in linea abbastanza retta.
2. E dopo che i messaggeri furono inviati, Lamec
durante i tre giorni successivi ordinò ogni cosa nella città di Hanoch con
l’aiuto di Enoch: nominò i custodi per il tempio sul monte e fece costruire da
Mura e da Cural perfino una dimora fissa un po’ più giù del tempio, su una
sporgenza del monte, non grande ma tuttavia sufficiente per accogliervi
un’abitazione di modeste proporzioni, e tutto ciò in maniera che deve apparire
quasi miracolosa per voi, abitanti della Terra di questo tempo (1843), perché fu compiuto
solo in quei tre giorni.
3. Hanoch si trovò dunque perfettamente sistemata
secondo il Mio Ordine in brevissimo tempo, e tutto il popolo non aveva nessun
altro comandamento all’infuori di quello dell’amore per Dio e per il prossimo.
E la lussuria era predicata come un male, tramite il quale ciascun uomo rovina
il proprio spirito e di conseguenza anche tutte le forze dello spirito.
4. E così attraverso l’opera dei maestri, anche vari
altri mali furono sradicati nel popolo non mediante leggi sanzionate, bensì
unicamente per mezzo di saggi insegnamenti con i quali i maestri dimostravano
agli uomini in luce chiarissima quali cattive conseguenze avrebbero dovuto
inevitabilmente sorgere dai mali stessi.
5. E col tempo poi ciascun uomo, per poco anche che si
fosse irrobustito nello spirito, e così pure ciascuna donna più assennata e più
sensibile, constatarono che le sagge dottrine dei maestri cominciavano ad avere
conferma vivente in loro.
6. In tale maniera questo popolo visse per lungo tempo
nella giustizia, grazie alle sole dottrine; all’inizio naturalmente attraverso
gli insegnanti, e poi da se stesso e senza leggi.
7. Quindi tutto il benessere spirituale e sociale
degli uomini era fondato sulla saggia educazione.
*
8. Il seguito però dimostrerà chiaramente per quali
cause l’umanità verso l’epoca del diluvio si è così completamente e
assolutamente staccata da Me, al punto da passare per tale motivo, secondo la
sua volontà prigioniera, del tutto sotto il dominio del grande nemico della vita.
9. Ma nel tempo successivo alla conversione di Lamec,
tanto l’altura, quanto la pianura erano così perfette, che appena nei Cieli si
poteva trovare un migliore ordine puramente spirituale di quello costituito a
quel tempo sulla Terra.
10. Se quella volta anche il serpente si fosse adeguato (a questo ordine), allora la Terra
sarebbe stata di nuovo trasformata nell’antico Paradiso; ma ben presto il serpente si rammaricò di aver
accettato la Mia condizione anche solo per metà, e non trascorse molto tempo
che egli, conformemente al suo libero volere, cominciò nuovamente a dedicarsi
al suo antico e maligno mestiere.
11. Egli mise alla prova gli uomini per il loro bene
per un periodo di circa settecento anni, e dopo questo tempo le sue prove
assunsero tuttavia un carattere completamente differente; esse diventarono
malvagie e tendenti a catturare gli uomini con modi sempre più astuti, e
l’umanità si lasciò volontariamente accalappiare! Il seguito però mostrerà
tutto ciò in maniera assai chiara; perciò per il momento basta così!
*
12. Dopo i tre importanti giorni, Enoch fece ritorno
all’altura e questa volta egli condusse con sé Lamec e parecchi altri uomini
stimati di Hanoch, in modo che potessero fare la conoscenza del padre della
stirpe originaria Adamo e della madre originaria Eva. Durante questo tempo le
mansioni di guida del popolo della pianura furono affidate a Hored.
[indice]
Enormi fiamme fuoriescono dalla caverna sulla via
della montagna che porta all’altura
Enoch spiega il perché delle fiamme
22 luglio 1843
1. Ora Enoch si era incamminato di nuovo per quella
strada che – come è già noto – passava davanti alla caverna fatale.
2. E quando la comitiva fu giunta a quel punto, Enoch
fece una breve sosta e in poche parole raccontò a Lamec l’avventura
strabiliante nella quale si era trovato coinvolto, alla presenza del Signore,
assieme ai suoi compagni di viaggio d’allora nell’occasione del suo primo
ritorno in patria.
3. Lo stupore di Lamec non fu poco nell’udire tale
racconto; però la sua meraviglia non era ancora durata un minuto, che già dalla
caverna si videro irrompere, con un fracasso assordante e con grande violenza,
delle enormi fiamme.
4. A quella vista, Lamec si spaventò così tanto che
cadde a terra come privo di sensi.
5. Ma Enoch gli andò subito vicino, lo risollevò e gli disse: «Ma
fratello Lamec, guarda un po’ i tuoi compagni di viaggio! Questi hanno pure
assistito come te all’identico fenomeno, ma nessuno è caduto per terra per
questo! Se anche all’inizio rimasero un po’ intimoriti, tuttavia adesso stanno
ammirando questo rumoroso ma vano spettacolo con animo del tutto indifferente!
Fa’ dunque anche tu quello che fanno i tuoi coraggiosi compagni!»
6. Queste parole fecero rinvenire Lamec, ed egli ora
si mise anche a contemplare arditamente le fiamme sempre crescenti che
provenivano dalla grande caverna, la quale era alta circa cento altezze d’uomo
e larga alla base circa settanta altezze d’uomo.
7. Dopo qualche tempo però Lamec osservò ad Enoch:
«Fratello nel Signore, io credo che noi dovremo prendere subito un’altra via se
vogliamo arrivare in giornata alla sommità dell’altura con passo naturale,
perché, a quanto io posso valutare, sarà ben difficile trovare un passaggio
attraverso questo mare di fiamme che va sempre aumentando in estensione e in
violenza!»
8. Ma allora Enoch replicò a Lamec dicendo: «Fratello Lamec, vedi, tu
non conosci e non sai ancora di che natura sia questo fuoco d’inferno; io
invece lo conosco benissimo e so anche quale ne è la causa!
9. Vedi, queste fiamme dovrebbero estinguersi in un
istante se noi lo volessimo fuori dal Signore! Ma invece, questo incendio,
attraverso la mia volontà, deve adesso durare ancora il tempo di un giro
d’ombra (un ora) crescendo sempre più, affinché in primo luogo questa voragine spalancata
venga distrutta, e in secondo luogo in modo che il primo promotore di questa
fiamma trovi in essa la giusta punizione, poiché tu ora sai, da parte del
Signore, che lo spirito è molto capace di percepire il dolore.
10. Ma quando queste fiamme avranno assolto tra breve
il loro duplice compito, allora ben presto il ribelle dovrà anche mostrarsi a
Dio per ricevere da me la giusta ammonizione e il divieto efficacissimo di non
aggredire mai più in nessunissima maniera un viandante che procede per la sua
strada!»
11. Queste parole soddisfecero perfettamente Lamec, il quale disse ad
Enoch: «Ascolta, fratello, se le cose stanno in questi termini, anche se noi
dovessimo restare tutto un giorno in questo posto per quanto straordinariamente
orrendo, io non ci farò più alcun caso, poiché se noi non potessimo trovare
rimedio a tale disordine, chi mai potrebbe osare avventurarsi ancora una volta
da queste parti per salire sull’altura?»
12. Ed Enoch rispose a Lamec: «Consolati, fratello, perché appunto
in questo momento nel Nome del Signore e in maniera favorevole viene posto fine
a tale antico eccesso! Con i tuoi propri occhi ne vedrai ben presto la
memorabile soluzione! Amen!»
[indice]
Enoch col potere da Dio annienta la caverna del drago
L’apparizione di Satana
24 luglio 1843
1. E detto questo, Enoch si rivolse verso la caverna del fuoco, alzò in alto
la sua destra e così parlò con voce tonante:
2. «Tu, tenebrosa dimora della morte. Tu, domicilio di
colui che è un antico nemico giurato
di ogni vita e un abominevolissimo disprezzatore di Dio. Tu visibile porta
orrenda che conduce naturalmente e spiritualmente dentro l’abisso degli abissi,
ebbene io, un servitore e un figlio di Dio, comando che tu crolli
immediatamente fino al tuo profondissimo abisso e che tu venga colmata in tutte
le tue fenditure, crepacci, gallerie e le molteplici caverne laterali, e che il
tuo antico abitante fugga da te come un vile ladro fugge fuori dalla casa dove
ha rubato!
3. O mio Dio e mio eterno Padre santo! Così ora
avvenga secondo la Tua santissima Volontà per il futuro benessere dei Tuoi
figli su questo terreno di istruzione, che mette alla prova, della pietrosa
Terra! Amen!»
4. E appena Enoch ebbe finito di pronunciare queste
parole possenti, immediatamente la caverna di fuoco crollò tra scoppi violenti
in un tremendo frastuono, e tutto si trovò ridotto a macerie fumanti, e dalle
profondità della Terra salì, ancora per lungo tempo, il rimbombo spaventoso e
sempre più sordo dei crolli interni di questo ingresso che conduceva al doppio
abisso.
5. E su tutta la Terra non ci fu un solo punto dove
l’immenso effetto di un tale crollo non fosse stato percepito, e dunque anche perciò
tutti gli esseri umani allora viventi sul suolo terrestre furono colti da un
senso d’angoscia molto benefico per il loro animo e per la loro vita
spirituale, poiché solo pochi sapienti erano a conoscenza del significato e
dell’origine del fenomeno.
6. Questo straordinario avvenimento, però, aveva
provocato in Lamec uno stato di completo smarrimento. Spavento e terrore si
erano impossessati della sua anima, al punto che egli tremava assieme a tutta
la Terra in tutte le fibre e filamenti della sua vita, come il fogliame di un
pioppo tremulo[16]
scosso da un violento uragano.
7. Ma anche tutti gli altri compagni di viaggio, ad
eccezione di Lamech dell’altura, nonostante il loro grande coraggio, vennero a
trovarsi in condizioni d’animo ben strane alla vista di quella scena d’orrore,
così che nessuno osò rivolgere la parola ad Enoch, che dopo tale fatto apparve
loro troppo potente.
8. Ma Enoch li consolò tutti e mostrò loro, e particolarmente a Lamec, che
ciascuno porta in sé la grande capacità di operare in modo simile, al tempo
giusto e nel luogo giusto, secondo l’Ordine del Signore.
9. Dopo tali spiegazioni tutti si riebbero dal loro
sbalordimento, si alzò un forte vento che disperse rapidamente i vapori che
ancora salivano qua e là dal luogo della rovina. E Lamec, vedendo l’ampio
spazio ormai di nuovo libero e sicuro dinanzi a sé, ritornò di nuovo lieto e
sereno nel suo animo, ed egli rese lode e gloria a Dio per aver concesso tanta
potenza all’uomo.
10. Ma le tracce principali di questa paura erano
appena svanite, che già qualcos’altro cominciò a tenere pienissimamente
occupati gli animi dei nostri viandanti, più ancora della recente scena di
distruzione, e questa fu l’improvvisa e del tutto arrogante comparsa di Satana
in una figura terribilissima.
[indice]
La paura di Lamec e dei suoi compagni di fronte
all’orribile figura di Satana
La richiesta di Enoch a Satana di rendere nota la sua
maligna intenzione fondamentale
28 luglio 1843
1. Lamec, come pure quelli che lo accompagnavano,
avevano proprio davanti agli occhi il grande nemico di ogni vita e potevano notare la sua figura del tutto
rovente [d’ira], bruttissima al punto da far rabbrividire, e spaventosissima.
Il suo capo era ancora fumante e, al posto dei capelli, aveva dei serpenti che
si torcevano con grande violenza intorno al capo, e poi, sciogliendosi, si
slanciavano come frecce scoccate con tale rapidità, che se qualcuno fosse stato
raggiunto, ne avrebbe avuto il corpo trapassato da parte a parte come per effetto
di una freccia. Di fronte a una simile scena, Lamec e i suoi compagni rimasero
su serio così enormemente terrorizzati che non seppero assolutamente a chi
consigliarsi né a chi chiedere aiuto.
2. Ma Enoch, essendosi accorto di questo vano timore
presso Lamec e i suoi compagni, li lasciò di proposito tremare per un po’. Dopo
un certo tempo egli si rivolse a Satana con grande serietà e gli disse le
seguenti parole:
3. «Ascolta, tu nemico
del Signore, del nostro e del tuo Dio onnipotente! Come sei messo con la tua
volontà, la tua memoria e la tua obbedienza a Dio?
4. Che cosa promettesti in mia presenza al Signore
quando Egli ti fece punire per mano di Chisehel?
5. Ritieni tu, malignissimo, che la mia memoria e quella del Signore siano
così perfidamente corte come lo è la tua?
6. O nemico
giurato di ogni vita! Nel Nome del Signore, io ti dico che in questo caso
ti sbagli enormemente!
7. Ecco: il Signore ti ha detto molte cose e tu Gli
avevi fatto una piena promessa di voler guidare i Suoi figli soltanto verso il
bene attraverso degli esami e delle prove ben ordinate!
8. Ma cosa ne è della tua promessa già solo dopo pochi
giorni? Ebbene: ti sei dimenticato completamente del tuo Dio, della tua
promessa a cui avresti dovuto tenerti fedele, e della dura punizione avuta? E
invece, qui ci volevi distruggere con il massimo furore del tuo fuoco rabbioso,
quantunque tu certamente dovevi pur sapere chi sono io e chi sono ora questi
miei fratelli!
9. Ma non basta che tu abbia voluto annientarci col
fuoco della tua rabbia e che io, per la pienissima potenza di Dio in me dinanzi
a te, ti abbia ora punito nella maniera più sensibile con la distruzione di
questa tua dimora ingannatrice, ebbene, ciò non solo non basta, ma tu vieni ora
di nuovo qui e ti presenti al mio cospetto in una tale forma, come se volessi
divorarmi con un solo boccone assieme ai miei fratelli!
10. O schiavo miserabile della tua propria perdizione
e della morte in te! Vuoi forse sfidare Dio e me che sono il Suo servitore, e
che nel Nome del Signore posso disperderti con un soffio come l’uragano
disperde l’insignificante pula del grano?
11. Ma ora sono invece io che ti supplico, per la
Forza eternamente infinita di Dio ora dimorante in me, per tua tremenda
punizione, che tu mi dica in verità e fedeltà qual è la tua fondamentale
intenzione e che cosa intendi ancora fare per realizzare lo scopo finale che si
nasconde dietro a questa tua intenzione!
12. Se tu però mi resisti, allora io, nel Nome del
Signore, ti punirò in maniera tale, che l’intera, infinita Creazione di Dio
dovrà tremare in tutte le sue fondamenta, così da non lasciare in nessun luogo
nemmeno un pietruzza intera in modo che essa non testimoni di tale mia azione
nei tuoi confronti! E dunque, parla ora!»
13. A questo punto Satana cominciò a tremare e disse: «Enoch, io riconosco la
tua potenza e la mia assoluta impotenza dinanzi a te che sei un fedele del
Signore! Ma ora risparmiami la maligna confessione insieme al castigo che ho
certo meritato, e destinami il luogo dove io dovrò dimorare per non essere di
danno agli uomini di questa Terra, ed io mi adeguerò subito alla tua decisione
di mia spontanea volontà!»
14. Enoch però insistette sulla sua richiesta e non
volle scendere a patti, bensì con più insistenza comandò a Satana di parlare
solo riguardo alla sua maligna intenzione fondamentale.
15. Allora Satana cominciò a impennarsi e a
recalcitrare, e non volle dire ciò che Enoch gli aveva comandato con così
estrema insistenza.
[indice]
Ulteriormente incalzato da Enoch, Satana minaccia e
preannuncia il Diluvio e la crocifissione
29 luglio 1843
1. Enoch però non badò affatto alle parole di Satana,
né lo guardò, bensì per la terza volta gli comandò con tutta insistenza di
parlare delle sue maligne intenzioni finali, e cosa si riprometteva di ottenere
con la sua enorme malignità e perfidia.
2. A questo punto Satana aprì immediatamente la bocca e disse: «Ascoltami, tu
orgoglioso servo di Dio su questo pulviscolo che si chiama “Terra”! Io ho il
potere di non dare la risposta a ciascuna domanda del Creatore di tutte le
cose, il Quale certamente può darmi un corpo indistruttibile dotato della
massima sensazione e può poi precipitarmi, ad eterna punizione, nell’ardore
centrale più tremendo, più doloroso e tormentoso del Suo Fuoco d’ira, e
nonostante questo, tu, appena degno di essere nominato un atomo della polvere
sulla polvere delle polveri, vorresti costringere me, a cui ancora l’intera
Creazione visibile sta e deve stare al mio comando – purché io lo voglia – a
rivelarti i miei piani che ho stabilito per me già dall’eternità? O tu,
miserabile verme della polvere!
3. Vedi, ad un mio cenno tutti gli elementi stanno al
mio comando, e l’intera Terra è seppellita sotto le fiamme, oppure sotto le
acque! Con un lievissimo alito io posso spegnere il Sole e posso sprofondarti
in una notte eterna, e posso trasformarti istantaneamente in nullissima
polvere, e tu osi volermi costringere a risponderti, e per di più con futili
minacce?
4. Vedi, se nella mia infinita potenza io reputassi
degno distruggerti, allora tu già da lungo tempo non esisteresti più! Ma da
parte mia sarebbe un agire ben misero e meschino se io volessi occuparmi di
simili terribili nullità!
5. Perfino Dio stesso è troppo piccolo e nullo per me
perché io voglia abbassarmi a tanto da assalirLo con la mia potenza, dato che
solo io vedo chiaramente come sarebbe facile per me farla finita con Lui! Ma
che cosa dovrei fare allora di te, o miserabilissima creatura?
6. Con tutta la mia condiscendenza possibile io ti ho
detto di esonerarmi dalla risposta e di indicarmi un luogo dove debba andare,
in modo che i bei figli di Dio possano essere risparmiati dalla mia prova. Tu,
invece, mi vieni contro con un’arroganza divino-onnipotente?
7. Ebbene, aspetta, o superbo e borioso servo di Dio!
Per te saprò ben io trovare un maestro che si dovrà imprimere nella tua memoria
per tutte le eternità delle eternità!
8. Ecco, io adesso ti giuro, che andrai incontro alla
tua rovina sicura; e il tuo Dio onnipotente io Lo farò appendere ad un legno dal
quale Egli chiamerà inutilmente aiuto!
9. Nondimeno, al più presto io distruggerò questa
generazione di uomini con le fiamme e con i flutti, in modo che non ne rimanga
assolutamente più la benché minima traccia. Ma non ucciderò te, affinché tu sia
testimone di quando farò tutto quello che ho detto ora nella mia giusta rabbia!
10. In verità, tutta la Creazione visibile dovrà
scomparire fino all’ultimo atomo prima che una sola sillaba di tutto ciò
rimanga inadempiuta! E a questo mi hai indotto adesso tu!
11. E con questo tu hai ora la risposta che volevi
avere; da essa apprendi quello che farò!
12. E ora vattene via da qui con la tua gentaglia, e
bada bene di non domandarmi altro, altrimenti faccio subito quello che
immancabilmente farò soltanto nel corso dei tempi!»
[indice]
L’energica risposta di Enoch a Satana con una profezia
sul tempo del suo giudizio
Satana viene confinato al centro della Terra
31 luglio 1843
1. Ma quando Enoch ebbe percepito tali
espressioni dal nemico giurato della
vita, egli si rizzò su se stesso, rese possente onore e gloria a Dio nel suo
cuore e poi rivolse al sacrilego dell’eterna Santità divina le seguenti parole
dense di significato:
2. «Ascolta ora, tu malevolo sacrilego per tua propria
ed assoluta volontà! Per miriadi di miriadi di anni solari, ciascuno dei quali
dura circa ventottomila anni terrestri, tu fosti sempre un ribelle sommamente
ostinato e recalcitrante verso Dio!
3. E quanto e che cosa ha fatto l’Amore infinito del
Signore per ricondurre te, demone, sulla retta via, senza ostacolare la tua
libertà di volere!
4. Guarda lassù in alto: tutti gli innumerevoli Soli e
mondi di ogni specie li ha creati il Signore a causa tua, affinché a te fosse
possibile fare ritorno su uno o l’altro di essi!
5. Su ogni Sole e mondo la misericordia infinita di
Dio ti ha messo in mano innumerevoli mezzi con i quali tu avresti potuto
ritornare con molta facilità. Mai il Signore, neanche in minimissima parte, ti
ha fuorviato nella tua prima esteriore libertà della tua volontà, e non ti ha
mai posto in nessun luogo il benché minimo limite!
6. Ogni volta che tu, agli scopi del tuo presunto
ravvedimento, volevi un nuovo Sole con molte terre, lune e stelle di vapore,
allora il Signore te lo creò secondo il tuo piacimento, così tu potesti sempre
farti gioco dell’Onnipotenza dell’eterno Dio!
7. Ma per che cosa hai invece impiegato tutte queste
innumerevoli grazie e queste misericordie inesprimibilmente grandi che sono
state sprecate per te? Ecco: a null’altro se non al compimento di quanto hai
minacciato adesso qui, e di quello che in occasione del nostro precedente
incontro tu, nella maniera più sfrontata, hai comunque dichiarato in faccia al
Signore del Cielo e della Terra!
8. Ora però, Satana, ascolta quello che il Signore ti
dice adesso attraverso la mia bocca:
9. “Funestissimo sacrilego del Mio Amore, della Mia
Grazia, Tolleranza, Misericordia, Pazienza, Mansuetudine, Dolcezza e della Mia
eternamente intangibile Santità! Ora Io, tuo Signore e tuo Dio, giuro per tutta
la Mia potenza e forza eternamente infinite, la tua rovina eterna e completa!
Quello che tu hai detto ora, ebbene questo si compirà immutabilmente per la tua
rovina!
10. Finora Io non ti ho mai ancora posto un termine, bensì
ti era consentito porre dinanzi a Me, liberamente, scadenze su scadenze e
mentirMi grossolanamente alla fine di ciascuna scadenza, per poi, dopo la
ripetutissima menzogna, schernirMi come un Dio scimunito e pieno di debolezze,
come se Io fossi cieco e sordo e non potessi scrutare i tuoi piani!
11. Ma ora Io Mi sono stancato della tua antica
profanazione e perciò ti pongo ora un termine da Me stesso!
12. Tu conosci l’età di Adamo? Ecco, una volta questo
tempo è già passato; ma quando sarà trascorso ancora per sei volte, allora tu,
con tutti i tuoi aiutanti e gli aiutanti degli aiutanti, troverai la ricompensa
che ti spetta nel fuoco eterno della Mia ira!
13. Ma affinché tu – così incidentalmente – debba
assaggiare questo fuoco fino all’ultima meta da Me posta a te ora, allora Io ne
ho immesso proprio ora una minima scintilla nel centro della Terra e là dentro
ho edificato un focolare per questa scintilla, e intorno al focolare una nuova
dimora; là d’ora innanzi tu sarai costretto temporaneamente ad abitare per fare
la prova di questa minima scintilla! E così accadrà ogni volta che tu, come hai
fatto adesso, ti sarai reso colpevole di sacrilegio contro di Me!
14. E ora Io ti impongo di andartene in questa dimora e di
restarvi finché a Me piacerà! Amen!»
15. A questo punto la terra si fendette fino
all’abisso. Fumo e fiamme scaturirono fuori dalla voragine, ed emettendo urla
spaventose, Satana precipitò nell’abisso; e la terra poi si richiuse nuovamente
al di sopra.
16. I viaggiatori però lodarono e glorificarono Dio, e
poi ripresero subito il loro cammino.
[indice]
Quest’Opera, quale “Il nuovo
Libro della Vita” – Come può lo spirito essere trattenuto nella materia
1 agosto 1843
1. Durante il cammino i viaggiatori s’intrattennero
ancora riguardo a varie cose che avevano attinenza con questa scena orribile,
ma che tuttavia aveva poco valore generale, bensì avevano solo un valore locale
per quell’epoca.
2. Ma di grande
importanza è una domanda che Lamec rivolse ad Enoch quando essi ebbero quasi
già raggiunto l’altura, come pure tanto più importante è ancora la relativa
risposta, e perciò questo non deve mancare in questo nuovo Libro della vita;
così che questa domanda e la relativa risposta noi le vogliamo aggiungere
ancora qui. – Ora la domanda suonava così:
3. (Lamec): «Ascoltami, mio dilettissimo fratello Enoch nel
Signore, nostro Padre amorosissimo! Vedi, il grande nemico giurato di Dio e
di ogni vita è certamente solo uno spirito! Come può costui essere trattenuto
dalla materia, che per lui è come se non esistesse assolutamente? Ma se uno
spirito non può essere trattenuto dalla materia, a che cosa poi gioverà
l’imprigionamento di Satana nel punto centrale della Terra? Non sarà egli di
ritorno qui appena lo vorrà?
4. Io so certamente che l’onnipotente Volontà del
Signore può legare e fissare in ogni luogo l’antico scellerato; ma se accanto
all’onnipotente Volontà del Signore si rende ancora necessario un carcere
materiale nel centro della Terra, allora di questo io non me ne rendo davvero
ben conto! Perciò ti prego di darmi una chiara spiegazione a questo riguardo!»
5. E allora Enoch sorrise a Lamec e gli disse: «Ascolta, mio
dilettissimo fratello, che tu di questo non te ne renda chiaramente conto,
dipende esclusivamente dal fatto che ciascun uomo vede peggio di tutto quello
che, per così dire, gli sta proprio sopra al naso!
6. Vedi, per quanto riguarda il tuo corpo, tu pure sei
soltanto pura materia, come pure lo è tutto il cerchio della Terra! Ma dimmi:
questa materia è niente per il tuo spirito? Può lo spirito svincolarsi da essa,
quando esso vuole, per le vie ordinarie?
7. Sì, esso, lo spirito, mediante l’amore per Dio può ben diventare,
gradatamente e sempre più, signore della materia e la può compenetrare e poi
può essere perfettamente attivo in tutte le sue parti; ma tuttavia lo spirito
non può abbandonare la materia prima che lo voglia il Signore!
8. E quando lo spirito abbandona la materia secondo la
Volontà del Signore, esso tuttavia non la abbandona mai quale spirito
perfettamente purissimo e liberissimo, bensì esso la abbandona [avvolgendosi]
in un nuovo corpo etereo che esso non potrà poi più abbandonare in eterno.
9. Questo corpo etereo però, dato che anch’esso deve occupare un
determinato spazio, può, se il Signore lo vuole, essere benissimo trattenuto
pure dalla materia più grezza e non può separarsi da questa prima che lo voglia
il Signore!
10. E perché ciò? Ebbene, questo è dovuto al fatto che
la materia in sé e per sé non è altro che la Volontà di Dio fissata e perciò
essa è certamente adatta a catturare ciascuno spirito, e non può essere vinta
se non unicamente attraverso la massima umiltà, la massima abnegazione e il
massimo amore per Dio!
11. Comprendi tu questo? Sì, tu lo comprendi; perciò
adesso vogliamo proseguire verso la nostra meta! Amen!»
[indice]
Arrivo dei viaggiatori alla sommità dell’altura
Impressioni dei viaggiatori nel vedere Adamo ed Eva e
le loro dimore fatte di alberi
2 agosto 1843
1. In breve tempo i nostri viandanti raggiunsero la
sommità dell’altura. Ma quando l’occhio di Lamec scoprì la dimora di Adamo e poi anche quelle degli
altri figli della stirpe principale, dato che gli furono indicate subito come
tali dal suo spirito, allora egli si prostrò a terra sulla sua faccia ed
esclamò:
2. «O Dio, Tu Padre santissimo, come sono maestose
queste dimore che la Tua stessa mano ha edificato!
3. La mia dimora è costruita con argilla e rocce morte
ed è morta come il materiale di cui è fatta e come coloro che vi dimorano; ma
qui invece la dimora è fatta di alberi vivi e di conseguenza è viva insieme ai
suoi vivi abitanti! Oh, quanto incalcolabilmente maggiore è il valore di una
simile dimora al paragone di quello di tutte le città della pianura!»
4. E Lamec avrebbe continuato a manifestare il suo
entusiasmo ancora a lungo in quella maniera; però Enoch gli venne vicino, lo
rialzò da terra e gli fece notare come appunto in quel momento il primo padre
Adamo, con la prima madre Eva, usciva dalla sua dimora per recarsi con Set su
quell’altura dove essi si trovavano per osservare se essi (cioè Enoch e Lamec) si stessero forse avvicinando da una qualche parte.
5. Quando Lamec, insieme ai suoi compagni di viaggio, a questa
spiegazione e a questo richiamo della sua attenzione da parte di Enoch, scorse
la coppia umana originaria, allora divenne debole e per pura e semplice
debolezza dovuta al timore reverenziale non fu in grado di pronunciare nemmeno
una parola per un po’ di tempo, e dopo che si fu calmato il primo impeto della
tempesta del timore reverenziale, egli irruppe in queste esclamazioni e disse:
6. «O grande Dio, quale sacra dignità e quanta somma
nobiltà! Com’è sublime il primo uomo, il non nato, che è una pura opera delle
Tue mani, della Tua onnipotente Volontà d’Amore!
7. Sì, dilettissimo fratello Enoch! Se anche tu non me
lo avessi fatto notare, sarebbe stato impossibile che mi sfuggisse la
comprensione del fatto che questa è la prima coppia umana della Terra! La
gigantesca grandezza, la perfettissima figura umana e l’età avanzata,
caratterizzata dal bianco abbagliante(dei capelli), ne rendono
testimonianza più che convincente!
8. O fratello, io mi sono aspettato molto riguardo
all’impressione che la vista del primo padre avrebbe fatto in me; ma tutte le
mie aspettative sono state superate di molto!»
9. In quel momento Adamo volse il suo sguardo verso la sommità dell’altura e,
avendo visto Enoch, gettò un grido di gioia.
10. Allora tutti uscirono immediatamente dalle dimore
e si affrettarono con le braccia aperte incontro ad Enoch.
11. Adamo però, nonostante la sua età avanzata, fu
questa volta il primo a raggiungere la sommità dell’altura. E quando vi fu
arrivato e si trovò presso Enoch, lo strinse calorosamente al suo petto ed
esclamò profondamente commosso:
12. «O mio diletto figlio, quante volte sono venuto
qui ad attenderti durante questi giorni della tua assenza! E quante volte ti ho
mandato la mia benedizione! Sii dunque mille volte il benvenuto!
13. E anche tu, figlio mio Lamech, figlio di
Matusalem, vieni qui e fatti benedire! Quante volte anche tua moglie Ghemela ha
guardato in giù (alla pianura) e non si è stancata di pregare il Signore perché ti
benedicesse e ti conservasse! Eccola appunto che esce dalla capanna di Jared e
si dirige verso di noi in tutta fretta e quasi senza fiato! Valle dunque
incontro anche tu, in modo che non debba correre tanto per esserti vicina,
perché nessuna donna ha mai amato così tanto il proprio marito quanto lei ama
te!»
14. E allora Lamech fece subito secondo il consiglio
di Adamo.
15. Solo allora Adamo si accorse della presenza degli
altri ospiti, diede loro il benvenuto e con la sua solita curiosità domandò
loro chi fossero e da dove venissero.
16. I viaggiatori della pianura però erano troppo
commossi da quella sublime scena per poter dare una risposta alla domanda di
Adamo. Perciò fu Enoch a soddisfare egli stesso la giusta curiosità di Adamo e
gli dichiarò che erano i suoi compagni di viaggio.
17. Adamo allora impartì a tutti la sua benedizione e
l’invito a seguirlo nella sua dimora per ristorare là un po’ il corpo stanco. E
tutti lo seguirono.
[indice]
Il pasto nella capanna di Adamo
Il re Lamec pieno di timore reverenziale davanti ad
Adamo
3 agosto 1843
1. Giunti nella spaziosa capanna di Adamo, venne anche
recato subito il pasto a cura dei servitori di Set, che consisteva della frutta
più nobile. E gli ospiti, ad un cenno amichevole di invito di Adamo, si
sedettero a terra davanti alle ceste di frutta e, dopo aver reso lode e grazie
a Dio, si misero a mangiare di animo lieto.
2. Ma Lamec della pianura era ancora colmo da una
considerazione troppo grande verso Adamo, per poter partecipare con tutta
libertà all’allegria che era andata diffondendosi ben presto negli animi di
tutti gli altri.
3. Ma Adamo, essendosene presto accorto, gliene chiese
il motivo.
4. E Lamec gli rispose: «Padre, tu primo di tutti gli uomini
della Terra, vedi, io non riesco a padroneggiare l’immenso timore reverenziale
che mi ispira la tua vista e quella di coloro che, quali tuoi primi figli, ti
circondano!
5. Il pensiero che tu sei il padre di Caino, i cui
figli e nipoti sono già da lungo tempo morti, e che questa è la madre di tutti
gli uomini ora ancora viventi e di quelli non più viventi, colma il mio animo
di un timore reverenziale sempre crescente, e questo mi impedisce di essere
lieto senza alcuna soggezione come lo sono coloro che, per essere stati sempre
vicini a te, o padre, sono forse già abituati dalla fanciullezza ad una simile
sublimità, o come coloro che – pur essendo del mio stesso paese – a causa della
limitatezza ancora forte del loro animo, non sono affatto in grado di
apprezzare adeguatamente tale sublimità in tutta la sua sacra profondità!
6. Perdonami dunque, o padre Adamo, e tu pure, o
venerandissima madre Eva, se a causa del mio stato d’animo non posso essere
proprio così lieto come lo sono gli altri! Oltretutto gli altri non sono mai
stati peccatori contro Dio e contro di te; io invece, solo poche settimane fa
ero un mostro tra i più mostruosi, che per sua propria forza non ha contribuito
affatto al suo ravvedimento, mentre tutto fu opera della Misericordia divina.
7. Vedi, per tale ragione non mi è possibile
partecipare pienamente all’allegria degli altri, i quali, come detto, non hanno
mai peccato contro di te, né contro Dio!»
8. A questo punto Adamo interruppe Lamec nelle sue giustificazioni e gli
disse: «Ascolta, mio povero figlio del mio infelice primo figlio Caino! Io
apprezzo molto le tue parole che mi sono quanto mai care, e devo per di più
confessarti apertamente che di parole simili non ne ho mai sentito dalla bocca
dei miei figli.
9. Tuttavia, nonostante tutto, devo dirti che un tale immenso timore
reverenziale al mio cospetto, quale primo padre degli uomini della Terra, è un
po’ vano, perché in fondo io pure sono solo un uomo come tutti gli altri! Sia
nato (da una donna) oppure
creato direttamente da Dio, ciò è la stessa cosa, poiché anche chi è nato nel
corpo materno viene altrettanto creato da Dio come io fui creato da Dio al di
fuori del corpo materno.
10. Che tu fosti un peccatore, questo lo sa ciascuno
qui sull’altura; ma che tu per la Grazia di Dio ti sia prodigiosamente
ravveduto, questo lo sappiamo pure, come ci è anche noto che il Signore ti ha
perdonato tutto. Ma perciò, per amore del Signore, anche noi ti abbiamo
perdonato del tutto; dunque ora puoi ben essere sereno e lieto con noi!
11. Perciò mangia e bevi, e scaccia la tua tristezza,
perché sono ancora molte le cose che avrò da mostrarti!»
12. Queste parole fecero di nuovo tornare in sé Lamec,
ed egli divenne poi di buon umore e poté mangiare e bere.
[indice]
Adamo ricorda ad Enoch la promessa di dare Purista a
Mutaele
L’assennata risposta di Enoch
4 agosto 1843
1. Che in questa occasione, durante il pasto, molti
avvenimenti storici che si riferivano a Me, Jehova, venissero fatti oggetto di
rinnovate narrazioni e commenti e che perfino il nostro Kenan facesse
nuovamente cenno al suo sogno che provocò molte domande da parte di Lamec, è
cosa che qui non occorre menzionare, come sarebbe pure superfluo estendere
questo racconto ad argomenti che comunque sono già stati trattati più volte.
2. Ma che alla fine Adamo, parlando con Enoch, venisse
fuori in tale eccezionale occasione con una proposta di matrimonio tra Purista
e Mataele, questa è una cosa importante e perciò non va trattata troppo di
sfuggita. Dunque la questione si svolse nella seguente maniera.
*
3. Dopo il pasto, quando tutti gli ospiti di Adamo ebbero reso convenienti
grazie al Signore, Adamo si alzò e disse ad Enoch: «Ascoltami, mio diletto
figlio Enoch! Vedi, durante questi cinque giorni della tua assenza, Mutaele che
in occasione della recentissima presenza del Signore Gli fece la domanda
sull’essenza dell’amore della donna e ricevette una risposta quanto mai
importante, si presentò a me con il cuore tutto confuso e mi espose del tutto
dettagliatamente la pena del suo amore per Purista, e alla fine vi aggiunse la
preghiera che noi non volessimo, forse per certi riguardi della forma, impedirgli
di fare quello che il Signore gli aveva promesso e dunque, pure, completamente
concesso, bensì che a noi piacesse, quanto mai prima possibile, benedire il suo
amore nel Nome del Signore ed accordargli in moglie Purista.
4. Vedi, figlio mio Enoch, tutto ciò è accaduto qui in
questa mia capanna! Io però non dissi a Mutaele né sì né no, ma invece lo
rimandai anzitutto al Signore, e poi secondariamente a te quando saresti
ritornato.
5. Che cosa ne dici tu ora? Che sia da accogliere, in
questa occasione la preghiera di Mutaele, oppure che convenga differire
ulteriormente la cosa?»
6. Ed Enoch allora rispose: «Ascolta, padre, finora il Signore
non mi ha comandato di dare esecuzione immediata a questo; però è mia opinione
che, se Mutaele assume lo spirito di mio figlio Lamech, il marito di Ghemela, e
ci dà la viva assicurazione che egli non toccherà sua moglie finché il Signore
non lo avrà autorizzato, allora noi possiamo accondiscendere al suo desiderio!
7. Ma se egli si sente troppo debole per l’adempimento di una tale
condizione, allora è evidente che noi non possiamo mettere spensieratamente la
questione del Signore nelle mani della debolezza umana!
8. Tuttavia ritengo che in generale sarebbe più
consigliabile per Mutaele non prevenire il Signore in nessuna cosa, poiché il
Signore prova poderosamente colui al quale intende dare molto. Perciò è meglio
che Mutaele sacrifichi prima di tutto al Signore il suo possente amore, e che
non voglia possedere altro oltre a Lui, e in questo modo deve procurare prima
al suo spirito, in tutta abnegazione, la pienissima libertà in Dio, e poi il
Signore darà certamente a Mutaele quanto promessogli, proprio nel momento che
sarà ritenuto il più fruttuoso per lui! – Non la pensi forse anche tu come me,
padre, su questo punto?»
9. E Adamo disse: «Sì, Enoch, hai perfettamente ragione, e così
converrà che sia fatto! Quando egli ritornerà, gli porrò questo come condizione
inderogabile. Dunque, al momento, per ciò che concerne Purista, le cose
rimangono come sono!
10. Sì, questo è bene e perfettamente conforme
all’Ordine di Dio! Ecco che ormai anche questa faccenda è sbrigata, e non se ne
parli più per ora!
11. Ma adesso usciamo di nuovo fuori! La serata
promette di farsi splendida; perciò saliremo sulla grande altura bianca sopra
la grotta e da lì considereremo l’immensa Bontà e Onnipotenza di Dio!
Mettiamoci dunque in cammino! Amen!»
[indice]
Dalla sommità dell’altura l’incantevole panorama
stimola il re Lamec a glorificare il Signore
5 agosto 1843
1. Arrivati sulla grande altura bianca, Lamec e i suoi
compagni videro il mare della Terra per la prima volta in vita loro e non
potevano distogliere i loro sguardi da questa immensa superficie delle acque,
la quale, secondo i concetti di quei tempi, sembrava congiungersi a distanza
grandissima con il cielo.
2. Sì, essi sarebbero rimasti là giornate intere a
godere lo spettacolo delle onde e si sarebbero del tutto immersi in tale
contemplazione se Adamo non avesse toccato lievemente Lamec e non gli avesse
fatto volgere l’attenzione ai coni che spruzzano acqua che noi già conosciamo!
3. Ma quando Lamec ebbe visto questa nuova meraviglia,
rimase come accasciato per lo stupore e non poté trovare parole con cui dare
espressione ai sentimenti che lo dominavano. Con gli occhi umidi per la
commozione egli guardò intensamente tutto intorno per una buon’ora senza aprire
bocca.
4. Dopo questo tempo, Enoch finalmente gli domandò: «Ebbene, fratello
Lamec, che cosa ne dici di questo panorama? Ti piace la Terra vista da questo
punto di osservazione?»
5. Allora Lamec, che si era finalmente ripreso, rispose ad Enoch: «O
mio dilettissimo fratello, per esprimere i sentimenti che si agitano qui nel
mio cuore, dovrei possedere l’infiammato linguaggio di un serafino o di un
cherubino! La mia lingua è troppo fiacca e rigida per essere capace di questo!
6. Però, caro fratello, devo confessarti che davvero
io mi sento ora il cuore proprio angosciato trovandomi vicino a queste
indicibili magnificenze e al pensiero che forse, già entro breve tempo, dovrò
allontanarmene!
7. In verità, da parte mia non mi augurerei per tutta
l’eternità una vita migliore e più beata, e neanche un mondo più bello di come
lo è questa splendida Terra!
8. Dove mai io volga il mio sguardo, si rivelano
continuamente nuove meraviglie! Là, verso la Sera (l’Occidente), nello sfarzo dei suoi mille colori, scintilla il mare ondeggiante che
certo qui, presso la Terra, ha il suo inizio, ma che poi va perdendosi
nell’infinito del cielo! Qui, abbastanza vicino a noi, stanno sette montagne
colossali appuntite che spingono verso la volta celeste delle colonne d’acqua!
Queste sembrano infrangersi contro l’azzurra volta del cielo per ricadere poi
giù sulla Terra in innumerevoli gocce lucenti come stelle cadenti e portare
alla Terra la benedizione del cielo; anzi si potrebbe essere indotti a credere
che le stelle notturne del cielo abbiano qui la loro origine!
9. Di tutte le altre migliaia e mille volte migliaia
di altre magnificenze, non occorre che io parli, poiché esse sono troppo
svariate, troppo grandi e maestose perché sia possibile descriverle con la
lingua umana. Perciò, o fratello, lasciami godere ancora per qualche tempo la
vista di tale immensa pienezza delle meraviglie del nostro Padre santo!
10. O Tu, che ancora ieri mi insegnasti la Tua
Sapienza e il Tuo infinito Amore in maniera tanto sublime, come devi essere
infinitamente sublime, santo, buono e potente, dal momento che le Tue opere
annunciano tanta gloria di Te!
11. O fratello Enoch, se Egli, il santo Creatore di
queste magnificenze, si trovasse tra di noi come ieri, che cosa ne sarebbe mai
dei nostri cuori?
12. Sì, santo, santissimo è il nostro Dio
Zebaoth-Jehova, poiché il Cielo e la Terra sono certo colmi della Sua Gloria
immensa!
13. O Padre, chi può amarTi, lodarTi e glorificarTi
secondo il diritto e il dovere? Poiché Tu, sei troppo santo, sublime e buono!»
14. A questo punto Lamec tacque estasiato. Ma Adamo e
tutti gli altri furono commossi fino alle lacrime per il comportamento di Lamec
e dei suoi compagni. E lo stesso Enoch, nel suo cuore, rese grande lode a Dio,
il Signore, per aver Egli avuto tanta immensa misericordia verso coloro che
erano deboli e smarriti, e che Egli aveva così potentemente rafforzato con la
Sua Grazia.
15. E la compagnia si trattenne in questo modo
sull’altura fino a mezzanotte.
[indice]
Il ritorno dall’altura e la cena benedetta nella
capanna di Adamo
Adamo ed Enoch
sulla celebrazione del Sabato
7 agosto 1843
1. Ma verso mezzanotte Adamo si alzò, benedisse tutto il cerchio della
Terra e poi, rivoltosi alla compagnia, così parlò: «Ascoltatemi, voi tutti,
miei diletti figli! Io ritengo che ormai abbiamo ammirato abbastanza le
splendide opere meravigliose di Dio ed abbiamo saziato a sufficienza la nostra
anima del cibo delizioso e purissimo nella grande cucina delle meraviglie del
Signore!
2. Solo a Lui, l’unico Padre buono ad di sopra di
tutto, santo ed amorosissimo, vada ogni lode, ogni gloria, ogni grazie, tutto
il nostro amore e la suprema reverenza e la nostra verissima adorazione per
questo!
3. Ma siccome in questa occasione le nostre membra
hanno cominciato a manifestare la brama di cibo e di ristoro, noi adesso
prenderemo la via del ritorno, alla luce di questo magnifico plenilunio, e in
casa mia ci rifocilleremo nel Nome del Signore con cibo e bevande, e poi, dopo
un doveroso rendimento di grazie al Signore, ci abbandoneremo al sonno
ristoratore sui giacigli già preparati con fogliame profumato!
4. La giornata di domani ci porterà dei nuovi piaceri
nel Nome del Signore; e così dunque tu, Set, guidaci giù per la via migliore!»
5. Allora Set fece subito secondo il desiderio di
Adamo, ed entro una mezz’ora, secondo il modo attuale (nel 1843) di calcolare il tempo, si trovarono di nuovo radunati in condizioni
eccellenti nella capanna di Adamo, dove i servitori di Set tenevano pronto già
da molto tempo tutto ciò che Adamo aveva menzionato sull’altura.
6. E gli ospiti, a cui la pura aria di montagna aveva
stimolato l’appetito per bene, resero lode a Dio, il Signore, e poi di buona
lena tesero le mani verso le ceste.
7. E quando il pasto fu consumato, essi ringraziarono
fervidamente il Signore e poi, tutti assieme com’erano, si coricarono sui
profumati giacigli per il riposo.
8. Al mattino seguente però, come di consueto, Adamo
si trovò in piedi per primo e svegliò tutti gli altri.
9. E quando tutti si furono alzati, dotati di nuovo
vigore, Adamo disse ad Enoch: «Enoch, oggi siamo di nuovo alla vigilia del Sabato! Non
credi che dovremmo invitare nuovamente i figli alla festa di domani, che è il
giorno del Signore?»
10. Ma Enoch rispose dicendo: «Padre, considerato che la cosa ha
piuttosto un aspetto più vuoto che non significativo per il vero e proprio
servizio divino, allora io penso che questa volta noi dobbiamo esimerci
dall’invito!
11. Chi vorrà venire e verrà, sarà sempre il benvenuto
per noi ed otterrà la benedizione del Sabato; colui che però non ha intenzione
di venire spontaneamente, costui noi non lo costringeremo affatto a venire, né
con inviti, né con un altro mezzo, e meno che meno poi in questo momento,
quando cioè dinanzi al Signore la cosa assumerebbe veramente l’aspetto come se
noi, con la nostra moltitudine di popolo, volessimo vantarci, in maniera vana,
al cospetto di questi figli della pianura!
12. Restiamo dunque fermi a come stanno le cose
secondo la Volontà del Signore! Chi vorrà venire e verrà, costui avrà anche la
benedizione per sé, mentre per quanto riguarda coloro che non verranno, noi
pregheremo per loro e li offriremo al Signore nei nostri cuori!»
13. Adamo si trovò perfettamente d’accordo con questa
decisione, e per questa giornata decise di visitare, con la nuova compagnia
divenutagli quanto mai cara, degli altri singolari punti delle alture, cosa
questa che riscosse la piena approvazione anche di Enoch.
14. Perciò egli diede subito ordine che venisse
preparata la colazione, e quando questa fu consumata, tutta la compagnia si
mise subito in cammino verso la sommità dell’altura e, da lì, verso la grotta
che noi ben conosciamo.
[indice]
La visita alla prodigiosa grotta di Adamo
Lo stupore di Lamec che glorifica il Signore
10 agosto 1843
1. Arrivati alla grotta, secondo le intenzioni di
Adamo, Lamec esclamò all’improvviso: «Ma per l’amore del Dio onnipotente, che
cos’è mai questo? È questa pure un’opera delle mani umane?
2. No, no, è impossibile che mani di uomo abbiano
costruito ciò! Infatti essa, nella sua struttura, rivela un’arte troppo
incalcolabilmente ispirata a vera Sapienza divina perché – anche volendo
procedere all’esame più accurato – si possa ritenere ammissibile, sia pure alla
prima occhiata e trovandosi a distanza, che ad edificare questa grotta, quanto
mai grandiosa e dallo sfarzo davvero prodigiosamente divino, vi abbiano
contribuito, anche con un solo dito, i più sapienti tra gli uomini e che questi
vi abbiano fissato sia pure una minima pietruzza splendente!
3. Tutto il complesso di questo grandioso tempio
naturale del mondo è certo come perfettamente tratto fuori da un unico masso!
In nessun luogo vi si può riscontrare la benché minima connessura, e tuttavia
queste vere mura divine sembrano come se fossero costruite con tutte le specie
di pietre preziose!
4. Infatti qui sembra splendere, con il colore
dell’aurora, una parete che pare composta di colonne di rubino del tutto uguali
tra di loro; ed ecco là, come se fosse assolutamente tratto da un solo blocco,
un pilastro gigantesco alto certo di più di cento altezze d’uomo e di brillantissimo
colore azzurro-cielo! Ma, come vedo, dietro al pilastro si trova una cappella
laterale di dimensioni minori; questa riluce come fosse d’oro purissimo, e la
sua lucentezza uniforme pare interrotta, qua e là, soltanto da stelle di tutti
i colori!
5. Oh, questo prodigio di magnificenza tronca ogni
parola nella mia bocca!
6. O Signore, che cosa vedo adesso là, nel mezzo di
questo ampio tempio dai colori infuocati? Non è una sorgente d’acqua che getta
in alto il suo possente volume d’acqua? Sì, essa lo è, prodigiosamente e
maestosamente sublime, come tutto ciò che del resto è sorto dalle mani
onnipotenti del Creatore.
7. O Dio, Tu grande e onnipotente Dio, come sono un nulla assoluto tutti
gli uomini e così pure tutti gli angeli in confronto a Te!
8. Signore, Creatore, Dio, Padre, santo, santissimo!
Tali opere Tu le hai costruite per gli ingratissimi cuori degli uomini?
9. Là sull’ampio firmamento il Sole splende con maestà
indescrivibile e, in uno stesso cielo, inonda con la sua luce prodigiosa tutte
le parti della Terra che altrimenti sarebbe tenebrosa!
10. Nella notte brillano migliaia di volte migliaia di
stelle sull’infinita distesa del Cielo! La graziosa Luna con la sua luce
costantemente cangiante annuncia essa pure la Gloria immensa di Dio!
11. In quali forme meravigliose, continuamente nuove, si infiammano le
nuvole sotto il firmamento! E la Terra, come appare a perdita d’occhio sempre
graziosa e adorna dei più splendidi e profumati fiori! Sì, essa è adorna come
una vana[17] sposa; e tuttavia l’uomo può
dimenticarsi di Te, o Signore, trovandosi nel mezzo dei più evidenti prodigi
della Tua mano paterna?
12. Quando un uomo stolto e vano offre ad una giovane,
più stolta ancora, un mazzo di fiori in segno del suo amore carnale, allora lei
arde già d’amore e da quell’istante in poi lei non vede altro all’infuori del
folle amante della sua carne; e l’intera Creazione di Dio è per lei una cosa
nulla e spregevole senza quel folle.
13. Ma il Padre santo e buono, nel Suo Amore infinito,
ha adornato in misura sovrabbondante tutta la Terra con dei mazzolini d’amore
prodigiosamente sublimi e bellissimi, ha creato il Sole per noi e le stelle per
noi e innumerevoli magnificenze e prodigi per noi, e tuttavia noi, nella carne
di vermi della Terra quali noi stessi siamo, possiamo sempre più dimenticarci
di Lui, anzi possiamo perfino evitarLo, sì Lui, che è la suprema Bellezza, il
supremo Amore e Sapienza, e possiamo augurarci che stia lontano da noi quando
noi stiamo nell’incendio del peccato della carne!
14. O Terra, tu magnifica sposa di Dio, tu graziosa
madre di innumerevoli prodigi di Dio! Siamo noi miserabilissimi e stoltissimi
uomini proprio degni, che tu, sublime, porti noi sul suolo che la mano
onnipotente di Dio adorna quotidianamente?»
15. A questo punto Lamec ammutolì per qualche tempo, e Adamo, come pure
tutti gli altri, gli si strinsero intorno e lo accarezzarono con le lacrime
agli occhi.
16. Ed Enoch disse: «Sì, fratello Lamec, ora tu hai davvero
parlato perfettamente dal mio fondamento; così è infatti! L’uomo nella sua
carne non è degno della Terra quando fugge lo spirito per soddisfare soltanto
la sua carne!
17. Ma tu continua pure a parlare così! Io ti dico che
con ciò non riuscirai a stancarci per anni, anche se tu volessi parlare giorno
e notte! Perciò continua soltanto così!»
[indice]
Le sagge esperienze di vita di Enoch sull’amore per il
mondo degli uomini
12 agosto 1843
1. E Lamec, a questo gradevole incitamento di Enoch, si sentì
confortato nel suo animo e così parlò:
2. «O dilettissimo fratello, io pure vorrei parlare
finché la mia gola e la mia lingua fossero capaci di pronunciare una parola, ma
la prodigiosa sublimità e l’inconcepibile magnificenza di questo luogo
bloccano, ad un povero peccatore come sono io, ogni capacità di parola, e
allora parlare diventa una faccenda ben difficile quando gli strumenti della
parola negano il loro servizio! Perciò io vorrei pregarti di voler dirci tu
stesso qualche parola in modo che io mi possa edificare sentendola!
3. Io credo di aver detto abbastanza riguardo alla
stoltezza degli uomini, ma qualora si possa pur dire qualcosa a loro lode,
allora apri la tua bocca e comunicala, così da rimediare a quanto io ho detto
di male!
4. Io però ho parlato secondo la mia esperienza, e le
cose stanno precisamente così come ho detto con le mie poche parole; ma tu,
fratello, avrai certamente qui sull’altura un’esperienza differente da quella
che io posso avere nella pianura del peccato, e così tu sarai certamente in
grado di esprimere anche meglio di me un giusto giudizio sul conto
dell’umanità, e così io ti prego di parlare ora al posto mio!»
5. E allora Enoch porse la sua mano a Lamec e disse: «Fratello, è vero
che, per quanto concerne le nostre esperienze, tu nella tua pianura ne hai
fatte certo altre del tutto diverse da quelle che io ho fatto sulla mia altura;
ma ciononostante tu hai parlato, in generale, giustamente tanto riguardo alla
pianura quanto riguardo all’altura, perché anche qui, in generale, la carne è
tenuta in maggior conto del Signore stesso!
6. Sì, se tu domandi a qualcuno e gli dici: “Fratello – oppure sorella – che cosa ami ed
apprezzi di più: la carne, oppure Dio, il tuo Signore, Creatore e Padre?”,
egli ben presto ti dirà: “Ma che domanda
orribile è questa? Chi vorrà amare una carne più di Dio? Oh, no! Un simile
pensiero, una simile domanda è certo già un peccato dinanzi al quale la Terra
deve tremare fin nelle sue viscere più profonde!”
7. Fa’ però attenzione alle sue azioni, alla sua vita,
e in breve risulterà che egli è disposto con la più grande gioia del mondo a
chiacchierare interi giorni, settimane, mesi ed anni di cose del tutto
spregevolmente insignificanti, mondane e dell’amore carnale!
8. E se tu cominci del tutto seriamente a parlare con
lui riguardo a Dio e riguardo a cose pure e vive dello spirito, allora egli ti
farà una faccia completamente sbalordita, triste e oltretutto quanto mai
stolta, e tu, dopo che avrai parlato un’ora, lo vedrai starti dinanzi con una
faccia lunga dei metri ed annoiata, la quale ti dirà con parole chiarissime:
9. “Amico, tu sei un uomo terribilmente noioso!
Parlami di qualcos’altro, perché simili cose elevate io non le comprendo! Ed
appunto perché non le comprendo, esse non riescono che a destare la noia in me,
il fastidio interiore e la sonnolenza che lo segue ben presto! Parlami di un
gatto, di un uccello, di una bella figliola, ed io ti ascolterò anche per
giorni interi con la più curiosa attenzione; però risparmiami cose così alte e
divine perché non le comprendo!”
10. Vedi, un simile timorato di Dio queste cose non te
le dirà certo in faccia; però le sue azioni, il suo volto e i suoi gesti te le
urleranno in faccia con maggiore veemenza di quella di un leone che ruggisce
per fame!
11. Per questo motivo tu non devi per ora pensare che
il divario tra le tue e le mie esperienze sia così grande e puoi quindi mettere
l’altura così abbastanza alla pari con la pianura e parlare qui senza troppi
riguardi, particolarmente nell’occasione in cui, tra breve, Mutaele verrà da
noi per una certa questione.
12. Ora però noi attraverseremo questa grotta e ci
dirigeremo verso il Mattino; là tu vedrai il magnifico allestimento di Dio!
13. Però come detto: quando là Mutaele ci verrà
incontro, allora io lo indirizzerò a te, e tu troverai le parole giuste per
parlare con lui! E così dunque avvenga nel Nome del Signore! Amen!»
[indice]
L’accoglienza degli ospiti nella capanna di Purista
L’ammirazione di Lamec per la sua bellezza
17 agosto 1843
1. Quando la compagnia ebbe attraversato la grotta tra
grandi meraviglie, giungendo così all’uscita verso il Mattino, Enoch disse:
2. «Andiamo dunque dalla parte del Mattino in modo che
Lamec e i suoi compagni possano ammirare la Magnificenza del nostro Padre
santo! Nella capanna di Purista noi terremo il banchetto del Signore che Egli
stesso ha prescritto a tutti noi, nel momento opportuno, per rinvigorire il
nostro amore e con ciò anche il nostro spirito!»
3. E Adamo aggiunse: «Sì, figlio mio Enoch, tu hai parlato
giustamente; noi faremo così, e in questa occasione vedremo pure quello che si
potrà fare per l’innamorato Mutaele!»
4. Ed Enoch replicò: «Sì, sì, padre Adamo, questa sarà proprio la
giusta occasione! Ma per il momento lasciamo da parte tale questione; una volta
giunti a destinazione si vedrà bene tutto quello che si dovrà fare! Andiamo
dunque nel Nome del Signore!»
5. Allora la compagnia abbandonò la grotta e si
incamminò verso il Mattino a passo veloce.
6. E quando vi furono arrivati, gli abitanti si
affrettarono subito a schiere intere incontro ai sommi ospiti e porsero loro il
saluto d’amore.
7. Ma Purista fu la prima a dare il benvenuto ai sommi ospiti, e
così si espresse:
8. «Eminenti padri, grandi amici del Dio onnipotente,
certamente voi siete venuti qui ora, come sempre, animati da intenzioni grandi
e sacre; vada dunque, ora come in eterno, la mia lode più grande al Padre santo
ed eternamente amorosissimo, il Quale vive nella Sua Luce eternamente santa e,
vivificandoci attraverso il nostro amore per Lui, nei nostri cuori!
9. O cari ed eminenti padri, siate infinite volte i
benvenuti da parte mia, misera servitrice del Signore! Oh, come arde la mia
anima per la brama di ascoltare le parole del Padre dalla bocca di colui che
Egli, il Signore stesso, ha stabilito quale vero e sommo sacerdote!
10. Oh, venite con me nella capanna del Signore, che
Egli stesso ha edificato con la Sua onnipotente Volontà e che Egli ha disposto
perché funga da cucina e dispensa per tutti i Suoi figli, affinché questi
possano trovarvi adeguato rinvigorimento per la vita eterna»
11. Ed Enoch, scorgendo Lamec che si struggeva tutto, gli disse:
«Ebbene, fratello, ti piace questa oratrice? Che ne dici delle sue parole?»
12. E Lamec, che riusciva a riprendersi a stento dal suo
turbamento alla vista dell’indicibile e celestiale grazia e bellezza di
Purista, rispose: «O fratello, se alla vista del nemico giurato della vita dinanzi alla caverna infuocata ed ormai
distrutta irrigidii certo possentemente la mia lingua al momento della sua
apparizione, mi sembra che questa figlia del Cielo impedisca ancora di più i
miei organi della parola! O Dio, o Dio, cosa devono vedere i miei occhi!
13. No, fratello, lo spettacolo di un simile cielo
potrebbe davvero costare la vita ad un povero peccatore! Una tale bellezza
congiunta a tanto amore e sapienza! Questo è più di quanto un misero peccatore
potrà mai comprendere nell’eternità!
14. Fratello, dispensami per ora da ogni altra
considerazione e giudizio, poiché prima mi devo abituare a questa vista! Se
questo mi riuscirà con la Grazia del Signore, soltanto dopo sarò in grado di
parlare; dunque dispensami per il momento dal parlare ulteriormente!»
15. Ed Enoch gli osservò: «Ebbene, sia pure! Nella
capanna della Magnificenza del Signore ti verrà poi ben sciolta la lingua; e
ora andiamocene subito nella grande capanna!»
16. Allora la splendida Purista condusse tutti nella
capanna e depose della legna fresca sul focolare dell’amore.
[indice]
Nella capanna, Purista si lamenta delle insidie
amorose di Mutaele
La savia risposta di Enoch, il conoscitore dei cuori
18 agosto 1843
1. Quando la compagnia si trovò tutta radunata nella
capanna e Purista ebbe curato il suo focolare, lei si presentò nuovamente dinanzi ad Enoch e
gli disse:
2. «O eminente, unico e vero sommo sacerdote del Dio
eterno e onnipotente, che è il nostro santo e amorosissimo Padre, ti devo
raccontare con il cuore preoccupato quello che succede qui nella regione del
Mattino.
3. Tu sai che il Signore, il nostro Padre eternamente
santo, ha ultimamente fatto una qualche promessa a Mutaele come se io dovessi
un giorno, quando piacesse al Padre, diventare sua moglie. Ma da quella volta,
Mutaele, giusto e saggio sotto ogni altro aspetto, mi sta sempre alle calcagna
e vorrebbe costringermi ad un impegno certo!
4. Ma se io gli dico di attenersi solamente alla
Parola del Signore e di non pretendere da me, senza che vi sia necessità, un
impegno certo [poiché al tempo opportuno accadrà come vuole il Signore!], ecco
che lui si mette subito a piangere e dice:
5. “Sì, lo so,
così dicono tutte le ragazze quando l’aspirante alla loro mano non piace
loro!”. Ed aggiunge che mai il Signore in eterno mi costringerebbe a
diventare sua moglie, qualora io non lo desiderassi spontaneamente attraverso
la Sua Grazia. E allora io continuo a rimandarlo al Signore, appunto perché
egli non è di mio gradimento e perché io so benissimo che il Signore non mi
obbligherebbe mai a fare qualcosa che mi ripugnerebbe!
6. Ecco, queste e molte altre ancora sono le sue
parole! Oh, dammi dunque un consiglio, proveniente dal Signore, riguardo a
quello che devo fare!
7. Non ho forse commesso peccato ieri per il fatto
che, stanca delle continue e vane chiacchiere e del domandare senza necessità,
ho detto chiaramente a Mutaele di lasciarmi in pace e gli ho dichiarato: “Poiché sei così insistente senza che ce ne
sia bisogno e che vuoi avermi in moglie prima del tempo, allora adesso ti dico
proprio sul serio che io provo avversione per te e ti do la mia piena
assicurazione che tu non mi farai mai volgere le spalle al Signore! Se tu nella
foga di un vano amore per me, quale creatura, fai soltanto ancora un passo,
allora io su questo focolare giurerò al Signore di rimanere nubile in eterno
per puro amore a Lui, e di non guardare mai più un uomo di questa Terra”.
8. Queste parole, però, suscitarono un tale sgomento
in Mutaele che egli ammutolì e poi si allontanò piangendo e singhiozzando per
recarsi da voi, almeno come ho osservato, sulla cima dell’altura.
9. O Enoch, o eminente servitore del Dio onnipotente!
Oh, dammi tu un sicuro consiglio ed un conforto nel Nome del Signore!»
10. E allora Enoch rispose a Purista: «Ascoltami dunque; adesso ti dirò,
in tutta la pienezza della verità, come stanno veramente le cose. Vedi, il
Signore ti ha promessa del tutto sicuramente a Mutaele ed anche ti ha
completamente congiunta in spirito a lui; solo che Egli aveva rimandato la
benedizione della carne fino al tempo opportuno! Ma a te questa cosa il Signore
non l’ha ancora manifestata apertamente, bensì soltanto in maniera muta al tuo
sentimento!
11. Ora, siccome Mutaele è venuto a te e di tale cosa
ti ha fatto cenno con velate parole, tu nel tuo sentimento hai riconosciuto
colui che era appunto destinato, con la benedizione del Signore, a diventare un
giorno tuo marito, e in conseguenza di questo riconoscimento tu hai rivolto a
Mutaele uno sguardo molto significante e quanto mai amichevole, e proprio con quel
bellissimo sguardo hai inferto a Mutale, solitamente assai saggio, una tremenda
ferita, dalla quale ci è mancato poco che egli non avesse dissanguato tutta la
sua saggezza! E da quel momento Mutaele si è trovato interamente sepolto dal
suo amore per te e non può risollevarsi fuori da questa dimora, perché per lui
non vi è alcuna vita!
12. Dunque, vedi, questo è stato un piccolo errore da
parte tua al quale ora sarà tuo dovere rimediare! Nondimeno, tu rimedierai a
questo errore se preghi il Signore che a Lui piaccia benedire Mutaele per
condurlo sulla giusta via della salvezza!
13. Tu però non devi disprezzarlo, poiché un uomo che
è colmo della promessa del Signore, è santificato con molta potenza!
14. Che il Signore ora lo sottoponga ad una piccola
prova, ciò serve al suo perfezionamento. Ma dal canto tuo non devi perciò
misconoscerlo, poiché egli è un uomo consacrato da Dio, destinato ad essere tuo
marito al momento giusto!
15. Vedi, così stanno le cose! Non bisogna che tu lo
fugga, ma non bisogna neppure che tu lo tenti! Questo sia detto a te. In quanto
poi a Mutaele, parlerò io con lui! E ora accostiamoci al tuo focolare! Amen!»
[indice]
Mutaele guarito da Enoch con la potenza del Signore
19 agosto 1843
1. Mentre Purista era di nuovo affaccendata intorno al
focolare e mentre Lamec, rimessosi ormai dal suo turbamento, faceva alla
compagnia dei padri degli apprezzamenti molto validi su di essa, ecco che,
quando egli ebbe appunto finito con le sue osservazioni, Mutaele entrò nella
capanna, come fosse fuori di testa, e, scorto Enoch, gli si avvicinò con passo
meditabondo e si mise a guardarlo fissamente senza aprire bocca.
2. Ma allora Enoch alzò subito in alto la sua mano destra e disse:
«Ascolta, tu muta brama della carne che hai malignamente avvinto tra i tuoi
lacci quest’uomo che è colmo della promessa di Dio, io ti impongo, per la
potenza del Signore nel mio petto, di ammutolire immediatamente e di
allontanarti da costui che è stato chiamato da Dio!»
3. Nella stesso istante Mutaele parve all’improvviso come destarsi da un
sonno profondo e disse: «O Dio, Padre mio santo! Dove sono io mai? Che cos’è
accaduto di me? Sono ancora quello che ero prima? Sono desto adesso, oppure
dormo e sogno?
4. Io ho un’oscura sensazione come se mi fossi
affrettato qui spinto da grande passione per Purista; ed ecco, Purista si trova
qui accanto a me, e mi è tanto indifferente come può essermelo una cosa che non
esiste affatto! Come è possibile ciò?
5. Io certo so, e ora mi ricordo molto bene, che dopo
la promessa, io ho cominciato ad abbracciarla col più ardente amore; adesso
invece non vedo brillare nel mio petto che la promessa soltanto, come una
stella vespertina all’inizio del crepuscolo, dato che essa è una Parola del
Padre! Tutto il resto invece è come scomparso per me! Come? Come ha potuto
verificarsi un simile cambiamento in me così all’improvviso?
6. O Enoch, io ti confesso apertamente – dato che ora
so benissimo perché veramente sono venuto qui e perché ieri, già molto di buon
mattino, mi sono affrettato verso l’altura – che ora di tutta la Terra con
tutti i suoi abitanti mi interessa meno di un guscio di noce vuoto!
7. Soltanto il Padre è ora per me il Tutto nel tutto;
tutto il resto invece è un puro nulla per me! Tu pure, Enoch, sei per me
qualcosa unicamente nella misura in cui custodisci nel tuo cuore l’esclusivo
amore per il Padre; per quanto concerne il resto, però, per me tu sei uguale a
tutte le altre cose, le quali sono soltanto creature, ugualmente come avviene
con Purista, che è come se non esistesse affatto!
8. Infatti adesso io scorgo dappertutto la Fatica
d’amore, la Cura e il Lavoro del Padre che mantengono e che creano
continuamente. Perciò ora non posso amare le cose e le creature che sono causa
di fatica per il Padre santo, perché è Lui soltanto che io amo!
9. Io stesso vorrei piuttosto “non essere” che essere come sono, perché io
pure sono una fatica per il Padre, ma se non esistessi, allora io non potrei di
certo neppure amare Lui, che è il supremo Amore stesso! Ma anche voi dovreste
essere costituiti similmente per poter amare il Padre!
10. O Padre, come fu possibile che, sia anche per
qualche istante soltanto, io abbia potuto amare Purista quasi più di Te, o
Padre santo?»
11. E con queste parole la bocca di Mutaele fu chiusa.
Tutti però rimasero meravigliatissimi e quasi spaventati da un tale cambiamento
operatosi in lui.
12. Purista cominciò di nascosto a piangere e a
deprecare il suo precedente sguardo di cui Enoch le aveva fatto cenno, con il
quale lei aveva causato una tale ferita a Mutaele; infatti lei considerava come
perduto per lei colui che il suo cuore amava in segreto.
13. Adamo, dal canto suo, non sapeva affatto cosa dire
e con quale domanda cominciare.
14. E anche Lamec della pianura stava considerando la cosa tutto
sconcertato, ed osservò poi ad Enoch: «Fratello, per come si presenta adesso la
questione, mi pare che con quest’uomo non mi toccherà parlare proprio molto a
lungo!»
15. Ma Enoch gli rispose: «Lascia andare! La cosa non è del tutto
maturata, ma quando lo sarà, tu, trovandoti allora al tuo vero posto, avrai da
parlare quanto vorrai; ma ora lasciamo che le cose seguano il loro corso!
Infatti ora dovrà essere la volta di Purista; lei dovrà risarcire a Mutaele
quello che prima ha guastato in lui, quantunque in gran parte senza volerlo!
Tale è la Volontà del Signore! Lasciamo dunque stare le cose così come sono
fino ad allora e procediamo per le vie dell’Ordine divino! Amen!»
[indice]
Lo stupore di Adamo per la trasformazione interiore di
Mutaele
Purista ne è imbarazzata, e Mutaele parla del mutare
dei tempi
Poi Purista pentita domanda perdono
21 agosto 1843
1. Solo dopo questo scambio di parole tra Enoch e
Lamec, Adamo si riebbe dal suo sbalordimento e domandò ad Enoch: «Ascolta, o Enoch,
dilettissimo figlio mio! Che fenomeno è mai questo? L’ardente Mutaele che
pensava di trovare in Purista il cielo dei cieli, che non più tardi di ieri
andava ancora perdendosi nelle più meravigliose fantasticherie, le quali
avrebbero dovuto necessariamente sorgere quali incalcolabili conseguenze di
grazia fuori da una tale unione promessa da Dio, Mutaele, ripeto, che mi profetizzò
che la conservazione del genere umano su questa Terra dipendeva proprio da
questa unione promessa da Dio, ecco che adesso è diventato un evidentissimo
spregiatore di Purista e, a quanto mi sembra, lei gli è più indifferente di
quanto possa esserlo a noi tutti quella parte della Terra che ancora non
conosciamo affatto?
2. Oh, dimmi: come si spiega ciò? Ha forse avuto tale
effetto in Mutaele l’imposizione delle tue mani? Oppure è una persuasione
segretamente maturatasi in lui fino a questo punto? O forse è stato il Signore
che all’improvviso lo ha così completamente trasformato? Oppure lo hai indotto
in una specie di dormiveglia? Oh, dimmi: cos’è che ha provocato in Mutaele un
cambiamento così totale?»
3. E allora Enoch rispose ad Adamo: «O padre Adamo, basta che tu faccia
attenzione al contegno e alle parole di Mutaele, e tu in breve vedrai sciolto
dinanzi a te quanto risulta di enigmatico in questo fenomeno! Io ora farò in
modo che Mutaele si spieghi con Purista, se egli lo vorrà, e dal loro scambio
di parole ti sarà quanto mai facile rilevare tutto quello che vi si nasconde
dietro; presta dunque attenzione!»
4. Allora Enoch chiamò a sé Purista e le disse: «Ebbene, mia
splendida Purista, dimmi se adesso ti piace Mutaele e se sei contenta di me
che, con la Grazia di Dio, ho posto Mutaele in questa sua nuova disposizione
d’animo, nelle parole e nei fatti! Infatti tu prima hai esposto una giusta
lamentela contro di lui, con la quale ti sei dimostrata assolutamente scontenta
di lui; dunque ora tu devi anche farmi sapere se ti piace di più così come egli
è adesso!»
5. A questo punto Purista fu colta da grave imbarazzo
e non seppe che cosa doveva rispondere.
6. Mutaele però, che le stava al fianco,
disse senza pensarci su molto: «Io trovo che sulla Terra, variabile nei tempi e
nelle forme, ogni cosa ha il suo tempo! La stoltezza ha il suo tempo, la
sapienza ha il suo, l’amore ha il suo, il sentimento dell’uomo per le donne ha
il suo, la voglia di matrimonio ha il suo! Così era anche in me quando sono
diventato ardente di fronte a Purista!
7. Ma siccome i tempi mutano e noi ci troviamo
inseriti nella serie dei tempi, allora, come potremmo noi rimanere del tutto e
assolutamente immutabili?
8. La Terra danza continuamente per conto proprio
intorno all’immenso Sole come un fanciullo in preda ad una folle gioia; ebbene:
chi tra noi è tanto tranquillamente saggio da non dover, giorno per giorno,
partecipare incessantemente a questa danza della Terra intorno al Sole? Perfino
dormendo, io devo partecipare alla folle gioia della Terra!
9. E così è di certo anche comprensibile che io,
dinanzi ad una fanciulla dagli occhi ardenti, abbia dovuto una volta ardere io
stesso! Però noi tutti sappiamo di certo che le umide nubi hanno il potere di
calmare perfino il possente ardore del Sole; e così esisterà ben certo anche un
mezzo, col quale l’uomo è messo in grado di raffreddare il suo folle ardore
d’amore per le donne?
10. Per la Grazia di Dio un tale mezzo è pervenuto
anche a me, e così ora i due soli di Purista non mi nuocciono più! E questo è
pure un mutamento del tempo in me, e ora torno a vivere in esso e sento che
l’uomo, una volta che è nato, può del tutto facilmente sussistere anche senza
una Purista; e la ragione di tutto ciò sta nel continuo mutamento dei tempi.
11. Oggi sereno, fosco domani; oggi caldo, domani
freddo; oggi calura, domani diluvio!»
12. Queste parole di Mutaele spezzarono il cuore di Purista e lei cominciò a piangere amaramente e disse: «Quando il promesso parla
così mentre si tratta della cosa più seria possibile, come parleranno poi
coloro che non sono promessi? O Mutaele, non hai più un cuore per perdonarmi se
mi sono comportata troppo duramente con te?»
[indice]
Le sagge parole di Mutaele a Purista
22 agosto 1843
1. Ma allora Mutaele, rivoltosi a Purista, le disse: «O Purista, perché
ora ti lamenti apertamente contro l’Ordine divino?
2. Io fui ardente e tu ti lamentasti del mio ardore;
ora sono freddo e ti lamenti della mia freddezza! Ma dimmi dunque: come devo
essere per non diventare un motivo di lamentela per te? Devo procedere nel
mezzo, e cioè tra l’ardore e la freddezza; devo essere tiepido?
3. Ecco, tu qui non mi sai dare una risposta! Io però
ti darò una giusta risposta dinanzi a Dio e a tutti i padri, e questa è la
seguente:
4. Se io verso di te sono così come vuole il Signore,
allora credo che il mio comportamento sia giusto!
5. Se sono ardente, è Volontà del Signore che io sia
tale; e se sono freddo, è pure Volontà del Signore che io sia così; ma se anche
fossi tiepido, allora non sarei tale senza la Volontà del Signore, quantunque
io sappia certamente che la tiepidezza non sta segnata in nessun luogo
nell’ordine delle cose divine, perciò neanche il Signore lascerà certamente mai
che io mi inabissi nello stato di tiepidezza!
6. Ma se in te vi è vera fiducia nel Signore e Padre
di tutti gli uomini, come puoi presentarti dinanzi a me sgomenta e piangente
come se io avessi da perdonarti una qualche offesa?
7. Non farà il Signore soltanto quello che Egli vorrà,
e non ci congiungerà Egli o ci dividerà al tempo opportuno? O pensi tu che una
simile cosa stia così, del tutto in segreto, in nostro potere?
8. Oh, vedi, né io, né tu, né Enoch, né tutti gli
altri padri siamo in grado di fare tanto secondo la nostra volontà, bensì tutto
ciò dipende soltanto dal Signore!
9. Che ora noi ci amiamo già con tutto l’ardore,
oppure che ci fuggiamo reciprocamente, ciò è uguale; se noi abbiamo la
promessa, allora il Signore ci unirà, purché la promessa non sia per il momento
una promessa di prova mediante la quale dobbiamo sperimentare su di noi stessi
se il nostro reciproco amore non sia forse in segreto più potente del nostro
amore per Lui!
10. Ma se la promessa avesse questo aspetto – ciò che
appunto io non vorrei neanche un istante mettere in dubbio – allora io dovrei
ringraziare adesso con tutte le mie forze il Signore per avermi smorzato il mio
folle ardore che la Sua santa promessa di prova e il raggio di sole dei tuoi
occhi hanno destato in me, ed io ritengo che tu, quale purissima ed eletta
ancella del Signore che Egli ha portato sulle Sue santissime mani, troverai di
certo supremamente ragionevole questo mio modo di vedere, quanto mai ben
fondato, nel tuo cuore e che tu anche lo condividerai!
11. Perciò io ti dichiaro qui, dinanzi a Dio e a tutti
i padri, che finché il Signore non mi dirà con assoluta precisione di prenderti
in moglie, io verso di te mi comporterò come tu fossi uguale ad una qualsiasi
altra fanciulla che il Signore non mi ha promesso!
12. Anzi, quale tuo fratello, io auguro a te gli
stessi miei sentimenti, i quali soli ti congiungeranno al Padre per l’eternità
nella maniera più fedele!
13. Attieniti e punta tutto sul Signore, e così ben
presto il tuo cuore ne godrà il giusto refrigerio e la più dolce consolazione!
Ma questo poi è anche tutto ciò che può augurarti il mio cuore ora del tutto
devoto a Dio. Fa’ così, e allora contemplerai la vera luce nella santa
promessa! Amen!»
14. A questo punto Purista si coprì la faccia e,
profondamente commossa dalla saggezza di Mutaele, ritornò al suo focolare dove
rimase a meditare intensamente sulle sue parole, che lei trovava sempre più
giuste.
15. Allora Enoch disse a Lamec: «Fratello, preparati, perché presto
toccherà a te pronunciare delle parole tratte fuori dalla profondità dell’Amore
di Dio nell’uomo!»
[indice]
La poca stima di Mutaele per gli ospiti e la sua
offensiva domanda rivolta al re Lamec
La saggia risposta del re
23 agosto 1843
1. Dopo questa avvertenza di Enoch a Lamec, Mutaele, rivolgendosi ad Enoch, gli disse: «Enoch, dimmi chi sono questi piccoli
uomini, e particolarmente colui a cui hai appena rivolto la parola! Si tratta
forse di alcuni tra quelli che, nel tempo in cui il Signore è dimorato con noi,
si sono malvagiamente azzardati a intraprendere dalla pianura, che ora sembra
sia purificata, un assalto contro di noi? O si tratta invece di uomini nati in
qualche estremo angolo della Mezzanotte (il settentrione)? Dunque, dimmi come
stanno le cose con loro!»
2. Ed Enoch così rispose a Mutaele: «Ascolta, io ho appunto
avvertito costui di tenersi pronto, perché tra tutti, lui è quello che vuole
sostenere una conversazione con te! Dato però che ora tu stesso desideri fare
una conoscenza più intima di questi uomini – più piccoli di noi per quanto
riguarda il corpo ma non anche per quanto riguarda lo spirito – allora io ti
consiglio di rivolgerti subito a costui che mi sta vicino e che si chiama egli
pure Lamec; egli potrà darti le migliori informazioni riguardo a più di una
cosa! Fa’ questo senza soggezione e senza altre riserve! Io sono convinto già
fin d’ora che alla fine ti troverai quanto mai contento della sua piccola
statura!»
3. Però anche Adamo, approvando, fece cenno a Mutaele
di cominciare subito a parlare con quel piccolo uomo; infatti egli ben sapeva
quanto del migliore sale era nascosto in Lamec.
4. E così Mutaele si assunse il rischio, da lui non reputato affatto
grave, di informarsi da Lamec facendolo parlare, e perciò gli fece subito la
seguente domanda:
5. «Lamec, uomo straordinariamente piccolo, dimmi chi
sei e da dove vieni, in modo che io possa sapere come devo comportarmi con te e
con i tuoi simili, poiché vedi, io sono tuttora un uomo al quale non è dato
ancora, come è il caso di Enoch e di parecchi altri, di vedere nel fondamento
della vita! Perciò io sono ancora obbligato a domandare per poi dedurre, dalla
risposta, chi io abbia dinanzi. Per conseguenza io ora ho interrogato anche te,
affinché tu mi renda noto chi sei e da dove vieni!»
6. A questo punto Lamec guardò molto significativamente Mutaele, e con parole
molto misurate e con voce alquanto appassionata gli rispose: «Ascolta, tu uomo
della regione del Mattino a cui del resto, la sapienza non manca, questa
domanda non ti fa assolutamente onore, perché nella mia grande città di Hanoch
si interpella in questo modo la gentaglia più comune incaricata di pulire le
strade, la quale finora ha a mala pena saputo di appartenere alla razza umana!
7. Ora, a mio modo di vedere, un vero sapiente
dovrebbe pur sapere che degli esseri viventi – particolarmente se si trovano in
amichevole compagnia di un Enoch e se sono perfino capaci di parlare con lui –
vanno considerati di più di una qualche comune scimmia somigliante all’uomo!
8. Sotto questo aspetto, però, sembra che la tua
sapienza sia ancora parecchio carente; anche perciò la tua domanda mi è stata
rivolta come se non ti fosse noto ancora niente della vera sapienza e come se
tu ti trovassi non di fronte ad un uomo, bensì soltanto di fronte a una
scimmia!
9. Ma io ti consiglio di riconoscere prima esattamente
te stesso, e soltanto dopo prova a discutere con me! In questo modo, però,
adesso riesco a comprendere benissimo perché tu, nei riguardi della celestiale
Purista, vada così da un estremo all’altro: ieri rovente come il metallo fuso –
ammesso che tu lo abbia qualche volta visto scorrere – e oggi di nuovo freddo
come un blocco di ghiaccio, per la ragione che sembri ignorare del tutto qual è
la sacra via mediana della vita nell’amore per Dio. Infatti Purista è pura come
l’oro, sempre ammesso che tu conosca l’oro!
10. Tu però sei finora solo uno stolto, che pare
intuire a stento come il Signore è solito educare gli uomini!
11. Io dunque ti consiglio nel Nome del mio e del tuo
Dio: “Va’ e riconosci anzitutto te stesso, e solo dopo vieni a parlare con me,
Lamec, l’uomo straordinariamente piccolo, che pur tuttavia sembra essere ancora
qualcosa di più di una qualche scimmia! Mi comprendi?»
[indice]
La vergogna di Mutaele
Henoch gli impedisce di andar via e lo illumina sulla
natura delle donne
24 agosto 1843
1. Queste parole ebbero l’effetto di dimostrare
immediatamente a Mutaele con chi aveva a che fare. Perciò egli si inchinò
dinanzi a Lamec e fece forti cenni a voler lasciare la compagnia il più presto
possibile, perché dentro di sé era segretamente dell’opinione che Enoch lo
avesse mandato di proposito, come si suol dire, a rompersi le corna.
2. E così egli vedeva, in un certo qual modo, ragioni
di sdegno da tutte le parti, e in aggiunta lo colse pure una vergogna, in
quanto si trovava ora enormemente sminuito nella sua reputazione di sapiente al
cospetto dei padri, nonché di Purista.
3. Ma mentre andava avvicinandosi pian piano verso
l’uscita, Enoch gli disse: «Mutaele, nessuno abbandona in questo modo una compagnia come è
la nostra! Vuoi proprio coronare una stoltezza con l’altra?»
4. E Mutaele rispose: «Io non intendo affatto fare così, bensì
voglio far dimenticare la prima con la seconda! Del resto, Lamec, nella sua
risposta ben ‘salata’, mi ha imposto di andarmene per imparare a conoscere
meglio anzitutto me stesso! Come può essere questa, una stoltezza, se seguo il
consiglio di un sapiente così potentemente ‘salatoì’? Oppure sono da intendersi
altrimenti le sue parole?»
5. A questo punto Enoch gli disse: «Mutaele, tu sembri animato da una
possente presunzione, perché il Signore ha parlato con te su alcune cose
riguardanti l’amore delle donne!
6. Vedi, se tu fossi una qualunque donna leggera,
stolta e cieca, la quale conosce meglio di tutti unicamente le brame della sua
carne, alla soddisfazione delle quali lei si dedicasse con ogni sollecitudine,
allora io non sarei disposto a fare assolutamente caso alla tua moderata
stoltezza!
7. Infatti tale è anche il sentimento del Signore!
Egli afferra la donna che è capace di amare Lui soltanto e che Lo vuole amare
senza che nel suo amore si immischi in qualche modo il mondo, e poi la porta
sulle braccia, sulle mani e sulle dita verso la sua beatissima destinazione!
8. Ma una donna che trova la sua gioia per lo più
nella stoltezza del mondo dove fa capo
9. Vedi, questo è il sentimento del Signore rispetto
alla grande leggerezza delle donne, e questo è pure il mio!
10. Tu però non sei certo una donna, bensì un uomo
colmo della Promessa divina, e dunque io non posso lasciarti correre via nella
tua stoltezza – come se tu fossi una donna indomabile – bensì devo dirti:
11. “Mutaele, rimani qui! Riconosci nella luce dei padri la tua stoltezza,
ed impara ad apprezzare in te il sale di Lamec! Poiché vedi, il Signore ha più
volte già mangiato alla mensa di Lamec, ed egli è un allievo pienamente
qualificato del Signore stesso! Io e lui stiamo qui posti in una [stessa]
caratteristica dal Signore stesso; perciò tu ti puoi anche far andare a genio
qualcosa di Lamec!
12. Dunque rivolgiti di nuovo a lui; ma avvicinati a
lui come ci si avvicina a un amico di Dio che ha subito forti prove, e troverai
il suo “sale” sul posto molto meno pungente! Mi comprendi?»
13. A queste parole Mutaele si volse di nuovo e seguì
il consiglio di Enoch.
[indice]
Sagge parole di Lamec sulla vera essenza dell’offesa
Mutaele,
riconciliatosi con Lamec, gli chiede consiglio
25 agosto 1843
1. Quando Mutaele si ritrovò vicino a Lamec e voleva
pregarlo di perdonargli il suo errore, Lamec lo prevenne e gli disse:
2. «Mutaele, io leggo nei tuoi occhi quello che
vorresti fare verso di me, ma vedi, io non posso accettarlo per una triplice
ragione.
3. La prima ragione è questa: perché tu non mi hai
minimamente offeso! Ed infatti, come potresti offendermi, quando io e tu
portiamo l’amore del Padre nei nostri cuori?
4. La seconda ragione è questa: perché un vero uomo
devoto a Dio non deve mai considerare come un’offesa qualunque cosa (provenga) dai suoi fratelli, poiché dietro a ciascuna offesa, tanto riguardo
all’offensore, quanto riguardo all’offeso, si nasconde sempre una dose
relativamente forte di superbia. Ma come sia considerata la superbia dal Signore,
questo, carissimo fratello, tu lo sai certo incomparabilmente meglio ancora di
me!
5. E la terza ragione è questa: perché la Promessa del Signore io la vedo
in te in una prodigiosissima pienezza, e dietro a tale Promessa vedo ribollire,
fluttuare e ondeggiare torrenti infinitamente larghi delle misericordie di Dio
inconcepibilmente immense!
6. Ma quando il Signore ha colmato un qualche uomo con
tali promesse, come potrebbe un uomo destato come lo sono io, attraverso
l’infinita grazia e misericordia di Dio, farsi sul serio offendere da lui?
7. Io però vedo quello che ora vuoi dirmi e ti
rispondo subito: “Fratello, tu prima hai solamente compreso le mie parole in
modo un po’ sbagliato, perché io ho risposto alla tua domanda piuttosto strana
con una risposta che aveva l’apparenza come se tu mi avessi offeso, mentre la
mia risposta proviene da tutt’altra causa!
8. Io diedi alla mia risposta deliberatamente una tale
apparenza, perché avevo veramente scoperto in te una certa specie di superbia
corruttrice, la quale in verità non figurava al meglio accanto alla sacra
Promessa esistente in te.
9. Dunque io volevo certo umiliarti un po’, ma non a
mio vantaggio, bensì per vero e sincero amore fraterno verso di te!
10. E ora vedi, in questo modo ti sarebbe perfino
impossibile offendermi! Infatti la piccola scintilla dell’amore di Dio in me fa
in modo che nessuno possa più offendere e amareggiare il mio cuore, e, come
detto, tu meno che altri, in quanto sei proprio quello con il quale più che con
altri vorrei rinsaldare il mio vincolo d’amore e di amicizia!
11. Splendido fratello Mutaele, io ti amo in maniera
estrema! Puoi tu afferrare anche me, un discendente di Caino, con amore?»
12. A queste parole Mutaele aprì le sue braccia ed esclamò: «Oh,
vieni qui, fratello Lamec, e prenditi sul mio petto la piena assicurazione che
io ti amo con tutto l’ardore del mio cuore! Infatti in verità io avrei creduto
qualsiasi cosa ma non di trovare in te un uomo e un fratello così magnifico!
Ora però ti ho conosciuto, e tu mi sei diventato più caro della mia propria
vita; stai dunque sicuro che io ti amo e non cesserò mai di amarti come un
fratello per me preziosissimo!
13. Ma siccome ora, fratello mio, ho imparato a
conoscerti in maniera tanto vantaggiosa, fai anche in modo di essermi
consigliere secondo la volontà di Enoch, spiegandomi come stanno veramente le
cose riguardo ai miei rapporti con Purista, la pura ancella del Signore, e
dirmi qual è propriamente la mia situazione di fronte a lei! Ebbene, la
promessa devo raffigurarmela soltanto spiritualmente, oppure, oltre a questo,
anche come adempibile dal suo lato mondano? Oppure devo considerare il tutto
unicamente come una prova per il mio spirito da parte del Signore?
14. Sì, fratello, io vedo che tu mi darai una vera
luce riguardo a tale questione! Il Signore sia perciò con il tuo spirito!»
[indice]
La risposta negativa di Lamec e il suo buon consiglio
di rivolgersi direttamente al Signore
Sulla differenza tra la Parola comunicata direttamente
da Dio e quella di un intermediario
26 agosto 1843
1. E Lamec, appreso tale desiderio di Mutaele, gli rispose: «Sì,
io farò secondo la tua richiesta, diletto fratello Mutaele, per quanto sta
nelle mie deboli forze!
2. Tu vorresti conoscere l’essenza dell’amore delle
donne come esso è costituito nella sua specie, e vorresti inoltre sapere in
quale situazione ti trovi di fronte a Purista rispetto alla Promessa del
Signore.
3. Questo, carissimo fratello, è davvero un desiderio non comune, perché io
vedo il buono scopo che tu vorresti mettere in relazione con una tale esatta
conoscenza; ma prima che io ti dica ancora una qualche parola a questo
riguardo, devo farti notare una circostanza quanto mai importante, che è bene
non passi inosservata nella discussione che stiamo per iniziare; ora tale
circostanza, a mio modo di vedere, è la seguente.
4. Io e te ci teniamo entrambi stretti all’infinito
amore e alla misericordia di Dio che ora è il Padre santissimo di tutti noi;
noi però sappiamo che Egli si rivela al momento opportuno a chi si rivolge a
Lui in tutto l’ardore del proprio cuore e confida fermamente che il Signore di
certo lo esaudirà in ciascuna questione che egli, amandoLo e confidando
veramente in Lui, vorrà sottoporGli. Questa cosa dunque noi la sappiamo.
5. Ma adesso chiediti se, nel tuo cuore, hai pensato a
questa circostanza importantissima! Ecco, io vorrei mettere senz’altro
immediatamente a tua disposizione tutte le mie cognizioni ed esperienze se non
sapessi che tanto io come te peccheremmo al cospetto del Signore qualora Lo
prevenissimo nella Sua infinita bontà, grazia, amore e misericordia!
6. La mia opinione perciò sarebbe la seguente: in tale
questione tu dovresti rivolgerti direttamente al Signore, il nostro santissimo
ed amorosissimo Padre, e questo in tutto l’amore e in tutta la tua fiducia; e
dovresti pregarLo di concederti quello che vorresti avere da me, e di nessuna
cosa sono tanto profondamente convinto quanto precisamente di questa: il
Signore non ti farà aspettare molto a lungo senza darti una risposta
chiarissima e senza rivelarti con tutta fedeltà qual è il Suo santissimo
Volere!
7. Tu dici certamente nel tuo cuore che anche la mia
parola, come pure quella di Enoch, è una parola puramente divina, dato che noi
pure non diciamo altro se non ciò che lo Spirito di Dio ci suggerisce di dire!
8. Questo, carissimo fratello, in sé e per sé è
certamente ed indiscutibilmente vero, e tanto io che Enoch dovremmo venir
annoverati tra i massimi sacrileghi qualora volessimo sostenere e dire: “Tutto
questo lo diciamo attingendolo fuori da noi!”
9. Però vedi, carissimo fratello, qui fuori, alla distanza di appena cento
passi da qui, scorre ancora quello stesso ruscelletto che, secondo le mie osservazioni,
prende la sua origine nella grotta prodigiosamente splendida che esiste
sull’altura; ma prova adesso ad assaggiare la stessa acqua, e vi troverai una
differenza enorme! Ebbene, una goccia attinta alla sorgente dà più vigore e
ristoro che non un vaso d’acqua davvero grande attinto qui, e questo per il
semplice fatto che durante il percorso ha perduto gran parte della sua forza
originaria!
10. Ecco, precisamente così stanno le cose anche
riguardo alla Parola del Signore, perché questa ha già deposto in me la maggior
parte della sua forza vivificante e poi scorre da me in te unicamente come una
qualsiasi altra parola e suona come se provenisse da me, e perciò essa, per il
secondo uditore, non ha più quella poderosa forza di convinzione che ha avuto
in maniera quanto mai viva per me, avendola io attinta alla Sorgente
originaria!
11. Io perciò ti do un consiglio e ti dico: “Recati alla Sorgente
originaria finché Essa è ugualmente accessibile a tutti, e là una sola goccia
ti gioverà di più di mille gocce uscite dal ruscello della mia bocca!”
12. E se proprio avrai difficoltà a trovare la
Sorgente originaria, allora ti aiuterò volentieri a cercarla! Il mio consiglio
però, rispetto alla tua questione, è che tu faccia tutto da te!
13. Dunque, carissimo fratello, segui questo mio
consiglio! Io ritengo che così farai bene!»
[indice]
Mutaele in attesa della Parola del Signore rinuncia a
tutto
Adamo inquieto a causa di Mutaele, viene
tranquillizzato da Enoch
28 agosto 1843
1. Allora Mutaele, ben riconoscendo il profondo significato delle
parole di Lamec, uscì e, trovato un luogo appartato dove non poteva essere
scorto da nessuno, cominciò a meditare e a ragionare tra sé:
2. ‘Io resterò qui finché il Signore non mi avrà dato una
risposta, e non mangerò, né berrò prima di aver udito la Parola del Signore!
3. Poiché, che cos’è una simile vita sciocca, occupata in un inutile
cercare, senza il possente legame della Parola del Signore, se in una delle
questioni più serie concernenti la vita, non si sa nemmeno il perché noi siamo
effettivamente a questo mondo?
4. Dunque, ora io devo avere la Parola del Signore,
anche se dovesse costarmi questa mia vita, la quale comunque non è proprio
molto significativa!
5. Ma come riuscirò a fare in modo che il Signore
voglia esaudirmi e darmi la Sua Parola, così come me l’ha promesso?
6. Io so quello che farò: comincerò ad amarLo e a
spasimare per Lui come fa uno stolto ciecamente innamorato davanti alla
fanciulla del suo cuore, che egli aspira ad avere in moglie!
7. Ma se il Signore comunque mi piantasse ancora in
asso? Ebbene, io allora rinuncerò del tutto al mondo e addirittura anche alla
Sua promessa! Io volgerò per sempre le spalle a Purista e, per quanto mi
riguarda, voglio essere del tutto solo, attenendomi con tutte le forze al
Signore, rendendo a Lui solo ogni mia lode e onore nel silenzio del mio cuore e
considerando tutto il resto come se non fosse, del tutto e assolutamente in
eterno, mai esistito!
8. E oltre a ciò io dirò del tutto seriamente nella
mia anima e in maniera vivissima: “Signore,
io sono qui ora interamente dinanzi a Te ed ho rinunciato ad ogni cosa per amor
Tuo. Fa’ dunque di me ora anche quello che Tu vuoi, e questo sarà giusto per
me!”.’
9. Così aveva ora deliberato di fare Mutaele, e così
anche puntualmente fece.
10. Ma in questo modo passò l’intera giornata, e
intanto la compagnia aveva già finito da molto il pranzo nella capanna di
Purista quando, dopo un’istruttiva conversazione riguardo a vari argomenti
elevati, cominciò ad occuparsi nuovamente di Mutaele, e Adamo disse ad Enoch:
11. «Non ti sorprende che Mutaele, che uscì dalla
capanna già prima di mezzogiorno, non sia ancora ritornato? A me sembra come se
egli, segretamente un po’ irritato dai continui insegnamenti che gli sono
piovuti addosso qui da tutte le parti, si sia allontanato da qui e abbia poi
voluto nascondersi in qualche cantuccio della Terra, per la qual cosa non sarà
più tanto facile vederlo di nuovo. Ed io sono quindi molto preoccupato per
lui!»
12. Enoch disse ad Adamo: «Padre, non darti alcun pensiero,
perché il Signore è più accorto e misericordioso di tutti noi! Egli è il vero
Maestro e la vera Guida di Mutaele, e certo ora gli sta insegnando e mostrando
la via migliore e più breve che conduce alla meta.
13. Perciò non preoccuparti affatto per Mutaele che
ora ha preso spontaneamente la seria soluzione di rinunciare a tutto, compresa
la sua stessa vita, per l’amore, per la misericordia e per la grazia del
Signore!
14. E perfino mediante i nostri sensi esteriori noi
tutti avremo ben presto la convinzione di come il Signore sia solito trattare
coloro che Gli hanno offerto in sacrificio, tutto!
15. Egli li prova a seconda della forza del loro animo
e del valore del loro giuramento; e se superano la prova, allora tutte le porte
della vita stanno contemporaneamente aperte per loro!
16. E così accadrà pure per Mutaele. Restiamo dunque
di buon animo e rendiamo onore a Dio! Amen!»
17. Adamo fu di nuovo tranquillizzato da queste
parole, e poco dopo l’intera compagnia uscì fuori per recarsi all’aperto.
18. E Adamo non mancò certamente di osservare che essi
avrebbero dovuto fare ritorno a casa a causa dell’imminenza del Sabato.
19. Enoch però ribatté che il Sabato del Signore è
sempre uno e lo stesso su tutta la Terra; quindi lo si sarebbe potuto benissimo
celebrare anche in quella regione.
20. Allora Adamo si dichiarò d’accordo con questo.
[indice]
Uranion quale albergatore
Una generale chiamata interiore per Purista che la
invita a recarsi da sola sulla collina
Curiosità di Adamo e suo salutare spavento
29 agosto 1843
1. Quando tutta la compagnia si trovò all’aperto, fu
subito accolta dai figli del Mattino che facevano davvero a gara tra di loro
per offrire ai padri la migliore ospitalità possibile.
2. I padri invece rifiutarono tali premure e
preannunciarono che essi avrebbero passato quella notte in mezzo a loro e
precisamente nella dimora di Uranion.
3. E allora Uranion ordinò subito ai suoi figli di
disporre tutto per il meglio a questo scopo e di fare in modo che venisse
apparecchiata una buona cena; questi ordini furono anche precisamente eseguiti.
4. Ma quando Purista ebbe rimesso tutto in ordine
nella sua cucina ed ebbe reso onore a Dio e Gli ebbe tributato la vera lode del
suo cuore, raggiunse pure lei la compagnia per informarsi se, in previsione
dell’imminente Sabato, lei avrebbe dovuto disporre la sua cucina per un
sacrificio, oppure se i padri, ritornando a casa, avrebbero offerto il loro
sacrificio sull’altura.
5. Sennonché prima ancora che avesse potuto aprir
bocca per esporre ai padri tale sua domanda, lei percepì una chiamata dalla parte che si trovava ancora più verso il Mattino, che suonava così:
6. «Purista, tu, diletta del Mio Cuore, vieni qui su
questa collina che s’innalza dolcemente come il tuo seno a circa 70 klafter
(133 m) dietro la dimora di Uranion! Io ho delle cose importantissime da
comunicarti!
7. Ma non domandare Chi è che ti ha chiamato, bensì
vieni! Ma vieni tu sola! Nessuno deve accompagnarti, né deve seguirti, perché
Io devo parlare soltanto con te. Ma non aver paura, perché non ti verrà torto
nemmeno un capello!»
8. Ma poiché questa chiamata era stata percepita anche
da tutti gli altri componenti della compagnia principale, dunque anche da Adamo, costui si avvicinò
subito ad Enoch e gli disse:
9. «Ebbene, sia lodato il Signore! Mi sembra come se
una pietra immensa mi sia caduta giù dal cuore! Questa è la voce di Mutaele;
dunque è chiaro che egli è ancora in vita e che non gli è accaduta alcuna sciagura!
10. Ma cosa mai ha da dire di tanto importante a
Purista, da sola, ad un’ora così tarda della sera?
11. In verità, la cosa comincia ad apparirmi ora un
po’ sospetta, poiché, vedi, non appena la ragazza ha percepito la chiamata, lei
se ne è andata di corsa senza badare affatto a noi, come una volpe che ha rubato una gallina!
12. Perciò la cosa mi sembra alquanto sospetta, ed io
penso che, appunto per questa ragione, noi dovremmo andare un po’ a vedere
quello che il mio buon Mutaele vorrà fare e dire, tutto solo con Purista!»
13. Ma Enoch obiettò ad Adamo e disse: «Padre Adamo, è vero che ci
sono anche, fin troppo spesso, tempi e circostanze in cui per i padri dovrebbe
essere un sacro dovere quello di sorvegliare attentissimamente, in modo del
tutto particolare, le loro figlie negli anni in cui si manifesta l’ardore della
carne con maggiore intensità, per vedere se sono del tutto sensuali e se si
dedichino a faccende nascoste e si rechino su prati e colline solitarie, o in
segreto, o con un qualche malvagio pretesto menzognero, poiché di tristi esempi
ne abbiamo a sufficienza, e non ci sono sconosciute le conseguenze che si sono
avute da tali faccende misteriose delle giovani e da un tale peregrinare per
campi e colline, tanto che i figli delle terre della Mezzanotte hanno per lo
più avuto origine in questo modo! Io credo che tu intendi bene ciò che voglio
dire!
14. Ma qui invece si tratta di un caso ben diverso;
perciò lasciamo senza preoccupazione al tuo Mutaele la bella Purista e che
faccia quello che vuole con lei, e tutto ciò sarà del tutto in perfetto ordine!
Nel frattempo noi intratteniamoci con Lamec e con i suoi compagni!»
15. Questa volta Adamo non fu soddisfatto delle parole di Enoch e quindi
replicò: «Enoch, figlio mio, io non sono proprio del tutto d’accordo con te su
questo punto, perché tanto Mutaele quanto Purista non sono ancora degli angeli
di Dio inaccessibili al peccato, e il serpente
non è ancora morto. Basta che abbiano ancora la loro libera volontà e possono
essere indotti in tentazione, e se li lasciamo del tutto soli, possono anche
cadere con molta facilità in tale tentazione! Per conseguenza io credo che noi
dovremmo almeno sorvegliarli di nascosto con tutta attenzione per osservare
quello che succede!»
16. Ed Enoch disse: «Padre, se la tua preoccupazione è davvero
così grande, allora devi spiarli tu, ma bada che in cambio tu non ne ricavi un
qualche forte spavento!»
17. Ma Adamo non si lasciò trattenere e volle andare a
vedere sulla collina ciò che faceva Purista assieme a Mutaele.
18. Ma appena giunto dietro la dimora di Uranion, egli
vide tutta la collina in fiamme, e intorno alle fiamme ai piedi dell’altura
scorse, coricati, branchi interi di tigri dall’aspetto ferocissimo, le quali,
visto Adamo, accennarono a volersi alzare.
19. A quella vista, Adamo, terrorizzato, arretrò con
un salto e, voltate le spalle alla collina, ritornò quasi senza fiato alla sua
compagnia e, con parole spezzettati, raccontò quello che aveva visto.
[indice]
Sulle due specie di realtà: la materiale e la
spirituale
Il senso della rispondenza nell’incontro/visione di
Adamo
30 agosto 1843
1. Enoch però impose subito le sue mani ad Adamo e lo
rinvigorì, facendolo completamente ristabilire dal suo spavento, e con ciò
Adamo divenne di nuovo capace di parlare come si conveniva.
2. Ma quando Adamo, per opera di Enoch, si sentì così
rinvigorito, gli domandò subito che cosa fosse stata quella apparizione, e cioè
se fosse stata un’illusione, oppure un’effettiva realtà.
3. Ed Enoch rispose ad Adamo: «Padre, tutto questo dipende da
come noi vogliamo prendere la cosa!
4. Esistono due specie di realtà: una materiale e una spirituale. La realtà
materiale, in un certo senso, è un inganno di fronte allo spirito, e la realtà
spirituale è altrettanto tale di fronte alla realtà materiale. Ma d’altra
parte, l’apparizione spirituale è realtà per lo spirito, e così pure
l’apparizione materiale è realtà per la materia. Così stanno inconfutabilmente
le cose.
5. Ora tutto dipende dunque da come tu vuoi
considerare questa apparizione! Io, da parte mia, la considero come
spirituale!»
6. E Adamo disse: «Ebbene, se tu la ritieni un’apparizione
spirituale, allora voglio considerarla anch’io tale; ma quale significato ha
essa nel mondo esteriore?»
7. Ed Enoch replicò ad Adamo: «Per quanto riguarda il significato
spirituale per il mondo esteriore sulla via della rispondenza, esso, di primo
acchito, è da afferrare con le mani [e significa quanto segue:]
8. Il monte fiammeggiante indica il tuo cuore troppo preoccupato
per amore, e le tigri dal feroce aspetto, accovacciate ai piedi del monte,
indicano la tua brama d’ira tendente ancora in maniera abbastanza forte al
litigio. Tale brama, in certe occasioni, si apposta in agguato della vittima
come fanno questi grossi felini dei boschi dalla pelle striata, e ciò accade
finché essi riescono ad impadronirsene per sbranarla e poi divorarla senza il
minimissimo riguardo!
9. Ed è questa la brama, o padre, che propriamente ti
ha spinto fuori, vale a dire fuori dal tuo animo, ovvero fuori dal tuo amore
fiducioso, e tu ti mettesti a spiare per poter osservare nei due qualcosa che
avesse potuto giustificare il tuo sospetto; e segretamente ti sarebbe perfino
dispiaciuto se tu ti fossi ingannato di fronte a me nella tua supposizione,
poiché avevo detto, contro la tua prima opinione, che non si sarebbe dovuto
nutrire alcuna preoccupazione riguardo a Purista e neppure a Mutaele.
10. Il Signore però ti ha fatto vedere, per questo
motivo, qual era la tua interiorità,
invece di quello che effettivamente volevi vedere; e allora nella realtà
spirituale si è reso manifesto quali erano le tue condizioni quando, contro la
Volontà del Signore, tu volesti fare lo spione!
11. Ecco, padre, questa è la mia opinione, della quale
sono convinto fin nel più profondo della mia vita! Se però tu hai qualche altra
opinione, allora la puoi certo sostituire con questa, poiché io non voglio
imporre mai niente a nessuno, e men che meno poi a te che sei il primo padre
dei padri della Terra!»
12. E allora Adamo disse: «Sì, Enoch, hai ragione; così è veramente e
sicuramente, ma che nel mio cuore, che vi ama indicibilmente tutti, dimori
addirittura un branco intero di tigri, questo è alquanto difficile da
comprendere!»
13. Ed Enoch replicò ad Adamo: «Sì, se tu consideri la tigre come
un assassino, allora la mia spiegazione assumerebbe senza dubbio un aspetto
piuttosto strano; ma se invece alle mie parole attribuisci il significato del
diritto arido e spietato secondo la legge, allora anche la tigre si troverà già
bene al suo posto!
14. Infatti nella legge c’è il giudizio e la sentenza
senza misericordia, come nella tigre c’è la spietata brama di uccidere; e la
vittima che essa si è scelta diverrà sicuramente sua preda! Ora io ritengo che,
considerando le cose sotto questo aspetto, la mia opinione dovrebbe essere
giusta»
15. E Adamo disse: «Sì, sotto questo punto di vista essa è
giusta, e così è bene; ora però lasciamo stare questo argomento e dedichiamoci
a qualcos’altro!»
[indice]
Il cantico di Kenan sull’inutile essenza della vita
Adamo critica duramente tale cantico, ma Enoch lo
tranquillizza
31 agosto 1843
1. La compagnia principale allora conversò di varie
questioni, e perfino il nostro Kenan, il vecchio ma pur sempre valente cantore, fu
invitato da Adamo in tale occasione a dire qualcosa di conciso per il bene di
tutti, cosa che egli fece anche molto volentieri, poiché quello era il suo
campo.
2. Solo che questa volta il suo cantico fu un po’ eccentrico, perciò
anch’esso non riscosse proprio la piena approvazione di Adamo. Ora il cantico
fu questo:
3. «O uomini, o vita,
sforzatevi e cercate di conservare questa vita in eterno! Un enigmatico sforzo
e ricerca!
4. Noi viviamo, eppure
non siamo come noi qui viviamo; la vita non è niente, ed anche noi siamo un
niente con essa!
5. Qui vivente si trova uno spirito vivo! Dite:
quale occhio può vederlo bene e quale nostro senso vivo lo può percepire?
6. Esso è dunque un pensiero che vola, simile
ad un lampo fuggevole, e poi, non si forma nello spazio infinito nello stesso
modo in cui si forma il soffice fiocco di neve nell’etere vaporoso della Terra?
7. Ma i lampi svaniscono, e i fiocchi di neve
si sciolgono ai raggi del Sole. Oh, dite: cosa avviene del pensiero sciolto?
Cosa avviene dello spirito che si trova nello spazio infinito? E cosa avviene
pure in una goccia di rugiada?
8. Oh, dite: non è esso, come i lampi e i
fiocchi di neve, fuggevolmente transitorio e soggetto alla morte, per non
ritornare mai più e non riconoscersi mai più del tutto fedelmente come se esso,
spesso, fosse già stato nell’esistenza attiva?
9. Che cos’è il morire delle cose e degli
uomini? Quale effetto ha dunque la morte?
10. Io svanisco nella morte del corpo; ma in
quale modo svanisco? Oppure, rimane ancora qualcosa di me nello spirito?
11. Cosa sono io nello spirito? Sono forse un
nulla pensante impercettibile per qualunque senso? O sono forse una luce, che
l’occhio di nessuno può mai scorgere, nemmeno il mio proprio occhio, libero dal
corpo, in qualunque modo esso sia costituito?
12. Io vorrei maledire questa vita senza valore
e vorrei che fosse maledetta l’ora nella quale io, liberamente pensante, mi
sono trovato quale stolta vita!
13. Perché dovetti divenire, per poi svanire di
nuovo annientato del tutto senza traccia?
14. O misera vita, che sei un tormento crudele
a te stessa! Io mi devo qui percepire e devo pensare come fossi qualcosa, e
devo vivere perché mi sia possibile trapassare presto con dolore! O misera
vita!
15. Che lo spirito sia mortale, me lo dice il
più fugace pensiero che, appena pensato, svanisce subito per sempre; ma svanito
il pensiero che si deve produrre, cosa mai può restare ancora dello spirito?
16. Ma se sono fedelmente chiamato alla vita
eterna, perché mai devo prima morire su questo mondo variegato e devo svestirmi
di un corpo che mi è divenuto caro e prezioso? O tu misera vita, tu
sogghignante illusione dei miei sensi! Perché mai devo vivere qui?»
17. A questo punto Adamo fece un balzo e, rendendo manifesta la sua
disapprovazione come già prima accennato, esclamò:
18. «Figlio mio, basta con queste tue stoltezze
deliranti e vuote! Con simili cantici puoi andartene un’altra volta in un bosco
qualunque e là puoi esibirti, anche per delle ore intere se ne hai voglia,
dinanzi agli orsi, ai lupi, ai leoni, alle tigri e alle iene! Questi esseri
hanno denti abbastanza forti per rodere e uno stomaco sufficientemente robusto
per digerire tutto questo; ma risparmia per sempre un tale cibo agli animi
umani!
19. Infatti, se sei così stolto da non sapere che cosa
sia la vita, lo spirito e l’essere, allora domandalo almeno ai sapienti che
sono tra noi, ed essi te lo diranno!
20. Ma ti sei già proprio del tutto dimenticato del
Signore e dei Suoi sublimi insegnamenti, che adesso vieni fuori con simili
sciocchezze antiche e popolane?»
21. Ma Enoch disse ad Adamo: «Lascia perdere! Io so perché il
padre Kenan ha cantato in questo modo; è stata la Volontà del Signore! Ma
perché il Signore abbia voluto così, lo si vedrà bene in seguito!
22. Ora Kenan non ha cantato di ciò che è in lui,
bensì di ciò che c’è ancora in qualcun altro. Vedi, questa è la ragione; ma
tutto il resto lo apprenderemo a suo tempo!»
[indice]
Il lamento di Adamo sentendosi offeso, e la sua stolta
decisione di ritirarsi lontano da tutti
1 settembre 1843
1. Nondimeno, Adamo, anche per quanto riguarda le parole di Enoch, non
era rimasto affatto soddisfatto, perché in segreto egli era dell’opinione che
Enoch, con tali parole, avesse voluto velatamente e con molta finezza fare
allusione a lui; perciò egli gli disse:
2. «Figlio mio, tu parli certamente con molta
saggezza, tuttavia le tue parole non suonano affatto gradevoli, meno che meno
in rapporto a me! Dimmi: per quale ragione, quando c’è qualcosa di male, tu
sembri sempre volerlo velatamente riferire a me?
3. Perché devo essere considerato da te, in un certo
qual modo, come un universale animale da soma per i peccati, proprio io che
sono il primo uomo di questa Terra e il vostro padre che è colmo di ogni
sollecitudine per voi e che vi ama sempre ed ugualmente tutti con ardore?
4. Qualora tu abbia qualcosa da dirmi nel Nome del
Signore, allora me la dici o apertamente nel suo senso del tutto chiaro, oppure
tienila per te finché avremo occasione di essere a quattr’occhi; altrimenti
taci e non rendermi sempre sospetto davanti a tutti i miei figli!
5. Vedi, io amo Dio, mio Signore e Creatore,
certamente sopra ogni cosa e con tutte le mie forze; ma se Egli fosse qui
presente anche personalmente sostanziale, allora io avrei detto a Lui quello
che ho detto ora a te!
6. Se io ho ripreso Kenan a causa del suo cantico dal
tono evidentemente stolto, l’ho fatto di pieno diritto; ma la tua osservazione
secondo cui Kenan abbia dovuto appunto intonare così il suo canto per indicare
con esso, non quello che è in lui, bensì con tutta probabilità quello che c’è
in me, ebbene, questa osservazione – anche se ti è stata suggerita dal Signore
– colpisce in maniera ben dura ed ingiusta il mio cuore e il mio spirito!
7. Io ho ora finito di parlare e ti dico soltanto:
“D’ora innanzi mi ritirerò da voi e mi limiterò a stare vicino unicamente al
mio Set! Voi, però, potete fare nel Nome del Signore ciò che volete! Basta che
risparmiate la mia casa e la sua porta vi rimanga estranea!
8. Tu però, figlio mio Set, accompagnami con Eva alla
nostra casa sull’altura, perché io vedo che la mia presenza comincia ad essere
di fastidio ai miei figli!”»
9. A questo punto tutti si preoccuparono a causa del
padre Adamo, ed Enoch voleva mostrargli il suo immenso errore.
10. Adamo gli fece cenno di tacere e gli disse: «Io, Adamo –
comprendi bene quello che voglio indicarti con ciò: – d’ora in poi non intendo
fare la parte dello scolaro peccatore dinanzi a te! Fosti tu ad attaccarmi così
miserevolmente a causa della mia sollecitudine rispetto a Purista; fosti tu a
scoprire in me un branco di tigri; fosti poi tu ad ammansirle un po’, ma
tuttavia senza toglierle completamente!
11. Ma se tutto ciò è un suggerimento del Signore,
allora io non riesco sul serio a vedere il perché il Signore non ti abbia dato
contemporaneamente anche la visione di come le tue parole sarebbero state tali
da offendermi e ferirmi fin nel profondo della mia vita! Perché dunque non hai
visto questo in anticipo?
12. Perciò ora non mi è possibile accettare alcuna
scusa da te, né alcuna spiegazione successiva! Infatti, che altro potresti dire
adesso, se non che tutto ciò andava certamente riferito a me?
13. Ed io ammetto pure che sia così; ma che tu, quale
unico sommo sacerdote del Signore, non abbia già scorto anticipatamente in te
che le tue parole, con tutta sicurezza e addirittura per forza, io avrei dovuto
riferirle dolorosamente a me qualora non fossero state espresse con maggiore
precisione, vedi, ora questa tua grossolana trascuratezza a mio riguardo
opprime gravemente il mio cuore e l’ha del tutto distolto da te!
14. Perciò io ora non accetto più alcuna scusa da te!
Rimani come e quello che sei; però rimani estraneo a me e alla mia casa, se non
vuoi perdere la mia benedizione! E ora, Set, accompagnami! Amen!»
15. A questo punto Adamo accennò sul serio ad
andarsene, ma tutti gli si strinsero intorno e lo pregarono di rimanere e di
ascoltare Enoch che era là tutto piangente, e ascoltare anche Lamec dalla
pianura.
16. Questo contegno dei figli intenerì di nuovo il
nostro Adamo tanto che egli rimase, ma tuttavia chiese che parlasse Lamec e non
Enoch.
[indice]
Le parole pacificatrici del re Lamec ad Adamo
Della forza dell’abitudine e della benedizione degli
scuotimenti spirituali
Sullo scopo
delle debolezze umane
2 settembre 1843
1. E quando Lamec ebbe udito tale richiesta da parte di Adamo di nuovo
rabbonito, si presentò a lui e disse: «Eminente padre degli uomini della Terra,
tu sei giusto al cospetto di Dio e di noi, tuoi figli. E dove mai su questa
Terra può esserci qualcuno che voglia misconoscere l’amore in te con il quale
hai educato i tuoi figli ad onore e gloria di Colui che te li ha donati?
2. Però tu, per quanto mi è stato dato di osservare
appunto adesso, hai certamente in te, in grado possentemente preminente, il
buono di tutti i tuoi figli, ma accanto a ciò, non meno, sembrano avere la loro
sede originaria in te anche le debolezze dei tuoi figli, e il tuo animo provato
non è ancora del tutto privo da più di un pregiudizio!
3. Per conseguenza mi perdonerai se mi prendo la
libertà di dirti con tutta sincerità che, in primo luogo, la parola cantata di
Kenan era indirizzata a me e che in secondo luogo Enoch, mediante la breve
osservazione in difesa di Kenan di fronte a te, non ha fatto che indicare, in
maniera più precisa ancora dello stesso Kenan, con la parola, con l’occhio e
col cenno, come io mi debba scrutare per esaminare quanta immonda sapienza si
tenga ancora celata in me!
4. Ma io seguii immediatamente il saggio consiglio, e
constatai che durante tutta la parola cantata di Kenan il mio animo concordava
esattamente con le sue parole; e all’osservazione di Enoch io trovai pure che
una vecchia abitudine è una vera veste ferrea che non si può deporre qualora
sia stata formalmente unita mediante fucinatura sul corpo.
5. Vedi, questo è quanto si trova contenuto del tutto
fedelmente nella parola di Kenan e nell’osservazione di Enoch, ed io sarei
pronto a garantire la verità di quanto asserisco con la mia vita, qualora lo si
dovesse esigere da me!
6. Che in tale occasione forse anche qualcun altro si
sia trovato un po’ colpito, questa cosa io la trovo del tutto naturale come
pure perfettamente giusta, poiché noi tutti, almeno sotto certi aspetti, siamo
da definire e da riconoscere più o meno per dei deboli, e non trovo che simili
scuotimenti collettivi siano superflui. Infatti con ciò a più di uno viene
fatta notare in sé la propria debolezza di cui può liberarsi per la via buona,
mentre in caso diverso essa gli rimarrà sicuramente propria fino all’ultimo
giorno della sua vita.
7. Ma con questa mia dichiarazione io non intendo aver scusato soltanto
Enoch, bensì tu pure, o padre, nonché tutti i tuoi figli, poiché il Signore ha
dato all’uomo le debolezze come prova della sua indipendenza, ed appunto queste
stesse debolezze sono condizione per la libertà spirituale di tutti noi, e noi
possiamo diventare perfettamente liberi nello spirito proprio riconoscendo e
trionfando sulle nostre debolezze.
8. Infatti la debolezza in noi è una parte del nostro
essere che il Signore ha lasciato intenzionalmente imperfetta, parte che noi
dobbiamo perfezionare per giustificare con ciò in noi stessi la Somiglianza
divina del nostro spirito, rafforzandola, e con ciò fondare, attraverso noi
stessi, una vita veramente libera che dovrà durare in eterno.
9. Ma se noi preferiamo portare le nostre debolezze
nascoste in noi, anziché rivelate,
allora danneggiano di certo solo noi stessi, e siamo noi stessi i portatori
della colpa, se alla fine andiamo in rovina tramite esse!
10. Perciò, padre Adamo, tu vorrai certo perdonare ad
Enoch, a Kenan e a me stesso se forse ti abbiamo offeso a questo modo!»
11. Queste parole di Lamec riappacificarono del tutto
Adamo, così che egli domandò ora di sentire anche Enoch.
[indice]
Due profezie di Enoch: la prima per dopo la metà degli
attuali anni di Adamo, e l’altra dopo un sesto
Il rimprovero
del Signore per bocca di Enoch, che non lo giustifica
4 settembre 1843
1. E allora Enoch si rivolse ad Adamo e gli disse: «Padre Adamo, io ho
già appreso molte cose dalla tua bocca, ma non ancora però l’assoluto divieto
della tua casa e della tua porta!
2. Ah, quanto sarebbero più felici i nostri
discendenti se tali espressioni non fossero mai sfuggite dal tuo animo!
3. In verità, o padre, quello che tu fai quale primo
degli uomini di questa Terra, lo faranno pure nei tempi futuri ben molti tra i
tuoi figli!
4. Sì, dallo Spirito del Signore nel mio cuore io ora
dico a te: “Ciò che tu ora hai detto attingendo dal fondamento della tua vita,
questo sarà fatto nella realtà dai tuoi figli in maniera tale che al cospetto
del Signore risulterà un orrore degli orrori. E come tu prima ti sei ribellato
contro le mie parole che provenivano dallo Spirito del Signore e mi hai
scacciato da te, così pure si comporteranno i tuoi discendenti verso tutti quei
maestri che saranno colmi dello Spirito di Dio e renderanno invece omaggio a
coloro che predicheranno lo spirito del mondo!
5. E siccome tu volesti isolarti da tutti noi, ad
eccezione del padre Set, e vietasti che qualcuno si presentasse da te, a causa
di ciò un giorno sorgeranno tra i popoli dei potenti che li domineranno in
maniera crudele; e le case di tali sovrani saranno chiuse dinanzi al misero
popolo, e nessuno si azzarderà, pena la propria vita, a starsene neppure a una
certa distanza da una tale casa sovrana.
6. E tale cosa accadrà già in un prossimo avvenire quando
sarà trascorsa la metà della durata dell’attuale tempo della tua vita; e nel
tempo appena della durata della sesta volta di quanto finora sei già vissuto
sulla Terra, questa sarà simile alla pelle di un riccio irritato, sulla quale
un aculeo si rivolta contro l’altro. Di più non c’è bisogno che io ti dica.
7. O padre, perché tu sei così e non vuoi deporre
completamente una buona volta quello che è un prodotto della superbia?
8. Vedi, quando io parlo e agisco, io non parlo e non
agisco attingendo da me, bensì attingendo dal Signore che mi ha chiamato dinanzi
a voi tutti a questo scopo! Ma se la mia parola è una parola del Signore,
perché allora ti opponi ad essa?»
9. A queste parole di Enoch, Adamo rimase estremamente
colpito e gli disse: «O Enoch, tu sapiente da Dio, quali dure cose mi hai tu
annunciato ora!
10. Vedi, se io avessi saputo che in te parlava lo
Spirito del Signore, allora non mi sarei affatto espresso così! Tu però questa
cosa non me l’avevi detta, e perciò io ero dell’opinione che tu, parlando così,
proferissi parole tue e che in te vi fosse qualche traccia di superbia dalla
quale io avrei voluto liberarti.
11. Perciò quando parli, tu dovresti sempre avvertirmi
prima se tu parli attingendo dallo Spirito di Dio o da te, e allora anch’io
potrei sempre regolarmi di conseguenza.
12. Oh, dimmi: ma non è proprio possibile in nessun
modo mettere riparo ai mali dei quali hai profetizzato come conseguenza del mio
precedente comportamento verso di te?»
13. E allora il
Signore stesso, attraverso la bocca di
Enoch, rispose in maniera ben comprensibile ad Adamo: «Se tu avessi
rimproverato soltanto Enoch, allora le tue parole non avrebbero avuto
conseguenze; tu però dicesti che lo stesso rimprovero lo avresti rivolto anche
a Me!
14. E vedi, per questo la tua parola ha creato delle
conseguenze, poiché ogni parola rivolta a Me è come un’opera compiuta che non
può mai più essere annientata. Comprendi questo!
15. O Adamo, Adamo, quali gravi pesi ancora tu porrai
sulle Mie spalle?»
16. Solo a questo punto Adamo vide interamente quello che egli aveva
fatto, e ne rimase turbato.
17. Enoch però gli disse: «Sii consolato, perché il Signore ti
ha liberato anche di questo nuovo peso ponendolo sulle Sue spalle! Perciò
riacquista la tua serenità e ringrazia il Signore!»
[indice]
Adamo e di Eva si accingono al riposo notturno nella
capanna di Uranion, ma viene turbato
L’ardente curiosità di Adamo
5 settembre 1843
1. E quando Adamo si fu di nuovo tranquillizzato e tutto si trovò nel
buon ordine di prima, disse: «Figli, io sono stanco, e le mie membra hanno una
grande brama di riposo; perciò ora andrò a riposare. Tu, Uranion, conduci
dunque me ed Eva ai giacigli destinati per noi!
2. Voi figli, però, potete stare svegli fino a quando
volete, e non occorre che vi sentiate legati a me; ma prima ricevete la mia
benedizione paterna!»
3. A questo punto Adamo benedisse i suoi figli e poi
se ne andò a riposare insieme ad Eva.
4. Ma si era appena coricato al posto d’onore della
grande dimora di Uranion, ed ecco che Purista e Mutaele entrarono nella capanna
di Uranion, accompagnati da due stranieri, suscitando una grande gioia in tutta
la compagnia la quale, ancora sveglia, si trovava là radunata.
5. Adamo, che riposava su una tribuna alquanto elevata
dal suolo e situata in fondo alla dimora, si accorse dell’inattesa e gioiosa
agitazione della compagnia lasciata da poco, e disse tra sé: ‘Cosa mai può essere accaduto ora? Io sento
saluti da tutte le parti! Certo deve essere successo qualcosa di straordinario!
6. Ma se adesso
mi alzo per vedere che cosa c’è, allora faccio la figura del curiosaccio, e se
non vado a vedere di che cosa si tratta, l’inquietudine sicuramente non mi darà
pace per tutta la notte, ed io potrò concedere ben poco riposo al mio corpo!
7. Il giubilo si
fa sempre maggiore e una gioia sempre più clamorosa si diffonde nella cerchia
dei figli! No davvero, io non posso più resistere! Almeno voglio alzarmi di
nascosto e constatare che cosa succede veramente!’
8. E detto questo, Adamo si alzò dal giaciglio, ma Eva
gli chiese subito che cosa volesse fare. Ed egli le indicò il gruppo dei figli
che continuavano a manifestare la propria gioia, indicando che avrebbe voluto
verificare la ragione che la provocava.
9. Eva però gli disse: «Ebbene, lasciamoli al loro giubilo
nel Nome del Signore; ma noi possiamo restare dove siamo, altrimenti diamo a
vedere di essere ancora più curiosi dei bambini piccoli!
10. Se c’è qualcosa in ciò, lo sapremo sempre
abbastanza per tempo, ma se non c’è niente, allora non c’è nemmeno bisogno che
noi lo sappiamo. La Volontà del Signore sia sempre e in eterno del tutto
perfettamente la nostra volontà!»
11. Adamo si arrese almeno in parte a queste ragioni,
e perciò non si mosse dal suo giaciglio.
12. Però erano state accese delle fiaccole fatte di
pece e di cera di specie raffinatissima e profumatissima, e da tutte le parti
si innalzavano cantici di lode e nella capanna si fece chiaro come fosse
giorno.
13. Ora questo, con la curiosità che aveva Adamo, metteva troppo a dura
prova la sua pazienza, e perciò egli disse ad Eva: «Ormai al riposo non c’è più
da pensare in nessun caso! Bisogna proprio che mi alzi e che vada a vedere che
cosa hanno i figli!»
14. Ma Eva obbiettò: «Vedi, non ci vuole ancora molto tempo fino
al mattino! Riposati dunque questo paio d’ore che sono necessarie per la tua
salute, e poi potrai alzarti e verificare con i tuoi occhi quello che è
successo!
15. Che cosa avverrà quando il Signore, un giorno, ci
richiamerà dalla Terra? La curiosità ci tirerà anche allora, in spirito, verso
il mondo e verso i nostri figli, quando essi trapasseranno in ogni specie di
ebbrezza?»
16. Queste parole indussero Adamo a coricarsi
nuovamente, ed egli si arrese alla saggezza della moglie.
17. La capanna nel frattempo era però andata man mano
riempiendosi di gente, e in essa la luce e l’animazione si facevano sempre più
intense.
18. E allora non fu più possibile trattenere Adamo.
[indice]
Adamo ed Eva dai nuovi ospiti, e cioè il Signore, lo
spirito di Zuriel, Mutaele con Purista e Ghemela e Lamech
Profezia per le due coppie i cui figli calpesteranno
un giorno una nuova Terra
Misteriose parole rivolte ad Adamo
6 settembre 1843
1. Eva fece certo un nuovo tentativo per trattenere anche questa volta Adamo, ma lui le disse: «Ascoltami, moglie! Se rimango,
ma poi si viene a sapere che forse il Signore stesso è venuto a trovare i
figli, che cosa succederà allora? Anche in un simile caso dovremmo restare qui
a riposare?»
2. Ed Eva rispose: «Sì, hai ragione, se il Signore si trova con
i figli, allora non è né il momento di riposare né di giorno né di notte; in
questo caso neppure io attenderò il mattino per alzarmi, bensì mi alzerò
all’istante con te!»
3. E Adamo approvò questa decisione di Eva, e subito
entrambi si alzarono dai loro giacigli ed avanzarono fino alla compagnia che si
intratteneva in vivaci e liete conversazioni.
4. Ma quando Enoch ebbe scorto Adamo, gli andò immediatamente incontro e
gli disse: «Padre Adamo, ti abbiamo lasciato riposare male! Ciò io lo vedevo
bene, ma questa volta non era proprio possibile fare altrimenti!
5. Vedi, là, poco distante da noi, siede Mutaele con
sua moglie Purista, la quale è stata congiunta con lui dal Signore stesso!
6. Ma cosa di meglio possiamo fare noi, se non
rallegrarci per la gioia di un figlio, anzi di un fratello in spirito, che il
Padre di ogni Santità e di ogni Amore è venuto Egli stesso a cercare e al quale
ha condotto la giusta moglie nel momento stesso in cui egli se la toglieva del
tutto dal cuore, per offrirla in sacrificio a Lui, il Padre dall’eternità?»
7. Adamo rimase commosso fino alle lacrime udendo tali parole
di Enoch e ammirando quella scena. Egli non riusciva quasi più a distogliere i
suoi occhi da questa novella coppia, e nel silenzio del proprio cuore le mandò
la sua benedizione.
8. Ma mentre era così intento a guardare, egli scorse
anche due ospiti stranieri, in mezzo ai quali si trovava la nuova coppia di
sposi, di cui non conosceva la provenienza.
9. Enoch però vide ciò che Adamo stava scrutando nel suo
cuore, e perciò, senza che gli fosse richiesto, disse subito ad Adamo:
10. «Padre, tu cerchi in te di fare di sapere di
questi stranieri e vorresti apprendere chi sono e da dove sono venuti. Ma io
ora, con l’animo colmo di letizia, voglio annunciarlo subito, in modo che pure
il tuo cuore possa gioire completamente!
11. Vedi, padre, Colui che siede a fianco di Purista è
il Signore stesso! E quello che siede a fianco di Mutaele, è lo spirito di
Zuriel, il padre di Ghemela, la quale tu vedi sedere alla sinistra del Signore,
e accanto a lei vi è il suo Lamech.
12. E così tu ora vedi qui due coppie di sposi, i
figli delle quali, con i loro figli, calpesteranno un giorno una nuova Terra!»
13. Queste parole di Enoch spezzarono il cuore ad
Adamo e ad Eva al punto che essi proruppero in lacrime e, combattuti tra il
pianto e la gioia, non poterono proferire una parola.
14. Ma allora il
Signore si alzò e disse: «Adamo, vieni vicino a
Me!»
15. E Adamo si avvicinò subito al Signore.
16. Ma il
Signore così gli parlò: «Adamo, quando sarai solo
ed Io verrò a te attraverso la tenebra dei sepolcri della morte, tu Mi
riconoscerai nella notte?
17. Mi riconoscerai quando Io ti desterò dal sonno
profondo e ti dirò: “Adamo, sorgi, vieni
e vivi!”?
18. Mi riconoscerai su una nuova Terra, in un nuovo
Cielo, quando questa Terra e questo Cielo trapasseranno come una vecchia
veste?»
19. E Adamo chiese, enormemente sbalordito: «O Signore e Padre,
cosa significa questo? Quando accadranno tali cose?»
20. E il Signore rispose: “Guarda qui, guarda là; il tempo è già
dinanzi a te! L’Eternità freme, e l’Infinità trema dinanzi a Me, poiché ora Io
pongo una sentinella, e la sua spada combatterà con quello che è morto!»
21. Allora Adamo s’inchinò fino a terra e disse: «Signore, che parole
sono mai queste che Tu proferisci? Chi è capace di comprenderne il senso?»
22. E il Signore gli rispose: «I tempi dei tempi le comprenderanno, e
quelli che provengono da te; tu però avrai pace e non comprenderai né
riconoscerai tali Mie parole prima che Io ti avrò detto: “Adamo, sorgi, vieni e vivi!”».
[indice]
Ultime ammonizioni di addio del Signore, poi scompare
insieme allo spirito di Zuriel
Il ritorno del re Lamec e della sua compagnia ad
Hanoch, dove comincia la vera età dell’oro
7 settembre 1843
1. E indirizzate queste parole ad Adamo, il Signore si rivolse a tutti i figli là presenti e parlò così:
2. «Figli, Io ho ora fatto
ordine tanto sull’altura quanto nella pianura, e tra queste due regioni ho stabilito
delle vie praticabili in modo che possiate comunicare tra voi e possiate
aiutarvi reciprocamente in tutto ciò che dovesse occorrervi!
3. Io stesso vi ho
insegnato personalmente e sostanzialmente, per un tempo di più di due lune, a
riconoscere voi stessi e Me quale vostro vero Dio e Padre, e a trovare in Me
l’eterna vita dello spirito e in questa vita ogni amore, sapienza, potenza e
forza, attraverso le quali tutte le cose devono diventarvi tributarie.
4. Molti di voi sono già
in questa vita, e conseguentemente possono riconoscere l’uso saggio di tutte le
cose e poi utilizzarle per il meglio. Molti di voi, specialmente nella pianura,
sono sulla via migliore che conduce a questa vita; sono solo pochi quelli che
non sanno ancora del tutto propriamente dove essi devono iniziare la vita dello
spirito.
5. Ma a tale scopo Io ho
potentemente destato parecchi di voi, in modo tale che, per mezzo di voi che
siete destati, vengano condotti sulla giusta via coloro che sono deboli e
ancora ciechi.
6. Così pure Io non vi ho dato alcun
comandamento, bensì vi ho soltanto dimostrato effettivamente che voi tutti,
nell’amore per Me, siete altrettanto perfettamente liberi quanto lo sono Io
stesso, il vostro Dio, Signore, Creatore e Padre dall’eternità.
7. Oltre a ciò vi ho dato
ancora la pienissima assicurazione che coloro che sono perfetti nell’amore per
Me non vedranno, né sentiranno, né assaporeranno mai la morte del corpo, bensì
trapasseranno alla perfettissima ed eterna vita dello spirito, com’è avvenuto a
Zuriel che è presente qui, e a Sehel e a Pura!
8. Così pure Io vi ho
mostrato i vantaggi infiniti della vera vita, come anche, al contrario, gli
infiniti svantaggi di una vita contraria al Mio eterno ordine.
9. Tutto ciò voi lo avete
dunque percepito direttamente da Me, il Signore stesso, e lo avete ricevuto nel
cuore, e quindi in voi non vi può essere più alcun dubbio riguardo alla verità
piena e assoluta di quanto vi venne annunciato da Me stesso.
10. Perciò ora anche voi
siete provvisti di tutto sotto ogni aspetto e non potete dire: “Padre, a noi
manca ancora questo e quello!”, ma siccome voi siete tutti così provvisti, non
soltanto per il tempo, ma anche per tutta l’eternità, allora restate fermi in
tali condizioni d’animo, e non lasciatevi più attirare imprudentemente dalla
brama delle futili cose del mondo, le quali vanno sempre congiunte alla morte e
all’antica rovina, e così facendo non Mi sarete più causa di ulteriore fatica!
11. Se invece voi uscirete
arbitrariamente dal Mio ordine e vorrete signoreggiare l’uno sull’altro per
interesse personale per lo splendore e per il mondo in voi, allora anch’Io
distoglierò la Mia faccia da voi e vi lascerò inabissare nella palude di ogni
lussuria, di ogni brama della carne, di ogni prostituzione e in ogni adulterio
e in ogni disordinata brama animalesca; ma quello che ci guadagnerete in questo
caso, ve lo dimostreranno ben presto le aspre e amare conseguenze! Di più non
occorre che Io vi dica!
12. E ora che tutto è così
rientrato nel massimo ordine, Io vi benedico e vi dico: “Il Mio Amore sia con
voi e fra di voi nel tempo come per l’eternità! Amen!”».
13. A questo punto il Signore, assieme a Zuriel,
divenne di nuovo invisibile. La compagnia uscì fuori e lodò e rese gloria a Dio
finché fu giorno, compiendo così anche la celebrazione del Sabato.
*
14. La Domenica seguente tutti fecero ritorno alle
loro località, e Lamec stesso, tra molte benedizioni, riprese il cammino
assieme alla sua compagnia verso la pianura, e là mantenne l’ordine del Signore
con saggezza e facendo veramente della sua epoca una vera epoca d’oro.
15. E la stessa cosa avvenne anche sull’altura.
[indice]
La prima Chiesa al tempo di Adamo e il successivo
decadimento degli uomini dopo la morte dei progenitori
Parole di
congedo di Adamo, suo testamento e sua morte all’età di novecentotrenta anni
11 settembre 1843
1. Così gli uomini della Terra furono ora
perfettamente istruiti ed arricchiti di ogni specie di cognizioni. L’abisso tra
l’altura e la pianura fu colmato, affinché ciascun uomo potesse essere attivo
senza impedimenti di sorta e secondo la propria volontà completamente
liberissima.
2. E così pure la conoscenza di Dio era completamente
viva e in questo modo fu fondata la prima Chiesa, nella quale ciascun uomo
poteva trovare il mondo interiore dello spirito nel puro amore per Dio.
3. E così tutto era perfettamente buono finché questi
primi progenitori rimasero in vita, ma quando essi furono richiamati dal mondo
e morirono gradualmente uno dopo l’altro, le cose purtroppo assunsero ben
presto un altro aspetto.
*
4. Il mondo cominciò a prendere sempre più il
sopravvento, lo spirituale andò svanendo, e in breve tempo si poterono vedere
degli uomini diventati del tutto materialisti, i quali dello spirito non ne
sapevano molto di più di quelli del vostro tempo attuale (1843) e perciò non si
lasciarono più né guidare né punire dal Mio Spirito.
5. Infatti il serpente
seppe ‘benedire’ così bene con la sua maledizione la natura del terreno, che
questo cominciò a produrre tutto in tale abbondanza, che presto rese rammolliti
gli uomini e fece di loro dei fannulloni e degli oziosi.
6. Il susseguirsi degli avvenimenti che verranno
ulteriormente narrati renderà ancora più chiara questa cosa agli occhi di
tutti.
*
7. Adamo intanto aveva raggiunto l’età di
novecentotrenta anni, ed un giorno fece chiamare a sé tutti i suoi figli della
stirpe principale, e disse loro:
8. «Figli, sono già novecentotrenta anni che io vivo
sulla Terra e perciò la mia stanchezza e la mia debolezza sono diventate
enormi!
9. Io ho dunque pregato il mio Dio e il vostro Dio
affinché Egli voglia rafforzarmi oppure togliermi dalla Terra così come, al
tempo delle Sue grandi Rivelazioni, Egli ha preso con Sé Zuriel, Sehel e Pura.
10. E quando ebbi così pregato, vedete, il Signore mi disse:
11. “Ascolta
Adamo, Io ho misurato il tuo tempo e l’ho trovato completo; perciò anch’Io
voglio esaudire la tua preghiera e voglio toglierti dalla Terra che ha già
notevolmente stancato i tuoi piedi.
12. Però, nel modo in cui hanno
abbandonato la Terra i tre da te menzionati, tu non puoi abbandonarla, perché
hai peccato nella tua carne!
13. Per
conseguenza occorre che il tuo corpo venga restituito alla Terra dalla quale fu
tolto, in modo che di te venga data al serpente la sua parte!
14. Invece la
tua anima, con lo spirito che proviene da Me, Io la scioglierò dal tuo corpo e
la condurrò nel luogo opportuno dove tu contemplerai le Mie misericordie nella
completa pace del tuo cuore.
15. Ed Io ti manderò un angelo, ed
egli ti libererà dal corpo, e ciò in questo giorno.
16. Ma come tu
abbandonerai il temporale, similmente dovranno abbandonarlo tutti coloro che
hanno peccato nel loro corpo.
17. Infatti,
come attraverso te è venuto il peccato nel mondo dei figli che provengono da
te, così deve essere anche la morte della carne! Amen!”
18. Così ha parlato il Signore, e così oggi è l’ultimo
giorno della mia esistenza terrena dinanzi a voi, poiché questa è la Volontà
del Signore!
19. Eva, vostra madre, vivrà ancora qualche tempo;
tenetela in onore ed abbiate cura di lei finché il Signore chiamerà anche lei!
20. A te, Enoch, io consegno la mia casa e tutto ciò
che si trova in essa; e la prima cura per la madre sia raccomandata a te!
21. A te, Set, io do invece tutto il terreno e tutto
il suo prodotto! E per questo avrai l’obbligo di provvedere a tutti coloro che
abiteranno nella mia casa, poiché questa deve rimanere d’ora innanzi proprietà
del sommo sacerdote, ed egli vivrà della decima parte di tutti i prodotti del
terreno.
22. Così vuole Dio il Signore d’ora in avanti! E
bisognerà che Enoch, Jared, Matusalem e Lamech seppelliscano il mio corpo di
nascosto in un luogo tale da rimanere ignoto a chiunque all’infuori dei quattro
nominati, per evitare che i figli vengano a tributargli venerazioni divine.
Tutto questo è volontà mia e del Signore! Così operate! Amen!»
23. Dopo di che Adamo benedisse tutti i figli della
stirpe principale e, tramite essi, tutti gli uomini della Terra, poi egli chinò
il suo capo e morì.
24. Allora tutti i figli strapparono le loro vesti e
piansero, e furono in lutto per un anno intero.
25. Adamo fu seppellito su un’alta montagna, e
all’infuori dei quattro nessuno seppe mai il luogo della sepoltura.
26. Ed Enoch prese possesso della casa di Adamo e là
visse con sua moglie e i suoi figli, ed ebbe cura di Eva, la quale visse ancora
trent’anni dopo la morte di Adamo.
27. Così il testamento di Adamo venne rispettato in
ogni suo punto.
[indice]
Lutto e pianto in tutta la Terra per la morte di Adamo
ad eccezione degli africani e dei giapponesi
Crescente considerazione di Eva e successiva morte a
novecentosessanta anni
12 settembre 1843
1. Quando la notizia della morte di Adamo giunse anche
ai figli del mondo nella pianura, essi piansero molto la sua perdita e
digiunarono per tre giorni.
2. E Lamec, che a quel tempo viveva ancora in fedeltà
e rettitudine, inviò messaggeri in tutte le parti della Terra e fece annunciare
la morte di Adamo a tutti i popoli allora accessibili.
3. E dove pervenne tale notizia, immediatamente essa
suscitò profondo cordoglio, e tutti gemettero e piansero a causa della perdita
del primo padre.
4. Ma tanto più appunto, accresceva la considerazione
di cui godeva Eva, poiché accadde non di rado che delle intere processioni, provenienti da tutte le parti, si
recavano sull’altura per vedere e salutare la prima madre.
5. Per far visita ad Eva giunsero sulle montagne dei figli di Dio perfino
degli inviati di Sihin (Cina), poiché
anche quegli abitanti avevano appreso dai messaggeri di Lamec che Adamo, il
primo padre, era morto.
6. Ai cainiti (Africa) invece e ai meduhediti (Giappone) tale notizia non giunse, poiché allora questi due popoli erano del tutto
divisi dagli abitanti del continente.
7. Eva però, nonostante le molte consolazioni, rimase
profondamente turbata fino alla fine dei suoi giorni; e perfino le parole
consolatrici di Enoch non avevano molto potere sul suo cuore.
8. Solamente Set riusciva talvolta ad influire
beneficamente sul cuore di Eva, perché egli era stato sempre il suo prediletto,
data la sua perfetta somiglianza con Adamo tanto nei lineamenti, quanto nella
statura e nel modo di parlare.
9. Così anche questi trent’anni trascorsero
generalmente in perfetto ordine; e quando la misura degli anni di Eva fu
completa, anche lei venne richiamata dal Signore.
10. E tre giorni prima della morte di Eva, mentre Set,
Jared, Enoch, Matusalem e Lamech attorniavano la prima madre ormai già molto
indebolita, accadde che, per concessione del Signore, lo spirito di Adamo apparve nella capanna e disse:
11. «Figli, abbiate la mia
benedizione! La pace sia con voi e non abbiate paura di me, poiché io sono
Adamo che vi ha generati tutti nella carne per la Grazia dell’onnipotente,
eterno Dio vivente!
12. Vedete, il Signore, che già trent’anni fa ha avuto
misericordia di me, vuole ora mostrare misericordia anche ad Eva, la mia
fedelissima moglie, e vuole liberarla dalla Terra e dalla sua carne diventata
estremamente affaticata e debole, in modo che lei pure entri nella mia pace
della vita e, con me, possa deliziarsi sui sacri prati delle Misericordie di
Dio come un docile e mansueto agnello!
13. Fu lo spirito di Sehel a liberarmi, ma io stesso
slegherò Eva dal suo carico terreno e la condurrò là dove sono io, nella dolce
pace in attesa di quel giorno che per la Terra, secondo la promessa, sorgerà
come un Sole dei soli!»
14. A questo punto Enoch domandò allo spirito: «E quando precisamente sarà
fatto questo da te, e che cosa si dovrà fare del corpo della madre?»
15. E lo spirito di Adamo rispose: «Non io, bensì il Signore è il tuo maestro! Il termine
è fissato a tre giorni da oggi; quello che dovrai fare te lo annuncerà come sempre il Signore!»
16. E detto questo, lo spirito di Adamo scomparve.
17. Il terzo giorno egli comparve di nuovo in maniera
visibile soltanto a Enoch e ad Eva.
18. Ed Eva benedisse tutti i figli presenti e lodò Dio
per tale Grazia.
19. E lo spirito di Adamo allora parlò in modo percettibile a tutti e disse: «Eva, tu hai impartito
ai figli la mia benedizione congiunta alla tua. È Volontà del Signore che anche
tu faccia ritorno a casa; e così vieni dunque tra le mie braccia nel Nome del
Signore! Amen!»
20. E nello stesso istante Eva cadde morta, e il suo
spirito e la sua anima scomparvero immediatamente insieme allo spirito di Adamo
e non furono mai più visti.
21. Così morì la madre, circondata dai suoi figli e,
ricongiunta allo spirito di Adamo, fu accolta tra le braccia [sue] spirituali e
condotta verso la pace nel Signore.
22. Il suo corpo però, secondo la Volontà del Signore,
venne seppellito nello stesso luogo e dagli stessi che avevano seppellito
Adamo, e a nessuno fu permesso sapere dov’era tale luogo.
23. Anche alla morte di Eva seguì un periodo di lutto di
un anno, e come conseguenza avvenne che molti si appartarono, e quasi si
nascosero e cominciarono a condurre una vita quanto mai devota.
24. La morte di Eva ebbe un effetto particolarmente
potente sugli abitanti della regione della sera, che allora si chiamavano
abedamiti; infatti Abedam era anche un prediletto di Eva, e lei a sua volta era
tutto per lui.
25. Questa fu dunque la fine di Eva.
[indice]
L’ascetismo si diffonde tra i figli dell’altura a
causa della morte di Adamo e poi di Eva e di Set
La benedizione
del Signore per la nascita di Noè
Enoch sparisce dopo aver spiegato inutilmente a Lamech
il perché del trapasso dei loro predecessori
13 settembre 1843
1. Dopo di ciò gli uomini vissero ancora per lungo
tempo come semimorti e non avevano alcuna gioia del mondo, bensì la loro
maggior brama tendeva unicamente ad andare a raggiungere il più presto
possibile la coppia dei genitori principali.
2. In alcuni il disprezzo del mondo si spinse così
oltre misura, al punto che eressero, sotto a vecchi alberi di fichi, piccole
capanne, e là condussero, anche per un centinaio di anni, una perfetta vita da
eremita, senza cambiare la loro dimora finché si manteneva vivente l’albero che
li nutriva stentatamente.
3. Molti tra gli uomini giurarono di non accostarsi mai più a una donna,
poiché essi dicevano con un’esasperazione
talvolta molto accentuata: «Perché procreare ancora delle creature umane? Se
poi ciascuno non può attendersi altro che la sorte di Adamo e di Eva – ossia la
morte e la rovina della carne – allora per lui è meglio non essere chiamato ad
un’esistenza così tanto miserevole! Se Dio vuole proprio avere degli uomini
miseri su questa travagliata Terra, allora Egli può crearseli di nuovo fuori
dalla pietra e dall’argilla, ma noi che ora sappiamo quello che segue a questa
povera vita, non ci presteremo mai più a mettere al mondo degli esseri infelici
della nostra specie!»
4. Così fecero anche molte donne che si appartarono
del tutto e non si poterono indurre più al concepimento. Infatti anch’esse dicevano: «Per la morte, che vengano partorite le bestie, ma non gli
uomini!»
*
5. Trascorso un centinaio di anni dalla morte di Eva,
come pure nel tempo successivo alla morte di Set, l’altura pullulava
dappertutto di tali persone singolari; e nessuna parola di Enoch, per poco
ancora vivente, e nemmeno alcun miracolo, servì a guarire gli uomini e le donne
da tale stoltezza.
6. Ed Enoch stesso, avendo constatato che, data una
simile ‘super intelligenza’ degli uomini, non si poteva più ottenere niente
dovendo lasciare intatta la loro libera volontà, anche lui supplicò infine il
Signore perché volesse richiamarlo a Sé.
7. Ma il Signore così parlò ad Enoch: «Mio fedelissimo servitore, vedi, ancora
entro quest’anno Lamech, tuo nipote, avrà un figlio! Questo figlio tu lo devi
prima benedire, e poi libererò anche te dal mondo, come te lo avevo promesso!»
8. E nello stesso anno, quando Lamech ebbe raggiunto
il suo centottantaduesimo anno d’età, Ghemela gli partorì un figlio, che fu
subito benedetto da Enoch secondo il comandamento del Signore.
9. E dopo la benedizione, Lamech aggiunse: «Il tuo nome
è Noè, lui ci sarà di conforto nelle nostre fatiche e nel nostro lavoro sulla
Terra che Dio, il Signore, ha maledetto!»
10. Da quest’esclamazione di Lamech ciascuno può rilevare che nemmeno la
sua disposizione d’animo era più nell’Ordine divino, perché con tali parole
egli fece un aperto rimprovero a Me, il Signore, a causa della presunta
maledizione della Terra, avendo egli voluto dire in un certo modo: ‘Presso Dio non c’è più nessun conforto,
poiché Egli adesso trova la Sua gioia nell’uccidere i corpi dei padri. Perciò
diventi un conforto suo figlio Noè!’
11. Enoch però rimproverò Lamech per tale sua
espressione e gli fece notare il fatto che Io ora consideravo il comportamento
dei figli con cuore offeso, dato che Io stesso avevo promesso a tutti loro, e
lo avevo insegnato e dimostrato sempre in maniera convincente nel cuore di
ciascuno, che un’altra eterna vita nello spirito sarebbe seguita alla
deposizione della carne tentatrice.
12. Ma Lamech rispose: «Questa cosa mi è ben
nota quanto lo è a te, padre Enoch! Ma quando io considero questa vita, che
dovrebbe essere poi eterna, perché dunque non posso mai vedere in essa coloro
che sono morti? Vedi, riguardo a questo non abbiamo nessun insegnamento e
nessun fondamento!
13. Per quale ragione agli spiriti di coloro che sono
andati dall’altra parte non è concesso venire da noi e mostrarci che essi hanno
la vita ed esistono anche senza il corpo?»
14. Ed Enoch disse: «Ma cosa dici? Non vedesti tu gli spiriti di
Adamo, di Zuriel, di Abele e di Sehel! Cosa vuoi ancora di più?»
15. Ma Lamech disse: «Vedi, tutte le cose sono possibili a Dio! Non
può Egli chiamare di nuovo gli uccisi alla vita e all’esistenza visibile quando
Egli vuole? E allora noi crederemo che è così!
16. Ma quando l’esistenza visibile svanisce, cosa ne è
poi di essa? Dove se ne và, dato che per i nostri sensi essa non c’è più? Vedi,
qui si rende evidente l’antica maledizione! Noi esistiamo per essere uccisi;
perciò esistiamo per la maledizione, non per la vita!
17. Dove c’è la vita, là essa dovrebbe essere sempre
visibile, ma non essere così come se non fosse!
18. A causa del peccato di Adamo ogni carne di uomo
deve essere uccisa! Che maledizione è questa! Se io non ho mai peccato, perché
il mio corpo deve essere ucciso a causa del peccato di Adamo? Vedi, è questo
che io trovo crudele!»
19. A questo punto Enoch benedisse Lamech e poi uscì
fuori e pianse al cospetto del Signore.
20. Il Signore però consolò Enoch, lo prese a Sé
insieme al corpo, e da quella volta egli non fu più visto sulla Terra,
quantunque gli uomini lo cercassero dappertutto.
[indice]
Lamech dell’altura alla ricerca di Enoch per un anno
Il Signore
rivela al re Lamec dove si trova Enoch
Lamech dell’altura rivolge all’assemblea un discorso
amareggiato e stolto
14 settembre 1843
1. Questa volta però, soprattutto per Lamech, Enoch si
faceva attendere un po’ troppo a lungo, e perciò egli stesso uscì fuori per
vedere dove fosse Enoch e cosa stesse facendo da qualche parte.
2. Ma invano egli percorse in ogni senso l’intera
altura e non poté trovare Enoch in nessun luogo. Egli mandò pure dei messaggeri
in tutte le direzioni; perfino giù alla pianura egli mandò degli esploratori.
3. Tuttavia ogni fatica fu vana, poiché non era più
possibile trovare Enoch tra i viventi, in nessun luogo della Terra.
4. In seguito a ciò, Lamech e gli altri pochi padri
ancora in vita pensarono che Enoch potesse essere morto. Quindi Lamech fece
fare un’inchiesta generale per sentire se qualcuno avesse potuto fornire
qualche notizia in proposito.
5. Ma chiunque venisse interrogato rispondeva
scuotendo le spalle, affermando di non avere visto Enoch dall’ultimo Sabato.
6. E così questo cercare per lungo e per largo
continuò per un anno intero; tuttavia nessuno fu neanche lontanamente in grado
di dire cosa fosse accaduto ad Enoch.
7. Lamec della pianura, allora ancora in vita, si era
proposto di intraprendere ricerche su vasta scala; ma aveva appena preso le
misure necessarie all’invio di diecimila messaggeri, quando il Signore gli parlò così:
8. «Non affaticarti inutilmente come fanno gli stolti
sull’altura, perché, vedi, Io ho chiamato a Me, Enoch con il corpo, l’anima e
lo spirito, come gli avevo promesso! Perciò tu puoi cercarlo in tutto il mondo,
ma non lo troverai mai! Prepara perciò due messaggeri, e mandali sull’altura a portare
questa notizia, affinché i Miei stolti figli sappiano dove se ne è andato
Enoch!»
9. Di fronte a questa notizia, Lamec rinunciò al suo
grandioso piano di ricerche e mandò invece sull’altura soltanto due messaggeri
apportatori della notizia avuta da Me, e per mezzo di questi fece annunciare a
Lamech dell’altura quello che gli era stato comunicato da parte del Signore.
10. Ma quando Lamech dell’altura ebbe appreso tale
notizia, andò fuori di sé, ed altrettanto avvenne di quasi tutti i figli
dell’altura, perché in primo luogo, secondo i loro concetti, Enoch era come se
fosse morto [scomparendo] dalla Terra, e in secondo luogo perché nessuno era
stato chiamato a sostituire Enoch nella sua carica di sommo sacerdote.
11. Allora Lamech
si espresse così dinanzi all’intera assemblea: «Ascoltatemi, voi fratelli e
figli miei, e anche voi pochi padri ancora rimasti! Il Signore ha ormai preso
con Sé o ucciso anche Enoch che noi tutti abbiamo invano cercato per un anno
intero, così come Egli ha già fatto con moltissimi di noi.
12. Ma al Suo posto Egli non ha nominato alcun altro
sommo sacerdote, e questo è ancora più strano della morte stessa! Enoch certo
mi diede la sua benedizione prima di uscire per non fare più ritorno, ma questa
benedizione io non posso considerarla come una consacrazione al sommo
sacerdozio. Perciò questo posto, d’ora in poi rimarrà vuoto!
13. Chi di voi vuole osservare il Sabato, allora lo
osservi; ma chi non vuole osservarlo, allora faccia come crede! Infatti io
ritengo che, per la morte, sia senz’altro
buona ogni cosa.
14. Il Signore faccia quello che vuole; ma da parte
mia io non farò molto per la morte!
15. Lasciate improduttivo ogni terreno, e cessate di
procreare figli, e non deponete più nessun seme nella terra, e copritevi gli
occhi e non guardate più questo orrendo mondo dell’inganno, bensì ciascuno di
voi resti in attesa della morte che verrà quanto prima! E quando essa ci avrà
afferrati, allora noi avremo raggiunto la nostra meta. Una bella meta per
esseri dai pensieri liberi!
16. Resti dunque stabilito che la Terra debba essere
spopolata! Poi Dio su di essa potrà uccidere come Egli vuole! Comprendetemi
bene: la Terra divenga spopolata!»
[indice]
Per trent’anni viene sospesa la procreazione
sull’altura
il Signore da una nuvola infuocata ammonisce Lamech
dell’altura per il suo comportamento oppositivo
16 settembre 1843
1. Date le note circostanze, questo discorso di Lamech
non poté mancare di trovare grande approvazione, e infatti ci furono solo pochi
che rimasero fedeli all’Ordine fino allora esistito; questi fedeli, però, non
bramavano altro di più ardentemente che essere tolti al più presto possibile
dal mondo del tutto rovesciato.
2. Per quanto riguarda poi particolarmente l’atto
della procreazione, questo in generale venne sospeso sull’altura per un tempo
di circa trent’anni. Dopo questo tempo, quando in Lamech il rancore provocato
dal cordoglio si fu un po’ calmato, il
Signore chiamò Lamech, una sera fuori all’aperto,
e da una nuvola infuocata gli parlò così:
3. «Lamech, Lamech, tu metti la Mia Pazienza a una forte
prova!
4. Una volta Io, procedendo con i tuoi padri dalla Sera (l’Occidente) verso la Mezzanotte
(il Settentrione), ti venni incontro quando tu, senza essere stato
chiamato, procedevi timoroso per il sentiero del bosco che c’è tra la
Mezzanotte e la Sera, per incontrare i padri intenti ad invitare i popoli alla
grande celebrazione del Sabato. Allora il tuo cuore si colmò di gioia e di
gratitudine perché Io avevo interceduto in tuo favore presso i padri; e tu
allora trovasti in Me il più grande Amico della tua vita, e per Me ti saresti
lanciato nel fuoco, quantunque non Mi avessi ancora riconosciuto.
5. Ma poi, quando in seguito Mi riconoscesti, ecco,
nell’ardore del tuo amore per Me tu divenisti come un metallo fondente!
6. Ebbene, che cosa ho fatto ora Io stesso, se non
soltanto quello che in varie maniere ho insegnato a voi tutti ed ho annunciato
a voi tutti come indispensabilmente necessario per l’eterna vita dello spirito?
E tuttavia adesso tu non hai più considerazione per nessuna delle Mie parole,
bensì tu operi come se Io per te fossi l’essere più estraneo ed inutile di
tutto il mondo dello spirito e del corpo!
7. Che concetto devo dunque farMi di te Io, il tuo Dio,
Creatore e Padre? Vuoi proprio sul serio sfidare Me, l’Onnipotente? Intendi
davvero azzuffarti con Me e metterti in lotta con Me? Parla! Cosa vuoi tu da
Me?
8. Io devo solo alitare, e tutta la Creazione non esiste
più, e tu non sei più nulla! Parla! Cosa vuoi da Me? Ti devo obbedire Io o sei
tu che devi obbedire a Me? Parla! Cosa vuoi da Me?»
9. E Lamech rispose: «Signore, io non dubito della Tua potenza;
però dubito del Tuo Amore e della Tua promessa Fedeltà! Infatti, come puoi Tu,
essere buono verso di noi, Tue creature o figli, se sembri provare piacere
soltanto nell’ucciderci?
10. Io gradirei di più che Tu alitassi su di me in modo che io potessi
rientrare per l’eternità nel nulla, che non dover vivere ancora a lungo e
lavorare duramente su questa Terra maledetta, per poi infine essere ucciso da
Te!
11. Anche se Tu dici: “Solo la carne deve essere uccisa; ma lo spirito continua a vivere!”,
allora io dico: “Quale vantaggio ci
deriva da un tale cambiamento di vita, se ci si deve dapprima abituare alla
vita del corpo e, quando siamo ben arrivati ad apprezzarne le giuste capacità e
ad averla cara, vieni Tu di nascosto e distruggi questa prima vita e poi,
secondo il Tuo piacimento e fuori da questa, formi qualche altra vita che
sicuramente non avrà maggiore importanza della prima?”
12. Io vedo che Tu sei un amico dei costanti
cambiamenti, per questo io non posso fidarmi di Te!
13. Alita dunque su di me con la Tua Onnipotenza,
affinché io cessi improvvisamente di esistere, e non chiamarmi mai più in
eterno ad una qualche esistenza, e così il mio annientamento Ti deve essere di
durevole lode per l’eternità! Ma un’esistenza costantemente mutevole è la più
grande maledizione per qualsiasi creatura, e il piacere del suo Creatore
diventa un carico insopportabile per essa».
[indice]
Il Signore si mostra visibilmente a Lamech e lo
ammonisce in modo molto serio
Gli spiriti di Enoch e di Adamo si mostrano a Lamech
per testimoniare della loro vita spirituale
18 settembre 1843
1. Ma non appena Lamech ebbe terminato il suo
discorso, la nuvola infuocata discese e si posò sul terreno, e il Signore apparve a Lamech visibilmente nella nuvola infuocata, e con voce molto
seria gli disse:
2. «Lamech, Lamech!
Rifletti bene su Chi è Colui al Quale tu stai dinanzi e che ora ti parla!
3. Che cosa facevano
Enoch e Matusalem con te, quando nei tuoi giovanissimi anni ti dimostravi
indomabile? Ecco, tu venivi punito con la verga acuminata!
4. Dì a te stesso se allora
i padri ti hanno punito sotto la spinta dell’ira distruttrice o sotto la spinta
di un giusto amore.
5. Tu non puoi fare a
meno di ammettere che tale cosa i padri l’hanno fatta per il giusto amore per i
figli, perché altrimenti saresti cresciuto come un animale selvaggio e saresti diventato
un essere disumano!
6. Così tu parli in te e
attingi un giusto giudizio. Ma ritieni tu forse che Io sia per te un Padre
giusto che ti ama meno di quanto abbia amato Jared, Enoch e Matusalem?
7. Oh, vedi, per te
questi furono dei padri che ricevettero da Me solo il compito di generarti, di
allevarti e di educarti! Ma il tuo solo eterno giusto Padre sono Io, che ti ho
creato attingendo da Me e che ti ho generato ed allevato finora in ogni libertà
del tuo spirito e che tuttavia, quale unico Padre eternamente vero e giusto,
non ti ho mai punito malgrado tutta la tua non rara sfrenatezza dinanzi a Me!
8. Vedi, la ragione di
ciò sta sempre nel Mio infinito Amore, Pazienza e Misericordia che ho avuto
verso di te e con te!
9. Ora però Io ti dico
che sei diventato tanto ribelle verso di Me al punto che Io ora prenderò in
mano una sferza e che verso di te e verso tutti i tuoi simili farò come si
conviene ad un giusto Padre che è colmo del più giusto amore per i suoi figli!
10. Prima però voglio
mostrarti la magnifica sorte di coloro che ho richiamato a Me, in modo che tu
debba riconoscere, dal tuo più profondo fondamento della vita, che intenzioni
ho Io verso i Miei figli per l’eternità!
11. Poi voglio mostrarti
che, per la loro salvezza, anch’Io so punire i figli indomabili che
misconoscono così tanto la destinazione loro assegnata dal Mio grande Amore
paterno e la vogliono trascinare nella polvere dell’inganno senza valore, e
voglio mostrarti che i più ricalcitranti li posso punire continuamente anche in
spirito, qualora essi non vogliano mai riconoscere che Io sono il loro
amorosissimo Padre e Dio in ogni intangibile Santità.
12. Ora guarda là in alto
e dimMi: “Cosa vedi tu!”»
13. Allora Lamech guardò verso l’alto e vide tutti i
defunti.
14. Ed Enoch discese fino a terra e disse a Lamech: «Dissennato!
Toccami e persuaditi che io ora vivo per l’eternità senza mai più avere alcun
cambiamento dell’essere!»
15. E Lamech provò a toccare Enoch e non trovò niente
di cambiato in lui all’infuori del compimento celeste-spirituale, in tutta la
pienezza della perfettissima vita.
16. E così pure si convinse che tale era il caso di
tutti gli altri.
17. E Adamo gli disse ancora in aggiunta: «Lamech, la massima
opera di bene del Padre verso di noi è la rimozione del pesante corpo, a scopo
di prova, dal libero spirito! Di ciò tu devi rallegrarti!
18. Per quanto tenebrosa possa sembrare, ai tuoi occhi ancora terreni, la
morte del corpo, questa tuttavia appare come una suprema delizia a colui che
viene richiamato nell’amore per il Padre!
19. Vedi, tu fosti generato nel piacere d’amore dei tuoi genitori; ma tu,
nel supremo piacere d’amore, quale spirito, vieni tolto dalla pesante carne e
poi vivi di una vita che è la più perfetta, eterna, possente, vigorosa e
attivissima, la cui dolcezza non è paragonabile a nessuna cosa terrena!
20. Qualsiasi cosa tu abbia iniziato sulla Terra, tu
la porterai a compimento solo in spirito nell’eterna Terra spirituale. Perciò
tu non devi essere pigro sulla Terra, poiché non un solo granel
21. Questo te lo dico io, Adamo, il tuo progenitore.
Dunque, comprendilo! Amen!»
[indice]
Ulteriore manifestazione di altri spiriti visibili a
Lamech
Suo ravvedimento e pentimento per aver offeso Dio
Lamech chiamato a sostituire Enoch
19 settembre 1843
1. Allo stesso modo Lamech si intrattenne anche con Set, con Eva e con vari
altri che erano trapassati dalle quattro regioni dell’altura, e che un tempo
erano anche stati abitanti della pianura, ed egli vide con i suoi occhi ed
afferrò con le mani che la vita dello spirito dopo il distacco del corpo ha la
sua perfettissima realtà.
2. E non appena si fu persuaso di tale verità nel più
profondo fondamento della sua vita ed ebbe compreso tutto ciò nella radice
fondamentale, egli cominciò a meditare e vide quale immenso torto aveva fatto
al Signore e Padre dall’eternità con le sue parole e quanto ingiusti erano
tutti i suoi pensieri e le sue decisioni!
3. E allora cadde ai piedi del Signore e cominciò a
piangere e, con animo profondamente compunto[18],
disse (Lamech): «O Dio, Signore e Padre, solo adesso io vedo l’intera pienezza della mia
malignità!
4. Io ero cieco e, nella mia grande cecità, credevo di
poter disputare con Te! Nella mia orrenda follia ho voluto porre dei limiti al
Tuo operare che in sé è il supremo Amore! Io volevo che la Terra divenisse
deserta e fosse estinta la razza umana!
5. E tutto ciò perché un tenebroso rancore è germinato
in me a causa della dipartita di coloro che io avevo cari più per una vecchia
abitudine che per un vero e proprio amore! Infatti se io li avessi veramente
amati, allora nel mio petto non sarebbe certo sorto alcun rancore contro di Te,
che nel Tuo paterno Amore hai preparato a tutti loro una beatitudine tanto
infinitamente grande!
6. O Dio, Signore e Padre, ora io riconosco di quale
grande punizione mi sono reso degno dinanzi a Te! Perciò è certamente giusto che
Tu ora mi punisca nella maniera più dura! Sì, o Signore, punisci la mia carne
stolta assolutamente come si deve secondo la Tua santissima Volontà; però
vorrei solamente che Tu non lasciassi andare del tutto in rovina il mio
spirito!»
7. E il Signore rispose a Lamech: «Alzati, figlio Mio! Pensi dunque che Io, il Tuo santo ed amorosissimo
Padre, provi piacere e gioia nel punire i Miei figli?
8. Vedi, ogni percossa che Io volessi darti,
causerebbe al Mio Cuore un dolore ben maggiore che non a te sulla tua pelle!
9. Tu hai certamente
anche un figlio che ami più della tua propria vita; ma quando talvolta ti è
disobbediente, prova a percuoterlo, e fa tu stesso l’esperienza se soffrirai o
no, più di tuo figlio!
10. Quando ti disporrai a
colpirlo, già temerai di fargli troppo male; e se sotto il primo colpo debole
egli si metterà a piangere, sarà forse capace il tuo cuore di dargli un secondo
colpo?
11. Sicuramente ben presto
tuo figlio avrà dimenticato il piccolo dolore e certo il tuo amore paterno non
tarderà molto a farlo riconciliare con te, ma per quanto tempo ancora e quanto
spesso, ricordandoti l’accaduto con amarezza, non dirai nel segreto del tuo
cuore: “È vero che mio figlio è diventato
buono, ma cosa pagherei per non averlo dovuto percuotere!”
12. Ecco, tu faresti così,
come autentico uomo! Ma Io sono più di un qualunque uomo; Io sono Dio e il tuo
verissimo Padre! Anche perciò Io ora non ti percuoterò, bensì ti benedirò!
13. Io però, come Dio e verissimo Padre, ti
dico: “Pensa che la Terra è il Mio paese!
Lavoratela dunque per il vantaggio temporale dei Miei figli che verranno dopo
di te, e continuate a procreare e a moltiplicarvi, poiché vedi, coloro che sono
ancora prigionieri nella materia, sono ancora molti, ed essi attendono con
ansia la liberazione!”
14. Tu però d’ora in
avanti assumerai le funzioni di Enoch, e vedi di rimediare al male fatto! Amen!»
[indice]
Lamech dell’altura fa voto di ristabilire l’antico
Ordine divino
L’avvertimento del Signore che il serpente diventerà
il signore del mondo tramite la carne delle donne, poi il giudizio
20 settembre 1843
1. Dopo queste parole del Signore, Lamech promise solennemente di
impegnarsi il più possibile a ristabilire l’antico Ordine delle cose con
l’aiuto del Signore e promise pure di aver cura che tale Ordine si mantenesse
anche presso tutti i successori.
2. Ma il Signore disse a Lamech: «Tu fa quello che puoi, ma non devi
agire precipitosamente, poiché vedi, nel popolo c’è molta ostinazione!
3. Tuttavia fa’ bene attenzione che il serpente non ti giochi qualche brutto
tiro, poiché nella pianura egli ha già cominciato ad affinare la carne delle
figlie e a renderla liscia e delicata!
4. Perciò diffida i Miei figli dal visitare troppo frequentemente la
pianura, cosicché possano sfuggire alla trappola che là è stata posta per loro!
5. E inoltre, prendi nota di questo per tutti i tempi della Terra:
6. “Quando tu vedrai la carne delle donne farsi sempre
più grassa, bianca, delicata e florida; quando le donne procederanno a capo e
faccia scoperti, con il petto nudo e le braccia nude; quando le donne
correranno dietro agli uomini con desiderio e le madri acconceranno e orneranno
le loro figliole e le condurranno fuori di giorno e di notte per catturare
qualche uomo attraverso tali fronzoli esteriori che sono l’arte del tutto più
maligna di Satana, affinché arrendendosi a tale figliola qualche uomo si decida
a prenderla in moglie – o almeno se la prenda come concubina pagata a giorno o
ad ora come compenso quanto mai ignobile della fornicazione’, allora fa’ attenzione, Lamech, a quello che Io dico qui: ‘quando la donna
si innalzerà al di sopra dell’uomo e vorrà dominarlo e anche lo dominerà
effettivamente, sia con le sue attrattive della carne ottenute da Satana,
oppure con tesori ed eredità del mondo, oppure attraverso una certa posizione
sociale più elevata e di una discendenza più nobile; quando il sesso femminile,
che dovrebbe essere subordinato, guarderà dall’alto in basso il misero uomo con
gli occhi e il cuore colmi di derisione e di disprezzo, e griderà: ‘Puh[19], che puzza emana questo volgare individuo! Com’è
spaventosamente brutto quest’uomo; che schifo vederlo! Guarda qui questa
gentaglia comune, questa bazzecola di popolo!’, …allora, Lamech,
…ascolta,
‘…il Serpente si sarà allora reso signore del mondo ed avrà stabilito nel sesso
femminile il suo infame dominio!”
7. E allora – ascoltaMi bene, Lamech – Io
allora abbandonerò il mondo e lo consegnerò al potere di colui al quale esso
renderà omaggio, e colpirò di maledizione ogni creatura! E turerò i Miei
orecchi in modo da non poter percepire il forte grido di lamento dei miserabili
sulla Terra, per non provare misericordia in Me per la loro necessità e per la
loro tribolazione, anzi, al tempo fermamente determinato, Io farò scendere il
Mio Giudizio sopra ogni carne esistente sulla Terra e riverserò la Mia ira
sopra ogni paese e sopra ogni creatura!
8. In verità, Io ti dico
che il mondo ha già fatto un grande passo verso la propria rovina! Perciò va ed
annuncia dappertutto quello che ti ho detto ora, e invita tutto il popolo al
ravvedimento, altrimenti tuo figlio, e anche tu in buona parte, sperimenterete
che aspetto avrà la Terra quando Mi sarò del tutto allontanato da essa!
9. Queste parole
osservale bene, e sii per Me un giusto servitore! Amen!»
10. A questo punto la nuvola infuocata scomparve, e
con essa anche il Signore e tutti gli spiriti dei trapassati.
11. E Lamech, del tutto seriamente pensieroso, fece
ritorno alla sua casa e annotò tutto ciò che il Signore gli aveva detto.
12. E già il giorno successivo radunò tutti gli
anziani e rivelò loro ciò che il Signore gli aveva detto e tutto quello che
egli aveva visto in tale occasione.
[indice]
L’insuccesso dell’invito ai popoli di non cedere alle
seduzioni delle donne della pianura
L’irritazione di Lamech e il conforto del Signore
21 settembre 1843
1. Durante il racconto di Lamech, coloro che erano
stati chiamati alla riunione riconobbero e constatarono la piena verità di
quanto egli esponeva loro, e poi, di animo lieto e colmi di fede ferma e viva,
si separarono e andarono subito dai popoli delle quattro regioni, laddove
annunciarono con viva convinzione quello che essi avevano appreso da Lamech.
2. Molti tra il
popolo si convertirono, ma tuttavia la maggior
parte rimase incredula e si espresse così: «Se in tutto questo vi fosse
qualcosa di vero, allora noi non comprendiamo il perché il Signore non dovrebbe
manifestarsi anche a noi come ha fatto con Lamech, dato che anche noi siamo
altrettanto bene degli uomini come Lamech, ed altrettanto quanto lui siamo
discendenti di Adamo.
3. Noi siamo ben convinti che vi sia un Dio spietato
che regna su di noi secondo il Suo piacimento, e questo è abbastanza; ma a cosa
ci servono delle minacce in aggiunta?
4. Non è già abbastanza essere convinti che noi tutti alla fine dovremo
morire? Sarebbe davvero troppo stupido, da parte di chiunque abbia la capacità
di ragionare con lucidità, temere quel Dio che, alla fine, non fa né più né
meno che ucciderci!
5. Perciò mangia e bevi, e scaccia la noia del tempo
nel modo più gradevole possibile. Questo sia il nostro motto; infatti per
quello che deve seguire dopo la morte, in modo sommamente mistico e incerto,
noi non diamo nemmeno una mela marcia!
6. Se in quello che ci dite vi è qualcosa di vero, allora che Jehova si
riveli altrettanto a noi come ha fatto con Lamech, perché anche noi siamo
uomini; se però Egli non lo fa, allora non ci importa assolutamente niente di
Lui!
7. Voi però, che siete stati mandati da noi non da Dio
ma da Lamech, potete credere quello che volete; questo a noi ci interessa poco,
e la vostra eventuale convinzione vale per noi quanto uno zero assoluto!
8. Quando si arriverà alla fine, allora, quanto per voi come per noi,
questa stessa fine scioglierà l’enigma dei fenomeni osservati durante la vita
su questa Terra, ma intendete bene: quando cioè noi marciremo sotto terra e
svaniremo per l’eternità come se non fossimo mai esistiti!
9. Ma per ciò che riguarda la vostra ammonizione di
guardarci dalla pianura, noi non possiamo accoglierla che con una risata! Se
laggiù ci sono sul serio delle donne stupende e noi possiamo ottenerle con
facilità, allora noi saremmo certamente degli imbecilli se non le andassimo a
prendere, poiché questo è precisamente ancora ciò che di meglio può avere
l’uomo mortale su questo stupido mondo!
10. Se ciò non è giusto per Jehova, allora che Egli
disponga altrimenti; ma finché Egli ci lascia vivere così, allora noi dovremmo
essere proprio dei bei pazzi se volessimo gettare via nell’assoluto nulla
questo poco di vita che ancora ci resta!
11. Voi dunque, messaggeri creduloni di Lamech, potete
andarvene come siete venuti, e in avvenire lasciateci in pace, poiché noi
sappiamo già comunque quello che dobbiamo fare!»
12. Vedi, questi furono dunque i frutti del modo in
cui Lamech si era comportato prima!
13. E quando Lamech ebbe appreso dai suoi messaggeri
ciò che aveva dichiarato la maggior parte del popolo, egli ne fu molto irritato
e non seppe più cosa fare.
14. Ma il
Signore così gli parlò: «Lamech, tu sai che Io ti ho detto: “Però non devi
assolutamente agire precipitosamente!”, perciò adesso sta attento a questo che
ti dico:
15. “Chi vuole venire, venga, ma chi non vuole venire,
lasciamo che corra dove egli vuole; alla fine egli verrà da noi, e allora noi
gli diremo, sul suo raziocinio[20],
un paio di paroline per l’eternità!”
16. Così dunque avvenga!
Ma per quanto riguarda la brama per le donne della pianura, a ciascuno che lo
vuole sia pur lecito di ottenerne una; ma poi sarà nostra cura che egli non
faccia più ritorno sull’altura con lei!
17. Sii dunque tranquillo, e rimani con i buoni nel
Mio Amore in eterno! Amen!»
[indice]
Il discorso del Signore sulla natura tra le persone
fedeli e quelle infedeli
Sull’errata educazione dei genitori
22 settembre 1843
1. Allora Lamec rese grazie al Signore per tale
insegnamento dal più profondo fondamento della sua vita e, dopo aver
ringraziato per quanto ottenuto, Gli chiese se non sarebbe stato opportuno che
egli radunasse i fedeli intorno a sé in un gruppo più ristretto.
2. Ma il Signore gli rispose: «Lascia pure che le cose rimangano come sono, poiché colui che è veramente
fedele ci resterà fedele anche se
vive in mezzo alla stirpe più sfrenata e del tutto dimentica di Me!
3. Ma se qualcuno non ha
la vera fedeltà, allora anche un gruppo più ristretto gli sarà poco utile per
la vita eterna!
4. Se egli si troverà
insieme ai fedeli, allora egli si comporterà come se fosse un fedele; ma se
egli si troverà insieme ai non fedeli, allora egli farà ben presto quello che
essi fanno.
5. Se parlerà con te,
allora parlerà solo di ciò di cui egli sa che ti fa piacere; ma trovandosi in
compagnia degli infedeli, allora parlerà abbondantemente solo dei sudici
discorsi del mondo.
6. Vedi, questi sono
degli uomini frivoli e leggeri che
saltano di qua e di là come le cavallette, tra Dio e la morte, e non hanno
alcuna spirituale umidità di vita che porti a far germogliare il seme della Mia
Parola viva in loro, come pure non hanno il calore spirituale con il quale far
maturare in loro il seme eternamente vivo della Mia Parola riguardo alla forza,
e tutte queste cose essi non le hanno perché non le vogliono avere, poiché
essere frivoli sembra loro molto più allegro e dilettevole che essere stabili
nella Mia Grazia.
7. Ma questa specie di
uomini non è soltanto la più difficile da migliorarsi, bensì il loro
miglioramento è una cosa quasi assolutamente impossibile, e questo perché essi
sono d’accordo con tutto a seconda di come sono le circostanze delle cose.
8. Se tu vuoi averli
cattivi, allora mettili tra i cattivi. Se tu vuoi averli allegri, allora
mettili tra gli allegri. Se tu vuoi averli buoni, allora mettili tra i buoni.
Se tu vuoi averli sapienti, allora mettili tra i sapienti!
9. Se però tu li lasci
soli, allora non passerà molto che li troverai languire e ridursi alla
disperazione dalla noia!
10. E perché questo?
Perché essi non hanno una vita propria e perciò sono smaniosi di distrazioni!
11. Con la promessa di una
distrazione e di un divertimento, tu, per certi periodi di tempo, potrai
perfino mantenerli desti in un ramo di attività, ma prova a limitarli soltanto
per tre giorni in un gruppo più ristretto dove non ci sia né distrazione, né
divertimento, e allora vedrai che già il primo giorno cominceranno a fare una
faccia lunga sette spanne. Il secondo giorno inizieranno a brontolare e ad
insultare, e il terzo giorno o insorgeranno seriamente contro di te, oppure
scapperanno via da te.
12. Infatti, il moto del
loro cuore è: “Noi lavoreremo se così
proprio deve essere; però il lavoro ci deve rallegrare, e dopo il lavoro non
deve mai mancare una adeguata distrazione! Se questa manca, allora grazie tante
per tutto il lavoro! Una distrazione deve esserci!”
13. Se ti volessi edificare
una casa di spettacoli, allora tu potresti stare sicuro che essi verrebbero
ogni giorno da te per godersi lo spettacolo come un moscone sulle immondizie
fresche; ma altrimenti, rinuncia pure alla speranza che essi vengano da te,
finché altrove ci sia un divertimento, di qualunque tipo esso sia, per loro!
14. Essi ascolteranno
anche la Mia Parola, ma solo quando e finché essa procurerà loro un
divertimento; ma riguardo al far crescere la Parola in sé fino a farla
diventare vivente attività operativa, di ciò non potrai scoprire alcuna
traccia!
15. Questi uomini fanno
tutto: sia il bene che il male, purché ciò procuri loro un divertimento; ma se
questo manca, allora sono morti sia per l’uno che per l’altro.
16. E la ragione di ciò è
questa: “Perché essi non hanno
assolutamente una vita propria!”. E questo perché essi già nei loro primi
anni hanno imparato a sperperarla, avendoli i loro stolti genitori sempre
spronati a qualche minima attività soltanto attraverso un qualche divertimento
da far seguire a tale minima attività; tramite ciò, poi, essi non hanno mai
accolto in sé il valore dell’attività, bensì soltanto quello della distrazione,
rinunciando completamente ad ogni indipendenza e a ogni libertà e quindi a
tutta la propria vita!
17. Lasciamo dunque i fedeli
dove sono, perché essi non ci abbandoneranno, e così pure lasciamo gli infedeli
dove sono, perché questi saranno sempre contro di noi!
18. Riguardo poi ai
frivoli mosconi, lasciamo che si gettino liberamente sui mucchi di immondizia;
ma se essi si avvicinano troppo alle nostre vivande, allora c’è sempre ancora
tempo a sufficienza per cacciarli via! Ad ogni modo, l’inverno della vita verrà
abbastanza per tempo per dare loro il colpo mortale!
19. Noi però non vogliamo
affatto giudicarli, perché essi non sono altro che apparenti silhouette ed
ombre effimere che durano dall’oggi al domani, e poi per loro è finita
completamente per tutta l’eternità! Perciò sia loro anche concesso il loro
breve divertimento, poiché dopo di
questo non ve ne sarà più un altro per loro.
20. Questa è la Mia
Volontà! Ma voi, fedeli, mantenetevi nel Mio Amore, perché in esso non ci sarà
mai una fine del vostro essere! Amen! Amen! Amen!»
[indice]
Insegnamenti di Lamech al padre Matusalem
“Chi nel mondo ama qualsiasi qualcosa più di Dio, non
è degno di Lui!”
23 settembre 1843
1. Queste rivelazioni del Signore avevano immerso
Lamech in profondi pensieri, ed egli si recò subito da suo padre Matusalem e
gli riferì quanto aveva appreso dal Signore.
2. Ma quando Matusalem ebbe udito tali cose, ne fu grandemente angosciato,
perché temeva di non ottenere la vita eterna a causa di come ragionava nel suo
cuore. Egli pensava: ‘Se le cose stanno
in tale maniera, allora io voglio fare un patto con i miei occhi e non guarderò
più niente a questo mondo che possa darmi il benché minimo diletto, e
distoglierò pure il mio orecchio da ogni voce del mondo! Ma il mio massimo
diletto a questo mondo è costituito ancora dai miei figli e dalla mia fedele
moglie!’. A questo punto egli aprì la sua bocca e disse a Lamec:
3. «Figlio mio, nel mio cuore io ho esattamente
considerato le tue parole ed ho trovato che esse sono giuste, ed ho fatto un
patto con i miei occhi e con i miei orecchi per cui io non guarderò, né ascolterò
a questo mondo più nulla che possa procurarmi un minimissimo diletto mondano!
4. Ma che cosa devo fare riguardo ai miei figli e alla
mia fedelissima moglie, che costituiscono il mio massimo piacere su questo
mondo? Devo io benedirvi, e poi, per amore di Dio, devo forse abbandonare tutti
voi per tutti i tempi, oppure devo rimanermi tra di voi?»
5. E allora Lamech ponderò per qualche istante e poi rispose a Matusalem
secondo il suggerimento del Signore:
6. «Ascolta, padre, così dice il Signore, il nostro
Dio ed eterno Padre santissimo:
7. “Chi nel mondo ama qualsiasi cosa più di Me, costui
non è degno di Me!
8. Genitori, moglie e figli, però, sono essi pure nel
mondo; perciò tu non devi amarli più di Me, se vuoi essere degno di Me!
9. Ma tutto quello che tu Mi sacrifichi, Io un
giorno te lo risarcirò mille volte nel regno della vita eterna!
10. Ciascuno rimanga dunque quello che è, e là dove egli
è, e Mi sacrifichi nel proprio cuore tutto quanto egli possiede, allora Io lo
prenderò in considerazione e Mi congiungerò con lui per l’eternità!
11. Ma quello che egli poi godrà in questo congiungimento,
e ciò che egli sempre farà, tutto ciò gli sarà utile per la vita eterna!
12. Infatti il Mio Spirito sarà poi in lui e trasformerà
tutto nell’uomo: la vita diventerà una vera vita, l’amore diventerà un vero
amore, la morte verrà destata alla vita eterna, ed ogni piacere in questa vita
sarà giusto dinanzi a Me, poiché Io l’ho creata in esso, per la moltiplicazione
della vita eterna e del Mio infinito amore, grazia e misericordia!
13. Con Me l’uomo può passare attraverso tutte le porte e
può godere tutto, poiché il Mio Spirito in lui trasforma tutto per la vita;
senza di Me, però, nessuno deve cogliere anche solo un filo d’erba, poiché
anche un filo d’erba può provocargli la morte, tanto corporale quanto pure
spirituale, qualora egli stesso lo tocchi con il suo spirito in modo tale da porre il proprio amore in
esso!”
14. Ecco, padre Matusalem, così suonano le parole del
Signore; ma se ora questa cosa ci è nota in maniera viva, allora poi sarà di
certo facile vivere sulla Terra!
15. Noi restiamo dunque quello che siamo e dove siamo.
Amiamo sopra ogni cosa soltanto Dio e portiamo a Lui in sacrificio tutto quello
che il nostro cuore, sottraendo noi stessi da Lui, ci ha toccato anche solo
minimamente, e solo così otteniamo subito lo Spirito vivente del Signore, nel
Quale e attraverso il Quale ci è lecito godere tutto come il Signore stesso ci
ha rivelato!»
16. Queste parole riportarono la calma a Matusalem; ma
nonostante ciò egli da allora in poi rimase molto chiuso in se stesso, e
continuamente nel suo cuore si occupò del Signore e si intrattenne a colloquio
col Suo santo Spirito in lui.
[indice]
Il declino morale e spirituale dei figli dell’altura
Le sagge disposizioni del re Lamec prima della sua
morte
Il figlio Tubalcain succede al trono
25 settembre 1843
1. E così avvenne che la maggior parte dei buoni
cominciò a vivere appartata e più ritirata dal mondo nel proprio animo e senza
badare a quello che facevano gli altri uomini, i quali sprofondavano sempre più
nel mondo; il che sarebbe stato anche inutile.
2. Infatti, i mondani erano caduti in preda a una
grande ostinazione, e non era consigliabile mettersi a discutere con loro di
argomenti spirituali, dato che, in primo luogo, essi ritenevano di sapere tutto
meglio di coloro che erano rimasti fedeli a Me, e in secondo luogo, nel caso di
una obiezione più energica da parte dei fedeli, essi ricorrevano prestissimo
all’evidente villania e rudezza.
3. Questi avversari maneschi non prestavano perciò
assolutamente più ascolto alla voce degli anziani e non facevano neppure nessun
caso ai miracoli che non di rado i fedeli operavano dinanzi a loro per cercare
di ricondurli sulla retta via.
4. Ma ben presto, quale ne fu la conseguenza?
Nient’altro che un totale inabissarsi in ogni genere di sensualità!
5. I giovani ed anche gli adulti più robusti
cominciarono a fare sempre più frequenti visite alla pianura, e siccome là,
quali figli di Dio, veniva sempre tributata la massima considerazione alle loro
persone e trovavano una quantità di ragazze e di donne bellissime, così accadde
che essi sempre più raramente si sentirono invogliati a ritornare di nuovo
sull’altura.
6. Essi si presero là delle mogli e si stabilirono
nella pianura, costruirono delle nuove grandi città, le fortificarono con forti
mura circolari e cominciarono ben presto ad atteggiarsi a signori di quel paese
certo molto grande, però questo si verificò particolarmente mediante i loro
figli che essi generarono con le figlie del mondo nella pianura, poiché questi
erano vigorosi e colmi dello spirito della potenza del mondo, ovvero, per dirla
in maniera più comprensibile, essi erano benedetti dal serpente, che li equipaggiava con ogni autorità, forza e potenza
del mondo.
7. E Lamec dalla pianura, che allora era ancora in vita, dovette assistere con
suo grande rammarico a quello che stavano facendo coloro che erano discesi
dall’altura.
8. E giunto al termine della sua vita, fece venire a
sé i suoi figli quando fu arrivato all’età di seicentotrent’anni, età che nella
pianura non era mai stata raggiunta, e rivolse loro le seguenti parole:
9. «Figli! Il Signore mi ha chiamato affinché io
abbandoni il mondo diventato cattivo; così, dunque, ben presto avverrà che io
deporrò questo corpo già molto stanco.
10. Ma non scandalizzatevi affatto per questo fatto
come si sono scandalizzati i figli dell’altura a causa della dipartita dei loro
padri, altrimenti vi sarà riservata una sorte ancora molto peggiore di quella
di coloro che voi vedete fuggirsene quotidianamente giù dalle montagne, per
edificare qui delle nuove città, prendersi le nostre donne e generare con loro
dei figli possenti nel mondo, che cominciano a sottomettere sempre di più i
nostri popoli!
11. Io perciò vi do il consiglio di tenervi ben
stretti al Signore, perché solo la Sua potenza ha tenuto lontano finora dalle
nostre città e dai nostri territori questi nostri nemici.
12. Se mai avvenisse che voi poteste abbandonare il
Signore, allora diverreste in breve tempo degli schiavi impotenti di questi potenti del mondo!
13. Queste parole tenetele strette! Lo Spirito del
Signore sia con voi, come Esso fu con me e come d’ora innanzi sarà con me in
eterno! Amen!»
14. Subito dopo Lamec morì e fu deposto con i massimi
onori dai suoi figli dentro ad una bara d’oro in una magnifica tomba.
15. E tutte le undici città piansero per anni la morte
di questa guida [del popolo]; Tubalcain, poi, prese le redini dello stato e
seguì le orme di suo padre, ma con uno spirito più diffidente.
[indice]
L’inizio dell’istituzione militare
L’estinzione della dinastia del re Lamec con la morte
di Tubalcain
Il giovane
figlio di Mutaele e di Purista, Uraniel, nominato guida, maestro e capo della
città di Hanoch
26 settembre 1843
1. Finché a fianco di Tubalcain vissero ancora Hored e
Terhad, il custode del tempio, nonché Mura e Cural, lo stato di Hanoch con i
suoi dieci principati si mantenne discretamente bene, quantunque si fosse già
cominciato ad istituire una specie di esercito contro i popoli delle montagne
che si stavano insediando al di fuori delle dieci città e che si facevano
sempre più potenti.
2. Ma quando morì anche Tubalcain senza lasciare
nessun erede maschio, bensì soltanto due deboli figlie (perché i figli maschi
da lui avuti in precedenza con Naeme erano, come già noto, completamente
deficienti, e come tali del tutto inadatti a guidare il popolo), allora nessuno
seppe più a chi si sarebbe dovuta affidare la guida del popolo.
3. Ma poiché anche Hored, Terhad, Mura e Cural erano
già morti prima di Tubalcain, allora la favorevole scelta di una guida e di un
capo del popolo si presentò tanto più grave, poiché all’infuori di Naeme, anche
lei in età molto avanzata, e delle due figlie di Tubalcain, non era più in vita
nessun membro della famiglia di Lamec.
4. Anche i due fratelli di Tubalcain furono cercati
invano, poiché pure essi dovevano essere morti in qualche luogo durante un
viaggio nel mondo, e per conseguenza non si poté avere nessuna notizia né di
loro, né dei loro discendenti.
5. Perciò gli abitanti della città di Hanoch non
seppero fare altro che inviare dei messaggeri sull’altura per prendere
informazioni presso Lamech dell’altura e consigliarsi con lui riguardo a cosa
si sarebbe dovuto fare ora.
6. E Lamech chiese ai messaggeri se Naeme non avesse
generato qualche discendente con Hored.
7. I messaggeri però risposero: «Nessuno! Né maschio,
né femmina!»
8. Allora Lamec mandò un messaggero da Mutaele nella
regione del Mattino e lo fece chiamare a sé.
9. E Mutaele venne, e Lamech gli parlò così: «Fratello, tu da Purista
hai avuto un figlio che ora ha trent’anni! Costui è saggio ed è colmo dello
spirito e della forza provenienti da Dio. Che ne diresti se io gli imponessi le
mani e lo consacrassi a guida dei popoli della pianura? Infatti laggiù dimorano
di certo già all’incirca tre milioni di figli dell’altura e non potrebbe essere
perciò affatto errato se tuo figlio, così riccamente dotato della Grazia di
Dio, diventasse una vigorosa guida per quei popoli!»
10. Mutaele però rispose a Lamec: «Fratello, tu pure hai un
figlio che è ancora più ricco del mio in sapienza e grazia davanti a Dio!
Perché non vuoi imporre invece a lui le tue mani?»
11. Ma Lamech disse: «Mutaele, tu sai che io agisco solo secondo il
consiglio di Dio, però mai secondo il mio proprio! Ma se questo ti è provato,
come puoi rivolgermi una domanda che non conduce a niente e che non serve a
niente?
12. O tu fai come ti ho detto, oppure non lo fai;
però, contro il consiglio di Dio in me, tu non devi pormi nessuna domanda!»
13. E Mutaele, avendo riconosciuto il suo errore,
pregò Lamech di perdonarlo e fece venire subito suo figlio perché fosse
benedetto a guida dei popoli nella pianura.
14. E quando il figlio fu così benedetto e consacrato,
Lamech disse a quei messaggeri autorizzati: «Vedete, questo giovane uomo
dall’altura è colui che il Signore vi ha destinato come guida, maestro e capo!
Egli, accompagnato dal Signore, vi seguirà alla città di Hanoch e là darà
disposizioni per rivelarvi sempre la Volontà del Signore!»
15. A questo punto i messaggeri si prostrarono dinanzi
al nuovo re e gli resero i primi onori, e poi si alzarono, lodando Dio, e
fecero ritorno alla città di Hanoch con il nuovo re che fu accolto con il
massimo giubilo da innumerevoli schiere di popolo e fu accompagnato al grande e
sontuoso castello di residenza.
[indice]
Le due figlie di Tubalcain deificate dagli abitanti
della città di Hanoch
L’indeciso Uraniel ottine dal Signore un rifiuto di
aiuto
Uraniel obbligato a sposare le due figlie di Tubalcain
27 settembre 1843
1. Questo nuovo re si chiamava Uraniel, e la sua guida
procedette bene per la durata di dieci anni, perché egli era in possesso dello
Spirito di Dio e le sue disposizioni gli venivano quotidianamente suggerite dal
Signore.
2. Nel frattempo però le due figlie di Tubalcain,
prima molto gracili, si erano fatte grandi e robuste, ed erano esteriormente di
una bellezza fisica tale che tutti si prostravano ai loro piedi e senza alcun
timore le adoravano addirittura.
3. Ma le due figlie erano state ben educate, e perciò
rimproveravano sempre chiunque si permetteva di comportarsi in questo modo
verso di loro. Tuttavia ciò non serviva a molto, poiché quanto più le due
giovani evitavano ogni occasione in cui il mondo maschile avrebbe voluto
rendere loro simili onori divini, tanto più grande era il trambusto che veniva
fatto riguardo alle due dee.
4. E quanto grande fosse la bellezza di queste due
figlie che vivevano alla corte di Uraniel, lo si può riconoscere dalla seguente
comunicazione di un simile elogio divinizzante.
5. Questo elogio veniva gridato quotidianamente prima
del sorgere del Sole, davanti al castello, da mille uomini, e suonava così:
6. «O Sole, bagnati e lavati
prima nel mare, in tutti i laghi, torrenti, ruscelli e sorgenti, in modo che tu
non sorga mai impuro e contamini con i tuoi sudici raggi il volto divino di
coloro il cui nome è troppo puro, troppo celestiale perché noi possiamo osare
di pronunciarlo.
7. E voi, pigri servitori dell’aurora, purificate
il mattino con dei venti dorati, affinché non siano offuscati gli occhi delle
figlie provenienti dai cieli di tutti i cieli!
8. E tu, giorno che stai per
nascere, stai molto attento a non infastidire le figlie dei cieli né con
esagerati ardori, né con una frescura troppo rigida!
9. Infatti, il volto delle
figlie dei cieli è più splendente di mille soli; i loro occhi svergognano tutte
le stelle, e le stelle dei cieli ora tremano dinanzi al brillare delle figlie
dei cieli.
10. Quale mortale ha mai
visto altrimenti le stelle tremare nei cieli?
11. Le loro guance sono il
fuoco originario dell’aurora; la loro bocca è l’armonia dell’intera Creazione;
il loro mento causa il senso di gioia di ogni essere vivente!
12. I loro capelli indorano
gli orli delle nuvole; il loro collo è l’anima dei fiori; il loro seno anima la
Terra, e questa si accende e, in onore delle figlie celesti, spinge montagne
ardenti in alto verso i cieli!
13. Le loro braccia sono più
delicate e più morbide della più delicata brezza che, assolutamente timorosa,
fugge il rosso del tramonto; il loro corpo è simile alla pienezza dei cieli, e
i loro piedi sono come i raggi del mattino che, attraverso le tenuissime
nuvolette dell’aurora, sono i primi ad avvicinarsi di soppiatto ai campi
fioriti della Terra!
14. Urrà! Urrà! Urrà! Onore e
ogni luce e ogni splendore e ogni magnificenza e ogni maestà alle figlie dei
cieli!»
15. Così suonava il saluto mattutino. Ma guai al
giorno offuscato! Esso dal principio alla fine veniva ingiuriato e maledetto, e
gli si sputava addosso, e fra l’altro anche punito sferrando dei colpi potenti
nell’aria con delle sferze!
16. In un modo simile anche la notte, prima del suo
inizio, insieme alla Luna e alle stelle, veniva pulita!
17. E le due figlie almeno una volta al giorno, o al
mattino oppure alla sera, dovevano mostrarsi agli urlatori dalla finestra,
altrimenti un coro di lamenti non sarebbe cessato finché le due non si fossero
mostrate.
18. Quando un simile eccesso fu durato per un anno
senza che accennasse mai a voler finire, allora Uraniel si rivolse al Signore
per chiederGli cosa avrebbe dovuto fare per porre una fine a un tale eccesso.
19. Il Signore rispose: «Com’è che tu ti rivolgi a Me così tardi, e
come hai potuto lasciare che il tuo proprio cuore restasse prigioniero della
carne delle due figlie?
20. Vedi, senza limitazione della tua libertà, qui non
è più possibile nessun consiglio!
21. Se Io tolgo le due figlie dal mondo, allora il
popolo ti si scaglierà addosso e ti strangolerà; se le lascio, allora il popolo
farà cose ancora peggiori di adesso. Se le do a te come mogli, allora il popolo
comincerà ben presto a rendere onori divini a te e alle mogli; se fuggi
sull’altura, allora le due verranno dilaniate per reciproca gelosia [tra i due
popoli] ed essi però si strangoleranno reciprocamente.
22. Giudica ora tu stesso che cosa devo fare!
Consigliati perciò nel tuo cuore e fa come meglio ti pare! Ma per il momento
lasciaMi fuori gioco, poiché Io sono santo!»
23. Questa risposta non piacque molto ad Uraniel, e
pensò di fuggire di nascosto con le due.
24. Ma il giorno precedente a quello stabilito per la
fuga, si presentarono a lui cento degli uomini più in vista e lo consigliarono
di prendersi le due figlie come legittime mogli.
25. Tale proposta fu di suo gradimento, e tutto fu
preparato per il giorno del matrimonio.
26. E il giorno venne, ed Uraniel si sposò senza
informare suo padre sull’altura affinché egli lo benedicesse.
[indice]
L’inizio della bigamia ad Hanoch
La costruzione di un istituto di bellezza femminile
L’inizio del traffico degli schiavi e delle differenze di ceto
28 settembre 1843
1. Questo matrimonio ottenne di certo l’effetto di
calmare un po’ il mondo maschile nel loro elogiare, dato che esso vedeva che
ora non c’era più niente da ricavare per esso, ma in compenso si gettò nelle
braccia di due altri mali ancora più grandi, i quali consistettero nel fatto
che, in primo luogo, ciascun uomo che fosse anche per poco bramoso della carne,
cominciò a prendersi due mogli, l’una alla propria destra e l’altra alla sua
sinistra. E il re non potè impedire una cosa simile, dato che il popolo
maschile dichiarò al re che ciò veniva fatto, e addirittura si doveva fare,
soltanto in onore a lui, e contro a questa dichiarazione, il re, diventato in
spirito già molto debole, non era più in grado di obiettare nulla.
2. Questo fu dunque il primo grande male, che nella
sua sfera spirituale era assolutamente incalcolabile.
3. Il secondo male, ancora più grande del primo, fu e
consistette nel fatto che ora tutti gli uomini [inclini alla] carne, per il
grande onore che intendevano rendere al re, vollero contemporaneamente avere
delle donne estremamente belle, anzi – come siete soliti dire voi – le dovevano
avere addirittura “par honneur” (per
onore)!
4. Ma siccome di regola ci sono sempre state,
fortunatamente, più donne non belle che donne del tutto effettivamente belle, e
questo era appunto anche il caso della città di Hanoch, allora si cominciò a
pensare ai mezzi con cui rendere le donne belle in modo artificiale.
5. Chi cerca, troverà anche subito qualcosa! E questo
fu anche qui il caso! Si eresse un istituto di bellezza femminile, e questo
consistette in un grande edificio costruito appositamente, nel quale furono
accolte da tutta la città, come pure dalle campagne e dalle dieci città,
parecchie migliaia di ragazze di età tra i dodici e i vent’anni, e bastava che
avessero solo gli arti diritti.
6. In questo istituto, al quale venne dato il nome di
“Onore del re”, le ragazze venivano nutrite con i cibi e le bevande più
raffinate, venivano lavate con le più raffinate specie di oli e ricevevano
anche un’educazione nella quale Dio c’entrava a mala pena qualcosa di più di
quanto c’entri nell’educazione di oggigiorno, quando cioè nelle scuole
femminili, e come anche in tutti gli altri istituti di educazione, l’istruzione
della religione sta appesa all’ultimo chiodo[21].
7. E qui si dirà: “Da
un tale istituto non si riesce ancora a scorgere il grande male!”. Ebbene,
ci vuole pazienza, ed anche il male non tarderà a mostrarsi!
8. Dunque, chi voleva rivolgersi a questo istituto per
ottenere due donne, doveva versare ai presidi e ai direttori di questo
istituto, un notevole contributo per l’educazione. Inoltre, doveva impegnarsi a
fornire all’istituto, in sostituzione delle due belle, due altre giovani, ed
occorreva pagare per queste un modesto contributo per l’educazione e l’abbellimento.
E in terzo luogo egli doveva infine impegnarsi a non assegnare nessun lavoro
alle donne così acquistate, poiché questo avrebbe potuto essere facilmente
dannoso alla loro bellezza acquisita.
9. Ma affinché ciascuno fosse costretto a prendersi le
proprie mogli in questo istituto, era stabilito – per decreto del re – che
nessuno potesse mai comparire davanti alla corte qualora non fosse in grado di
provare legittimamente che le sue mogli provenivano dall’istituto denominato “Onore del re”.
10. Ma con ciò venne anche preparato il terreno sul
quale ben presto si svilupparono il traffico degli schiavi e le
grandi differenze di ceto, e
tramite queste ultime cominciò poi anche a germogliare l’odio e il disprezzo
reciproco, e ben presto tali frutti, come ci mostrerà il seguito, giunsero a
completa maturazione.
11. E tutto questo aveva il fondamento nella bigamia,
perché questa è un frutto dell’amore carnale, le cui conseguenze spiritualmente
maligne – come già osservato all’inizio – sono incalcolabili, perché con ciò
viene concesso proprio nella carne un liberissimo campo d’azione al nemico della vita.
12. Perciò ciascuno si astenga il più possibile dalla carne della donna,
qualora egli voglia ottenere la vita eterna; la donna però non ecciti nessuno, qualora
lei non voglia diventare dannata, bensì beata!
[indice]
Ulteriori dettagli sull’istituto di bellezza femminile
Come cominciò il traffico degli schiavi
30 settembre 1843
1. Se qualcuno volesse chiedere se in questo istituto
per l’abbellimento delle donne venisse effettivamente procurata in un certo
qual modo una nuova bellezza al corpo della donna, a costui sia detto che, in
primo luogo, il nemico della vita
degli uomini, sulla Terra, fa’ certo ogni sforzo possibile e immaginabile
perché simili imprese degli uomini, destinate a portare acqua al suo mu
2. Ma se già l’attuale snervato genere umano (nel 1843!) può ancora essere attirato nelle reti di Satana mediante tali mezzi,
allora è facile immaginare come a quel tempo una nazione molto più sana e
robusta di nervi e ricca di fantasia potesse essere ingannata con tanta
maggiore facilità con mezzi del genere.
3. E siccome la forza dell’inventiva umana non si dà
mai pace, neanche a quel tempo essa stava tranquilla. Di anno in anno furono
fatte nuove invenzioni nel campo dell’abbellimento delle donne, e bastava che
una ragazza avesse gli arti diritti, ciò che allora era quasi sempre il caso
senza eccezione, e lei poteva senz’altro essere abbellita.
4. Infatti gli
artisti dell’abbellimento dicevano: «Ogni essere
femminile sano lo si può ingrassare e con ciò lo si può rendere grasso e più
arrotondato, e una veste che aderisca perfettamente alla persona la rende
sempre interessante; vi si aggiunga poi una opportuna e incantevole educazione
e qualsiasi maschio che venga in contatto con una simile bellezza rifatta è
catturato!»
5. E questo succedeva anche nella realtà. Ma siccome
ben presto non venne attribuito più alcun valore a una donna se non fosse
uscita dall’”Onore del re”, allora qualsiasi altra donna cominciò anzitutto a
sentirsi disonorata e profondamente offesa.
6. Visto però che con il sentirsi offesa si otteneva
poco o assolutamente nulla, allora le donne, per così dire ‘esterne’, che cioè
non erano uscite dall’istituto “Onore del re”, parlarono con gli artisti
dell’abbellimento per vedere se, versando delle buone ricompense, non fosse
possibile rendere belle anche loro.
7. E considerato che quegli artisti non disdegnavano
il guadagno, allora essi accolsero nel loro istituto anche donne più anziane e
le ingrassarono e le acconciarono tanto, che era una vergogna.
8. Ma tutto ciò non danneggiava minimamente la cosa.
Bastava solo che la carne tornasse di nuovo, e poi tutto era già di nuovo
guadagnato, poiché eliminare le grinze dalla faccia era solo uno scherzo per i
nostri artisti.
9. Con l’andare del tempo l’”Onore del re” dovette
essere ampliato ben di dieci volte, e da ciò si può chiaramente rilevare in
quanta considerazione fosse salito questo istituto.
10. Ora avvenne che dopo circa trent’anni i popoli
stranieri che risiedevano al di là dei territori di Hanoch, vennero a sapere
che in questa città si producevano le donne più belle, e allora inviarono là
degli informatori.
11. Questi si presentarono al re e chiesero di poter
visitare l’istituto. La loro domanda fu accolta, e come videro le belle donne,
essi cominciarono a smaniare ardentemente e domandarono di averle.
12. Ma in risposta fu detto loro che tutte le donne
già mature essi potevano acquistarle ad un determinato prezzo.
13. Allora quegli informatori si affrettarono a ritornare
ai loro paesi e là raccontarono quello che avevano visto. E subito un migliaio
di uomini, provvisti di tesori di ogni specie, andarono ad Hanoch e comprarono
duemila donne.
14. Questo fu l’inizio del traffico degli schiavi.
Quello che poi ancora avvenne, ce lo mostrerà il seguito.
[indice]
L’altura notevolmente purificata dall’assenza degli
uomini
Oltre diecimila donne esortate inutilmente da Lamech a
non scendere nella pianura
2 ottobre 1843
1. A quel tempo l’altura si era notevolmente
purificata, poiché chiunque fosse stato di sentimenti piuttosto distorti, si
era man mano stabilito nella pianura.
2. In particolare il sesso maschile sentiva un
appetito sempre maggiore per la pianura a causa delle belle donne; e chi aveva
gustato una volta la dolcezza delle donne della pianura, non faceva più ritorno
dai suoi fratelli e sorelle sull’altura, bensì rimaneva piacevolmente a giacere
in grembo alle donne della pianura.
3. Anche per questa ragione in questo tempo – come
osservato – l’altura si era notevolmente purificata, anche perché era rimasta
del tutto all’oscuro di tutto quanto si era svolto nella pianura in questo
breve periodo all’incirca di cinquant’anni.
4. Lamech e Mutaele si consultavano spesso riguardo che
cosa vi potesse essere di nuovo laggiù, ma non riuscivano a venire a sapere
niente di chiaro.
5. Infatti il Signore non voleva parlare delle condizioni della pianura, e
i messaggeri che Mutaele aveva mandato nella pianura non avevano mai più fatto
ritorno, perché essi, almeno fino a quel tempo, in pianura avevano sempre
trovato un’accoglienza troppo ospitale e troppi divertimenti perché si
sentissero invogliati a ritornare indietro alle dure e gelide alture.
6. E così né Lamech, né Noè – che a questo tempo si
era fatto un uomo di un’ottantina d’anni – e altrettanto Mutaele sapevano
qualcosa sulla pianura.
7. E Lamech fece radunare oltre diecimila donne, che vivevano
sull’altura senza uomini e che in segreto si erano proposte di seguire i loro
uomini alla pianura, e disse loro con voce potente:
8. «Che cosa dunque volete fare? Vi siete pure voi
lasciate prendere nella rete di Satana?
9. Udite però quello che il Signore mi ha detto: “Lamech, non trattenere coloro che si sono dimenticati
di Me, perché nella pianura essi riceveranno il compenso della loro fedeltà!
Ciascuno faccia pure secondo il suo piacimento; Io però sono il Signore e farò
secondo la Mia intenzione!”
10. Ascoltate dunque, voi donne. Così mi ha parlato il Signore per causa vostra: “Io, dunque, non vi tratterrò affatto! Chi vuole
rimanere qui per amore di Dio, che rimanga. Ma chi vuole andarsene, che se ne
vada!
11. Se però chiedete se chi se ne va potrà ritornare con
tanta facilità, questo lo dimostrerà il seguito degli avvenimenti in modo del
tutto chiaro e abbastanza triste!”»
12. E quando le donne ebbero appreso ciò, cominciarono
a giubilare, andarono via e, fatta provvista di cibo, scesero in pianura.
13. Allora Mutaele osservò a Lamech: «Ecco che ci siamo! Le parole che
avrebbero dovuto trattenerle sull’altura, le spingono invece tutte nella
pianura! Se la cosa continua così, ben presto ci troveremo soli sull’altura!»
14. Ed una grande tristezza si impossessò di Lamech a
questa osservazione.
15. Ma allora Noè ribatté a Mutaele: «Se così deve essere, così sia
pure; tuttavia il Signore guarda soltanto ai Suoi, e non agli stranieri! Egli,
all’inizio, non ha comunque creato più di una coppia soltanto, e ora la Terra è
colma di esseri umani! Vedi, se noi però, che restiamo in Lui, siamo sempre più
numerosi di una sola coppia, allora io sono convinto che col tempo le alture
torneranno a colmarsi di gente!»
16. Con queste parole Mutaele e Lamech furono
tranquillizzati, e da quel momento in poi non si preoccuparono più della
pianura, bensì ogni loro cura fu rivolta soltanto al come essi avrebbero potuto
amare Dio sempre più.
17. Il Signore però li visitò poi parecchie volte.
[indice]
L’arrivo delle diecimila donne in pianura e la loro
facile cattura da parte degli uomini del re Uraniel
Il confinamento
all’istituto di bellezza
3 ottobre 1843
1. Quando le diecimila donne arrivarono nella pianura,
si accamparono a neanche un’ora di cammino dalla città.
2. Si era fatta sera quando giunsero davanti alla
città di Hanoch e vi ebbero stabilito il loro accampamento.
3. Ma gli hanochiti, che non di rado di sera andavano
a passeggio appunto da quelle parti, non tardarono ad accorgersi del gran
numero di donne là accampate, e ritornarono frettolosi in città per riferire la
cosa al re.
4. E il re domandò a quegli informatori di quante donne avrebbe
potuto trattarsi all’incirca.
5. E gli altri risposero: «Sommo re, il loro numero è così grande
che non potremmo mai esprimerlo, perché esse coprono, strette l’una all’altra,
parecchi jugeri di terreno, e questo crediamo siano già molte!»
6. Ma il re continuò con le sue domande e disse: «Non avete
un’idea da dove siano venute queste donne? Ed esse, sono ancora giovani e in
maggioranza belle?»
7. E i cittadini risposero al re: «Sommo re, non potremmo dirti né
l’una né l’altra cosa con sicurezza; ma da quanto è stato possibile giudicare
così alla sfuggita, possiamo dirti che questo esercito di donne proviene
dall’altura e sembra essere composto più da giovani che da vecchie! Se tra di
loro ci siano proprio autentiche bellezze, di questo non abbiamo potuto
rendercene conto, dato il crepuscolo già molto inoltrato; ma abbiamo udito
delle voci molto gradevoli, e da ciò bisognerebbe in ogni caso ritenere che le
belle non dovrebbero affatto mancare!»
8. Il re fu certamente molto soddisfatto di queste spiegazioni
e concluse: «Nobili cittadini di Hanoch, ascoltatemi: meglio di come va adesso,
non potrebbe andare!
9. Oggi stesso facciamo prigioniere, o con le buone o
con le cattive, l’armata di queste donne e le interniamo nel grande istituto di
bellezza! Entro un anno esse saranno bene in carne e con la pelle liscia, e
allora potremo venderle ai popoli stranieri in cambio di immensi tesori, dato
che di questi popoli ne vengono qui quasi ogni settimana a centinaia per
acquistare la nostra magnifica mercanzia!
10. E ora andate e riferite la cosa ai dirigenti
dell’istituto in modo che prendano al più presto possibile le disposizioni
necessarie per la buona riuscita di questa splendida preda!»
11. Gli informatori allora se ne andarono
sollecitamente e fecero come il re aveva loro consigliato, e in capo a un’ora
erano già pronti circa dodicimila uomini che si affrettarono a raggiungere
l’accampamento delle donne, che fu conquistato senza alcun bisogno di usare la
spada.
12. Ma perché non fu necessario usare la forza?
Ebbene, questo avvenne perché le donne credettero che venissero loro incontro i
loro uomini, che erano a suo tempo fuggiti, per riprenderle sia come mogli,
sia, se si trattava di celibi, come fidanzate.
13. Per conseguenza le donne cominciarono ad esultare
e tutte si precipitarono tra le braccia degli uomini, e dove accadde che a due
donne piacesse lo stesso uomo, allora era zuffa immediata tra le due.
14. Gli uomini invece furono della massima galanteria
con le donne, e quella stessa notte le condussero tutte ai loro alloggi.
15. Il giorno seguente comparve il re per esaminare la
preda, ed egli ne rimase immediatamente soddisfatto, poiché si trattava per la
maggior parte di montanare ancora molto robuste e sode, tra le quali erano
poche le anziane, e invece tanto più numerose le giovani.
16. Egli perciò ordinò ai professori dell’istituto di
dedicare ogni diligenza e cura all’abbellimento di quelle donne.
17. E i professori fecero anche prodigi già in un solo
anno, ciò che piacque tanto più al re, in quanto egli vedeva che dalle sue
compaesane uscivano fuori tali magnificenze, per non parlare poi del bel
guadagno che in breve tempo ne sarebbe derivato per Hanoch.
[indice]
Gli hanociti desiderano le donne dell’altura – Una nuova razza di uomini particolarmente
dotati
L’invenzione del vetro e la coniatura di monete – La
fortificazione di Hanoch
5 ottobre 1843
1. Ma quando, trascorso all’incirca un anno e mezzo,
le donne si trovarono completamente in forma, esse piacquero tanto agli
hanochiti, che ammiravano tantissimo quelle imponenti stature, che essi non
vollero affatto più saperne di metterle in vendita, ma se le tennero per loro
e, in cambio, offrirono all’istituto le loro mogli assieme alle loro figlie,
aggiungendovi un corrispondente contributo in oro per il sostentamento, nonché
per altre tasse accessorie che erano di vario genere in relazione al sostentamento
stesso.
2. E gli uomini di Hanoch generarono poi dei figli con
le donne dell’altura, e questi figli, tanto il sesso maschile che femminile, in
primo luogo crebbero estremamente belli, e in secondo luogo erano colmi di
spirito inventivo, e ciò particolarmente nel campo della meccanica, nel campo
dell’arte, nel campo della chimica e ancora in mille altri campi.
3. Il vetro fu una delle invenzioni principali di
questi figli, certo realizzata solo nella loro condizione di adulti.
4. Tale scoperta contribuì a conferire tutto un altro
aspetto alla grande città di Hanoch, già entro il periodo di trent’anni.
5. Il re, che era tuttora vivo, diede inizio alla
coniatura di monete, le quali furono considerate quale mezzo di scambio quanto
mai comodo.
6. Per conseguenza ad Hanoch il commercio si sviluppò
enormemente, e la città divenne sempre più grande e sontuosa.
7. Inoltre, il grande sfruttamento dell’oro e
dell’argento diede così tanto contributo, che il re, in primo luogo fece dorare
tutto il suo castello estremamente grande, e in secondo luogo se ne fece
costruire addirittura un altro dotato di uno splendore quanto mai sfarzoso, e
questo, sotto ogni aspetto, tanto riccamente ornato con l’arte e la natura, che
nemmeno tutti i principi del tempo attuale (1843) sarebbero in grado di realizzare
un’opera simile.
8. Nel corso di ulteriori trent’anni Hanoch giunse ad
assumere un aspetto tale, che i popoli stranieri credevano che degli esseri
superiori dovevano avervi messo mano, altrimenti non sarebbe stato possibile immaginare
come quell’antica città, solitamente buia e cupa, avesse potuto tanto eccellere
in grandezza, magnificenza e inconcepibile maestà.
9. Come fosse grande quella città lo si può arguire
dal fatto che in essa si trovavano mille edifici grandi, al punto tale che
ciascuno poteva accogliere con tutta comodità dalle diecimila alle quindicimila
persone, per non parlare poi delle varie migliaia di palazzi e di case più
piccole.
10. Si costruirono pure ogni specie di scuole e di
istituti di educazione, e tutte le città erano obbligate a servirsi dei
vantaggi che offriva Hanoch, naturalmente versando somme ingenti.
11. Ma l’astuta corte di Hanoch un giorno si accorse
che i popoli stranieri, che erano molto potenti, cominciavano sempre più a
bramare le immense ricchezze di Hanoch, e quindi deliberò di recintare la
grande città con una poderosa muraglia.
12. La decisione fu dunque presa, e già all’indomani
si poterono vedere tutto intorno alla città milioni di mani intensamente
attive, tanto che già nel giro di due anni la grande città si trovò circondata
da una muraglia alta trenta klafter (57 metri) e larga dieci (19 metri), che si
estendeva per una lunghezza di settantasette miglia (571 km) secondo l’attuale (1843) misura.
13. Centosettanta porte davano accesso alla città.
Ciascuna porta aveva tre imposte di ferro poderosamente forti per chiudere, e
al di sopra di ciascuna porta si ergeva una statua colossale di ferro che
raffigurava un guerriero, entro la quale vi era spazio per tenere nascosti fino
a trenta guerrieri che, dall’interno della testa, potevano lanciare pietre
fuori dagli occhi, dalla bocca e dagli orecchi della statua lasciati aperti a
questo scopo.
14. Si potrebbe forse supporre che in quel tempo
l’esecuzione di opere di questa specie avrebbe dovuto richiedere dei secoli. O
no! Basti pensare a quali siano le possibilità di esecuzione di un milione di
braccia sotto una direzione esperta ed avveduta, e allora si comprenderà come
Hanoch poteva compiere un simile lavoro entro il termine di sette anni; e ciò
con tanta maggior sicurezza se si considera la più grande forza degli uomini di allora, il loro zelo e
certamente anche l’influenza potente del serpente.
Ma quello che avvenne poi, lo si vedrà nel seguito di questo racconto.
[indice]
L’assemblea delle dodici città e lo stratagemma per
conquistare Hanoch
L’occupazione delle dieci città-sobborgo e le
contromisure degli hanociti
6 ottobre 1843
1. I potenti popoli stranieri costituiti dai figli
generati dagli uomini scesi dall’altura con le belle donne della pianura,
tennero consiglio nelle loro dodici nuove città, i nomi delle quali erano
queste: Lim, Kira, Sab, Marat, Sincur, Pur, Nias, Firab, Pejel, Kasul, Munin e
Tiral, e in una assemblea generale tenutasi a Lim si discusse in questo modo:
2. «Fratelli, che si deve fare con la città di Hanoch,
questa antica ingannatrice del genere umano? Perché tutti i vantaggi migliori
della vita noi dobbiamo acquistarceli da essa a carissimo prezzo? Perché gli
hanochiti sono i padroni, mentre noi siamo meno dei loro infimi servitori?
Eppure noi siamo figli dall’altura, quantunque qua e là ci siano figli generati
dalle donne della pianura!
3. Fratelli, noi siamo dei giganti; i nostri muscoli
hanno una tale forza che possiamo combattere con i leoni, le tigri, gli orsi e
le iene, mente gli hanochiti possono combattere al massimo con le mosche!
4. Che succederebbe se noi ci riunissimo a migliaia e
ci mettessimo in marcia contro Hanoch, e ci impadronissimo della città e di
tutte le sue incalcolabili ricchezze?
5. Per quanto è certamente vero che questa città è
circondata da una muraglia estremamente solida e con centosettanta porte a
triplice chiusura, e sopra ciascuna porta c’è un gigante di ferro il cui
aspetto è bensì terribile, tuttavia si tratta di una cosa morta, prodotta dalle
mani dell’uomo, e che da sé non può difendersi nemmeno da una mosca!
6. Sarebbe dunque tempo che noi ci unissimo e che
andassimo contro Hanoch!»
7. Ma uno dell’assemblea si alzò e così si espresse:
«Ascoltatemi fratelli; io vi devo dire solo alcune parole!
8. Ecco: se noi ci mettiamo in marcia in grandi masse,
gli hanochiti si accorgeranno subito delle nostre intenzioni e al nostro
avvicinarsi sbarreranno le porte della città! Ma cosa ci resterà da fare
allora? Nient’altro che ritornarcene beffati senza aver concluso nulla!
9. D’altro canto, se andiamo in pochi contro di loro,
non potremo approdare lo stesso a nulla!
10. Per conseguenza il mio consiglio è questo: “Dato che le dieci piccole
città intorno ad Hanoch non sono ancora fortificate e che ciascuna per sé non
comprende più di diecimila o quindicimila uomini, deboli sotto ogni aspetto,
allora noi potremo con poca fatica renderci completamente padroni di queste città.
Allora Hanoch rimarrà tagliata del tutto fuori, senza nessuna possibilità di
commercio!
11. Poi gli hanochiti avranno a che fare
esclusivamente con noi, ma noi non saremo dei pazzi, e non compreremo più i
loro prodotti a prezzi esorbitanti come abbiamo sempre fatto finora, bensì
produrremo noi stessi quello che ci occorre!”
12. E che gli hanochiti si mettano pure a saltare per
la fame sopra la loro muraglia, e che vendano le loro belle donne e i loro
altri vantaggi a chi vogliono e come possono; a comprare tutto ciò non saremo
noi che li terremo chiusi da tutte le parti – a meno che non vendano a prezzi
irrisori – cosa che è senz’altro possibile!
13. Io penso che Hanoch in breve tempo e in questo
modo decadrà completamente oppure dovrà rassegnarsi ad accettare le nostre
condizioni, che certo non risulteranno a nostro svantaggio!»
14. Questo consiglio piacque a tutti, e già il giorno
seguente duecentomila uomini tra i più forti si trovarono radunati ed armati di
tutto punto e, piombarono di sorpresa sulle dieci città, le conquistarono di
colpo senza quasi trovare resistenza.
15. Quando gli hanochiti ebbero notizia di questo
colpo di mano, si infuriarono e cominciarono a fabbricare i più formidabili
arnesi da guerra, ed entro un anno all’incirca armarono un esercito di un
milione di uomini e gli assegnarono dei condottieri per prepararlo alla guerra,
e poi iniziarono subito le operazioni contro i potenti popoli stranieri.
16. Quale fu l’esito di questa guerra, il seguito
della presente narrazione ce lo farà sapere.
[indice]
L’esercito hanochita sconfitto
I vincitori dettano legge alla delegazione di Hanoch
Il mercato della frutta fuori da Hanoch e il consiglio
dei mille
7 ottobre 1843
1. Pertanto, un milione di guerrieri in tutto, armati
di acuminati giavellotti, di lance e di spade, uscirono da Hanoch e si divisero
in dieci divisioni, ciascuna delle quali era destinata ad attaccare una delle
dieci città.
2. I popoli stranieri (delle dodici città) erano tuttavia
riusciti a procurarsi informazioni riguardo ai piani di guerra degli hanochiti,
e perciò si affrettarono a preparare la controffensiva. Essi sbarrarono gli
ingressi delle città e li presidiarono con degli esperti arcieri, e così pure
misero esperti arcieri in tutte le finestre e le terrazze delle case.
3. Quando dunque gli hanochiti giunsero tra grandi
urla vicino alle città, vennero accolti da migliaia di frecce acuminate
scagliate contro di loro come dei fulmini, che ne uccisero molti e ne ferirono
gravemente molti di più ancora.
4. Dato però che gli hanochiti non conoscevano
quest’arma, essi furono indotti per forza a credere che degli spiriti maligni
combattessero a favore di quei grandi popoli, e perciò coloro che erano rimasti
ancora in piedi si diedero precipitosamente alla fuga per rifugiarsi dentro le
mura di Hanoch, perché essi credettero che gli spiriti maligni li avrebbero
inseguiti con le loro frecce mortali fino alla città, perciò si rifugiarono
nelle loro case.
5. Ma i popoli stranieri, avendo notato quale spavento
e quale scompiglio avevano causato essi tra gli hanochiti, allora decisero di
attaccare anche la città.
6. E il consigliere che già conosciamo, che quei popoli stranieri avevano
scelto come loro condottiero principale, così parlò ai capi delle dieci città:
7. «Lasciamo stare questa cosa che è troppo rischiosa!
Qui evidentemente noi siamo in vantaggio, ma se avanziamo fin sotto ad Hanoch e
là troviamo le porte chiuse, allora ci esponiamo inutilmente ad una pioggia di
pietre che verranno scagliate contro di noi giù da quell’alta muraglia.
8. Questa città non la si potrà mai conquistare con la
violenza delle mani, e sotto le sue mura non ci andrebbe per niente meglio di
come è andata agli hanochiti sotto le mura delle nostre case e di fronte ai
nostri sbarramenti, dato che con le nostre frecce è stato posto fuori
combattimento molto più della metà del loro esercito e – come vi è noto – dopo
la battaglia abbiamo avuto per quattordici giorni un bel da fare per dare
sepoltura a tutti i morti.
9. Gli hanochiti hanno ricevuto ora da noi una così
energica lezione che di certo arriveranno alla conclusione che il loro muro è
di ben poca utilità, ed essi dovranno anche ben convincersi che è meglio vivere
con noi da aperti amici e fratelli, invece di isolarsi da noi come nemici.
10. Essi sono circondati da noi e assediati da tutte le parti, e non
possono farci niente; la fame li condurrà sicuramente prima come amici tra le
nostre braccia, e poi imporremo le nostre giuste condizioni di pace, le quali,
come ho avuto già ultimamente occasione di dire, non dovranno risultare a
nostro svantaggio».
11. Questo consiglio riscosse di nuovo l’approvazione
generale, e il consigliere non aveva torto, perché già prima che fosse trascorsa
la settima settimana, si presentarono dei delegati del re Uraniel di Hanoch ai
capi delle dieci città per proporre la pace, e naturalmente in senso
vantaggioso agli hanochiti.
12. Ma i
capi, già bene istruiti dal nostro già noto
consigliere, risposero: «È evidente che chi comanda adesso siamo noi. Per
conseguenza, siete voi che dovete accettare senza riserva le nostre condizioni!
E se non le volete accettare, allora aspetteremo che sia la fame a farvi
cedere, poiché l’assedio non verrà tolto neanche un istante prima che le nostre
condizioni siano state integralmente accettate!
13. Perciò le nostre condizioni sono semplicemente
queste: noi istituiremo un mercato della frutta intorno alla città e fuori
dalle mura, e voi dovrete comprare da noi i viveri ad un giusto prezzo;
inoltre, mille dei nostri uomini dovranno essere accolti ad Hanoch quali
consiglieri al fianco del re e voi vi dovrete fare carico del loro
mantenimento.
14. Se ciò vi sta bene, allora andate in città e poi
ritornate con la dichiarazione che il re accetta le nostre condizioni; se però
questo non vi va bene, allora morite pure di fame dentro le vostre mura!»
15. Dopo di che i messaggeri fecero ritorno ad Hanoch,
e il re si vide costretto ad ingoiare l’amara pillola.
16. Poi i messaggeri uscirono nuovamente dalla città
per notificare ai direttori-capi l’accettazione delle condizioni da parte del
re, e già il giorno seguente fu istituito intorno ad Hanoch il mercato della
frutta, e gli hanochiti, mezzi morti di fame, vennero e comperarono a qualunque
prezzo i viveri che occorrevano loro.
17. E così anche i mille consiglieri fecero il loro
ingresso ad Hanoch e presero il re del tutto in mezzo a loro, in modo che
ballasse secondo la loro musica.
18. Il seguito ci mostrerà quale fu la musica e come si
svolse la danza.
[indice]
La costituzione dello Stato con le caste dei nobili e
i bassi ceti sociali
I mille consiglieri ingannano il re e costituiscono un
abominevole aristocrazia
10 ottobre 1843
1. Dunque: come suonò la musica da parte dei mille
consiglieri stranieri?
2. Al re fu imposto, in primo luogo, di far circondare
con un muro anche le dieci città dei principi, affinché ciascuna città potesse
essere considerata come luogo di protezione.
3. I consiglieri fecero questo allo scopo di opporre
al re e agli hanochiti, ancora potenti, delle controfortificazioni abbastanza
valide per tenere in scacco a dovere – come voi usate dire – quella grande
città.
4. I mille consiglieri però si stabilirono poi sempre
più saldamente nelle dieci città, ed erano gli effettivi signori di Hanoch,
mentre il re si vedeva sempre più obbligato a fare solamente quello che i
padroni delle dieci città ritenevano opportuno e che volevano sempre con
determinazione.
5. Dallo svolgersi di tali avvenimenti noi possiamo
rilevare, né più né meno, che l’attuazione pratica di una costituzione tra il
re e il popolo. Nondimeno, già intravediamo contemporaneamente anche il sorgere
di una specie di nobiltà popolare e l’introduzione di caste tra il popolo,
tramite le quali, particolarmente i veri e propri figli della pianura, e del
tutto particolarmente il sesso maschile, furono destinati e usati per il lavori
più infimi.
6. E riguardo a quest’ultimo aspetto venne
successivamente e fermamente stabilito, da parte dei signori delle dieci città,
che appunto a questi figli maschi [originari della pianura] non dovesse essere
più permesso elevarsi al di sopra della loro posizione sociale.
7. Inoltre, fu anche stabilito che un uomo della
classe dei consiglieri e dei signori – per salvaguardare la sua reputazione –
non dovesse prendersi in moglie una donna appartenente alla classe più bassa.
8. Ma se tuttavia una qualche figlia della posizione
sociale più bassa, per la sua bellezza, fosse piaciuta ad un uomo della classe
signorile, allora lei doveva prima essere innalzata, da parte del re, in un
certo qual modo, al grado di nobiltà nel noto istituto di abbellimento tuttora
molto in voga, e poi adottata come figlia, e solo così lei era idonea a
diventare la moglie di un signore.
9. L’adozione invece, consisteva di preferenza nel
fatto che il re era obbligato a fornire ad una simile figlia adottiva una dote
conveniente prelevandola dalla propria cassa, e solo questo procurava la piena
nobilitazione.
10. Attraverso simili mezzi i consiglieri giunsero ad
impossessarsi di buona parte dei tesori di Hanoch e a procurare al re sempre
più solo una semplice e vuota parvenza regale.
11. Nel corso di dieci-quindici anni dopo la
fortificazione delle dieci città, eseguita a cinque anni dalla grande
battaglia, Hanoch era così decaduta e disastrata economicamente, che il re, già molto invecchiato,
un giorno scoppiò in lacrime alla presenza dei mille consiglieri e così parlò:
12. «Ascoltatemi fratelli! Se voi tendete proprio ad annientarci,
allora afferrate le armi ed uccideteci, e impossessatevi poi in una volta sola
di tutti i tesori di questa città! Tuttavia, è un agire da troppo dimentichi di
Dio, se voi pensate di uccidere noi martoriandoci solo lentamente come fate
ora!»
13. Il capo dei consiglieri gli rispose: «Sta bene, comprendiamo le tue parole,
ma siccome noi siamo consiglieri tuoi e del popolo, possiamo forse agire
altrimenti? Non ha forse il popolo, diritti maggiori di un debole re della
città di Hanoch?
14. Ma se tu vuoi vedere prosperare di nuovo Hanoch,
allora passa completamente a noi il governo, e tu rimani la nostra forza
ufficiale come re, velato in un misterioso e sacro essere, e ben presto vedrai
questa città in una condizione floridissima!»
15. A questo punto il
re pensò: ‘Che cosa devo fare? Se la città trae vantaggio, allora mi sacrifico io
per essa!’
16. Egli quindi accettò il consiglio del capo dei
consiglieri. E in seguito a ciò, questi mille consiglieri divennero
completamente padroni della città, delle altre città e così dell’intero e
grande territorio, e da quella volta in poi il re dovette firmare tutte le
delibere che venivano prese, senza sapere affatto che cosa egli effettivamente
avesse firmato.
17. Così il popolo continuò a credere che tutto questo
provenisse dal re, mentre effettivamente il re non era a conoscenza di nulla.
18. E in tal modo, in seguito a questa costituzione,
venne a formarsi la più abominevole aristocrazia[22].
[indice]
Il governo aristocratico di Hanoch si espande in tutta
l’Asia e dura circa cento anni
Fondazione di feudi e principati – I principi del feudo come reggenti e
sacerdoti del popolo
Istituzione della pena di morte – Morte del re Uraniel
11 ottobre 1843
1. Così sempre più andò formandosi l’aristocrazia. I
signori di Hanoch diventarono sempre più potenti e il loro regno si estese
sempre più. Essi istituirono nuove colonie[23],
edificarono dappertutto nuove città e, ad eccezione del regno dei figli di
Sihin, tutta l’Asia venne ben presto popolata.
2. Solamente le alte regioni della montagna furono
risparmiate dagli hanochiti; queste furono occupate dagli horadaliti, il popolo
guerriero dei tempi di Lamec della pianura che noi già conosciamo, i quali
presero possesso dei migliori pascoli delle montagne.
3. In tal modo i signori di Hanoch fondarono feudi e
principati a centinaia.
4. Dove essi facevano costruire una nuova città al
centro di una nuova colonia, là essi la concedevano subito in feudo ad un
principe nominato da loro. Costui doveva versare annualmente un modesto tributo
ad Hanoch, ma per il resto egli era padrone assoluto del suo paese e del suo
popolo.
5. Un simile principe era per il popolo, nella maggior
parte dei casi, il tutto nel tutto. Egli era reggente e arbitrario legislatore nel
suo paese; egli era l’unico commerciante all’ingrosso nella sua città ed era
l’unico produttore in omnibus (in tutte le cose) per il suo
popolo, cosicché questo fosse obbligato a comperare tutto da lui.
6. Inoltre, egli era contemporaneamente – senza il Mio
Volere – anche il sacerdote del popolo che gli era sottomesso, la sua dottrina
ben di rado faceva cenno a Me, bensì non faceva che mettere in rilievo la sua
dignità, e diceva che sacrificando a lui si sacrificava anche a Dio del Quale
egli era il sostituto sulla Terra, e che dipendeva soltanto da lui se a
qualcuno sarebbe stata oppure no concessa da Dio la vita eterna dell’anima dopo
la morte del corpo.
7. Quando col tempo il popolo aumentò di numero e il
paese si estese, furono bensì ordinati dei sottosacerdoti, ma a questi non era
lecito predicare a nome proprio, bensì a nome del principe, perché in questo
caso anche la minima parola arbitraria era reputata cosa condannabile da parte
dello stesso principe, e il trasgressore doveva sottoporsi non di rado ad opere
di penitenza crudeli e ridicole per liberarsi da un simile peccato mortale
davanti al principe.
8. Queste opere di penitenza consistevano nel
catturare serpenti, nell’uccidere un determinato numero di tigri, leoni, orsi,
iene e simili altre specie; era però concesso al penitente di farsi
accompagnare da dei compagni di penitenza che si fossero volontariamente
prestati ad assisterlo.
9. Le piccole opere di penitenza, invece, consistevano
in offerte, e nel caso di mancanza di mezzi, le offerte diventavano bastonate.
10. Le donne avevano il più delle volte leggi molto
più liberali e, nei casi di trasgressioni da parte loro, la penitenza
consisteva in vergate sul nudo sedere.
11. Tuttavia, per quanto concerne la pena di morte,
Hanoch si era riservata l’esclusivo diritto di applicarla, e questa consisteva
nell’appendere il condannato per i piedi con una catena e tra due pilastri alti
dieci klafter (19 metri), e poi veniva fatto dondolare di qua e di là per
una giornata intera, naturalmente con il corpo e il capo a penzoloni.
12. Se qualcuno, alla fine della giornata, avesse
conservato in sé ancora qualche traccia di vita, allora non veniva più fatto
dondolare oltre, ma veniva di nuovo reso libero. Se egli rinveniva, poteva
andarsene per i fatti suoi; se invece moriva nel corso della notte, allora
veniva seppellito la mattina seguente. Ma se moriva durante la giornata su
quella enorme altalena, allora il suo cadavere veniva gettato in pasto agli
animali feroci che già allora venivano tenuti custoditi in apposite gabbie. La
morte avvenuta sull’altalena costituiva una prova che il condannato aveva
certamente meritato la morte.
13. Pertanto, coloro che fossero stati trovati degni
di morte, dovevano essere sempre mandati dai principi dei feudi ad Hanoch.
14. Non passarono molti anni che ad Hanoch dovettero
essere erette quasi un centinaio di simili altalene, e non c’era un giorno in
cui rimanessero inattive.
15. Questo governo aristocratico durò in questo modo
per un centinaio di anni e terminò con la morte di Uraniel, che in tutto aveva
raggiunto circa l’età di trecento anni e che alla fine dovette morire nella
massima miseria, ma tuttavia nella condizione della riacquistata Grazia di Dio,
che egli aveva interamente e assolutamente perso.
16. Ma quale aspetto ebbero ad assumere le cose da
questo momento in poi, questo ce lo mostrerà il seguito.
[indice]
L’educazione dei sette figli di Uraniel sull’altura
Il Signore
risponde a re Uraniel dopo sette anni – L’immenso impero diviso tra i mille
consiglieri
Dopo la morte di Uraniel i due figli inviati
inutilmente ad Hanoch come missionari
12 ottobre 1843
1. Uraniel ebbe sette figli dalle sue due mogli, e
precisamente cinque figlie e due figli; le figlie erano straordinariamente
belle, e i maschi erano dei veri e propri giganti, ma né i figli né le figlie
erano stati educati nella casa ad Hanoch, bensì sull’altura.
2. Infatti, quando Uraniel nella sua grande tribolazione si rivolse di
nuovo al Signore e Lo pregò di cambiare le misere condizioni della città di
Hanoch, delle altre città e di tutto il paese nella pianura, allora il Signore gli disse:
3. «AscoltaMi, cieco! Se tu Mi avessi pregato all’incirca
settantasette anni fa, allora Io avrei ancora potuto esaudire la tua preghiera,
ma ora è troppo tardi!
4. Ebbene,
un popolo cieco e stolto, come all’inizio era quello che si trovava sotto
Lamec, era facile da convertire, perché accanto alla sua cecità esso conservava
tuttavia un cuore aperto e credente; ma un popolo industriale di così alta
cultura si considera più sapiente di Me. Anzi esso ritiene di non aver
assolutamente bisogno di Me, perché secondo la sua opinione, il mondo si è
creato da sé e nel suo sorgere si sono gradatamente e necessariamente
sviluppate anche le sue leggi, sotto le quali esso sussiste, e così pure tutte
le cose su di esso. Ma che cosa posso mai fare Io per un popolo così?
5. I Miei
figli hanno abbandonato le loro alture già da tempo e nella pianura si sono
presi delle mogli con cui hanno generato dei figli robusti e colmi
dell’intelletto del mondo, e questi, attraverso la loro forza come pure
attraverso la loro abilità intellettiva, sono diventati signori e maestri di
tutto il mondo e di tutte le cose. Vedi, cosa posso fare Io di fronte a ciò?
6. Dunque, non posso aiutarti! Ma poiché Mi hai indotto a
parlarti e considerato che sono ormai sette anni che Mi preghi di aiutarti,
allora voglio darti un consiglio per il bene dei tuoi figli.
7. Ecco, sull’altura vivono ancora Matusalem, Lamech, suo
figlio Noè e tuo padre e tua madre! Affida a costoro i tuoi figli perché li
educhino, perché se tu li lasciassi qui, essi ti verrebbero uccisi nello
spirito e nel corpo, dato che i tuoi consiglieri tendono ad accentrare sempre
più ogni potere su se stessi.
8. Se tu invece li mandi sull’altura, allora farai un
piacere ai tuoi consiglieri!
9. Essi ti toglieranno poi certamente ogni potere di
governo del popolo e ti terranno prigioniero come un uccello in gabbia, ma Io
infonderò vigore ai tuoi figli sulla pura altura e poi, quando tu non
camminerai più su questa Terra, li invierò quaggiù quali poderosi insegnanti.
10. Se il popolo si convertirà, allora Io tirerò indietro
la Mia destra punitrice, ma se scaccerà gli insegnanti, allora Io giudicherò e
sterminerò tutto il popolo che esiste sulla Terra, dai grandi ai piccoli, dai
giovani ai vecchi, e così pure tutti gli animali, e poi porrò per Me un’altra
stirpe sulla Terra purificata!»
11. Quando Uraniel ebbe appreso tali cose, fece subito
in modo che i suoi figli si trasferissero sull’altura assieme alle due mogli e
in compagnia di alcuni tra i suoi amici fidati.
12. Tutta questa famiglia visse poi sull’altura in
casa di Mutaele e fu allevata in ogni amore e timore di Dio dalla madre
Purista; e anche Lamech, ancora vivente, e in modo particolare Noè e suo
fratello Mahal, si occuparono moltissimo di educare quei figli in maniera grata
a Dio.
13. Quando però, come già menzionato, re Uraniel morì
nella pianura, i mille consiglieri si divisero l’immenso regno tra di loro e
cominciarono, con la loro potenza, ad opprimere terribilmente tutto il popolo,
fondarono dei principati in numero ancora più grande e pretesero poi un tributo
esorbitante dai principi.
14. Infatti era loro intenzione ingrandire Hanoch
tanto da poter incorporare nella città principale tutte le altre dieci città
minori.
15. Fu in questa occasione che Io mandai i due
poderosi figli di Uraniel giù alla pianura perché vi predicassero.
16. Ma i figli furono ben presto presi, legati e poi
poderosamente frustati, e infine furono cacciati via con l’avvertimento di non
ritornare mai più, perché il popolo di Hanoch conosceva Dio meglio di loro che
erano un paio di stolti balordi della montagna!
17. Se avessero provato a ritornare ancora un’altra
volta ad Hanoch quali annunciatori di Dio, essi avrebbero fatto la conoscenza
delle altalene della morte!
18. E così i due figli di Uraniel, addolorati, fecero
ritorno sull’altura e là raccontarono quello che era accaduto loro.
[indice]
I padri dell’altura si consigliano per la salvezza
della pianura
La saggezza di Noè per un ulteriore invio nella
pianura dei due poderosi figli del re
14 ottobre 1843
1. I pochi padri sull’altura rimasero del tutto
terribilmente stupiti riguardo al totale sprofondare della pianura, la quale
sotto il governo di Lamec, di Tubalcain e, per un periodo di tempo piuttosto
lungo, sotto il governo di Uraniel, si era trovata in uno stato così riccamente
fiorente.
2. E Lamech disse a suo figlio Noè: «Non pensi che, se a questi
due figli di Uraniel venisse conferito il potere prodigioso di un Enoch, oppure
il potere che il Signore stesso conferì a Chisehel e ai suoi fratelli quando
Egli li inviò alla pianura per la prima volta, essi otterrebbero forse un
effetto e un successo maggiori durante la loro missione, che non con la sola
forza della stringatezza della parola?
3. Figlio mio, io so che il Signore ti tiene in gran
conto e che ti esaudisce sempre prima di me; anzi con Lui tu puoi parlare
quando Lui ti viene in mente, mentre io devo spesso invocare giornate intere
prima che il Signore mi ascolti e poi mi parli!
4. Che ne pensi dunque di rivolgerti nel tuo cuore al
Signore per esporGli il mio desiderio? Forse Egli lo approverebbe?»
5. E Noè disse: «Caro padre Lamech, io ritengo che nel nostro
caso non ci sia purtroppo molto da fare, perché, vedi, per quanto ne so io, al
tempo di Lamec, quando cioè egli era ancora un servitore del serpente, in fondo solo Lamec stesso era
invertito. Lui tiranneggiava il popolo e tutta la pianura languiva sotto la sua
tirannia ed era prigioniero; però esso bramava ardentemente la liberazione.
6. Allora bastò che il solo Lamec venisse convertito,
e tramite lui poi si trovò convertito e liberato, come con un solo colpo, tutto
il popolo!
7. Ma ora le cose stanno altrimenti; ormai quasi in
ciascun individuo il cuore ha già lo stesso aspetto di come allora ce l’aveva
solo quello di Lamec!
8. Lamec fu giudicato fino alla morte, e poi, solo con
l’auto attività e attraverso la massima abnegazione, dovette rendere di nuovo
buono e vivo in sé ciò che su lui e in lui era stato giudicato ed ucciso
mediante i prodigi di Chisehel che lo avevano convertito.
9. Ma quale potenza devastatrice e quale estensione
non dovrebbe avere attualmente un prodigio per convertire milioni di individui
che nei loro cuori sono tutti cento volte più maligni di quanto lo sia mai
stato Lamec nella sua massima crudeltà!
10. Secondo me, noi dovremo essere contenti se qua e
là, attraverso la forza di persuasione della parola, conquisteremo alla buona
causa forse soltanto qualcuno; ma sarà assolutamente superfluo pensare, anche
solo lontanamente, ad un cambiamento generale del modo di agire di questi
popoli!
11. Il Signore perciò fornirà ai due figli solamente
la forza dell’accortezza e poi li farà scendere nuovamente alla città di
Hanoch.
12. Se essi arriveranno a qualche risultato contro la
cattiva e libera volontà di alcuni hanochiti, allora sarà certamente buono e
giusto; ma se non ci riescono, allora affidiamo tutto al Signore, ed Egli farà
poi quello che sarà giusto! Non sei anche tu pienamente d’accordo con quello
che ho detto?»
13. E Lamech vide la verità delle affermazioni di Noè
e poi non chiese più che il Signore colmasse i due di forza prodigiosa.
14. I due invece vennero colmati di divina accortezza
e poi fu dato loro l’incarico di scendere nuovamente in pianura.
[indice]
I figli di Uraniel come muratori in Hanoch
Per la bravura, sono nominati sovrintendenti di tutta
l’edilizia dello Stato
La carestia in Hanoch per l’enorme incremento della
popolazione non supportata da ulteriori tributi
I due messaggeri quali consiglieri dei mille signori
16 ottobre 1843
1. E così i due, armati di divina accortezza, se ne
andarono ancora una volta nella grande città di Hanoch; e quando vi furono
giunti, si fecero subito assumere quali operai, e precisamente nelle grandi
costruzioni di collegamento che partendo da Hanoch in linea retta, erano
progettate per arrivare fino alle dieci città, le quali con ciò sarebbero state
da considerarsi come dei sobborghi di Hanoch.
2. Queste costruzioni in linea retta consistevano in
due file di edifici alti un piano, uno a destra e l’altro a sinistra e,
naturalmente, nel mezzo si estendeva una strada abbastanza larga, mentre
all’esterno tali edifici erano protetti da poderosi terrapieni eretti da
entrambe le parti.
3. La più breve di queste strade aveva una lunghezza
di mezza giornata di viaggio e la più lunga una buona giornata di viaggio.
4. E fu appunto ai lavori di questa strada più lunga,
che conduceva precisamente verso Uvrak e che era ancora in corso di
costruzione, che i nostri due messaggeri si fecero assumere in qualità di bravi
muratori.
5. Essi non ricevevano alcuna ricompensa per il
lavoro, poiché per tali costruzioni era già stata introdotta la servitù;
tuttavia, come muratori essi avevano il diritto al mantenimento come manovali.
Infatti, tutti i manovali avevano l’obbligo, per decreto emanato dai mille
signori di Hanoch, pena l’altalena, di provvedere alternativamente
all’alimentazione dei muratori, in modo che questi non venissero interrotti nel
corso del loro lavoro più importante di quello dei manovali.
6. E così dunque anche i nostri due messaggeri, quali
muratori, vennero a trovarsi un po’ meglio di un qualche comune manovale.
7. Ora avvenne che essi, come muratori, si distinsero
tanto nel loro mestiere, da attirare su di sé l’attenzione da parte dei signori
incaricati dell’ispezione dei lavori, dato che le loro costruzioni erano così
graziose e regolari che sembravano come fuse in un pezzo unico.
8. L’abilità da loro mostrata, sia nella costruzione
come tale che pure nel saggio impiego del materiale, fu enormemente apprezzata
e ammirata, e ben presto furono chiamati a fungere da dirigenti delle
costruzioni.
9. E in tale nuova carica essi operarono con tanta
avvedutezza e abilità nella zona edilizia loro assegnata, al punto che gli
edifici costruiti sotto la loro direzione riuscirono così prodigiosamente
magnifici che tutti si fermavano ad ammirarli e non avevano parole sufficienti
per lodarne la magnificenza.
10. E i signori di Hanoch deplorarono di non aver
potuto conoscere e apprezzare prima il loro talento.
11. E siccome rimaneva ancora da costruire un grande
tratto di strada, allora i due furono nominati a sovrintendenti generali e con
tale carica assunsero la direzione generale del cantiere; e tutte le loro
costruzioni suscitarono altissima ammirazione.
12. Il lavoro di questa grandiosa costruzione si
protrasse per dieci anni; naturalmente con l’aiuto di parecchie milioni di
mani, e migliaia e migliaia di uomini morirono, in parte per la fame, in parte
per i maltrattamenti e in parte a causa di malattie epidemiche che si
manifestavano non di rado; e quando tale opera fu compiuta, i nostri due
messaggeri furono unanimemente accolti nel Consiglio da tutti i mille signori,
e venne loro affidata la direzione suprema di tutta l’edilizia dello stato.
13. Ma siccome con tale ampliamento della città di
Hanoch gli abitanti della stessa aumentarono enormemente di numero, e di pari
passo aumentarono anche i bisogni generali della città, ciò che comportava la
necessità di aumentare sempre più la pressione tributaria a carico dei principi
degli altri territori, pressione che non poteva più essere sopportata, allora
accadde che i principi si ribellarono; alcuni si opposero con la forza, altri
invece fuggirono in paesi lontani.
14. E così Hanoch si trovò in preda alla più grande miseria
e alla città venne a mancare ogni fonte cui attingere almeno quel tanto che
fosse bastato per tutelarla contro la carestia.
15. A questo punto i due principali consiglieri furono
fatti chiamare dai mille signori, e si domandò loro che cosa ci sarebbe stato
da fare per salvare la città.
16. I due, però, chiesero una dilazione di sette
giorni per dare la risposta, perché essi dissero: «Le gravi e importanti questioni richiedono
tempo per la loro matura soluzione; quindi noi potremo stendere il giusto piano
per questo, in sette giorni».
[indice]
Il saggio discorso dei due messaggeri all’assemblea
dei mille consiglieri
Le gravissime condizioni della città causate dal
mantenimento gratuito di milioni di servitori alla corte dei mille
17 ottobre 1843
1. Dopo i sette giorni, però, i mille signori
convocarono di nuovo il Consiglio, e i
due messaggeri, ora quali alti
consiglieri, comparvero in mezzo ai mille e parlarono entrambi così:
2. «Noi abbiamo sottoposto a maturo esame la
questione, ponderandola accuratamente da ogni suo lato, ed abbiamo dovuto
inconfutabilmente concludere che, in ogni caso, con l’attuale costituzione
statale non si può andare avanti, perché quello che è troppo, è troppo!
3. La nostra città di Hanoch ha raggiunto
un’estensione assolutamente esagerata; essa era già troppo grande al tempo di
re Uraniel, ma se non la si fosse circondata da mura secondo il progetto
infelicissimo di allora, Hanoch sarebbe ancora una fiorente città.
4. E che questa antichissima tra le città della Terra
sia ora prossima al suo completo dec
5. Pensate questo: noi
ora siamo come fossimo mille re! Ciascuno ha un proprio seguito e una
propria corte di mille persone d’ambo i sessi a magnificare ed assicurare la
propria carica; ciò che costituisce, contando noi stessi, dieci volte centomila
persone. Questi, e noi con loro, non hanno nulla a che fare con il suolo della
Terra, ma tuttavia vogliono vivere bene.
6. Ora si domanda: “Chi
deve? Chi può provvedere il pane per una tale grande quantità di oziosi?”
7. Ma passiamo ad altro! In ciascuno dei dieci
sobborghi risiedono adesso anche centomila tra funzionari, soldati ed oziosi
servitori di funzionari altolocati e dei numerosi rappresentanti dell’antica
nobiltà.
8. Nessuno di questi ha a che fare con il suolo della
Terra, ma nonostante ciò essi vogliono vivere comodamente! Vivere sarebbe di
certo giusto, ma dove prendere quello che il suolo della Terra non produce?
9. Ma non è finita! Ora noi abbiamo dieci istituti di bellezza femminile
nella nostra grande città. Ciascuno di questi istituti è pieno zeppo ed ospita
non di rado da diecimila a ventimila donne, ed oltretutto un buon terzo di
questo numero è rappresentato da professori ed altri servitori. Tutti costoro
devono mangiare ed anche assai bene, ma il suolo della Terra sul quale prospera
il grano per produrre il pane, tutti questi lo conoscono appena di nome!
10. Ma non è finita! In questa grande città di Hanoch
vivono attualmente, secondo il nostro censimento privato, duecentomila famiglie
nobili con la loro servitù, complessivamente circa trenta volte centomila
persone; neanche questi hanno mai toccato con le loro mani il suolo della Terra
in tutta la loro vita, ma tuttavia essi vogliono mangiare un pane estremamente
buono.
11. Ma non è finita! Per effetto della persistente
smania di ingrandire la nostra città senza alcuno scopo, in primo luogo il
suolo della Terra viene inutilmente ucciso, perché dove viene fatto innalzare
un nuovo grande edificio, là non cresce più il grano.
12. In secondo luogo un simile edificio lussuoso
invoglia poi i campagnoli benestanti, prima diligenti nel loro lavoro, a
stabilirsi in città; questi si comprano la casa, vi abitano e vivono certamente
con dei propri mezzi, però non hanno più terreni da lavorare e devono per
conseguenza comprare quello che serve a loro per vivere.
13. Ciò è tutto buono e giusto; ma se la cosa continua
così, se cioè giornalmente da dieci a venti famiglie abbandonano le campagne
per stabilirsi in città, a chi bisognerà poi rivolgersi per comprare del pane,
se tutti i contadini si trasformeranno in cittadini mezzo nobili che evitano il
lavoro, o per lo meno in servitori dei cittadini?
14. Noi inoltre, imponiamo tributi su tributi a tutti
i nostri vassalli. Con ciò facciamo venire in spregio al popolo la vita dei
campi. Essi allora, o fuggono in paesi lontani a noi sconosciuti, oppure si
oppongono qua e là con la forza alle nostre ingiuste pretese.
15. Ora si domanda: “Chi ci fornirà d’ora in poi il pane?”
16. Vedete, l’attuale costituzione dello stato non può
più funzionare così in nessun caso! Consultatevi perciò riguardo a quello che
vi abbiamo coscienziosamente esposto, e poi vi suggeriremo i mezzi mediante i
quali si potrà rimediare, almeno in una certa misura, a questa cattiva
condizione!
17. Dunque, noi abbiamo parlato conformemente a verità
come consiglieri in tutto rispetto dinanzi alle vostre mille magnificenze!»
[indice]
Il piano di salvataggio dell’enorme città e la sua
realizzazione
18 ottobre 1843
1. Allora l’alto Consiglio scongiurò unanimemente i
due di continuare la loro esposizione, poiché riconoscevano la profonda verità delle
loro asserzioni, ed erano quindi desiderosi di essere messi a conoscenza di
altre cose, ed infine anche dei mezzi per evitare questo male.
2. E i due ricominciarono a parlare e dissero: «Allora vogliate
dunque ascoltarci, voi alti consiglieri! Noi vi garantiamo con la nostra vita
anche la pienissima verità di ciò che ora vi diremo; e se non si farà secondo
quanto noi proporremo, possiamo assicurare che non passeranno quattordici
giorni e in questa città si potranno contare cadaveri in numero che supererà il
milione, e oltretutto il popolo insorgerà contro di noi, e si avrà una tragedia
quale sulla Terra non fu ancora mai vista. Gli uomini si uccideranno l’un
l’altro e noi periremo per primi, ed essi si sazieranno del nostro sangue e
della nostra carne!
3. Dunque, per ovviare a questi terribili eventi che
altrimenti si verificherebbero con assoluta certezza, ci restano aperte – ma
per brevissimo tempo soltanto – le seguenti vie:
4. – La prima via è che noi dobbiamo procedere
al più presto possibile alla completa abolizione degli istituti di bellezza
femminili, terribilmente costosi, inviando immediatamente da tutte le parti dei
veloci messaggeri, tramite i quali si faccia annunciare dappertutto che queste
donne ormai si possono ottenere tutte gratuitamente, e per di più con una
sovvenzione da prelevarsi dai tesori e dai generi alimentari accumulati in tali
istituti.
5. I professori e gli artisti di bellezza, invece,
devono emigrare, e precisamente ciascuno con almeno tre donne; queste donne,
insieme a un po’ di tesori e di generi alimentari, siano il loro bene. La Terra
è grande, e le montagne sono quasi del tutto spopolate; essi vi troveranno
sicuramente il loro ricovero.
6. Poi bisogna che questi enormi edifici di bellezza
vengano demoliti e sui vasti spiazzi di terreno che così si renderanno liberi
si dovranno coltivare fruttuosi orti, e così già entro un anno diecimila
persone diligenti potranno procacciarsi i generi alimentari!
7. Inoltre, qui dimora una quantità quasi innumerevole
di autentici fannulloni che si fanno chiamare nobili, ma che per vivere non
dispongono che della loro bocca ingannevole. Costoro bisogna mandarli via! A
ciascuno sia data ancora una donna con un po’ d’oro in dote, e la nostra città
si troverà immediatamente sgravata da alcune centinaia di migliaia di persone
che qui non servono assolutamente a nulla.
8. Se essi domandano dove devono andare, allora noi
mostreremo anche a loro la via che conduce alle montagne, ed essi là troveranno
sicuramente il loro ricovero!
9. Nello stesso modo riduciamo anche noi la nostra
guardia del corpo da mille a cento persone e diamo ai licenziati un sussidio
per mezzo anno, e così avremo liberato la città di un buon numero di
consumatori inutili che non producono niente, e con questi alleggerimenti sarà
poi facile alla vera e propria classe borghese provvedere alle proprie
necessità in una maniera più naturale.
10. Invece alla classe borghese, diligente nel lavoro,
diciamo che essa in primo luogo deve convertire quanto prima possibile tutte le
grandi piazze della città in fruttuosi orti; e in secondo luogo che in quelle vie che
sono sufficientemente larghe devono essere piantati degli alberi da frutto; e in terzo luogo che anche i tetti delle case devono essere trasformati in orti; in quarto luogo che allo stesso scopo vanno trasformate anche le grandi mura della città,
che da sole possono produrre ogni specie di legumi e frutta per centomila
persone; in quinto luogo che l’area delle altalene della morte al di fuori
della città deve essere trasformata in campi; in sesto luogo che ogni costruzione
inutile deve essere demolita e la superficie liberata deve essere ugualmente
trasformata in un orto. E così noi, già solo attraverso queste manipolazioni,
ci troveremo entro un anno in una condizione così favorevole che la si potrà
chiamare certo invidiabile!
11. Se si farà secondo questo consiglio, solo dopo ci
esprimeremo per darne un altro!»
12. Il consiglio dei due fu allora accolto con un
grande applauso, e già lo stesso giorno si cominciò a metterlo in pratica, e
dopo quattordici giorni la città di Hanoch sembrava così priva di uomini che ad
un osservatore sarebbe sembrato di trovarsi in un bosco di case; ciò malgrado
in essa vivevano ancora oltre due milioni di cittadini diligenti, i quali erano
intenti a trasformare tutto in fruttuosi orti.
[indice]
Dopo un anno, ulteriori proposte dei due messaggeri:
riaprire i due templi per adorare Dio!
Disaccordo tra i mille consiglieri
19 ottobre 1843
1. Trascorso dunque un anno, mentre tutto era
discretamente rientrato in un certo ordine ed alcuni tra i signori feudatari
avevano accettato di corrispondere pure un modesto tributo che venne molto a
proposito per aiutare la popolazione di Hanoch ormai molto ridotta di numero –
almeno finché tutti gli orti creati di recente avessero potuto portare frutto –
fu convocata dai mille una nuova riunione per sentire dai due saggi consiglieri
quali ulteriori misure essi avrebbero proposto di prendere.
2. E quando il Consiglio si fu così radunato e i due furono pregati di
esporre le loro idee per l’ulteriore benessere comune, essi si alzarono di
nuovo e così si espressero:
3. «Vogliate dunque ascoltarci, voi alti consiglieri
della città di Hanoch! Finora avete potuto convincervi che tutto quello che vi
abbiamo consigliato di fare è stato coronato da successo, e questo si
accentuerà di più ancora quanto più le opere ora iniziate andranno col tempo
gradatamente consolidandosi e perfezionandosi; di ciò potete essere già in
anticipo più che convinti!
4. Così anche i nostri vassalli acconsentiranno tanto
più volentieri al pagamento di una tassa, quanto più noi saremo in grado di
ridurla quando, dalle considerevoli aree situate entro il perimetro della
città, potremo ricavare in quantità sempre maggiore quello che è modestamente
necessario al nostro sostentamento.
5. Il nostro moderato modo di vivere contribuirà poi
certamente ad evitare che nuovi coloni siano facilmente allettati a stabilirsi
nella nostra città, ma invece attirerà tanto più i compratori dei nostri utili
prodotti che noi vogliamo e possiamo vendere loro, come in effetti venderemo,
al prezzo più basso possibile.
6. Comportandoci noi così, come pure i nostri
discendenti, se questi procederanno per le vie che noi abbiamo tracciato,
manterremo sempre nello stato più fiorente questa antichissima città del mondo,
e nessuno dei suoi abitanti dovrà mai soffrire la miseria!
7. Se inoltre, noi avremo cura di non comparire mai
ricchi dinanzi ai popoli stranieri, e se questi non troveranno nessuna ricchezza
presso di noi, bensì soltanto una borghese attività e sobrietà, allora nessun
popolo diventato potente sarà mai allettato dall’idea di soggiogarci per
toglierci dei tesori che non avremo; ma nel caso contrario noi non saremo al
sicuro dagli attacchi e da saccheggi nemmeno per un’ora.
8. Tutto ciò è ormai ben calcolato, e su queste basi
l’ininterrotto benessere di Hanoch sta scritto con scrittura di ferro.
9. Tuttavia una cosa non l’abbiamo ancora detta per la
piena realizzazione del nostro consiglio, ma l’abbiamo riservata per la fine,
per coronare il nostro consiglio stesso!
10. E questa cosa consiste nel fatto che noi stessi,
innanzitutto, dobbiamo del tutto seriamente cominciare ad attenerci a Dio,
l’Onnipotente, e ad insegnare, di nuovo dal fondamento, anche a tutti gli
abitanti di questa città a riconoscere, ad adorare ed amare quest’unico Dio,
nostro Padre, del Quale essi si sono completamente dimenticati come abbiamo
fatto noi!
11. Se non facciamo questo, allora ogni nostro
migliore consiglio sprofonderà nella polvere del nulla, e basteranno soltanto
pochi anni a farci piombare in una miseria ancora maggiore di quella che noi
abbiamo mai avuto occasione di sperimentare!
12. Perciò dobbiamo riaprire i due templi di Lamec e
là offrire a Dio, il solo Signore, il sacrificio di grazie e di preghiera che
Gli spetta da parte nostra!»
13. A tali parole molti consiglieri cominciarono ad
arricciare enormemente il naso; però un numero non piccolo di essi si dimostrò
tuttavia d’accordo con i due, sennonché questi propendevano per l’erezione di
parecchi templi.
14. Comunque, una parte dei consiglieri non volle
sapere niente di questo, bensì votarono a favore di una proposta che tendeva a
far trasformare in orti anche i luoghi occupati dai due templi; e così ben
presto i consiglieri cominciarono a litigare.
15. Il seguito ci mostrerà quale fu l’esito della
contesa.
[indice]
L’idea di inculcare una falsa dottrina di Dio per
mantenere asservito il popolo
L’ulteriore richiesta ai due consiglieri
L’ultimo consiglio, poi il ritorno alle alture
21 ottobre 1843
1. Passò un intero anno litigando senza che i
litiganti trovassero il modo di accordarsi, e per conseguenza non restò loro
altro da fare che chiamare nuovamente a consulto i due consiglieri per sentire
che cosa si sarebbe potuto fare in maniera accettabile per tutti.
2. Infatti su un solo punto tutti i litiganti erano
d’accordo, e cioè tutti concordavano che al popolo era necessario il
riconoscimento di un Dio, e in caso di bisogno anche di più dèi, per il
mantenimento dell’ordine; tuttavia, si voleva solo ottenere un tale
riconoscimento nel popolo non attraverso le vuote chiacchiere dei predicatori
basate sulla cieca fede, bensì lo si sarebbe dovuto fondare sulla scienza pura.
Dunque, per mezzo di indagini sulla natura, per mezzo della matematica, della
filosofia e di rappresentazioni artistiche degne di Dio!
3. Con ciò il popolo avrebbe avuto qualcosa di
inalterabile e convincente al posto di un misticismo tenebroso, ispirato solamente
ad una fede cieca, che generava sì
l’esistenza di Dio, ma nel quale il popolo sarebbe rimasto precisamente quel
tanto di tempo che gli insegnanti mistici sarebbero vissuti. Ma giunto il
momento in cui costoro, costretti dalla loro natura, avessero dovuto essi
stessi morire, allora anche tutta la loro dottrina sarebbe morta con loro, e il
popolo sarebbe stato semplicemente privato con l’inganno del suo Dio. E quando
i popoli fossero rimasti più volte ingannati a questo modo con un Dio mistico,
allora non sarebbe stato assolutamente possibile portarli più ad alcun
riconoscimento di Dio.
4. Dunque, in questo senso i nostri mille consiglieri
concordavano quasi perfettamente tra loro; soltanto non sapevano come avrebbero
dovuto attuare nella maniera più avveduta quanto deliberato, ed appunto per
tale ragione essi ricorsero ancora al parere dei due.
5. Ma i due interpellati risposero così: «Alti consiglieri della grande città
di Hanoch! È passato un anno da quando noi vi abbiamo indicato quale sarebbe stato
il giusto piano d’azione; voi però lo avete respinto! Che cosa mai dobbiamo
fare ancora di più?
6. A risolvere qualsiasi problema non c’é che un solo
piano buono e vero, e così è anche riguardo alla predicazione di Dio!
7. Questo piano, però, noi ve lo abbiamo indicato,
solo che voi lo avete respinto e ora ne avete un altro che, secondo la vostra
opinione, è più durevole. Dunque, procedete adesso secondo la vostra visuale
con la realizzazione del vostro piano, e lasciate che le conseguenze vengano ad
insegnarvi riguardo a quanto di buono voi avete portato alla luce con questo!
8. Noi però non intendiamo partecipare in nessun modo
a questo vostro piano, né d’altro canto vogliamo esservi neanche minimamente in
qualche maniera di impedimento nella sua esecuzione.
9. Riguardo alla dottrina di Dio tenete pure verso
Hanoch lo stesso contegno tenuto con i principi feudali, a ciascuno dei quali
voi avete dato una differente dottrina di Dio per poterli così distinguere con
facilità in base alla diversa dottrina, e conseguentemente anche per poter
riscuotere da loro, con maggiore facilità, il tributo del canone [d’affitto del
feudo]. Così facendo, voi certamente assisterete ben presto, qui ad Hanoch,
agli stessi avvenimenti che si sono verificati con i vassalli!
10. Voi finora avete potuto convincervi del fatto che
tutto quello che vi abbiamo consigliato era anzitutto molto facile da attuare,
e poi del fatto che tutto ciò è stato decisamente utile per tutta la grande
città.
11. Noi non abbiamo mai cercato di ingannarvi, bensì
con voi abbiamo sempre avuto in mente rettissimamente il vostro meglio, né vi
abbiamo mai detto una sillaba a nostro proprio vantaggio.
12. Così pure il piano espostovi un anno fa e
concernente il riconoscimento e la venerazione di Dio, era concepito per il
meglio di noi tutti; voi però già dall’inizio avete fatto molte difficoltà, e
durante tutto un anno vi siete persi in dispute per giungere ad una soluzione,
arrivando bensì alla fine a mettervi d’accordo, però con l’adottare un piano
che è il più riprovevole di tutti.
13. Ora, per realizzare questo vostro piano, noi non
conosciamo alcuna via e quindi non possiamo darvi nessun consiglio a tale
riguardo.
14. Fate dunque come meglio vi pare; noi però non abbiamo più nulla da dire
e nulla da fare in mezzo a voi! Perciò ora vi lasciamo senza pretendere alcun
compenso da voi, affinché possiate riconoscere che noi abbiamo sempre operato
per il vostro bene!
15. Chi però vuole venire via con noi, lo faccia,
prima che sia troppo tardi!»
16. Detto questo, i due abbandonarono la grande sala
del Consiglio, chiamarono a raccolta i loro servitori e fecero di nuovo ritorno
sull’altura.
17. In quale maniera poi si svolsero le cose ad
Hanoch, questo lo apprenderemo in seguito.
[indice]
Ritorno all’altura dei due messaggeri e loro relazione
ai padri
La richiesta di Lamech al Signore soddisfatta
L’invio nella pianura di dieci messaggeri del fuoco
23 ottobre 1843
1. Quando i due furono nuovamente arrivati
sull’altura, raccontarono a Lamech, ancora in vita, a Noè e a suo fratello
Mahal tutto ciò che si era verificato in quegli ultimi tempi nella pianura, e
nello stesso tempo domandarono se, nel giro di tre anni, qualcuno proveniente
dalla pianura si fosse forse stabilito sull’altura.
2. E il vecchio Lamech disse: «Miei cari figli, a questa domanda non è
davvero difficile rispondere, poiché fin dove arrivano i nostri possessi qui
sull’altura, che pure si estendono per giorni di viaggio, nessuno si è fatto
vedere! Questo vi sia detto a garanzia della piena verità e in risposta alla
vostra domanda!
3. Ma tanta maggiore attenzione merita la prima parte
del vostro racconto, poiché tutto fa presagire chiaramente che in breve tempo
l’intero popolo della pianura, o si darà all’idolatria, oppure si abbandonerà
completamente all’ateismo.
4. O Signore e Padre, dà un consiglio qui a noi, Tuoi
deboli figli, riguardo a ciò che si deve fare per condurre nuovamente i popoli
sulla retta via!»
5. E allora il
Signore disse immediatamente e in maniera ben percettibile
a tutti: «Andate nella regione del Mezzogiorno, là dimorano ancora centosette
famiglie disperse qua e là; esse sono discendenti dei sette [messaggeri] che ai
tempi di Lamec Io inviai laggiù ad Hanoch per invitare la città perduta a fare
penitenza.
6. Tra queste famiglie voi troverete dieci giovani
uomini molto robusti i quali non hanno ancora preso moglie; tu, Lamech, imponi
loro nel Mio Nome le tue mani, ed Io li doterò prodigiosamente della potenza
del fuoco! E quando poi essi, giunti alla pianura, in qualsiasi luogo
invocheranno il fuoco fuori dalla Terra, allora esso verrà fuori e consumerà
quanto i potenti del fuoco vorranno che sia consumato!
7. Che questi dunque scendano così, armati, nella
pianura, e che per sette anni là predichino dappertutto la penitenza. Se per
caso si volesse mettere loro le mani addosso, allora essi si circondino col
fuoco, e questo stenderà sempre i loro nemici a terra e distruggerà tutte le
loro armi!
8. Se nel giro dei sette anni il popolo si sarà convertito, allora essi
rimangano nella pianura in qualità di sacerdoti; ma se il popolo non si
convertirà, allora essi dovranno circondare di fuoco inestinguibile i Miei
templi ad Hanoch e poi fare ritorno nuovamente sull’altura! Così sia fatto!
9. Io durante questo tempo distoglierò la Mia faccia
dalla pianura, in modo da non vedere quello che vi accade! Amen!»
10. A questo punto tutta la compagnia si alzò, andò
subito nella regione del Mezzogiorno e cercarono i dieci uomini designati.
11. Quando questi furono trovati, il vecchio Lamech
fece loro come il Signore gli aveva comandato, e i dieci provarono subito la
loro potenza di fuoco e poi, accompagnati da molteplici benedizioni, discesero
in pianura.
[indice]
Sul differente modo fra la
narrazione spirituale e quella temporale
La cattiva accoglienza
dei dieci messaggeri del fuoco nella città
24 ottobre 1843
1. Dal tempo del ritorno dei due figli di Uraniel fino a
quello dell’invio di questa missione dei dieci messaggeri della potenza di
fuoco trascorsero circa due anni, anche se dal racconto si può avere
l’impressione che entrambi gli avvenimenti fossero avvenuti in un solo giorno.
2. Questo è detto per rendere più facile la comprensione
della totalità (degli avvenimenti) perché nel modo della narrazione spirituale,
spesso i fatti sono esposti come se accadono in un solo giorno, mentre nel modo
di narrazione terreno temporale non di rado trascorrono parecchi anni tra un
fatto e l’altro.
3. Ad esempio, perfino nella Sacra Scrittura è spesso
citato: “E nello stesso giorno”, mentre un simile fatto che viene descritto
come se si fosse compiuto in un giorno, nella realtà esteriore del tempo ha
richiesto per il suo svolgersi non di rado degli anni interi.
4. Questa precisazione era necessaria per rendere più
facilmente comprensibili simili modi di narrazione!
*
5. Quale accoglienza ebbero i nostri dieci messaggeri
ad Hanoch e in quali condizioni trovarono quella città e quel popolo dopo
questo breve periodo di tempo?
6. Quando arrivarono alle porte, essi furono
immediatamente fermati e sottoposti ad un severo interrogatorio giudiziario per
la legittimazione della loro provenienza, e fu loro chiesto se in un certo qual
modo non fossero in possesso di qualche passaporto scritto. (infatti a quel tempo ad Hanoch era già stato istituito
un severissimo servizio di polizia).
7. I messaggeri risposero: «Noi siamo mandati dall’Alto per la vostra
salvezza, ed è Dio, il Signore del Cielo e della Terra, il nostro passaporto!
8. Noi siamo mandati a voi per predicarvi una seria e
severa penitenza, oppure per annunciarvi che, se non vi convertirete,
l’inevitabile Giudizio di Dio vi distruggerà dalle fondamenta con la pienezza
del flusso dell’ira di Dio!»
9. Quando i messaggeri ebbero pronunciato tali
‘sconvenienti’ parole davanti alla ‘lodevole’ polizia giudiziaria di servizio
alla porta d’ingresso della città, parve che crollasse il mondo; all’istante
essi furono dichiarati colpevoli di lesa maestà nei confronti dell’alto
Consiglio e arrestati come evidenti sobillatori del popolo e astuti partigiani
di altri principi stranieri.
10. A questo punto, però, la loro potenza di fuoco
tornò loro utile, poiché nello stesso istante in cui i poliziotti di servizio
misero loro le mani addosso, uscirono le fiamme dal terreno e misero le guardie
nella fuga più vergognosa verso la città, e allora i nostri messaggeri si
avviarono essi pure in città senza altri impedimenti.
11. Ma da questa porta c’era quasi una giornata di
viaggio prima di raggiungere la residenza dorata dei mille consiglieri, i quali
allora avevano già eletto uno di loro a fungere da re di facciata, che non
aveva altro potere se non quello di convalidare sempre quello che avevano
deciso i mille consiglieri.
12. Dato dunque che i nostri messaggeri non avrebbero
potuto raggiungere in quello stesso giorno il luogo del castello aureo, essi
furono costretti a pernottare in una delle tante nuove locande e poi attendere
l’indomani per avvicinarsi al castello aureo.
13. Questo pernottamento fu l’inizio di quella benevola
accoglienza che più tardi fu riservata nell’intera città di Hanoch ai nostri
messaggeri, poiché in primo luogo essi erano stati diffamati, per quanto più
era stato possibile, dai poliziotti di guardia cacciati in fuga in quel
distretto della città con l’esatta descrizione della loro figura, e in secondo
luogo è facile immaginare con quanta premura essi venissero accolti nella
locanda dove entrarono!
14. Quando essi chiesero da mangiare e da bere, i
padroni della locanda scapparono via, e quando cercarono un luogo dove potersi
riposare, trovarono tutte le porte chiuse, perché era grande la paura che essi
volessero appiccare il fuoco a tutta la casa. Perciò furono lasciati riposare
nella stanza in cui erano entrati all’arrivo.
15. Questa fu dunque la prima accoglienza che essi
trovarono in città; ma il seguito di come si misero le cose, questo lo vedremo
fra poco.
[indice]
Sguardo sull’efficientissima organizzazione della
polizia della città
La fuga delle migliaia di poliziotti intervenuti per
arrestare i dieci messaggeri del fuoco
25 ottobre 1843
1. Che la guarnigione di poliziotti scappata via dalla
porta non avesse nella sua fuga altra meta che i mille signori, questo è molto
facile scorgerlo ed afferrarlo con le mani.
2. In altra occasione non ci sarebbe stata certamente
la necessità di ricorrere a questo, poiché per quanto riguarda la cultura
poliziesca di Hanoch, essa era, nel pienissimo senso, un perfettissimo
capolavoro già al suo primo sorgere, al cui paragone tutti gli attuali sistemi
di spionaggio sono un’evidentissima opera abborracciata.
3. Infatti, in primo luogo, ciascun padrone di casa ad
Hanoch era inderogabilmente obbligato a tenersi, per la sorveglianza di tutta
la casa, un uomo della polizia a proprie spese.
4. Inoltre, gli abitanti di ciascuna via dovevano
mantenere a proprio carico uno, due ed anche tre uffici incaricati della raccolta
di tutte le notizie di carattere poliziesco concernenti tutta la via, notizie
che poi dovevano essere riferite solo alla corte.
5. Le vie portavano tutte un nome, le case in ciascuna
via erano provviste di un numero, ed ogni padrone di casa doveva avere due
nomi, di cui uno indicava la casa e l’altro la persona; tutti gli altri
inquilini avevano solo un nome “ad personam” (personale), il che significa che ciascuna persona
aveva un suo proprio nome.
6. Inoltre, ciascuna via e ciascuna piazza aveva un
colore prescritto ed un prescritto modo di vestire, e il padrone di casa aveva
il diritto di portare un pezzetto di lamina d’oro sulla sua sopraveste, lamina
su cui doveva figurare il numero della sua casa; ogni altra persona però doveva
portare, indicato su una pezza di stoffa bianca appuntata alla sua veste, il
numero della casa in cui abitava.
7. Questa cautela poliziesca era stata adottata
perché, in qualunque luogo un individuo avesse trasgredito, sia pure anche solo
minimamente ad una norma di legge, poteva essere subito afferrato dai
poliziotti di guardia e poi condotto fino alla casa da lui abitata, dove il
padrone di casa doveva pagare una multa anzitutto all’ufficio di polizia della
propria via, e poi anche a quello della via dove era stato commesso qualcosa di
contrario ai regolamenti di polizia.
8. Dato però che a tutti gli uffici di polizia delle
vie veniva concessa la terza parte delle multe e contemporaneamente avevano il
diritto di stabilire quali fossero gli atti contrari ai regolamenti di polizia
commessi in ogni via, allora si potrà ben comprendere tutte le cose che in
breve tempo venivano individuate come contrarie ai regolamenti di polizia, e
per conseguenza non era facile trovare in una via un padrone di casa che non
dovesse pagare giornalmente una qualche penale.
9. Costui aveva certamente il diritto di farsi
successivamente indennizzare dall’inqui
10. Inoltre, e in modo particolare, quando un
locandiere dava alloggio a dei forestieri e non denunciava immediatamente la
loro presenza all’ufficio di polizia della via, allora tale comportamento era
già considerato una trasgressione principale da punire con una forte multa.
11. Fu anche per questo motivo che il nostro locandiere corse subito
all’ufficio di polizia della via per denunciare l’arrivo dei nostri dieci
messaggeri e per dichiarare quello che aveva osservato in loro di particolare,
nonché quello che aveva appreso sul loro conto da parte delle guardie della
porta messe in fuga.
12. Da qui la notizia della presenza degli uomini del
fuoco si propagò subito per tutta la città, le guardie in fuga avevano intanto
denunciato alla corte la comparsa dei dieci uomini del fuoco ingrandendo per
bene il fatto, e già per il giorno seguente venne mobilitata la milizia per
essere pronta a marciare contro la locanda dove si trattenevano i nostri dieci
messaggeri.
13. Il mattino dopo parecchie migliaia di uomini, ben
armati di giavellotti e lance, assediarono la locanda, e allora il locandiere disse agli ospiti: «Adesso andate fuori e difendetevi voi contro le molte
migliaia di lance e giavellotti!»
14. E i dieci, che si erano fortificati, si alzarono, chiamarono subito il
fuoco dalla Terra, e nello stesso istante irruppero dappertutto dal terreno
fuori sulla via delle fiamme potenti, che cacciarono in una fuga disperata
tutta quella milizia; e così i nostri dieci messaggeri rimasero soli e lodarono
l’Onnipotenza di Dio.
15. Il locandiere però, colmo di spavento e di orrore,
cadde ai loro piedi, poiché egli si era fatto l’opinione che essi fossero sul
serio o degli déi oppure degli spiriti del fuoco che avrebbero distrutto
l’intera città.
16. Il seguito, però, ci dirà quello che avvenne dopo.
[indice]
I dieci messaggeri e le promesse al locandiere
Verso il
castello aureo dei mille
Il terzo prodigio: il fuoco sui bastioni del castello
26 ottobre 1843
1. I dieci messaggeri, dissero al locandiere: «Alzati e non ritenerci per
quello che non siamo, poiché non siamo né déi, né spiriti del fuoco, bensì noi,
uomini dell’altura, siamo come voi e siamo stati dotati da Dio del potere del
fuoco solo per il vostro bene, in modo che possiate riconoscerci quali veri
messaggeri di Dio per voi e perché d’ora in poi vi convertiate secondo la
nostra parola.
2. Se voi farete così, allora sarete risparmiati dal
Giudizio di Dio che è molto vicino; ma se voi non vi convertirete secondo la
nostra parola, allora potete ormai riconoscere dalla nostra potenza di fuoco
che l’ira di Dio si trova già sul capo di tutti voi, poiché il fuoco che ci
obbedisce è simile all’ira di Dio!
3. Ieri sera ti abbiamo pregato di darci la cena;
perché non hai disposto affinché essa ci venisse servita? Credevi forse che non
ti avremmo pagato?
4. Oh, vedi, noi abbiamo con noi dei tesori
provenienti dai Cieli di Dio, e con tali tesori ti avremmo riccamente
ricompensato!
5. Tu invece chiudesti le tue dispense dinanzi a noi; ma
noi pure ora chiudiamo i nostri tesori dei Cieli dinanzi a te, e poi a te
resterà da vedere se dei tesori, che noi siamo stati incaricati da Dio stesso
di dispensare abbondantemente in questa città, potrà venirtene una qualche
parte!»
6. Il locandiere disse: «Io non vi conoscevo, e le nostre infami leggi
di stato richiedono la massima cautela verso gli stranieri, trascurando la
quale si incorre nelle più amare punizioni. Perciò siate indulgenti con me,
poiché a causa di tali leggi infami sono stato costretto a trattarvi a quel
modo!
7. Ma ora voglio certamente rimediare a tutto e quindi
vi ospiterò e vi fornirò tutto quello che vi è necessario al vostro
mantenimento in questa grande città, perché ora che ho visto la vostra potenza,
non temo più alcun giudizio. Ritornate perciò in casa mia ed avrete vitto e
alloggio, perché le mie migliori stanze e i miei migliori cibi stanno d’ora in
poi a vostra disposizione! Ma non abbandonatemi come avete minacciato, e vi
prego, cari uomini, di non fare questo per l’amore del vostro Dio onnipotente!»
8. E i messaggeri gli risposero: «Dio, il Signore, è colmo di
Misericordia per ciascun peccatore che confessi i propri errori, li deplori e
li abbandoni del tutto!
9. E così neppure noi siamo implacabili; perciò ti
perdoniamo il tuo comportamento e non terremo i tesori dei Cieli lontani da te.
10. Per il momento noi non possiamo prendere dimora
presso di te, poiché dobbiamo recarci dai signori di questa città, che con le
loro infami leggi inducono tutto il popolo a rinnegare Dio! Costoro devono essere convertiti per primi!
11. Avvenuto questo, ritorneremo poi da te e allora
accetteremo le tue offerte, benedicendoti!»
12. Ma il
locandiere disse: «O cari uomini! Questa città ha
un’estensione immensa; in essa vi sono parecchie migliaia di vie e moltissime
migliaia di case! Come farete a trovare questa via e questa mia locanda?»
13. I messaggeri risposero: «Non preoccuparti per questo, perché come
tu stesso trovi la tua via e la tua casa, alla stessa maniera la troveremo
anche noi! Infatti Dio è certamente la nostra guida, ed Egli sa assolutamente
bene dove è la tua casa e dov’è la via nella quale essa si trova!»
14. Dopo tali parole i dieci benedirono la locanda e
s’incamminarono poi verso il centro della città, e già in mezza giornata
raggiunsero il castello aureo che Uraniel aveva fatto costruire.
15. Ma quanto al fatto di potervi entrare liberamente,
questa volta non c’era nemmeno da pensarci, perché tutto era già sbarrato e
barricato da ogni parte, e dotato di provetti arcieri.
16 Il Signore però parlò ai messaggeri: «Non avvicinatevi troppo ai bastioni[24], ma rimanete qui finché
Io non vi spiani la via!»
17. A questo punto i messaggeri si fermarono, e subito
delle potenti fiamme si alzarono dai bastioni e distrussero tutto: sbarramenti,
armi e anche quegli uomini che non furono abbastanza veloci a prendere la fuga.
18. E così questo fu il terzo prodigio del fuoco
verificatosi nella città di Hanoch.
[indice]
Le istruzioni del Signore ai dieci messaggeri prima
dell’ingresso al castello aureo
Le intimazioni ai mille consiglieri radunati nella
sala delle riunioni
27 ottobre 1843
1. Quando la via al castello aureo fu spianata in
questo modo quanto mai prodigioso, il
Signore parlò di nuovo ai messaggeri: «Ora potete procedere oltre, ma non costringete nessuno
a convertirsi con la violenza, bensì annunciate la giusta penitenza e predicate
nel Mio Nome!
2. Chiedete che vengano aperti entrambi i
templi, ed ammonite i consiglieri nella maniera più viva da ogni servizio reso
alle immagini e agli idoli, e annunciate energicamente il Mio Giudizio che non
tarderà molto a venire! Questo è tutto quanto avrete da fare qui.
3. Se la corte si
convertirà, allora voi, come Io vi ho detto sull’altura, restate qui come
sacerdoti; ma se la corte si convertirà alle vostre parole soltanto in
apparenza, allora rimproverate severamente la sua ipocrisia, abbandonate subito
la corte e andate poi per le piazze e per le vie ed annunciate pubblicamente una
seria penitenza e il Mio Nome!
4. Non temete le armi
degli impotenti, poiché Io le distruggerò prima che qualcuno, colmo di brama
micidiale, possa impugnarle contro di voi!
5. E in questo modo
predicate nella città per tre anni interi! Se qui voi sarete derisi, allora
lasciate la città e predicate poi ancora ai popoli della campagna per quattro
anni! Se qualche popolo si convertirà del tutto a Me, allora fate che esso si
trasferisca sull’altura, e là Io ne avrò cura e lo provvederò subito di tutto
quello che gli sarà necessario per la vita su questo mondo.
6. Ma là dove un popolo
non si convertirà, abbandonatelo subito e recatevi in un altro luogo!
7. Sulle campagne però
rimanete solo quattro anni; e quando Io vi chiamerò, allora fate subito ritorno
all’altura senza volgervi a guardare indietro!
8. Ora voi sapete quello
che avete da fare, e così entrate dunque nel Mio Nome nel castello! Amen!»
9. A questo punto i nostri messaggeri cominciarono ad
incamminarsi di nuovo sulla via, penetrarono subito nel castello aureo e, in
una sala immensamente grande, trovarono appunto radunati i mille consiglieri,
con nel mezzo il re di facciata, tutti occupati a trattare un argomento di
somma importanza.
10. E precisamente tenevano consiglio per decidere sul
modo in cui essi avrebbero potuto sbarazzarsi di questi dieci mostri del fuoco.
11. Essi erano appunto intenti ad architettare un
piano orribilmente ipocrita a questo scopo, e stavano deliberando di ascoltare
apparentemente con grande raccoglimento le parole dei dieci e di far finta di
convertirsi a seconda di queste, ma invece nel loro interiore non volevano
lasciare intentato alcun mezzo per allontanare i messaggeri del fuoco dalla
città. E in quello stesso istante, con immenso spavento dei mille consiglieri e
del loro re di facciata, ecco presentarsi i
dieci nella sala del Consiglio, i quali
dissero:
12. «La pace sia con voi! Secondo i vostri piani voi
non ci allontanerete mai dalla città, ma quando il nostro tempo sarà compiuto,
allora noi abbandoneremo comunque questa città per la vostra rovina, ma non
secondo la vostra infamia, bensì secondo la Volontà di Colui che ci ha mandato
a voi!
13. Comprendete già fin d’ora queste parole, e
preparatevi a ricevere la notizia che noi dobbiamo darvi da parte di Dio, il
Signore onnipotente! Aprite dunque ora i vostri orecchi ed ascoltateci! Amen!»
[indice]
L’invito dei mille consiglieri ai dieci di relazionare
il mandato
Uno dei dieci espone la storia dell’uomo dalla sua
origine
28 ottobre 1843
1. Nondimeno, uno
tra i mille consiglieri si alzò e andò incontro ai
dieci, si inchinò davanti a loro secondo l’usanza di corte, e disse:
2. «Potenti inviati probabilmente di uno sconosciuto
principe e signore di tutte le montagne che sputano fuoco che in grande
quantità sorgono tutte intorno a noi! Avvicinatevi, anzi venite in mezzo a noi
e date esecuzione all’incarico che avete ricevuto per noi, poiché, vedete, la
sala è ben grande e noi siamo in molti! Perciò conviene piuttosto che voi vi
mettiate nel mezzo della sala, affinché noi tutti possiamo udire bene la vostra
relazione sicuramente degna di nota. Infatti, noi siamo grandi amici delle
buone relazioni e intendiamo accogliere tutto ciò che da noi sarà riconosciuto
buono.
3. Se però dovessero esservi delle cose sciocche,
allora voi, quali esseri umani sicuramente di specie superiore, comprenderete
ancora meglio di noi che non potremmo accettarle, naturalmente in base alla
nostra libera volontà.
4. Voi, con la vostra terribile potenza quali esseri
di specie superiore, potete certo costringerci, ma con ciò voi avrete poi
ottenuto poco o nulla, e noi avremo ottenuto altrettanto poco dalla vostra
straordinaria ambasciata[25]!
5. E perciò vogliate avere la bontà di avanzare fin là
nel mezzo e di esporrci la vostra relazione, perché noi tutti, assieme al re,
abbiamo reso gli orecchi ben disposti alle vostre parole e, da esseri tanto
straordinari quali voi siete, noi ci attendiamo anche, e di pienissimo diritto,
qualcosa di veramente straordinario!»
6. A questo punto, e accondiscendendo al desiderio del
Consiglio, i dieci si collocarono allora nel mezzo della sala, e uno di loro, a nome di tutti e dieci, cominciò a rivolgere le seguenti parole a tutta
l’alta riunione del Consiglio:
7. «Amici e fratelli, se voi riandate con la memoria
ai vostri padri, dovete ammettere che questi furono tutti, senza eccezione,
discendenti di Adamo, quindi effettivamente dei figli di Dio ancora ai tempi
quando Lamec, un contemporaneo del Lamech tuttora vivente sull’altura, quale re
bestemmiatore di Dio governava in maniera crudele il popolo della pianura,
risiedendo qui in questa città!
8. A molti di voi, certamente, non deve essere proprio
completamente estraneo, né completamente sconosciuto tutto quello che nella
menzionata epoca fece il Signore del Cielo e della Terra per annientare, in
primo luogo, più di una stoltezza sull’altura, e poi per purificare la pianura
da tutta l’immondizia del serpente antico,
assolutamente maligno, che certo non può esservi del tutto sconosciuto.
9. Inoltre, saprete come i vostri padri abbandonarono
le montagne, pure e tanto benedette da Dio, e come essi discesero quaggiù in
questa pianura che andava di nuovo rendendosi sempre più impura, quantunque il
sommo sacerdote Lamech dell’altura, che è ancora in vita, avesse sicuramente
dimostrato loro a sufficienza quanto ingrata e indegna di Dio, il loro santo
padre, fosse una tale iniziativa.
10. Sennonché i vostri padri voltarono le spalle a
Lamech e, ardendo di desiderio per le raffinate donne della pianura, discesero
a schiere, e più di uno abbandonò perfino moglie e figli sull’altura.
11. Questo è un fatto innegabile; se voi non vorreste
crederci, allora potete andare a chiederlo a migliaia di testimoni ancora in
vita!
12. Voi siete dunque figli dei figli di Dio che
risiedono sull’altura, e vi siete innalzati da voi stessi a potenti dominatori
della pianura, senza essere stati minimamente chiamati a ciò da Dio.
13. Uraniel, il legittimo re, voi lo avete dapprima
sedotto, poi lo avete oppresso e ucciso; i suoi figli li avete la prima volta
arrestati, e la seconda volta derisi, quando essi vi esortarono di fare ritorno
a Dio.
14. Invece di riaprire entrambi i templi del Signore
come vi era stato comandato, voi avete creato una miserabile polizia cittadina
e avete introdotto varie forme di idolatria e formalmente proibita la fede
nell’unico vero Dio, e avete sovraccaricato il popolo delle imposte più degne
di maledizione.
15. E ora dite e giudicate voi stessi quale ricompensa
vi siete meritati con ciò davanti all’eterno vero Dio e Signore!
16. Parlate ora, e noi vi ascolteremo con tutta
pazienza; e quando avrete finito di parlare, allora riprenderemo di nuovo a
parlare con voi! Giudicate e di conseguenza parlate! Amen!»
[indice]
Inutilmente i mille consiglieri bisbigliano
segretamente fra loro
I dieci messaggeri svelano i piani dei mille e danno
loro l’ultimatum
Ritorno alla
locanda – L’imbarazzo dei mille
30 ottobre 1843
1. E i consiglieri, quando ebbero sentito tale discorso dai dieci
messaggeri, storsero terribilmente il naso tra di loro e si consultarono in
segreto l’uno con l’altro, dicendosi:
2. «Che cosa ci resta da fare, se non inghiottire, per
amore o per forza, la pillola per quanto possa essere acida, amara o astringente?
Perché opporsi con la violenza, significherebbe veramente gettare olio sul
fuoco.
3. Così succede anche nella politica! Con essa noi
possiamo di certo agire contro la cecità degli uomini, ma invece, che cosa
possiamo ottenere con essa contro questi qui che già alla prima occhiata hanno
scoperto nel dettaglio quello che c’era in noi?
4. Ciò che tuttavia possiamo fare ancora, è opporre a
questi messaggeri delle contro motivazioni del tutto particolarmente critiche,
prima di dover accogliere completamente le loro istanze!
5. Noi non siamo stupidi, né abbiamo messo in ceppi il
nostro intelletto; esso darà ancora abbastanza da fare a questi dieci fino
all’apertura dei due templi! E dunque, che resti così per il momento!»
6. Dopo aver preso questa decisione in segreto, uno dei dieci si rivolse ai membri del Consiglio e disse:
7. «Credete forse voi consiglieri, che pretendete di
essere saggi e ultra accorti, che ci sia sfuggito quanto avete deliberato di
nascosto? Oh, voi commettete un colossale errore!
8. Il Signore del Cielo e della Terra ha affinato così tanto l’udito del
nostro spirito, che noi possiamo percepire i vostri pensieri più segreti come
fossero parole pronunciate ad altissima voce!
9. Dunque, dove volete arrivare con la vostra astuta
ultra accortezza?
10. Credete forse che per noi sarebbe difficile
ribattere alle miserabili critiche del vostro intelletto?
11. O stolti che siete, che cos’è ora il vostro
intelletto? Ecco, esso non è nient’altro che un ultra fioco barlume di quella
chiara sapienza che un giorno i vostri padri originari possedevano con uno
splendore tanto maestoso da poter essere paragonato ad un Sole nascente!
12. Q
13. Oh, quanta stoltezza ci vuole per non vedere che la tenebra può
sussistere soltanto fino a quando non filtra un raggio di luce! Ma una volta
che è giunta la luce dai Cieli, allora, cosa volete ancora con la vostra
tenebra?
14. In verità, come la notte fugge dinanzi al Sole
nascente e viene completamente annientata dappertutto dal chiarissimo splendore
del Sole, così pure il vostro intelletto dovrà cedere il campo e restare
interamente annientato là dove la Luce di Dio comincerà ad irradiare da noi!
15. Pertanto, qui non si tratta di lasciarci
coinvolgere da voi in lunghe dispute e insegnamenti, bensì il nostro compito
nei vostri confronti è solo quello di esprimervi una richiesta, mentre il
vostro è quello di farci una concessione!
16. La nostra volontà, che ci è stata data da Dio, ve
l’abbiamo annunciata, e non c’é bisogno di altro!
17. Se voi vi conformerete a questa volontà, allora
sarà bene per voi e per tutto il popolo; se però non intendete fare così,
allora potete avere da noi la più ampia assicurazione che non vi costringeremo
a niente, né con la nostra potenza del fuoco, né ancor meno con il nostro
linguaggio della sapienza!
18. Non attendetevi dunque che noi adesso ci
intratteniamo più a lungo presso di voi per farvi delle esortazioni più o meno
commoventi; un tale sistema lo si può usare soltanto con i poveri e con i
deboli.
19. Ma per voi non c’é niente se non l’obbedienza
cieca, tale e quale la esigete dal popolo, oppure il Giudizio, poiché il
Signore si comporta con voi, come voi vi comportate con il popolo!
20. Ecco, queste sono le nostre ultime parole. Sta a
voi fare o non fare a seconda delle stesse! Amen!»
21. E detto questo, i dieci abbandonarono la sala e il
castello, e fecero ritorno al locandiere che prima aveva offerto loro vitto e
alloggio.
22. I consiglieri ora si trovavano in un immenso
imbarazzo, perché si vedevano messi con le spalle al muro sotto tutti gli
aspetti e non sapevano che pesci pigliare. Infatti, se facevano secondo le
parole dei dieci, allora essi si sarebbero smascherati davanti al popolo; se
però facevano secondo il loro proprio consiglio, allora avrebbero cozzato
contro la minaccia dei dieci.
23. In tali condizioni, dunque, un buon consiglio era
quanto mai prezioso per i consiglieri.
[indice]
La soluzione di uno dei mille consiglieri: proposta di
emigrazione
Ancora disaccordo
31 ottobre 1843
1. «Che cosa faremo noi adesso?», questa era la
domanda universale che andavano reciprocamente facendosi i consiglieri come pure il loro re di facciata.
2. Ma uno si alzò tra il Consiglio e disse ad alta voce:
«Fratelli, ascoltatemi; ora mi è passata per la mente un’idea che io credo
molto assennata!
3. Quando prima erano ancora presenti quegli uomini
del terrore, voi tutti vi siete espressi nel senso che il nostro intelletto
avrebbe dato loro più di qualche osso duro da rodere prima che noi decidessimo
di fare come essi richiedevano da noi.
4. Noi dunque abbiamo impostato la questione sulla
base del trionfo del nostro intelletto e certo anche il nostro intelletto
trionferà sulla loro sapienza! Ma come?
5. Io ve lo dico: “Nella maniera più facile del
mondo!”
6. Voi tutti, come me, sicuramente vedete che ormai il nostro potere su questo mondo è
completamente finito!
7. Che cosa ci resta da fare ancora qui? Ebbene: o
aspettiamo la persecuzione che evidentemente si scatenerà contro di noi da
parte del popolo quando quest’ultimo sarà debitamente aizzato e sobillato
contro di noi dai dieci messaggeri ai quali non possiamo affatto opporci, –
oppure aspettiamo che si attui la minaccia che, in modo lodevolissimo, fu
promessa a noi tutti dai dieci?
8. Io ritengo che l’una cosa sarebbe stupida quanto
l’altra!
9. Provate ad andare ad aprire al popolo i due antichi
templi, e ditegli che è necessario che abbia fine la venerazione delle statue
introdotte da noi! Che cosa farà il popolo? Certo, ci domanderà del perché ora
succede questo!
10. Ma anche noi dobbiamo porci una domanda molto
significativa, e cioè: “Che cosa risponderemo?”
11. Mentire non ci è permesso, perché ce ne dissuade
la minaccia dei dieci, pena la nostra vita.
12. D’altro canto non possiamo riaprire i templi
restando muti, poiché i templi hanno i loro certi custodi segreti che ci
domanderebbero anzitutto, al cospetto del popolo, perché noi facciamo questo. E
allora – volenti o nolenti – dovremo venir fuori con la verità e, volendo
conservare la vita, dovremmo dire:
13. “Antichi abitanti di questa città, noi vi abbiamo
ingannato con l’astuzia e con la violenza per saziare la nostra avidità e sete
di potere, vi abbiamo privato dell’unico, eterno e vero Dio e Signore, e
abbiamo fatto tutto ciò a forza di menzogne, di percosse e applicando perfino
la crudele pena di morte!
14. Ora però questo vostro antico e vero Dio ha avuto
pietà della vostra miseria, di cui noi soli siamo responsabili, ed ha inviato a
noi, vostri falsi signori, dei potenti messaggeri punitori e, attraverso
questi, fece punire noi con la potenza del fuoco ed imponendoci di aprire di
nuovo dinanzi a voi i templi antichi del vero Dio e di risarcire ora voi di
tutti i nostri inganni!”
15. Vedete, questa è la nuda verità; ma chi di noi si
presterà a fare questa lodevole dichiarazione davanti a tutto il popolo?
16. Se non la facciamo, dobbiamo aspettarci ben presto
di essere circondati dalle più belle fiamme irrompenti fuori dal terreno,
perché di questo, uno dei dieci e del tutto in segreto, mi ha dato in un certo
qual modo la consolante assicurazione.
17. Ma se facciamo questa splendida dichiarazione,
allora non bramerei davvero essere testimone oculare della pioggia,
estremamente terribile, di pietre scagliate
dalle mani molto elastiche del popolo che si riverserebbe sulla nostra grande
magnificenza.
18. Se però non facciamo assolutamente niente e
restiamo qui nel castello per continuare a consigliarci, allora il popolo saprà
bene come trovarci e ci verrà incontro con tali dimostrazioni d’onore che noi
tutti ne rimarremo immediatamente di stucco!
19. Il mio consiglio, adatto ad ovviare a tutte queste
sicure calamità, sarebbe il seguente: “Considerato
che qui, evidentemente, non c’é più pane per i nostri denti, allora piantiamo
tutto e pigliamo il largo fin che siamo in tempo!”
20. La Terra è grande! Noi ce ne andiamo con le nostre
mogli, i nostri figli e con i nostri tesori quanti ce ne possono occorrere –
così è chiaro che in questo modo siamo noi a trionfare col nostro intelletto
sulla sapienza dei dieci – ci cerchiamo sulla Terra un posticino da qualche
parte e là viviamo poi del tutto imperturbati da simili messaggeri e lasciando
perdere l’antico Dio!
21. Che ne dite di questo mio consiglio?»
22. Parecchi si dichiararono d’accordo con l’oratore;
altri invece erano dell’opinione che la partenza avrebbe certo avuto qualche
difficoltà. D’altronde essi ritenevano che, se agivano rettamente, i dieci si
sarebbero piuttosto trovati indotti a proteggerli contro il furore popolare che
non a darli in balia al popolo.
23. In questo modo i pareri rimasero discordi per tre
giorni; il seguito però ci mostrerà quale piega definitiva presero infine le
cose.
[indice]
Seicentocinquanta consiglieri scappano dalla città
stabilendosi nell’alto Egitto
2 novembre 1843
1. Ma l’oratore sorto fra i consiglieri, che aveva parlato per primo
e che ci teneva a mettere la maggiore distanza possibile tra lui e la città,
non rifletté a lungo sulle obiezioni degli intenzionati ad agire rettamente, ma
si sbrigò velocemente dichiarando quanto segue:
2. «Ebbene, visto che voi ritenete il vostro progetto
più consigliabile del mio, allora facciamo così: quelli di voi, che certo nel
migliore dei modi, sono del tutto d’accordo con me, costoro seguano il mio
consiglio, prendano dunque con sé le loro mogli, i loro figli e i loro tesori e
carichino tutto come si deve sui cammelli addomesticati di cui dispongono e
vengano con me quali trionfatori dell’intelletto!
3. Coloro invece che, restando qui, ritengono di agire rettamente e che
sembrano avere una grande voglia di essere salutati dal popolo con le pietre,
oppure, nel migliore dei casi, di essere cacciati dalla città a bastonate,
ebbene che costoro attendano qui tutti questi tormenti secondo il loro volere,
e che traggano dalle conseguenze dolorose il seguente insegnamento:
4. “Sarebbe stato meglio partire sani e salvi con l’onore
della vittoria dell’intelletto, che non doversene andare con la schiena
dolorante per i colpi di pietre o, nel migliore dei casi, di legnate, e tra le
molteplici vergogne, derisioni, sbeffeggiamenti e maledizioni!”
5. E ora io sono il primo ad andarmene! Chi vuole
seguirmi, mi segua, ma chi non vuole fare così, che faccia pure come gli sembra
meglio e più salutare»
6. A questo punto si alzarono seicentocinquanta consiglieri e dissero: «Noi seguiremo il tuo consiglio; se però
giunti alle porte della città ci dovesse andare male, allora fa’ in modo che la
vittoria del tuo intelletto, che tu reputi tanto sicura, non ci rimetta!»
7. Allora coloro che propendevano per la fuga si
congedarono dagli altri che rimanevano; presero le loro mogli, i figli e i tesori,
caricarono i cammelli e partirono già lo stesso giorno.
8. Ora avvenne che molto popolo si trovasse radunato
nelle vie e il suo stupore non fu poco nel vedere questo corteo formato dai
suoi signori di solito tanto severi. Nessuno sapeva ciò che un simile
avvenimento potesse significare, e ciascuno era angosciosamente in attesa di
quello che sarebbe potuto accadere.
9. Molti tra loro dissero: «Questo è strano! Sembra che i
signori abbiano intenzione di andarsene con mogli, figli e bagagli di ogni specie,
e senza una scorta armata! Che cosa sarà questo e che cosa vorrà dire?
10. Infatti, non somiglia affatto ad una passeggiata,
né meno ancora di un viaggio regionale, perché in simili occasioni si sono
visti andare sempre con loro intere legioni armate!»
11. In breve, il popolo si rompeva il capo per capire
di cosa si trattasse! La gente correva ad informarsi presso gli uffici di
polizia della via, ma neanche là le fu possibile conoscere qualcosa di sicuro.
12. E i nostri consiglieri, quali trionfatori dell’intelletto,
procedevano nella loro ritirata senza venire minimamente trattenuti in alcun
luogo, perché nessuno osava chiedere loro dove fossero diretti.
13. La direzione che essi presero li portò dalla parte
dell’odierno Egitto, ed essi si stabilirono precisamente nella parte alta di
questo paese, nella regione di Elephantine, e là costruirono subito una piccola
città dove stabilirono la loro dimora.
14. Ed essi furono i primi abitanti di questo paese.
15. Tuttavia, gli orrori di questo paese li costrinsero
a rivolgersi nuovamente a Dio; e così questo paese divenne ben presto ricco e
potente.
16. Ma che cosa fecero ora i consiglieri rimasti?
Questo lo vedremo in seguito!
[indice]
La presa di posizione tra i trecentocinquanta
consiglieri rimasti ad Hanoch
Altri duecentocinquanta decidono di emigrare
4 novembre 1843
1. Il terzo giorno uno
dei consiglieri rimasti con
l’intenzione di agire rettamente si alzò e disse agli altri:
2. «Ascoltatemi voi che, come me, siete rimasti qui
intendendo agire rettamente! Secondo le notizie che ci hanno trasmesso le
guardie alle porte della città, noi ora sappiamo che i nostri seicentocinquanta
fratelli se ne sono andati senza incontrare il benché minimo ostacolo; niente
dunque ha impedito a loro di procedere per la loro via.
3. Noi ora sappiamo che la vittoria dell’intelletto è
riuscita a loro; ma se anche la nostra intenzione di agire rettamente approderà
all’identico risultato, questo non sta scritto ancora in nessun luogo! E se
forse alla fine debba proprio toccarci la sorte a cui accennarono le parole
detteci dai compagni che sono partiti, ebbene, neanche questo sta scritto in
nessun luogo!
4. Io ritengo perciò che noi pure dobbiamo cercare una
soluzione sicura alla questione seguendo l’esempio coraggioso dei nostri
fratelli, piuttosto che aspettare qui il risultato, sempre quanto mai dubbio,
delle nostre rette intenzioni, ma che ad ogni modo ci espongono a qualche
rischio! In ogni caso è certamente meglio partire come signori, che alla fine
essere cacciati come spregevoli ingannatori del popolo!»
5. Allora un
altro si alzò per opporsi alle idee esposte dal
primo oratore e disse: «Amico, tu ora parli senza considerare la circostanza,
favorevole per noi, che consiste nel fatto che proprio in seguito alla partenza
degli altri consiglieri ci veniamo a trovare dinanzi a tutto il popolo in una
situazione quanto mai vantaggiosa, dato che noi ora possiamo riversare sui
nostri fratelli fuggiti tutta l’infamia e il tirannico arbitrio nell’amministrazione
dello stato, e ancora una cosa possiamo volgere a nostro favore e cioè possiamo
persuadere il popolo, senza paura di essere smentiti, che siamo stati noi
stessi a cacciare fuori dalla città i tiranni con la potenza della nostra
parola, per ristabilire ora l’antico Ordine divino come esisteva al tempo di
Lamec!
6. E la verità funesta che noi dovremmo confessare
davanti al popolo, possiamo ora scaricarla, senza scrupolo e senza cattive
conseguenze, sulle spalle dei nostri fratelli che sono fuggiti, e noi di fronte
al popolo veniamo allora a figurare quali straordinari benefattori e non come
dei tiranni maledetti che, sotto ogni aspetto, hanno oppresso il popolo nella
maniera più ignobile!
7. Se noi ci esprimeremo effettivamente così, allora il
popolo non potrà che giubilare per noi e non ci colpirà di certo né con le
pietre, né con i bastoni! Nelle attuali condizioni questo mezzo si presenta
come il più innocente e il più innocuo del mondo, e lo scopo è del tutto
conforme alla Volontà dell’antico Dio; cosa vogliamo di più? Facciamo quindi
così, e andrà tutto bene!»
8. Allora il
primo oratore gli replicò nel modo seguente: «Per
questa circostanza apparentemente favorevole, io ti auguro una buona riuscita e
tutta la fortuna del mondo; io però ti dico che quando tu farai questa
dichiarazione al popolo, che apparentemente è favorevole, allora io mi terrò
alquanto lontano e, se tu vuoi, puoi avere garanzia da me di questa mia
opinione con parole scritte su una tavola di ferro!
9. Non hai dunque sentito quello che l’oratore dei
nostri compagni partiti, disse riguardo a ciò che ciascun mentitore deve
attendersi dai dieci messaggeri? Se tu vuoi mentire al popolo in questo modo e
a nostro vantaggio, allora ti chiedo: “Hai
già consultato i dieci ed hai già ottenuto da loro l’assicurazione che, dopo
aver mentito al popolo, non faranno subito di te una fiaccola ardente?”
10. Non siamo stati noi, sempre e soltanto, la parte
più maligna e avida di potere? Non siamo stati noi principalmente che abbiamo introdotto il servizio agli idoli,
istituito la polizia e stabilito tutte le imposte esorbitanti? E adesso dovremo
scaricare tutto ciò sulle spalle di coloro che se ne sono andati e che sono
sempre stati migliori di noi?
11. Io mi congratulo con te! Fa’ pure quello che vuoi,
io però me ne vado da qui, e chi vuole venire con me, mi segua!»
12. A questo punto si alzarono altri duecentocinquanta
consiglieri e partirono conducendo con sé mogli, figli e un gran numero di
servitori.
13. Tuttavia, strada facendo, in una delle vie vennero
loro incontro i dieci messaggeri del fuoco che domandarono loro: «Ebbene, dove
andate?»
14. Ed essi risposero: «Con il vostro permesso, noi andiamo là
dove il mondo ha una fine! Noi non vogliamo mentire, e quindi per noi è meglio
essere oggetto di curiosità che non di vergogna!»
15. E i dieci li lasciarono andare senza impedimenti e
non si volsero più a guardarli.
[indice]
Il Signore annuncia ai dieci messaggeri di dare un
termine di sette giorni ai cento consiglieri rimasti
La discussione sull’ultimatum
6 novembre 1843
1. Il Signore così parlò ai dieci messaggeri: «Adesso andate dai cento consiglieri ancora rimasti,
interrogateli e poi esponete loro la Mia causa!
2. Fissate loro un
termine di sette giorni e dite loro: “Se
entro questo tempo voi non adempirete la Volontà del Signore, allora potete
seguire l’esempio dei vostri compagni che se ne sono già andati; ma se
adempirete la Volontà del Signore, allora potete essere più che sicuri che il
nostro pugno vi coprirà!”»
3. Così disse il Signore ai dieci, e questi andarono
in fretta dai cento consiglieri ancora rimasti.
4. E quando i consiglieri videro comparire i dieci
uomini del terrore, furono colti da tanto spavento che cominciarono a tremare
come si fossero già trovati sull’orlo dell’eterno abisso.
5. I dieci dissero: «La pace dall’Alto sia con voi! Non abbiate
così tanta paura di noi, perché non siamo stati mandati a voi quali messaggeri
di sventura, bensì noi, eletti di Dio, siamo soltanto dei portatori della Sua
Volontà a voi tutti.
6. La nostra ambasciata eternamente vera, ha, come vi
insegnerà, il vostro bene nel tempo e per l’eternità; perciò noi vi esortiamo a
fare quanto avete recentemente sentito da noi, e a tale scopo vi fissiamo
ancora un termine di sette giorni di tempo per riflettere e decidervi se fare o
non fare secondo la Parola del
Signore rivolta a voi!
7. Se non lo farete, allora voi potete imitare subito
i vostri predecessori, e a coprirvi sarà il vostro pugno e quello dei vostri
compagni; ma se adempierete la Parola del Signore, allora sarà il nostro pugno
a colpirvi.
8. Così suona la Volontà del Signore, così suona la
Parola del Signore!
9. Se l’adempirete liberamente, allora sarete liberi
anche voi; se l’adempirete come servi, allora voi resterete anche come servi;
se l’adempirete con la costrizione, allora voi d’ora innanzi starete sotto la
costrizione come gli animali dei boschi, e la libertà non vi apparterrà mai! Ma
se fuggite, allora resterete fuggitivi fino alla fine di tutti i tempi!
10. Però guai ad ogni mentitore tra di voi, poiché chi
mente sarà punito dal Signore con verghe fiammeggianti! Amen!»
11. E detto questo i dieci lasciarono nuovamente il
Consiglio. Essi se ne erano appena andati, che uno tra i cento consiglieri rimasti si alzò e
disse:
12. «Amici, fratelli! Ora noi ci troviamo saldamente
inchiodati, qui e là, da tutte le parti!
13. Un termine di sette giorni! Qualunque sia la
nostra decisione, non possiamo che aspettarci o i pugni, o l’eterna fuga, o
l’eterna servitù, o l’eterna costrizione, oppure addirittura le verghe
fiammeggianti!
14. Non ci resta dunque altro da fare che scegliere il
minore tra tutti i mali che ci vengono prospettati, e questo, secondo la mia
opinione, è evidentemente la fuga! Vogliate però esprimervi anche voi, in modo
che vi possa essere accordo tra di noi sulla questione principale!»
15. Allora i consiglieri cominciarono a consultarsi
tra di loro e la discussione durò tre giorni; il seguito di questa narrazione
però ci dirà a quale decisione essi giunsero alla fine.
[indice]
La professione di fede a Dio di uno tra i cento
consiglieri
Annuncio dell’apertura dei due antichi templi
7 novembre 1843
1. E un altro dei consiglieri si alzò e disse: «Fratelli, io credo di aver compreso
meglio di qualsiasi altro le parole dei dieci, e quindi credo pure di non avere
torto se mi dichiaro perfettamente contrario alla fuga.
2. Infatti è chiaro che coprire col pugno qualcuno,
non significa colpirlo, bensì proteggerlo. Ma se i dieci ci proteggono qualora
agiamo rettamente, perché la fuga dovrebbe essere considerata il mezzo più
consigliabile e migliore?
3. Agiamo rettamente di nostro libero volere, e noi
possiamo essere certi che per questo a nessuno di tutti noi verrà torto un
capello, poiché l’antico Dio, che è in eterno fedele e colmo d’amore e di
indulgenza verso coloro che, pentiti, ritornano nel Suo santo Ordine, non farà
piovere nemmeno su di noi pietre roventi se, di cuore pentito e fedele, faremo
di nuovo ritorno all’Ordine santo da Lui stabilito dall’eternità!
4. Mettete nelle mie mani le chiavi d’oro, ed io non
avrò timore di uscire fuori con cento araldi per proclamare ad alta voce in
tutta la città l’apertura del tempio e procedere poi all’apertura del tempio
della pianura, come anche quello sul monte, alla presenza di una innumerevole
quantità di popolo!
5. Chi di voi vuole venire con me, che venga; chi però
non osa fare così, che rimanga nel Nome del Signore! Ma nessuno di noi pensi
più ad una fuga vergognosa, perché i dieci messaggeri hanno apertamente
dichiarato la fuga un’evidentissima punizione!
6. Io però intendo di nuovo rivolgermi interamente e
del tutto seriamente a Dio; per conseguenza non fuggirò mai! Preferisco essere
consumato dalle fiamme dell’ira di Dio qui dove sono ora, anziché fare un solo
passo con l’intenzione di fuggire da Dio, l’Onnipotente, il Quale può
afferrarmi e giudicare dappertutto!
7. A Te, o Dio e Signore, io prometto e giuro qui il
mio pieno ritorno e poi la fedeltà per tutta la mia vita! Solo Te io servirò ed
amerò d’ora innanzi con tutte le mie forze per il tempo della mia intera vita!
Amen!»
8. Queste energiche parole sorpresero e colpirono
enormemente tutti gli altri consiglieri, e nessuno si azzardò più ad opporsi a
lui.
9. Egli però domandò le chiavi ai consiglieri, ed essi esclamarono: «Vuoi
mandarci tutti in rovina?»
10. Ma l’oratore rispose: «No, questo io non lo voglio, né lo farò!
Però datemi le chiavi, ed io prenderò soltanto su di me tutta la colpa anche
per voi! Sì, in questa circostanza assumerò io la parte del mentitore e, pure
essendo il meno colpevole tra di voi, mi accuserò dinanzi a tutto il popolo di
essere il solo colpevole, in modo che ogni punizione ricada su di me e che voi
possiate apparire liberi e giustificati! Ora però datemi le chiavi, affinché io
vi salvi!»
11. A questo punto i consiglieri consegnarono le
chiavi all’oratore, ed egli le prese con grande commozione del suo cuore, e
scelse, tra gli ancora molti servitori della corte, cento buoni oratori e poi
andò e fece annunciare l’apertura dei templi antichi per tutte le vie.
[indice]
L’attività del solerte e
valoroso consigliere ha successo nonostante si assuma tutta la responsabilità
Il popolo lo nomina
quale capo e guida
8 novembre 1843
1. Per tre giorni di seguito il nostro consigliere,
aiutato dai suoi cento aiutanti, fece coraggiosamente annunciare l’apertura dei
due templi in tutti i punti della città e, a questo scopo, egli reclutò ancora
nella città degli altri oratori e li inviò nei lontani sobborghi dove pure fece
annunciare gli avvenimenti che tra breve si sarebbero svolti ad Hanoch.
2. Egli subito fece apostoli tutti gli addetti agli
uffici delle vie e tutti i guardiani delle porte, e ne inviò molti con precise
istruzioni fino nelle più lontane province e fece annunciare a quegli abitanti,
e particolarmente ai principi vassalli, l’imminente apertura dei templi, come
pure fece loro pervenire il rigoroso comando del ritorno all’antico Dio.
3. Dappertutto si fece sapere che chiunque, a cui
fosse stato possibile essere presente, non doveva mancare all’apertura dei due
templi, per essere istruito e benedetto dai dieci potenti e prodigiosi
messaggeri di Dio inviati di nuovo alla città di Hanoch.
4. Questo consigliere – malgrado confessasse in ogni
luogo dinanzi al popolo tutte le infamie fatte perpetrare da lui in passato e
prendendo su di sé anche quelle degli altri – fu accolto con tanto giubilo e
portato quasi in trionfo per tutte le vie con tanto entusiasmo, che una cosa
simile non si era mai vista, e non era proprio il caso di parlare di lanci di
pietre, poiché dove mai egli giungeva, le sue parole erano come olio e balsamo
eccellentissimo versato sui cuori feriti degli abitanti della grande città.
5. E molti tra i cittadini gli domandarono con grande dolcezza e amore: «Ma come
è possibile che tu, nobile signore dinanzi al quale finora ciascun cuore di
uomo ha tremato, sia divenuto ora un angelo consolatore, portatore di salvezza,
dell’antico Dio, di questo santo, eternamente unico e vero Padre universale? È
il tuo proprio spirito oppure è lo Spirito di Jehova che ti guida?
6. In verità, niente appare tanto magnifico come quando un nemico ci
diventa amico; ma più commovente ancora è per ciascuno quando un persecutore di
una buona causa si trasforma infine nel promotore più zelante della stessa! E
di ciò noi ora ne abbiamo l’esempio più vivente in te!
7. Oh, se tu sapessi quale felicità ci hai procurato
ora! In verità, tu solo resterai il nostro capo e guida!
8. Ma perché circa novecento signori si sono
allontanati dalla città proprio in questa occasione che è fonte per tutti noi
della massima felicità e non si vedono più ritornare da nessuna parte?»
9. E il consigliere-apostolo rispose: «Per quello che riguarda la vostra prima
domanda, è evidente che è lo Spirito di Jehova, che mi fu dato per bocca dei
dieci nuovi prodigiosi messaggeri di Dio venuti dall’altura, che voi imparerete
a conoscere in occasione dell’apertura dei templi.
10. Ma per quanto riguarda la vostra seconda domanda,
vi dirò che i novecento signori si sono allontanati per tutti i tempi dalla
città perché essi erano migliori di me. Essi sono debitori verso di voi meno di
quanto lo sia io; perciò se ne sono andati per risparmiarvi degli oneri.
11. Io però, quale il vostro più grande debitore, non
potevo assolutamente abbandonare la città prima che non vi avessi pagato più di
un grosso debito che avevo nei vostri confronti! Ora però sono venuto a saldare
ogni mio debito con voi; perciò anche voi riconoscetemi come tale, e seguite la
mia chiamata!»
12. Ma quanto più il nostro consigliere prendeva su di
sé ogni colpa e scusava gli altri, con tanto più grande amore veniva ascoltato
e portato in palma di mano dal popolo.
[indice]
Ohlad, il consigliere pentito, davanti alla porta del
tempio, pronto per l’apertura
La benedizione dai dieci messaggeri
9 novembre 1843
1. Il termine di sette giorni era intanto giunto alla
fine, e per l’ottavo giorno, che corrispondeva proprio ad un sabato, da quel
consigliere era stata stabilita l’apertura del tempio.
2. Migliaia e migliaia di persone di entrambi i sessi
e di ogni età aspettavano accalcate sul vasto spiazzo tutto intorno all’atrio
circolare del tempio.
3. Il consigliere, di nome Ohlad, stava già da lungo tempo
ugualmente pronto dinanzi alla porta dorata dell’atrio, ma i dieci messaggeri
non comparivano ancora.
4. Ci si chiedeva qui e là: «Che cosa vuol dire ciò? Dove sono i dieci
messaggeri prodigiosi? Che sia accaduto loro qualcosa? O forse non è per loro
il giorno giusto?». Nessuno dunque riusciva a dare una spiegazione all’altro.
5. Allora il popolo si rivolse al consigliere Ohlad per avere una risposta.
6. Ma egli rispose: «Fratelli e amici miei! La pazienza è il
primo dovere dell’uomo, poiché senza questa egli rovina tutto il nobile che ha
piantato!
7. Dio, il Signore, è Egli stesso colmo della massima
pazienza e può aspettare per cent’anni il nostro miglioramento; e se entro
questo tempo non si è manifestato il miglioramento, solo allora Egli manda dei
messaggeri e dei potenti maestri con l’incarico di ricondurre, di nuovo con
ogni pazienza, l’umanità smarrita sulla retta via.
8. Quando questo (ritorno dell’umanità sulla retta via) è avvenuto, allora il Signore, di nuovo del tutto tranquillamente e con
immensa pazienza, ritira il Suo Giudizio punitore e poi sta ad osservare per
lungo tempo, di nuovo del tutto in modo estremamente indulgente e paziente,
come gli uomini cominciano a dimenticarsi sempre più di Lui e a rivolgersi
fuori verso il mondo e verso la morte.
9. Perciò è anche nostro dovere essere pazienti in
ogni occasione! Se al grande Dio piacerà, allora i dieci messaggeri verranno
senz’altro; ma se anche non dovessero venire, allora noi non brontoleremo per
questo, poiché i templi vengono aperti non per amore dei messaggeri, bensì
unicamente soltanto per amore del grande Dio onnipotente!
10. Oltretutto io non ho neppure dato a nessuno la pienissima assicurazione
che i messaggeri dovevano essere presenti con assoluta certezza all’apertura
dei templi, bensì io ho detto soltanto che essi avrebbero dovuto essere del
tutto sicuramente presenti, il che però non garantisce ancora la pienissima
certezza!
11. Perciò io non attenderò più oltre la venuta dei
messaggeri, bensì mi accingerò subito alla santa opera, perché, come ho detto:
“Non per i messaggeri, bensì soltanto per Dio, il Signore, vengono aperti i
templi”»
12. Tutto il popolo approvò questa dichiarazione e
rese lode al consigliere Ohlad.
13. Ora Ohlad intonò un commoventissimo cantico di
lode a Jehova e poi mise la chiave nella solida serratura della porta e stava
già per aprirla.
14. Ma all’improvviso delle forti voci esclamarono: «Fermati,
poiché il momento non è ancora completamente giunto!»
15. Ohlad si guardò rapidamente intorno e scorse i dieci che
andavano in fretta verso di lui. E quando li vide chiaramente, il suo cuore
cominciò a balzare per la grande gioia, ed egli disse al popolo: «Guardate,
guardate, essi vengono! I consacrati di Dio!»
16. Allora il popolo cominciò a gridare e a lodare
Dio, e benedisse Ohlad avendo ora riconosciuto in lui un uomo pienamente e
veramente sincero.
17. E i dieci intanto erano giunti vicini ad Ohlad e
lo benedirono e subito gli imposero le loro mani.
18. E compiuti questi atti, lo invitarono a girare la
chiave, perché solo a questo punto Ohlad era idoneo ad aprire il tempio senza
averne danno.
19. Quanto ora segue ci mostrerà quello che poi
avvenne nell’occasione dell’apertura del tempio.
[indice]
All’apertura del recinto del tempio spunta una nuvola
infuocata, con fulmini e tuoni sulla cupola
Ohlad, invitato a non insistere, conferma la sua fede
e il suo proposito
Ancora fulmini, fiamme e uragani non lo fermano
10 novembre 1843
1. Quando la porta fu aperta, una nuvola infuocata
coprì all’improvviso la cupola rotonda del tempio, e migliaia di fulmini, dallo
scoppio violentissimo e che suscitarono i più potenti tuoni, si precipitarono
da essa.
2. Tutto il popolo gemette e fu in grandissima parte
come stordito dallo spavento e in attesa di chi sa quale tremendo giudizio.
3. Molti avrebbero di certo voluto fuggire, ma non si
azzardarono a farlo, perché temettero che con la loro fuga, Dio si arrabbiasse
ancora di più.
4. Ma Ohlad, colpito lui stesso in modo potente, disse ai dieci:
«Io ho giurato a Dio, il Signore, la mia fedeltà! Perciò non temo i fulmini,
anche se sono caduti più fitti della grandine più potente che precipita giù dal
cielo, e anche se dovessero cadere pure su di me e dovessero consumare me e
tutta la Terra, essi potranno piegare il mio corpo verso la morte, ma mai in
eterno la mia volontà!
5. Dio onnipotente! Tu mi hai fatto destare mediante
questi Tuoi potenti messaggeri! Il mio amore per Te è destato, il mio spirito,
o grande Dio, Ti ha scoperto e si è convinto che Tu sei eternamente l’unico
Vero, Fedele e il Potente sopra ogni cosa; perciò io Ti voglio anche amare e
onorare nel fuoco della Tua ira e del Tuo Furore!
6. Avvolgi pure del tutto col fuoco il Tuo sacro
tempio, ma nel mio amore per Te io procederò comunque e aprirò il Tuo
santuario, e là glorificherò altamente il Tuo santissimo Nome!»
7. E quando Ohlad ebbe finito questa energica
dichiarazione, i dieci si stupirono della sua giusta serietà, e uno di loro gli disse:
8. «Fratello, tu hai promesso molto al Signore, e le
tue parole suonano del tutto serie e ferme nella volontà, ma cosa faresti ora
se il Signore ti mettesse sul serio alla prova?
9. Poiché vedi, la nostra volontà è certo abbastanza
forte per noi reciprocamente, dunque tra noi uomini, ma di fronte al Signore
tutti gli uomini sono invece un nulla, e una minima scintilla della Sua Volontà
può irrigidire un’intera Creazione, per non parlare della volontà di un uomo,
come lo siamo noi!
10. Dunque, finché c’è tempo, diminuisci alquanto la
tua serietà troppo grande, altrimenti non si potrebbe escludere che il Signore
volesse mettere alla prova la tua fermezza di volontà!»
11. Queste parole non piegarono affatto Ohlad nel suo giusto
proposito; anzi, egli replicò ai dieci nel seguente modo: «È certo possibile
che voi, potenti amici di Dio, abbiate ragione! Se io avessi giurato la mia
fede e il mio amore ad un uomo, potrebbe darsi che acconsentissi a scendere a
trattative; io però li ho giurati a Dio, e bisogna dunque che un abisso di
fuoco mi inghiotta prima che io receda anche solo di un atomo dal mio
proponimento consacrato a Dio! Qui è la sacra chiave! Con questa, dunque, si
vada alla sacra porta! Amen!»
12. Ohlad aveva appena terminato di parlare che
l’intero cielo si ottenebrò del tutto; gli uragani cominciarono ad infuriare,
milioni di fulmini precipitarono dalle nubi roventi che fluttuavano, e tutto
intorno al tempio irruppero all’improvviso fuori dal terreno delle potenti
fiamme selvaggiamente furiose.
13. Tutto il popolo era irrigidito dal terrore, e i
dieci domandarono ad Ohlad: «Ebbene, che intendi fare adesso?»
14. Ma Ohlad rispose: «La mia volontà non trema; avanti dunque!
Infatti, fulmini, fiamme e uragani non sono muri per chi ha vero amore per Dio!
15. Anche se questo mio corpo verrà distrutto, con il
mio spirito penetrerò lo stesso nel tempio, perché la fiamma in me è più forte
di tutta questa cosa spaventosa! Avanti dunque! Amen!»
[indice]
Ohlad sottoposto alla prova del fuoco
Suo ritiro e rinuncia ad aprire il tempio
11 novembre 1843
1. Dopo di che Ohlad non si lasciò più trattenere e avanzò veloce verso il
tempio, che andava avvolgendosi sempre più nelle fiamme violentissime.
2. Ma era giunto a quasi dieci passi di distanza dalle
fiamme che già gli si fece incontro un calore che egli non avrebbe potuto
sopportare a lungo, e le chiavi d’oro del tempio cominciavano a scottare tanto
da non poterle più tenere in mano.
3. Egli si arrestò quindi per qualche istante e,
mentre imperversavano sempre più furiosamente gli uragani e scoccavano i
fulmini e il fuoco si faceva sempre più violento, si chiese tra sé:
4. ‘Che devo fare adesso? Non è possibile ormai che io
mi avvicini di più al tempio, perché il calore delle fiamme è troppo ardente.
Già adesso a mala pena posso tenere le chiavi in mano, tanto si sono
surriscaldate, ma esse diventeranno certo roventi se mi avvicinerò ancora di
più a questo fuoco che infuria spaventosamente e che è insopportabilmente
ardente!
5. Ma io ora so quello che farò! Se fosse Volontà del
Dio onnipotente che questo Suo Santuario venisse aperto, allora Egli certo non
mi impedirebbe il cammino opponendomi simili terribilissimi ostacoli!
6. Dunque è certo che l’apertura dei templi non è
conforme alla Sua Volontà! Perciò ora io faccio precisamente così come ho fatto
sempre quando ero consigliere, tutte le volte che molti si schieravano contro
la mia opinione, vale a dire: io mi ritiro modestamente e lascio che il tempio
lo apra chi vuole!
7. In verità, sarebbe la più grande pazzia che un uomo
debole volesse misurarsi anche soltanto con la forza di una tigre gigantesca
capace di staccare di netto con le sue mandibole la testa a un grossissimo
toro; ma quanto più pazzo ancora non dovrebbe essere l’uomo per entrare in aperta
lotta contro Dio, l’onnipotentissimo Essere dall’eternità!
8. Oh, no! Oh, no! Io non farò mai questo, perché il
fuoco è ardente e brucia spaventosamente. Contro questo elemento, l’uomo non
può scendere in lotta; perciò ora non dico più: “Avanti dunque!”, bensì del tutto modestamente: “Indietro dunque, ed anzi, al più presto
possibile!”»
9. E così dicendo Ohlad si girò e ritornò rapidamente
dove stavano i dieci messaggeri.
10. E quando li ebbe raggiunti, i dieci gli domandarono subito se avesse già aperto il tempio.
11. Ma egli rispose: «Eminenti amici del
Signore, il Dio onnipotente! Questo lo potete fare voi, a cui il fuoco è certo
più familiare che non a me; io però adesso ho già fatto la mia scuola e sono
del tutto informato del fatto che l’uomo non deve mai tentare l’impossibile!
12. Qui ci sono le chiavi che scottano ancora molto!
Io ve le consegno e con esse depongo tutta la mia dignità d’ufficio! Fatene
quello che volete; invece io mi limiterò ad adorare Dio nella Sua potenza e mi
ritirerò completamente alla comune vita borghese!
13. Infatti, in verità, quando le cose risultano così
complicate nei riguardi di Dio, allora è quanto mai difficile servirLo! Io ora
Lo riconosco e Lo amo, ma più di tanto non intendo avere più a che fare con
Lui!
14. Che io non fossi non disposto a servirLo con la
massima serietà, credo di averlo dimostrato dinanzi a tutto il mondo come pure
dinanzi a voi; ma se Egli mi mette sotto al naso uno spettacolo orripilante di
questo genere che richiede una forza di gran lunga superiore alla mia per
affrontarlo, allora non mi resta altro che ritirarmi e lasciare ad altri un
simile incarico!»
[indice]
Uno dei dieci messaggeri spiega a Holad che è l’umiltà
la chiave per accostarsi a Dio
14 novembre 1843
1. Ma uno dei dieci impedì ad Ohlad di allontanarsi e gli disse: «Ohlad,
dove vuoi fuggire così da poter rimanere nascosto da Dio?
2. Guarda l’immensa volta del cielo, guarda queste
nuvole infuocate dalle quali scoccano continuamente migliaia e migliaia di
fulmini! Sai dove finisce la volta del cielo?
3. Non pensi tu, che Dio, il Signore, può inseguirti
per tutta l’eternità e che tu non puoi trovare nessun luogo dove poter rimanere
nascosto da Lui?
4. Ma ascoltami ancora: “Con queste tempeste di fuoco,
il Signore, il tuo Dio, non vuole indurti a riconoscere che non sia Sua Volontà
che tu proceda all’apertura dei Suoi templi, bensì con ciò, Egli vuole solo
rendere manifesto a te, come pure a tutti i popoli lontani, vicini e qui
presenti, che Lui è del tutto pienamente serio riguardo a voi!
5. Egli non vuole giocare con voi, bensì vuole, o
conquistarvi per il vostro bene eterno, oppure giudicarvi per la vostra rovina,
perché degli esseri dotati di libero pensiero e di libera volontà, Dio non li
ha creati per un passatempo, bensì Egli li ha creati per ragioni eterne di
importanza suprema ed ha dato loro libere leggi del tutto sapientissime che
essi sono tenuti ad osservare, ed ha dimostrato loro anche sempre sostanzialmente,
che queste creature sono figli Suoi che Egli ama di infinito ed eterno Amore!
6. Ma se le cose stanno in questo modo, allora sarà
certamente chiaro che Dio, attraverso questa tempesta di fuoco, vuole far
riconoscere soltanto la Sua Serietà, ma non il Suo sdegno contro l’apertura dei
templi!
7. Perciò non perdere il coraggio; cerca soltanto di
non contare molto su di esso! Infatti, vedi, i forti della Terra il Signore li
prova sempre con la Sua Forza; invece i deboli, i mansueti e gli umili, li
prova con il Suo amore e la Sua mansuetudine!
8. Ora tu poco fa hai dimostrato davanti al Signore
una grande forza contro la quale noi ti facemmo cenno di mitigare; tu invece
hai ritenuto comunque di importi con la tua energica fermezza dinanzi e contro
Dio!
9. Egli perciò ti ha anche fatto percepire una minima scintilla della Sua
Serietà, per incitarti con ciò all’umiltà. Tu però ora sei del tutto umile e
quindi sei maturo per aprire il tempio! Accingiti dunque ora in nostra
compagnia alla sublimissima opera, e nulla ti sarà più di impedimento!
10. Vedi, il Signore ha mostrato più volte sull’altura
che, negli uomini, Lui non considera quella certa energica fermezza superba,
bensì soltanto la modesta umiltà mediante la quale l’uomo professa in modo
evidente davanti a Dio che egli è nulla dinanzi a Lui!
11. Così avvenne un giorno che un certo Abedam,
proveniente dalla regione del Mezzogiorno, avrebbe voluto, secondo le sue
asserzioni, passare attraverso il fuoco oppure andare fino alla fine del mondo
per il grande amore al Signore!
12. Il Signore però gli dimostrò che l’uomo non deve
mai fare promesse troppo grandi.
13. Abedam però insisteva nel suo proponimento, ed ecco che un’ostinata mosca fu sufficiente a portarlo in brevissimo tempo quasi alla disperazione!
14. Dunque, quello che Dio richiede all’uomo, solo e
in tutto, è l’umiltà, perché anche la più giustificata superbia è un orrore
dinanzi al Signore!
15. Perciò adesso comprendi questa cosa e seguici, e
vedrai che in questo modo la chiave non ti diverrà più ardente, né le fiamme ti
bruceranno in alcun modo! Amen!»
[indice]
La giusta umiltà di Ohlad
Uno dei dieci spiega il Vangelo sulla vera umiltà
15 novembre 1843
1. Quando Ohlad sentì queste parole di uno tra i dieci, si operò in
lui un cambiamento improvviso e disse:
2. «O fratelli, se le cose stanno come dite, io sono
del tutto pronto ad agire secondo la vostra volontà! Ma mentre mi accingo a
fare così, vorrei pregarvi di una cosa, e questa è la seguente:
3. “Quando l’atto dell’apertura dei templi sarà
compiuto, lasciate poi che io mi ritiri in pace, e non vogliate fare di me una
specie di sacerdote di entrambi i templi, perché come tale dovrei
necessariamente godere di una certa preminenza e considerazione presso gli
altri uomini e dovrei essere tenuto da loro in una certa preminenza,
considerazione e supremazia.
4. Io però, durante gli ultimi quarant’anni quale
consigliere e co-gestore del potere, ne ho avuto anche troppo di essere più
degli altri fratelli al punto che ormai preferirei incomparabilmente essere in
qualche modo l’ultimissimo, anziché essere tenuto da loro in una qualche
preminenza, considerazione e supremazia!
5. È realmente un piacere miserevole essere un
dominatore dei fratelli e deliziarsi nel vedere questi poveretti tremare
dinanzi al fratello che esercita su di loro il suo dominio e che ben di rado
comanda a loro vantaggio, ma tanto più spesso invece comanda per il proprio
benessere e per l’incremento della propria considerazione!
6. Come ho detto, io non voglio più affatto né vedere,
né sentire parlare di una mia qualsiasi preminenza, perché ormai io sento una
nausea immensa di tutta l’umana preminenza dovuta all’alta carica ricoperta, e
mi colma di estrema gioia il pensiero di poter essere, in qualche modo,
l’ultimissimo tra tutti.
7. Perciò, eminenti fratelli, esaudite questa mia
preghiera nel Nome del Signore, e lasciate – come già vi ho espresso prima –
che io mi ritiri in pace dopo che i templi saranno stati aperti!»
8. E uno dei dieci disse: «Guarda, Ohlad, la fiamma intorno al tempio si
è spenta; accostiamoci dunque alla porta ed apriamola!
9. Nel tempio, però, tu percepirai senza dubbio qual è
la Volontà del Signore, e Questi ti farà sapere, in maniera chiarissima e senza
il nostro contributo, quello che dovrai fare, e cioè se rimanere oppure
ritirarti!
10. Ma se tu vuoi essere umile in maniera veramente gradita a Dio, allora
devi essere tale secondo la Volontà di Dio; però mai secondo la tua propria
opinione! Poiché se tu sei umile per tuo proprio proposito, allora la tua
umiltà è figlia del tuo amore di te stesso e di conseguenza è inutile e di
nessun valore dinanzi a Dio, perché dietro ad una simile umiltà si nasconde
sempre una soddisfazione di se stesso apparentemente meritoria, una lode di se
stesso e alla fine una camuffata superbia!
11. Se tu invece dici sempre e su tutto, dal
fondamento della tua vita: “O Signore e
Padre, sia fatta ora e in eterno la Tua Volontà che solamente è santa!”,
allora sì che sei veramente umile dinanzi a Dio, e la tua umiltà ha un valore
dinanzi al Signore!
12. Per quanto qualcuno si umili secondo la propria volontà, ma così
facendo non osserva la Volontà di Dio, egli in fondo non agisce in modo
differente da colui che di proprio arbitrio si erige a dominatore del popolo!
13. Solo colui che fa prigioniera la sua propria volontà e al posto di ciò
rende valida e dominante in sé la Volontà puramente divina, ebbene, soltanto
costui è gradito a Dio e la sua umiltà è reputata giusta dinanzi al Signore.
14. È meglio essere un miserabile secondo la Volontà
del Signore, che un eroe alle Sue spalle! È meglio avere la costante sensazione
della propria nullità e indegnità, che essere convinto della propria
irreprensibilità[26]!
15. E così pure è meglio essere un peccatore per
propria colpa di cui ci si è pentiti, che non essere un giusto per conto
proprio!
16. Infatti il Signore cerca soltanto chi si è perduto, rafforza il debole
e guarisce l’ammalato con la Sua misericordia, ma Egli non vuole mai in eterno
essere un debitore di nessuno!
17. Fa’ attenzione intanto a tutto ciò, finché il
Signore ti mostrerà altre cose nel tempio, e ora seguici alla porta! Amen!»
[indice]
La preghiera di Ohlad prima di aprire la porta del
tempio
Poderosi fenomeni naturali si manifestano all’apertura
Il popolo
spaventato a morte si raccoglie nell’atrio
L’ingresso nel tempio e la lunga adorazione
16 novembre 1843
1. Allora Ohlad, assieme ai dieci, si avvicinò alla porta del tempio,
prese la chiave e, tenendo questa sul suo petto, disse:
2. «Mio Dio e mio Signore! Eccomi qui: un verme impotente e peccatore
dinanzi al Tuo santuario. Io sento la grandezza della mia indegnità ad entrare
in questo Tuo santuario; però, confidando nel Tuo infinito Amore paterno e
nella Tua misericordia, oso adempiere quello che Tu, o Dio, Signore e Padre, mi
hai comandato di fare per bocca dei Tuoi messaggeri consacrati!
3. E se i miei piedi fossero troppo indegni di entrare
in questa Tua dimora così sacra, o Signore, o Padre, concedi a me, povero
peccatore, che io ne apra soltanto la porta, e poi, prostrato dinanzi a questa
sulla mia faccia, che io Ti ami e Ti adori con tutte le mie forze!
4. O mio Dio, mio Signore, mio Padre santo sopra ogni
cosa, che la Tua santissima Volontà sia fatta ora come in eterno! Amen!»
5. E dopo questa buona orazione che partiva dal cuore,
Ohlad baciò sette volte la chiave, la introdusse nella serratura ed aprì la
porta!
6. Ma quando la porta fu così aperta, tutte le
montagne visibili da Hanoch cominciarono a lanciare in alto, fumo e fiamme; la Terra
era in continuo sussulto; in qualunque luogo di tutta l’immensa città si
trovasse un’immagine di idoli, là irruppero, fuori dal suolo della Terra,
fiamme devastatrici, e queste consumarono quelle immagini e non risparmiarono
gli adoratori di tali immagini, qualunque fosse stato il luogo dove si fossero
trovati.
7. I novantanove consiglieri rimasti assieme al re di
facciata, furono colti da una febbre di mortale angoscia e, tra disperati
lamenti ed urla di terrore, restarono in attesa della loro presunta fine.
8. Alcuni però, più coraggiosi degli altri, si
facevano i più aspri rimproveri per non aver seguito il buon suggerimento del
primo consigliere che era partito.
9. Tutto il popolo della città, come pure dei dieci
sobborghi e di tutto il vasto impero, credeva che la fine del mondo fosse ormai
imminente. Non c’era anima nella pianura che non avesse tremato per l’attesa
degli avvenimenti spaventosi che, già scatenatesi ora sul cerchio della Terra, secondo loro
sarebbero diventati ancora peggiori.
10. Ad aumentare la paura per effetto delle nubi che
sempre più andavano addensandosi e delle masse di fumo provenienti da tutte le
migliaia di montagne e colline ardenti, il Sole si era tanto ottenebrato che la
Terra non aveva più altra luce all’infuori di quella raccapricciante degli
innumerevoli lampi che guizzavano ininterrottamente e di quella ancora più
terrificante diffusa dalle poderosissime eruzioni vulcaniche.
11. Qua e là delle sotterranee potenze del fuoco
avevano sollevato dei grandi tratti di pianura e formato nuove montagne tra il
potentissimo fracasso e i continui tuoni, e tutti questi fenomeni ebbero inizio
quando Ohlad ebbe aperto la porta del tempio.
12. Ma allora il popolo, sotto la spinta della paura e
dell’angoscia, cominciò a rifugiarsi nell’atrio del tempio, quasi senza più far
caso ai continui fulmini dal tetto del tempio, pervaso com’era da maggiore
spavento alla vista delle terrorizzanti scene di catastrofica devastazione che
si svolgevano tutt’intorno.
13. E così ben presto molte migliaia di persone
impaurite di entrambi i sessi colmarono l’atrio, e solo allora Ohlad – che
all’apertura del tempio si era prostrato subito sulla sua faccia e fino a quel
momento aveva adorato Dio nella massima compunzione[27]
del suo cuore – entrò nel tempio con sommo timore reverenziale accompagnato dai
dieci. Entrato che fu, si prostrò nuovamente sulla sua faccia davanti
all’altare, nel punto sul quale si trovava il Nome di Jehova tra i cherubini
fiammeggianti e al di sopra della bianca colonna [fatta] di nuvola che, come è
noto, giungeva fino al soffitto, e qui adorò il Santissimo per il tempo di
un’ora.
[indice]
La voce di Dio percepita da Ohlad lo elegge re del
popolo
Il Signore si presenta con le sue stesse sembianze
18 novembre 1843
1. E quando Ohlad, prostrato sul suo viso, ebbe
pregato davanti all’altare per un’ora buona, una Voce si fece udire all’improvviso dalla bianca colonna (fatta) di nuvola, la quale le
disse:
2. «Ohlad, Io ho avuto riguardo di te! Risollevati dunque,
affinché Io venga a te e ti unga con l’olio del Mio Amore e della Mia
misericordia, e ti cinga con la Mia Sapienza a testimonianza del patto che
questo popolo aveva stretto con Me, che però non mantenne, bensì ben presto lo
spezzò ignobilissimamente e dimenticò tutti i Miei benefici e tutte le Mie
immense misericordie!
3. Io ora
ti porrò quale giusto re su questo popolo e le leggi che tu gli darai dovranno
anche essere autorizzate da Me! E così rialzati dunque!»
4. A questo punto Ohlad si alzò tutto stupito a causa di questa prodigiosa
chiamata e domandò subito ai dieci: «Chi di voi mi ha parlato ora in modo
evidentissimamente perfetto nel Nome del Signore?
5. Oppure è forse uno di voi il Signore stesso? Oh,
ditemi cosa devo pensare di questo fatto prodigiosissimo! Infatti la voce che
mi ha parlato era più sublime della voce di qualsiasi uomo; io credo che sia
stata la voce di Dio, o per lo meno quella di un essere completamente colmo
dello Spirito di Dio!
6. Oh, parlate dunque, o potenti amici di Dio, e
ditemi chi ha rivolto tali sante parole a me, il più indegno tra tutti!»
7. E uno dei dieci rispose ad Ohlad: «O uomo, cosa chiedi tu? Che cosa
vorresti sapere? Vedi, il Signore è al tuo fianco! La voce di Dio ti ha
parlato; il Padre ti ha chiamato! Che cosa vuoi tu da noi?
8. Ma se tu puoi ben distinguere la voce di Dio da
quella di un uomo, come mai tu lo domandi a noi, quando il Signore viene a te e
ti vuole ungere come potente testimone della grande infedeltà di tutto il
popolo verso di Lui?
9. Annunciati perciò subito a Colui che ti ha
chiamato, e non cercarLo tra di noi che siamo solamente degli uomini come te,
poiché il Signore stesso ti ungerà con la Sua propria mano, e non tramite la
nostra! Rivolgiti dunque al Signore! Amen!»
10. Allora Ohlad cominciò a guardarsi intorno con
sommo timore reverenziale per vedere dove fosse il Signore!
11. Ma il
Signore riprese subito a parlare ad Ohlad e gli
disse: «Ohlad, vieni qui, dietro la colonna (fatta) di nuvola, e tu vedrai
Colui che ti ha parlato, perché Io, il tuo Dio, tuo Signore e tuo Padre, ti
attendo qui già da molto tempo! Vieni dunque e persuaditi del fatto che sono Io
che ti ho chiamato e che ora ti dico: “Vieni
e vedi!”»
12. Pervaso da sommo timore reverenziale e amore,
Ohlad andò subito dietro alla nuvola bianca e là, con sua grandissima
meraviglia, si trovò di fronte ad un essere perfettamente uguale a lui stesso,
uguale ad un cosiddetto sosia.
13. E questa sua propria immagine perfetta lo guardava
fissamente e non si muoveva dal suo posto.
14. Questa apparizione fece un’impressione immensa su
Ohlad, ed egli cominciò a provarne timore.
15. Ma la
sua immagine disse: «Ohlad, non temere, perché sono Io stesso il tuo Signore e il tuo Dio e tuo
Padre!
16. Non ti meravigliare
della nostra perfetta somiglianza, perché Io ti ho certamente creato a Mia
immagine. Perciò non ti meravigliare di ciò che già dall’eternità era fondato
nel Mio Ordine!»
17. Queste parole ridonarono la calma ad Ohlad, ed
egli si fece attento e pregò il Signore, nella sua propria immagine, che Egli
volesse parlargli e manifestargli la Sua santissima Volontà.
[indice]
Di fronte al Signore, Ohlad vorrebbe essere esonerato
dall’alto incarico di re del popolo
Ulteriore conferma del ruolo, quale giusto figlio di
Dio
20 novembre 1843
1. Dopo queste parole Ohlad si riebbe completamente e cominciò a
comprendere in profondità da dove proveniva la grande somiglianza tra lui e il
Signore, e acquisì anche così tanto coraggio al punto da fare domande e a
rispondere al cospetto del Signore.
2. Egli perciò domandò, certamente con sommo timore
reverenziale e in profondissima umiltà, al Signore: «O Signore, Tu Onnipotente!
Tu mi hai detto che io, nel Tuo Nome, dovrò essere un giusto re per tutto il
popolo, dunque anche un signore, poiché colui che ha il diritto di emanare
leggi sacre, che ogni persona è tenuta a osservare rigidamente, è evidentemente
un signore!
3. Io però sono solo un uomo come chiunque altro tra il popolo, e solo Tu
sei il Signore! Come posso io essere, anche accanto a Te, un signore per coloro
che Tu hai creato, e che, come me, hanno la vita da Te?
4. O Signore, dato che dinanzi a Te sono il più
indegno di tutti, esonerami da questa alta carica! Concedi che io, d’ora
innanzi, mi ritiri a vivere nella comunissima classe borghese, perché per
quarant’anni ho goduto, certo nella maniera più illegittima, del potere, e
finora ne ho tratto la perfetta convinzione di quanto sia difficile restare
fratello per il popolo essendone contemporaneamente anche il governante, e so
come sia difficile sottrarsi alle onoranze del popolo che spettano invece
soltanto a Te, o Signore.
5. Se anche nel mio cuore io intendessi restituire
tutto a Te, o Signore, d’altro canto mi sembra impossibile riuscire a fare in
modo che il popolo onori sempre e solo Te, o Signore, onorando il re.
6. Io però ora vedo che Tu soltanto sei del tutto
unicamente degno di ricevere da noi uomini tutto l’onore, tutta la lode, tutta
l’esaltazione, tutta la gloria, tutto l’amore e l’adorazione. Perciò, o
Signore, io vorrei pregarTi, qualora ciò corrispondesse alla Tua santissima
Volontà, di voler conferire a qualcun altro, molto più degno e più forte di me,
questo incarico ed una simile alta carica, dinanzi alla quale tutto il mio
animo trema, e vorrei anche che Tu mi conceda in grazia che io mi possa
ritirare a vivere nella condizione più umile!»
7. E allora il
Signore si avvicinò ad Ohlad e gli disse: «Ohlad, soltanto adesso Io ti riconosco di nuovo quale
figlio Mio accostandomi a te quale Padre!
8. Ma se Io, tuo Padre,
sono un Signore dall’eternità, perché vorresti ora, quale figlio Mio, rimanere
un servitore e uno schiavo? Oppure, non è forse vero che gli uomini sulla Terra
onorano contemporaneamente i genitori, quando questi tributano stima ai loro
figli?
9. Così pure anche il
Padre dall’eternità viene onorato nei Suoi giusti figli, poiché i giusti figli
non trattengono per sé quello che spetta unicamente al Padre. Il Padre però
pone il Suo massimo onore nei Suoi figli, perché solo nei figli e mediante i
figli viene onorato il Padre.
10. Ma se Io, quale tuo
eterno Padre, innalzo te, Mio figlio, a re, e ti conferisco il potere di
emanare leggi, allora tu non rappresenti te stesso, bensì solamente Me, tuo
Padre.
11. Ma siccome Io non richiedo alcuna vana
onoranza per Me, bensì soltanto l’osservanza della Mia Volontà in tutto amore,
allora dico: “Colui che per amore a Me fa
la Mia Volontà, costui è quello che Mi onora nello spirito e nella verità!”.
Così, Io dico anche con lo stesso significato:
12. “Chi fa la volontà di colui che Io ho stabilito, e lo ascolta nel cuore, costui ascolta ed
onora Me, perché Io eleggo e ungo solo i Miei figli, e questi sono pienamente
una cosa sola con il Padre, che sono Io!”
13. Lascia dunque che Io
ti unga quale re su tutto il popolo della pianura, poiché chi Io ungo quale re,
costui è giusto, ed Io lo so bene perché agisco così!»
14. E detto ciò, il Signore pose la Sua mano sul capo
di Ohlad e lo condusse poi dinanzi all’altare dove erano i dieci.
[indice]
Una zucca colma di olio di nardo per l’unzione
Il Signore elegge e unge Ohlad quale re e i dieci
messaggeri alla funzione di suoi ministri
21 novembre 1843
1. E giunto di fronte all’altare dove si trovavano i dieci, il Signore disse ad uno di questi: «Va fuori; sulla
porta dell’atrio troverai un uomo! Costui ha con sé un fiasco di zucca colmo
d’olio. Fattelo dare e portalo qui in modo che, tanto naturalmente che
spiritualmente, Io unga Ohlad quale re su tutto il popolo della pianura ed unga
voi pure quali suoi ministri, quali consiglieri e custodi della potenza del
fuoco proveniente da Me, poiché ora voi non dovete più fare ritorno
sull’altura, dato che il popolo si volge nuovamente da Me! Va’ dunque e portaMi
l’olio!»
2. E costui andò e trovò accanto alla porta l’uomo
indicatogli, che aveva con sé il fiasco di zucca colmo di preziosissimo olio di
nardo.
3. E il messaggero disse al proprietario dell’olio: «Il Signore,
l’onnipotente Dio del Cielo e della Terra, mi ha indicato che tu hai con te un
fiasco di prezioso olio santo! Ma proprio questo vuole Dio, e cioè che tu mi
dia subito quest’olio affinché io lo porti nel tempio, e là Dio, il Signore,
personalmente e di Sua stessa propria mano, ungerà quale re su tutto il popolo
l’ex consigliere Ohlad!»
4. E il proprietario dell’olio consegnò immediatamente l’olio e, con sommo timore
reverenziale, disse al messaggero: «O grande possessore del potere sopra ogni
fuoco dentro la Terra e su di essa e nell’aria! Questa notte ho sognato che
qualcuno avvolto in chiare fiamme è venuto da me e mi ha detto: “Domani non
dimenticare a casa il tuo fiasco d’olio, quando tu, spinto da grande timore
reverenziale, ti avvicinerai al tempio di Dio, poiché Colui al quale il tempio
è dedicato richiederà da te il tuo olio, tramite me!”. Ed anche perciò ho
portato con me quest’olio; e vedi, ora la mia visione si adempie!
5. Al Dio, l’Onnipotente, il cui Nome santissimo sta
scritto in questo tempio, vada tutta la mia lode, tutto il mio amore e
l’adorazione per questa infinita grazia e misericordia che Egli ha dimostrato a
me, miserissimo peccatore, essendosi Egli ricordato così benignamente di me e
del mio olio!»
6. A questo punto il proprietario dell’olio si prostrò
sulla sua faccia e con la massima compunzione del suo cuore adorò Dio.
7. Il messaggero ritornò subito nel tempio portando
con sé l’olio e, con sommo amore e timore reverenziale, lo consegnò al Signore.
8. E il Signore prese l’olio e unse il capo di Ohlad. E quando ebbe
unto il capo di Ohlad, gli disse: «Ora tu sei un vero re per la grazia del tuo
Dio, del tuo Signore e del tuo Padre! Ricevi ora anche il Mio Spirito, e nel
Mio Nome guida il popolo con l’aiuto di questi dieci che ti lascio e che ungo
essi pure quali ministri!
9. Qualora ti si rendesse qualche volta necessario un
consiglio superiore, allora vieni qui dove Io ora ti ho unto, e qui ti verrà
sempre dato il consiglio superiore!
10. Ora però noi usciremo e presenteremo a tutto
popolo il nuovo re unto! Così sia fatto!»
[indice]
Continua la tempesta di fuoco e il terremoto mentre
Ohlad viene unto
Il popolo chiede la salvezza ai dieci messaggeri
Il Signore si rivela al popolo tacciando la natura
22 novembre 1843
1. La tempesta di fuoco che imperversava al di fuori aveva raddoppiato di
violenza, e il terreno intorno al tempio era così potentemente scosso che a
mala pena la gente poteva reggersi in piedi, mentre il Signore nel tempio era
intento ad ungere Ohlad e i dieci.
2. E la gente cominciò a disperarsi, perché tutti
pensavano che il terreno li avrebbe inghiottiti vivi e che Dio non sarebbe più
venuto in soccorso a nessuno, data la Sua ira e la Sua rabbia troppo grandi a
causa dei numerosi misfatti di cui si erano resi colpevoli sia la città di
Hanoch che i suoi dintorni.
3. Ma proprio nel momento più critico – quando cioè perfino il terreno
intorno all’atrio cominciava a fendersi violentemente e a lanciare fuori dalle
fenditure degli altissimi getti di fuoco con un fracasso spaventoso e quando
addirittura il pavimento dell’atrio qua e là iniziava a emettere fumo e a farsi
caldo – il Signore uscì dal tempio con il neo-unto re Ohlad, accompagnato dai
dieci messaggeri.
4. Il popolo però non conosceva il Signore, ma in
compenso conosceva i dieci messaggeri e Ohlad; esso perciò si gettò ai piedi
dei dieci e gridò ad alta voce affinché essi volessero ottenere da Dio la
grazia per loro.
5. I dieci però dissero: «Non è dunque Dio, altrettanto, Padre
vostro quanto nostro? Rivolgetevi dunque al Padre, ed Egli certo non vi negherà
la grazia, se ne siete degni!
6. Noi siamo uguali a voi, e presso Dio non godiamo di
alcun privilegio e non siamo reputati da più di voi; per conseguenza noi non
possiamo ascoltare e fare secondo la vostra preghiera, perché in questo modo
noi verremmo ad arrogarci delle caratteristiche divine, e dinanzi a Dio
diverremmo dei grandi sacrileghi come lo sono l’assassinio del proprio padre,
della propria madre e dei propri fratelli!
7. Qui però c’è Ohlad che è stato unto re dal Signore
stesso! Parlate con lui, ed egli vi mostrerà la via che conduce al Padre, che è
l’unico che può mostrarvi ed anche vi mostrerà misericordia, qualora voi,
seriamente pentiti dei vostri peccati, vi rivolgerete a Lui nei vostri cuori!»
8. A questo punto i supplicanti si rivolsero ad Ohlad
e lo pregarono, quali disperati, di indicare loro la via che conduce a Dio, il
Signore e Padre.
9. Ohlad però si rivolse al Signore e disse: «O Padre, manifestaTi
al popolo, in modo che non mi venga tributato onore come se io avessi il potere
di influire sulla Tua santissima Volontà più del popolo stesso!»
10. Solo a questo punto il Signore si fece avanti, alzò in
alto la Sua mano onnipotente e disse: «Terra, taci ora, quando parlo ai Miei
figli! Cessi dunque ogni infuriare degli elementi. E tu, Sole, lascia cadere di
nuovo sul suolo della Terra i tuoi raggi del tutto non offuscati! Amen!»
11. Non appena il Signore ebbe pronunciato queste
parole, ogni tempesta e tumulto cessarono improvvisamente nella Terra, sulla
Terra e al di sopra di essa. E neanche la minima nuvoletta era più visibile sul
firmamento, e nessuna montagna ardeva più da nessuna parte.
12. E tutto il popolo si prostrò all’improvviso e lodò
e rese gloria a Dio per questo salvataggio, perché questo improvviso e totale
annientamento della tempesta fu un fenomeno troppo grandiosamente prodigioso
per tutto il popolo, ed esso non avrebbe potuto essere di differente opinione,
né avrebbe potuto fare a meno di riconoscere in ciò la Potenza, l’Amore e la
Grazia di Dio.
13. Quello che poi avvenne, lo vedremo in seguito.
[indice]
Il discorso del santo Padre ai figli riuniti
L’amore e la pazienza del Signore ha un limite
Sull’elezione dei re dal popolo o da Dio
23 novembre 1843
1. «Figli», disse il Signore al popolo, «avvicinatevi qui e non abbiate timore di Me, il vostro
eterno Padre, poiché Io non vi ho afflitto per giudicarvi, bensì per rendervi
partecipi della Mia grazia e della Mia misericordia!
2. Questa volta però è costato molto! Il Padre dovette
aprirsi nuovamente la via ai vostri cuori attraverso il fuoco e dovette ferire
la Terra in tutti i punti per giungere alle viscere qua e là un po’ animate, e
dalle stesse venire in aiuto per mezzo di un nuovo alito della vita proveniente
da Me, vostro Dio e Padre, allo spirito completamente deperito!
3. Per mezzo di una grave angoscia mortale Io dovetti
raccogliere la vostra anima in voi, del tutto sparpagliata, e dovetti così del
tutto nuovamente, trasformarla, affinché diventasse di nuovo capace di far
valere in sé la vita dello spirito proveniente da Me e lasciarsi guidare dalla
forza dolcissima dello stesso!
4. In verità, Mi avete fatto fare una grande fatica! I
vostri peccati, sempre crescenti, hanno posto la Mia Pazienza e la Mia
Tolleranza ad una prova estremamente forte! Non è mancato molto che si
spezzasse nel mezzo il filo, di solito robustissimo, della Mia Pazienza, perché
il grande e grave peso dei vostri peccati lo aveva troppo teso, assottigliato e
quindi indebolito!
5. Il Mio Amore però preparò subito un nuovo filo;
attraverso questo filo Io ora Mi sono nuovamente congiunto a voi ed ho
suscitato ed unto per voi un nuovo re, che vi guiderà per le Mie vie che sono
sempre diritte e piane.
6. A questo re, voi, come pure tutto il popolo della
pianura, dovete rigorosissimamente obbedire in tutto. Egli perciò vi darà delle
leggi che sarete tenuti ad osservare, e chi si opporrà alle leggi, costui sarà
immediatamente punito secondo la santificazione della legge.
7. Questa è ora la Mia Volontà! Io però d’ora innanzi
continuerò a darvi dei re; vi darò dei re buoni se voi resterete nel Mio Amore,
ma vi darò anche dei re tiranni se voi distoglierete il vostro cuore da Me. Queste
cose annotatele bene!
8. Ma se voi vi schiererete contro i re, contro le guide
e i capi, allora vi schiererete contro di Me, e allora il Padre si trasformerà
e si tramuterà nel Giudice, e farà venire sopra di voi un Giudizio tale per cui
il suo nome debba giungere fino alla fine di tutti i tempi per questa Terra!
9. Se voi però non doveste essere soddisfatti di un re,
allora rivolgetevi a Me, ed Io farò in modo che vi venga dato un giusto re! Se
però voi stessi comincerete qua e là ad ungere dei re, allora Io smetterò di
occuparmi di voi e vi lascerò in balia di ogni tirannia di uno dei re da voi
eletti!
10. Voi ora conoscete la Mia Volontà dalla Mia bocca che
vi è visibile. Se voi opererete conformemente a questa Mia Volontà, allora ve
ne verrà del bene sulla Terra, ed Io non vi lascerò cadere; ma in caso
contrario il Giudizio sarà inevitabile! Amen!»
11. Dopo queste parole il Signore invitò il popolo a
disperdersi, stabilì poi come guardiano del tempio il precedente proprietario
dell’olio e si recò poi, assieme al re e agli altri dieci, sul monte dove
sorgeva l’altro tempio.
12. Il seguito ci dirà quello che poi accadde!
[indice]
Davanti al tempio della montagna il Signore spiega il
significato spirituale del tempio esterioe di pietra
Ultima benedizione e poi il Signore scompare
24 novembre 1843
1. Giunto sul monte dove si trovava l’altro tempio, il Signore disse ad Ohlad:
2. «Vedi, fu qui che Io
unsi perfettamente Lamec come sacerdote, con la Sapienza, avendo egli edificato
questo tempio per il grande amore a Me, e lo consacrai secondo la Mia Volontà
per la lode della Sapienza che da Me gli era stata data!
3. Io dunque ti ricordo
queste cose affinché tu ti renda conto, in maniera viva in te, per quale senso
spirituale questo tempio sorge qui e che cos’è che tu e chiunque altro dovete
fare e cercare in esso!
4. Ciascun uomo ha di certo in sé un tempio
vivente della Sapienza! Quando egli Mi ha reso in esso la lode della Sapienza,
allora egli di certo può fare a meno di questo tempio (esteriore di pietra).
5. Ma nonostante ciò, Io
ho eretto qui anche un tempio esteriore e visibile a memoria di quello
interiore e vivente, in modo che chiunque entri in questo tempio, si ricordi
che Io soltanto sono il Signore e che Io solo ho ogni potenza sia in tutti i
Cieli e al di sopra di essi, come pure sopra Terra, in essa e sotto di essa!
6. Se gli uomini della
pianura fossero uguali ai Miei veri figli sull’altura, ora certamente rimasti
in ben pochi, allora essi non avrebbero bisogno di alcun tempio visibile! Essi
però sono grezzi come questa materia esteriore della quale è costituito questo
tempio; perciò devono avere anche un segno grezzamente materiale e devono
cozzare contro questa materia esteriore e dura e sfracellare la propria (materia) con questa, in modo che solo in seguito a ciò la loro interiorità diventi
libera, e quindi essi, uscendo da questo tempio grezzo, esteriore e morto,
possano poi entrare nel tempio interiore e vivo, purché lo vogliano sul serio!
7. E in questo senso Io
consegno dunque ora anche a te questo tempio! Insegna dunque al popolo ad entrare
in questo tempio anche in tal senso e a cercare e trovare in esso il vero
tempio, interiore e vivo; allora a te, e a chiunque si conformerà seriamente a
tale tua dottrina, sarà data la vera, interiore e viva Sapienza proveniente da
Me!
8. Ma se qualcuno vorrà entrare in questo
tempio solamente per una certa abitudine per tranquillizzare la sua stolta
coscienza, costui farà meglio a rimanere fuori, perché chi non cozza contro
questo tempio e non fa in modo che la propria materia si sfracelli, costui qui
dentro non troverà nessuna vita dello spirito né la sapienza in essa, ma
troverà certo il giudizio del suo spirito nella materia e, mediante questa, la
morte.
9. Io ora ti ho rivelato
questo alla presenza dei tuoi ministri e Miei servitori, e così anche in questo
senso noi riapriremo adesso questo tempio facendovi il nostro ingresso! Amen!»
10. Detto questo il Signore, Ohlad e i dieci entrarono
nel tempio. Il Signore allora li benedisse tutti nuovamente e anche il tempio, e poi disse:
11. «Ebbene, per il momento
presente è di nuovo stabilito l’antico Ordine! Vigilate e siate operosi nel Mio
Nome; convertite il popolo, e la vostra ricompensa eterna sia il Mio amore, la
Mia grazia e la Mia misericordia! Amen!»
12. E dopo queste parole il Signore scomparve, e Ohlad
fu colmo dello Spirito e, insieme ai suoi nuovi ministri, si recò al vecchio
castello reale di Lamec.
13. Quello che successe dopo, noi lo apprenderemo in
seguito.
[indice]
L’incontro di re Ohlad con i novantanove consiglieri
L’impertinente discorso di un consigliere e l’energica
risposta di Ohlad
25 novembre 1843
1. Giunto all’antico castello di Lamec, Ohlad assegnò
immediatamente ai dieci ministri le loro abitazioni e poi, sempre in compagnia
dei dieci, andò nella nuova grande residenza aurea dei mille consiglieri, per
dare ai novantanove ancora rimasti il Consilium abeundi (consiglio di andarsene), qualora non volessero sottomettersi alla
Legge divina.
2. E Ohlad, che i novantanove avevano già dato per
perduto, fece il suo ingresso con i dieci nella grande sala del Consiglio, e
precisamente quando i rimanenti novantanove si trovavano raccolti intorno al
loro re di facciata e si consultavano tra di loro se avrebbero dovuto o no
completare di nuovo il consiglio dei mille, oppure se avrebbero dovuto invece
restare in cento eleggendo ancora tra i cittadini solo uno per sostituire
Ohlad, oppure se invece sarebbe stato meglio rimanere nel numero attuale.
3. Ma l’improvvisa comparsa di Ohlad, in mezzo ai
dieci terribili messaggeri, mise i novantanove consiglieri e il loro re di
facciata in un immenso imbarazzo ed anche causò loro non poco spavento.
4. Essi perciò tolsero subito la seduta, si alzarono
dai loro seggi e all’inizio fecero a Ohlad con i dieci un’accoglienza
all’apparenza quanto mai amichevole e gli domandarono oltretutto, con lo
spirito molto curioso, come fosse andata la sua impresa, ideata certo con
buonissime intenzioni, ma immensamente azzardata, tanto più se si considerava
l’insorgenza di simili inaudite calamità elementari e le loro conseguenze.
5. Ma Ohlad disse: «Qui ci sono ora i miei ministri! Questi vi
daranno la risposta giusta!»
6. Quando i novantanove appresero queste parole dalla
bocca di Ohlad, essi ebbero subito l’intuizione di come all’incirca sarebbero
andate le cose, ed uno di loro disse in tono alquanto ironico:
7. «Se i dieci ministri sono tuoi, allora noi abbiamo
già la risposta, ed io vedo la conferma della mia vecchia massima, secondo cui
la fortuna corre sempre dietro ai più sciocchi individui e lascia in un angolo
i saggi!
8. Infatti la tua impresa della riapertura dei templi
è cosa troppo temeraria perché un uomo veramente imparziale e saggio debba
dedicarvi inutilmente sia pure una sola parola!
9. Che a te però sia riuscito come ad una gallina
cieca, di cavartela con la pelle d’asino intatta e che tu sia riuscito a
renderti amiche le dieci tigri del fuoco come se fossero state un asino
barcollante, questo è un fatto che va inserito negli annali della storia del
mondo sotto la seguente scritta a caratteri d’oro: “Il massimo punto culminante
della fortuna di un asino!”
10. Si spera che ti sia noto che, tra tutti noi, eri
considerato quale il consigliere più stolto, e ciò perché tanto tu quanto
questo nostro presente re di facciata, che pure assieme a te non ha scoperto il
modo di fabbricare l’oro, questa carica l’avete tirata a sorte, perché era
certo che il più stolto sarebbe diventato re!
11. A dirla in poche parole, ciò che quella volta ti
fu negato dalla sorte, adesso te l’ha donato la tua pelle d’asino! Infatti tu
sei re, e i dieci mangiafuoco sono tuoi ministri! Non c’è dubbio che questi ti
renderanno evidentemente ottimi servizi durante l’inverno! Che noi però non
resteremo qui sotto il tuo regno, questo può essere detto con abbastanza
certezza!»
12. E Ohlad rispose: «Ebbene, voi sarete
mandati via a frustate; prima però otterrete da me ancora alcune leggi per il
viaggio! Queste leggi voi sarete tenuti ad osservarle rigorosamente
dappertutto, poiché in caso diverso, Dio, il Signore, vi punirà con verghe
fiammeggianti!
13. Ecco, appartiene alla fortuna dell’asino anche il
fatto che il Signore mi diventa in ogni momento un punitore dei trasgressori
delle mie leggi!
14. E così preparatevi a ricevere le mie leggi! Amen!»
[indice]
La replica dell’oratore dei novantanove consiglieri
sulle leggi e sul loro scopo
La proteta dei novantanove contro le eventuali leggi
di Ohlad
La sua prima legge: riconoscere l’umiltà per diventare
liberi
27 novembre 1843
1. Ma l’oratore dei novantanove consiglieri, invece di prepararsi a
ricevere le leggi, parlò così:
2. «Proprio questa ci mancherebbe ancora! Tieniti tranquillamente per te le
tue leggi che senza dubbio non vorranno dire gran cosa, e con le leggi tieniti
anche la divina sanzione punitrice, perché mi pare che sia abbastanza se noi ce
ne andiamo via volontariamente e così ti lasciamo il potere assoluto!
3. Noi però ci guarderemo bene dal riconoscere il tuo
incontrastato potere assoluto anche su di noi, in qualunque luogo noi possiamo
andare a stabilirci, e proprio non accettiamo nessuna forma di leggi sanzionate
da te, e nel caso di imposizioni violente sapremo bene come protestare!
4. Infatti se c’è un Dio che ti ha aiutato ad
insediarti sull’antico trono di questa città, bisogna che Egli sia giusto e
saggio; ma se Egli è tale, allora è impossibile che intenda imporre a degli
esseri che devono essere liberi secondo il Suo piano della Creazione, delle
leggi attraverso le quali essi verrebbero posti sotto ogni schiavitù!
5. Una creatura libera sottoposta a leggi è certamente
la massima contraddizione, il massimo disordine, ed è come un vento cacciato in
un sacco! Come sarebbe possibile riscontrare una simile contraddizione in Dio,
il Quale è e deve eternamente essere la suprema Libertà stessa?
6. Certamente, dove si trovano radunate delle grandi
società di popolo per vivere assieme, come qui ad Hanoch, sono necessarie certe
suddivisioni fondate su leggi morali-civili, ma la ragione di queste non è
appunto altro che il mantenimento della libertà di ogni persona colta, mentre
al contrario, per le persone non ancora colte, la legge è una scuola di
formazione del proprio essere alla libertà.
7. Vedi, in questi casi sono necessarie certe leggi, poiché senza di queste la
persona colta verrebbe a trovarsi tra le persone incolte precisamente come se
si trovasse tra i feroci abitanti di una fitta foresta!
8. Ma se una qualche società di persone del tutto ben
colte si stabilisce in un qualche posto ancora libero della Terra, allora tali
persone, in seguito alla loro elevata cultura, sapranno certamente quello che
devono fare. A che scopo dunque, e perché, essi dovrebbero lasciarsi vincolare
con leggi da parte di un uomo con il quale non avranno mai più niente a che
fare in eterno?
9. Dillo: anche la suprema Sapienza nell’Essere divino
potrebbe dimostrare una ragione, anche solo parzialmente ragionevole, per
questo?
10. Noi bastiamo a noi stessi! Se riterremo necessarie delle leggi per noi,
allora sapremo già darcele da noi; ma finché questo non è il caso, noi
resteremo liberi e vivremo sotto l’unica legge della reciproca amicizia! E se
vorremo intraprendere qualcosa, allora ci consulteremo tra di noi, e quello che
la maggioranza reputerà buono da fare, quello anche sarà fatto!
11. Pertanto, è anche ora nostra generale intenzione
non accettare leggi da te a nessuna condizione, per quanto elevate esse possano
essere! Anzi, noi non tolleriamo neanche un consiglio da parte della tua
regalità dispotica!
12. Lascia perciò che noi ce ne andiamo liberamente, come ti abbiamo
lasciato liberamente andare per l’apertura dei templi. Questo è tutto quello
che domandiamo e che possiamo anche accettare da te!»
13. Quando Ohlad ebbe ascoltato questo discorso, ne fu irritato ed
esclamò: «Amen, dico io! E voi non abbandonerete questo edificio prima che
abbiate piegato la vostra ostinata volontà e la vostra grande superbia sotto il
mio scettro!
14. Io conosco la vostra intenzione; essa è di natura
ribelle! Perciò questa sia ora per voi la mia prima legge, e cioè che voi
dobbiate essere trattenuti qui finché non avrete riconosciuto l’umiltà quale il
punto culminante di ogni libertà umana!
15. Poiché qui non si tratta della vostra libertà
fisica, bensì della vostra libertà spirituale! Questa però consiste
nell’umiltà, e non nella superbia ribelle! Trionfate prima su quest’ultima, e
poi si vedrà se le mie leggi saranno tali da sconcertarvi nella vostra libertà
oppure no! Così avvenga! Amen!»
[indice]
Ulteriore replica dell’oratore dei novantanove sugli
scopi della ragione, dell’intelletto e della libera volontà
28 novembre 1843
1. Dopo questa replica di Ohlad, l’oratore dei novantanove si concentrò per bene e disse in tono quanto mai serio a
Ohlad, come pure contemporaneamente ai dieci ministri:
2. «Ma che stai dicendo tu della superbia e di
sentimenti ribelli? Credi forse che io sia un imbroglione, un infame mentitore
o un codardo che trema come il fogliame del pioppo quando infuria la tempesta?
Oh, tu ti sbagli enormemente!
3. Ritieni forse che io, una volta fuori dalla città,
mi metta, con l’aiuto di questi miei fratelli, a radunare un esercito e che con
questo rientrerò qui per sbalzarti via dal trono che ti fu assicurato da Dio?
Oh, io ti dico che non c’è niente a questo mondo che tu abbia da temere meno,
quanto questa eventualità!
4. Ritieni tu dunque che io non sappia come lo Spirito
della Divinità ti abbia visibilmente consacrato re nel tempio e ti abbia dato
questi dieci uomini del fuoco quali ministri invincibili?
5. Ritieni tu che mi sia rimasta nascosta la scena
della tempesta del fuoco provocata da questi dieci? Oh, no assolutamente, e
questo perché ti ho fatto sorvegliare attentamente dai miei servitori!
6. Ma anche perciò io ora so quello che mi resta da
fare! Oppure mi ritieni sul serio tanto stolto da voler scendere in lotta
contro coloro a cui stanno a disposizione tutti gli elementi, e da scendere in
campo addirittura contro l’antica Onnipotenza di Dio?
7. O grande stolto che sei! Tu prega prima Colui che
ti ha consacrato re che illumini il tuo cervello, affinché tu possa riconoscere
gli uomini, che sono tuoi fratelli, in maniera tale che ti convinca che sono
tuoi fratelli liberi, malgrado tu sia ora collocato su di un trono al di sopra
di loro!
8. Dio ha dato a ciascun uomo la ragione, l’intelletto e, oltre a ciò, la
libera volontà, e in questi tre elementi ha dato anche contemporaneamente tre
leggi principali, e cioè: attraverso la ragione l’uomo deve percepire tutto il
buono e il vero; e attraverso l’intelletto egli deve ordinare quanto ha appreso
e riconoscere quello che è del tutto puro; e attraverso la libera volontà egli
deve scegliere liberamente il totalmente puro, conservarlo e deve agire in base
ad esso.
9. Non è così? Non è questo l’Ordine divino nel quale
Dio ha dunque creato l’uomo e lo ha dotato di queste tre leggi supreme in modo
che egli sia attivo in base ad esse?
10. Ma agisco forse io diversamente? Non sono io operoso
secondo questi principi divini? Non agisco io in conformità all’Ordine divino,
se agisco secondo quei tre principi fondamentali purificati, dunque
conformemente alla pura ragione, in modo perfettamente adeguato all’intelletto
e di mia libera volontà, e se non mi lascio limitare da nessuna altra legge,
dato che riconosco in me l’elemento primordiale-divino e lo rispetto più di
qualsiasi elemento umano, che non è più puro già per il fatto che un uomo vuole
imporre una legge ad un altro uomo [dalla mente] ben formata, quando egli non
tiene più in nessun conto il puramente divino nel proprio fratello, ciò che è
appunto adesso il tuo caso verso di noi!
11. Tu mi hai ammonito di guardarmi dalla superbia e
dalla ribellione; ma io ti domando: “Chi
di noi due è ora più superbo e più ribelle?”
12. Tu vuoi averci piegati sotto il tuo scettro e vuoi
gravarci di leggi. – Ma in questo modo, non sei tu il ribelle contro i sacri
Diritti divini posti nel petto di ciascun uomo colto, e non sei tu il superbo,
se vuoi tenerci piegati sotto il tuo scettro, noi che siamo tuoi fratelli?
13. Perciò va e prega Dio che ti illumini sulle tue
tre leggi fondamentali in te; solo allora
vieni qui e giudica se le nostre leggi hanno o no la stessa origine delle tue!
14. Prima impara a conoscere e a stimare il divino nei tuoi fratelli, e
soltanto dopo vedi se essi, oltre alle vive Leggi divine, hanno forse bisogno
anche delle tue leggi morte!
15. Queste cose intendile per la tua necessità; io te
le ho così esposte nel nome di tutti noi!»
[indice]
Ohlad titubante al discorso del singolare oratore,
chiede consiglio ai suoi dieci ministri
L’efficace replica di uno dei dieci ministri
all’oratore
29 novembre 1843
1. Ohlad, però, quando ebbe sentito tale discorso
dall’oratore dei novantanove, si rivolse subito ai suoi ministri e domandò loro
quale contegno egli avrebbe dovuto tenere verso quegli ostinati oppositori. Si
sarebbe dovuto lasciarli andare senza il dovuto insegnamento divino, oppure
occorreva costringerli, assolutamente per il loro bene, con la potenza del
fuoco ad ascoltare il dovuto insegnamento?
2. E i dieci ministri risposero unanimemente: «Tu sai che dove il Signore
usa la violenza, là Egli giudica anche già! Se noi dovessimo ora fare una cosa
simile nel Suo Nome, allora Egli sicuramente ce ne darebbe espressamente la
facoltà! Sennonché, noi tutti ci siamo rimessi alla pazienza, e anche perciò
dobbiamo attenerci a questa finché il Padre non ci darà un altro cenno.
3. Rendi il bene per il male, la delicatezza per la
grossolanità, il miele per il fiele, l’olio per l’aceto, l’oro per il sale, le
pietre preziose per l’argilla,
e in breve tempo si vedrà quello che si potrà fare con questi forti avversari!
Attaccali con le loro stesse armi, e questa sarà la maniera più sollecita e più
facile per vincerli!»
4. Ma Ohlad rispose: «Hai ragione, questa sarebbe certo la via
più sicura, ma per fare così io dovrei disporre di una lingua migliore! Io
percepisco in me in modo del tutto ben chiaro e distinto quello che dovrei
replicare a questo eroe della lingua, ma siccome mi sono esercitato ancora
troppo poco a parlare così dall’interno all’esterno, allora la cosa mi riesce
alquanto difficile. Tu invece a questo riguardo ti sei già acquistato la
massima scioltezza; perciò io ti prego, dilettissimo fratello, di volermi ora
sostituire nel dire tu alcune appropriate parole che certamente piegheranno in
tutta brevità questi ostinati!»
5. E allora il
principale oratore tra i dieci acconsentì
immediatamente, prese la parola e, rivoltosi ai novantanove, si espresse così:
6. «Ascolta, potente rappresentante dei tuoi compagni,
perché sei così riluttante ad accogliere un Insegnamento da parte di colui di
cui sai che, dallo Spirito di Dio stesso, è stato consacrato re nel tempio?
7. Tu sai bene quale potenza noi possediamo da parte
di Dio, e d’altro canto siamo più che convinti in noi che tu non potrai in
eterno mai averla vinta contro di noi, qualunque sia anche la potenza alla quale
tu voglia e possa fare ricorso; e per conseguenza, noi non abbiamo
assolutamente nessuna ragione, neanche minima, di temerti, poiché il potere e
la verga il Signore li ha posti nelle nostre mani, e quindi neppure chiamando
in aiuto tutta la Terra voi ci potreste nuocere!
8. Tuttavia, noi non abbiamo affatto l’intenzione di
apparire quali punitori dinanzi a voi, che noi consideriamo come nostri
fratelli, bensì intendiamo impartirvi soltanto un insegnamento per il viaggio,
in seguito al quale potrà venirvi solo felicità immensa, ma mai un’infelicità.
Di questo vi diamo la più ampia assicurazione per tutta la potenza che ci è
stata conferita da Dio.
9. E ora dite: a tali condizioni, non volete accettare
da noi un insegnamento tale, da esservi di norma per la vita?»
10. E l’oratore dei novantanove rispose: «Sì, a tali condizioni è
certo che noi accettiamo, quali vostri liberi fratelli, qualsiasi insegnamento;
ma non acconsentiamo affatto a renderci schiavi mediante leggi sanzionate,
fossero sanzionate anche da Dio stesso! Prima bisogna che Egli bruci noi
insieme all’intera Terra!
11. E così noi siamo sempre pronti a sentire da voi un
insegnamento buono e saggio, ed anche ad accettarlo qualora sia di nostro
gradimento!
12. E allora potete
parlare, ma capite bene: senza sanzione!»
[indice]
Il divario tra leggi umane sanzionate e le Leggi divine
Ohlad rivela l’Ordine divino per ciascuno:amare Dio e il prossimo!
1 dicembre 1843
1. Dopo di ciò il capo oratore dei dieci si
volse nuovamente ad Ohlad e gli disse: «Adesso, fratello, puoi andare a
manifestare ai novantanove la Volontà del Signore; adesso ti ascolteranno!
2. Però non fare alcun accenno a sanzioni, perché la
Volontà divina rivelata, che proviene dall’eterno Ordine di Dio, si sanziona da
sé! Comprendi questo?
3. In generale una legge alla quale bisogna aggiungere
una sanzione è già per questo cattiva, riprovevole, non accettabile e vuota,
poiché essa non porta in sé la sanzione quale conseguenza del tutto
naturalmente giusta della trasgressione della legge stessa. E proprio tali
leggi vuote temono questi eroi, e ciò con ragione, poiché tali leggi rendono
sempre l’uomo un vero schiavo.
4. Ma quelle leggi dall’Alto, che provengono
dall’eterno Ordine divino, questi eroi non le temono, perché essi non sanno che
tali leggi portano in sé già dall’eternità la sanzione, così come ciascun uomo
porta in sé nella sua coscienza uno spirito che lo punisce.
5. Perciò va’ ora lì, e rendi loro noto la Volontà
divina, e con questa essi avranno contemporaneamente la guida e il giudice; fa
dunque così!»
6. E Ohlad, che aveva compreso benissimo tutto ciò, si avvicinò
ai novantanove e rivolse le seguenti parole al loro oratore principale:
7. «Dato che mi avete fatto sapere, tramite il mio
ministro, che siete disposti ad ascoltarmi, allora io voglio aprire dinanzi a
voi la mia bocca nel Nome del Signore del Cielo e della Terra e annunciarvi, in
pochissime parole, quello che il Signore richiede da voi e cosa occorre a voi
tutti, per il vostro bene temporale come anche in futuro per il vostro bene
eterno. E perciò io vi prego, quale vostro fratello, che mi ascoltiate con
tutta pazienza e tranquillità!
8. Così suona la Volontà divina verso di me, verso voi e verso qualsiasi
uomo: “Riconoscete e amate Dio sopra ogni
cosa, però amate tutti i vostri fratelli e sorelle così come ciascuno ama la
propria vita; evitate i superflui godimenti della carne e pensate che vi è
soltanto un Signore. Noi uomini non siamo che fratelli tra di noi! Così sarete
giusti e puri dinanzi a Dio e a tutto il mondo in qualunque luogo possiate
trovarvi, e il Signore vi benedirà e vi condurrà dappertutto verso la vostra
felicità eterna!”
9. Questo è il puro e divino Ordine, nel quale
unicamente soltanto è pensabile l’esistenza di tutte le cose; senza
quest’Ordine non c’è eternamente alcuna esistenza di un qualche essere! E con
ciò voi ora avete già tutto!
10. Se ora volete andarvene o rimanere qui, per me è uguale; soltanto
occorre che vi rassegniate a guadagnarvi il pane da voi stessi, affinché i
cittadini siano liberati da un poderoso fardello.
11. Del resto non intendo mettere alcun catenaccio al
cuore dei cittadini, né io farò una cosa simile al mio cuore!
12. Io però, per quanto riguarda me e i miei dieci ministri,
cercherò di limitare molto i nostri bisogni e così facilitare per quanto sia
possibile la vita ai cittadini.
13. Fate anche voi lo stesso, e così potrete restare e
dimorare in questo castello!»
[indice]
La replica dell’oratore dei novantanove consiglieri
con le obiezioni fondate sul suo intelletto
2 dicembre 1843
1. Quando i novantanove ebbero sentito tali parole da
Ohlad, il loro principale oratore si alzò nuovamente e così gli parlò: «Tu in fondo non
hai proprio torto, certo però che questo vale soltanto se si considera la cosa
piuttosto superficialmente; ma se si va più a fondo, allora bisogna convenire
che tu ci hai annunciato la pazzia più grande e più contro natura di questo
mondo!
2. Ma affinché tu ti persuada che, in nome dei miei
fratelli, io non ti ho contrapposto una tesi con una cattiva intenzione, allora
voglio chiarirtela come si conviene! Se tu sei in grado di confutarla, allora
ci dichiariamo tutti pronti all’istante ad accettare qualsiasi legge da parte
tua, ma se tu, come certissimamente accadrà, non la puoi confutare, noi ce ne
andremo semplicemente lasciandoti in dono la tua dottrina assieme a questo
aureo palazzo! Voglia tu dunque ascoltarmi con benevolenza.
3. Per quello che riguarda il riconoscimento di Dio da
te consigliato, io ti dico solamente questo: “Prova ad introdurre nella tua
bocca una montagna tutta d’un pezzo e poi ad inghiottirla tutta in una volta!
Credi forse che l’esperimento ti riuscirà?
4. Oppure, versa il mare e tutti i grandi fiumi dentro
ad un piccolo vaso. Credi che ti sarà possibile?
5. Ora però considera il Dio eterno ed infinitamente
grande in Se stesso, come pure nelle Sue innumerevoli ed infinite grandi opere,
e poi considera te stesso nella tua proporzione di minutissimo verme ricoperto
di polvere e limitato da tutte le parti! Dimmi: – da dove vuoi cominciare con
il riconoscimento dell’eterno e infinito Dio?
6. Come potrà il Suo infinito Tutto trovare posto nel
tuo totale nulla di fronte a Lui? Oppure ti puoi forse vantare di riconoscere
Dio, quando anche tu in ogni caso ne sai di Lui al massimo quanto me?
7. Oppure, credi forse di aver visto l’intero Dio quando Egli, tramite uno
spirito agente all’esterno, dunque solo attraverso un minimissimo raggio di
Forza emanante da Lui, Si era presentato in modo visibile a te?”
8. Oh, vedi, come devi essere ancora stolto, se è così
che tu credi!
9. In verità, io riterrei il pazzo più grande e più presuntuoso di questo
mondo colui che si volesse vantare – o con gli atti oppure con le parole – di
aspirare o al riconoscimento di Dio, o addirittura di averLo già forse
riconosciuto, cosa questa che sembra essere davvero il tuo caso, dato che tale
riconoscimento ce l’hai tanto raccomandato prima come se tu fossi proprio convinto
– Dio sa quanto – dei vantaggi che ne possono derivare!
10. Speriamo che tu ti renda conto di questa
assurdità, a cui però si dà tuttavia ancora ascolto!
11. Ma che si deve dire dell’ ”Ama Dio sopra ogni cosa!”? – Fratello, amico! Basterebbe che tu ti
mettessi ora la mia testa con quel po’ di chiaro intelletto che c’è dentro, e
così tu inorridiresti dinanzi alla tua stoltezza!
12. Vedi, quello che noi chiamiamo amore, è la vera e propria forza vitale
dell’uomo! Quanto più forte è il suo amore, tanto più forte è anche la sua
vita! Nell’uomo vecchio l’amore diminuisce, e nella stessa proporzione
diminuisce anche la vita. La morte poi viene a dare il colpo finale all’amore e
quindi pure alla vita; questo ce lo insegna l’esperienza di ogni giorno.
13. Ma adesso dimmi: “Quanta forza vitale può trovare posto in te?” . Vedi, sicuramente
non più di quanto te lo permette il tuo volume (corporeo); infatti, nessun uomo è ancora mai
vissuto in qualche modo fuori di sé!
14. Con questa forza vitale, ovvero con l’amore, tu
puoi certo prenderti degli esseri che ti sono simili e che sono uguali a te in
grandezza. Da una fino a dieci donne, nella migliore delle ipotesi, tu saresti
senz’altro capace, con questa forza vitale, di farcela per alcuni anni, ma con
centinaia o migliaia di donne non reggeresti nemmeno un’ora con la tua forza
riunita! Tu ti accasceresti del tutto esausto e del tutto spento nella tua
stoltezza!
15. Da tutto ciò emerge che l’uomo può amare quel
tanto che il suo volume (corporeo) comporta. Chi vuole amare di più, è simile a
qualcuno che, per diventare sapiente, si getta avido su tutti i rami del
sapere, ed infine riesce soltanto a sapere qualcosa di insignificante di tutto,
mentre in generale non sa invece niente, e perciò è un uomo del tutto
inutilizzabile!
16. Tu dunque pretendi che noi amiamo il Dio infinito,
e per di più, ancora sopra ogni cosa!
17. Ma io ti domando: “Con che cosa e in che modo?”.
Sei forse capace di riscaldare e illuminare tutta la Terra di notte, tenendo
una fiaccola nella tua mano? – Ebbene no, dice la tua esperienza!
18. Ma allora, come vuoi spingere dentro nel tuo petto
la Divinità, che è infinita, e forse riscaldarLa e illuminarLa? E come vuoi
alla fine, estendere fuori il tuo amore addirittura sopra di Essa?
19. Se tu hai un solo atomo di sano intelletto, allora
devi certo persuaderti già a prima vista della stoltezza che hai voluto
addossarci!
20. Io ti prego dunque di considerare molto bene questa mia chiara
obiezione, e prendere altre disposizioni a nostro riguardo, perché non devi
volere fare di noi i tuoi pazzi».
[indice]
L’imbarazzo di Ohlad
Uno dei dieci mostra come vanno trattati tali ciechi
individui
La trattativa giunge al punto di rottura
5 dicembre 1843
1. Dopo aver sentito questo discorso dell’oratore
principale dei novantanove, Ohlad non seppe che cosa replicare; e va pure notato che,
oltre a ciò, egli era di natura tale che la minima eccitazione d’animo era
sufficiente per metterlo in condizioni da non poter pronunciare nemmeno una
parola, e così gli era ancora più difficile dare una risposta ben nutrita a
quei suoi avversari molto critici.
2. I dieci, però, si accorsero del considerevole
imbarazzo di Ohlad; perciò gli si avvicinarono e uno di loro gli disse: «Ohlad, non
arrabbiarti inutilmente, perché, vedi, questi che ci stanno dinanzi sono uomini
ciechi come una talpa, che non hanno nemmeno quel barlume che permetterebbe
loro di distinguere la notte più tenebrosa dal giorno più chiaro! Per
conseguenza sarebbe anche fatica puramente sprecata se si volesse continuare a
parlare con loro!
3. Tali uomini – che con la loro ragione e con il loro
intelletto sono già arrivati al punto di voler stipare dentro ai sacchi il
libero spirito e il suo amore, che è la sua essenza e che proviene puramente da
Dio – non sono più idonei ad alcuna istruzione superiore!
4. Infatti essi sono come le crisalidi che si sono
imbozzate entro il loro proprio tessuto e con ciò si sono tagliate fuori da se stesse
da ogni più alto flusso di luce!
5. Quando però con il tempo queste crisalidi si
animano di nuovo e diventano delle belle farfalle, quale misera immagine è mai
questa? Infatti essa non rappresenta che una moltitudine molesta di ogni specie
di fannulloni, di oziosi e di bellispiriti[28],
i quali depongono, come fanno le farfalle con le loro uova, le loro idee nelle
giovani piante del genere umano, dalle cui idee poi ben presto vengono fuori i
bruchi più dannosi in quantità innumerevole e in brevissimo tempo essi rodono e
rovinano tutti gli splendidi e vivi germogli della vita spirituale!
6. Lasciamo dunque ora che anche queste crisalidi della ragione e
dell’intelletto, di specie umana e del tutto cieche, se ne vadano al più presto
possibile, dato che ora tra noi splende il Sole vivo ed eterno dello Spirito!
Queste crisalidi verrebbero presto covate dal suo calore e poi le loro dannose
nidiate verrebbero deposte nelle nostre nuove piantagioni!
7. Con questi uomini perciò noi non sprecheremo
inutilmente altre parole, bensì faremo in modo che essi si allontanino
immediatamente; e dove li porterà il loro vento, là che se ne vadano pure anche
loro, poiché ogni verme conosce la sua erba che gli piace, e questa egli poi
mangia avidamente!»
8. Ma l’oratore dei novantanove disse: «Certo, quando degli uomini parlano in questo
modo ad altri uomini, non è possibile che essi restino uniti e che vivano
assieme! Costoro predicano l’umiltà, ma contemporaneamente sono più orgogliosi
di un pavone nella piena estensione della sua coda! Per conseguenza noi ce ne
andremo, e davvero troveremo di certo la nostra erba in qualche luogo!»
9. L’oratore dei dieci gli rispose: «Sì, andatevene pure, perché l’erba che
cresce qui non fa più per voi!
10. Uomini, ai quali noi abbiamo concesso tutto alla sola condizione che
venisse accettata la nostra lieve legge, non fanno per noi, noi che sappiamo
che Dio ha costituito i nostri cuori precisamente così come l’occhio, che è
certamente molto più piccolo al paragone dell’immensa Creazione visibile, ma
ciononostante esso la può accogliere in sé e contemplarla! E così niente
dipende dal volume, bensì tutto dipende soltanto dalla volontà dell’essere
portatore di vita!
11. E ora andatevene, perché nelle condizioni in cui
vi trovate non potete rimanere qui! Vi siano concessi tre giorni di tempo per
raccogliere le vostre cose, ma non un istante di più!
12. Comprendete bene questo, e così avvenga
inevitabilmente!»
[indice]
Danel, eroe dell’intelletto e oratore dei novantanove,
riconosce di aver sbagliato e si pente
Un’ulteriore proposta di Ohlad
6 dicembre 1843
1. Queste parole provocarono un grande cambiamento
nell’animo dei novantanove; specialmente la similitudine dell’occhio paragonato
al cuore era passata a tutti come una scintilla elettrica attraverso le membra,
le vene e le viscere.
2. Perciò anche l’oratore
principale si ricredette ben presto e rivolse ai
suoi fratelli le seguenti parole: «Ascoltatemi fratelli! La risposta del
potente messaggero, che ora è il primo ministro di Ohlad, che Dio stesso ha
consacrato re sopra di noi, mi ha dimostrato il mio errore in tutta la sua
interezza.
3. Io so ora a che punto effettivamente noi siamo con
tutta la nostra ragione e il nostro intelletto, e questo è sufficiente per
rendersi conto che noi siamo sul serio più che ciechi come una talpa riguardo
alle visioni spirituali e divine!
4. Infatti noi siamo contemporaneamente anche sordi
come una campana e con ciò del tutto terribilmente e presuntuosamente stolti! E
dunque, è anche del tutto perfettamente giusto se adesso ci vediamo costretti
ad abbandonare abbastanza vergognosamente questa città dove per così lungo
tempo abbiamo fatto la parte dei signori; e in particolare è tanto più giusto
verso di me, dato che fra di voi io fui sempre il più ostinato oppositore
contro tutto ciò che era puramente spirituale e divino.
5. Chi di noi non si ricorderà la storia dei due
consiglieri che erano venuti da noi dall’altura come salariati giornalieri, e
che da lì a poco furono chiamati al posto di dirigenti di tutte le nostre
grandiose costruzioni, e come essi, quando alla fine ci lasciarono, non
mancarono di esortarci verso Dio, l’unico Signore onnipotente del Cielo e della
Terra?
6. Ma le loro splendide parole andarono a colpire gli
orecchi sdrucciolevoli di tutti noi, e del tutto particolarmente di me, e noi
lasciammo che quei due uomini, la cui presenza tra di noi aveva avuto il
massimo significato, se ne andassero via, piuttosto che ascoltare le loro
mitissime parole divine!
7. Con la nostra ragione e con il nostro intelletto
noi abbiamo sempre contrastato quella Parola che in qualche modo ci fosse
venuta da Dio; anche per questo noi ora non meritiamo nulla di più che di essere
cacciati da questa città, visto che è venuto il preciso giorno di scadenza!
8. Io però so quello che farò da parte mia: me ne
andrò come un risvegliato e pentito penitente! Voi però potete fare quello che
volete; che la Volontà del Dio onnipotente sia con me e con voi!»
9. Dopo questo discorso egli si rivolse nuovamente a
Ohlad e ai dieci, e con commoventi parole li pregò di perdonargli la sua
ostinazione e li ringraziò per l’insegnamento che lo aveva risvegliato, e poi
volle andarsene.
10. Ohlad però gli disse: «Danel, io ti dico: “Così come ora tu
sei, rimani, perché è il Signore che ti ha accolto avendoti concesso questa
Grazia, e per conseguenza tu sei accolto anche da me!
11. Infatti, non voi fratelli io voglio esiliare,
bensì soltanto la vostra ostinazione; se però la bandite da voi, allora non c’è
più bisogno che voi stessi prendiate la fuga con il vostro peccato, perché è
sufficiente che voi abbiate congedato il peccato!
12. Quando però un fratello esilia l’altro fratello,
egli pure si esilia dal proprio fratello; questo però sia lontano da me!
13. Dunque, rimani, e fa in modo che possano rimanere
qui anche gli altri fratelli, perché tutti noi avremo ancora moltissimo da
fare!»
[indice]
La conversione dei novantasette consiglieri ad
eccezione del re di facciata
Le orecchie
d’asino al re di facciata per tre anni interi
7 dicembre 1843
1. A queste parole di Ohlad, l’animo di Danel fu colmo
di gioia, e quest’ultimo promise che avrebbe fatto ogni sforzo possibile per
indurre anche gli altri a ricredersi completamente.
2. Dopo di che egli ritornò immediatamente vicino agli altri consiglieri ed
espose loro, nella maniera più evidente e persuasiva, come fosse giunta a loro
la Grazia di Dio e così, ad eccezione di uno, tutti si convertirono alle parole
di Danel.
3. Costui, altri non era che il noto re di facciata.
Infatti, la brama di dominio cominciò a ridestarsi davvero in lui, quando vide
davanti agli occhi la sua piena mancanza.
4. Infatti, quantunque egli fosse re soltanto di
facciata, tuttavia in tale sua qualità gli venivano tributati tutti i possibili
onori con grande cerimoniale, e a questo egli teneva più che a qualsiasi altra
cosa. Ora però egli doveva rinunciare a tutto! E questo gli appariva una cosa
enorme, ma ben, non dalla parte piacevole per lui!
5. Egli perciò cominciò a riflettere su come
riacquistare la sua dignità perduta.
6. Danel aveva ben notato questo ed era già pronto a
scagliare alcuni fulmini sul capo del re di facciata; ma uno dei dieci ministri gli si avvicinò e gli disse:
7. «È sufficiente che vi siate convertiti voi
novantotto; che ci sia un solo asino non ha alcuna importanza! Poiché, chi non
disponendo di forza naturale, morale e spirituale, vuole dominare sui propri
fratelli non per essere una guida per loro ma unicamente per soddisfare una
libidine di superbia[29],
che in un certo qual modo lo solletica, costui è un asino, perché non è capace
di accorgersi che i suoi fratelli già da lungo tempo lo hanno riconosciuto per
tale, ed anche per questo gli hanno posto sul capo la corona della stoltezza.
8. In verità, il flusso dei tempi non cambierà niente
in quest’uomo, poiché la sua stupidaggine gli sta salda come una roccia!
9. Riducete in polvere le montagne, fate che la Terra
tremi come il fogliame degli alberi nella tempesta, ottenebrate il Sole e fate
cadere sulla Terra le stelle dei cieli, ma quest’uomo starà li irremovibile!
10. Infatti l’asino non teme la potente zampa della
poderosa tigre e neppure i suoi denti stritolatori, perché sa di certo, come se
fosse profeta, che di fronte a lui gli esseri più forti dovrebbero certamente
vergognarsi qualora gli facessero qualcosa di male.
11. E perfino il padre della malvagità e della menzogna ha sempre sommo
rispetto della stoltezza, ed un asino non ha niente da temere dalla sua
malignità! Infatti la vergogna opprime anche Satana, e quindi evita sempre di
avere a che fare con gli asini!
12. Che il re di facciata dunque continui pure a
rimanere seduto sul trono e che regni qui, fra le pareti, sulle mosche e sui
moscerini; e che una corona sfarzosissima orni pure il suo grigio capo!
13. E quando nel suo palazzo, con parole quanto mai
scarse e sempre uguali, farà potentemente squillare la sua voce di dominatore,
allora gli venga dato un abbondante foraggio!
14. Così vogliamo fare e così sarà fatto: che il re
passi il suo tempo unicamente mangiando, dormendo e cacciando via da lui le
mosche!»
15. Questa satira mandò su tutte le furie il re di
facciata, ed egli cominciò formalmente ad urlare e ad infuriarsi.
16. Ma l’oratore
dei dieci lo afferrò per gli orecchi e, per effetto
del suo potere miracoloso, gliele allungò finché diventarono delle vere
orecchie d’asino, e poi esclamò: «Ecco, questa è la corona! Poi seguirà il
trono!»
17. Ciò ebbe effetto sul re di facciata, il cui nome
era Midehal. Con ciò egli divenne umile e anche si convertì; però le sue lunghe
orecchie dovette tenersele per tre anni interi.
18. Questa storia si divulgò nell’intera regione, e
perfino sulle alture giunse la notizia che al re di facciata erano state
conferite le orecchie d’asino, e questa leggenda si mantenne tra tutti i tipi
di leggende, fino al tempo dei tardi discendenti.
[indice]
Le fraterne parole di Ohlad a Danel su come avrebbero
operato per il futuro tra il popolo
L’unanimità tra i cento consiglieri e i dieci
messaggeri
9 dicembre 1843
1. Quindi Ohlad, rivoltosi di nuovo a Danel, gli disse:
2. «Ebbene, amico e fratello, guarda, anche Midehal è
stato sicuramente convertito grazie al fatto che il ministro, per la forza di
Dio in lui, gli ha allungato gli orecchi e in questo modo ha fatto rivolgere
all’esterno la sua interiore stoltezza; e così noi avremmo già fatto, secondo
la Volontà del Signore, un notevole passo verso il raggiungimento dello scopo!
3. Ora però bisognerà occuparsi del popolo che si
trova dappertutto tra le tenebre più fitte, sia qui nella città, che nei vasti
sobborghi e nelle città di Lim, Kira, Sab, Marat, Sincur, Pur, Nias, Firab,
Pejel, Kasul, Munia e Tiral, nonché infine presso gli altri vassalli!
4. Spetta a noi fare in modo che questi popoli si
convertano, sia nelle città che in campagna e là dove mai si trovino a dimorare
degli uomini. Voi tutti sapete molto bene come me che dappertutto regnano
l’idolatria e anche il più formale ateismo!
5. Noi stessi abbiamo in gran parte la colpa di simili
condizioni; per conseguenza spetta a noi, più che ad ogni altro, il dovere di
riportare a tutti questi popoli la luce che fino ad oggi, in grandissima parte,
abbiamo tolto a loro.
6. Il Signore stesso ci ha spianato la via mediante la
terribilissima tempesta di fuoco; ma ora spetta a noi cogliere questa occasione
e usarla con saggezza, a onore e gloria di Colui che ci ha concesso una simile
grande Grazia, accendendo di nuovo per noi l’eterna luce della vita che si
trovava completamente spenta in noi.
7. Ma per acquisire la capacità di riportare questa
luce a tutti i popoli, noi dobbiamo visitare i templi del Signore; in essi
otterremo il giusto vigore e la necessaria pienezza di potenza e forza!
8. Lo Spirito del Signore scenderà su di noi e ci
ungerà con nuova forza e desterà in noi il giusto spirito d’amore e di ogni
luce vitale fuori dall’amore; e poi con questa luce ce ne andremo dai popoli e
li rischiareremo con la luce della viva Grazia proveniente da Dio e li ungeremo
con il nuovo spirito quali figli dell’uno Padre santo che, dal principio, ci ha
già eletto a Suoi figli!
9. E così, preparatevi tutti per la giornata di
domani, poiché prima ancora del sorgere del Sole vogliamo essere presenti nei
templi, e poi vogliamo anche dedicarci subito al sublime compito del vero
governo popolare nel Nome dell’unico Dio, dato che Egli ci ha eletto e
consacrato a tale scopo! Così dunque sia fatto!»
10. E quando Ohlad finì questo discorso, ricevette una
grande lode, e tutti i consiglieri, compreso il re di facciata fattosi ora
alquanto umile, cominciarono ad alta voce a rendere onore e gloria a Dio che
aveva dato loro un re così amorevole e saggio.
11. Tutti si dichiararono d’accordo con quanto detto
da Ohlad e si mostrarono prontissimi a fare com’era stato suggerito da lui,
rallegrandosi immensamente al pensiero che ben presto avrebbero cominciato a
operare nel Nome del Signore.
12. E Ohlad, insieme ai suoi dieci ministri, benedì i
novantanove, e poi si recarono tutti al vecchio castello dove si ristorarono e
resero una lode in comune al Signore.
[indice]
La radunanza davanti all’atrio del tempio mentre
fiamme e fulmini si scatenano
Le parole rassicuranti di Ohlad
L’ingresso nel tempio permesso solo agli iniziati
11 dicembre 1843
1. Il mattino seguente, due ore prima del levare del
Sole, Ohlad giunse con i suoi ministri alla dimora dei novantanove e, con gran
gioia, li trovò già tutti abbigliati a festa e pronti per recarsi al tempio.
2. Uomini, donne e bambini erano radunati tutti
insieme, e la servitù, raccolta nell’ampio cortile, stava in attesa dei
padroni.
3. Ed essendo quindi pronta ogni cosa, si prese subito
la via verso il primo tempio.
4. Quando tutta la numerosa compagnia fu giunta presso
l’atrio del tempio, immediatamente migliaia di fulmini si abbatterono giù dal
tetto d’oro del tempio nel grande atrio. Contemporaneamente però i dieci
ministri fecero un cenno a tutte le montagne eruttanti fuoco che si innalzavano
lì intorno, e nello stesso istante delle altissime colonne di fiamme furono
lanciate fuori dai loro crateri, e delle enormi masse di fumo, vomitate assieme
alle fiamme, ricoprirono ben presto il firmamento visibile.
5. Questo fenomeno fece un’impressione grandissima sui
nostri novantanove, poiché essi videro la loro morte davanti agli occhi, per
come si figuravano la cosa.
6. Tra grandi tremori e trepidazioni, Danel si avvicinò a Ohlad e
disse: «O re potente e consacrato da Dio! Risparmiaci e non lasciarci cadere in
rovina del tutto così miseramente, poiché la tua potenza e autorità sono
terribili!
7. Chi mai potrà sussistere accanto a te? Chi potrà
essere tuo suddito e contemporaneamente vivere? Infatti, quando uno meno se
l’aspetterà, le fiamme della tua potenza lo avranno già afferrato e il suo
corpo sarà già ridotto in cenere!»
8. Ohlad disse a Danel: «Non ti preoccupare di cose così
stolte! Quello che ora il Signore mostra a te, come pure a tutti i tuoi
compagni, è la Serietà; e se il Signore non vi avesse mostrato questa Serietà,
voi non sareste degni di ricevere qui la potente benedizione tramite la quale
trarrete i popoli alla luce della vita proveniente da Dio!
9. Perciò liberatevi dalla vostra stolta paura e liberatevi
del tutto dai tremori e dalla mancanza di coraggio, poiché Dio è di certo un
Padre eterno ed amorosissimo che ora vi viene incontro nel fuoco più ardente
dal Suo infinito Amore santissimo!
10. Infatti né io e nemmeno questi ministri possiamo
far giungere i fulmini dal tetto e tutto questo fuoco dalla Terra; ma è
soltanto Dio stesso che fa queste cose per amore per voi, per prepararvi ancora
più profondamente alla Sua benedicente venuta nel tempio!»
11. Queste parole furono sufficienti per liberare dall’immensa
angoscia Danel, come pure i suoi compagni, e per infondergli il coraggio di
entrare nell’atrio e poi anche – dopo il vero risveglio della viva umiltà e
dell’amore – nel tempio.
12. Dopo di ciò, Ohlad fece subito aprire la porta
dell’atrio e poi entrò, con il massimo timore reverenziale, insieme con
l’intera e grande compagnia, là rese una lode al Signore e penetrò poi nel
tempio nel quale però soltanto ai dieci fu concesso di seguirlo. Tutto il resto
della compagnia dovette invece fermarsi nell’atrio, poiché soltanto agli
iniziati era lecito entrare nel tempio.
[indice]
Ohlad dinanzi all’altare
Insegnamenti di vita per il popolo: sui biasimevoli
ricevimenti mondani
12 dicembre 1843
1. E quando Ohlad si trovò nel tempio con i dieci ministri, si prostrò
subito sulla sua faccia dinanzi all’altare e pregò Dio perché volesse mostrare
grazia e misericordia ai novantanove fratelli, compreso il re di facciata.
2. E il Signore parlò dalla nuvola bianca: «Ohlad! Io ho considerato te e i tuoi fratelli, e Mi
sono rallegrato per il fatto che si sono convertiti ed hanno rivolto a Me il
loro cuore e la loro anima; tuttavia, Io ho ancora una cosa contro di loro, ed
essa è quanto mai importante per il loro spirito!
3. Nel mondo essa appare
equa, anche giusta e del tutto innocente, ma non così essa appare a Me!
4. Ma che cos’è dunque
che Io ho contro di loro?
5. Ascolta: essi hanno la
passione di visitare, con ogni tipo di pretesti amichevoli, certe famiglie
molto in vista, nonché, viceversa, di voler offrire a loro volta ricevimenti e
ricevere visite! Da questa maligna passione non è immune neppure Danel, che è
il più saggio tra tutti!
6. Gli uomini hanno una
grande gioia quando le belle donne vanno a fare loro visita e si rallegrano
oltremodo quando possono ricambiare la visita a tali belle donne.
7. Le donne invece, al contrario, sono molto
avide di visite maschili; e quanto più numerosi sono gli uomini e quanto più
spesso si offre loro occasione di riceverne le visite, tanto più allegre e del
tutto più follemente amichevole esse diventano.
8. Anche se le donne
frequentano meno gli uomini che non le persone del proprio sesso, in ogni caso
tutto il cielo dovrebbe diventare ardente di fuoco dalla rabbia per lo sdegno
suscitato dalle terribili stupidaggini che esse dicono quando spettegolano
insieme!
9. Quanto più insensati, privi di valore e
stolti sono i pettegolezzi, tanto maggiore è il loro diletto; e quanti più
sciocche, più pazze, più stolte e più burlone e ridicole sono le cose che
succedono in un simile ricevimento, tanto più gradito e piacevole riesce anche
per loro, ed è per questa ragione che di preferenza, un tale ricevimento viene
anche frequentato volentieri.
10. Ma del tutto
particolarmente le donne – sia le giovani come le vecchie – guardano che ci sia
sempre presente, in un simile ricevimento, del pettegolezzo, che Io odio
completamente. E anche molti esseri giovani di sesso maschile che conoscano
molto bene l’arte di fare la corte, e che sappiano anche preparare ogni specie
giochi spassosi, in modo da procurare alle donne un piacevole divertimento; e
quanto più insensati e stolti, e quanto più inutili e insignificanti sono
questi giochi, tanto più popolari essi sono, del tutto specialmente quando tali
giochi sono eseguiti da giovani benfatti!
11. Vedi, tali mogli e
tali figli hanno i tuoi novantanove fratelli; la moglie di Danel però è tra
tutte la più grande amante dei pettegolezzi! In verità, per Me questo è uno
schifo dello schifo!
12. Io vorrei tenere una carogna nella Mia
bocca per mille anni, piuttosto che guardare, anche solo per un secondo e da
molto lontano, una tale amante della vita di società!
13. E il motivo sta nel
fatto che questo è un ottimo modo per rovinare e uccidere lo spirito che
proviene da Me, poiché è proprio nelle riunioni di tale specie che tanto la
donna quanto l’uomo imparano, meglio che in ogni altra occasione, a
dimenticarsi di Me e a gettarsi del tutto tra le braccia velenose del serpente del mondo, allegro e pieno di
lusinghe!
14. Chi pensa a Me quando
si trova in una simile riunione di pettegolezzi, giochi, chiacchiere e risate,
mentre Io devo in ciascun istante conservare loro la vita?
15. Perciò Io maledico
tutte le riunioni di questo tipo, dove gli uomini si rendono visita a scopo di
divertimento, e non per parlare di Me e per farsi istruire su di Me; e per
quanto queste visite siano di tipo breve, sono comunque maledette, specialmente
quando vi vengono condotti i bambini, nei quali con ciò ogni migliore seme
viene ben presto soffocato.
16. Dunque, va’ fuori e
annuncia ai tuoi novantanove fratelli questa Mia Volontà, e che essi facciano
lo stesso anche con le loro ottuse mogli e con i figli; e dì loro che Io non
benedirò alcuno con la Mia Grazia, se prima non avrà ordinato la sua casa in
questo modo!
17. Se questo male non
verrà estirpato dalla radice, allora Io, ad un simile mondo, manderò il Mio
Giudizio al posto della Grazia! Amen!»
[indice]
Uno stolto ribadire di Ohlad
Nessuna concessione a chi non ha sempre il Signore con sé
“Dove due o tre si raduneranno nel Mio Nome, là sono Io in mezzo a loro!”
13 dicembre 1843
1. Allora Ohlad, nella più profonda umiltà del suo cuore, così parlò
al Signore: «O Signore, sia santificato il Nome Tuo santissimo e la Tua Volontà
sia fatta ora come in eterno!
2. Io, poverissimo e miserevole verme nella polvere
della mia totale nullità dinanzi a Te, oso farTi una domanda dal profondo della
mia grande miseria, supplicando Te, o Padre, colmo del più infinito amore,
misericordia e pazienza, di non aver rancore verso di me!»
3. E il Signore, dalla nuvola, così rispose: «Alzati dunque e parla!
Voglio porre il Mio orecchio vicino alla tua bocca!»
4. E Ohlad si alzò e disse: «O Signore, dimmi, secondo la Tua
Grazia: noi, uomini, non dobbiamo mai visitare i nostri vicini e non dobbiamo
mai divertirci, neanche in un modo del tutto onesto, con i nostri fratelli e
sorelle?
5. Vedi, noi miseri uomini abbiamo comunque ben pochi
divertimenti su questa magra Terra! Ma se oltre a ciò dobbiamo evitare del
tutto le nostre reciproche visite e conversazioni, allora non ci resta davvero
nient’altro che cacciarci da qualche parte in un buco e là roderci nella
propria più desolata noia!
6. Perciò, o Signore, vorrei pregarTi a nome di tutti
i miei fratelli e sorelle che Tu volessi, a questo riguardo, attenuare soltanto
un po’ la Tua Volontà! Non Ti sarebbe dunque gradito prescrivere una norma, o
addirittura una legge, secondo la quale potrebbe essere tuttavia permessa
qualche riunione di società?»
7. E allora il
Signore disse a Ohlad: «Io certo sapevo che anche tu sei ancora un asino
malato; a causa di ciò tu ancora chiedi a Me una tale cosa che è contraria ad
ogni Mio Ordine?
8. Vedi, o stolto, sul suolo della Terra
crescono piante, arbusti, alberi e frutti benedetti e maledetti; i benedetti
traggono origine dal Cielo, e i maledetti dall’inferno. I frutti dell’ultima
specie non di rado sono più alettanti di quelli della prima. Ebbene, non
vorresti anche chiedere a questo riguardo: “Signore,
togli loro il veleno mortale in modo che noi possiamo mangiarne come mangiamo i
benedetti?”
9. Io però ti dico: “Questo non lo faccio!”. Infatti, Io
comunque ho posto trenta piante benedette per una maledetta, e questo sarà
certo sufficiente!
10. Oltre a ciò, sei
ancora libero di sradicare le piante maledette e di coltivare al loro posto
esclusivamente le benedette. Non ti è sufficiente questo?
11. Nello stesso modo ho
dato anche all’uomo una compagna e una aiutante, e vedi, il primo uomo Adamo
era contento di questo! Dunque: volete essere di più della prima coppia umana
sulla Terra?
12. Non ha ciascun padre i
suoi figli e così pure ogni madre? E ogni padrone di casa non ha i suoi
lavoranti agricoli, i suoi servitori e serve, che pure sono degli esseri umani?
Che cosa vuole ancora di più?
13. Adamo aveva una sola
moglie, e più tardi i suoi figli, ma non aveva né servitori, né serve; e vedi,
egli era contento con ciò! Perché dunque voi volete avere di più di quanto fu
dato ad Adamo dal Mio Ordine?
14. O voi insaziabili! Voi volete di più perché
in Me non avete abbastanza! Io sono per voi troppo poco, perciò volete i
passatempi del mondo! Perciò volete ridere e spettegolare e giocare in allegra
compagnia, perché Io vi annoio!
15. Ad Adamo era
sufficiente la Mia compagnia, e ad Eva erano sufficienti Adamo e i propri
figli; perciò egli visse contento novecentotrent’anni senza giochi di società!
Perché dunque voi volete di più?
16. Io però dico a te, poiché
ti ho già consacrato: “Se voi vi fate visita nel Mio Nome, come
faceva Adamo perfino visitando i suoi figli, allora anche ogni riunione sarà
benedetta, perché dove due o tre si raduneranno nel Mio Nome, là sono Io in
mezzo a loro!
17. Dove
però si formano riunioni per farsi visite allo scopo di continui divertimenti
mondani di qualsiasi tipo, là che sia pure presente Satana e che, secondo il
suo desiderio, strangoli i suoi figli!”
18. Perciò non
domandarMelo di nuovo, se non vuoi che la domanda sia per l’ultima volta, bensì
va’ di corsa e adempi la Mia Volontà! Amen!»
[indice]
Ohlad riferisce a Danel la volontà del Signore sui
biasimevoli ricevimenti
Danel lo
riferisce ai novantanove e poi alle donne e ai figli che non l’accettano
14 dicembre 1843
1. Udite queste parole, Ohlad si batté il petto, si
inchinò profondamente davanti all’altare e quindi uscì immediatamente fuori e
andò verso i novantanove fratelli che lo attendevano; là chiamò subito a sé
Danel e gli riferì quello che gli aveva detto il Signore.
2. Ma Danel osservò: «In verità, se tu non mi avessi esposto ora
questa circostanza con tanta elevata serietà, io stenterei a credere che il
grande, sublime e santo Dio possa dare importanza a tali inezie!
3. Eppure la cosa deve avere qualche importanza, se il Signore, qualora noi
non rinunciamo a questo vizio così evidente, intende tenerci nascosta la Sua
Grazia e fare invece venire su di noi un amaro giudizio!
4. Io perciò renderò subito nota la Volontà del
Signore! Per me e per la mia casa garantisco io; qui non ci saranno certamente
più riunioni e nemmeno si faranno più visite di altra specie se non quella
voluta dal Signore, cioè soltanto nel Suo onnisantissimo Nome!
5. Ma per quanto riguarda gli altri, io naturalmente
non posso garantire per quello che essi vorranno fare!»
6. E Ohlad gli osservò: «Questo non sia causa di preoccupazione
né per te né per me, perché sotto tale aspetto il Signore farà la Sua parte!»
7. Dopo di che, Danel si volse subito verso i
novantotto, come pure ai loro figli e alle loro donne, e annunciò loro la
Volontà del Signore esattamente come egli l’aveva sentita da Ohlad.
8. Gli uomini ben presto si convertirono riguardo a questo,
ma le donne e i figli già grandi cominciarono a singhiozzare e, tra
l’altro, a piangere e ad ingiuriare in segreto, e dissero:
9. «Non è possibile che Dio abbia parlato in questo
modo! Questa è un’invenzione di Ohlad, dei dieci maghi dell’altura e ora anche
del famoso Danel, che se ne intende sempre bene del navigare a seconda del
vento!
10. Perché dunque, noi donne non dovremmo amare più
uomini in una riunione di società?
11. Perché dunque, dovremmo esistere unicamente per un
solo uomo e per uno solo adornarci e farci belle?
12. Perché le nostre figlie non dovrebbero avere delle
occasioni per fare varie conoscenze con il giovane mondo maschile, per potersi
scegliere l’uomo che più piace loro?
13. E perché non dovrebbero i nostri figli poter
conoscere delle ragazze? Dovrebbero essi, dunque, alla fine, restare senza
donne? Ma dove, all’infuori delle riunioni di società, si offre loro una simile
occasione?
14. Oltre a ciò, noi, ad ogni modo, frequentiamo solo
famiglie rispettabili e appartenenti all’antica nobiltà, e a nostra volta
riceviamo visite soltanto da queste!
15. Se Dio pretende una cosa di questa specie da noi,
allora non può essere affatto saggio! Se noi facessimo qualcosa di male
comportandoci così, allora non diremmo niente; ma noi ci limitiamo solo ad
intrattenerci sempre nella maniera più innocente del mondo! Come deve, come può
questo, essere ripugnante ad un Dio saggio?»
16. Ma Danel disse loro: «O donne, voi brontolate contro gli
ordinamenti di Dio! Non sapete voi come Egli ha sempre punito i ribelli? A voi
la cosa appare troppo piccola perché Dio debba occuparsene; perciò dite che Dio
non deve essere saggio!
17. O voi, cieche e stolte! Chi creò dunque il piccolo moscerino? Chi creò
l’acaro della foglia? Chi creò gli innumerevoli vermetti della palude? Chi creò
i capelli del vostro capo? Non sembrano tutte queste cose, quanto mai
insignificanti? E tuttavia il grande Dio si occupa di loro!
18. Ebbene, chi meglio dell’artefice può sapere cosa è
confacente alla propria opera? Se dunque il grande Artefice stesso ci dà qui le
norme della vita, non dobbiamo noi, subito, accoglierle del tutto con
gratitudine e osservarle?
19. E se anche il male ai vostri occhi appare minimo o
nullo, perché mai dovrebbe apparire tale, pure agli occhi di Dio?
20. Oh, mai in eterno il Signore si regolerà secondo
la nostra stoltezza; ma spetta a noi, Sue creature, regolarci secondo la Sua
Volontà, perché Egli soltanto sa di certo qual è quello che si addice a noi!
21. Non è già sufficiente una goccia di veleno per avvelenare
dieci boccali d’acqua, in modo tale che di questa non possiamo mai più goderne
in maniera salutare ed innocua? Se invece si volesse versare una goccia d’acqua
sana in dieci boccali di veleno, sarebbe questa, capace di rendere innocuo il
veleno?
22. La morte è dunque più potente della vita, e noi possiamo perdere
quest’ultima con grande facilità! Perciò conviene osservare bene le norme e
vivere conformemente a queste, come vuole il Signore della Vita! Comprendetemi
bene e non brontolate più! Amen!»
Richiesta chiarificatrice delle donne sul significato
della goccia d’acqua e del veleno
La risposta di Danel, ispirata dal Signore
16 dicembre 1843
1. Dopo questo discorso di Danel, parecchi tra i giovani e tra le donne avanzarono in gruppo e rivolsero a lui le seguenti parole:
2. «Stimato e altamente considerato compagno dei
nostri mariti e padri, abbiamo ascoltato le tue parole con la più intensa
attenzione e molte delle cose da te dette le abbiamo trovate vere e buone, ma
molte altre ci sono incomprensibili!
3. Perciò ti domandiamo che cosa hai voluto
effettivamente dire con la goccia di veleno nei dieci boccali d’acqua e poi,
viceversa, con la goccia d’acqua nei dieci boccali di veleno, e che cosa
intendesti poi dire col riunirsi in compagnie nel Nome di Dio! Dacci dunque
qualche chiarimento riguardo a questi due punti principali, affinché essi ci
divengano chiari!»
4. Allora Danel raccolse subito tutti i suoi sensi e disse: «Allora
ascoltatemi. Con la Grazia del Signore, il Quale là, dal Suo santuario, mi
irradia chiaramente, io voglio rendere dinanzi ai vostri occhi la cosa così
chiara come è chiaro il Sole nel più luminoso mezzogiorno, che in questo
momento di certo non splende perché è potentemente velato dalle densissime
masse di fumo che salgono dalle montagne infuocate!
5. Voi siete vasi d’acqua ancora sana e viva, la quale
è la vostra vita che proviene da Dio; le compagnie sono invece un veleno per il
vostro spirito vivo, e ciò per la ragione che voi, attraverso ogni tipo di
stolti pettegolezzi e chiacchiere, attraverso il lasciarvi fare i convenevoli
così stupidamente dolci – di solito a spese dell’infame umiliazione e
diffamazione di altre persone per lo più inoffensive – e attraverso ancora ogni
tipo di giochi stupidi che solleticano la vostra smania di ridere, voi vi state
dimenticando sempre più di Dio e, alla fine, quale conseguenza della vostra
superbia spesso troppo stimolata, cominciate ad immaginarvi, anzi letteralmente
a persuadervi, che il mondo è stato fatto esclusivamente per voi e che dai
vostri pettegolezzi e dalla vostra benevolenza dipende la salvezza del mondo
intero!
6. Vedete, questa cosa è contro ogni amore del
prossimo, perciò contro l’Ordine divino e, per conseguenza, è un veleno per la
vita del vostro spirito, che in origine è stato alitato da Dio in voi quale
un’acqua sana e viva!
7. Una goccia di questo veleno – vale a dire una
visita nel nome del mondo, per quanto in apparenza possa sembrare minima e
innocua – in voi avvelena facilmente l’intero spirito sano, che in seguito a
ciò diventa impotente, si accascia nella vostra anima, e appunto per questo
fatto la mette in movimento, cosicché essa diventa molto sensibile al solletico
della superbia e comincia sempre più a cercare come e dove poter trovare il
giusto riconoscimento della propria elevatezza!
8. E tutto questo lo fa l’anima, perché in conseguenza
della paralisi dello spirito avvelenato non ha più la guida dall’Alto, e alla
fine si considera essa stessa il dominante principio della vita, cosa questa
che è errata al massimo grado per la segreta ragione – ma tuttavia quanto mai
importante – che le nostre anime, quali sostanze vive dei nostri corpi,
provengono dal basso, mentre solo lo spirito è dall’Alto, per liberare le anime
cadute dalla loro antica scoria, durante il tempo di questa vita terrena!
9. Ma ciò può accadere solo attraverso la Grazia di Dio quando noi non
facciamo tutto il possibile per guastare il nostro spirito, bensì conformiamo
la nostra vita secondo la santa Volontà di Colui che ce l’ha data come un bene
supremo per l’eternità.
10. Io ritengo ora che così venga sufficientemente
chiarito il significato della goccia di veleno versata nei dieci boccali di
acqua sana!
11. Per quanto riguarda poi il significato, e cioè
alla goccia d’acqua sana versata nei dieci boccali di veleno, esso è fin troppo
evidente perché si debbano spendere molte parole in proposito! Quando un uomo è
del tutto guastato, potrà forse una parola di verità migliorarlo?
12. Così come non si potrà mai spegnere un poderoso
incendio adoperando una goccia d’acqua, così neppure una buona esortazione
riuscirà mai ad avere nessun effetto su una persona che si è guastata con il
mondo! Andate su una montagna in fiamme e provate a spegnere il fuoco con una
goccia d’acqua, se ci riuscite!
13. Così anch’io ho lasciato cadere adesso in voi
molte sane gocce di acqua viva, ma la vostra vecchia passione divampa ancora,
ed io non la considero affatto ancora spenta, anzi sarà certo necessario che su
di voi si rovesci un potentissimo nubifragio finché la vostra vecchia passione
sia completamente spenta nella vostra grande stoltezza! Penso che anche questo
apparirà abbastanza chiaramente spiegato!
14. Per quello poi che riguarda le uniche giuste
visite nel Nome di Dio, questa cosa è già di per sé troppo chiara perché vi sia
bisogno che io mi esprima ancora più dettagliatamente!
15. Considerate dunque bene prima in voi quanto vi ho
detto ora, e poi emergerà da sé come noi dobbiamo farci visita nel Nome di Dio!
Comprendete ed accettate tutto ciò nel Nome di Colui tramite la cui Grazia sono
stato messo in grado di dirvelo! Amen!»
[indice]
Ohlad rende lode a Danel per il suo buon discorso e lo
induce a rendere grazie al Signore
18 dicembre 1843
1. Detto questo, Danel ritornò da Ohlad e gli disse: «Fratello, tu unto e
vero re colmo di potenza e di grazia provenienti dal Signore che, quale unico
Dio, regna e governa tutte le cose e tutti gli esseri, e che è santo,
santissimo dall’eternità, tu stesso sei stato ora testimone, con gli occhi e
gli orecchi, di come io, certo per quanto mai mi sia stato possibile, abbia trasmesso ad alta voce la Volontà del
Signore riguardo alle nostre mogli e ai nostri figli! Se però questo gioverà a
qualcosa, non sono proprio in grado di garantirlo!
2. Possano la Grazia del Signore e la potenza reale
che ti è stata conferita, influire a favore della buona causa!»
3. E Ohlad, enormemente stupito per il discorso che Danel aveva
tenuto, così gli disse: «In verità, così come tu ti sei rivolto alle mogli e ai
figli, e indirettamente a tutti i fratelli, io stesso avrei a stento parlato
così!
4. Infatti le tue parole sono suonate così
significative e persuasive quasi come se fossero state indirizzate a questo
popolo direttamente dalla bocca del Signore!
5. Davvero, qualora simili parole dovessero restare
senza effetto, certamente non resterebbe altro che il giudizio e la punizione
più aspra!
6. Io però ho già in anticipo la buona convinzione che
tu, carissimo fratello, non abbia parlato invano, poiché io ho di certo
percepito e visto come alla fine tutti cominciarono a scrutare intensamente in
se stessi, specialmente nell’occasione quando tu hai esposto la splendida
immagine della goccia di veleno nei dieci boccali d’acqua e viceversa!
7. Lasciamo dunque che ora essi meditino sulle tue
parole e le digeriscano per bene, ed io sono pienamente sicuro che essi vi si
orienteranno e si adegueranno non appena lo spirito della parola avrà
interamente compenetrato tutto il loro essere!
8. Compenetrati dal lievito essi lo sono già; quando
poi vi si aggiungerà ancora il calore dell’amore del Signore, allora questa
pasta, che tu hai ora impastato, comincerà a sollevarsi per la forza che si
sarà sviluppata in essa! Tu mi comprendi quello che voglio dire con ciò!
9. Ma ora vieni con me fino alla porta del tempio, e
là, prostrato alla presenza santissima del Signore, ringraziaLo dal profondo
del tuo cuore per la grazia che ti fu concessa di parlare con tanta sapienza, e
nello stesso tempo pregaLo per il buon esito delle tue parole!
10. Io però ti precederò nel tempio e farò la stessa
cosa dinanzi al santissimo altare del Signore alla presenza dei miei ministri;
e poi, quando il Signore ti chiamerà, alzati e con sommo timore reverenziale e
con tutta umiltà del tuo amore entra nel tempio; e allora il Signore stesso ti
darà le istruzioni riguardo a ciò che dovrai fare! E così dunque andiamo nel
Nome del Signore! Amen!»
[indice]
Sulla vera adorazione a Dio
Ohlad e Danel quali pronipoti di Chisehel
L’invito del
Signore a predicare il pentimento a tutti i popoli
18 dicembre 1843
1. Giunto alla porta del tempio, Danel si prostrò
subito sulla sua faccia e pregò come Ohlad gli aveva consigliato.
2. Ohlad poi, dal canto suo, entrò nel tempio col
massimo rispetto, si inginocchiò davanti all’altare e cominciò pure lui a
pregare Dio nel suo cuore.
3. Ma ben presto Dio, il Signore e Padre, gli parlò così dalla
bianca nuvola: «Ohlad, Io ti dico di
alzarti, poiché non ho bisogno che tu ti rotoli dinanzi a Me nella polvere!
4. Infatti colui che,
amando, Mi professa nel proprio cuore, costui fa a sufficienza, e chi è
veramente umile nella sua anima, costui pure fa a sufficienza; ogni altra cosa
che tu voglia fare col corpo non ha alcun valore dinanzi a Me, poiché non è che
una cerimonia morta che appartiene puramente alla vanità del mondo e che è
propria a ogni cecità e stoltezza degli uomini.
5. Quindi, alzati e va
alla porta, e dì a Danel nel Mio Nome di fare altrettanto! E quando si sarà
alzato, conducilo qui dentro nel tempio, e poi Io stesso gli manifesterò tutto
quello che dovrà fare nel Mio Nome!»
6. Allora Ohlad si alzò immediatamente e andò da
Danel, e gli espose qual era la Volontà del Signore. E Danel si alzò
altrettanto rapidamente e seguì Ohlad nel tempio.
7. E quando entrambi si trovarono dinanzi all’altare
del Signore, così parlò subito il Signore a Danel:
8. «Danel, Io ti conosco!
Tu sei un pronipote di Chisehel che, ai tempi di Lamec, gli comandò con molta
autorità nel Mio Nome di edificare questo tempio!
9. La terza stirpe di
Chisehel scese contro la Mia Volontà quaggiù nella pianura, e tu sei un settimo
membro della successione di Chisehel.
10. In verità, se tu, come
Ohlad, non foste discendenti di Chisehel, mai vi sarebbe stata aperta la via
che conduce al tempio; ma siccome voi siete figli del Mio fedele Chisehel e
come tali siete ben riconoscibili dal vostro spirito al principio ribelle come
era un giorno il caso di Chisehel, allora per amor vostro Io ho avuto misericordia
ancora una volta di tutto il popolo e, tramite voi, voglio chiamarlo a Me
ancora una volta con voce forte.
11. Tu, Ohlad, fosti unto
da Me, e con questa consacrazione hai ricondotto a Me in brevissimo tempo tuo
fratello Danel e anche gli altri novantotto fratelli; perciò il regno su questa
città ti sarà assicurato finché tu, in questa consacrazione, persevererai
nell’operare secondo la Mia Parola, e i dieci testimoni ti saranno qui sempre
di valido aiuto, poiché essi pure sono figli di Chisehel!
12. Ma tu, Danel, dovrai
essere consacrato tramite questa Mia Parola! Imponi ai tuoi fratelli le tue
mani nel Mio Nome affinché anch’essi siano consacrati!
13. Dopo ciò andate in
tutte le regioni della Terra e predicate dappertutto una serio pentimento! Se
le vostre parole troveranno ascolto, allora procedete innanzi e continuate la
vostra opera; ma se alle vostre parole non seguirà la penitenza, allora
annunciate la Mia ira e il giudizio da Me promesso, che non mancherà di venire
qualora non subentrerà una generale e piena conversione! E ora ricevete la Mia
benedizione!»
14. A questo punto il Signore benedisse Danel con la
mano visibile fuori dalla nuvola bianca e poi gli comandò di accingersi
immediatamente all’opera che gli era stata ordinata. Ma del tutto
particolarmente il Signore lo raccomandò di impegnarsi a combattere con ogni
ardore contro le riunioni mondane.
15. Allora Danel promise al Signore di fare ciò e, con
Ohlad e i dieci ministri, si dispose subito ad accingersi all’opera
assegnatagli.
[indice]
La benedizione di Ohlad ai novantotto consiglieri per
la loro attività di missionari nel mondo
I forti lamenti delle mogli per la separazione dai
loro mariti e dei figli dai padri
Una Voce dall’aria
20 dicembre 1843
1. Giunti nell’atrio, tutti ringraziarono il Signore
dal più profondo dei loro cuori e lodarono la Sua inesprimibile bontà; e poi
Ohlad chiuse di nuovo il tempio e, con Danel e i dieci ministri, si recò dai
novantotto e rese loro nota la Volontà del Signore.
2. E quando essi, cioè i novantotto, ebbero accettato
tutto con estrema prontezza, Danel subito impose loro le mani, ed essi, nello
stesso istante, furono colmi dello spirito e della potenza provenienti dal
Signore e cominciarono a lodarLo con tutte le loro forze.
3. E così, lodando e glorificando altamente il
Signore, abbandonarono l’atrio ed uscirono all’aperto dove li attendevano le
loro mogli e i loro figli, e a tutti venne subito annunciata la Volontà del
Signore.
4. Ma quando le mogli e i figli appresero che i loro
mariti e padri avrebbero dovuto partire per il mondo, che, secondo i loro
concetti, era infinitamente grande e vasto, e che avrebbero dovuto abbandonare
le loro mogli e figli per molto tempo, o forse anche per sempre, allora le
mogli e i figli cominciarono a fare terribili lamenti. Chi piangeva, chi
urlava, alcune per la disperazione si strappavano i capelli e cominciavano a
inveire del tutto spaventosamente contro simili disposizioni di Dio.
5. Ma i dieci ministri si misero davanti alle mogli e
ai figli e, del tutto seriamente, imposero loro di tacere, perché in caso
diverso sarebbero andati incontro ad una punizione molto potente.
6. Queste imperiose parole si rovesciarono come fiamme
visibili sulle mogli e sui figli adulti, e all’istante ridussero tutti al
silenzio.
7. E quando il silenzio fu ristabilito tra le mogli e
i figli, solo allora uno dei dieci ministri prese la parola e disse loro:
8. «Siate dunque almeno un po’ ragionevoli! Perché
volete resistere all’onnipotente Volontà di Dio? Che cos’è dunque di più: Dio,
oppure voi nella vostra grande stoltezza?
9. Se i vostri mariti adempiono la Volontà del
Signore, sarete voi perciò abbandonate dall’Onnipotente?
10. D’ora innanzi la vostra unica preoccupazione sia
che il Signore del Cielo e della Terra possa compiacersi di voi; di tutto il
resto non occorre che ve ne preoccupiate, perché a ciò il Signore provvederà
comunque nel migliore dei modi!
11. Ma se i vostri mariti fossero riluttanti ad
adempiere la Volontà del Signore a causa della vostra stoltezza, il Signore
farebbe scendere il fuoco dai cieli giù sulla Terra, e allora voi, insieme ai
vostri mariti, perireste tutte atrocemente tra le fiamme dell’ira divina!
12. Dite: preferireste questo, oppure preferireste che
i vostri mariti se ne vadano per l’adempimento potente della Volontà del
Signore, mentre qui il Signore si prende cura di voi?»
13. Queste parole furono sufficienti a ricondurre alla ragione le mogli e i
figli, così che essi finirono col benedire i loro mariti e padri, e pregarono
il Signore che a Lui piacesse di ricondurli sani e salvi a loro qualora tale
fosse la Sua Volontà.
14. E allora si fece udire distintamente una Voce dall’aria, la quale disse: «La Mia Volontà, di tanto in tanto, è qui e là! Sia
fatto quello che è necessario sia fatto! Amen!»
15. Dopo di ciò, tutti fecero ritorno alle loro case e
già il giorno seguente i nostri novantanove partirono tra molte benedizioni; e
solo Midehal rimase, e ciò a causa delle sue lunghe orecchie.
[indice]
Ritorno dopo tre anni di missione dei novantanove
Un grande arco di trionfo quale offerta di
ringraziamento
Il rimprovero
21 dicembre 1843
1. Nel corso di tre anni i novantanove avevano già
diffuso la Parola di Dio dappertutto; essi avevano incontrato più o meno
dappertutto piccole difficoltà, tuttavia avevano potuto trionfare facilmente
grazie al loro potere prodigioso.
2. Hanoch, in un tempo ancora più breve fu ricondotta
discretamente all’ordine assieme agli estesissimi sobborghi, in alcuni dei
quali l’ostinazione del vecchio stato di cose risultò maggiormente accentuata.
3. Il quarto anno i novantanove furono di ritorno sani
e salvi, e portarono a Ohlad la lieta notizia che ora e dappertutto ogni cosa
era di nuovo in ordine.
4. E Ohlad e i dieci ministri eressero, per questo
motivo, una grande offerta di ringraziamento al Signore, alla quale fu invitato
tutto il popolo di Hanoch.
5. Ma questa offerta consistette in ciò: su un vasto
terreno libero, fuori della città, Ohlad fece costruire un arco di trionfo
estremamente grande. La sua altezza era di cento braccia, e la sua lunghezza e
larghezza erano uguali all’altezza. Il materiale da costruzione fu
esclusivamente di pietre quadre di marmo di un bianco immacolato.
6. Nel giro di un anno quest’opera dall’aspetto
imponente e sontuoso fu compiuta, e, come nel tempio, sulla sommità dell’arco
di trionfo fu collocato un alto altare d’oro purissimo e sull’altare venne poi
fissata una nuova grande tavola d’oro con incastonati sopra dei grossi diamanti
e rubini che formavano il Nome santissimo di Jehova.
7. Migliaia e migliaia di mani ci lavorarono. Persone
di ogni ceto vi collaborarono alternandosi a turni.
8. E quando quest’opera, la cui costruzione stessa
appartenente all’atto della grande offerta di ringraziamento fu compiuta, solo
allora, come già detto prima, fu convocata l’intera città, e Ohlad con i suoi
dieci ministri e i novantanove messaggeri fecero un solennissimo ingresso,
lodando ed esaltando ad alta voce il Signore, alla presenza di un’innumerevole
moltitudine di popolo.
9. E dopo tale ingresso, il cui grandioso e ricco sfarzo superava di gran
lunga tutto ciò che ora è pensabile, Ohlad con i suoi dieci ministri e con gli
altri novantanove si recò al tempio e, nel suo cuore, rese al Signore
un’offerta di ringraziamento del tutto vivente.
10. Ma il
Signore così gli parlò: «Ohlad, tu facesti di
tua propria volontà quello che Io non avevo richiesto da te!
11. Per
dimostrare la tua grande gratitudine Mi hai edificato un arco di trionfo; ora
Io ti dico che così facendo, facesti bene! Ma nello stesso tempo hai lasciato
scoperto il Mio Nome; e vedi, così facendo non facesti bene, perché il Mio Nome
deve essere quanto di più interiore vi sia!
12. Va’ dunque e, come penitenza per questo errore,
edifica sull’arco un tempio simile a questo qui, affinché il Mio Nome venga a
trovarsi nella parte più interna, altrimenti tu stesso faresti del santuario un
tempio degli idoli! Va’ dunque e fa così! Amen!»
13. E Ohlad tutto compunto uscì dal tempio e già il
giorno seguente diede inizio all’opera che gli era stata comandata.
[indice]
Cap. 189
Un nuovo tempio costruito sopra l’arco di trionfo e il
sorgere di una città alberghiera
Divisioni tra il popolo sui tre templi
22 dicembre 1843
1. In un anno fu compiuto il tempio, simile a quello
di Lamec, e il resto del piano rialzato al di fuori dal tempio, vicino all’arco
di trionfo, venne reso perfettamente piano, e tutt’intorno vi venne collocato
un parapetto d’oro perché, chi si fosse trovato a passeggiare intorno al
tempio, non corresse pericolo di precipitare giù dall’elevato piano rialzato
dell’arco di trionfo.
2. Questo edificio appariva ora sfarzosissimo, e
giornalmente vi affluivano migliaia e migliaia di persone, mentre invece ben
pochi erano i visitatori del tempio interno, in parte per timore, ma in parte
anche perché esso non sorgeva in un settore tanto piacevole della città.
3. Nel corso di dieci anni intorno all’arco di trionfo
si era costituita una nuova città che consisteva soltanto di alberghi, e in
questo nuovo sobborgo-albergo i molti pellegrini trovavano soddisfacente vitto
e alloggio a un prezzo molto modico, e ciò era equo e giusto.
4. Ma con l’andare del tempo cominciò a svilupparsi un altro male, e questo
consistette nientemeno che in una specie di paganesimo, il quale accennava a
diffondersi per il fatto che si cominciò a disputare e a stabilire in quale dei
tre templi ora esistenti, Dio fosse più amoroso e più generoso nella
concessione della Sua grazia.
5. Nel tempio interno (della pianura) di Lamec certo no,
perché là c’erano fulmini e tuoni sempre pronti a scendere dal tetto che
rendevano malsicura la vita!
6. Nel tempio sul monte spirava un po’ troppo vento, e
perciò si sarebbe potuto arguire che, in generale, lassù Dio non fosse proprio
molto generoso nella concessione della Sua grazia.
7. Invece nel nuovo tempio (costruito sopra l’arco di trionfo) Dio era certo più ricco di Grazia e più munifico che
non negli altri, e per conseguenza là conveniva anche visitarLo ed onorarLo con
maggiore frequenza!
8. Non sarà difficile comprendere come contro una
simile teosofia si schierasse in modo del tutto speciale quella parte degli
abitanti di Hanoch che avevano le proprie abitazioni e i graziosi alberghi
nelle vicinanze del tempio di Lamec. Sennonché, questi non insorgevano a causa
della reale autenticità del tempio, bensì a causa dello scarso guadagno, e
perciò tendevano soltanto a dimostrare l’autenticità esclusiva del tempio che
Lamec, secondo le prescrizioni di Dio, aveva prodigiosamente edificato in sette
giorni.
9. Né ragionavano diversamente – cioè tenendo solo
conto del proprio vantaggio – gli albergatori che si erano stabiliti intorno al monte sul quale
sorgeva il tempio della sapienza, ed essi andavano così dicendo: «A cosa vi
giova tutta la vostra devozione nel visitare molto più spesso il nuovo tempio,
se continuate a restare degli stolti? Qui sopra è il giusto tempio, che Dio
stesso ha visitato varie volte, dove Egli impartisce la sapienza! Salite
quassù! In verità, qui voi otterrete la sapienza!»
10. Ohlad e tutti i suoi ministri vedevano di certo queste assurdità, ma a
questo riguardo non potevano agire, perché il popolo che veniva in
pellegrinaggio al nuovo tempio da tutte le parti del mondo, era molto devoto e,
sempre del tutto commosso, lodava oltre misura il Nome dell’unico Dio. Per
conseguenza non gli restava altro da fare che assistere tranquillamente alla
lotta tra le tre fazioni, poiché, presa la cosa nella sua esteriorità, ciascuna
delle tre affermava il giusto.
11. Tutto quello che egli poté fare, fu di disporre
che, vicino al nuovo tempio, si stabilissero dei buoni maestri del popolo
incaricati di istruire il popolo saggiamente, ma essi nulla potevano fare per
appianare le divergenze tra le fazioni.
12. Ma quali frutti molto velenosi vennero, in seguito
a maturazione, a causa di questa scissione per interesse, questo ce lo
dimostrerà il seguito del nostro racconto.
[indice]
Il mantenimento dell’ordine ad Hanoch fino alla morte
di Ohlad e dei dieci ministri
Dronel, figlio di Ohlad, fatto re, mette a dura prova
la pazienza del Signore
23 dicembre 1843
1. Finché vissero Ohlad e i dieci ministri e finché i
novantanove furono costantemente zelanti nel cooperare in ogni campo al
mantenimento dell’ordine, in generale le cose procedettero discretamente bene,
quantunque essi non fossero riusciti ad estirpare dalla radice ogni male in una
città così grande.
2. Infatti, per quanto venissero anche soppresse le
esibizioni teatrali, i combattimenti di animali e le riunioni galanti di
società, e le visite fossero permesse solo in onore di Dio, furono poi i pii
pellegrinaggi a supplire abbondantemente a tali mancanze, e si approfittò di
queste adunanze nate allo scopo della venerazione divina, come succede di
solito in tali occasioni tramite lo sforzo di Satana, per utilizzarle a vari
altri scopi di tutt’altro genere, riguardo ai quali non è qui Mia intenzione
diffonderMi in particolari.
3. Ma, come detto, questa era ormai l’erbaccia
cresciuta in mezzo al grano, la quale, attraverso la diligenza e lo zelo di
Ohlad e dei suoi ministri, veniva sempre accuratamente strappata per quanto
possibile.
4. Suo figlio, che gli succedette al governo, si
dimostrò già molto più negligente.
5. Quando Io nel tempio lo ammonivo ad essere più
zelante, egli così rispondeva: «Signore, concedimi la forza prodigiosa dei dieci
ministri di mio padre, il quale, per effetto di questa, ha guidato felicemente
per trent’anni tutto il popolo della Terra, ed io mi riprometto di guidarlo più
felicemente ancora per cent’anni! Ma se Tu, Signore, mi fai dono di una forza
prodigiosa, non concedermela dall’oggi al domani, bensì per tutto il tempo
della mia vita, ed allora io governerò il popolo senza ministri!»
6. Così egli chiedeva coninuamente a Me una forza
prodigiosa quando Io lo spronavo ad essere zelante, e gli promettevo sempre che
ad ogni modo lo avrei assistito con potenza più che prodigiosa quando mai gli
fosse stato necessario il Mio aiuto nei momenti del suo giusto zelo.
7. Ma di ciò egli non era contento, si arrabbiava addirittura contro di
Me e diceva: «Se Tu, Signore, non vuoi conferirmi la potenza prodigiosa ma ne
vuoi farne uso solo Tu stesso in occasioni straordinarie nelle quali per di più
devo pregarTene per delle giornate intere, allora va’ Tu sul trono e governa Tu
stesso la massa, ma lascia in pace me!»
8. Dunque, siccome questo successore di Ohlad era
sempre in discordia con Me, non potendo Io concedergli il dono di operare
prodigi a causa della sua mania del gioco, avveniva che egli si occupava con
molta tiepidezza delle faccende di governo.
9. I pellegrinaggi cominciarono allora a
moltiplicarsi, e di conseguenza si moltiplicarono anche sempre di più le
riunioni di società, e i luoghi di pellegrinaggio si moltiplicarono.
10. E fu così che l’idolatria cominciò a dilagare sempre più, poiché gli
uomini avevano ormai finito con l’adorare le tavole (con il nome) di Jehova, né più Me in maniera
viva nei loro cuori.
11. Io punii il popolo e il re con ogni tipo di
tormenti; ma una volta che uno è diventato tiepido, anche questo può giovare a
ben poco.
12. Dopo o anche durante ogni punizione, il re certo
si rivolgeva a Me nel tempio, ma non per invocare grazia e misericordia da Me,
bensì per litigare con Me e per smuoverMi ogni specie di rimprovero cavilloso!
13. Così avvenne che egli una volta si presentò a Me nell’occasione in cui
Io, a causa della prostituzione che si stava diffondendo enormemente, avevo
fatto venire sulla città una piccola pestilenza che in una settimana uccise
duecentomila persone solo in una parte della città (Hanoch assieme alle città-sobborgo aveva allora dodici milioni di abitanti), e Mi parlò in questa maniera:
14. (il figlio di Ohlad) «Signore, perché Tu uccidi così lentamente? Fa
venire con un solo colpo la morte su tutta la città, me compreso, e allora in
una volta sola avrai posto fine a qualsiasi disordine!»
15. Se in simili circostanze Io lo punivo, allora egli diceva: «Picchia pure!
È certo un onore quando un debole re di Hanoch viene bastonato dal suo Dio e
Signore!»
16. E se facevo venire una malattia su di lui, allora egli si faceva
portare nel tempio insieme al letto, e là litigava con Me in maniera
incredibile e tanto insistentemente, che Io Mi vedevo infine indotto a
liberarlo dalla malattia. Qualche volta Mi prometteva che Mi avrebbe seguito, qualche
volta invece arrivava perfino a minacciarMi.
17. In verità, questo re, che si chiamava Dronel, poté
dire di aver posto a ben dura prova la Mia pazienza! Tuttavia Io lasciai che
regnasse per cinquant’anni, poiché malgrado i suoi periodi di rancore, egli Mi
amava molto.
18. Ma quello che accadde ancora, lo vedremo in
seguito!
[indice]
Il discorso di abdicazione di Dronel al Signore, poi
passa lo scettro al figlio Kincàr
Il ritiro del Signore dai templi
Il falso giuramento di Kincàr e la nascita
dell’idolatria
27 dicembre 1843
1. Dronel aveva un figlio di nome Kincàr; a costui egli affidò
il regno mentre era ancora in vita. Infatti non avendo potuto ottenere da Dio
in cinquant’anni alcuna potenza prodigiosa né con le preghiere né con le
minacce, egli disse:
2. «Signore, per cinquanta lunghi anni io mi sono penosamente tormentato a
causa della grande ostinatezza degli uomini. Tu certamente vedesti la mia grave
difficoltà, ma nonostante ciò non hai voluto aiutarmi; e quando Ti pregavo di
concedermi il sicuro ausilio consistente nella potenza prodigiosa, allora Tu Ti
ritiravi e per lo più o non mi davi affatto risposta, oppure la Tua risposta
era una minaccia o addirittura un castigo!
3. Malgrado tutto, però, io ho fatto tutto quello che
potevo con le mie proprie forze e non mi sono mai dimenticato di Te! Io ho
amato il popolo più della mia vita, ed anche perciò ho sempre litigato con Te
quando facevi scendere un male su di esso.
4. Ora sono diventato vecchio, debole e molto stanco,
e perciò bramo ardentemente il riposo.
5. Il mio primogenito Kincàr è un uomo robusto ed ha
il capo e il cuore al posto giusto; a lui io affido lo scettro, la corona e il
trono, e con le mie mani depongo la mia maestà nel tempio, nelle sue mani! Fa
pure altrettanto Tu, Signore!
6. Infatti, quello che io ora faccio, lo faccio non
nel mio interesse, bensì nell’interesse Tuo e del Tuo popolo. Dunque, non
vorrai di certo neppure Tu agire contro il Tuo proprio interesse?»
7. E il Signore disse a Dronel: «Ascolta: gli uomini si sono innalzati al di
sopra di Me! Essi fanno ciò che vogliono e non vogliono affatto badare al Mio
consiglio; perciò li lascio liberi!
8. Tu hai elevato al trono il tuo figlio secondo il tuo
consiglio! Per conseguenza sia lui il re senza la benché minima obiezione da
parte Mia, perché tu non hai mai ascoltato il Mio consiglio, dato che ritenevi
di comprendere tutto, meglio di Me, il Creatore di tutte le cose!
9. Ma come Io
ora lascio libero il popolo, così pure lascio libero il re ed anche i templi; e
i Miei angeli e la Mia nuvola non dovranno mai abitarci!
10. Tuttavia, state bene attenti a come vi comporterete
nel vostro stato di indipendenza assoluta!
11. Io d’ora innanzi non vi castigherò più, né vi punirò
in qualche modo fino al tempo che è stato stabilito da Me.
12. Beati voi se vi troverò operosi nella Mia Volontà che
ben conoscete; ma guai a voi se agirete al contrario!
13. Hanoch, tu giaci in profondità! Su di te si riverserà
il primo flutto della Mia ira! Amen!»
14. Di tutto ciò Dronel tenne esattamente informato
suo figlio Kincàr e contemporaneamente depose nelle sue mani il governo, ma
anzitutto gli raccomandò rigorosamente di non imporre al popolo alcuna altra
legge all’infuori di quella che il Signore aveva dato ad Ohlad.
15. E Kincàr giurò che avrebbe fatto così per il vivo
Nome nel tempio.
16. Ma non appena egli lo ebbe giurato, lo Spirito del
Signore si ritirò dal tempio, poiché Kincàr aveva fatto un giuramento falso,
dato che era sua intenzione romperlo non appena suo padre Dronel fosse morto.
17. Dronel allora se ne andò al tempio, e dentro non
vide che il nudo altare. E perciò si rattristò ed invocò il Signore, ma tutte
le sue invocazioni giunsero ad orecchi sordi. Poi Dronel abbandonò il tempio e
ritornò da Kincàr e gli riferì questo fatto.
18. Ma Kincàr gli rispose: «Tutta la natura
è anch’essa un’opera di Dio! Se Egli non vuole più che onoriamo il Suo Nome,
allora noi onoreremo le Sue opere! Una cosa, non vale forse quanto l’altra?»
19. E Dronel rese lode al figlio per questo e con ciò
pose il fondamento sul quale poi sorse ogni idolatria.
[indice]
Re Kincàr quale raccoglitore delle leggi di Dio e
compilatore del libro ‘La Sacra Scrittura’
Un secndo libro da redigere: ‘La Storia Sacra di Dio’
28 dicembre 1843
1. Dopo un anno Kincàr si consigliò con suo padre Dronel e gli disse:
«Padre, ascoltami; ora mi è venuto in mente un buon pensiero!
2. Vedi, Dio ci è diventato infedele senza un qualche
motivo che possa riuscire comprensibile a noi, che pure non siamo degli
sciocchi! Noi però non vogliamo ripagarLo con la stessa moneta, anzi vogliamo
fare precisamente la cosa opposta, e perciò vogliamo restarGli fedeli, al punto
che una fedeltà come la nostra Egli non l’avrà certo mai trovata presso e nelle
Sue creature per tutto il tempo delle Sue eternità!
3. Per questo motivo io ho fatto raccogliere
dappertutto, nel corso di quest’anno, le leggi di Dio e le ho trascritte
formandone un libro!
4. Anzi, io ho perfino mandato dei messi sull’altura!
Questi hanno incontrato lassù degli uomini vecchissimi; io ti dico: degli
uomini che pare sul serio abbiano conosciuto personalmente il leggendario primo
uomo della Terra! Anzi si dice addirittura che viva tuttora un certo vecchio che
fu contemporaneo di quello stesso Lamec che ha edificato i due templi!
5. I messaggeri trovarono grande e profonda sapienza
in questi abitanti delle montagne ed ottennero da loro un libro, traboccante di
divina Sapienza, che pare sia stato compilato da un certo Enoch, uomo
straordinariamente pio, che si dice che si trovasse in continua e visibile
presenza di Dio in qualità di Suo gran sacerdote.
6. Vedi, io sono riuscito a venire in possesso di tali
tesori veramente sacri, e qui nelle mani di questi portatori puoi vedere un
libro lungo tre piedi, largo due e alto un piede, che consiste di cento robusti
fogli di metallo; il metallo è una lega d’oro, argento e rame.
7. Vedi, tutti questi fogli sono completamente scritti
con dei caratteri incisi con un bu
8. Tu sai che io adopero con molta scioltezza il bu
9. Questo libro ormai pronto contiene dunque solo
esclusivamente la Volontà di Dio per l’umanità della Terra; esso perciò è
destinato a restare un eterno libro di governo, e conviene che mai vengano
suggerite tra gli uomini altre leggi se non questa che sta scritta in questo
libro!
10. Questo libro però noi lo deporremo nel tempio
sull’altare ora vuoto con una grande cerimonia in onore di Dio, ed esso, quale
pura Parola di Dio, dovrà prendere il posto del precedente santuario!
11. Ed io nominerò dei sacerdoti i quali dovranno
studiare continuamente questo libro e poi dovranno istruire in ogni luogo il
popolo a seconda di esso!
12. E il libro si chiamerà: “La Sacra Scrittura” (Sanah scritt) e “La vostra salvezza” (Seant ha vesta)”.
13. Chiunque però volesse togliere qualcosa dal libro,
o aggiungervi arbitrariamente qualcosa, costui verrà immediatamente punito con
la morte!
14. Ma io ho ancora in lavorazione un secondo libro, nel quale saranno annotate tutte
le azioni di Dio e i Suoi sistemi di governo; e questo libro, per il quale
Arbial, il lavoratore di metalli, tiene già pronti un migliaio di fogli, si
chiamerà: “La Storia Sacra di Dio” (Seant hiast elli)! Che ne dici tu, padre, di questa
mia impresa?»
15. E quando Dronel ebbe sentito tali cose da Kincàr, ne fu oltremodo
lieto e disse:
16. «Davvero, tu in un anno hai già fatto per Dio più
di me in cinquanta! Ma anche perciò Dio ti benedirà certamente, come Egli non
benedì nemmeno Ohlad, il padre mio, perché né lui e neppure io ci curammo mai
dell’altura!
17. Sia dunque resa ogni lode a Dio, il Signore, e a
te, figlio mio dilettissimo e ora il re assolutamente più degno di un regno
così grande!
18. Sia fatto tutto secondo la tua volontà, mio
dilettissimo figlio e re! Amen!»
[indice]
Kincàr pone sull’altare nel tempio il primo libro e
nomina cento sacerdoti-scribi
L’auto elezione come divinità con centinaia di
appellativi scritti su una striscia metallica
Il secondo libro pronto in dieci anni, e in
altrettanti dieci inizia la decadenza spirituale di Hanoch
30 dicembre 1843
1. Queste espressioni di lode che lusingavano la sua
vanità, resero quanto mai lieto Kincàr, e perciò già il giorno seguente con una
grande cerimonia fece portare nel tempio il libro delle leggi da lui scritto e
lo depose sull’altare.
2. Quando il libro fu così collocato sull’altare,
Kincàr designò subito cento uomini tra i più intelligenti che erano presenti
alla cerimonia del trasferimento del libro, e li nominò sacerdoti, prescrivendo
loro perentoriamente di dedicarsi con tutta diligenza alla lettura e allo
studio del libro per essere in grado di parlare sempre al cospetto del popolo
degli argomenti là trattati secondo l’Ordine della Sapienza divina.
3. Egli poi, ovviamente, si autonominò gran sacerdote
e, come tale, pretese anche un rispetto quasi divino.
4. “Governatore
di Dio sulla Terra”, “Indagatore
della Volontà divina per gli uomini della Terra” e “Indagatore della segreta Sapienza divina”, inoltre: “Potente di Dio” e “Figlio del Cielo”. Questi erano, con qualche altra perifrasi[31],
i suoi titoli sacerdotali ben stabiliti.
5. Ugualmente a nessuno era lecito chiamarsi il primo
dopo di lui, ma, al massimo e nel migliore dei casi, il centesimo, poiché egli
accentrava in sé tutte le dignità dal numero uno al cento, e quindi non era
sufficiente che lo si denominasse quale l’assolutamente più degno, ma bisognava
considerarlo come il solo più degno e anche come il solo più savio, e come tale
riverirlo dappertutto, e di fronte a lui bisognava considerarsi come i più
indegni.
6. A dirla breve, la collocazione del libro nel tempio
aveva fatto dare alquanto di volta al cervello a Kincàr, e quando appena nel
giro di dieci anni egli fu pronto con la “Storia di Dio” ed ebbe fatto portare tale (secondo) libro nel tempio dentro ad una custodia d’oro, allora fu la fine
completa!
7. Infatti i sacerdoti da lui nominati conoscevano
ormai la sua debolezza, e andavano affibbiandogli continuamente titoli che
nessuno si era mai potuto finora immaginare neanche per sogno.
8. E così il suo grande nome di gran sacerdote era
scritto con piccolissimi segni su una ultralunga striscia di lamiera metallica
lunga millecento braccia.
9. La striscia era da tenersi arrotolata e, in tale
stato, essa pure veniva conservata e altamente venerata nel tempio.
10. In occasione di grandi solennità questa striscia
veniva srotolata e stesa sul tempio a forma di spirale, e il grande nome là
scritto veniva poi pronunciato dai cento sacerdoti in modo che a ciascuno di
loro spettava la lettura di undici braccia dello scritto.
11. Inoltre, Kincàr aveva ancora diversi altri nomi un
po’ più brevi che stavano scritti pure su delle strisce metalliche simili.
12. Questi nomi più brevi dovevano essere pronunciati
una volta alla settimana, e per pronunciarli erano necessari tre giorni, mentre
il “grande nome”, durante le grandi solennità, se andava bene ci voleva una
settimana per leggerlo tutto, poiché la striscia metallica, lunga millecento
braccia e larga uno, era piena zeppa, dal principio alla fine, di piccolissimi
segni, come abbiamo già osservato.
13. Così stavano dunque le cose ad Hanoch già solo
dopo vent’anni; quindi non sarà ormai più difficile comprendere come la città
cominciasse a decadere a passi da gigante.
14. Ma il seguito ci mostrerà tutto questo nella luce
più chiara.
[indice]
La genialità inventiva del re Kincàr derivata dal suo
zelo letterario
Il fiorire delle grandi invenzioni e delle arti ad
Hanoch furono anche frutto del popolo
2 gennaio 1844
1. E dopo che Kincàr, a causa del suo zelo letterario,
si trovò innalzato dal popolo fin oltre le stelle, egli cominciò a pensare
intensamente a che cosa avrebbe dovuto fare ed inventare in avvenire per essere
sempre più considerato e legittimamente onorato dal popolo.
2. Egli era di spirito quanto mai inventivo, ed
essendosi dedicato alla compilazione dei due libri, aveva assimilato molta
sapienza; e anche perciò gli fu facile produrre ogni tipo di cose e di
inventare ogni tipo di arte.
3. Nel corso di pochi anni Hanoch pullulò di
invenzioni e di arti di ogni genere, poiché lo zelo del re era di stimolo a
tutti gli altri uomini. E tutti non facevano che meditare per arrivare ad
inventare qualcosa di nuovo da deporre poi ai piedi del re.
4. Ad Hanoch, come pure nelle altre città, furono escogitate macchine di
ogni specie immaginabile, delle quali i più tardi posteri non hanno neanche tuttora
(1843) nessun concetto.
5. Vennero costruiti in particolare, trattori, motrici, catapulte, compressori, sollevatori, e con essi si attuarono cose di cui il mondo attuale non ha affatto
nessun concetto, ed è anche molto meglio che non ce l’abbia.
6. Ad esempio, essi avevano delle catapulte,
mediante le quali potevano gettare pesi di mille quintali a varie miglia di
distanza con violenza spaventosissima; in questo, la parte principale era certo
rappresentata dall’invenzione dell’elettricità legata
che essi sapevano talmente intensificare da fare delle cose veramente
spaventose.
7. Essi inventarono pure la polvere esplosiva e le armi da fuoco, la pergamena, la carta, e non era loro sconosciuta la violenza (di espansione) del vapore d’acqua che essi sapevano utilizzare in varie modalità.
8. In poche parole, in tutto ciò che il mondo attuale
pur sempre possiede in fatto di invenzioni ed arti, Hanoch, come pure le altre
città, era allora in anticipo di buoni mille anni, e tutto ciò in un tempo
assai breve!
9. L’ottica, ad esempio, non appartiene esclusivamente a questo
tempo: ad Hanoch venivano costruiti anche grandi
strumenti ottici. Anche in fatto di aerostatica allora se ne intendevano molto meglio di voi adesso (1843). La musica veniva oltremodo coltivata; però essa era
già in voga ai tempi di re Lamec.
10. Niente dava più gioia a Kincàr quanto una nuova
invenzione; per tale ragione ad Hanoch c’era una pioggia giornaliera di nuove
invenzioni e di perfezionamenti di quelle già inventate.
11. Venivano coltivate con uguale fervore anche le
arti figurative; e così ben presto Hanoch venne ad assumere l’aspetto di un
enorme palazzo incantato, e Kincàr da parte sua si considerava già quasi un
dio, e a tale risultato contribuì, certamente più di tutti, suo padre che era
ancora in vita.
12. E Kincàr diceva ad ogni istante: «Se noi onorassimo Dio nella
Sua Essenza imperscrutabile, allora ci troveremmo ancora sul primo gradino
della cultura, ma siccome Lo onoriamo invece nelle Sue opere, allora noi siamo
già pressoché uguali a Dio, poiché anche noi siamo creatori, e di nobile
specie!»
13. Ma quali ulteriori sviluppi ebbero le cose, lo
vedremo in seguito!
[indice]
Le enormi ricchezze di Hanoch e le sue pesanti conseguenze naturali
Japell successore Kincàr
L’arte della politica e le immorali leggi di Japell
3 gennaio 1844
1. Che in seguito a queste svariate e numerosissime
invenzioni risultasse quanto mai favorito il commercio con i popoli esteri, non
c’è bisogno di dirlo; ma che poi, naturalmente, la città di Hanoch ne venisse
straordinariamente arricchita di beni terreni, anche questo sarà facilmente
comprensibile per chiunque.
2. Quali conseguenze ebbe però questa grande ricchezza, ciò non dovrebbe
essere così facile (difficile?) da indovinare e da enunciare come lo è stato in precedenza.
3. Ma quali conseguenze ha generalmente la ricchezza?
Ebbene, questo lo vedremo adesso!
4. Le conseguenze naturali della ricchezza sono: brama di dominio,
insensibilità verso i poveri e i bisognosi, lo stimolo sempre più potente alla
soddisfazione sensuale della carne, che si chiama lussuria, e ugualmente anche
l’usura, l’avarizia, l’invidia, l’odio, l’ira, totale dimenticanza di Dio, la
gola, la crapula, l’idolatria, il furto, la rapina e l’omicidio.
5. Apparvero queste conseguenze anche ad Hanoch?
Ebbene, finché Kincàr visse e regnò, questi vizi restarono ancora velati, ma
dopo un regno di quarantatre anni, quando Kincàr trovò una morte violenta
mentre era affaccendato con le sue macchine e il governo passò a suo figlio Japell, allora ben presto
tutto cominciò ad andare a catafascio.
6. Tnto quanto suo padre era colmo di un attivo
spirito inventivo, tanto Japell era un portento politico. E non c’è niente che
un politico raffinato non sappia volgere ai suoi scopi!
7. Egli, cioè Japell, tollerava perciò, tutto, certo
però sotto particolari leggi. Così sotto di lui si poteva rubare; però solo
fino ad un certo importo! Tuttavia, rubando, era necessario procedere con molta
astuzia, perché se il ladro si lasciava sorprendere, allora al derubato
spettava il diritto di infliggere la punizione e poteva punire il ladro a suo
piacimento.
8. Questa legge fu perfettamente idonea per formare,
in breve tempo, i ladri più raffinati, ma contemporaneamente anche per
mantenere costantemente desto il senso di vigilanza negli abitanti delle città
come pure delle campagne; era però comminata la pena di morte in quei casi nei
quali un ladro si fosse azzardato a mettere le mani sulla ricchezza dei sacerdoti,
dei funzionari dello stato e addirittura sul tesoro del re.
9. In tali circostanze anche il brigantaggio era
legalmente permesso; solo che il derubato aveva il proprio diritto di difesa.
Il brigante era sempre tenuto a versare alla cassa dello stato la terza parte
del bottino, altrimenti sarebbe stato dichiarato decaduto per sempre dal suo
diritto di brigantaggio. Infatti il brigante era proscritto dal re stesso, e in
virtù di tale proscrizione[32],
egli era in un certo qual modo, dell’aristocrazia. Allo stesso modo di come,
nei primi tempi dopo la Mia nascita, lo erano i cavalieri briganti; i ladri
invece non erano proscritti, e per questo motivo ognuno aveva il diritto di
rubare.
10. Questo re emanò inoltre anche una legge grazie
alla quale tutte le ragazze del ceto borghese erano libere. Ciascun uomo aveva
per conseguenza il diritto di accoppiarsi con la figlia di un borghese dove e
quando gli fosse piaciuto. Tuttavia il padre aveva il diritto di comprarsi una
nobiltà annuale; allora sua figlia era tutelata, però solo per un anno! Scaduto
questo termine, lei ridiventava libera, e se il padre voleva che fosse ancora
tutelata, doveva comperarsi una nuova nobiltà. Questo monopolio fruttava somme
enormi al re.
11. Chi si fosse comprato la piccola nobiltà per dieci
anni di seguito, costui all’undicesimo poteva aspirare alla grande nobiltà;
però questa costava dieci volte tanto la piccola.
12. Chi voleva parlare con il re, doveva esprimersi in maniera concisa,
perché solo dieci parole venivano accordate gratis; una parola in più bastava
per far sì che ogni parola, a cominciare dall’undicesima, dovesse essere pagata
con una libbra (560 g) d’oro.
13. Ma come Japell seppe impadronirsi della ricchezza,
questo lo vedremo più dettagliatamente in seguito.
[indice]
Le scuole pubbliche e i teatri ad Hanoch – Il sistema
di spionaggio del re Japell
Rendere stupido un popolo e tenerlo oppresso con
danze, musica e rappresentazioni estetiche
L’apparente cura dei poveri e degli ammalati a scopo
politico – Amore e politica quali poli opposti
4 gennaio 1844
1. Ad Hanoch, già dai tempi di Ohlad c’erano scuole
pubbliche che suo figlio Dronel perfezionò molto e che Kincàr ampliò molto ed
estese ad altre città.
2. Ma Japell fece erigere in aggiunta ancora parecchie
centinaia di licei di ogni specie, dove venivano insegnate pubblicamente le
arti più varie, come ad esempio la danza, la musica, la scultura, la pittura, il nuoto, il volo con mezzi aerostatici, il cavalcare i cavalli, gli asini, i cammelli e gli elefanti; la scherma, il tiro con l’arco e poi anche il tiro con il fucile inventato da Kincàr.
3. Per tutte queste arti e discipline che abbiamo nominato, e per
moltissime altre ancora, Japell aveva istituito delle scuole e stabilito degli
insegnanti in tutti i luoghi del suo grande regno. Da queste scuole uscirono
ben presto degli intrattenitori del popolo di ogni specie, i quali cominciarono
ad esibirsi davanti al popolo nei vari teatri a pagamento; tuttavia, dei denari
incassati essi dovevano sempre versare una terza parte alla cassa dello stato,
e questo perché il re aveva fatto erigere dal popolo gli istituti utili di
questa specie nei quali venivano insegnate simili arti, e così aveva procurato
alla gioventù l’occasione di apprendere molte cose utili, ma per questo
apprendimento la gioventù studiosa a sua volta doveva certo pagare i propri
maestri.
4. Con questo mezzo altre grosse somme affluivano a Japell, e dal lato
politico egli ci guadagnò, perché il popolo, abbagliato da questi spettacoli
che si rinnovavano sempre, si dimenticava dell’oppressione ed anzi portava il
re in palmo di mano.
5. Infatti, per
rendere un popolo il più stupido possibile e insensibile contro ogni
oppressione, non c’è mezzo più efficace di quello degli spettacoli e delle
cerimonie di mille specie. Con ciò viene destata
la voglia di curiosare nel più esteriore, attraverso cui l’uomo torna ad
affondare nello stato puramente bestiale, e poi sta davanti al mondo come una
stupida mucca sta davanti ad un nuovo portone.
6. Dunque, questi furono altri frutti molto succosi
dell’eccellente politica di Japell.
7. Certamente ad Hanoch, come pure nelle altre città e
località, c’erano ancora parecchi sobri pensatori che non avevano ancora
dimenticato la Mia Parola, ma questi, in primo luogo non potevano parlare,
perché Japell aveva provvisto per bene il paese di spioni, e in secondo luogo
però finivano essi stessi col provare diletto in tutta quella varietà di
produzioni artistiche davvero sviluppatissime, ed essi stessi non finivano mai
di dire come questo e quello facesse veramente onore all’intelletto umano.
8. Tra tutte le arti, quelle che avevano maggiore
influenza sul popolo erano la danza, la musica e del tutto particolarmente le
cosiddette rappresentazioni estetiche.
9. Queste rappresentazioni estetiche consistevano nel fatto che le più
belle ragazze e anche i più bei giovani si presentavano, con ogni tipo di costumi provocanti e nelle pose più
seducenti, su uno splendido palcoscenico, e ciò naturalmente con l’accompagnamento
della musica.
10. Dopo ogni rappresentazione i giovani artisti di
entrambi i sessi rimanevano a disposizione dei libidinosi spettatori,
certamente per notevole denaro, e precisamente i giovani per le donne
libidinose, e le ragazze per gli uomini libidinosi.
11. Questo istituto dell’arte rendeva al re ingenti
somme e contribuiva all’istupidimento del popolo più di qualsiasi altra cosa.
12. Quello però che serviva particolarmente a
mantenere il favore del popolo a Japell, era che egli provvedeva ai poveri
erigendo ospedali ed asili nei quali essi venivano ricoverati, in modo che in nessun luogo si
vedevano mendicanti, bensì solo il benessere.
13. Ma il fatto che ai poveri dentro gli ospedali non
si provvedesse proprio nel migliore dei modi e che dovessero lavorare, se erano
in grado di farlo, per guadagnarsi il trattamento alquanto magro che veniva
loro offerto all’interno degli ospedali, questo lo si può certamente arguire
considerando che tali istituzioni erano, tutte e senza eccezione, solamente frutti
della politica di Japell. Infatti, amore e politica sono i poli più opposti,
poiché l’amore appartiene al Cielo supremo, mentre invece la politica
appartiene all’inferno più basso, qualora essa abbia per fondamento l’avidità e
la brama di dominio.
14. Ma tutto quello che Japell fece ancora, lo vedremo
da quanto seguirà!
[indice]
La mania di conquista del re Japell
L’astuzia sacerdotale per il dominio dei popoli
Solo Noè e i suoi rimangono fedeli al Signore
L’istituzione delle caste
5 gennaio 1844
1. Ora avvenne che lo spirito di Japell scoprì ben
presto che sulla Terra esistevano ancora varie popolazioni che non gli erano
sottomesse. Perciò non passò molto tempo che chiamò a consulto i suoi ministri
e sacerdoti per vedere come sarebbe stato possibile sottomettere questi popoli
con la minor fatica possibile.
2. I ministri consigliarono l’utilizzo delle forze
militari, ma i sacerdoti, invece, con assoluta astuzia, consigliarono l’invio
di emissari a quei popoli.
3. «Tali inviati», dissero i sacerdoti, «dovrebbero predicare a quei popoli i grandi vantaggi offerti dalla città
di Hanoch, ed essi poi dovrebbero convincere ciascun popolo a mandare qui degli
ambasciatori in via del tutto amichevole! Noi li accoglieremo nella maniera più
cortese possibile e mostreremo loro tutte le nostre invenzioni e i prodotti
della nostra arte, e quando avranno imparato ad apprezzare a dovere i nostri
vantaggi, noi li inviteremo e diremo loro di annettersi al nostro stato, e
diremo loro che, una volta che questo sarà accaduto, essi diventeranno un solo
popolo con noi e conseguentemente potranno fruire di tutti i nostri vantaggi!
4. Quando poi questi ambasciatori faranno ritorno ai
loro popoli e racconteranno tutti i vantaggi prodigiosi di Hanoch, certo non vi
sarà in nessun luogo un solo popolo che non vorrà unirsi subito a noi e che non
vorrà riconoscere la nostra sovranità!
5. Sarebbe solo da augurarsi che questi ambasciatori
non scoprissero presso di noi nessun lato oscuro! Ora, questo lato oscuro
consiste per lo più nel libero furto e nel diritto al brigantaggio. Queste due
particolarità dovrebbero all’inizio essere completamente abolite di fronte agli
stranieri, altrimenti essi ne rimarranno intimoriti già sulla via e poi torneranno
sui loro passi maledicendoci!»
6. Questo sottile consiglio dei sacerdoti piacque
molto al re, che lo mise immediatamente in pratica.
7. In breve tempo furono inviati un migliaio di
emissari con delle carovane in tutte le direzioni, allo scopo di cercare tutti
i popoli che vivevano nascosti per annunciare la lieta notizia da parte di
Hanoch a quelli che essi avessero trovato.
8. I più facili da trovare furono gli abitanti delle
alture, e precisamente in primo luogo i figli di Dio, poi gli Horadaliti e, oltre a questi, ancora una quantità di altre popolazioni.
9. Solamente i Sihiniti, i Meduhediti e i Cainiti, come pure i discendenti dei consiglieri emigrati in
Egitto ai tempi di Ohlad, non furono trovati.
10. Con la gentilezza estremamente cortese e la raffinata
eloquenza degli inviati, i quali per lo più non erano altro che prestigiatori e
che contemporaneamente si esibivano nelle loro svariatissime arti dinanzi ai
popoli in cui si erano imbattuti, dopo non molto tempo tutte quelle popolazioni
furono conquistate a favore di Hanoch.
11. Perfino i figli delle alture si lasciarono
convincere, ad eccezione della casa di Lamech, che morì precisamente in
quell’epoca in cui la città di Hanoch aveva inviato dappertutto questi
“lodevoli” inviati. E così avvenne che soltanto Noè con i suoi tre fratelli,
cinque sorelle e sua moglie, che era una figlia di Mutaele e di Purista, e con
i suoi cinque figli, fu l’unico che non si lasciò abbagliare dagli “apostoli”
di Hanoch, bensì restò interamente fedele al Signore.
12. Japell intanto era rimasto immensamente
soddisfatto di una simile vittoria; e siccome erano stati i sacerdoti a dargli
un tale giudizioso consiglio, allora egli concesse loro il privilegio della
totale libertà (d’azione) e inoltre diede loro l’assicurazione impegnativa che
tanto lui, quanto ognuno dei suoi successori, si sarebbe sempre conformato alle
loro disposizioni.
13. In quello stesso anno i sacerdoti istituirono le caste, e tutto il
popolo fu diviso in determinate classi, in cui ciascun individuo doveva, pena
la morte, rimanere finché non si fosse riscattato con il denaro.
14. Così venne stabilita una casta degli schiavi con
il nome di “animali da soma umani”,
una casta militare, una casta borghese, una casta nobiliare, una casta degli
artisti, una casta sacerdotale e varie altre ancora.
15. La più numerosa era la casta degli schiavi. E
perché? Il perché lo vedremo in seguito!
[indice]
La casta sacerdotale detta legge nella città di Hanoch
L’incredibile sfruttamento degli schiavi dopo soli
vent’anni dall’istituzione della prima casta
Hanoch è un inferno per la misera umanità
8 gennaio 1844
1. A Japell non piaceva di certo la potenza sempre
crescente dei sacerdoti, perché ormai vedeva che, a causa dei privilegi che egli
era stato obbligato a concedere loro, era costretto a ballare così come i
sacerdoti suonavano. Ma che cosa poteva fare?
2. Da un lato, i sacerdoti si erano ormai troppo
insinuati nella coscienza della gente più bassa, e dall’altro lato essi avevano
saputo porre sugli altari la nobiltà che ci vedeva più chiaro e con tanta più
abilità, che al re non era più possibile reagire contro l’attività dei
sacerdoti, né avvalendosi della forza della massa del popolo, né facendo
ricorso all’autorità della nobiltà, perché sia il popolo di bassa condizione
che la nobiltà, tendeva troppo dalla parte dei sacerdoti, mentre il re non
aveva né l’uno, né l’altra dalla sua.
3. Ma come si comportarono i sacerdoti per arrivare ad
un simile grado di considerazione?
4. I sacerdoti andavano sempre più consolidando il
sistema delle caste, introdotto un tempo con l’autorizzazione del re.
5. Finché nelle loro casse ben ampie si trovò ancora
spazio per accumularvi i tesori, fu certo possibile, con il denaro, elevarsi ad
una casta superiore.
6. Ma quando i sacerdoti ebbero oro a sazietà e in
quantità tale da non potersi più contare, allora furono emanate ordinanze sulle
caste del tutto differenti, e queste consistettero in ciò che segue:
7. Fu ancora possibile il riscatto, soltanto per
passare dalla casta degli schiavi a quella della bassa borghesia; invece
qualsiasi altra casta venne così rigorosamente limitata che a nessuno fu più
possibile essere ammesso ad una casta superiore, neppure se avesse offerto
tutti i tesori del mondo.
8. Particolarmente irraggiungibile per chiunque rimase
la casta dei sacerdoti, i quali si circondarono di grandissimo mistero, poiché
essi non permettevano ormai più neanche a Satana di penetrare con l’occhio
dentro alle loro trame. Essi sapevano mettere a punto i loro piani con tanta
astuzia e con trame così raffinate, che non era assolutamente possibile a
nessuno vederci un po’ chiaro, né arrivare neanche alla lontana a farsi un’idea
di che cosa stessero tramando.
9. Perciò anche il re si era fatto così diffidente
verso la classe dei sacerdoti, che finì con l’appartarsi del tutto e col
rifiutare di ammettere chiunque alla sua presenza.
10. Ma questa era appunto un’acqua buona per il mu
11. Da parte dei sacerdoti cominciò ad essere promulgata al popolo una
legge dopo l’altra, come se fosse stata emanata dal re, mentre il re non ne era
a conoscenza nemmeno di una sillaba. E una dopo l’altra le catene venivano
forgiate intorno alla casta degli schiavi.
12. Ma quando questi schiavi cominciarono a lamentarsi
troppo forte, allora per rigidissima penitenza venne loro proibito, da parte
dei sacerdoti stessi, perfino di parlare, pena la morte. Venne anche
estremamente limitata la possibilità del riscatto per il passaggio alla bassa
casta della borghesia; viceversa però ogni piccolo borghese, anche per mancanze
del tutto insignificanti, poteva essere condannato alla casta degli schiavi, e
ciò perché, in questo caso, c’era la confisca di ogni suo avere a vantaggio dei
sacerdoti.
13. Ma come viveva la casta degli schiavi? Ebbene,
viveva precisamente come il bestiame!
14. La nobiltà e l’alta borghesia acquistavano dai
sacerdoti gli schiavi (naturalmente del tutto nudi, perché ad uno schiavo non
era lecito indossare vestiti) e per loro costruivano delle stalle come per il
bestiame.
15. A questi schiavi si applicava intorno ai fianchi
un anello di metallo dal quale pendeva una catena solidissima che veniva
fissata alla mangiatoia, e non venivano sciolti che quando erano inviati al
lavoro.
16. Sul numero degli schiavi (in proprio possesso) era basata la considerazione di cui godeva la nobiltà e l’alta borghesia;
perciò anche la classe degli schiavi aumentava.
17. Ciascun nobile e ciascun alto borghese non cercava
altro che di acquistare quanti più schiavi poteva, e i sacerdoti non avevano
niente da fare con più zelo che fare sempre più schiavi.
18. Ma per raggiungere con la maggiore facilità
possibile questo scopo, essi istituirono una specie di confessione ed
inquisizione. Chi, per conseguenza, veniva chiamato a confessarsi, costui non
sfuggiva più alla schiavitù.
19. Di più non è necessario dire. Vent’anni dopo la
prima istituzione delle caste, Hanoch era diventata un inferno per la misera umanità.
[indice]
La casta sacerdotale esige che il successore del re
sia il suo primogenito malato, storpio e scemo
Il re Japell muore di dispiacere – L’essenza della
politica equivale all’inferno
Il nuovo re di facciata
– Il secondo figlio di Japell si rifugia presso Noè sull’altura
9 gennaio 1844
1. Japell morì di pena nel venticinquesimo anno del suo regno, poiché era
sua intenzione far salire sul trono il suo secondo figlio, dato che il
primogenito era un essere debole, malato, del tutto storpio e scemo.
2. I sacerdoti si rifiutarono energicamente di accettare una tale
decisione, e dissero: «Il regno poggia sulla primogenitura, e non
sull’attitudine e sulla capacità a regnare!
3. Se la grande Divinità e tutte le altre piccole
divinità avessero voluto che su Hanoch regnasse un re saggio, avrebbero fatto
crescere saggio il primogenito, ma siccome esse hanno voluto per Hanoch un re
debole, scemo e storpio, allora lo fecero anche nascere così, e neppure tu, re,
quale padre, né noi sacerdoti, quali sacri e sempre fedeli servitori della
grande Divinità, come delle piccole, abbiamo il diritto di disporre
diversamente da come hanno disposto le divinità!
4. Noi sacerdoti, però, veniamo nominati da tutte le
divinità appunto per far conoscere agli uomini la volontà di tutte le divinità
e per fare in modo, con tutto il rigore possibile, che tutta l’umanità esegua
tale volontà.
5. Ma tu pure non sei altro che un uomo, malgrado la
tua corona regale, e perciò neppure tu puoi sottrarti alla nostra potenza
sacerdotale che ci è stata conferita da tutte le divinità!
6. Noi possiamo benedirti, ma possiamo anche maledirti
con piena potenza; ma se tu sei maledetto da noi, lo sei anche da parte di
tutte le divinità!
7. Poni dunque la corona sul capo del tuo figlio
primogenito, se non vuoi essere maledetto da noi, bensì benedetto!
8. Il tuo secondogenito invece, secondo il consiglio
degli dèi, deve, o entrare nella nostra santa casta, oppure deve rinunciare al
trono dinanzi a tutta l’umanità, pena la sua vita, e poi deve fuggire fino agli
estremi confini del nostro regno!
9. Ma se egli si rifiuterà di fare l’una cosa o
l’altra, che sia maledetto, e verrà pubblicamente strangolato in presenza di
tutto il popolo!»
10. Questa notifica da parte dei sacerdoti riempì di
profondissimo pena l’animo di Japell, al punto che egli si ammalò gravemente e
poco dopo anche morì senza lasciare alcuna disposizione.
11. La sua sorte fu dunque uguale a quella di tutti i politici, i quali
finiscono sempre col trovare la loro rovina in quella stessa sottile rete che
essi hanno teso agli altri.
12. Infatti la politica è il frutto della diffidenza;
la diffidenza è il frutto di un cuore guasto, e il cuore guasto è un’opera di
Satana nella quale non c’è nessun amore. Perciò la politica è equivalente
all’inferno, poiché l’inferno è composto dalla politica più scaltra, e Satana
stesso è il grande maestro di ogni politica.
13. Japell era stato un portento di ogni politica e
finì col diventare una vittima della politica stessa.
14. Quando egli morì, il suo figlio primogenito fu
immediatamente innalzato al trono, certamente però soltanto in apparenza. E
perché? Questo lo si può indovinare con tutta facilità!
15. Il secondogenito prese invece la fuga di nascosto,
e con tre delle sue sorelle ed alcuni servitori si rifugiò direttamente
sull’altura nella regione abitata precedentemente dai figli del Mezzogiorno, e
là visse completamente nascosto per tre anni.
16. Solo dopo che furono trascorsi tre anni, fu
scoperto dai figli di Noè. Questi riferirono la cosa a Noè, e costui andò e
accolse il fuggiasco in casa sua e gli insegnò a riconoscere il vero Dio e gli
fece apprendere il mestiere di carpentiere.
[indice]
L’unico compito del nuovo re di facciata: condonare la
vita agli stranieri
Il trattamento disumano riservato agli stranieri
squattrinati che si avvicinavano alla città
10 gennaio 1844
1. Il popolo di Hanoch, non ebbe occasione di vedere
il suo nuovo re, perché egli era stato rinchiuso nel suo palazzo subito dopo
l’incoronazione, dove non aveva altro da fare che divorare le pietanze più
saporite, darsi alla libidine e tutt’al più condonare ogni tanto la pena di
morte a qualche forestiero, funzione questa che egli non ebbe mai occasione di esercitare
nei confronti dai nativi, perché essi per lo più sapevano che cosa pensare del
re.
2. Ma come avveniva il condono della pena di morte?
3. Lo straniero che secondo le nuove leggi si era reso
meritevole di morte già per il fatto di essersi avvicinato per mille passi alla
città di Hanoch senza aver denaro con sé, veniva immediatamente arrestato dagli
sbirri e condotto dinanzi al severissimo tribunale dei sacerdoti, nel cui petto
non si trovava nessun frammento d’amore neppure quant’è grande un atomo.
4. Costoro gli domandavano il motivo per il quale
avesse osato avvicinarsi, senza denaro in tasca, alla santa città di Dio e di
tutti gli dèi.
5. Se l’infelice inquisito rispondeva con una
confessione sincera che egli era assolutamente povero e che era venuto nella
grande città appunto con la speranza di trovarvi un aiuto, allora i sacerdoti
gli dichiaravano che con ciò egli si era reso degno di morte; tuttavia
dipendeva dal divino sovrano di quella città, come pure del mondo intero,
volergli donare o no la vita.
6. Dopo di ciò, attraverso un passaggio sotterraneo,
egli veniva condotto al cospetto del re da due sbirri e da due sottosacerdoti.
Giunto davanti al trono del re, egli doveva prostrarsi con la faccia a terra
senza pronunciare una parola.
7. In tali occasioni però il re già sapeva
macchinalmente quello che doveva fare. Dopo qualche istante cioè egli doveva
alzarsi dal trono e poi maledire per tre volte la povertà, e infine col piede
sinistro doveva pestare per tre volte il capo del muto invocatore della grazia,
e lo faceva così brutalmente che a cerimonia finita a quest’ultimo non di rado
il sangue colava giù dalla bocca e dal naso. E questo atto era dunque la felice
liberazione dalla pena di morte.
8. In tal modo il graziato veniva poi ricondotto, per la stessa via,
dinanzi al tribunale dei sacerdoti con il volto
insanguinato. Costoro allora lodavano –
proforma, ben si intende – la bontà immensa dell’onnipotente sovrano di tutto
il mondo, e dicevano poi al graziato:
9. «Siccome a te, miserabilissima bestia da soma, è
stata concessa da parte del grande ed onnipotente sovrano di questa città, come
pure del mondo intero, tale immensa grazia, è ora tuo coscienziosissimo dovere,
per gratitudine, servire per tre interi anni in questa sacra città come una
vera bestia da tiro e da soma! Dunque, tu sarai venduto per tre anni al
maggiore offerente, e il ricavato rappresenterà un minimo sacrificio di grazie
da parte della tua massima bassezza, per l’infinita grazia ottenuta dal re!»
10. Dopo questa consolante conclusione, venivano presto mandati dappertutto
dei messi a caccia di compratori dell’alta borghesia. E quando questi si
facevano avanti, come sempre accadeva, lo straniero veniva subito ceduto al
migliore offerente e riceveva le opportune istruzioni riguardo al come avrebbe
dovuto comportarsi nella sua qualità di bestia da soma.
11. Ora le istruzioni erano le seguenti: in caso di
punizione, anche a sangue, una bestia da soma della sua specie non doveva mai
dire una parola, né con i suoi simili, né con il suo alto padrone; poi non gli
era concesso di essere mai ammalato, né egli doveva lamentarsi se stava male.
Inoltre, la bestia da soma doveva essere soddisfatta del cibo che gli veniva
dato e doveva essere instancabilmente attiva al lavoro assegnatogli, e se il
padrone trovava motivo all’occasione di punirlo, egli tuttavia non doveva, pena
la morte, ribellarsi, né mai piangere né lamentarsi. Infine, non gli era
concesso portare alcuna veste, bensì doveva essere sempre nudo.
12. Dopo avergli notificato queste miti istruzioni, lo
straniero veniva preso in consegna dal compratore e immediatamente messo in
fila in una stalla, spesso brulicante di ratti e topi, in compagnia di altre
bestie da soma.
13. Questa era comunemente la sorte riservata al
povero che si fosse avvicinato alla città; soltanto chi era ricco poteva
entrare in città dopo aver esibito il suo tesoro; però doveva stare molto
attento a non essere rapinato o derubato.
14. Ma se qualcuno spinto dalla curiosità capitava di
visitare la città e aveva troppo poco denaro od altri tesori, egli veniva
spogliato di tutto e, sotto il pretesto di spionaggio, veniva bastonato a
morte, oppure, nel caso di un uomo robusto, gli toccava in sorte di essere
venduto senza grazia né pietà come bestia da soma.
15. Se una ragazza povera veniva acciuffata in tali
circostanze, veniva subito venduta al migliore offerente come prostituta ed era
costretta a lasciar fare di sé e con sé tutto quello che fosse piaciuto al
compratore; se si rifiutava, allora vi veniva costretta con verghe acuminate.
16. In quel tempo la città di Hanoch si trovava
proprio in tali condizioni, e in condizioni non molto migliori si trovavano
anche le altre città e località sottomesse ad Hanoch!
17. Ma come si svolsero ulteriormente le cose, questo
lo vedremo in seguito!
[indice]
L’invio di esploratori per sottomettere e sfruttare
tutti gli altri popoli della Terra
Il censimento dei discendenti di Set e di Caino
La
pretesa di un enorme tributo – L’annuncio del Giudizio di Dio
11 gennaio 1844
1. Allora i sacerdoti decisero di spedire ancora una
volta da Hanoch delle intere carovane in viaggio di esplorazione, allo scopo di
cercare fin nelle più lontane regioni della Terra se non vi fosse ancora
qualche popolo, oppure tesori adatti alle grandi casse dei potenti sacerdoti di
Hanoch.
2. E nello stesso tempo essi mandarono anche degli
esploratori di stirpi con l’incarico di censire con precisione in tutte le
città e in ogni altra località chi era discendente di Caino e chi era un
discendente di Set dall’altura.
3. [Infatti i sacerdoti, la nobiltà, come pure il re
erano tutti discendenti di Set dall’altura che erano stati generati con le
figlie della pianura].
4. Questo censimento durò cinque anni e ne risultò che
nella pianura i discendenti di Set superavano numericamente di nove decimi
quelli di Caino; dunque rimaneva appena un decimo di puri Cainiti che si
trovavano sotto ai Sethiti.
5. La conseguenza di questo censimento fu che i
cainiti furono tutti convocati e poi, senza tenere conto della loro differenza
sociale tenuta fino ad allora, furono resi schiavi per sempre; e naturalmente
tutti i loro beni furono confiscati a vantaggio dei sacerdoti.
6. Gli uomini ancora in forze divennero bestie da soma
e le donne giovani e belle e le ragazze diventarono prostitute di un grande
harem pubblico, dove ciascun uomo poteva servirsi dell’una o dell’altra dietro
il pagamento di una determinata tassa, di cui una parte era devoluta al mantenimento
dell’harem, mentre un’altra parte andava a beneficio del tesoro sacerdotale. I
vecchi e i deboli invece, sia uomini che donne, furono tutti sterminati.
7. Il frutto di questo censimento fu dunque molto
abbondante; invece il frutto delle esplorazioni per mezzo di carovane mandate
in cerca di nuovi paesi, popoli e tesori, non fu affatto così favorevole.
8. Le carovane trovarono certo i Sihiniti, i Meduhiti,
nonché in Africa i discendenti già numerosi dei consiglieri che erano emigrati,
ma dappertutto venne loro fatta una cattiva accoglienza, perché i membri delle
carovane dovettero o rimanere là dove erano capitati per essere adibiti ai più
bassi lavori, o, in caso diverso, il destino loro riservato fu la morte.
9. Durante il viaggio di ritorno, attraverso l’altura,
una piccola carovana di cento uomini, per sua mala sorte, giunse alla dimora di
Noè, dal quale i cento inviati pretesero che pagasse un grosso tributo, dicendo
così:
10. «Tu dimori distante a mala pena ad una giornata di
cammino dalla santa città di Dio e sei, senza alcun dubbio, soggetto ad essa e
non hai ancora mai pagato nemmeno un quattrino di tributo! Paga dunque questo
tributo almeno per cento anni calcolandolo sulla base di una libbra (560 g) d’oro per ogni anno, dunque in tutto cento libbre (56 kg) d’oro! Se tu non ci
corrisponderai questa somma, sarai venduto con tutta la tua casa e ti verrà
applicata al corpo la catena degli schiavi!»
11. A queste parole Noè alzò la sua mano ed esclamò: «O Tu, mio
Dio, Tu, mio caro Padre santo! Vedi, ora il tuo servitore ha bisogno del Tuo
aiuto; salvami dalle zampe di questi animali feroci!»
12. E Noè aveva a mala pena pronunciato queste parole,
che un potente fulmine scoppiò nel mezzo della carovana degli hanociti che,–
come già detto – solo durante il loro viaggio di ritorno dalle regioni
dell’attuale Europa allora ancora deserte, avevano rintracciato la casa di Noè,
e il fulmine uccise tre uomini della carovana.
13. Allora Noè domandò ai rimanenti della carovana alquanto
atterriti: «Persistete ancora nella vostra pretesa assolutamente ingiusta?»
14. Ed essi risposero affermativamente tra terribili
urla.
15. Allora Noè alzò di nuovo la sua mano, e dieci
fulmini furono scagliati sulla carovana e uccisero trenta uomini ed altrettanti
cammelli.
16. E Noè domandò di nuovo a quelli che erano rimasti in vita:
«Persistete ancora nella vostra pretesa?»
17. E ad eccezione di dieci uomini, tutti confermarono
la loro pretesa.
18. E allora Noè, del tutto eccitato, batté col piede
sul terreno, e questo si aprì ed inghiottì tutti, i già morti e quelli ancora
in vita, all’infuori dei dieci che non avevano più rinnovato la loro pretesa.
19. Grande fu dunque lo spavento dei dieci rimasti, ed
essi invocarono da Noè clemenza e grazia!
20. E allora Noè disse: «Andate e riferite a tutti i diavoli della
pianura quello di cui foste qui testimoni e dite loro: “La misura degli orrori
è colma! Il Signore ha deciso di mandare il Giudizio sopra tutto il loro mondo!
Ancora un breve tempo, e coloro che vi hanno mandato a me non vi saranno più e
non esisterà più né il loro intero regno né il popolo; io pagherò loro il
tributo con il Giudizio di Dio! Amen!»
21. Udito questo, i dieci fuggirono via di là!
22. Quello che avvenne dopo di ciò ce lo dirà il
seguito!
[indice]
Il ritorno ad Hanoch dei dieci inviati, il loro
interrogatorio e il loro astuto rapporto di viaggio
13 gennaio 1844
1. Ma quando questi dieci fuggitivi, giunti alla
pianura, si trovarono vicini alla città di Hanoch, venne loro incontro, come al
solito, un’intera schiera di sbirri e di servitori armati che domandarono loro
da dove venissero, che intenzioni avessero e quanti tesori portassero con loro.
2. E i dieci risposero: «Noi siamo degli inviati di questa città e
ritorniamo da un viaggio di esplorazione che dovemmo intraprendere circa cinque
anni fa! Abbiamo fatto una scoperta quanto mai importante che dobbiamo
comunicare ai sacerdoti; lasciateci dunque proseguire senza impedimenti se non
volete essere venduti domani come bestie da soma!
3. Ma come voi vedete, i nostri dieci cammelli sono
carichi di considerevoli tesori; per conseguenza farete bene se ci darete una
scorta fidata da qui alla residenza dei sacerdoti, poiché quello che portano i
cammelli è di proprietà dei sacerdoti. Noi, dal canto nostro, il nostro oro lo
abbiamo nelle tasche delle nostre vesti. Andiamo dunque e proteggeteci dai
briganti e dai ladri, e voi da parte nostra riceverete lode al cospetto dei
potenti sacerdoti!»
4. A tali parole gli sbirri e i servitori armati si
ammansirono ed accompagnarono i dieci inviati dai sacerdoti.
5. Quando poi i dieci si trovarono alla presenza dei
sacerdoti, iniziò subito un severo esame anzitutto allo scopo di constatare
quali e quanti fossero i tesori che i cammelli portavano sulla loro groppa.
6. E dopo che si constatò che i tesori erano di grande
valore, gli inviati dovettero lasciare perquisire le loro tasche perché si
potesse verificare se possedevano veramente tanto quanto occorreva per restare
liberi dalla schiavitù.
7. E fu trovato che essi possedevano tre volte tanto
quanto necessitava per essere liberi dalla schiavitù. Perciò dovettero
lasciarsi alleggerire di due terzi della somma che apparteneva loro, poiché nel
frattempo era stata emanata una legge, secondo la quale a ciascun piccolo
borghese era concesso di possedere soltanto quel tanto di oro che bastava
semplicemente per restare liberi dalla schiavitù. Dato che quegli inviati
appartenevano appunto al ceto della piccola borghesia, e questa legge fu applicata
anche nei loro confronti.
8. Solo dopo questo minuzioso esame fu chiesto loro
quante e quali scoperte avessero fatto.
9. E uno dei dieci, che era buon oratore e non affatto inesperto di
politica, rispose:
10. «Servitori quanto mai possenti di tutti gli dèi e
fedeli custodi dei libri di Kincàr, noi abbiamo visto paesi nei quali ci sono
delle montagne d’oro, ma non c’è anima vivente che vi dimori. Però questo è il
meno!
11. Noi abbiamo trovato fiumi e ruscelli dove scorre
vino, latte e miele, e dei boschi nei quali crescono le mele già cotte! Ma
questo non è ancora il più!
12. Infatti noi abbiamo trovato la via che conduce
alle stelle, e là ci siamo imbattuti in vergini così infinitamente belle, che a
contemplarle noi smarrimmo l’udito e la vista. Ma pure neanche questa è la cosa
più grande!
13. Nelle vicinanze della via che conduce alle stelle
abbiamo trovato degli uomini tanto spaventosamente grandi che, se uno solo
venisse qui, con un passo schiaccerebbe con la massima facilità tutta intera la
nostra città! Però neanche questo è ancora il massimo!
14. Ascoltate! Ad appena una scarsa giornata di
cammino da qui, su una montagna, dimora un uomo vecchissimo! Tutto il paese
all’intorno ci è già da lungo tempo sottomesso, ma non la casa e la famiglia di
quest’uomo! Egli non ci ha mai pagato un solo quattrino!
15. Noi lo abbiamo trovato e lo abbiamo obbligato a
pagarci il tributo già da lungo arretrato.
16. Però, o sciagura, quest’uomo è certamente un dio!
Quando noi insistemmo sulla nostra pretesa, egli alzò la sua mano e
immediatamente mille fulmini piombarono su di noi uccidendo tutto! Poi egli
batté col piede sul terreno e questo si aprì ed inghiottì tutti gli uccisi
assieme ai cammelli e ai tesori di valore inestimabile.
17. Allora noi prendemmo la fuga, e il terribile uomo ci gridò dietro: “Raccontatelo ai diavoli nella pianura!”
18. Potentissimi e sommi servitori di tutti gli dèi!
Questo è il nostro risultato dalla A alla Z; fatene voi quello che volete, ma
lasciate però che noi ce ne ritorniamo alle nostre case!»
[indice]
Trattative tra i sacerdoti e i dieci inviati annessi
alla casta sacerdotale
a condizione che tentino di convincere Noè a mettersi
dalla parte dei sacerdoti
15 gennaio 1844
1. I sacerdoti dissero: «Se le cose stanno veramente
come voi asserite, avete fatto – specialmente con il ritrovamento delle
montagne d’oro – una scoperta straordinariamente importante, purché certo la
via che vi conduce non sia troppo lunga e le difficoltà per arrivarvi non siano
troppo grandi! E se magari quei giganti non hanno il dominio di queste
montagne?
2. Tuttavia, per quanto riguarda il vecchio uomo
sull’altura, lasciamolo stare com’è se non siamo in grado di catturarlo con
l’astuzia, perché con una simile razza di maghi è meglio non avere a che fare,
né contro di loro si può intraprendere nulla, usando anche tutta la forza!
3. Nondimeno, vi giuriamo che sarete assunti al rango
di sacerdoti, qualora riuscirete a guadagnare con qualche stratagemma questo
mago alla nostra causa! Infatti egli potrebbe aiutarci molto facilmente a
venire in possesso delle montagne d’oro per mezzo del suo potere magico, purché
naturalmente egli possa affrontare anche quei giganti con la potenza degli
elementi, come ha affrontato i vostri compagni in particolare, e purché sia
perfettamente esatto quello che avete asserito di questo mago!
4. Infatti voi siete vecchie volpi! Può essere
benissimo che i vostri compagni, dei quali raccontate che sono stati annientati
da quel mago, se la siano svignata con gli immensi tesori per fondare in
qualche regione della Terra un regno del tutto indipendente da noi! Ma allora,
guai a voi qualora venissimo a scoprire che la verità è questa!»
5. Gli inviati però risposero: «Se fate dipendere la verità
dall’esattezza delle nostre asserzioni dell’esistenza di questo semidio e dei
fatti compiuti da lui contro i nostri compagni, allora non avete che da mandare
subito da lui dei messi più fidati, oppure andateci voi stessi. E così, qualora
le cose non vi dovessero risultare come ve le abbiamo riferite noi in tutta la
loro triste e terribile realtà, potete farci flagellare con verghe roventi fino
alla morte!
6. Ma siccome questo è vero ed è proprio questo che
troverete, allora sarete in grado di valutare poi anche la veridicità delle
nostre altre asserzioni! Noi però, di nostro, non vogliamo metterci più né un
sì, né un no; ma andate pure voi ad esaminare le cose, e poi giudicate!»
7. Ma allora i
sacerdoti, avendo udito gli inviati parlare in
questo tono, dissero loro: «Dal vostro discorso ci siamo persuasi che quello
che ci avete raccontato è vero, dalla prima all’ultima parola, ed anche perciò,
in virtù della nostra plenipotenza e onnipotenza, vi nominiamo effettivi
ambasciatori e vi innalziamo dal ceto piccolo borghese al medio borghese, e
così siete autorizzati a portare delle armi con voi! Ma in compenso voi dovete
provare a guadagnare per noi l’amicizia del mago, per poterci servire di lui!»
8. E i messaggeri osservarono: «Noi certo vogliamo fare tutto quello
che sarà possibile, ma non possiamo garantire il successo, poiché così come
quell’uomo ha annientato i nostri compagni con i fulmini e le voragini del
terreno, altrettanto bene egli può farlo di noi tutti, se si accorge anche
minimamente che noi tramiamo qualcosa contro di lui!
9. Come si metterebbero le cose se egli si mettesse a
colpire con il suo piede il terreno in direzione di Hanoch e il terreno si
aprisse sotto i nostri piedi e ci inghiottisse assieme alla città in un abisso
senza fondo? Cosa succederebbe poi?
10. Perciò noi siamo dell’opinione che sarebbe
senz’altro più consigliabile ignorare un tale individuo pericolosissimo,
anziché andare un’altra volta in cerca di lui, dato che non possiamo sapere se
e come gli è eventualmente possibile scrutare i nostri piani e quale contegno
egli potrebbe allora assumere verso di noi!
11. Tuttavia, se voi insistete nella vostra richiesta,
noi dobbiamo fare come volete, ma il successo non lo possiamo affatto
garantire!»
12. E i sacerdoti risposero: «Sta bene, noi vi abbiamo compreso; la
vostra opinione è buona! Fra tre giorni dunque noi ci raduneremo in un grande
Consiglio, e si farà come verrà deliberato in questa occasione; voi però dovete
essere presenti alla riunione e per questo motivo indosserete delle vesti
sacerdotali e verrete annessi nella nostra casta!
13. Intanto ritornate alle vostre case; mettete tutte
le vostre cose in ordine, e poi venite con mogli e figli qui alla sede del
Consiglio!»
[indice]
I dieci inviati complottano in segreto e deliberano di
arrivare ad un buono scopo giocando d’astuzia
16 gennaio 1844
1. Quando però i
dieci ebbero lasciato il collegio dei
sacerdoti, diedero reciprocamente sfogo alla loro immensa meraviglia e dissero:
2. «Ora noi vediamo del tutto chiaro e sappiamo precisamente qual è il lato
debole dei nostri sacerdoti! Il loro cielo, del quale vanno predicando a gran
voce a tutto il popolo, è l’oro; e pur di poterlo arraffare, non esitano a
ricorrere ai mezzi più straordinari!
3. Chi ha mai visto, da quando il clero ha accentrato
a sé tutta la signoria e ogni potere, che qualcuno della casta piccolo borghese
sia stato innalzato a quella suprema dei sacerdoti?
4. E adesso questa enorme fortuna è toccata proprio a
noi! E perché dunque? Ebbene, perché noi ce la siamo cavata bene con delle
menzogne, se escludiamo l’unica vera avventura sull’altura!
5. Noi però fiutiamo il saporito arrosto che ci
attende là, dopo la nostra imminente elevazione alla dignità di sacerdoti! – Ma
aspettate un po’ voi, volpi orlate d’oro, il vostro piano a nostro riguardo –
che cioè quali cointeressati dobbiamo spianarvi la via alle montagne d’oro –
sarà nostra cura farvelo diventare maledettamente rovente! Sicuramente già al
primo passo dovrete ritirare i vostri piedi di diavoli! Ma allora sarà troppo
tardi, perché noi faremo venire sopra di voi un mare di fiamme, e sarà affare
vostro vedere come potrete tirarvene fuori!
6. Prima di infilarci le vesti sacerdotali, di certo
dovremo fare i più tremendi giuramenti di fedeltà dinanzi a grandi cataste
ardenti e a voragini sterminate, che essi hanno scavato sotto terra e riempito
di serpenti e di altri rettili velenosi, ma questo non pregiudica affatto la
nostra questione! Noi giureremo certo con la bocca, ma contemporaneamente
malediremo nel petto, e così con noi la casta sacerdotale si sarà posta sul
corpo un cancro tale, che nessun dio sarà capace di guarire!
7. Noi spianeremo di certo una via verso le montagne
d’oro della nostra scaltrezza, e tutta la casta sacerdotale dovrà percorrerla,
ma in fondo a questa via noi tenderemo loro un agguato, quali giganti della
nostra ira e del nostro furore! E quando la formidabile schiera si avvicinerà a
questo fondo rovente della via, allora un cenno – capite! – e i giganti
sorgeranno con potenza invincibile e schiacceranno sotto i loro passi tutta
questa nidiata!
8. E solo dopo mostreremo al popolo la via che conduce alle stelle, e noi
lo condurremo in un paese dentro se stesso dove troverà le più splendide vergini
della pura conoscenza, e in un paese dove nel vero entusiasmo per il genuino
vero e buono scorrono vino e latte e miele!
9. E allora esso potrà anche trovare le mele arrostite
sull’albero della vita e della pura e genuina conoscenza della vita stessa!
10. Così resti deciso! Ma sia maledetto chiunque di noi diventi un
traditore! Infatti, ora la cosa sta in noi (attuarla), e secondo il nostro piano possiamo salvare da rovina sicura noi stessi e
tutto il popolo. Perciò, siamo uno per tutti e tutti per uno, e la riuscita
dell’opera è certa!
11. Se abbiamo potuto convincere i sacerdoti fino al
punto da farci innalzare addirittura al loro rango, poi in un simile campo più
libero sarà senza dubbio tanto più facile persuadere questi miserabili, così
che di loro non resterà altro che al massimo un nome, tramandato dalla storia!
12. Questa cosa ora è decisa, e noi anche la metteremo
in esecuzione con la massima puntualità e fedeltà! Amen tra di noi. Amen!»
13. Solo dopo questa congiura i dieci se ne andarono
alle loro case e misero in ordine tutte le loro faccende, e poi si recarono al
collegio dei sacerdoti insieme alle loro mogli e ai loro figli, per partecipare
all’imminente riunione del gran Consiglio.
14. Ma quello che avvenne durante tale riunione, lo
vedremo in seguito.
[indice]
Prima del giuramento, i dieci vengono terribilmente
spaventati
L’occulta promessa di vendicarsi
17 gennaio 1844
1. Cinquemila dei primi sacerdoti erano radunati nella
grande sala aperta, la quale era costruita secondo la foggia di un anfiteatro,
e stavano in attesa dei dieci inviati con grande desiderio e bramosia.
2. E quando questi, essi pure un po’ in ansiosa attesa
di quello che avrebbe potuto accadere, si presentarono in questa sala aperta,
furono subito circondati dai sacerdoti e fatti scendere immediatamente in un
corridoio sotterraneo in fondo al quale si poteva vedere un grande fuoco.
3. Essi furono condotti sempre più vicino a questo
fuoco e, arrivati ad una certa distanza, scorsero subito, come nel mezzo di
potenti fiamme si trovasse una quantità di individui che apparivano roventi e
urlanti.
4. In realtà il fuoco non era che un artificio,
all’incirca simile a quello che viene usato oggigiorno nei teatri, dove su una
ruota si fa girare un materiale sottile, trasparente e con fiamme dipinte;
solamente, che qui ad Hanoch l’illusione era tanto più perfetta, in quanto, ad
una data distanza, chiunque si sarebbe immaginato di trovarsi veramente di
fronte ad un evidentissimo fuoco assai potente, che però certamente non emanava
il benché minimo calore.
5. Quando però i nostri dieci inviati videro questo
tremendo spettacolo, furono colti da una strana sensazione. Essi avrebbero voluto
senz’altro domandare: «Che cos’è questo? Chi sono quelli là che urlano?»;
sennonché, appena entrati, era stato intimato loro nel modo più pressante di
tacere in modo assoluto, qualunque fosse stata la cosa che avrebbero potuto
vedere, altrimenti per loro sarebbe stata finita!
6. Dal fuoco, poi, attraverso un altro corridoio,
furono condotti davanti ad una vasca profonda circa quaranta klafter (76 m) che aveva una
circonferenza di novanta (171 m), ed era provvista all’intorno di un parapetto.
7. I sacerdoti accesero qui dei fasci di paglia
impeciata e li gettarono giù nel baratro; così vi venne fatta un po’ di luce
dentro, e in fondo si poté vedere una quantità di rettili, nonché una quantità
di scheletri rosicchiati, i quali però non si potevano distinguere con tanta
precisione da stabilire se erano resti umani oppure di animali. In realtà erano
resti di animali, e anche molto grandi, perché non sarebbe stato possibile
vedere bene degli scheletri umani ad una profondità di quaranta klafter (76 m).
8. Infatti, qui poggiava tutto sull’inganno e quindi
sul destare una grande paura. E così perfino i serpenti e gli altri rettili
erano costruiti artificialmente e si muovevano per mezzo di un meccanismo,
poiché quelli naturali non sarebbero stati visibili con troppa facilità ad una
simile profondità, alla quale si poteva giungere attraverso una scala a
chiocciola segreta ma molto ampia, da cui si metteva in moto il meccanismo per
muovere i serpenti, i draghi e i coccodrilli.
9. Questa vasca era costruita sotto una grotta
naturale, la cui considerevole spaziosità rendeva il baratro ancora più
considerevole.
10. Se ora si considera queste due apparizioni
ingannevoli presentate a dei profani, non sarà difficile comprendere come i
nostri dieci messaggeri fossero colti da una paura terribile quando, davanti a
questo baratro, dovettero giurare di accettare senza la benché minima obiezione
qualsiasi disposizione data dai gran sacerdoti, se non volevano essere gettati
ancora vivi o nel fuoco d’inferno oppure in questo baratro.
11. I dieci dunque, per paura, giurarono bensì con la bocca, ma
con tanto maggior furore imprecarono nei loro petti e tra di loro dicevano: ‘Aspettate un po’ soltanto finché arriviamo
all’aperto, e sarà nostra cura fare assaggiare a voi stessi questo vostro
baratro e il vostro fuoco d’inferno’.
12. Finito il giuramento, i dieci furono ricondotti
nella grande sala aperta e furono offerte loro delle vesti di sottosacerdote
per essere indossate,, e solo dopo di questo ebbe inizio la grande
consultazione.
[indice]
La discussione tra i cinquemila gran sacerdoti avidi
d’oro e i dieci astuti inviati
18 gennaio 1844
1. Nel mezzo della sala c’era una tribuna sopraelevata
dal pavimento di circa sei braccia. Su di questa dovettero salire i dieci
messaggeri in compagnia di dieci gran sacerdoti. Intorno a questa tribuna
stavano in file serrate gli altri sacerdoti; naturalmente prima i gran
sacerdoti e più indietro i sottosacerdoti in cerchi più ampi.
2. Allora uno
dei gran sacerdoti che erano sulla tribuna
venne davanti ai dieci e disse: «Voi sapete e noi tutti sappiamo pure quello
che ci avete raccontato! Ora siete sacerdoti voi pure ed è perciò nel vostro
interesse – altrettanto quanto lo è nel nostro – poterci impadronire delle
montagne d’oro e a questo scopo aprire una via sicura fino a quei luoghi, costi
quel che costi la cosa!
3. A voi soli è nota questa via; spetta dunque a voi,
nell’interesse comune, realizzare questa impresa immensamente importante per il
tesoro sacerdotale!
4. Se mediante il denaro e le buone parole, potete guadagnare a questa
causa il famoso mago dell’altura, tanto meglio; ma se non riuscite a farlo,
allora noi, in ogni caso, abbiamo a disposizione oltre due milioni di
combattenti, nonché, essendovi necessità, oltre quattro milioni di schiavi che
possiamo far combattere quando vogliamo. E come una massa di formiche può
assalire e vincere perfino un leone, noi con la nostra preponderanza numerica
di combattenti potremo pure affrontare e debellare i giganti che forse hanno in
custodia quelle montagne d’oro!
5. Questa è la nostra opinione; ma adesso sentiamo
anche qual è la vostra!»
6. E uno dei dieci si fece avanti e, in nome di tutti i suoi compagni,
rispose:
7. «Il vostro piano, la vostra intenzione e il vostro
consiglio, ora cari colleghi, sono certamente lodevoli, e noi, come
cointeressati, non possiamo che lodare quanto avete esposto; tuttavia dubitiamo
molto che ciò sarà così facilmente attuabile come ritenete voi!
8. Oltre a ciò, noi dieci, essendoci ieri consultati
in proposito, ci siamo detti: “Ammettiamo
il caso di riuscire a conquistare le mille enormi montagne d’oro che si elevano
oltre il grande mare in un mondo del tutto sconosciuto. Ci si domanda: ma che
vantaggio ne avremo noi? Non finirà l’immensa massa dell’oro conquistato, col
ridurre appunto questo metallo nobile e prezioso allo stesso valore del fango
delle strade?”
9. Si potrà anche rispondere: “Noi certamente tenteremo di impedire una cosa simile, e saremo anche
in grado di impedire che, all’infuori di noi, qualcuno possa trovare la via
alle montagne d’oro!”
10. “Ma come?”, domandiamo noi. “Ci trasporteremo noi, sacerdoti, fin là con
i cammelli, ed impugneremo zappe e picconi aguzzi per staccare l’oro dalle
ripide montagne, e trascineremo con noi il metallo per una strada lunga tre
anni di viaggio?”
11. Ebbene, se ci accingiamo da soli a questa impresa,
chiediamoci: “Che faccia faremmo se, per
mala sorte, ci imbattessimo in un gigante che, oltre a toglierci via
immediatamente tutto l’oro, potrebbe schiacciarci fra due dita come moscerini?”
12. Ma se, come veramente sarebbe necessario, noi
andassimo con l’appoggio di grandi forze, ad esempio con un milione di
combattenti, quando questi vedranno le montagne d’oro, non ci si scaglieranno
immediatamente addosso e non ci ammazzeranno per entrare essi stessi in possesso
di quelle montagne preziose?
13. Comunque si voglia procedere, cadremmo dalla padella alla brace!
Assumendoci questa impresa, vuoteremo quasi completamente le nostre casse e, in
compenso, non avremo alcun vantaggio; e anche se la cosa riuscisse, tutti i
nostri tesori – come già osservato – finirebbero col non avere maggior valore
del fango della strada.
14. Per conseguenza siamo dell’opinione che convenga rinunciare
completamente a questa impresa e che ne dobbiamo invece iniziare qualche altra
più vantaggiosa per noi! Naturalmente si tratta sempre di un consiglio che ci
limitiamo a dare. Voi potete sempre fare quello che più vi aggrada, non essendo
altro che i vostri servitori, pronti in ogni momento ad obbedirvi fedelmente!»
[indice]
Ulteriore discussione tra i cinquemila gran sacerdoti
e i dieci astutissimi esploratori
19 gennaio 1844
1. I gran sacerdoti allora osservarono: «Da questo vostro discorso noi
vediamo benissimo che avete delle buone intenzioni riguardo ai nostri interessi
comuni e che veramente avete molta esperienza delle cose del mondo, ma il fatto
che ci teniate tanto a dissuaderci con parole logiche dal voler raggiungere
quelle montagne dell’oro più per paura di addossarvi nuovamente i disagi e le
fatiche che comporta il viaggio, che per vero e proprio timore dei giganti,
questo risulta con evidenza già ai primi inizi del vostro discorso!
2. Poiché vedete, se quei giganti che vi hanno
certamente visto dato che voi li avete veduti, fossero degli esseri tanto
terribili, senza dubbio nessuno di voi sarebbe ritornato, come non è ritornato
ancora nessuno delle altre carovane inviate contemporaneamente alla vostra, ciò
che lascia supporre che a costoro sia capitato qualcosa di male in qualche
luogo.
3. Voi invece, nonostante i terribili giganti, sareste
arrivati qui di ritorno tutti sani e salvi perché avreste saputo comportarvi
con un po’ più di prudenza di fronte al mago dell’altura!
4. Ecco, questa è la nostra opinione! Dunque,
opponeteci, se lo potete, delle ragioni contrarie!»
5. E uno dei dieci disse: «Potenti e superiori compagni della nostra
pochezza dinanzi a voi! Questa volta dovrete perdonarci già anticipatamente se
dovremo ribattere queste vostre obiezioni, dato che dovremo dimostrarvi con
franche e concise parole, come voi ci abbiate compreso male e non abbiate
neanche lontanamente afferrato nella sua realtà il significato delle nostre parole!
6. Abbiamo forse asserito con tutta certezza che in
questa impresa sarebbe inevitabile cadere nelle mani di quei giganti? Noi non
abbiamo fatto altro che prospettare la probabile possibilità di un simile
fatto, dato che questi terribili giganti dimorano precisamente dietro le
montagne d’oro! Noi sì che li abbiamo visti dai nostri nascondigli, mentre essi
non potevano affatto vederci, e fu allora che, di notte, caricammo l’oro sui
nostri cammelli e poi ci allontanammo con il favore dell’oscurità e della
nebbia.
7. Per una volta, dunque, siamo riusciti a cavarcela
con la pelle intatta, e questo è accaduto certamente per la ragione che, con
tutta probabilità, il nostro furto dell’oro era il primo che veniva compiuto su
queste inestimabili montagne! Ma se ammettiamo, come senza dubbio sarà
accaduto, che questa asportazione che fino ad oggi è stata la prima a danno di
queste montagne, sia stata già scoperta dai giganti là posti a vigilanza,
allora ci chidiamo se un secondo tentativo sarà esso pure coronato da successo!
8. Oppure, possiamo sapere se quei giganti non sono
forse già sulle nostre tracce, e se adesso, mentre noi parliamo, non stanno già
inseguendoci? Oppure se, per impedire simili tentativi, essi non hanno già
eretto a quest’ora, intorno a quelle enormi montagne d’oro, un bastione tale,
da dare le vertigini alle aquile che volessero superarlo a volo?
9. Oppure, se essi non hanno già tagliato ampiamente e
profondamente quella stretta lingua di terra che congiunge questo mondo a
quello, separando così i due mondi con un’acqua profonda che non ci sarà
possibile guadare?
10. Vedete, a queste eventualità abbiamo voluto
accennare parlando della pericolosa lotta con i giganti!
11. Ora chiedete a voi stessi se è così che voi ci
avete compresi! Noi non contestiamo affatto la possibilità di arrivare ancora
una volta alle montagne o almeno di giungerci vicino; d’altro canto però, voi
pure dovete ammettere che una simile impresa va senz’altro congiunta ad un
dispendio straordinariamente enorme, di fronte al quale non può esservi che un
profitto quanto mai incerto, e accanto a questo, un’infinità di pericoli!
12. Perché dovremmo mettere in pericolo per niente e
ancora niente i nostri due milioni di combattenti e spogliarci con ciò di ogni
potenza? Sarebbe una cosa da pazzi!
13. Se proprio volete assolutamente fare qualcosa,
allora prendete gli schiavi senza valore e mandateli laggiù sotto la nostra
guida! Se anche periscono, non avremo perso nulla; e se invece la cosa riesce,
allora il nostro profitto sarà ancora maggiore! Pensateci dunque su!»
[indice]
I sospetti dei sommi sacerdoti sul conto dei dieci
inviati
L’astuta risposta dei dieci ottiene l’appoggio dei
gran sacerdoti
20 gennaio 1844
1. I sommi sacerdoti che avevano un grado un po’ più alto dei gran
sacerdoti e che, mentre sulla tribuna si svolgeva il dibattito, erano rimasti
giù nelle prime file, salirono allora anch’essi sulla tribuna e rivolsero le
seguenti parole ai gran sacerdoti:
2. «Ascoltateci con la massima attenzione, perché
quello che abbiamo da dirvi è troppo importante! Questi dieci, che voi avete
ammesso alla dignità di sottosacerdoti, a noi sembrano estremamente sospetti!
3. Nel loro intimo essi tramano di certo il male contro noi tutti. Essi con
astuzia raffinata ci espongono i loro piani per trarci in inganno, ma
dimenticano che un sommo sacerdote conosce tutto e legge anche i più riposti
pensieri dell’uomo.
4. Noi abbiamo letto anche i loro pensieri, ed abbiamo
scoperto in loro soltanto del male contro di noi; perciò non fidatevi! Essi non
sono che tigri sotto le spoglie di pecore!
5. È certo possibile che durante il loro viaggio di
esplorazione sia veramente accaduto come raccontano, ma finora noi non abbiamo
nessuna prova all’infuori appunto delle loro asserzioni esposte di certo per
prenderci per il naso; perciò persuadetevi almeno di un punto, prima di
affidare loro addirittura una potenza, altrimenti gli sconfitti saremo noi!
6. Ci sembra che la loro contrarietà ad avere a
disposizione i nostri fedeli combattenti e la richiesta di avere invece gli
schiavi che ci odiano di più del peggiore malfattore, abbiano tutt’altro
fondamento di quello che essi hanno esposto con qualche imbarazzo! State dunque
all’erta, perché siamo noi, onniscienti sommi sacerdoti, che vi avvertiamo di
questo!»
7. Queste asserzioni fecero grande impressione sui
gran sacerdoti, ma più ancora sui dieci che si sentirono molto colpiti.
8. E uno dei gran sacerdoti si volse verso l’oratore
dei dieci e gli domandò: «Avete sentito la testimonianza di un onnisciente sul
vostro conto? Come potete qui giustificarvi?»
9. Ma l’oratore, che era una volpe quanto mai scaltra, si riprese ben
presto e disse: «Colleghi altamente potenti, riguardo all’onniscienza di questi
sommi sacerdoti ci sarebbe molto da dire, perché così onniscienti come lo sono
loro, lo siamo pure noi! La politica non è mai stata onniscienza, né lo sarà
mai in eterno! Solamente dei mascalzoni si lasciano intimorire da simili
trucchi, ma mai un uomo onesto!
10. Se questi fossero onniscienti, non starebbero
adesso qui a raccomandarvi prudenza, bensì già dall’inizio ci avrebbero
condannati al fuoco infernale, poiché già prima avrebbero dovuto sapere che
siamo tigri sotto le spoglie di pecore! E perché dunque ci hanno accolto essi
pure, come voi, quali sacerdoti?
11. Inoltre, se essi fossero onniscienti, potrebbero
di certo esporvi per filo e per segno quello che è accaduto sull’altura tra il
mago e noi; ma poiché non sono onniscienti, allora vi consigliano di ricorrere
ad altri mezzi per avere delle prove al fine di constatare se le nostre
asserzioni sono veritiere oppure no!
12. Ma ora siamo noi che domandiamo a voi, gran
sacerdoti: “Se credete effettivamente che
costoro siano onniscienti, perché non li interpellate affinché vi espongano
quanto è avvenuto sull’altura? E perché non credete loro subito sulla parola e,
per conseguenza, non ci fate gettare immediatamente nel fuoco o nel baratro?”
13. Ma affinché risulti evidente di che razza di
onniscienza si tratti veramente, noi dichiariamo che da parte nostra non
muoveremo un passo finché voi non vi sarete almeno informati sull’altura, se vi
abbiamo riferito il vero oppure il falso!
14. E solo allora ci incammineremo verso le montagne
d’oro, e alla condizione che parecchi di loro e di voi vengano assieme a noi, e
che le forze militari che condurremo siano composte per metà di combattenti
effettivi e per metà di schiavi! Se poi anche questo dovesse apparire loro
ancora sospetto, allora noi non metteremo affatto i piedi fuori dalla porta!
Questa sia la nostra ultima parola!»
15. A queste parole i sommi sacerdoti fecero
un’espressione quanto mai pietosa. I gran sacerdoti però si schierarono con i
dieci ed approvarono il loro discorso, perché vedevano che i dieci avevano
ragione e confermarono del tutto la fiducia in loro. E ai sommi sacerdoti essi
dissero di non immischiarsi più per l’avvenire in simili questioni che non li
interessavano, perché il loro compito era solo quello dell’onoranza cerimoniale
del re.
[indice]
Il consenso all’astuta proposta dei dieci inviati di
liberare gli schiavi, armarli e metterli sotto il loro comando
22 gennaio 1844
1. Ora però i gran sacerdoti stavano riflettendo per
vedere chi avrebbero dovuto mandare dal mago sull’altura per informarsi presso
di lui senza pericoli, sulla verità di quanto i dieci avevano asserito. Ma non
riuscivano a compiere nessuna scelta che potesse essere adatta a questo
difficile scopo.
2. Infatti, in primo luogo, nessuno aveva coraggio, e
in secondo luogo ciascuno a cui veniva proposto un tale incarico rispondeva: «A
che giova ciò? Voi potete mandare lassù migliaia e milioni di combattenti
effettivi e schiavi, ma se vengono ammazzati dal fulmine e dal primo all’ultimo
vengono inghiottiti dalle abissali fenditure del terreno, che cosa vi resta di
tutte le vostre ambasciate e di tutte le vostre fatiche?»
3. I gran sacerdoti si resero conto che queste
obiezioni erano giuste, e perciò interrogarono nuovamente i dieci per sentire
quale fosse la soluzione più saggia.
4. I dieci risposero: «Ma come potete domandare a noi, dal
momento che vi siamo sospetti? Da vecchie volpi (come siamo stati descritti), potremmo darvi
facilmente un consiglio che sarebbe vera acqua per il nostro mulino! Siate
dunque più avveduti, dato che siete già stati ammoniti a guardarvi da noi come
da tigri sotto le spoglie di pecore!
5. I sommi sacerdoti hanno sostenuto di essere
onniscienti; domandate a loro: essi certo sapranno meglio degli altri ciò che
converrà fare!»
6. I gran sacerdoti però ribatterono: «Ma non dite sciocchezze! Voi
stessi avete dimostrato in modo chiaro che c’è molto da discutere riguardo
all’onniscienza di questi maestri delle cerimonie del re; e così anche è in
effetti!
7. Non si tratta che di un vano titolo che non vuole
dire assolutamente niente! I signori siamo noi ed essi sono solo delle comparse
assieme al re, il quale porta pure il titolo di “Suprema Sapienza divina”, ma
invece è più stupido della più tenebrosa notte d’autunno!
8. Voi, dunque, dovete considerare solo noi, e a noi
soltanto dovete obbedire, perché tutto il resto non è che apparenza e una messa
in scena per il popolo stupido! Consigliateci perciò riguardo a quello che si
deve fare e non curatevi di tutto il resto!»
9. Ma i dieci risposero: «Altamente potenti servitori degli dèi, se
voi volete avere un consiglio da noi e non temete che vi inganniamo, allora vi
domandiamo: “Perché non vi fidate del primo consiglio che vi abbiamo dato
secondo la nostra profonda conoscenza della questione, certo con intenzione
abbastanza benevole?”»
10. E i gran sacerdoti, piuttosto imbarazzati, osservarono: «Anche noi
avremmo fatto questo; ma nel vostro risentimento contro i sommi sacerdoti ci
avete voi stessi esortato a fare così, e così noi vogliamo fare unicamente
secondo il vostro desiderio e non secondo il consiglio delle comparse!»
11. E i dieci dissero:
«Ebbene, se voi siete disposti a fidarvi di questo secondo consiglio, allora
potete ben fidarvi di noi già per quanto riguarda la prima proposta, contro la
quale le comparse, come voi li avete chiamati, dalle fondamenta della loro
onniscienza vi hanno messo in guardia e ci hanno qualificato quali tigri sotto
le spoglie di pecora!
12. Che vada a trovare il mago
chi vuole! Noi non faremo di certo una seconda volta questo viaggio, perché chi
una volta ha assaggiato il fuoco, di sicuro non prende più in mano un pezzo di
metallo rovente!
13. Se volete fidarvi di noi,
allora fidatevi completamente; in caso diverso non vi serviremo ad altro che a
mangiare dal vostro stesso piatto!»
14. Queste parole trovarono la
piena approvazione dei gran sacerdoti, e tutti loro votarono per la liberazione
degli schiavi e per il loro armamento sotto la guida dei dieci.
[indice]
L’impossibilità del riacquisto
degli schiavi
Gli astuti piani dei dieci
inviati vicini alla realizzazione
23 gennaio 1844
1. I gran sacerdoti erano ormai
tutti completamente d’accordo riguardo la liberazione degli schiavi e al loro
armamento allo scopo della conquista delle montagne d’oro, ma sotto questo
aspetto si imponeva un’altra fatale circostanza, che consisteva nel fatto che
questa miserevole casta (degli
schiavi) si trovava, in
qualità di bestie da soma, nelle mani dei grandi, ed era loro assoluta
proprietà, e quindi gli schiavi non potevano essere restituiti ai sacerdoti se
non per le vie di un formale riacquisto. Infatti chiedere la restituzione degli
schiavi tramite un atto di autorità sarebbe stato troppo rischioso, considerato
che i grandi erano troppo potenti e non consideravano i sacerdoti molto più
elevati di loro stessi, limitandosi a tollerarli e ad appoggiarli unicamente
per considerazioni politiche.
2. Ma siccome i sacerdoti, del
tutto segretamente, sapevano sicuramente questo, essi vennero perciò a trovarsi
di nuovo alle strette e non sapevano bene come e da che parte cominciare. Essi
comunque non ritenevano consigliabile svelare ai dieci questi profondissimi
segreti politici, e quasi più difficile ancora per loro sarebbe stato
innalzarli d’un tratto a questo scopo addirittura al rango di gran sacerdoti
per iniziarli poi, come tali, in tutte le questioni.
3. Essi si rompevano il capo per vedere di togliersi
dalle difficoltà, ma non riuscivano in nessun modo a trovare una soluzione.
4. «La violenza non è consigliabile!», andavano
dicendo, «perché sappiamo come stanno le cose! Il riacquisto? È un’idea che fa
spavento! Si tratta di quattro milioni di schiavi! Calcolando sia pure soltanto
a due libbre (1,12 kg) d’oro per uno,
questo fa in tutto otto milioni di libbre (4.480
tonnellate) d’oro! Se vi aggiungiamo le spese d’armamento, ne salta fuori
una somma che non si può neanche più esprimere!
5. Chiedere di nuovo consiglio ai dieci? Faremmo una
figura meschina davanti a loro! Elevarli per fare ciò al nostro grado di gran
sacerdoti? Per questo essi sono troppo onesti e troppo intelligenti! Una volta
che fossero iniziati nelle nostre trame politiche alquanto sciolte,
diventerebbero per noi come tanti pidocchi che non riusciremmo mai più a
levarci di dosso!
6. In verità, qui non si sa più che pesci pigliare!
Noi non possiamo più ritirare la parola data; gli schiavi devono essere
liberati ed armati! Ma come? Questa è tutta un’altra questione alla quale in pratica
nessun satana darà una risposta pratica!»
7. Tuttavia, uno dei dieci che disponeva di un udito finissimo ed aveva
sentito qualcosa di ciò che i gran sacerdoti bisbigliavano tra di loro, disse a
bassa voce agli altri suoi compagni:
8. «Ascoltate, ormai li teniamo già in pugno! L’affare
procede precisamente così come io me lo ero proposto; adesso si tratta di avere
un po’ di fermezza e la vittoria è nelle nostre mani!
9. Il vecchio sull’altura ci ha detto di riferire tali
cose ai diavoli della pianura! E noi così abbiamo fatto, ed ecco che essi sono
già tutti confusi! Io sapevo bene come stanno le cose con gli schiavi, e per
questo li ho richiesti! Senza il riacquisto degli schiavi essi non potranno
venire a capo di niente in nessun caso, né per loro è ormai più possibile
ritirare la parola data!
10. Questo affare darà una buona ripulita ai loro
magazzini d’oro e li indebolirà terribilmente, poiché dopo non saranno più in
grado di mantenere un esercito di due milioni di combattenti! Noi invece avremo
nelle nostre mani una potenza tremenda composta da persone esasperate e sarà
nostra cura spegnere la loro sete di montagne d’oro per tempi eterni!
11. Non dubito affatto che essi si rivolgeranno ancora
una volta a noi per chiedere consiglio; ma possono stare assolutamente sicuri
che un tale consiglio sapremo darlo, ed anche il migliore di tutti!
12. Oh, aspettate un po’, o bestie orlate d’oro, noi
ci riserviamo di insegnarvi a cantare una canzone tale, che non vi sarà alcun
diavolo capace di starvi dietro!
13. Ma adesso silenzio; eccoli che già vengono qui da
noi!»
[indice]
Ulteriore consiglio per riacquistare gratuitamente i
quattro milioni di schiavi
Il consiglio
dei dieci astuti inviati per rinunciare all’impresa o pagare una cauzione per
ogni schiavo
25 gennaio 1844
1. L’oratore dei dieci aveva appena finito di parlare
che già i gran sacerdoti gli vennero vicino con le facce che tradivano un
immenso imbarazzo, e gli parlarono così:
2. «Ascoltaci bene, perché quello che desideriamo
sapere da voi ha importanza grandissima!
3. Vedete, l’armamento degli schiavi è una questione
che non si discute; però questi si trovano tutti, in qualità di bestie da soma,
nelle mani dei grandi delle città e di tutto il regno come una proprietà
acquistata! Noi potremmo certo, con la nostra onnipotenza, richiederli, e
nessuno potrebbe opporsi a noi, sennonché oltre all’onnipotenza, noi siamo
anche certamente la più completa giustizia stessa, e non possiamo agire in
opposizione ad essa con un illegittimo colpo di mano!
4. Voi ora sapete come stanno le cose! Siccome voi
siete intelligenti, abbozzate un consiglio che giovi a farci arrivare al nostro
scopo nella maniera più facile e sollecita! Infatti ci rendiamo conto che è
indiscutibilmente necessario che gli schiavi vengano tutti armati; ma trovare
il modo per venire in possesso degli schiavi per vie legittime, questo è
tutt’altra questione! E noi vorremmo avere da voi un parere intelligente
proprio riguardo a questo punto!»
5. E l’oratore dei dieci si alzò e rispose: «Altamente potenti servitori degli
dèi! Noi vi abbiamo compreso bene, però dobbiamo anche farvi notare – e ve lo
abbiamo detto già dall’inizio – che l’impresa esigerà un costo certamente assai
grande, di fronte al quale l’eventuale grosso guadagno si delinea appena a
grande distanza, sempre sussistendo dubbi non piccoli riguardo alla riuscita
dell’impresa stessa!
6. Bisogna certo convenire che con una potenza di quattro milioni di
combattenti, non è facile ammettere che la vittoria ci possa o ci debba
mancare; tuttavia non abbiamo ancora in tasca l’oro che dovremmo acquisire, e
quindi noi non possiamo dare la quota spettante a chi volesse contribuire a
questa grandiosa impresa.
7. Infatti mettiamo il caso che voi diciate all’uno o
all’altro: “Cedici i tuoi schiavi per gli
scopi che ci proponiamo con questa impresa! Se la cosa va a buon fine, allora
riceverai quattro libbre (2,24 kg) d’oro per
ciascuno schiavo!”
8. L’interpellato ed eventualmente futuro partecipe agli utili, risponderà:
“Certo che l’impresa è degna di
considerazione; però i risultati sono troppo lontani, e il campo in cui deve
svolgersi l’impresa è troppo ampio e incerto! Perciò non possiamo correre un
simile rischio! Ma quello che vogliamo fare per non ostacolarvi in
quest’impresa è cedervi tutti gli schiavi per una cauzione di due libbre (1,12 kg) d’oro o
venticinque libbre (14 kg) d’argento ciascuno! Se gli schiavi
ritornano, noi ve li riprenderemo restituendovi la cauzione, ma se non
ritornano, voi dovrete, o fornirci degli altri schiavi in numero uguale se
volete riavere la cauzione, altrimenti essa resterà nostra proprietà!”
9. Vedete, questa sarà immancabilmente la risposta di
tutti i grandi proprietari di schiavi! Fate una prova, e noi siamo pronti a
lasciarci gettare nel fuoco se le cose andranno in altro modo!
10. Dunque, qui non restano aperte che le due vie: o
rinunciare completamente all’impresa, oppure, nel nome di tutti gli déi che regolano
la Terra, inghiottire la pillola amara!»
11. E i gran sacerdoti dissero: «Sta bene! Intanto è fuori discussione
rinunciare a questa impresa; noi domani chiameremo a raccolta parecchi grandi
di questa città! Guai a voi però se loro parleranno diversamente da come avete
detto ora qui, come se fossero stati essi a parlare per bocca vostra!»
12. E l’oratore osservò: «Noi crediamo che potrete dirvi fortunati se
essi non avanzeranno pretese maggiori; io però ritengo che sarà anche molto
peggio di così! Domani, di certo, Per noi non ci sono guai in vista, ma che voi
griderete non poco perché vi troverete nei guai quando sentirete le esigenze
senza dubbio più grandi, questo ce lo mostrerà già la giornata di domani!»
[indice]
L’assemblea con i ricchi proprietari di schiavi e le
loro elevate pretese per il riscatto
26 gennaio 1844
1. A queste parole i
gran sacerdoti si oscurarono in faccia
ed esclamarono: «Pare che voi esultate in anticipo della nostra sfortuna!
Badate bene che il vostro giubilo non sia prematuro!»
2. E l’oratore dei dieci rispose: «Noi non esultiamo affatto, ma se voi, senza
nessun motivo, ci gridate “Guai a voi!”,
solo per il fatto che vi diamo un sicuro consiglio, allora dobbiamo ritenere
che, di fronte alle vostre premature invocazioni di “guai”, non sia proprio
sbagliato da parte nostra se aggiungiamo delle parole di giustificazione che
esprimono in maniera aumentata quello che prima vi avevamo detto solo in misura
ristretta!
3. Ma ormai non se ne parli più! Noi taceremo ed
aspetteremo quello che porterà il giorno di domani!»
4. A queste parole i gran sacerdoti abbandonarono la
tribuna tutti sbalorditi, e anche i dieci si ritirarono nei loro appartamenti.
5. E subito i gran sacerdoti inviarono fuori mille araldi
e fecero annunciare a tutti i grandi di Hanoch che essi erano invitati a
comparire il giorno seguente nella grande sala aperta del Consiglio.
*
6. Infatti il giorno seguente, già di buon mattino, la
grande sala del Consiglio pullulava di potenti della città, ma nessuno di loro
sapeva ancora il perché fosse stato chiamato.
7. Alcuni ritenevano che i sacerdoti avessero
intenzione di proporre nuovamente una grande asta di schiavi; altri invece
ritenevano che si sarebbe trattato di qualche nuova legge o di qualche nuova
tassa. E così, nell’ansiosa attesa, chi faceva una supposizione e chi un’altra,
ma il vero motivo della riunione non lo indovinò nessuno.
8. Intanto, ad un segnale convenuto, comparvero i
dieci assieme agli altri sottosacerdoti da una parte, e solo dopo qualche
tempo, da un’altra parte, i gran sacerdoti tutti ricoperti d’oro e di pietre
preziose.
9. I dieci però, in mezzo alla calca, furono
interpellati dai grandi per scoprire se sapessero eventualmente di che cosa si
sarebbe trattato.
10. E i dieci risposero: «Non si tratta d’altro che del riacquisto
degli schiavi! Tenetevi alti coi prezzi, altrimenti restate tutti imbrogliati!»
11. Questo suggerimento si diffuse con rapidità
fulminea tra i grandi, e così essi erano ora del tutto preparati per affrontare
ciò che doveva venire.
12. I dieci rimasero giù accanto ai gradini della
grande tribuna ed attesero la scintillante comitiva dei gran sacerdoti. Questi,
dopo qualche tempo, comparvero con gran cerimoniale e salirono sulla tribuna
tra numerose grida di urrà.
13. E quando il frastuono di queste dimostrazioni
d’onore fu cessato, uno tra i gran sacerdoti, che era dotato di voce forte, aprì la bocca e disse:
14. «Ascoltatemi, voi grandi signori del regno! I
messaggeri che noi avevamo a suo tempo mandato in varie direzioni hanno
scoperto, in un paese molto lontano, delle montagne composte da oro puro, di
cui ci hanno anche portato degli abbondanti campioni!
15. Queste magnifiche montagne però sono abitate da
giganti di smisurata grandezza, i quali potrebbero essere estremamente forti.
Per combattere questi ed assicurarci il possesso delle montagne d’oro, ci
occorre una forza molto considerevole, almeno a titolo di precauzione, perché
non si può sapere di che forza dispongono realmente quei giganti!
16. Ora, per mettere assieme questa grande potenza,
abbiamo bisogno di tutti gli schiavi! Dunque, in ultima analisi si tratta ora
di sapere a quali condizioni volete cederceli. Volete metterli a nostra
disposizione dietro assicurazione della partecipazione ai profitti, oppure
dietro un equo prezzo di riscatto? Ecco, è soltanto questo ciò di cui si
tratta; vogliate dunque farci sentire una buona risposta! Così avvenga!»
17. Quando i
grandi appresero questo, allora risposero:
«Ascoltate: la scoperta è certamente molto apprezzabile, perché delle montagne
intere d’oro lucente non sono davvero una piccolezza; ma secondo noi queste
buone cose sono troppo lontane e quindi l’assicurazione della partecipazione al
profitto non la possiamo affatto accettare!
18. Siccome però non intendiamo assolutamente creare
impedimenti a questa brillante impresa, noi vi proponiamo un equo riscatto di
cinque libbre (2,8 kg) d’oro per ciascun schiavo maschio e tre libbre (1,68 kg) d’oro per ciascuna schiava!
19. Se essi ritornano, noi ci riserviamo di
riprenderli da voi dietro la terza parte dell’importo che avremo ricevuto!
Riteniamo che queste condizioni saranno reputate eque da voi!»
20. A questo punto i dieci giubilarono segretamente,
mentre i gran sacerdoti pareva che avessero ricevuto una mazzata sul capo,
tanto erano disperati ed irresoluti riguardo alla risposta da dare a quella
pretesa esorbitante. Perciò essi finirono ancora col chiamare i dieci sulla
tribuna.
[indice]
I gran sacerdoti, convinti dai dieci astuti inviati,
accettano l’acquisto dei quattro milioni di schiavi
27 gennaio 1844
1. Quando i dieci si trovarono sulla tribuna, furono
immediatamente circondati dai gran sacerdoti e interpellati con la seguente domanda:
2. «Noi siamo ormai perfettamente persuasi che voi ci
vedete molto chiaro nelle cose. Infatti le vostre premesse di ieri concordano
perfettamente con le parole che i grandi hanno ora pronunciato nella maniera
più spietata per noi!
3. Dato che è necessario, allora accetteremo anche
queste condizioni, quantunque la cosa ci venga a costare circa due terzi del
nostro oro; ma appunto per questo vi chiediamo adesso di dichiararci in tutta
coscienza quante libbre stimate voi che possa contenere una simile montagna
d’oro, e se la cosa si mette bene, quante libbre calcolate di poter trasportare
fin qui nel corso di quattro o cinque anni!
4. La perspicacia da voi dimostrata vi ha fatto
guadagnare la nostra piena fiducia, e questo vuol dire moltissimo; non
abusatene però, e rispondeteci quindi dicendoci la verità assoluta!»
5. Quando i
dieci udirono tale domanda dei gran sacerdoti,
allora, giubilando, pensarono in sé: «Adesso siete davvero completamente nelle
nostre mani! Una risposta certo vi sarà data, e questa si adatterà alla vostra
sciocca domanda come un immenso turbante si adatta ad una testa piccola; ma
quello che si cela dietro a questa risposta vi porterà la rovina e la morte!
Simili particolari però è necessario che rimangano nascosti alla vostra
stoltezza, finché non cominceranno a rivelarsi con i fatti dinanzi alle vostre
facce sataniche!»
6. Subito dopo queste riflessioni, l’oratore si fece innanzi e disse: «Ma, o altamente potenti servitori di tutti gli
déi! Che cos’è mai questa nuova domanda assai poco ponderata? Voi siete certamente
gran sacerdoti. E dunque, come potete domandare quante libbre possa pesare
un’enorme montagna d’oro? Provate a pesare anche in parte il più piccolo monte,
e noi siamo persuasi che perderete la pazienza prima di aver concluso con la
pesatura delle sue molte migliaia di milioni di libbre! Ma che cos’è una simile
misera collina, in confronto a una montagna così enorme che, uguale ad essa,
non si trova nelle nostre vicinanze?
7. Chiedete a voi stessi se è possibile calcolare un
tale peso! Oltre a ciò, già dall’inizio, noi vi abbiamo detto che, se riusciamo
a conquistare quelle montagne, il valore dell’oro dovrà scendere al di sotto di
quello del fango delle strade! A noi pare che con ciò si sia detto abbastanza,
poiché quel mondo sembra fatto di oro lucente altrettanto quanto questo qui che
noi abitiamo appare essere fatto di puro fango! Dunque, in seguito alla nostra
fedeltà, riteniamo che non vi sarà bisogno di dire ulteriori parole a questo
riguardo!
8. Quante libbre però ciascuno di coloro che verranno
con noi saranno in grado di portare senza farsi del male, questo lo saprete, si
spera, anche voi tanto quanto noi! Trenta libbre (16,8 kg) in media per persona, forse non dovrebbe essere
un’esagerazione, ma se avremo in aggiunta dei cammelli da condurre con noi, il
peso può essere triplicato! Volete forse ancora di più?»
9. E i gran sacerdoti risposero: «Oh, no, no, poiché noi siamo la
moderazione stessa! Se un trasporto rende anche solo questo e le montagne d’oro
diventano un nostro possesso, in un colpo solo ne abbiamo già abbastanza a
sufficienza! In seguito poi si organizzerebbe ogni anno un trasporto, mediante
il quale ci si potrebbe ripromettere di ricavare almeno altrettanto tutti gli
anni; dunque la cosa potrebbe funzionare, tanto più se, come detto, teniamo
conto della nostra moderazione! Per conseguenza anche con questa speranza
piuttosto sicura noi procederemo ora al riscatto degli schiavi, certo un po’
amaro!»
10. Ora il segreto giubilo dei dieci aumentò ancora di
più.
11. Poi i
gran sacerdoti si rivolsero ai grandi
e dissero: «Noi abbiamo ponderato bene tutto ed abbiamo prestato ascolto alla
vostra richiesta; fate dunque che della questione venga data notizia
dappertutto! Da domani comincia il riscatto degli schiavi, e l’operazione
durerà per trenta giorni di seguito! Chi entro questo termine manderà i suoi
schiavi, riceverà anche il convenuto prezzo del riscatto; ma scaduto questo
tempo, ciascun proprietario verrà multato con il decuplo della somma e per di
più perderà i suoi schiavi. Così avvenga!»
12. In questo modo la riunione ebbe fine, e tutti
abbandonarono la sala del Consiglio.
[indice]
La consegna e il mantenimento dei quattro milioni di
schiavi da spuntare per il futuro riscatto
29 gennaio 1844
1. Già il giorno seguente venne consegnata una
quantità di schiavi di entrambi i sessi, il cui numero era di oltre
trecentomila.
2. La confusione era grande, e i gran sacerdoti non
sapevano da chi cominciare con il riscatto degli schiavi.
3. Ma allora i dieci dissero: «Fate
comparire i grandi uno alla volta e dite: “Dà
qui una lista dove è scritto quanti schiavi hai portato; ai tuoi schiavi poni
un segno sulla fronte; poi verrai pagato a seconda del numero che apparirà
sulla lista! Se questo numero coinciderà con quello effettivo degli schiavi che
successivamente verranno presi in consegna, allora potrai pacificamente
andartene a casa con il tuo denaro, ma se questo non dovesse essere il caso,
allora non solo perderai l’intero numero degli schiavi portati qui, ma sarai
per di più multato del corrispondente importo che avresti dovuto incassare!”
4. Vedete, la cosa è semplicissima ed otterrà i
migliori effetti; andate e date immediatamente simili disposizioni, altrimenti
non la finiremo in un anno con l’operazione del riscatto!»
5. Ma i gran sacerdoti osservarono: «Tutto ciò è giusto! Il vostro consiglio
è buono; ma come facciamo con così tanta gente in un colpo solo? Dove
alloggiarli, come nutrirli e dare loro almeno quel tanto che occorre per
coprirsi?»
6. E i dieci risposero: «Che cosa stanno a fare tutti
gli immensi palazzi di cui noi ne abbiamo a migliaia entro le mura della città
e ciascuno dei quali può facilmente dare alloggio a diecimila persone?
Attualmente essi sono vuoti e servono unicamente ad accrescere la nostra
considerazione [di fronte al popolo]! Mettiamoli là gli schiavi! In verità, se
anche fossero in numero ancora tre volte maggiore, potremmo alloggiarli
facilmente!
7. Come sostentarli? Ma se in tutti questi palazzi voi
avete immensi depositi di grano e di frutta, cosa accadrà se anche li
alleggerirete un po’? Infatti là ce ne sono tante di provviste da poter far
vivere tutta Hanoch ancora per venti anni!
8. Come vestire il gran numero degli schiavi? Ma qui
vi domandiamo di nuovo: “Che cosa succederà se anche i vostri sterminati
magazzini delle divise militari saranno alquanto vuotati per uno scopo che già
nel corso di pochi anni potrà renderli colmi di tanto oro, quanto adesso sono
zeppi di vestiario militare?»
9. I gran sacerdoti si resero conto che questo era vero; però facevano il
conto che un uomo sarebbe costato loro ancora di più.
10. Ma i
dieci obiettarono: «Chi rischia poco, non può
contare su un grande profitto! Pertanto, la nostra opinione è che là dove si
tratta del possesso di tutto un mondo d’oro, non si deve aver timore di nessuna
spesa anticipata!»
11. Le parole ‘mondo d’oro’ incantarono i gran
sacerdoti; essi allora acconsentirono a tutto. Rivoltisi poi ai grandi,
impartirono loro le istruzioni riguardo alle liste da compilare e al segno
sulla fronte col quale distinguere i propri schiavi.
12. I grandi allora compilarono subito le liste con
scrupolo e fecero applicare sulla fronte ai propri schiavi il segno richiesto,
e precisamente ciascun proprietario di schiavi applicava ai suoi un segno a
modo suo; e così il riscatto procedette poi bene.
13. Gli schiavi liberati vennero fatti alloggiare in
uno o nell’altro dei palazzi, li si fornì di vestiti e di nutrimento e fu loro
nuovamente permesso di parlare a quelli che ne erano ancora capaci, perché
molti dovettero imparare a parlare di nuovo.
14. E nel giro di un mese tutto questo lavoro fu
concluso senza altre difficoltà.
[indice]
Discussioni sull’armamento e l’addestramento militare
dei quattro milioni di schiavi
I dieci ottengono quattro mila militari e delle vere
armi per l’addestramento
Promessa di liberazione
30 gennaio 1844
1. Agli schiavi, già completamente disumanizzati,
tutti questi avvenimenti riuscivano del tutto inspiegabili, ed essi non avevano
nemmeno la più lontana idea di cosa sarebbe successo.
2. I gran sacerdoti dissero ai dieci: «La prima parte dell’opera è ora
compiuta! Tutti gli schiavi di sesso maschile e femminile provenienti da tutte
le parti del nostro regno sono riscattati. I nostri grandi palazzi lungo le
mura della nostra città sono pieni di schiavi e di essi ci si è presi cura. Ma
che cosa succede adesso?»
3. E i dieci risposero: «Ora assegnateci quattromila uomini bene
esercitati nel maneggio delle armi! Noi dieci andremo là con questi militari e,
in primo luogo, spiegheremo ai riscattati il perché del loro riscatto; in
secondo luogo assegneremo poi a ciascun palazzo quattro esperti nelle armi che
avranno l’incarico di istruire tutti gli schiavi, sia uomini che donne, nel più
breve tempo ed il più perfettamente possibile nel maneggio delle armi, e
precisamente si insegnerà agli uomini l’uso delle armi pesanti e alle donne
quello delle armi leggere, perché senza queste esercitazioni gli schiavi non
servirebbero a nulla!»
4. I gran sacerdoti dissero: «Va tutto bene così, ma dove prendere tutto
in una volta così tante armi spuntate (non acuminate) per le esercitazioni?
Poiché, impiegare addirittura a questo scopo le nuove armi acuminate che
giacciono nelle nostre grandi armerie, ci pare che sarebbe davvero alquanto
imprudente, antieconomico e perfino pericoloso, perché questa casta è animata
da un antico rancore contro di noi, e se essi si trovassero ad un tratto tra le
mani delle armi taglienti, noi potremmo passare dei momenti assai brutti!
5. Per conseguenza, siamo dell’avviso che anzitutto
venga data loro un’istruzione preliminare con le solite armi spuntate fatte di
legno e di paglia; e quando si saranno esercitati a maneggiare queste, nonché
quando avranno acquisito oltre a ciò anche il senso della giusta disciplina
propria di un combattente, solo allora, riteniamo sarà giunto il momento di
affidare loro le armi giuste! Non siete anche voi di questo parere?»
6. E i dieci risposero: «La troppa prudenza è altrettanto dannosa
quanto la poca prudenza! Se voi pensate ad una eventuale vendetta da parte di
questa gente, allora non occorrono affatto armi ad una massa di più di quattro
milioni di individui! Se tale massa insorge contro di noi, essa ci schiaccia
già per effetto del suo peso. Del resto, se gli schiavi nutrissero queste
intenzioni, ci avrebbero già assaliti!
7. Lasciate invece che sbrighiamo noi tutta questa faccenda senza darvene
alcun pensiero, risponderemo con la vita al fatto che entro un mese voi vedrete
sfilare tutti gli schiavi armati a dovere, senza che essi abbiano fatto del
male nemmeno a una mosca!»
8. I sacerdoti, in seguito a questa dichiarazione, non
si opposero più al fatto che agli schiavi venisse fornito subito l’armamento
tagliente, e misero a disposizione dei dieci anche i quattromila uomini esperti
d’armi che avevano richiesto.
9. Assieme a questi quattromila esperti d’armi, già il
giorno seguente i dieci andarono ai palazzi dove gli schiavi stavano in
ansiosissima attesa, dato che – come già all’inizio venne accennato – non era
stato loro possibile farsi un’idea di ciò che sarebbe seguito di fronte a
questo fenomeno, ovvero al loro riscatto.
10. I dieci si divisero il compito in modo tale che
ciascuno assunse la sorveglianza su cento palazzi, e pure lo stesso giorno
vennero ripartiti gli esperti d’armi.
11. Ma quando nei vari palazzi i dieci fecero chiamare
a sé gli schiavi, essi furono tempestati di domande angosciate riguardo a che
fine avrebbero fatto loro.
12. E i dieci annunciarono dappertutto: «Abbiate pazienza: noi
siamo i vostri salvatori e i vostri liberatori dalle vostre dure catene della
schiavitù!
13. Per la durata di un mese voi verrete istruiti nel
maneggio delle armi e a voi sarà provvisto bene sotto ogni aspetto; poi noi
usciremo fuori per affrontare un grande popolo che è peggiore di tutti i
diavoli, ma che, per quanto concerne il resto, è del tutto codardo, stolto e
rammollito! E poi noi, che siamo adesso gli ultimi, diverremo i padroni del
mondo! Non appena conoscerete completamente l’uso delle armi, vi verranno date
ulteriori spiegazioni!»
14. Questa notizia fece andare gli schiavi quasi fuori
di sé dalla gioia, e poco mancò che da parte loro i dieci non venissero fatti
oggetto di adorazione.
[indice]
Sull’astuzia dei dieci inviati per liberarsi dagli
spioni
Ulteriore proroga utile per l’addestramento
1 febbraio 1844
1. Già il giorno seguente nei vari palazzi si
procedette alla selezione dei più robusti, e questi ultimi furono subito
provvisti di armi e furono fatti esercitare nel maneggio delle armi.
2. I più deboli invece dovettero essere prima nutriti
per un paio di settimane perché riacquistassero le forze; e solo
successivamente furono fatti esercitare anche loro nel maneggio delle armi.
3. Per quanto concerne poi gli schiavi già anziani –
naturalmente di entrambi i sessi – vennero bensì anche a loro consegnate delle
armi leggere, ma non fu loro concesso di esercitarsi nell’uso delle stesse,
bensì furono incaricati delle faccende domestiche e della sorveglianza dei
giovani.
4. Intanto però ogni giorno i dieci ricevevano le
visite di informatori mandati dai gran sacerdoti allo scopo di verificare come
procedessero le cose, e nello stesso tempo anche per spiare di nascosto e
sorprendere qua e là qualche colloquio che rivelasse l’intenzione di
tradimento.
5. Ma i dieci, già il terzo giorno, erano
perfettamente al corrente di questa trappola da parte dei gran sacerdoti e
seppero quindi anche regolare il loro contegno in modo che in tutto
quell’immenso esercito non fu possibile sorprendere nemmeno la benché minima
parola che avesse potuto essere sospetta ai gran sacerdoti quanto mai
diffidenti.
6. Ma quanto più gli schiavi progredivano nelle loro
esercitazioni e davano prova della loro destrezza, tanto più si moltiplicava il
servizio segreto di spionaggio da parte dei sacerdoti, e gli spioni erano
occupatissimi a guardare dappertutto e a ficcare il naso ovunque per vedere e
sentire di che cosa si parlasse e cosa si facesse ed intraprendesse.
7. La cosa fece arrabbiare i dieci al punto che essi un giorno si recarono dai gran sacerdoti che li
accolsero con grandi attestazioni di stima. Ma quando i sacerdoti domandarono
loro cosa avessero da esporre di importante, essi risposero:
8. «A voi è nota con tutta certezza l’onestà delle
nostre intenzioni, e vi è pure noto fin dove giunge la nostra perspicacia e la
nostra intelligenza! Voi sapete come i grandi del regno, a loro grande
svantaggio, furono costretti a ballare a seconda della nostra avvedutezza e del
nostro consiglio, perché certamente ciascuno di loro ha ora, nel proprio
armadio, qualche libbra d’oro in più, ma d’altro canto ciascuno di loro deve
egli stesso lavorare e mangiare il magro pane guadagnato col sudore della
propria fronte, a meno che non voglia assumere lavoratori a giornata e pagarli
certo profumatamente.
9. Noi invece abbiamo nelle nostre mani una potenza
invincibile, mediante la quale possiamo vuotare in qualsiasi momento gli armadi
dell’oro dei grandi, e tutto il loro oro lo si può dire già ben che
perfettamente nostro!
10. Vedete, queste cose sono state tutte calcolate ed
abbiamo pensato così già all’atto del riscatto degli schiavi: “Pretendete pure quello che volete! Oggi vi
pagheremo noi, ma domani vi prenderemo il quadruplo!”
11. Non è forse soltanto questo, un piano a vostro
vantaggio che non vi è oro che lo possa pagare quanto merita, a prescindere
dalla grande impresa alla quale ci accingiamo? E nonostante ciò, siamo
costretti ad avere tra i piedi ogni giorno i vostri numerosi spioni segreti, i
quali non comprendono affatto le nostre sottili parole, e sono capaci poi di
venire da voi per riferirvi malignamente chissà quali pessime notizie sul
nostro conto!
12. Vedete, questo ci è noto per filo e per segno, e
ora anche per questo siamo venuti per rimettere nelle vostre mani la nostra
carica, visto che non vi fidate di noi, poiché una diffidenza ne fa sorgere
un’altra! Se noi non abbiamo la vostra fiducia, nemmeno voi potete fare conto
sulla nostra. Dunque, noi preferiamo dare le nostre dimissioni affinché cessi
la diffidenza a nostro riguardo!»
13. A questo punto i gran sacerdoti cercarono di
calmare i dieci, fecero loro dei ricchi doni e li pregarono insistentemente di
riassumere la loro carica, e ora, con il vantaggio di poter continuare le
esercitazioni ancora per un trimestre e solo dopo entrare in servizio
effettivo.
14. Con ciò i dieci si dichiararono soddisfatti avendo
così raggiunto di nuovo quello scopo che si erano veramente prefissi, e poi
fecero ritorno alla loro grande armata.
[indice]
Il congedo ai quattromila esperti di armi
L’ultima disputa tra i dieci aitanti e i gran
sacerdoti che giurano vendetta
L’esodo dei quattro milioni e mezzo di schiavi con
duecentomila cammelli e ottocentomila asini al seguito
3 febbraio 1844
1. In seguito a ciò, gli ex schiavi si esercitarono
ancora per tre mesi e acquisirono una grande abilità nel maneggio delle armi.
2. Nondimeno, i dieci videro che ora gli schiavi erano
altrettanto esperti nell’adoperare le armi quanto i loro quattromila
istruttori, e allora congedarono quest’ultimi e scelsero tra gli schiavi stessi
degli ufficiali e dei sottufficiali e organizzarono così tutto quel colossale
esercito.
3. I gran sacerdoti invece non furono molto soddisfatti del fatto che i
dieci avessero congedato i loro quattromila uomini fidati, e fecero perciò
domandare ai dieci il perché di questa decisione.
4. Ma i dieci risposero: «Perché noi non intendiamo avventurarci
nel vasto mondo in compagnia di uomini dei quali avete bisogno qui per il
vostro esercito, cosa questa che sarebbe contraria ai nostri piani!
5. Oltre a ciò, i quattromila uomini non hanno il vero
spirito (guerriero) e sono fin troppo abituati alla vita comoda; e tutto questo non può che
nuocere alla nostra impresa.
6. Per questo motivo li abbiamo congedati e rimandati
al loro esercito. In tal modo noi crediamo di avere agito giustamente, come del
resto abbiamo sempre fatto; se però anche questa cosa dovesse apparirvi
sconveniente, disponete voi in altro modo!
7. Prescriveteci voi stessi un piano secondo il quale
dobbiamo operare, e gli avvenimenti che seguiranno non faranno altro che
mostrarvi quali saranno stati i frutti del vostro piano! Secondo il vostro
consiglio, non avete forse inviato cinque anni fa in tutte le parti,
contemporaneamente a noi, degli esploratori? Perché non si sono fatti ancora
vedere e non vi hanno portato dei tesori come abbiamo fatto noi? Ebbene: essi
non hanno fatto ciò perché non hanno per voi né amore, né fedeltà!
8. Noi invece, nonostante tutte le calamità, vi
abbiamo sempre dimostrato la più grande fedeltà, e tuttavia basta soltanto che
ci muoviamo perché voi troviate già dei nuovi motivi per sospettare di noi! Se
noi dieci dovessimo accorgerci ancora una volta di una mossa di questo tipo da
parte vostra, allora pianteremo tutto e poi potete fare quello che volete!»
9. Questa risposta aveva punto molto sul vivo i gran sacerdoti ed essi non sapevano come dovessero vendicarsi. Infatti, essi non si
azzardarono ad obiettare nulla, temendo di fallire la conquista delle montagne
d’oro.
10. Eppure, una simile risposta arrogante non doveva
restare impunita! Ma come punirla? La trattazione di questo argomento richiese
tre giorni di seduta del Consiglio dei gran sacerdoti. Tuttavia le discussioni
non approdarono ad alcun risultato, perché in qualunque modo avessero voluto
procedere, c’era da temere che i dieci si sentissero offesi e si perdessero le
montagne d’oro. E così i gran sacerdoti alla fine dovettero inghiottire la
risposta, sia che lo volessero oppure no!
11. Ma i
sacerdoti dissero: «Questo però non resta del tutto
concesso; ciò che è differito non è abbandonato! Quando saranno di ritorno dal
viaggio, bisognerà pure che facciano un piccolo assaggio dell’inferno!»
12. Ma uno dei sottosacerdoti, che dimostrava ai dieci
molta amicizia, riferì loro questa cosa, e i
dieci dissero tra loro: «Non facciamoci caso ed
ignoriamo completamente questa cosa! Domani verrà comunque dato l’annuncio
della nostra partenza di dopodomani con l’intera potenza, e poi in breve tempo
si vedrà chi di noi sarà il primo ad assaggiare l’inferno!»
13. Il giorno seguente venne dato l’annuncio della
partenza con la quale i gran sacerdoti si dichiararono quanto mai d’accordo; e
il terzo giorno, già a mezzanotte, iniziò l’uscita delle truppe dalla città,
uscita che durò fino a sera, poiché una massa di circa quattro milioni e mezzo
di uomini, formarono un lungo corteo, particolarmente poi se si considera un
convoglio di duecentomila cammelli e di quattro volte tanti asini, tutti
destinati al trasporto di ogni tipo di utensili e viveri.
[indice]
Il grande esercito si accampa a settentrione di
Hanoch, in una bella inaccessibile vallata
I dieci inviati svelano il piano segreto agli
ufficiali
Le disposizioni per la coltivazione e la
fortificazione della vallata
5 febbraio 1844
1. Quando il grande esercito si trovò a due giornate di marcia a nord di
Hanoch, i dieci fecero fare una sosta generale e diedero le disposizioni per
l’accampamento.
2. Vennero innalzate circa cinquecentomila tende in
una bella vallata di montagna, fertilissima e ricca di alberi da frutto, che
però era completamente disabitata per il motivo che era rinchiusa da tutte le
parti tra montagne altissime e invalicabili ed aveva un solo accesso possibile,
ma anche quello era pochissimo praticabile, dato che consisteva in una gola
stretta, abbastanza erta, che bisognava sgomberarla dai fitti cespugli, e qua e
là anche da pietre molto malferme, prima che fosse possibile inoltrarsi in
essa.
3. I dieci conoscevano questa vallata, avendone fatto
la scoperta già durante il loro primo viaggio, e già quella volta avevano escogitato
un piano segreto di approfittare ai loro scopi di questa magnifica vallata non
appena determinate circostanze si fossero volte a loro favore.
4. Ed essendosi dunque presentata l’occasione, si
prese completo possesso della vallata che, assieme ad altri piccoli altopiani
montani assolutamente abitabili, includeva oltre settantamila miglia quadrate (circa 530.000 kmq) di superficie.
5. E dopo che tutto il popolo fu ripartito ed
alloggiato nelle tende, i dieci chiamarono a raccolta tutti gli ufficiali e dissero
loro:
6. «Ascoltateci adesso! Vi riveleremo il vero piano,
che è il fondamento della nostra impresa!
7. Voi tutti avete ‘degustato’, nel modo più disumano,
come schiavi e bestie da soma dei grandi dell’immenso regno, il governo
assolutamente infame e bramoso d’oro dei sacerdoti di Hanoch, e con la vostra
pelle ancora ricoperta di cicatrici foste e siete voi stessi testimoni della
grande e scellerata crudeltà verso di noi, miseri discendenti di Caino, da
parte di questi immigrati che a suo tempo abitavano sulle montagne!
8. Ora però è giunto il giorno della resa dei conti!
Grazie alla nostra avvedutezza siamo riusciti a liberarvi tutti nell’intero e vasto regno, ed abbiamo saputo
incantare così bene quei veri diavoli di gran sacerdoti, che tutti loro sono
caduti in questa trappola.
9. Il giorno della più tremenda vendetta è giunto!
Confidate in tutto questo nell’antico Dio, e poi in noi, che siamo Suoi
strumenti, e noi ridiventeremo i padroni di Hanoch, e coloro che vi hanno
comprato come bestie da soma, saranno a loro volta costretti a servire voi in
tale qualità!
10. Tuttavia, adesso non marceremo contro Hanoch per
ingaggiare là una battaglia sanguinosa dall’esito incerto con la grande e
potente città, bensì li aspetteremo in questo posto, e qui li distruggeremo e
getteremo i loro corpi in pasto alle molte belve dei boschi! E quando avremo
inflitto loro una tremenda e grande sconfitta, solo allora faremo il nostro
ingresso ad Hanoch con la fama più tremenda e là sottometteremo tutti quelli
che non sono della nostra stirpe!
11. Adesso però bisogna innanzitutto erigere qui delle
case di abitazione e frutteti, raccogliere con cura tutti i frutti, andare in
cerca di radici commestibili e farle moltiplicare nei giardini! Bisognerà poi
esaminare con la massima attenzione tutta la grande cinta delle montagne per
accertarsi che non vi sia forse ancora qualche accesso possibile! Se questo
dovesse essere in qualche modo il caso, allora è necessario che tale accesso
venga murato immediatamente in maniera che neppure un gatto abbia più
possibilità di arrampicarvisi!
12. Quando tutti questi lavori saranno compiuti,
riceverete altri ordini da noi! E ora andate e cominciate immediatamente il
lavoro; rivolgete però l’attenzione soprattutto all’ingresso principale! Così avvenga!»
[indice]
La scoperta di giacimenti d’oro e la prosperità
dell’insediamento
Il piano dei dieci furbi per sconfiggere Hanoch
7 febbraio 1844
1. Allora gli ufficiali se ne andarono, e con
diligenza ed insistenza trasmisero gli ordini dei dieci in ogni parte
all’intera armata, e tutto cominciò a mettersi in moto.
2. Circa duecentomila uomini ebbero l’incarico di
andare ad esplorare gli eventuali accessi di questa vallata, e dove mai venne
trovata una gola o un qualche altro possibile passaggio oltre l’alta montagna,
ogni mezzo venne immediatamente impiegato per rendere il più possibile
inaccessibile quel punto.
3. Le gole d’accesso furono tutte chiuse mediante
altissime muraglie di sbarramento, e i luoghi dell’alta montagna che furono
trovati troppo poco in pendio e quindi possibilmente valicabili, furono o
dall’uno o dall’altro versante ridotti in una scarpata così ripida da rendere
assolutamente impossibile valicarli.
4. La parte dell’esercito incaricata di queste opere
di fortificazione sbrigò completamente il suo lavoro in mezzo anno.
5. Una grande parte, maggiore più del doppio, fu
destinata al lavoro di costruzione di solide case di abitazione ed anche, entro
lo stesso termine di tempo, venne compiuto il lavoro assegnato, così che si
trovarono pronte duecentomila tra case e capanne.
6. Una terza parte dell’esercito, la maggiore, venne
però impiegata nei lavori dell’agricoltura; e in breve tempo furono piantati
centinaia di migliaia di orti e campi, e già dopo un anno questa vallata parve
trasformata in un paradiso.
7. Ma l’aspetto più singolare della cosa fu che
durante le numerosissime opere di scavo furono scoperti dei filoni d’oro quanto
mai ricchi, filoni che furono immediatamente sfruttati, e in breve tempo se ne
poté ricavare molte migliaia e migliaia di mezzi quintali d’oro purissimo.
Anzi, in questa vallata venne trovato il prezioso metallo in tanta abbondanza,
che i dieci fecero preparare in oro splendente perfino tutti gli arnesi della
casa, come ad esempio aratri, vanghe, zappe e pale! E già nel corso di tre anni
ciascun abitante di questa vallata aveva a sua disposizione degli arnesi d’oro.
8. A farla breve, da varie montagne si ricavò in poco
tempo tanto oro allo stato assolutamente puro, che i dieci fecero addirittura
dorare diverse grandi rocce libere dell’alta montagna benissimo visibili dalla
parte di Hanoch, in modo che sembravano essere costituite da oro puro.
9. Essi conoscevano la grande duttilità dell’oro, e
conoscevano pure l’uso delle varie resine vegetali; per conseguenza la doratura
di parecchie rupi dell’alta montagna che si prestavano particolarmente a
questo, fu un’operazione facile per loro.
10. Ugualmente, anche l’accesso principale alla
vallata tra le montagne, ormai diventata uno splendore, essi lo fecero
sistemare erigendovi da entrambe le parti, e per la lunghezza di trecento
klafter (570 m), un muro alto circa quaranta braccia (31 m) fatto di pietre quadrate, e fecero
dorare tutto il muro, tanto che sembrava fosse fatto d’oro lucente.
11. In capo a cinque anni questa grandiosa vallata si
trovò in uno stato così fiorente, che gli
ufficiali, unitamente ai primi tra i sottufficiali, si presentarono ai dieci e parlarono così:
12. «Ascoltateci, voi cari e saggi uomini, siamo
dell’opinione che ora convenga lasciar perdere Hanoch, perché qui noi ora ci
troviamo evidentemente in condizioni migliori di tutta Hanoch!
13. Noi abbiamo frutta, cereali, pecore, mucche,
cammelli, asini, cervi, caprioli, gazzelle, capre, pollame, piccioni, lepri,
conigli e oro in grande abbondanza.
14. Qui viviamo in pace e nella migliore concordia.
Siamo vestiti nel modo migliore e disponiamo di buone e solide case di
abitazione. Qui siamo tagliati fuori da tutto il mondo e la nostra vita scorre
sicura entro questa fortezza della quale solo Dio può vincerla! Nessuno qui
potrà mai scoprirci e tradirci!
15. Perciò è meglio lasciare Hanoch com’è e continuare
a vivere qui in tutta pace, poiché se mai avvenisse che gli hanochiti avessero
sentore del nostro grande benessere attuale, allora non ci lascerebbero mai più
in pace!»
16. I dieci però risposero: «Voi non comprendete queste cose! Non
saremo certo così pazzi da andare ad attaccare la città di Hanoch; ma invece,
in maniera quanto mai astuta, adescheremo gli hanochiti fino all’ingresso
principale della vallata, e là prepareremo loro una sconfitta tale, che il
ricordo durerà attraverso i secoli!
17. A questo scopo tra non molto tempo noi
predisporremo un’ambasciata per portare ai gran sacerdoti l’invito a venire qui
per prendere in consegna l’oro! E invece, quando verranno, sarà consegnato loro
un carico tale che per l’eternità gli dovrà venire a mancare l’udito e la
vista! E così, dunque: anche avvenga! E perché deve avvenire ciò? Ebbene,
questo lo sappiamo noi!»
[indice]
Noè invia due messaggeri: uno dell’altopiano e uno ad
Hanoch
Positivo il primo, ma negativo il secondo
8 febbraio 1844
1. La notizia di tutti questi avvenimenti che si erano
svolti tanto ad Hanoch quanto ora in questa vallata sulle montagne, era stata
riferita a Noè sull’altura, e a lui venne indicato di inviare anzitutto un
messaggero agli abitanti dell’altopiano per distoglierli dal loro malvagio
progetto contro Hanoch e di esortarli calorosamente alla vera penitenza, all’umiltà
e alla viva fiducia nel Dio vivente nonché nell’amore per Lui.
2. Similmente egli, cioè Noè, avrebbe dovuto inviare
un secondo messaggero ad Hanoch e il suo compito particolare avrebbe dovuto
essere quello di informare i gran sacerdoti di come erano stati raggirati dai
dieci. Poi egli avrebbe dovuto sconsigliarli assolutamente dall’andare a caccia
di quei traditori e, men che meno, dal punirli, poiché costoro sarebbero stati
passibili solo di una punizione da parte divina, mentre qualsiasi tentativo di
punizione da parte umana sarebbe naufragato, poiché quel popolo si era così
potentemente fortificato da rendere impossibile a qualunque nemico di giungere
vivo fino ad esso.
3. Perciò i gran sacerdoti avrebbero di nuovo dovuto
riunirsi nel Nome dell’unico vero Dio e fare seriamente essi stessi penitenza,
e avrebbero dovuto distruggere gli idoli e fare ritorno all’unico vero Dio. Se
essi avessero fatto così, allora Dio avrebbe avuto misericordia di loro ed
avrebbe stabilito l’amicizia tra loro e il popolo dell’altopiano, e questo
avrebbe poi fatto pervenire loro ogni tipo di ricchi doni dalla sua grande
abbondanza d’oro, di bestiame e di frutta! Allora Dio, il Signore, non avrebbe
colpito il mondo con un Giudizio, ma lo avrebbe benedetto e gli avrebbe
elargito tesori in una inestimabile quantità e pienezza!
4. Noè allora si occupò immediatamente di cercare due
messaggeri e, dopo averli trovati, diede loro le istruzioni, li benedisse e li
inviò alla loro missione come Io gli avevo comandato.
5. Il messaggero inviato al popolo dell’altopiano
ottenne un discreto successo e gli riuscì di inculcare idee abbastanza
pacifiche ai dieci, i quali non avevano dimenticato ancora la lezione ricevuta
da Noè; soltanto, dovette concedere loro il diritto di difesa nel caso in cui
fossero stati assaliti dagli hanochiti.
6. Il messaggero dichiarò loro, certo con la massima
energia, che la loro difesa l’avrei assunta Io finché fossero rimasti fermi
nella fede e nell’amore per Me.
7. I dieci risposero: «Noi faremo anche
questo, purché tu ci indichi una misura secondo la quale noi possiamo calcolare
se il nostro amore per Dio è perfetto oppure no. Senza questa misura, e privi
del diritto di difesa, ci troveremo sempre in una situazione incerta, perché
non arriveremo mai a sapere se il nostro amore per Dio è proprio perfetto al
punto di garantirci continuamente il Suo aiuto e la Sua assistenza!»
8. Il messaggero disse a sua volta: «Ciascun uomo ha nel suo cuore una
tale misura, la quale gli dice esattamente se egli ama più Dio oppure più il
mondo, oppure se si affida più alla propria forza che non a quella divina!»
9. Ma i dieci obiettarono: «Amico, questa è
una misura troppo sottile, sulla quale non si potrà mai fare affidamento,
perché spesso qualche uomo crede di trovarsi chissà a quale grado nel vero
amore e nella grazia di Dio, ma invece così credendo cade in gravissimo errore!
10. Infatti l’uomo ha qualcosa di pesante che lo
spinge continuamente al basso; ed egli sprofonda del tutto impercettibilmente!
Quando poi, dopo un certo periodo, ritiene di trovarsi ancora al primo grado
dell’apice del suo amore e della sua grazia, ecco che egli si è già inabissato
di mille klafter (1900 m) e giace
già completamente fuori della sfera della Grazia divina.
11. Ma se in tali condizioni viene assalito da un
nemico mentre ha rinunciato al proprio diritto di difesa, è evidente che va in
rovina, dato che Dio, a causa della Sua Santità, deve abbandonarlo!»
12. Il messaggero non mancò certo di opporre i più
validi argomenti come controprova, ma neanche questi servirono a niente, perché
i dieci seppero ogni volta contrapporsi a lui in modo del tutto energico. E
così finì col dovere accordare loro il diritto di difesa in certi casi, e
questo egli lo fece anche perché, tanto da parte dei dieci quanto da parte di
tutto il popolo, l’accoglienza fattagli era stata delle più eccellenti.
13. Non così favorevolmente fu accolto invece il
messaggero inviato ad Hanoch, perché in primo luogo egli dovette superare le
torture più crudeli prima di essere ammesso alla presenza dei gran sacerdoti, e
quando gli fu concesso di parlare ed ebbe esaurito il suo compito, egli venne
immediatamente rinchiuso in un carcere fino a quando, per mezzo di scaltri
spioni, i gran sacerdoti si furono convinti che ciò che egli aveva detto degli
abitanti dell’altopiano era vero.
14. Solo quando questi se ne furono convinti, egli fu
liberato dal carcere, ma dovette diventare un gran sacerdote egli stesso e,
volente o nolente, dovette prendere parte alle discussioni del Consiglio, perché,
in caso contrario, si sarebbe per qualche tempo esposto alla fustigazione e
alla dannazione all’inferno.
15. E così l’ambasciata ad Hanoch naufragò senza
lasciare alcuna traccia, rimanendo del tutto senza effetto.
[indice]
L’infruttuoso Consiglio dei gran sacerdoti per una
spedizione di vendetta al popolo dell’altopiano
Il messaggero inviato da Noè li dissuade da qualunque
piano
9 febbraio 1844
1. All’interno del Consiglio dei gran sacerdoti di
Hanoch trascorse un intero anno unicamente fra dibattiti riguardo a come
mettere le mani sui traditori sull’altopiano, ma ogni proposta si presentava
congiunta a difficoltà insormontabili, tanto da essere considerata
necessariamente come del tutto inattuabile; e il fatto che essi giunsero
proprio a questa conclusione fu dovuto in grandissima parte all’influenza del
neo nominato gran sacerdote. Infatti, ogni volta che i gran sacerdoti,
esasperati, escogitavano questo o quel mezzo per muovere all’attacco dei
traditori sull’altopiano, egli li riconduceva sempre alla ragione e, con
l’evidenza, dimostrava loro l’assoluta impossibilità di attuare i loro
progetti.
2. Tuttavia i gran sacerdoti fecero insistenti
pressioni su di lui affinché volesse suggerire loro un piano che avesse probabilità
di riuscita per vendicarsi di quegli infami colpevoli di alto tradimento.
3. Ma il nuovo gran sacerdote disse loro: «La giusta via io ve l’ho mostrata subito
dall’inizio; questa è la sola possibile. Se volete mettervi per questa via,
allora beneficerete dei grandi tesori degli abitanti dell’altopiano attraverso
la via dell’amicizia, ma se non intendete assolutamente fare così, allora non
vi sarà possibile ottenere nulla da questi vostri traditori, come non potreste
mai ottenere nulla dalla Luna che è sul firmamento!
4. A che vi giova il vostro rancore, il vostro furore,
la vostra ira? E a che giovano le vostre urla di vendetta, quando la chiara
ragione vi deve dire: “Tutto questo è
inutile e vano! Come non potremmo portare via dalla Luna un boccone per quanto
fosse potente il nostro appetito, altrettanto poco possiamo nuocere a questi
nostri traditori!”
5. Ma se proprio non volete credermi assolutamente,
allora andate pure, e lasciate che sia una lezione sanguinosa a rimproverarvi!
Quando vedrete uccisi dinanzi a voi, così, un paio di centinaia di migliaia dei
vostri migliori guerrieri, allora comincerete certamente a vedere le cose sotto
un’altra luce!»
6. I gran sacerdoti ora non seppero del tutto che cosa
fare.
7. Nondimeno, uno
di loro che di solito era un indagatore molto
sottile, osservò: «Sapete cosa? I dieci farabutti ce l’hanno data a bere
facendo unicamente uso di un’astuzia ben calcolata! Che ne dite se noi a nostra
volta usiamo la stessa arma contro di loro?
8. Bisognerebbe proprio che tutti i diavoli si dessero
da fare perché in tutta Hanoch non fosse possibile trovare un tipo almeno tanto
scaltro da superare in fatto di bassezza e di mascalzonate quei dieci farabutti
principali.
9. Emaniamo perciò un’ordinanza invitando tutti i più
farabutti, e facciamoli radunare qui e scegliamo il migliore! Promettiamo a
costui qualche considerevole beneficio qualora sia capace di superare in
astuzia i dieci dell’altura, e la cosa potrà funzionare!»
10. Ma il
nuovo gran sacerdote disse: «Sì, non avreste
potuto escogitare mezzo migliore per andare in completa rovina! Mostrate
dinanzi ai bricconi di Hanoch un simile vostro punto debole, ed essi avranno
subito un gioco assai più facile di quanto crediate voi per arrivare al
beneficio che avete promesso loro!
11. Credete forse che questi rischieranno la loro vita
per voi? Succederà precisamente il contrario: essi ve la daranno ad intendere
mentre invece si faranno i loro interessi! E se anche uno andrà dai dieci,
costui non sarà tanto pazzo da ritornare da voi se, presso di loro, troverà
un’accoglienza migliore, e per di più diverrà a sua volta un traditore verso di
voi!
12. Voi però fate quello che volete, per conto mio non
ho altro da dire; d’ora innanzi sia l’esperienza la vostra consigliera!»
13. Con ciò l’intera riunione dei gran sacerdoti
rimase completamente annichilita e non seppe cosa doveva fare. Così la riunione
si sciolse; ma il terzo giorno venne nuovamente convocato un gran Consiglio.
[indice]
Una ulteriore riunione del gran Consiglio
Un ingannevole piano di vendetta contro il popolo
dell’altopiano, approvato all’unanimità
10 febbraio 1844
1. Quando il terzo giorno l’alto Consiglio dei gran
sacerdoti e tutti i sottosacerdoti si trovò riunito nella grande sala
consigliare aperta, parecchi tra i gran sacerdoti salirono subito sulla tribuna
e uno di loro disse:
2. «Ascoltatemi, voi che assieme a me siete servitori
degli déi! Voi sapete anche troppo bene quale ignobilissimo atto sacrilego
hanno compiuto verso di noi i dieci infami scellerati, a qualificare il quale
come si deve, il fondamento della Terra non ha alcuna parola, e perciò qui non
vi è bisogno di esporre ancora una volta nei suoi particolari questo sacrilegio
tra tutti gli atti sacrileghi!
3. Ma siccome noi conosciamo tutti esattissimamente il
fatto, adesso si tratta solamente di arrivare ai mezzi attraverso i quali poter
punire queste dieci bestie con tutto il loro seguito nel modo più terribile,
doloroso, orrendo, inaudito, senza paragoni, costi quello che assolutamente può
costare, perché se lasciamo impunita una simile infamia, allora anche altri
farabutti dei nostri regni saranno tentati di dedicarsi ad imprese di questo
genere!
4. Perciò ora è necessario che tutta la nostra cura e
tutta la nostra forza di pensiero vengano rivolti al fine di dare a quei
miserabili dell’altopiano un castigo tale che l’intero cerchio della Terra
debba inorridire, e tutte le montagne debbano piangere per aver concesso a quei
miserabili un rifugio tanto sicuro! Per concludere, si tratta di escogitare
qualche mezzo straordinario ed infallibile che possa garantirci la vendetta!
Chi di voi sarà in grado di presentare un piano rispondente a questo scopo, a
costui sia imposta la corona del dominio più potente ed assoluto su tutto il
mondo! E con ciò ho finito. Parli ora chi conosce un simile mezzo!»
5. A questo punto si fece subito avanti uno dei sottosacerdoti, quanto mai scaltro, e chiese il permesso di parlare. Tale permesso gli fu
subito accordato ed egli salì subito sulla tribuna con un atteggiamento
apparentemente colmissimo di timore reverenziale, e cominciò a parlare così:
6. «Ascoltatemi, voi altissimi ed onnipotenti
servitori della Terra e di tutti gli déi e di tutte le stelle dei cieli, ed
uniche guide del Sole e della Luna!
7. Io, un ultimissimo e indegnissimo, un sudicissimo e
puzzolentissimo servitore dinanzi a voi, o supremi, ho tuttavia trovato, nella
ripugnante immondizia puzzolente del mio cervello, tre granelli, secondo il mio
discernimento certamente quanto mai nebuloso al paragone del vostro che
risplende come un Sole, i cui tre granelli hanno l’apparenza come se fossero di
oro!” – [a questo punto un grande applauso fu tributato al modesto oratore].
8. “La mia molteplice nullità di fronte a voi, o
supremi sotto ogni aspetto, nella sua più profondissima stoltezza dinanzi alla
vostra suprema sapienza, deve certo limitarsi solamente a credere questo: se i
tre granelli di cui ho detto venissero scagliati contro quei dieci, i cui nomi
perfino la mia schifosissima lingua non osa proferire, è da ritenersi che il
loro altopiano dovrebbe diventare un po’ troppo basso e potrebbe non offrir
loro più alcuna protezione davanti alla vostra giustizia sublimemente
giustissima sopra ogni cosa! – [Seguono prolungati ed entusiastici applausi].
9. Noi conosciamo a fondo i principi dell’aerostatica!
Non potremmo noi orientare questa, in modo da occupare anche le più
inaccessibili cime delle montagne? Quale vantaggio sarebbe questo per noi!
10. Noi inoltre siamo i più abili minatori! Dunque:
non potremmo perforare le montagne nei punti più adatti e, attraverso delle
gallerie così scavate? Non potremmo dunque penetrare nel covo delle bestie
dell’altopiano del tutto inaspettatamente, di notte, e poi ucciderli tutti?
11. E infine, noi siamo certamente i più grandi politici! Fingendo di
offrire loro la più intima amicizia, vediamo di stanare quelle bestie; e una
volta caduti nella nostra rete, certo nessun diavolo sarà più in grado di
strapparceli fuori dal nostro potere e di salvarli dalla nostra più sfrenata
vendetta!
12. Altamente onnipotentissimi, questi sono i tre granelli che io, di
fronte a voi, essendo un nulla assoluto, ho trovato nella puzzolentissima
immondizia del mio ripugnantissimo cervello! Quale beatitudine sarebbe per me,
animale sudiciosissimo dinanzi alla vostra chiarezza di mille Soli, se almeno
uno di tali granelli potesse esservi più o meno utile! – [seguì un uragano di
applausi].
13. E uno dei gran sacerdoti, tagliatosi un lembo del
proprio mantello, lo appiccicò sulla veste dell’oratore, ciò che costituiva la
massima distinzione.
14. E questo gran sacerdote disse: «I tuoi mezzi sono tutti e tre eccellenti;
tuttavia, il primo che noi impiegheremo sarà l’ultimo! Se non ci riesce – ciò
che sembra essere pochissimo probabile – allora ricorreremo agli altri due,
certamente alquanto più costosi!»
15. In tale occasione venne chiesto anche al nuovo
gran sacerdote se trovasse la proposta di suo gradimento.
16. E questi rispose: «Io non posso dirvi altro, che facciate
quello che volete; per conto mio vi auguro dappertutto la migliore fortuna e,
in aggiunta, un tempo atmosferico quanto mai bello. Tutto il resto verrà poi da
sé!»
17. Con tale risposta i gran sacerdoti e i sommi
sacerdoti della corte reale furono perfettamente d’accordo e cominciarono
subito a discutere riguardo ad una delegazione di amicizia politica da inviare.
[indice]
La prima impresa
politico-diplomatica dei gran sacerdoti contro gli abitanti dell’altopiano
12 febbraio 1844
1. Conclusosi il dibattito riguardo alla delegazione
di amicizia politica che si aveva intenzione di inviare ai dieci
sull’altopiano, tutti convennero infine sull’opportunità che a capo della
delegazione dovesse essere nominato lo stesso scaltro sottosacerdote che aveva
dato il consiglio. Gli furono posti al fianco anche trenta sottosacerdoti
reputati di sicurissima fedeltà ai gran sacerdoti, perché egli, sottosacerdote
molto furbo, non approfittasse della missione per imitare l’esempio dei dieci.
2. Questa missione di trenta membri scelti tra la
casta sottosacerdotale e comandata dallo scaltro sottosacerdote venne
riccamente provvista di doni d’amicizia di ogni specie consistenti di oro,
argento e pietre preziose, in modo che venti cammelli ebbero abbastanza da
faticare per portarli.
3. E il sottosacerdote guardava in segreto con grande
compiacimento tutti quei doni dati in segno di amicizia agli abitanti
dell’altopiano, perché egli aveva già fatto molto bene i suoi calcoli su come
avrebbe impiegato quelle ricchezze.
4. Prima della partenza i gran sacerdoti non mancarono
di ricordargli con ogni insistenza ed energia come egli avrebbe dovuto tenere
sempre presente il suo giuramento di fedeltà.
5. Ed egli confermò tutto questo tra molte lacrime
versate ad arte, e perfino i suoi compagni di
delegazione, noti come ferventi partigiani dei gran
sacerdoti, resero testimonianza di lui dicendo: «Oh, certo! Di lui noi ci
facciamo garanti con la nostra vita, perché nel suo petto non si agita nessun
pensiero maligno. Ci sono le sue lacrime, quale sicurissimo pegno della sua
fedeltà! A lui potete affidare certamente e senza alcun timore sia il Cielo che
la Terra!»
6. Dopo varie assicurazioni di questo genere, la
delegazione s’incamminò verso la meta senza il benché minimo sospetto da parte
dei gran sacerdoti.
7. Ma tanto nel capo quanto nel petto di quel sottosacerdote, la situazione aveva tutto un altro aspetto da quello che appariva al di
fuori, poiché egli aveva combinato il suo piano nel modo seguente:
8. «Prima di tutto occorre che i doni d’amicizia
vengano depositati davanti ai dieci! Questi poi, per pura politica, contraccambieranno
l’amicizia! E perché? Questo è facilissimo da indovinare: nient’altro che per
attirare con ciò nella rete i gran sacerdoti!»
9. Tutti questi calcoli questo sacerdote li aveva già
fatti in anticipo; ed anche perciò egli seppe come fare per guidare come si
deve la sua comitiva.
10. Ma quando, venuta la mattina del terzo giorno
dalla partenza, la delegazione giunse alla grande porta d’accesso
all’altopiano, che aveva l’apparenza dell’oro, essa venne immediatamente
fermata e sottoposta ad interrogatorio e ad un minuzioso esame, prima di
ottenere libero accesso, e da lì poi, sotto poderosa scorta, venne condotta dai
dieci che avevano il loro castello su una rupe alta e spaziosa.
11. E quando quel capo della delegazione vide cose
così grandi e di oro lucente, allora egli disse ai suoi compagni: «Amici, che
figura faremo noi qui con i nostri doni d’amicizia dove da tutte le parti
vediamo splendere delle montagne intere d’oro purissimo, e dove la colossale
rupe sulla quale i dieci hanno il loro castello luccicante d’oro, sembra essa
stessa fatta qua e là, di natura, di oro purissimo? Non sembreremo come coloro
che vogliono portare una goccia d’acqua al mare? Ad ogni modo la volontà valga
per l’opera! È un birbante colui che dà di più di quanto può dare e di quanto
ha!»
12. I suoi compagni di delegazione gli diedero
ragione, ma egli pensò tra di sé: ‘Se è così, ho già
bene in trappola tutta la ciurmaglia del gran sacerdozio! Venga ancora il voto
favorevole dei dieci che io conosco benissimo, e l’affare è concluso!’
[indice]
La delegazione politica di Hanoch a colloquio con i
dieci ex inviati ora governatori dell’altopiano
L’insuccesso della delegazione e il suo ritorno ad
Hanoch senza il suo capo
13 febbraio 1844
1. Quando l’uno (sottosacerdote) con la sua compagnia
fu condotto alla presenza dei dieci, fu accolto da questi molto amichevolmente
ed interpellato con tutta cortesia riguardo a cosa tramasse con la sua
missione.
2. Allora egli, da una finestra, indicò i cammelli ben
carichi, e disse:
3. «Cari fratelli, io sono inviato a voi quale
messaggero di pace da parte del gran sacerdozio; esso vorrebbe entrare in
rapporti di amicizia con voi, e questo è pure il desiderio di tutto il popolo
di Hanoch!
4. I gran sacerdoti vi hanno perciò mandato dei doni
di amicizia, augurandosi che siate disposti ad accettarli come segno della loro
amicizia che loro vorrebbero stringere con voi!
5. Essi intendono dimenticare completamente che voi
avete peccato di tradimento contro di loro, e dunque, sarebbe loro desiderio
che voi diveniste nuovamente loro amici e che voleste anzi visitarli ad Hanoch
dove verreste accolti con ogni onore possibile!»
6. Ma mentre era così intento ad esporre lo scopo
della sua missione, con ogni tipo di strizzatine d’occhio dava ad intendere ai
dieci che era costretto a parlare in quel modo soltanto a causa della presenza
dei suoi compagni, ma che molto volentieri avrebbe parlato altrimenti se fosse
stato solo.
7. I dieci compresero il muto linguaggio dei suoi occhi, e
risposero: «Voi avete visto che noi non abbiamo affatto bisogno di accettare
doni dai gran sacerdoti di Hanoch, poiché i possessori di montagne d’oro
disprezzano l’oro raccolto con mani grondanti sangue ed estorto ai poveri con
ogni tipo di menzogna, di inganno e di oppressione.
8. Per conseguenza, in primo luogo non accettiamo
affatto né oro né argento né pietre preziose, e in secondo luogo, per ciò che
riguarda le offerte di amicizia, vorrete dire loro che noi siamo tanto poco
disposti ad accettare queste, quanto i loro doni! Noi non siamo affatto dei
leprotti appena nati, per non capire quali siano le trame dei gran sacerdoti!
Perciò non accogliamo assolutamente nessuna delle loro proposte!
9. Se i gran sacerdoti vogliono acquistare la nostra amicizia,
allora è anzitutto necessario che rinuncino al loro grado e che consacrino ed
incoronino unico re e gran sacerdote sopra di loro e sopra tutto il popolo
della pianura, colui che è stato mandato da loro dall’altura! Finché non verrà
fatto così, non potranno mai contare sulla nostra amicizia neanche da lontano,
poiché non è nostra abitudine stringere amicizia con i diavoli.
10. Perciò consigliamo ai gran sacerdoti di non
tentare di avvicinarsi a noi in qualsiasi maniera, poiché qualunque tentativo
del genere da parte loro sarà punito col massimo rigore.
11. Quindi ritornatevene adesso ad Hanoch con i vostri
tesori, e riferite tali cose di noi ai sommi sacerdoti e a quegli evidentissimi
diavoli che sono i gran sacerdoti!
12. Tu uno [sottosacerdote] però, che altre volte
condividesti i nostri stessi sentimenti, rimani qui, poiché tu non hai né
moglie, né figli, e noi possiamo aver bisogno di te qui! Così avvenga!»
13. Allora quell’uno [sottosacerdote] fu al colmo
della gioia, mentre i trenta ritornarono delusi ai loro cammelli e rifecero il
cammino verso Hanoch senza aver concluso nulla.
14. Che faccia facessero i gran sacerdoti in
conseguenza di questo fatto, noi lo considereremo in seguito con alcune
occhiate, e da ciò riconosceremo che questo (il Giudizio) allora era quasi
davanti alla porta.
[indice]
Il rapporto dei trenta sottosacerdoti e il suo effetto
La vendetta giurata contro i dieci ex inviati e la
lapidazione del messaggero di Noè
14 febbraio 1844
1. Ora naturalmente, appena partiti i suoi trenta
colleghi, l’uno [sottosacerdote] rimasto presso i dieci sull’altopiano espose
loro con ogni dettaglio tutto quello che i gran sacerdoti volevano
intraprendere contro di loro e di che specie fosse per conseguenza la loro
pretesa amicizia.
2. I dieci seppero apprezzare nel loro giusto valore
queste comunicazioni, e lodarono questo loro ex compagno e collega principale.
3. Tuttavia, non appena i gran sacerdoti nella pianura videro
ritornare i trenta fedeli sottosacerdoti con i cammelli carichi, li
interrogarono subito dicendo: «Ebbene, questi che portate, sono forse dei doni
in contraccambio? Cosa ne è di Gurat (il sottosacerdote)? Dov’è dunque?»
4. E i sottosacerdoti esclamarono: «O voi, onnipotenti servitori degli déi!
Tutto, tutto è andato perfettamente al contrario di come ce lo si aspettava! I
dieci non hanno degnato nemmeno di uno sguardo il vostro oro, né l’argento né
le pietre preziose; invece essi ci hanno respinto subito nel modo più ignobile,
e perciò noi abbiamo riportato tutti i doni completamente intatti!
5. Per quello poi che riguarda Gurat, dobbiamo dire
che non vi è mai stato a questo mondo un farabutto così raffinato come lui! In
nostra presenza egli ha certo manifestato del tutto esattamente la vostra
volontà, ma così facendo esprimeva con gesti e con segni equivoci che erano
perfettamente in opposizione a quanto gli usciva ad alta voce dalla bocca! E fu
proprio in seguito a questo riprovevolissimo doppio linguaggio che i dieci ci
congedarono con la seguente risposta che non vi è modo di qualificare, tanto è
infinitamente ignobile, riprovevole e sacrilega.
6. Dunque, essi ci hanno detto che non accettano
assolutamente l’oro imbrattato del sangue estorto alla povera umanità per mezzo
di ogni tipo di menzogne, inganni e oppressioni, perché anche senza di ciò essi
possiedono intere montagne d’oro [cosa questa che è anche vera] e dispongono
quindi in stragrande abbondanza di questo oro benedetto da Dio; e perciò tanto
meno vi è motivo per loro di accettare dell’altro oro che porta ancora le
tracce del sangue della povera umanità!
7. E tanto meno vogliono saperne di accettare la
vostra amicizia, se non nel caso in cui voi voleste rinunciare ad essere dei
gran sacerdoti e voleste nominare il messaggero che è venuto a voi dall’altura,
quale unico gran sacerdote ed esclusivo re che governa sopra tutti i regni di
Hanoch; bisognerebbe insomma che vi accontentaste di diventare dei comunissimi
borghesi, o comunque quello che il nuovo re che governasse, intendesse fare di
voi!
8. Essi per di più vi consigliano di non avvicinarvi
in nessun modo al loro ricchissimo altopiano, se non volete che vi capiti
qualche bruttissima sventura!
9. Ora noi abbiamo finito; questo è fedelmente tutto
quello che, a nostro tremendissimo disgusto, abbiamo dovuto ascoltare dai
dieci!»
10. A questo punto i gran sacerdoti cominciarono a
battersi il petto e giurarono, per tutti gli déi, che ora avrebbero dovuto fare
ogni sforzo possibile pur di vendicarsi dei dieci nel modo più tremendo.
11. Essi poi per tre giorni interi maledissero di
seguito la Terra che portava su di sé quei mostri; poi per sette giorni
continui maledissero il Sole che illuminava anche simili mostri; poi coprirono
di maledizioni l’aria, l’acqua e il fuoco perché non annientavano subito tali
rifiuti della Terra. Un intero mese trascorse unicamente tra maledizioni.
12. Poi il messaggero dell’altura fu spogliato della
sua veste di gran sacerdote, venne pubblicamente flagellato con verghe e cacciato
con la schiena sanguinante fuori dalla città, ed infine là egli fu lapidato a
morte, e tutto ciò perché aveva detto che i gran sacerdoti avrebbero dovuto
seguire il consiglio dei dieci.
13. I gran sacerdoti emanarono perfino un decreto in
base al quale ogni giorno ciascun suddito era tenuto a maledire e ad imprecare
i dieci per un’ora di seguito.
14. Nello stesso tempo però offrirono le maggiori
ricompense a chi mai fosse stato in grado di escogitare qualche mezzo diabolico
per punire nel modo più spaventoso i dieci sull’altopiano.
15. Da quanto precede si può chiaramente rilevare come
in quel tempo (il Giudizio) fosse quasi davanti alla porta. Ma quello che
seguirà, porterà alla luce cose ancora migliori per l’inferno.
[indice]
Le province si separano da Hanoch
Lo schieramento
di cinque milioni di guerrieri contro il popolo dell’altopiano e contro le
province traditrici
Dopo due anni di vari attacchi all’altopiano,
l’esercito si ritira
15 febbraio 1844
1. Non passò molto tempo che appunto, in seguito a un
tale decreto della maledizione, le lontane province di Hanoch appresero che per
i gran sacerdoti, perfino nella stessa città di Hanoch, le cose cominciavano a
mettersi male, dato che a causa dell’oneroso riscatto degli schiavi essi
avevano finito con l’essere stati imbrogliati in maniera enorme. Perciò anche
quelle province si sollevarono e si staccarono completamente da Hanoch.
2. E quando i gran sacerdoti di Hanoch vennero a
conoscenza di tale notizia, allora parve che fosse venuto il finimondo, poiché
i rapporti che vennero fatti loro, riferivano che il distacco delle lontane
province era da attribuirsi alle manovre degli abitanti dell’altopiano, e
questo bastò per spingere questi gran sacerdoti completamente nella più
tremenda rabbia furibonda.
3. Per tutta una giornata intera essi andarono urlando
e ruggendo per tutte le piazze e per le vie, e attraverso queste grida si percepiva un solo appello, e questo suonava così: «Voi tutti abitanti
di Hanoch, sollevatevi alla centuplice vendetta contro l’altopiano e contro
tutti quei paesi che si sono ribellati contro di noi a causa delle manovre
dell’altopiano!»
4. Il giorno seguente si cominciò il reclutamento, e
ciascun uomo – a meno che non appartenesse alla nobiltà di altissimo grado –
dovette afferrare le armi. Neppure il sesso femminile fu esonerato
dall’arruolamento.
5. In pochi giorni un esercito di cinque milioni di guerrieri si trovò in
pieno assetto di combattimento. Le armi consistevano di lance, spade, archi ed
una specie di archibugio[33],
come quelli usati dagli antichi turchi al tempo delle loro prime guerre quando
usavano pallottole di pietra quali proiettili, poiché la polvere da sparo era
stata inventata già all’epoca di re Dronel, un figlio di Ohlad, ed era stata
molto perfezionata sotto Kincàr. Le donne furono provviste solo di armi
leggere, per lo più piccole sciabole e pugnali.
6. Quando l’esercito fu pronto, vennero i gran sacerdoti, anch’essi del tutto corazzati, ed emisero il seguente ordine: «La metà di
queste truppe marcerà sotto il nostro personale comando contro le province
insorte, per punirle col massimo rigore della loro ribellione! Nessuna vita
deve essere risparmiata; bisogna che tutto cada sotto la spada e il fuoco!»
7. A tale comando l’immenso esercito si divise, e due
milioni e cinquecentomila guerrieri marciarono contro le province insorte
mentre un’uguale massa di truppe ricevette l’ordine di iniziare le operazioni
contro l’altopiano. Ma come? Ecco, questa fu tutta un’altra questione!
8. I gran sacerdoti che comandavano questa spedizione
decisero infine che le montagne dovessero essere perforate. Immediatamente
venne impartito ad una massa di centocinquantamila uomini l’ordine di impugnare
attrezzi da minatore e di scavare gallerie attraverso le montagne. Gli
ingegneri si accinsero immediatamente a fare i loro calcoli, e i lavori
iniziarono con spaventosa attività.
9. Lo scavo cominciò in cinquecento posti diversi e le
perforazioni raggiunsero dai due ai tremila klafter (dai 3800 ai 5700 m) di profondità (però non in linea verticale,
bensì orizzontale), ma alla fine non si arrivava in nessun punto.
10. Cosicché, dopo qualche tempo gli ingegneri avendo
rinnovato le misurazioni, rilevarono che le loro gallerie erano troppo in basso
in rapporto al punto dove dovevano sboccare. Perciò le montagne vennero scavate
in una zona più alta e le nuove gallerie raggiunsero questa volta la vallata
dell’altopiano.
11. Ma siccome gli abitanti dell’altopiano, per mezzo
delle loro spie, erano perfettamente al corrente riguardo ai punti dove
cominciavano le gallerie scavate dagli hanochiti, allora essi poterono
calcolare esattamente anche i punti dove questi avrebbero dovuto sboccare
sull’altopiano. E in questi punti essi innalzarono delle enormi cataste di legna
a cui venne appiccato il fuoco quando gli hanochiti stettero per irrompere
sull’altopiano.
12. Fumo e fiamme invasero le gallerie e soffocarono
migliaia e migliaia di hanochiti; perfino parecchi gran sacerdoti, in qualità
di comandanti della spedizione, trovarono la morte in questa occasione.
13. Tre volte venne poi tentato l’attacco dalla porta
principale all’altopiano, ma gli assalitori furono sempre respinti nel modo più
deciso; e così la parte dell’esercito rimasta incolume dovette infine fare
ritorno vergognosamente al loro paese senza aver ottenuto nulla, dopo una lotta
infruttuosa durata due anni.
[indice]
Il rapporto dell’esercito sconfitto contro l’altopiano
La scissione
tra i gran sacerdoti comandanti la battaglia e quelli rimasti in città
Il tradimento dell’esercito contro province
16 febbraio 1844
1. I pochi gran sacerdoti reduci da questa spedizione
contro l’altopiano, naturalmente riferirono ai loro colleghi rimasti in città,
i quali essi pure erano pochi, come l’esito della loro spedizione fosse stato
quanto mai infelice. I rimasti quasi si strapparono il capo dal corpo quando
appresero tali tristissime notizie dai loro confratelli che avevano comandato
l’esercito, e cominciarono ad inveire contro l’incapacità dimostrata
nell’organizzare gli attacchi.
2. Ma i gran sacerdoti al
comando dell’esercito ribatterono dicendo:
«Ingiuriare è certamente più facile che combattere! Un terzo dell’intero
esercito è ancora in buono stato; alzatevi e date voi stessi battaglia! E
quando poi sarete di ritorno senza aver concluso nulla, allora cominceremo noi
pure ad inveire contro di voi in maniera tale da restarne stupiti!
3. Qui, essendo all’asciutto, è facile parlare, dire
insolenze e formulare tremendi piani; ma andatevene voi un po’ fuori, e ben
presto vedrete da che parte tira il vento!
4. Noi abbiamo scavato circa cinquecento gallerie
attraverso le montagne che non sono superabili in nessun punto in un altro
modo, e la vittoria avrebbe dovuto essere nostra. Ma che cosa possiamo farci
noi, se quei farabutti dell’altopiano ci scoprono, ci spiano dai loro dannati
nascondigli, e poi con diabolica sicurezza calcolano dove dobbiamo sboccare, ed
ostruiscono quei punti con una barriera di fuoco affinché, al momento
dell’irruzione all’aperto, noi ci rimettiamo la vita a migliaia e migliaia,
nelle lunghe e tenebrose gallerie, soffocati ed arsi dalle fiamme, dal fumo e
dal vapore?
5. E quando poi attaccammo per tre volte dalla porta
principale, fummo sempre salutati da innumerevoli pietre scagliateci giù dalle
alte pareti delle montagne, in maniera che anche là persero la vita a migliaia
e migliaia!
6. Solo in seguito a questa lezione abbiamo imparato
che quei maledetti dell’altopiano non si possono vincere né con l’astuzia, né
con nessun tipo di attacco violento.
7. Se almeno avessimo dato ascolto al consiglio di
colui che abbiamo fatto flagellare e poi lapidare davanti alla porta della
città, saremmo in condizioni migliori di quelle in cui ci troviamo adesso! Non
ci mancherebbe altro ora che anche l’altra parte del nostro esercito sia andata
incontro a un destino simile al nostro! Allora si sarebbe davvero conciati per
le feste!»
8. A queste dimostrazioni i gran sacerdoti che erano
rimasti a casa cominciarono ad inveire con maggiore violenza e giunsero perfino
a minacciare i loro colleghi al comando dell’esercito.
9. Ma questi comandanti dell’esercito reagirono dicendo: «Ma cosa dite voi?
La potenza ce l’abbiamo noi nelle nostre mani! Se non vi fate muti all’istante
come i pesci al nostro cospetto, converrà che le vostre pance ben ingrassate
facciano esperienza di come noi sappiamo fare uso delle nostre armi!»
10. A questo punto le due fazioni dei gran sacerdoti si lanciarono l’una
contro l’altra pigliandosi per i capelli e graffiandosi come cani e gatti. Da
quel momento i gran sacerdoti rimasero divisi in due fazioni nemiche, e il
popolo di Hanoch non ne capì più nulla e non seppe distinguere più chi fosse il
padrone e chi il servitore.
11. In questo stato di scissione si attesero tre anni
per vedere i risultati dell’altra metà dell’esercito, ma inutilmente, perché
questa forza armata, giunta sul luogo, si era schierata a favore delle province
e si era essa stessa sbarazzata dei propri condottieri nonché di chiunque altro
avesse parteggiato per loro.
12. Ma quello che sorse poi, ce lo rivelerà il
seguito.
Un Consiglio di guerra dei dieci dell’altopiano contro
la città di Hanoch
I buoni consigli del messaggero del Signore
Una piccola prova dall’Alto: il trattamento di mille
spie di Hanoch
20 febbraio 1844
1. (sull’altopiano): Il messaggero di Noè si trovava ancora presso i
dieci e continuava a servire da ottimo consigliere per loro.
2. Così anche Gurat, il sottosacerdote di una volta,
in certe faccende veniva consultato dai dieci.
3. Ora avvenne che i dieci convocarono una riunione
consiliare per discutere riguardo a quello che avrebbero dovuto intraprendere
ora contro Hanoch.
4. Ma il messaggero di Noè diede il suo consiglio e disse: «Adesso lasciate
stare Hanoch come si trova, poiché d’ora innanzi essa non vi darà più alcuna
noia, avendo imparato, in seguito alla vostra resistenza, che per essa non sarà
più assolutamente possibile sopraffarvi! Del resto, il Signore Dio Zebaoth,
anche senza il vostro contributo saprà di certo punire questa città in modo che
essa si disgregherà come un albero marcio nei boschi!
5. Se voi rimarrete come siete ora, allora il Signore
in avvenire vi benedirà ed amplierà il vostro magnifico paese, e lo renderà
così fertile da poter fornire in abbondanza il sostentamento anche a cento
milioni di abitanti! E se anche Egli volesse giudicare e distruggere sia pure
tutti i malvagi della Terra, voi ciononostante sarete risparmiati, qualora,
seguendo questo mio consiglio, persevererete nel Suo ordine.
6. Ma se invece vorrete uscir fuori e fare guerra ai
popoli di Hanoch e a quelli delle molte altre città e paesi, allora vi verrà
riservata una ben miserevole fine insieme a loro, quando Dio, nella Sua antica
ira, farà venire il Giudizio sopra tutto il mondo maligno!
7. Tuttavia, questo che vi ho detto ora è il mio
ultimo consiglio, poiché il mio tempo è giunto alla sua fine, ed io devo
ritornare nuovamente nel luogo da dove sono venuto. Questo consiglio rimanga
sempre presente nella vostra memoria, e così troverete grazia presso Dio; ma se
opererete diversamente, allora dovrete riconoscere anche nel Giudizio che io
sarò stato un vero messaggero mandato a voi dall’eterno Signore!
8. Con ciò non deve affatto essere posta la benché
minima limitazione alla vostra libera volontà, perché nessuno ha il diritto di
limitare, in nessuna maniera, la libera volontà dei propri fratelli, bensì
questo diritto il Signore lo ha concesso del tutto esclusivamente a ciascun
uomo. E così ogni uomo può limitare la propria volontà come vuole; anzi, quanto
più sarà così, tanto meglio sarà per lui! Per questo motivo, dunque, anch’io vi
ho dato solo il consiglio, e voi però potete fare quello che volete!»
9. E dette queste parole, il messaggero fu afferrato
dalla Forza di Dio e velocemente fu rapito sull’antica altura presso Noè.
10. L’improvvisa scomparsa di questo messaggero che
godeva la più alta considerazione presso i dieci, come pure presso tutto il
popolo dell’altopiano in generale, fece sui dieci una fortissima impressione,
ed essi riconobbero che egli era stato veramente inviato da Dio.
11. Tutto quanto egli aveva riferito loro durante i
vari anni della sua presenza sull’altopiano venne fatto incidere subito su
delle lastre d’oro perfettamente levigate, e venne messo immediatamente in
vigore come legge per tutto l’altopiano.
12. Cinque anni trascorsero bene così; ma dopo un tale
periodo il Signore deliberò di consolidarli nella loro fiducia in Lui mediante
una piccola prova, e questo bastò perché svanisse un gran numero delle
precedenti virtù.
13. La prova consistette in nient’altro che gli
abitanti dell’altopiano catturarono un migliaio di spie mandate da Hanoch, e
precisamente dove c’era l’ingresso principale.
14. Queste spie avevano avuto l’incarico di avviare
delle libere trattative con i dieci allo scopo di iniziare rapporti e traffici
tra Hanoch e l’altopiano. Questo era quanto risultava apertamente dalla loro
missione; ma in segreto invece era loro compito rendersi conto della situazione
e delle forze dell’altopiano, nonché di accertarsi se quelle popolazioni
avessero avuto parte attiva al completo distacco delle lontane province e al
tradimento dell’esercito inviato là.
15. Ma siccome i dieci erano teste fine e astute, essi
scoprirono ben presto gli scopi segreti delle spie, e ciò avvenne nella maniera
più facile di questo mondo.
16. Infatti essi dissero ai mille: «Noi conosciamo da tempo le vostre
vere intenzioni; perciò non teneteci nascosto nulla delle vostre trame! Chi di
voi sarà colto ad asserire cosa non vera, costui verrà subito precipitato giù
da questa alta rupe e troverà la sua tomba nell’adiacente lago senza fondo che
si trova qui sotto!»
17. Infatti la grande rupe, sulla quale era costruito
il castello dei dieci, terminava in fondo, a livello dell’altopiano, in un lago
molto profondo che si estendeva all’incirca per tre ore di cammino.
18. Dieci tra le principali spie affermarono senza
esitare che esse non avevano affatto seconde intenzioni. Ebbene, per tre volte
venne loro rinnovata la domanda, ma siccome persistettero nell’affermazione
precedente, esse furono immediatamente condotte sulla rupe che era sopra al
lago, furono interrogate ancora una volta e minacciate asprissimamente.
19. Ma avendo essi insistito nella loro prima
asserzione, credendo certamente che quella minaccia non fosse altro che un
artificio politico da parte dei dieci, la prima spia venne subito gettata giù
dalla rupe.
20. Allora un’angoscia mortale si impadronì degli
altri nove, che cominciarono a confessare la verità.
21. Esse allora furono ricondotte via dalla rupe e
dovettero ormai svelare del tutto in ogni particolare le intenzioni di Hanoch.
22. Alcuni però si mostrarono piuttosto reticenti; ma
uno di questi venne subito condotto nuovamente sulla rupe e fatto precipitare
giù, e ciò valse a fare aprire la bocca a tutti gli altri.
23. Ma quando, in questo modo, furono interamente
svelati tutti i fatti di Hanoch, solo allora, ad eccezione di dieci spie,
furono gettati nel lago tutti gli altri; i dieci superstiti, invece, furono
rimandati ad Hanoch per riferire quanto era successo e per far sapere ai gran
sacerdoti quale premio era riservato sull’altopiano alle spie di Hanoch.
24. Quello che poi accadde, lo vedremo in seguito.
[indice]
Il rapporto dei dieci rimasti e la posizione dei
sacerdoti comandanti
Ulteriore progetto di sottomettersi a quelli
dell’altopiano e proporre uno dell’altopiano a re di Hanoch
La delegazione con mille corone e le chiavi d’oro è
ricevuta
21 febbraio 1844
1. Le dieci spie superstiti, dopo aver fatto ritorno
ad Hanoch, raccontarono ai gran sacerdoti che cosa era avvenuto della missione
dei mille uomini sull’altopiano e ciò che i dieci governanti dell’altopiano
avevano detto loro. Allora i gran sacerdoti di uno dei due partiti si
adirarono.
2. Ma i gran sacerdoti dell’altro partito che alcuni
anni prima avevano avuto di persona l’onore di assaggiare la sapienza
strategica degli abitanti dell’altopiano, si rallegrarono del fallimento di
quel tentativo; e dato che sapevano come le condizioni di Hanoch non erano più
un mistero per nessuno e che i dieci dell’altopiano erano ormai perfettamente
al corrente della nefasta spaccatura tra i gran sacerdoti, allora essi si
ricordarono del consiglio del messaggero di Noè e decisero tra di loro di
seguire questo consiglio.
3. Dunque questi tennero una riunione tra di loro e dissero: «Che
succederà? Finora il potere principale sta ancora nelle nostre mani! Noi
sappiamo quello che i mille che ci erano nemici sono andati a cercare
sull’altura nel senso più vero e proprio. Essi volevano rilevare le condizioni
e le forze dell’altopiano, ma quello che non ci avrebbero detto era che essi
intendevano entrare in alleanza col popolo dell’altopiano contro di noi.
4. In tal modo essi pensavano di darci in primo luogo
un grosso colpo, e poi in una simile occasione pensavano anche di indebolire
gli abitanti dell’altopiano, prendendo così due piccioni con una fava.
Sennonché i dieci dell’altopiano si dimostrarono più astuti di questi ammuffiti
zeloti del gran sacerdozio e fecero vergognosamente naufragare tutti i loro
piani!
5. Ora sta a noi agire! Noi seguiremo certamente il
consiglio degli abitanti dell’altopiano, per quanto ci sarà possibile seguirlo!
Se anche non possiamo più proclamare re di tutta Hanoch il messaggero
dall’antica altura che abbiamo fatto lapidare a morte, tuttavia offriremo
questa suprema dignità di reggente assoluto ad uno dei dieci o a chi essi
vorranno designare a questo scopo! Noi rimarremo i comandanti dell’esercito
come siamo stati finora; gli zeloti invece si graffino le facce da sé per la
bile!
6. Ora si tratta di mettere assieme una delegazione
scelta! Che ne dite se uno di noi si assumesse l’incarico di partire per
l’altopiano con un adeguato numero di delegati e di rimettere nelle mani dei
dieci le grandi chiavi d’oro e le mille corone di Hanoch che fortunatamente si
trovano nelle nostre mani?» [le mille corone provenivano ancora dall’epoca dei
mille consiglieri reggenti].
7. Questa proposta riscosse unanime approvazione, e
uno dei gran sacerdoti, dotato di molta eloquenza, si mise a capo della
missione. Cento delegati, scelti dai gran sacerdoti del partito dei comandanti
dell’esercito che erano rimasti ad Hanoch, seguirono quel gran sacerdote fin
sull’altopiano, con la scorta di cento cammelli che trasportavano i gioielli
del regno di cui abbiamo detto prima.
8. Giunta sull’altopiano, tutta la carovana fu
condotta alla presenza dei dieci sotto forte scorta.
9. E quando questi scorsero il gran sacerdote che era
a capo della comitiva, essi sentirono ridestarsi in loro l’ira iniziale, ed uno dei dieci esclamò: «Finalmente abbiamo in nostro potere uno di quelli ornati con
vesti pregiate sul quale poter sfogare la nostra antica vendetta!»
10. Ma il
gran sacerdote disse: «Non così deve
essere! Infatti anche a noi, come a voi, venne a suo tempo mandato un
messaggero conciliatore dall’antica altura; questi ci diede allora un
consiglio, e ora siamo appunto qui per seguire tale consiglio!
11. Purtroppo il messaggero fu messo a morte, in
grandissima parte per colpa del partito dei gran sacerdoti zeloti, avidi di
potere, e ciò avvenne precisamente nel tempo in cui voi richiedeste che egli
venisse innalzato a reggente unico di tutta Hanoch.
12. Ma appunto in quel tempo anche noi ci separammo
dal partito zelota sacerdotale, raccogliemmo tutte le forze combattenti e
distaccammo una parte del grande esercito per combattere le province che si
erano separate, e con l’altra parte dell’esercito per dare soddisfazione alla
parte dei gran sacerdoti zeloti, dovemmo intraprendere contro di voi un
apparente attacco che senza dubbio è venuto a costarci abbastanza caro.
13. Nonostante tutto, però, abbiamo raggiunto con ciò
il buono scopo di tenere il potere concentrato nelle nostre mani, e ora già da
parecchi anni noi siamo i padroni di Hanoch; invece i veri e propri gran
sacerdoti sono adesso i nostri più grandi nemici e in segreto cercano
continuamente di raccogliere delle forze combattenti per assalirci una volta o
l’altra.
14. Ma dato che noi siamo tuttora pienamente i signori
di Hanoch ed abbiamo anche in nostro potere le chiavi e le corone, così,
seguendo il consiglio del messaggero dell’altura, le abbiamo prese con noi per
rimetterle in mano vostra! Sta ora a voi insediare sopra l’intera Hanoch un re
che governi da solo; noi invece vogliamo essere i suoi fedelissimi servitori!
15. Qui con me si trovano ancora cento delegati pronti
a confermare la piena verità di quanto ho detto, e sul dorso dei cammelli
troverete le mille corone che voi ben conoscete, nonché le chiavi d’oro di
Hanoch; noi tutti vi restiamo garanti con la nostra vita per la verità di tutto
ciò che vi ho ora esposto!»
16. A questo punto i dieci cambiarono umore e
convocarono immediatamente una grande riunione del Consiglio. Quali ne furono i
risultati, noi lo vedremo in seguito!
Valutazione della proposta
Gurat nominato re di Hanoch
Le delibere per
stabilire la dipendenza di Hanoch dall’altopiano e le norme sul diritto di
successione al trono
22 febbraio 1844
1. Quando fu radunato il Consiglio composto da molti
capi del popolo, i dieci sottoposero ad esame il quesito se il governo di
Hanoch dovesse essere assunto da uno di loro, oppure se l’alta carica fosse da
offrire a Gurat con la riserva del riconoscimento della supremazia
dell’altopiano sopra tutta Hanoch e le sue province.
2. Dopo la votazione generale la decisione risultò
essere che, in primo luogo, i dieci principi dell’altopiano sarebbero dovuti
rimanere inseparabilmente uniti per tutti i tempi; e quando uno di loro fosse
morto, il suo figlio più anziano sarebbe stato anche l’erede della sua corona.
Ma in mancanza di un figlio, allora anche il figlio anziano di un altro dei
dieci principi avrebbe potuto assumere la corona lasciata vacante da uno dei
dieci principi dell’altopiano morto senza figli.
3. Nello stesso modo il regno di Hanoch avrebbe dovuto
restare per sempre ereditario nella famiglia di Gurat; soltanto nel caso in cui
un discendente di Gurat non avesse avuto figli, sarebbe stato necessario
l’intervento del potere sovrano dell’altopiano, che avrebbe proceduto alla
scelta e alla nomina di un giusto re per Hanoch.
4. Ad ogni modo, da allora in poi ciascun re si
sarebbe dovuto considerare dipendente dall’altopiano – anche se non scelto
dallo stesso – qualora come figlio del re precedente avesse avuto il diritto
ereditario alla corona, poiché ogni diritto di successione avrebbe dovuto
cercare la sua validità in questa deliberazione dell’altopiano, altrettanto
quanto una nuova investitura.
5. Ma il riconoscimento del potere sovrano
dell’altopiano da parte del re di Hanoch sarebbe consistito nel fatto che ogni
anno egli avrebbe dovuto fornire all’altopiano la decima di tutti i metalli ad
eccezione dell’oro, così pure la decima delle pecore, dei buoi, degli asini e
delle capre, e inoltre, nei casi di imprese importanti egli avrebbe dovuto
rivolgersi per consiglio ai dieci principi dell’altopiano.
6. Per la giusta consegna delle decime prescritte egli
avrebbe infine dovuto tollerare ad Hanoch la presenza di impiegati i quali, per
ragioni di fedeltà, sarebbero stati tuttavia stipendiati dall’altopiano.
7. Più di tutto questo, però, il re avrebbe dovuto
considerare suo dovere assolutamente imprescindibile verso l’altopiano, quello
di concedere a tutto il popolo di Hanoch e delle sue province, perfettamente la
stessa costituzione sotto ogni aspetto, com’era in vigore allora e per sempre
per le popolazioni dell’altopiano, e ciò affinché tra i popoli della Terra
potessero essere stabiliti, una buona volta, auspicabili rapporti di
solidarietà e di amicizia.
8. Allo scopo di mantenere questi utili ordinamenti,
dal canto loro i principi dell’altopiano assumevano poi l’impegno di assistere
il re di Hanoch, con il consiglio e con l’azione, in ogni caso di dimostrata
necessità; e ciò doveva rimanere per tutti i tempi dei tempi!
9. Dopo questa deliberazione del Consiglio, fu
interpellato Gurat per sentire se egli fosse d’accordo.
10. E Gurat rispose: «Io sono perfettamente d’accordo con tutto;
e del resto, come non potrei esserlo? Infatti, in verità, se voi non aveste
dettato queste sagge condizioni, sarei stato io stesso a proporle e vi avrei
pregato di volerle accogliere benevolmente!
11. Infatti che cosa sarebbe ad Hanoch un re privo di
un tale appoggio? Io lo dico apertamente: “Un vuoto nome che rende un uomo
prigioniero di tutto il mondo, come mostra attualmente la figura del miserevole
re di facciata proprio in questa città!”
12. Invece un re sotto una tale saggissima tutela è un
signore libero e potente, e può, con la ferma fiducia di agire sempre bene,
dominare e governare i popoli a lui affidati come un vero signore!
13. Da quanto vi ho detto ora, voi potete certamente
dedurre la convinzione che io sono quanto mai lieto delle vostre deliberazioni!
14. Un’unica cosa vorrei aggiungere per quanto
riguarda il diritto di successione, e cioè che nel caso un re avesse un figlio
stolto, o pigro, o dissipatore, o tiranno, o imbecille o addirittura un
rimbambito, allora tale figlio dovrebbe considerarsi decaduto dal diritto di
successione, e in tal caso la corona di Hanoch dovrebbe passare ad un altro
figlio, oppure in mancanza di questo o mancando a questo le necessarie
attitudini, allora dovrebbe subito passare ad uno designato da voi!
15. Ogni erede però dovrebbe prima recarsi a scuola da
voi e dovrebbe assumere la corona solo quando voi lo avrete riconosciuto
capace»
16. Questa aggiunta di Gurat fu accolta con
grandissimo plauso. E Gurat venne quindi consacrato ed ottenne le chiavi e le
mille corone, ciascuna delle quali nel tempo attuale (1843) avrebbe il valore di
un milione di bei fiorini, ma di pari valore erano anche le chiavi. Quale piega
presero poi gli avvenimenti, lo vedremo ben presto!
[indice]
La firma degli “atti sacri”
L’obiezione di
Gurat confutata dai dieci
Sulla decarchia
23 febbraio 1844
1. Tutte queste deliberazioni furono incise su lamine
d’oro spesse una linea, e poi furono anche lette alla presenza dei delegati di
Hanoch.
2. E quando questi manifestarono la loro piena
soddisfazione per quanto era stato convenuto, furono invitati a sottoscrivere
tali documenti con il loro nome, però solo con quello abbreviato, e non con
quello lungo diverse braccia [come per vanità era ancora molto in voga
specialmente presso la nobiltà di Hanoch].
3. Questi documenti così firmati, furono presi in
custodia dai dieci e chiamati “Gli atti
sacri”.
4. Solo dopo questa operazione si passò alle sanzioni
e a stabilire le pene per i casi di violazione di tali atti sacri, le cui pene
però furono stabilite in modo che l’altopiano doveva sempre essere considerato
come del tutto infallibile, e ciò perché sull’altopiano il messaggero inviato
da Noè non era stato ucciso.
5. Dunque, solamente Hanoch avrebbe potuto sbagliare e
rendersi per conseguenza meritevole di punizione, perché gli hanochiti avevano
percosso e ucciso il messaggero di Noè.
6. E Gurat disse del tutto in segreto ad uno dei dieci: «Amico!
Finché voi sarete in vita, certo l’altopiano rimarrà infallibile! Ma cosa sarà
quando subentreranno altre teste al posto delle vostre nel governo
dell’altopiano, le cui nuove teste con il tempo potranno calpestare le vostre
leggi? È forse necessario che pure per allora l’altopiano venga considerato
infallibile?»
7. E il principe dei dieci, che era stato interrogato, disse: «Vedi, noi tutti
sappiamo che perfino un padre può sbagliare di fronte ai propri figli! Ma così egli
sbaglia solo nella propria sfera, ma non nella sfera dei figli, e non per
questo i figli hanno mai il diritto di chiamare a rispondere il loro padre e
dirgli: “Padre, perché fai così?”,
oppure: “Perché ci hai fatto questo?”. Meno ancora i figli possono avere
mai il diritto di punire il padre che ha sbagliato!
8. E vedi, lo stesso rapporto che c’è tra padre e
figlio, esiste ora qui anche tra noi e voi! Noi siamo il vostro padre e voi
siete i nostri figli per tutti i tempi dei tempi! E questo rapporto permanente
è giusto, perché è simile a quello divino, poiché anche Dio rimane eternamente,
per noi tutti figli Suoi, un Padre che governa tutto; e ciò deve stare bene
così com’è a tutti noi, dato che Dio dall’eternità ha ordinato così le cose.
9. Oltre a ciò, trattandosi di dieci reggenti che sono perfettamente di uno
stesso sentimento, non c’è neanche da pensare ad un caso di fallibilità, dato
che nell’eventualità della morte di qualcuno di noi il rispettivo nuovo erede
della corona deve, in primo luogo, calcare del tutto le tracce del suo
predecessore, e in secondo luogo non può mai introdurre di per sé un nuovo
ordine di cose, considerato che, in ogni caso, ha al suo fianco sempre nove
reggenti vecchi, od almeno più anziani di lui, i quali certamente non presteranno
ascolto alle parole di un reggente novello qualora questo pensasse a delle
innovazioni!
10. Dove c’è un reggente unico, delle innovazioni sono
ben possibili, ma mai con un governo di dieci (decarchia). Infatti il reggente unico può governare
secondo il suo capriccio, e perciò può sbagliare quando non è colmo della
suprema Sapienza divina; ma con la decarchia, una cosa simile non è tanto
facilmente concepibile, poiché in tal caso ciascun principe è tenuto a
controllare gli altri con la sua sapienza e con il suo necessario alto senso
del diritto.
11. Bisogna osservare infine che il numero dieci è pure il numero
dell’Ordine divino, perché, come insegna l’antica Sapienza, tutte le Sue leggi
sono fondamentalmente solo dieci! E così anche il numero dei principi è già una
garanzia per la nostra completa infallibilità. Certamente noi, come singoli
individui di per sé, possiamo sbagliare, però mai in una deliberazione presa in
comune!»
12. Gurat dovette perciò accontentarsi di questa
dichiarazione; egli prese poi in consegna i gioielli e, quale re di Hanoch
confermato dai dieci, se ne partì per questa città accompagnato da quel gran
sacerdote e dai dieci delegati. Vedremo poi in seguito l’ulteriore svolgersi
degli avvenimenti!
[indice]
Una solenne accoglienza ad Hanoch riservata al nuovo
re Gurat dai suoi
Nuove buone leggi emanate dal nuovo re ma l’altro
partito dei gran sacerdoti non si schiera con lui
Un loro sottosacerdote propone di tentare una
riappacificazione con il re Gurat
26 febbraio 1844
1. Quando la delegazione al seguito del nuovo re
arrivò ad Hanoch, essa fu accolta con la maggiore solennità possibile dai gran
sacerdoti che componevano il partito eroico[34];
Gurat fu presentato subito nella sua veste di re e unico reggente a tutti i
grandi di Hanoch. Il nuovo re ne accolse subito gli omaggi e poi, nell’antico
castello, prese possesso del vecchio trono di Lamec, mentre il re di facciata
dimorava ancora nel nuovo castello aureo.
2. Egli si assicurò l’appoggio dei gran sacerdoti
eroici con tutto il potere militare ed emanò subito nuove leggi, molto
opportune, naturalmente per il cosmopolitismo[35].
3. Ogni diritto al furto o alla rapina venne
assolutamente abolito, e chi aveva ancora qualche schiavo dovette
immediatamente liberarlo per evitare il pagamento di una multa molto rilevante
in oro se era la prima volta che accadeva, e in caso di recidiva veniva
comminata la pena del carcere a vita.
4. Ma cosa disse l’altro partito dei gran sacerdoti (degli eroi)di fronte a questi avvenimenti per loro del tutto inaspettati? – Ebbene,
in mezzo a loro si levarono grida d’aiuto per tale abominio, ed essi radunarono
in fretta e furia le loro truppe di riserva consistenti in trentamila uomini
per scagliarsi contro a quei scellerati.
5. Ma un sottosacerdote dalla mente non annebbiata che era in procinto di
essere promosso a gran sacerdote, si fece innanzi alla schiera furibonda dei
gran sacerdoti e disse:
6. «Ascoltatemi, voi potenti servitori degli déi!
Prima che facciate un passo sulla via della vendetta, considerate la
sproporzione che c’è tra i nostri trentamila armati e un milione abbondante dei
loro! Basta che costoro ci guardino un po’ di traverso e noi siamo già ben che
battuti!
7. Perciò non pensate a una vendetta quando questa non
è più assolutamente possibile, bensì considerate o l’eventualità di una fuga,
oppure quella di un amichevole accordo!
8. Infatti, chi ha il potere nelle mani, costui è il padrone; e a coloro
sopra i quali egli si innalza non resta altro che o arrendersi con assoluta
remissione, oppure – se ne hanno ancora il tempo – fuggire! Io però sono
dell’opinione che qui sia più prudente preferire la prima soluzione alla
seconda, poiché, a quanto è giunto ai miei orecchi, tutte le porte sono
sorvegliate da un forte presidio, e sarà perciò impresa quanto mai difficile
scavalcare la grande muraglia della città.
9. Una cosa molto più facile è invece concludere in
amicizia con il nuovo re. Io stesso mi incarico di questa faccenda! Gurat fu il
mio più grande amico del cuore; egli certamente si ricorderà ancora di me, ed
io sono convinto che mi darà ascolto, vi confermerà nel vostro incarico e vi
farà godere di ulteriori vantaggi.
10. Ma se ora, al contrario, voi persistete nel
ribellarvi contro di lui, a cui è già stato reso omaggio e che siede sul trono
regnando con pieni poteri, noi finiremo col rimetterci tutti la vita. E allora
vi domando: “In queste condizioni, a che
cosa sarà servita la nostra impresa vendicativa?”
11. A cosa giova ardere d’ira contro un torrente impetuoso,
quando esso è cresciuto ed è straripato devastando il paese e i suoi prodotti?
Chi sarà così pazzo da gettarsi furente nei suoi poderosi flutti e onde per
trattenere il flusso con la sua forza muscolare per punirla?
12. E vedete, questo è perfettamente il caso nostro!
Come possiamo fare noi per opporci al grande potere di Gurat? Se faremo questo,
allora egli farà subito rivolgere contro di noi tutto il flusso poderoso della
sua potenza e noi saremo tutti trascinati in rovina!
13. Questo è il mio consiglio e la mia ben motivata
opinione. Voi però fate ora come volete!»
14. Queste parole furono come una doccia fredda sulle
teste bollenti di quei gran sacerdoti, teste che furono molto raffreddate; e
invece di gettarsi a capofitto in una lotta a scopo di vendetta, essi
convocarono una riunione di Consiglio e si consultarono riguardo al miglior
modo di questo mondo per porgere il loro omaggio a Gurat.
15. E quel tale sottosacerdote consigliere disse: «Non datevi alcun pensiero di
questo! Domani mi presenterò a Gurat per trattare con lui, e potrete essere
sicuri che egli vi confermerà nelle vostre cariche solo con qualche
piccolissima variazione!»
16. Con ciò i gran sacerdoti furono d’accordo, e il
consigliere si recò subito dal re.
[indice]
Il completo successo delle trattative del
sottosacerdote con re Gurat
27 febbraio 1844
1. Quando, non senza qualche fatica, il sottosacerdote
delegato poté essere ammesso alla presenza del re Gurat, questi lo accolse
molto amichevolmente e gli domandò cosa lo avesse condotto fino a lui, il re.
2. Il sottosacerdote rispose: «Tu saprai che qui ad Hanoch, dopo
l’infelice tentativo di sottomettere l’altopiano, la casta dei gran sacerdoti
si è scissa in due parti nemiche tra di loro, una delle quali ti ha proclamato
re, mentre l’altra parte è al colmo del furore contro di te!
3. Vedi, quest’ultima parte avrebbe voluto radunare
una forza di trentamila uomini bene esercitati e scagliarla col massimo rancore
contro di te, allo scopo, se mai possibile, di rovinarti!
4. Ma quando io sentii una simile decisione da parte
dei gran sacerdoti che erano furibondi, io pensai tra me: “Il mio buon amico di una volta, ora signore e re di tutta Hanoch, ha
certo una forza che sarà anche di cinquanta volte maggiore, ma questa forza è
dispersa nella città che è ampia varie giornate di viaggio e perciò potrebbe a
mala pena tenere su un unico punto una potenza compatta di trentamila guerrieri
bene addestrati!”
5. Quando dunque pensai al pericolo che correvi,
allora io dissi: “Succeda quello che deve
succedere! Io voglio assumere la parte del consigliere per ammonire con parole
amichevoli i gran sacerdoti a non avventurarsi in un’impresa tanto pericolosa!”
6. E così anche feci. Prospettai ai gran sacerdoti con
i più foschi colori di questo mondo l’immenso e certo pericolo, nonché
l’inevitabile insuccesso dei loro piani, e vedi, essi cominciarono a
tentennare, il loro ardore di vendetta andò sempre più raffreddandosi e in
breve tempo arrivarono al punto di decidersi di venire a patti con te tramite
me, avendo io stesso proposto loro questa soluzione come la più adatta, date le
circostanze.
7. Per conseguenza io mi trovo ora qui sotto una
triplice veste, e precisamente anzitutto per denunciare quello che era stato
deliberato contro di te, in secondo luogo per agire da negoziatore e da
intermediario fra te e i gran sacerdoti, e in terzo luogo quale sempre tuo
vecchissimo amico e consigliere!
8. E come tale, dunque, io ti consiglio che tu voglia
confermare con pochi ed opportuni cambiamenti i gran sacerdoti nella loro
carica di servitori degli dèi di fronte al popolo, visto che essi hanno pur
sempre un forte seguito tra le menti deboli. Noi sappiamo già ad ogni modo cosa
pensare di simili sciocchezze e conosciamo la natura come il vero Dio!
9. Io ritengo che tu comprenderai certamente che cosa
intendo dire con ciò, perché sai certo, altrettanto bene quanto me, che
soltanto il popolo cieco e comune deve essere volto verso un Dio, o meglio
ancora verso parecchi esseri divini assoluti e metafisici, affinché esso li
tema e ubbidisca volonterosamente al re, per non incorrere per conseguenza
nella presunta punizione degli dèi.
10. E a questo scopo i gran sacerdoti sembrano fatti apposta, organizzati
come sono a dovere per mantenere il popolo nell’illusione; per conseguenza essi
non dovrebbero essere eliminati!
11. Noi iniziati, invece, non abbiamo certo bisogno di
loro, dato che conosciamo le forze della natura e le loro leggi secondo le
quali esse agiscono! Questo è il mio consiglio; seguilo, e ti troverai bene!»
12. I gran sacerdoti del partito che deteneva il
potere sul popolo, che avevano seguito attentamente questa esposizione, si
dichiararono perfettamente d’accordo.
13. E il re disse: «Fratello, tu carissimo, vecchio amico mio,
per quanto hai fatto, io ti sono diventato un grande debitore! Avvenga dunque secondo
il tuo consiglio! Ma siccome tu sei un uomo così perspicace, allora ti affido
l’incarico di concretare subito le norme relative ai cambiamenti da apportare
nella maniera più corrispondente agli statuti della casta dei gran sacerdoti e
di sottopormele, ed io poi vi aggiungerò il mio “Così avvenga!”»
14. E il consigliere disse: «Allora permetti
che io mi ritiri e che esponga la cosa ai gran sacerdoti! Che essi balleranno
secondo la mia musica, te ne resto garante con la mia vita, ma conviene che le
apparenze siano salve, in modo che le modifiche che verranno fatte sembrino una
loro iniziativa, se si vuole che essi si ritengano vincolati fedelmente a
queste nuove disposizioni!»
15. Gurat si dichiarò soddisfatto, e il consigliere si
ritirò e se ne andò a casa.
[indice]
L’ostracismo dei gran sacerdoti ribelli mitigato
dall’inganno del sottosacerdote delegato dal re
Nuove norme di sottomissione al nuovo re
28 febbraio 1844
1. Quando il sottosacerdote consigliere si trovò di
nuovo alla presenza dei gran sacerdoti, egli fu immediatamente assalito da una
valanga di domande, tuttavia, per fortuna disponeva di una lingua così
scorrevole da sembrare un mulino a vento in piena attività, e perciò riuscì a
rispondere ai cento interroganti con un gorgoglio di parole.
2. Nessuno però comprese nemmeno una parola di quello che aveva detto, e
venne quindi esortato ad esprimersi più chiaramente.
3. Egli però ribatté: «Allora lasciatemi prima il tempo di
prendere fiato, e non fatemi domande tutti in una volta; soltanto così mi sarà
anche possibile dare notizie favorevoli da parte del re Gurat con sufficiente
chiarezza! Ma se voi vi precipitate su di me per interrogarmi tutti in una
volta, è naturale che io debba mandare fuori un gorgoglio di parole il più
rapidamente possibile, affinché ciascun interrogante sia accontentato al più
presto possibile. Che poi egli capisca o non capisca qualcosa della risposta,
questo è un altro paio di maniche!»
4. Allora i gran sacerdoti cercarono di calmare il
sottosacerdote, e poi, senza più furia, lo pregarono che volesse esporre loro,
con tutta chiarezza e precisione, quali erano le notizie dalla parte del re.
5. Dopo di che il
consigliere entrò nell’argomento principale e disse:
«Ascoltatemi dunque, voi servitori degli déi!
6. La proposta di pace e di conciliazione è stata
accolta dal re con molta benevolenza, e secondo la mia esposizione dei fatti
egli vi ha confermato nella vostra dignità di gran sacerdoti! Tuttavia voi
dovete naturalmente solo adattarvi a rinunciare alla signoria del mondo, poiché
egli è l’unico signore e re di tutta Hanoch e di tutto intero il grande regno.
Questa è per conseguenza una modifica stabilita da lui.
7. Poi i sommi sacerdoti addetti alla persona del re di facciata devono o passare
anch’essi nel rango dei gran sacerdoti, oppure devono cessare di essere quello
che sono, assieme al re di facciata, poiché da parte del re (di facciata) vengono confermati solo i gran sacerdoti e i sottosacerdoti.
8. Inoltre, è volontà e legge da parte del re che sia
posta assolutamente fine alle caste, poiché è solo lui che occupa tutti i
posti, sia temporali che spirituali.
9. L’oro e i tesori dei nostri palazzi passano in suo
pieno possesso agli scopi degli affari di stato, ma in compenso egli assicura
un adeguato stipendio a ciascun funzionario del suo regno, tanto ai laici che
agli ecclesiastici. Noi ora però dobbiamo certamente inghiottire questa pillola
piuttosto amara, perché le cose non si possono più cambiare!
10. In aggiunta, egli sa altrettanto bene quanto noi
che il nostro servizio divino non è altro che un’illusione del popolo! Perciò
egli si riserva anche di dirigere personalmente, quale capo supremo e mediante
ordini segreti da trasmettere a voi, questa faccenda del servizio divino o, per
dirla più precisamente, questa faccenda dell’illusione del popolo; nondimeno,
sarà poi compito vostro dare adeguata esecuzione alla sua volontà!
11. Infine egli stabilirà al di sopra di voi un gran
sacerdote generale, alla cui direzione noi tutti verremo a stare! Questa è ora
la sua ferma volontà. Siete contenti così?»
12. All’inizio tutti erano rimasti muti di fronte a
queste dichiarazioni, e solo dopo un po’ di tempo tutti i gran sacerdoti
lanciarono una maledizione collettiva e non sapevano che pesci pigliare per la
grande rabbia.
13. Ma il
sottosacerdote disse: «Ebbene, a che
può giovarvi adesso tutto questo maledire? Possiamo forse fare in modo che la
situazione sia diversa? Provate ad insorgere contro chi ha il potere in mano,
se avete voglia di essere prima infilzati e poi messi ad arrostire ancora vivi!
Poiché questa è la minaccia che egli ha proferito a me contro tutti i ribelli!»
14. Quando i gran sacerdoti ebbero udito questo, essi
finirono con l’arrendersi e dovettero poi mettere punto per punto per iscritto
le condizioni che conosciamo, in modo da sembrare come se essi le avessero
scelte e stabilite spontaneamente.
15. Una volta pronto questo documento, il
sottosacerdote lo prese in consegna e con esso andò nuovamente dal re.
16. Il seguito ci dirà quello che poi successe!
Il rapporto del nuovo e astuto consigliere di corte a
re Gurat e la soddisfazione di costui
La nomina del sottosacerdote a gran sacerdote generale
e consigliere segreto del re
1 marzo 1844
1. Quando il sottosacerdote consigliere si trovò di
nuovo presso Gurat, costui gli domandò immediatamente a che conclusione fosse
pervenuto con i gran sacerdoti.
2. E il sottosacerdote, con espressione quanto mai lieta, disse: «Mio re,
mio signore e mio amico! Io ti dico: alla conclusione migliore di questo mondo!
– Tu li hai ora tutti assolutamente in pugno! Tutti i loro tesori ti
appartengono; questi consistono, come tu stesso sai, nei mille palazzi in
ciascuno dei quali sono accumulate almeno centomila libbre (56 tonnellate) d’oro, il doppio di questa cifra in argento, pietre
preziose e un’inestimabile quantità ancora di altri tesori ed oggetti preziosi,
armi e provviste. Io perciò ti domando: “Sei soddisfatto di questo?”»
3. E Gurat rispose: «Se le cose stanno così e se a questo
risultato sei arrivato per effetto della tua eloquenza, allora tu sei già
adesso il mio primo consigliere di corte! Ma ora prosegui con la tua relazione
ed esponimi francamente tutti gli accordi ai quali sei giunto con i gran
sacerdoti!»
4. E il sottosacerdote disse: «Mio re, mio signore e mio amico! Sarebbe
proprio un peccato che la mia lingua dovesse affaticarsi invano!
5. Vedi, qui ho fatto mettere per iscritto su una
lamina d’oro addirittura l’intero negoziato, firmato da tutti i gran sacerdoti;
e questo dice sicuramente di più di quanto potrebbe dire la mia povera lingua!
Prendi questo documento importantissimo e leggilo, e tu ci troverai che cosa e
come ho trattato nel tuo nome con i gran sacerdoti! Io ritengo che tu vi
troverai motivo di essere contento di me!»
6. A questo punto il sottosacerdote porse il documento
a Gurat, e questi lo lesse a voce alta dinanzi a tutti i gran sacerdoti eroici
là presenti.
7. Questi applaudirono dalla gioia e proruppero in
risate e grida di giubilo per aver riportato una vittoria così splendida sui
loro nemici, e ciò per merito esclusivo di questo scaltro sottosacerdote.
8. Gurat però si rivolse al negoziatore e gli disse: «Ma
amico, la prima volta che ci vedemmo mi dicesti che avremmo dovuto permettere
che fossero i gran sacerdoti a proporre le condizioni, naturalmente con la
riserva del diritto di interdizione reale qualora le condizioni fossero
risultate contrastanti con i piani del re; da questo documento vedo in maniera
inequivocabile che sei stato solo tu a dettare le condizioni, mentre i gran
sacerdoti sono stati costretti, volenti o nolenti, ad accettare i termini posti
da te! Non c’è dubbio che abbiamo ormai il documento nelle nostre mani; ma come
stanno le cose con la vera e propria soddisfazione di questi gran sacerdoti?»
9. E il sottosacerdote rispose: «Ebbene, se vuoi vedere la vera e propria
soddisfazione dei gran sacerdoti, allora bisogna che tu rinunci immediatamente
al tuo regno; ma prima sarebbe necessario che tu facessi assassinare tutti
questi tuoi amici; allora sì che li soddisferesti pienamente, ma assolutamente
non in maniera diversa!
10. Amico, il vincitore non deve mai domandare al vinto: “Sei contento
della vittoria che ho riportato su di te?”, perché nella vittoria su di sé, il
vinto non sarà mai contento! Perciò il vincitore deve subito prescrivere e
dire: “Così deve essere, e così voglio che sia!”; al vinto invece deve solo
restare la supplica!»
11. Queste parole furono salutate con grandi applausi
da tutte le parti, e Gurat conferì subito a quel sottosacerdote la carica di
gran sacerdote generale e lo nominò suo primo principale capo di corte e
consigliere segreto.
[indice]
Il gran sacerdote generale nella sua nuova carica
davanti ai gran sacerdoti
Ai ribelli la sentenza: degradati a sottosacerdoti, e
i sottosacerdoti elevati a gran sacerdoti
2 marzo 1844
1. Il re fece subito confezionare per il
sottosacerdote una veste da gran sacerdote generale e lo munì di un decreto di
nomina reale scritto di propria mano su lamina d’oro, decreto che venne poi
firmato da tutti gli eroi che erano stati prima gran sacerdoti.
2. Provvisto di un tale documento, questo
sottosacerdote si recò subito dai gran sacerdoti nella sua nuova veste di
generale.
3. E quando questi lo scorsero così tremendamente
insignito di tanta distinzione, essi andarono in collera e gridarono: «Ah, è dunque così?
Anche tu eri un farabutto che si nascondeva tra noi? In verità, avvenga di noi
quello che deve avvenire, ma per questa profanazione bisogna che tu sia punito
con la morte da noi gran sacerdoti! O voi, sottosacerdoti a noi fedeli,
afferrate questa bestia e gettatela con la sua veste da generale nell’abisso
dove arde il fuoco vivo!»
4. Questo appello ebbe l’effetto di irritare il generale, il quale con voce imperiosa gridò: «Alt! Indietro, voi diavoli! Non
mancava proprio che questo appello, questo giudizio, per la vostra completa
rovina!
5. Guardate: qui è il documento del re e qui sono le
firme di tutti i vostri nemici e corruttori! Grazie a questo documento io sono
quello che sono, vale a dire un generale con pieni poteri sopra voi tutti!
6. Qui sotto la mia veste c’è la spada reale come
segno che il re ha posto nelle mie mani, come il documento indica, come anche
la vostra miserabile vita diabolica! Mi comprendete, voi diavoli?
7. Qui fuori però sono pronti quattromila guerrieri
corazzati! Basta un mio segnale, e voi sarete ridotti a pezzi in pochi istanti
in questa sala nella quale avete già fatto perpetrare tanti orrori e più ancora
vi apprestavate a perpetrarne secondo i vostri parecchi piani infernali!
8. Quand’ero sottosacerdote, io dovetti purtroppo
assistere per un tempo abbastanza lungo alle manifestazioni della vostra
astuzia diabolica; ma questo tempo ormai è passato, e ora voi diavoli non
contate più nulla! D’ora in poi le cose si metteranno diversamente!»
9. A questo punto il generale estrasse all’improvviso
la sua spada, diede un segnale, e nello stesso istante irruppero nella sala da
tutte le parti dei guerrieri corazzati con lucenti e poderose spade e lance.
10. E ora il generale, in tono di scherno, domandò ai
gran sacerdoti terrorizzati: «Ebbene, dove sono adesso i vostri fidi diavoli
subordinati, che mi devono afferrare e poi trascinare nel fuoco vivo?
11. Adesso vi domando: “Non volete vendicarvi del farabutto che era nascosto tra di voi? Ne
avete perduto la voglia? Perché esitate? Non sono dunque ancora qui?”»
12. I gran sacerdoti però schiumavano di rabbia e
nello stesso tempo dall’angoscia mortale, poiché essi si videro perduti.
13. Il generale però disse: «Davvero, se voi non foste così
assolutamente cattivi, vi avrei fatto senz’altro tagliare a pezzi; voi però
siete troppo cattivi per la nobile spada! Io però invertirò le parti e quindi
dispongo che voi siate retrocessi al grado di sottosacerdoti e che i vostri
fidi sottosacerdoti diventino gran sacerdoti! E così avvenga!»
14. Allora i gran sacerdoti cominciarono ad urlare,
mentre invece i sottosacerdoti cominciarono a giubilare e coronarono il
generale. I gran sacerdoti dovettero scambiare le loro vesti con i
sottosacerdoti e trasferirsi immediatamente nelle loro abitazioni, e i
sottosacerdoti si trasferirono in quelle dei gran sacerdoti.
15. E in tal modo questa scena ebbe fine.
[indice]
Il gran sacerdote generale si reca con i suoi
guerrieri al castello del re di facciata
La sottomissione sanguinosa dei sommi sacerdoti e la
detronizzazione del re di facciata
4 marzo 1844
1. Dopo questa operazione, il generale, presi con sé
alcuni guerrieri, si recò subito al castello del re di facciata dove abitavano
anche i sommi sacerdoti “onniscienti”, i quali però questa volta, assieme al
loro re-dio, non sapevano ciò che stava per piombare su di loro.
2. Quando il generale arrivò là, pretese subito di
essere ricevuto dal re.
3. Tuttavia i sommi sacerdoti si opposero a tale
richiesta del generale, poiché tanto essi, quanto il re, non sapevano ancora
tutti gli avvenimenti che in quegli ultimi giorni erano accaduti ad Hanoch.
4. Ma il generale li apostrofò dicendo: «Se voi non mi conducete
all’istante alla presenza del re, vi faccio tagliare in piccoli pezzi da questi
guerrieri!»
5. Quando i
sommi sacerdoti addetti alla persona
del re udirono questa minaccia del generale, arsero di sdegno e, estratti i
pugnali da sotto alle loro vesti, gridarono: «Vendetta contro il profanatore
della divinità del re!» E con questo grido accennarono a volersi subito
lanciare, con tutto il loro furore, contro il generale.
6. Ma il generale arretrò e comandò immediatamente ai
grandi e robusti guerrieri corazzati e muniti di spada di tagliare a pezzi i
sommi sacerdoti.
7. E gli uomini armati si precipitarono immediatamente
addosso alla piccola schiera dei sommi sacerdoti e ne spaccarono tre dalla
testa fino ai piedi, ferendone sette molto gravemente.
8. Quando la trentina di rimasti videro quello che il
generale faceva, allora caddero a terra in ginocchio e invocarono clemenza.
9. E allora il
generale richiamò i guerrieri e disse ai
supplicanti: «Prima di tutto consegnate subito le vostre armi e poi apritemi la
porta affinché io possa giungere fino al re! Quello che poi sarà di voi lo
apprenderete nella stanza del re!»
10. A questa invettiva molto aspra, i sommi sacerdoti
supplicanti gettarono subito lontano da loro i pugnali ed aprirono la sala dove
appunto il re stava salendo sul trono in vesti tutte d’oro per accogliere i
venuti e sentire le loro richieste.
11. Quando il generale fu giunto sui gradini del
trono, il re, meravigliato di tale audacia, gli domandò: «Uomo, tu, animale mortale,
cosa vuoi tu, in modo tanto sfacciato, da me, il tuo dio, dal tuo eterno
signore, il cui trono è d’oro dall’eternità? Vuoi tu da me una grazia, o una
punizione?»
12. E il generale rispose in tono ironico: «O dio, signore e re! Vedi,
io voglio né più né meno che tu adesso rinunci alla tua eternità e divinità e
che ti degni di diventare tu pure come noi un uomo-animale borghese! Per quello
poi che riguarda questo castello e questo eterno trono d’oro, essi appartengono
già a qualcun altro! Scendi dunque un po’ giù! Qui tu poi cambierai le tue
vesti d’oro con delle vesti borghesi del tutto ordinarie, e poi potrai
andartene con tutti i tuoi, fuori all’aria fresca!»
13. E il ‘dio’, digrignando i denti dalla collera, esclamò: «Va’
fuori! Va’ fuori, altrimenti faccio piovere il fuoco giù dal cielo!»
14. E il generale disse sorridendo: «Oh, oh, non bisogna che tu faccia
subito queste cose! Infatti potresti appiccare l’incendio al mare e anche alla
Terra, e per questi sarebbe certo un peccato in eterno! Vedi, vedi, tu piccolo
deuccio, che cattive cose vorresti provocare ora! Dunque, scendi giù con le
buone, altrimenti sarò costretto a farti tirare giù da questi cattivi spiriti!»
15. Allora il re batté col piede, ed alcuni
prestigiatori della natura nascosti dietro il trono produssero un fumo e
lanciarono in alto dei carboni ardenti.
16. Il generale però rise e comandò che il cattivo
deuccio fosse portato giù dal trono. La cosa fu subito fatta, e i pessimi
pirotecnici se la diedero precipitosamente a gambe con tutte le loro padelle di
carboni ardenti.
17. Questa detronizzazione, essendosi ben presto
diffusa per la città, suscitò una risata generale.
[indice]
L’interrogatorio del generale ai trenta sommi
sacerdoti, poi declassati a sottosacerdoti di primo rango
5 marzo 1844
1. Quando il re fu sistemato in questa maniera ed ebbe
indossato delle vesti borghesi, il
generale si rivolse ai trenta sommi sacerdoti e
disse:
2. «Vedete, il vostro dio è già sistemato e il vostro
re è incoronato con la corona borghese che gli starà molto meglio di questa
corona di facciata e dell’inganno, con la quale egli credeva di essere qualcosa
di grande, mentre invece era meno che nulla!
3. E ora si tratta di sistemare voi, vecchi uomini
imbroglioni senza coscienza! Ma come si dovrà fare questo? Ebbene, io vi porrò
una domanda, e dalla risposta che mi darete risulterà quello che potrete
aspettarvi! Dunque ascoltatemi!
4. La domanda è questa: “Voi eravate ingannatori del popolo, come pure di questo re da voi
ideato, consapevoli oppure inconsapevoli. Credevate davvero che questo debole
esemplare dell’umanità fosse un dio in tutte le parti, come facevate credere al
popolo, quanto allo stesso re? Credevate sul serio, in voi e presso di voi,
all’esistenza di uno o più dèi? Oppure queste cose non le avete mai credute e –
contro la vostra convinzione – avete rielaborato e deformato gli antichi miti
contenuti nei libri di Kincàr e ve ne siete serviti allo scopo di ingannare il
popolo nel modo più infame?”
5. A questa domanda bisogna che mi diate una risposta del
tutto coscienziosa! Ogni indugio e ogni intenzionale reticenza io la farò
punire con la spada! Cominciate dunque, per la prima volta nella vostra vita, a
confessare apertamente la verità con la vostra bocca! Così avvenga!»
6. A questa domanda i trenta cambiarono di colore; e
considerato che indugiando a rispondere sarebbero andati incontro a morte
certa, allora uno di loro cominciò subito a parlare e disse:
7. «Potente signor generale, tu, come ex
sottosacerdote, sai altrettanto bene quanto me chi erano i nostri signori! Non
eravamo noi, costretti da un’autorità di ferro, a sostenere tutti questi
inganni? A cosa avrebbe potuto servirci la nostra coscienza?
8. La pressione dello stomaco si fa sentire sempre più
fortemente di quella del cuore! Con la coscienza miserabilissima si può sempre
ancora vivere, ma non con lo stomaco vuoto! Perciò noi abbiamo anche placato il
cuore al fine di poter ottenere qualcosa per lo stomaco! E se per te era
indispensabile il quotidiano riempimento dello stomaco, comunque impossibile
altrettanto quanto a noi, allora tu, quale sottosacerdote, dovevi fare
altrettanto se volevi riempire giornalmente lo stomaco,!
9. Tu sapevi quanto noi quanto di vero ci fosse nella
nostra dottrina divina! E sapevi pure che questa dottrina era un evidentissimo
e vergognosissimo inganno a danno del popolo! Perché allora non andasti tu,
quale vero filantropo, dai gran sacerdoti e non rimproverasti ad essi la loro
ingiustizia che gridava vendetta?
10. Vedi, anche tu dovesti mettere a tacere la tua coscienza
in primo luogo per mantenere integra la tua pelle, e in secondo luogo perché il
tuo stomaco non avesse a percepire nessuna pressione della vacuità! Io e tutti
gli altri pure dicevamo spesso tra di noi: “È
vergognoso come il popolo viene imbrogliato da noi!”. Ma a che cosa giovava
questo? Potevamo forse fare diversamente?
11. Ma se ora sei riuscito a spezzare il potere dei
gran sacerdoti e a erigerti a signore, allora pensa che anche noi siamo uomini,
e quello che facevamo, lo facevamo perché vi eravamo costretti!»
12. Il generale rimase soddisfatto della risposta e disse: «Sta bene,
voi avete detto la verità; e quindi vi risparmierò! Io ho degradato i gran
sacerdoti a sottosacerdoti ed ho innalzato i sottosacerdoti a gran sacerdoti
grazie ai poteri conferitimi dal nuovo re Gurat, e così io, quale gran
sacerdote generale, vi rendo ora sottosacerdoti di primo rango! Così sia!»
13. Con ciò i sommi sacerdoti, i quali si aspettavano
la morte, rimasero anch’essi soddisfatti e furono immediatamente fatti trasferire
con armi e bagagli all’abitazione dei sottosacerdoti.
[indice]
L’ulteriore trattativa del generale col detronizzato
re di facciata e il suo stupido discorso imparato a memoria
L’allontanamento forzato del re di facciata e la
consegna del castello al re Gurat
6 marzo 1844
1. Quando i sommi sacerdoti furono sistemati in questo
modo, il generale si rivolse nuovamente al re di facciata e gli disse:
2. «Ebbene, adesso in queste semplici vesti sei un
cittadino e, per conseguenza, per la prima volta nella tua vita sei qualcosa di
reale; perché tu come re non eri altro che un uomo imbrogliato nella maniera
più infame, un ozioso strumento di facciata nel potere dei sacerdoti, e non
avevi nemmeno il diritto di andartene un po’ a respirare all’aria fresca!
3. Ma dato che sei ormai diventato un uomo reale e un
libero cittadino di Hanoch, dipende da te dove vorrai avere una casa tua
propria, se entro le mura della città, oppure in una delle vie, lunghe qualche
giornata di viaggio, che conducono alle dieci città-sobborgo! Oppure vuoi
addirittura avere la tua dimora in qualche sobborgo con giardini e campi?
Riguardo a ciò sei ora chiamato ad esprimerti dinanzi a noi!»
4. E il re di facciata, ancora tutto adirato, disse: «Come vi azzardate a
farmi tali domande, voi profanatori della mia santità? Cielo e Terra
appartengono certo a me, e qui si vorrebbe concedermi di scegliere al massimo
una miserabilissima casa borghese? A me, per il quale perfino questo palazzo
d’oro è una dimora vergognosissima?
5. Io, il creatore del Cielo e della Terra, che
abitavo dalle eternità in templi edificati dai soli, ora dovrei abitare qui
sulla mia Terra in una comune capanna borghese? No, no! Un dio non farà mai
questo! Egli vi abbandonerà del tutto e si ritirerà nuovamente sul suo eterno
castello edificato dai soli e da lì manderà un grande giudizio punitore su di
voi, profanatori infernali; solo allora riconoscerete che il primo inganno sarà
stato migliore del secondo!
6. Io dunque non accetto affatto case borghesi, né
alcun altra dimora, sia dentro che fuori delle grandi mura, bensì intendo
lasciarvi completamente per l’eternità e far venire sopra di voi il più
inesorabile giudizio punitore!
7. Tu, che per dare esecuzione al tuo piano sei
costretto a ricorrere alla spada di ferro, credi forse che anche un dio abbia
bisogno delle armi per attuare i propri piani? Oh, no! Basta solo un cenno, e
il Cielo e la Terra non esistono più!»
8. Ora il re aveva finito il suo discorso
faticosamente imparato a memoria, poiché questi e ancora altri simili discorsi
erano contenuti nei libri di Kincàr, e il nostro dio se ne era studiati
parecchi per farne occasionalmente uso, dato che un dio deve saper parlare un
po’ più saggiamente di un uomo qualunque.
9. Ma nonostante questo discorso fosse precisamente
uno di quelli che egli sapeva a memoria meglio degli altri, questa volta non
gli fu per niente di aiuto.
10. Infatti, in primo luogo il generale rise in faccia al divino oratore e gli disse: «Tu non devi essere così
cattivo, perché se tu volessi adesso ostinarti a non seguirmi, io sarei
costretto a farti subito applicare sul nudo sedere una dose di vergate che ti
farebbero assai male! Seguimi dunque spontaneamente, perché, vedi, ora le cose
non possono essere diverse da come sono!»
11. In secondo luogo, però, il generale diede ordine
ai guerrieri di afferrare quell’ “onnipotente
dio” e di trascinarlo via qualora non avesse voluto muoversi
spontaneamente.
12. Ma il re-dio si oppose del tutto tremendamente di
abbandonare il palazzo; ma ciò servì poco.
13. Tre guerrieri lo agguantarono e lo portarono fuori
all’aperto, e lo condussero poi immediatamente dinanzi ai gran sacerdoti.
14. Ma siccome anche là continuava a dare in
escandescenze e a lanciare maledizioni, allora il generale gli fece
somministrare sul serio sul sedere denudato una giusta dose di vergate, e
questa cura ebbe l’effetto di calmare il re-dio che finì col rassegnarsi al suo
destino.
15. Per tre giorni di seguito il generale fece poi
spazzare e pulire il castello d’oro, e poi si recò da Gurat e gli consegnò le
chiavi del castello, facendogli infine rapporto riguardo a tutto quello che
aveva fatto per lui. Non occorre certo menzionare che Gurat si mostrò
immensamente soddisfatto di come erano andate le cose.
[indice]
La presa visione delle nuove istituzioni sacerdotali
da parte del re Gurat
L’ultimo arrogante discorso, però giusto ed
ammonitore, degli ex sommi sacerdoti degradati a sottosacerdoti
8 marzo 1844
1. Pertanto, Gurat stabilì una giornata intera da dedicare all’ispezione delle istituzioni
sacerdotali riformate dal generale, e a tale scopo fu fissato il settimo
giorno.
2. Giunto che fu questo giorno, Gurat radunò tutta la
sua corte e con questa si recò, accompagnato dal generale, all’enorme palazzo
residenziale dei sacerdoti, il quale aveva così tante stanze da potervi
alloggiare comodamente cinquecentomila persone.
3. E quando Gurat entrò nel grande castello che
conosceva benissimo, i nuovi gran sacerdoti lo accolsero con ogni distinzione
quale loro collega di una volta e si congratularono oltre ogni misura con lui;
tuttavia, quando si trovò in presenza dei sottosacerdoti, nessuno di essi si
mosse, anzi ciascuno distolse la propria faccia via da lui.
4. Questo sorprese Gurat, ed egli chiese, al gruppo
testardo ed insolente dei sottosacerdoti, il perché gli avessero riservato
quell’accoglienza ostile, quantunque essi sapessero che egli era il signore
assoluto di tutta Hanoch, nonché di tutto l’intero grande regno.
5. I sottosacerdoti (gli ex gran sacerdoti) risposero: «Noi non ti riconosciamo affatto quale
signore sopra di noi, bensì come un ribelle contro la nostra legittima
sovranità stabilita da tutti gli déi! Noi dobbiamo certamente obbedirti, dato
che hai accentrato ogni potere su di te, ma non potremo mai in eterno avere
alcuna considerazione di te, né meno ancora potremo consacrarti e incoronarti!
6. Noi faremo di sicuro quello che ci comanderai, ma
le nostre facce rimarranno in eterno distolte via da te, e i nostri cuori
saranno sempre colmi di disprezzo per te!
7. Ma come noi ci comporteremo verso di te, così si
comporterà verso di te anche l’antico Dio principale e i nuovi dèi, che altro
non sono che le Sue forze agenti!
8. Noi dominammo il popolo nel Suo Ordine; noi
togliemmo al popolo l’oro che è un veleno capitale per la vita interiore ed
umiliammo i superbi con le catene della schiavitù e col divieto della parola.
Noi però commettemmo un errore, e questo consistette nel fatto che il veleno
giallo lo trattenemmo per noi! Esso ci avvelenò ed accecò, e non potemmo più
penetrare i piani dei nostri nemici; ed è perciò che ora noi languiamo qui
quali pessimi patrocinatori degli interessi eterni dell’antico Dio!
9. Ma questo ci accade giustamente, e noi siamo lieti
che Dio ci abbia afflitti così benevolmente, e siamo felici di riconoscere che
Dio ci abbia afflitto in questo modo; ma come tu ti sei allontanato da noi,
così ti sei allontanato da Dio, e non potrai mai più trovare il modo di
ricongiungerti a Lui!
10. Non ci rincresce la perdita della nostra
magnificenza, bensì ci fa stare male l’essere stati uccisi a metà di quella
via, procedendo per la quale avremmo ricondotto il popolo all’Ordine antico!
11. Ora però quello che è stato è stato! Tu ora hai
ucciso tutti gli spiriti negli uomini; in loro non vive altro che la forza
della natura, che tu ritieni il solo Dio!
12. Perciò si è anche resa colma la misura della quale
un giorno Caino ebbe notizia e della quale profetizzò Farak, e il Giudizio di
Dio ci sta già sulla nuca! Per conseguenza, al posto di una benedizione ti
venga da parte nostra la maledizione! Queste siano le nostre ultime parole per
te!»
13. Questa accoglienza non piacque affatto a Gurat,
che anzi si infuriò, fece flagellare tutti quei sottosacerdoti e li fece
bandire dalla città confinandoli nelle vaste rive del mare, e al loro posto
egli nominò poi degli altri sottosacerdoti che gli erano estremamente
affezionati.
14. Ma con questa spedizione di sottosacerdoti venne
anche eliminata ogni traccia di Me, l’unico vero Dio, ed ebbe pienamente inizio
il più vuoto e tenebroso paganesimo.
15. Questi vecchi sacerdoti Mi conoscevano ancora,
almeno per loro conto; ma una volta che furono esiliati, nessuno Mi conobbe
più. Infatti i gran sacerdoti eroici erano ancora dei novizi e non erano stati
mai iniziati nella sapienza dei vecchi, e così di Me non ne sapevano che poco o
nulla!
16. Ora quello che poi avvenne, noi lo vedremo in
seguito!
[indice]
La furbesca politica del gran sacerdote generale e il
suo discorso al gran Consiglio
La decisione di isolare l’altopiano dalla pianura
9 marzo 1844
1. Dopo la spedizione (in esilio) degli ex sommi sacerdoti degradati e
l’insediamento dei nuovi sommi sacerdoti, Gurat convocò un Consiglio dei
sacerdoti allo scopo di stabilire quale aspetto avrebbe dovuto assumere in
avvenire la nuova dottrina di Dio per il popolo.
2. E quando il Consiglio si trovò radunato nel
castello reale, il gran sacerdote generale si alzò immediatamente e disse: «Mio re e mio
signore, concedimi che io prenda la parola su questo importante argomento, dal
quale unicamente e soltanto dipende il tuo benessere, nonché quello di noi
tutti! Infatti se noi impostiamo la dottrina divina in maniera grossolana e non
le conferiamo il più grande sfarzo e sfoggio, allora la dottrina stessa sarà
come se non ci fosse affatto!
3. Per questo motivo gli dèi già conosciuti al popolo devono essere
mantenuti, ed anzi sarà conveniente aggiungerne degli altri ancora, però
apportando delle importanti modifiche al sistema, costruendo, in varie località
da scegliere fra le più mistiche, dei grandi templi in stile quanto mai
mistico, facendo poi collocare in ciascun tempio una figura della rispettiva
divinità nella forma più grande possibile, poiché tutto il colossale fa sempre
una potente impressione sull’uomo che guarda e ne scuote il suo animo.
4. Per ciascuna divinità noi dovremo anche ideare dei
sacerdoti, che però dovranno essere unti con tutti gli unguenti della politica
spirituale e dovranno essere in grado, grazie alla magia naturale, di fare
operare alle loro divinità i corrispondenti prodigi. Un tale sacerdote dovrà
conoscere a fondo la meccanica e la chimica, e con quanta maggiore scaltrezza
saprà produrre i prodigi, in condizioni tanto migliori egli verrà a trovarsi!
5. Infatti sia assolutamente lontano da noi il pensiero di stipendiare
questi sacerdoti con le casse dello stato, bensì a ciascuno sia detto: “Ecco, il tempio è un pezzo di lardo! Tu vi
sei posto dentro come un gatto; se vuoi mangiare, sappi come acchiappare il
pezzo di lardo!”, e noi possiamo essere anticipatamente convinti che, in
pochi anni, il nostro regno traboccherà di tutti i tipi immaginabili di prodigi
e il popolo non saprà affatto che pesci pigliare [perché sarà sempre dedito] al
raccoglimento e alla devozione!
6. Prima di tutto bisognerà fare attenzione che ciascun sacerdote dell’uno
o dell’altro tempio tenga la massima discrezione riguardo a quella determinata
divinità; poi occorrerà che, sotto pena di morte, egli sia sempre moderato nell’esprimersi
dinanzi a ciascun uomo del popolo; e che infine egli disponga le cose in modo
che riesca difficilissimo avvicinarsi a lui per parlargli, e se egli dovrà
parlare con qualcuno, occorrerà che si esprima nel modo più incomprensibile
possibile, perché ciò che la comune persona razionale comprende, non lo reputa
divino!
7. Ad ogni tempio però bisognerà poi istituire anche
un oratore popolare dalla lingua sciolta, che dinanzi al popolo sappia
magnificare a dovere i prodigi del tempio e della divinità che vi dimora; ma
per formare sacerdoti e oratori di questo tipo si dovranno istituire delle
scuole esclusivamente qui ad Hanoch!
8. Io penso che, se si adotterà questa mia proposta, ci saremo sistemati
per sempre e non ci occorrerà neppure imporre al popolo dei tributi diretti,
poiché i templi con i loro idoli e i loro sacerdoti lo solleticheranno già
comunque a tirare fuori i tesori nella maniera più innocente di questo mondo,
pur dando l’impressione che il governo sia in mano agli agnelli e alle colombe.
Ma che il mondo voglia essere ingannato, questa è una cosa nota dai tempi più
antichi. Dunque, che sia ingannato come esso vuole!
9. Adesso però ancora una cosa! Tu, re, devi proprio
riconoscere la sovranità dell’altopiano? Io non so proprio vedere a che cosa
possa essere buono questo! Io ritengo invece che noi, trovandoci sul fondo
[dell’altopiano], dovremo essere più saldi dell’altopiano!
10. Sai, o re, quello che possiamo fare noi? Ecco, noi
togliamo via la scala, e che provino poi quelli dell’altura a capire come
potranno scendere da noi; in altre parole noi spianiamo di cento altezze di
uomo ogni possibile accesso all’altopiano fino a farlo diventare una scarpata,
e poi, che il popolo dell’altopiano si faccia crescere le ali, se vuole venire
giù da noi!
11. Per ora non dico di più; il resto lo lascio a te,
o re!»
12. Il re e tutti gli altri furono oltremodo
soddisfatti di questo consiglio che venne attuato anche al più presto col
massimo fervore. Già il giorno seguente furono chiamati a raccolta tutti gli
architetti, i modellatori e i minatori per prendere le disposizioni del caso.
[indice]
L’isolamento dell’altopiano con la spianata dei pendii
delle montagne
La costruzione di mille nuovi templi pagani in
brevissimo tempo con l’impiego di enormi forze
11 marzo 1844
1. I minatori presero con loro duecentomila uomini,
ciascuno provvisto degli arnesi necessari per la realizzazione dell’opera.
2. Gli ingegneri esaminarono accuratamente tutti i
punti di possibile accesso all’altopiano e rilevarono che ce n’erano una
cinquantina i quali, in caso di estrema necessità, avrebbero potuto permettere
la discesa dall’altopiano alla pianura. Se invece qualcuno avesse voluto
salire, avrebbe certo potuto giungere fino alle molte muraglie di sbarramento
delle gole, ma non gli sarebbe stato affatto possibile superare quelle muraglie
che erano altissime; gli abitanti dell’altopiano invece potevano, per mezzo di
scale di corda, scendere dalle muraglie e da lì poi anche raggiungere la pianura
del bassopiano.
3. È vero che sull’altura c’erano più di cinquanta
passi sbarrati; ma i fossati e le gole, quanto più scendevano nella pianura,
tanto più andavano riunendosi, in modo che venti fossati e gole costituivano
infine un solo fossato principale. Una volta che questo fosse stato reso
impraticabile, tutti i passaggi nelle zone più alte convergenti in questo
fossato principale non sarebbero serviti a niente.
4. Nel giro di tre mesi i cinquanta accessi furono
ridotti a parete verticale per duecento altezze d’uomo, e ciò spesso per una
lunghezza da quaranta fino a cento klafter (da
76 a 190 m). Con ciò agli abitanti dell’altopiano venne reso assolutamente
impossibile l’accesso alle pianure di Hanoch; e così questo lavoro, come
abbiamo visto, venne condotto a termine in modo funzionale, in un tempo
brevissimo, mentre nel tempo attuale (1843) la stessa opera richiederebbe
sicuramente un lavoro di parecchi anni.
5. Questi popoli dei primordi avevano comunemente questo di particolare, e
cioè, prima calcolavano bene un lavoro, poi però impiegavano in una sola volta
tanta forza che un simile lavoro veniva compiuto nel più breve tempo possibile.
6. Infatti, essi dicevano: “Il costo è lo stesso sia che noi impieghiamo per un determinato lavoro
pochi operai per un tempo più lungo, sia che se ne impieghiamo molti per un
tempo più breve; nel secondo caso però guadagniamo tempo e facciamo in modo che
l’opera diventi utilizzabile molto tempo prima, cosa questa che rappresenta un
vantaggio fondamentale!”
7. Considerandola dal lato terreno, la loro speculazione era del tutto
giusta, e chi volesse applicare una simile regola nel campo spirituale, quello
certo si troverebbe molto meglio che non proseguendo sulla via della tiepida
lentezza!
8. In questo stesso modo si procedette anche alla
costruzione dei templi, nei quali furono impiegati due milioni di operai, e nel
giro di un anno si trovarono edificati dappertutto e completamente arredati,
ogni tipo di templi con i loro edifici accessori nel numeri di circa mille in
tutto.
9. Come però fossero distribuite le divinità in questi
templi e come queste fossero state sistemate in modo da poter operare prodigi,
questo lo vedremo in seguito mediante qualche schizzo!
Descrizione del tempio del dio-bove e i relativi
trucchi di illusionismo per arraffare offerte al popolo credulone
12 marzo 1844
1. Qui ci sono alcuni schizzi delle strane
raffigurazioni degli idoli nei templi:
2. In una profonda gola di montagna, dove un impetuoso
torrente di montagna si riversava a precipizio e si polverizzava nella caduta
giù da alte pareti rocciose, vi era stato edificato un grande tempio
semicircolare dentro ad una considerevole conca tra le rupi.
3. La parete frontale era diritta e serviva da
chiusura ad una costruzione a forma semicilindrica, dietro la quale poi si
trovava l’abitazione del relativo gruppo sacerdotale.
4. In cima alla parete frontale di questo tempio si
trovavano due grandi finestre ovali, raffiguranti gli occhi di un bue.
5. Un paio di klafter (3,8 m) più sotto, ma precisamente nel mezzo tra le due finestre
superiori, c’erano altre due finestre ellittiche tenute piuttosto vicine l’una
all’altra; però il loro allungamento era verticale rispetto alle due finestre
superiori corrispondenti che si aprivano orizzontalmente e che raffiguravano
gli occhi di un bue.
6. Infine da basso c’era un portone sostenuto da tre
colonne di color nero, largo circa quattro klafter (7,6 m) ed alto un klafter e mezzo (2,85 m), il quale, visto a distanza, dava abbastanza l’impressione
di un muso di bue.
7. E dato che tutta la parete frontale intorno alle
finestre superiori ed inferiori, nonché intorno al portone, era dipinta così da
sembrare una testa di bue e che alla sommità della parte, al di sopra delle
finestre a forma di occhi, c’erano due propaggini simili a due corna, e così
pure ad entrambi i lati della parte frontale, all’altezza delle finestre a
forma di occhi e parallelamente a queste, c’erano due grandi orecchie di
lamiera dalle quali usciva continuamente un fumo poderoso introdottovi mediante
dei tubi, allora tutto ciò conferiva a questa facciata l’aspetto orribilmente
imponente di una testa di bue.
8. L’interno del tempio era dipinto in colore rosso
scuro, e nel fondo del tempio, come in una grandissima nicchia, era collocato
un bue colossale fatto di lamiera di rame. Le sue zampe posteriori erano così
grosse che, per mezzo di una scala, si poteva con tutta comodità salire nel
grande ventre del bue e preparare ogni specie di trucchi di illusionismo.
9. Questi trucchi di illusionismo consistevano in
questo: nell’occasione in cui venivano organizzati pellegrinaggi a questo
tempio quanto mai prodigioso e a questo idolo, l’enorme testa veniva fatta muovere
continuamente su e giù mediante una leva interna. Poi dentro al ventre era
sistemato un poderoso mantice. Mediante questo, veniva spinto con forza, fuori
dalle fauci del bue, fumo e non di rado anche fiamme, dopo di che dentro al
corpo del bue si faceva sentire un rumore potente come di tuono.
10. E quando il terribile tuono era cessato, solo
allora il sacerdote, che si trovava dentro il ventre del bue, si muniva di un
grande megafono di lamiera e rivolgeva alcune parole sconnesse al popolo che
era tutto tremante.
11. Dopo di che il bue veniva fatto stare fermo, e poi
da una porta posteriore appariva il gran sacerdote che accendeva dei profumi e
stabiliva il sacrificio che doveva essere fatto dal popolo e il momento in cui
doveva essere fatto.
12. Chi possedeva un bovino doveva fare qui la sua
offerta, altrimenti ben presto il bovino gli si sarebbe ammalato e sarebbe
crepato, cosa questa alla quale naturalmente avrebbero provveduto i
servizievoli spiriti di questo tempio.
13. Prossimamente vedremo ancora altri schizzi!
[indice]
Descrizione del tempio del Sole e i relativi trucchi
di illusionismo
13 marzo 1844
1. Lontano una buona giornata di viaggio da Hanoch,
verso Mezzogiorno, su di un monte roccioso e del tutto spoglio, era edificato
un tempio tra i più sospetti, nel quale veniva venerato il Sole.
2. Ma perché questo tempio era tanto sospetto? La
descrizione che seguirà ce ne fornirà una chiara spiegazione!
3. Il tempio era perfettamente circolare. Una metà del
tempio era chiusa da una solida parete, mentre l’altra metà era aperta e
consisteva di sei colonne che sorreggevano il tetto rotondo a forma di cono.
4. Dalla parte della parete solida, rivolta verso la
Sera (l’occidente), c’era l’edificio sacerdotale che poteva accogliere cento sacerdoti e che
era alto come il tempio, e cioè aveva un’altezza di dieci klafter (19 m) e così pure era il suo diametro.
5. Precisamente nel mezzo della parete solida del
tempio c’era uno specchio concavo finemente levigato fatto di una grossa
lamiera d’oro ed avente il diametro di circa due klafter (3,8 m), il quale, per mezzo di un meccanismo molto ingegnoso,
poteva essere orientato in tutti i gradi di un semicerchio, verso l’alto e il
basso nonché verso destra e sinistra.
6. Alla distanza di dieci klafter (19 m), in corrispondenza esatta alla distanza focale dello
specchio c’erano, in direzione della Sera, tra le sei colonne, degli altari per
le offerte di forma rotonda aventi quattro piedi di diametro e cinque piedi di
altezza.
7. Un corridoio sotterraneo conduceva dalla dimora dei
sacerdoti esattamente sotto all’altare centrale, cioè quello che, dei cinque
altari, tra le sei colonne era naturalmente al centro.
8. Questo altare era cavo, e sotto di esso era
applicata una macchina di sollevamento che terminava in una piattaforma di
pietra che combaciava perfettamente con l’incavo praticato nell’altare.
9. Quando dunque il sacerdote sacrificale, nella sua
veste dorata, voleva comparire nel tempio intorno al quale era radunato il
popolo, egli saliva sulla piattaforma di pietra che, tramite la macchina di
sollevamento, veniva spinta in alto, sollevava naturalmente col capo il
coperchio d’oro dell’altare e veniva così a trovarsi d’improvviso, come per
effetto di magia, sull’altare con un martello d’oro in mano.
10. E quando il popolo, avvicinandosi per osservare
l’altare, si persuadeva che era fatto di solida pietra attraverso la quale non
avrebbe potuto passare alcuna creatura umana naturale, esso era indotto a
considerare il sacerdote come un essere superiore. Dopo di che il sacerdote
abbassava nuovamente il coperchio dell’altare, borbottava qualche parola
incomprensibile, batteva infine tre volte sul coperchio dell’altare e
immediatamente questo si sollevava di nuovo portando un secondo sacerdote
provvisto di profumi.
11. Questa operazione si ripeteva per tre volte
ancora. Poi l’altare di mezzo veniva saldamente chiuso, si scoprivano gli altri
quattro altari e i quattro sacerdoti sacrificali disponevano le loro offerte di
profumi sulle lastre di pietra ugualmente bianche.
12. Messe al loro posto le offerte, i sacerdoti si
prostravano in adorazione dinanzi allo specchio concavo che aveva la forma del
Sole. Quindi il gran sacerdote batteva con il martello su un’altra lastra, e
nello stesso istante lo specchio concavo, tenuto solitamente nascosto, appariva
scoperto e veniva fatto girare per mezzo di un meccanismo interno manovrato da
un addetto.
13. Il potente punto focale cadeva ora su uno dei
quattro altari, e in un attimo consumavano le offerte di profumi facilmente
infiammabili.
14. E quando le offerte erano consumate su tutti e
quattro gli altari, allora un oratore saliva sull’altare di mezzo e faceva un
tremendo discorso al popolo, dimostrando che il Sole era del tutto in potere di
questo tempio; perciò se il popolo desiderava belle giornate e una buona
annata, avrebbe dovuto fare offerte molto consistenti.
15. Non occorre che Io dica di più riguardo a
quest’opera satanica, poiché ognuno che pensi può facilmente farsi un’idea
degli effetti che questo inganno doveva produrre tra il popolo tenuto nelle
tenebre più fitte.
16. Altre cose del genere ci riserviamo di
considerarle la prossima volta!
[indice]
Il tempio dei venti con i suoi potenti getti d’aria
prodotti artificialmente
15 marzo 1844
1. Ad oriente di Hanoch, e precisamente ad una
distanza di tre giori di viaggio, si trovava una regione moderatamente montuosa.
2. La parte più alta di questa regione montuosa era
costituita da quattro colline di uguale altezza aventi tutte una forma conica
abbastanza regolare; queste quattro colline non erano disposte in fila, bensì
in modo che le rispettive cime venivano a formare le estremità, ovvero gli
angoli, di un quadrilatero un po’ irregolare.
3. Sull’altopiano limitato da queste quattro colline,
e discretamente vasto, si trovava un lago abbastanza ampio che aveva
l’estensione di circa tre ore di cammino. Questo lago aveva quattro deflussi
piuttosto abbondanti, e questi scorrevano naturalmente attraverso le quattro
valli tra le quattro colline.
4. Su ciascuna di queste colline era edificato un
tempio aperto a colonne, e alquanto più in basso – quasi in vicinanza del lago
– erano costruite anche le abitazioni per i sacerdoti, le quali però non
avevano porte che fossero visibili esternamente, bensì dalla parte opposta
della collina c’era un tunnel, e soltanto attraverso di esso si poteva giungere
nell’interno delle abitazioni; e così pure anche ciascuna abitazione comunicava
col rispettivo tempio mediante una galleria sotterranea che giungeva fino alla
sommità della collina.
5. Nel mezzo di ciascun tempio sorgeva un grandioso
pilastro, e su ognuna delle quattro pareti del pilastro era incassata una
colossale testa cava di metallo e lavorata in modo piuttosto grossolano.
Ciascuna di queste teste teneva la bocca aperta nell’atteggiamento come di un
uomo intento a soffiare su un carbone acceso, o di qualcosa di simile; solo che
quest’apertura aveva due buoni piedi (63,2
cm) di diametro.
6. Il pilastro era in comunicazione con una grotta
artificiale del tutto nascosta situata in basso, mediante una tubazione
sotterranea del diametro di due piedi (63,2
cm) e lunga duecento klafter (380 m).
In questa grotta, che era vasta come un’attuale chiesa abbastanza grande, c’era
un potente mantice a vento che veniva azionato da una ruota idraulica, che ad
ogni secondo poteva convogliare attraverso la menzionata tubazione circa
diecimila piedi cubici d’aria verso ciascun tempio. Naturalmente ogni tempio
aveva, nella gola a valle, un proprio mantice.
7. Quattro volte all’anno in questa regione dei
prodigi veniva celebrata una grande festa dei sacrifici dedicata, naturalmente,
ai quattro venti. A questi quattro venti ciascuno doveva sacrificare, in misura
alquanto abbondante, tutto ciò che egli aveva, altrimenti egli avrebbe avuto da
temere sempre le più violenti tempeste. In occasione di simili feste dei
sacrifici, quella località pullulava di migliaia e migliaia di pellegrini, i
quali erano stracarichi di offerte di ogni tipo.
8. Quando molta gente si trovava così radunata intorno
ai templi, d’improvviso, come per effetto di magia, comparivano nel tempio i
sacerdoti, tramite una opportuna porta artificiale nascosta in una delle
colonne. Con una bandiera essi facevano un segnale convenuto che poteva essere
scorto dai posti dove erano scavate le grotte, e allora i mantici venivano
subito azionati dai meccanici provocando così, fuori dalle bocche delle quattro
colossali teste situate sul pilastro, una corrente d’aria così potente che,
ancora alla distanza di venti klafter (38
m), pareva che si fosse scatenata la violenza di un uragano.
9. Era in questo modo che il popolo riconosceva i
signori dei venti e doveva di tanto in tanto fare loro delle offerte
considerevoli, se voleva renderseli propizi, ma tuttavia non era lecito fare
troppo affidamento sulla loro fedeltà, perché i signori dei venti, come si sa,
sono molto instabili!
10. Questi soffiatori potevano essere diretti anche
sulla superficie del lago mediante altre tubazioni, e in questo caso il lago
cominciava a ondeggiare in modo piuttosto accentuato, specialmente nei dintorni
dove l’aria della tubazione spingeva l’acqua del lago.
11. Ognuno può immaginarsi quali effetti potessero
produrre simili grandiosi illusionismi sullo stolto popolo!
12. Prossimamente vedremo ancora di tali schizzi!
[indice]
Il tempio del dio dell’acqua e delle dodici feste
all’anno
16 marzo 1844
1. In un’altra regione pure montuosa, situata a circa
due giornate di viaggio da Hanoch, in direzione di nord-est, era stato
costruito un tempio dedicato al dio dell’acqua. Com’era questo tempio, però, ce
lo mostra subito il seguente e conciso schizzo!
2. Nella regione predetta, che era circondata da ogni
parte da ripide montagne, si trovava un lago assai grande, che aveva un
perimetro di trenta miglia (222,6 km),
ovvero di sessanta ore di cammino.
3. Nel mezzo di questo lago c’era un’isola che aveva
uno spazio spianato di almeno quattro miglia quadrate (29,7 Km2) ed era disseminata di scogli e di piccole
colline, ma molto erte e ricchissime di sorgenti, e le abbondanti acque
irrigavano perfettamente la parte più piana di quest’isola rendendola assai
fertile.
4. Quest’isola era stata scelta dagli déi dell’acqua e
proprio nel mezzo essi si erano fatti costruire un castello molto imponente
intorno al quale correva un largo fossato colmo d’acqua che veniva alimentato
da cento sorgenti artificiali.
5. Nel mezzo di questo castello dalla forma
quadrangolare si innalzava un maestoso tempio aperto, nel quale, dentro ad
un’immensa conchiglia di pietra lavorata a scalpello, stava ritto sulle sue
zampe un colossale drago marino, che però non era affatto di pietra, bensì di
una lamiera di rame legato con l’oro e lavorato molto artisticamente.
6. Sulla schiena del drago stava una figura di uomo
altrettanto colossale, dello stesso materiale metallico, la quale, per mezzo di
un meccanismo interno molto semplice, girava continuamente di qua e di là il
capo e ogni tanto alzava in alto la mano destra.
7. Ed ogni qualvolta questa figura alzava in alto la
mano, in cima al tetto rotondo del tempio si sprigionava fuori, da un apposito
tubo, un fortissimo zampillo d’acqua per un’altezza di dodici klafter (22,8 m), cosa questa che naturalmente
dinanzi agli occhi dello stolto popolo costituiva uno spettacolo quanto mai
prodigioso.
8. Qui erano costruite ancora una quantità di altre
opere d’arte d’acqua, e col tempo tutta l’isola si trovò disseminata di
sorgenti di ogni tipo; sennonché scrivere in modo particolareggiato tutte
queste cose sarebbe necessario un libro a parte. Per conseguenza conviene
passare di nuovo all’argomento principale!
9. Al dio dell’acqua venivano dedicate dodici feste
all’anno. E chi nel regno di Hanoch avesse avuto l’intenzione di scavare un
pozzo in qualche luogo, doveva prima fare la sua offerta al dio dell’acqua.
Quando uno si lavava, doveva sempre ricordarsi del dio dell’acqua, e ogni sette
giorni era tenuto a mettere da parte una piccola offerta; ma chi invece voleva
fare un bagno, doveva fare un’offerta già considerevole che doveva comunque
essere consegnata a qualche sorvegliante delle acque nominato dal dio
dell’acqua, altrimenti l’interessato non avrebbe dovuto far conto su alcuna
fortuna nell’acqua!
10. Anche i lavandai, i barcaioli, i pescatori e
chiunque a causa della sua professione avesse avuto a che fare con l’acqua,
dovevano sacrificare al dio dell’acqua, altrimenti li attendeva un’imprevista
avversità, che era naturalmente provocata dai maestri delle acque, e questo
accadeva dappertutto laddove c’erano delle acque.
11. Ma affinché tutto il popolo del regno di Hanoch aderisse
volonterosissimamente a tali sacrifici, su quest’isola venivano celebrate –
come già detto – dodici feste all’anno. In occasione di queste feste il lago
pullulava di imbarcazioni di ogni tipo per trasportare i pellegrini qua e là.
12. Sull’isola c’erano anche alberghi in grande
quantità, dove gli ospiti venivano spremuti il più possibile, e in tali
occasioni anche i pescatori e i barcaioli di questo lago al servizio dei
sacerdoti traevano dei profitti straordinari. È vero che dalle rive del lago
all’isola ciascuno veniva trasportato gratuitamente, ma tanto più invece si doveva
pagare per il ritorno.
13. Io ritengo che riguardo a questa mostruosità non
occorra sapere di più! Perciò noi ora passeremo a considerarne un’altra, se
possibile ancora più ‘lodevole’.
[indice]
Il tempio del dio del fuoco aperto due volte l’anno
18 marzo 1844
1. Un grande tempio era stato costruito pure in
un’altra regione tra montagne molto ricche di sorgenti di nafta.
2. Il tempio era del tutto senza finestre e quindi del
tutto chiuso, e si poteva arrivare all’interno unicamente per vie sotterranee,
attraverso un corridoio a svolte serpentine, finito il quale vi era una scala a
chiocciola.
3. Questo tempio era molto spazioso e poteva
contenere, nelle sue gallerie e nel suo spazio a pianoterra, ben ventimila persone,
senza che con ciò ne risultasse una calca.
4. La copertura del tetto, che consisteva in molte
cupole rotonde, era sorretta da molti poderosi pilastri, e in ogni cupola era
praticata obliquamente un’apertura allo scopo di dare sfogo al fumo che si sviluppava
nel tempio.
5. In fondo al tempio, dentro ad una specie di nicchia
di forma ovale ed allungata, su di un piedistallo ovale a gradinata era
collocata un’immensa statua di un uomo nudo di dimensioni colossali. Questa
statua stava seduta su un enorme cubo di pietra che aveva un lato di quattro
klafter (7,6 m), quindi sedici
klafter quadrati (30,4 m2) di
superficie e un volume di sessantaquattro klafter cubi (121,6 m3). La statua però era formata semplicemente da
lamiere di rame, era quindi vuota e, nel suo spazio interno poteva contenere
cinquecento persone; e da lì dentro si poteva fare ogni tipo di spettacolo
nell’occasione di feste che venivano celebrate solo due volte all’anno.
6. Intorno all’enorme piedistallo a gradini della
statua, ad una distanza di tre klafter (5,7
m), disposti su un cerchio ovale, c’erano duecento altari rotondi di due
piedi di diametro (63,2 cm) e alti un
klafter (1,9 m), sotto ai quali
veniva incanalata una ricca sorgente di nafta.
7. Gli altari erano costituiti da cilindri di rame
completamente riempiti di pietra pomice pestata. Il petrolio in questo modo
saliva abbondantemente, secondo la legge dell’attrazione, attraverso i pori
della pietra pomice per tutto il cilindro, e bastava passare con una candelina
sulla superficie oleosa dell’altare, e questo ardeva subito con fiamma molto
bianca simile a quella della cosiddetta luce dei bengala[36].
8. Questi altari ardenti illuminavano l’interno del
tempio in maniera così forte da superare la luce del giorno, e venivano
lasciati ardere continuamente giorno e notte, e non venivano mai spenti.
9. Però anche lungo i pilastri correvano una grande
quantità di tubi di rame che si diramavano per tutte le gallerie. Dove mai nei
tubi c’era un’apertura, anche là bastava accostare una candelina e l’olio della
Terra molto eterico bruciava immediatamente.
10. Quando dunque veniva il giorno stabilito per la
festa da celebrare in onore di questo “dio del fuoco” e dei suoi servitori,
allora centinaia di migliaia di pellegrini affluivano da tutte le parti e
portavano molte e cospicue offerte a questo idolo.
11 In tali occasioni i sacerdoti di questo idolo
organizzavano ogni tipo di spettacoli del fuoco, e l’uno superava l’altro in
grandiosità, sfarzo e molteplice magnificenza. L’intera regione montuosa
circostante veniva illuminata durante la notte in modo particolare e in maniera
così intensa, che non si sarebbe potuto distinguere quando cominciava a fare
giorno.
12. Dentro al tempio l’idolo parlava al popolo della
sua potenza, come se stesse parlando con mille voci, e si vantava sopra ogni
misura, e al di fuori del tempio invece predicavano i sacerdoti.
13. Quale effetto tutto ciò dovesse fare sullo stolto
popolo, questo non occorre descriverlo con maggiori particolari; quello che
merita ancora di essere menzionato, è che a queste feste, a causa dei numerosi
spettacoli principali, intervenivano sempre anche le persone dei ceti più
elevati.
14. Lo stesso Gurat e il suo generale con il loro
seguito non vi mancavano mai. Però non occorre aggiungere altro per riconoscere
a quale alto grado era già stata spinta qui l’idolatria.
15. Ad ogni modo faremo seguire ancora qualche altro
schizzo!
[indice]
Il tempio dell’amore dedicato a Naeme
20 marzo 1844
1. Nella stessa Hanoch era stato edificato un tempio
meraviglioso, che però rimaneva aperto in qualsiasi momento del giorno; bastava
solo che il visitatore fosse disposto a fare delle offerte assai ricche alle
belle sacerdotesse, alle semidee e del tutto particolarmente alle dee complete.
2. Ebbene, come era dunque ordinato questo tempio,
come era disposto, e a chi veniva qui tributata una venerazione divina? La
breve descrizione che seguirà, basterà a rendere quanto mai chiara la cosa!
3. Il tempio sorgeva fuori dalla porta che volgeva
verso la regione dei figli di Dio, e dietro al tempio, non molto lontano, la
montagna aveva il suo inizio.
4. Nei libri di Kincàr era stata trovata una
raffigurazione assolutamente infuocata di Naeme, la quale, in base alla descrizione,
era così bella che perfino le pietre le sarebbero corse dietro.
5. Di conseguenza, a questa Naeme era stato edificato
un sontuosissimo tempio, che era una costruzione rotonda ed aperta consistente
esternamente di trenta colonne e, all’interno delle trenta colonne, situati
alla distanza di tre klafter (5,7 m) l’uno
dall’altro, vi erano dieci pilastri disposti in buon ordine, così che dietro ad
ogni tre colonne si innalzava un pilastro che contribuiva a reggere il tetto
circolare.
6. Intorno al tempio sorgevano tre palazzi; l’uno per
le sacerdotesse, l’altro per le semidee, e il terzo per le dee complete.
7. Nel mezzo del tempio stesso, su un basamento
intensamente dorato, era raffigurata, con grandissima arte nel marmo bianco,
Naeme completamente nuda, e la statua era di grandezza alquanto colossale.
Addossate ai pilastri, e con i piedi poggianti su basamenti più bassi, erano
collocate delle statue di uomini nudi e nello stato della massima eccitazione,
e queste statue avevano tutte la faccia rivolta verso Naeme nuda.
8. Intorno al tempio e ai tre palazzi c’era un
giardino che aveva un’estensione immensa e che, in quanto a sontuosità e ad
arte, non lasciava proprio nulla a desiderare.
9. Il giardino stesso consisteva di tre reparti, ed
uno di questi, il principale e più lussuoso, era come un labirinto
artisticamente disposto; ma i corridoi di questo labirinto non erano, come si
potrebbe immaginare, limitati da mura chiuse, bensì da graziose staccionate, in
modo che da un corridoio si poteva vedere in cento altri.
10. E quando qua e là una fra le bellissime dee
complete si mostrava provocante, allora lo spasimante non poteva andare
direttamente a raggiungere una tale dea, e quantunque talvolta non fosse
separato da lei che da una sola parete di staccionata, tuttavia era costretto a
fare i giri più grandi per raggiungerla.
11. La differenza però fra sacerdotesse, semidee e dee
complete consisteva in questo:
12. Le sacerdotesse erano abbigliate in modo grazioso
e, oltre a ciò, erano belle di viso e di corporatura.
13. Le semidee portavano soltanto un grembiule d’oro
lungo una spanna sopra il pube, braccialetti con pietre preziose e sandali
d’oro ai piedi; per il resto erano del tutto nude.
14. Le dee complete erano del tutto nude, ad eccezione
dei piedi calzati nei sandali d’oro, e dovevano essere della più grande
bellezza. I capelli dovevano essere di un biondo dorato, e tutto il corpo non
doveva avere alcuna macchia e doveva essere assolutamente candido e del tutto
immacolato. Nello stesso modo, ad eccezione del capo, nessuna altra parte del
corpo doveva portare una qualche traccia di pelo naturale, per la cui
depilazione l’arte di Hanoch aveva escogitato una quantità di mezzi.
15. Quando le dee complete andavano a passeggio nei
viali del labirinto che erano perfettamente coperti in alto, ciascuna di esse
era sempre in compagnia di una sacerdotessa e di una semidea. La sacerdotessa
doveva precedere la dea completa per pulirle la via, e la semidea doveva
cacciarle via dal corpo le mosche, le zanzare e i tafani con una coda di lupo o
di volpe.
16. Nelle altre due parti del giardino, costituite da
viali alberati, da aiuole di fiori e da piccoli chioschi, anche le sacerdotesse
potevano fare i loro affari; però nel labirinto, che pure era provvisto di
numerosi tempietti chiusi, era lecito soltanto alle dee complete fare i loro
affari, e talvolta anche alle semidee.
17. In onore alla divinità della bellezza non veniva
data alcuna festa precisa; in compenso però il tempio rimaneva aperto giorno e
notte essendo stato provvisto di una buona illuminazione.
18. All’inizio il tempio era stato dotato di tremila
esseri femminili, ma già dopo tre anni le sacerdotesse, e poi anche le semidee
e le dee complete vennero decuplicate. Infatti esse rendevano a Gurat più di
tutti gli altri templi, poiché il labirinto era, giorno e notte, pieno zeppo di
adoratori delle dee complete ed anche delle semidee.
19. Dire di più su questo argomento non è necessario,
perché da quanto si è già detto ognuno avrà facilmente compreso come il vizio,
allora, facesse pubblicamente mostra di sé. Prossimamente seguirà un ulteriore
schizzo.
[indice]
Il tempio del dio del metallo, che raffigurava
Tubalcain, l’inventore della lavorazione dei metalli
21 marzo 1844
1. Non lontano da Hanoch, laddove al tempo di Lamec
erano state stabilite le officine metallurgiche di cui Tubalcain fu
l’inventore, sorgeva pure un tempio particolarmente ricco e sontuosissimo.
2. Anche questo tempio era aperto, e il grande tetto
circolare era sorretto esclusivamente da colonne di ferro in numero di alcune
centinaia; ma il tempio non era perfettamente rotondo, ma di forma piuttosto
ovale.
3. Nella parte più stretta dell’ovale era eretto un
tripode[37]
massiccio, i cui piedi erano costituiti da tre colonne alte circa due klafter (3,8 m), e la massiccia piattaforma
rotonda che queste portavano, aveva tre klafter (5,7 m) di diametro.
4. Su questa piattaforma rotonda era collocata una
colossale statua di spessa lamiera di rame, lavorata artisticamente, che
raffigurava un fabbro seminudo. Davanti alla statua si trovava una poderosa
incudine sulla quale era appoggiato un grande masso di metallo.
5. Nella mano destra il colossale fabbro teneva un
enorme martello, che però, come il fabbro stesso, era cavo. Nella mano sinistra
invece impugnava una grande tenaglia che serviva a tener fermo sull’incudine il
masso di metallo.
6. Sull’orlo di questa piattaforma, sulla quale si
trovava il nostro fabbro, c’era ancora una quantità di statue più piccole pure
costituite da lamiera di rame, ciascuna delle quali adornata di un differente
utensile inerente alla metallurgia, che simboleggiava così gli attributi del
dio del metallo e primo maestro del metallo, che naturalmente altri non era che
Tubalcain stesso.
7. Dietro al grande tempio, in direzione della
montagna, era stato edificato un grande castello per i sacerdoti, i quali vi
dimoravano in numero di cento e vivevano delle cospicue offerte che venivano
fatte a questo dio.
8. E dietro al castello si trovava la sacra miniera
che Tubalcain stesso aveva scavato nella montagna. A chiunque era lecito
visitarla, ma dietro il versamento di una consistente offerta.
9. Ad una profondità di cento klafter (190 m) dall’imboccatura della miniera
si trovava una grande grotta che Tubalcain aveva fatto scavare nella montagna,
ed era qui che i sacerdoti di questo dio esibivano una quantità di antiche
reliquie, tutte provenienti da Tubalcain. Certamente in questo, come
dappertutto, vi era molta menzogna e molto inganno.
10. Questo dio aveva solo tre feste all’anno. In
occasione di tali feste i sacerdoti scannavano un bue, e precisamente sulla
grande piattaforma rotonda davanti al dio.
11. Una volta scannato il bue, i sacerdoti scendevano
dalla piattaforma e istantaneamente, da sotto al tripode, cominciava a levarsi
un potente fuoco gettando scintille, ed esso andava sempre più aumentando fino
a rendere in breve tempo rovente tutta la piattaforma. E il fuoco durava così a
lungo finché l’intero bue sulla piattaforma non fosse stato ridotto in cenere.
12. Durante questo fuoco anche il dio lavorava
diligentemente di martello, ma ovviamente questa attività era attuata per mezzo
di un meccanismo ad acqua nascosto, così come attraverso lo stesso meccanismo
veniva messo in attività anche un poderoso mantice con il quale veniva
alimentato il fuoco di carbone ardente sotto il tripode.
13. A questo sacrificio sempre uguale seguivano delle vigorose prediche con
le quali veniva glorificata l’utilità dei metalli, e naturalmente il dio dei
metalli più di tutto.
14. Dopo tali prediche venivano prese in consegna le
offerte, ed ai pellegrini era poi concesso visitare le grandi e regali miniere
che erano situate nelle vicinanze, dove però pullulavano anche i mendicanti che
elemosinavano.
15. Non occorre affatto accennare come anche in questo
tempio l’affluenza fosse assai grande; perciò basta con questo abominio!
[indice]
Descrizione degli altri tipi di templi ad Hanoch e
dintorni
Gli abitanti dell’altopiano cercano inutilmente uno
sbocco verso la stessa
Le tracce dello scalpellamento delle montagne visibili
nell’attuale Tibet
Un nuovo messaggero di Noè si presenta ai dieci
principi dell’altopiano
22 marzo 1844
1. Nello stesso modo erano costituiti pure una gran
quantità di idoli e templi. La natura aveva un tempio ad Hanoch e poi aveva
altri templi più piccoli in ciascuna città; le nubi avevano anch’esse un
tempio; così pure la Luna, le stelle, certi animali, gli alberi, le sorgenti, i
torrenti, i laghi, i mari, le montagne e vari metalli avevano i loro
particolari idoli, templi e sacerdoti. Quasi ad ogni passo ci si trovava davanti
ad un tempio differente.
2. Tutti questi templi erano però per lo più subordinati a quelli di cui
abbiamo parlato. Solamente ad Hanoch sussisteva ancora, più per effetto
dell’antichissima usanza che per altro, il tempio di Lamec, la cui storia
rimaneva quanto mai misteriosamente velata nei libri di Kincàr; ma ad eccezione
del re, del gran sacerdote generale e degli altri gran sacerdoti, a nessuno era
lecito, sotto pena di morte, avvicinarsi a questo tempio consacrato all’antico
Dio del fulmine e del tuono.
3. Solamente il tempio della sapienza sul monte dei serpenti era libero; ma
là non era più possibile ottenere la sapienza, bensì al suo posto vi veniva
praticata solo una magia oltremodo mistica, e nel mezzo di questo antico tempio
era stato posto un oracolo, dove, per denaro o altro genere di offerte,
ciascuno poteva farsi mentire ogni qualvolta lo volesse. Naturalmente, l’uomo
comune prendeva tutto per oro colato.
4. In questa maniera il sistema di governo instaurato da Gurat già in
cinque anni progredì tanto che egli poté esonerare il popolo da ogni imposta,
perché questa organizzazione dei templi rendeva somme enormi che, in poco
tempo, ottenne anche l’effetto che molte delle province che si erano
allontanate ritornarono sotto la sua protezione e con moltissima gioia
sacrificarono esse pure agli dèi. Anzi c’erano delle persone così zelanti per
l’essenza dei templi e degli dèi che addirittura reputavano una grazia immensa
poter edificare in un qualche luogo un nuovo tempio e contribuire così alle
entrate del re!
5. Dopo dieci anni ogni villaggio aveva quasi tanti
templi quante abitazioni comuni, ed una casa faceva a gara con l’altra, un
villaggio con l’altro, una città con l’altra per porgere al re l’offerta più
cospicua, poiché il re rappresentava in un certo qual modo tutti gli dèi e per
questo motivo veniva anche chiamato il servitore di tutti gli dèi.
6. Tali erano le condizioni del regno di Hanoch!
7. Ma che cosa fecero gli abitanti dell’altopiano che
erano stati isolati dalla pianura, quando scoprirono che cosa aveva fatto loro
Gurat, invece di riconoscere la loro sovranità?
8. I dieci principi fecero esplorare nella maniera più
minuziosa tutta la vasta regione delle montagne, per vedere se proprio non ci
fosse in nessun luogo una possibile via di uscita.
9. Trascorse un anno in continua esplorazione del
terreno, ma tutto fu inutile, perché Gurat aveva istituito una vasta
sorveglianza permanente ed era continuo il lavoro per isolare l’altopiano, che
consisteva nella riduzione a parete verticale delle montagne, in modo che non
si poteva vedere altro che pareti di roccia spoglie di grande estensione.
10. Le tracce di questo lavoro di Gurat sono ancora
benissimo visibili qua e là nell’odierno Tibet.
11. Allora i dieci tennero un Consiglio per deliberare
cosa avrebbero dovuto fare. Come sarebbe stata possibile una vendetta in quelle
condizioni?
12. Dieci volte venne convocato un grande Consiglio,
ma essi non poterono giungere ad alcuna valida decisione.
13. Perciò i
dieci dissero: «Noi dobbiamo stabilire altre
leggi riguardo alla procreazione dei figli, altrimenti il nostro paese, per
quanto grande e fertile, diverrà per noi in breve tempo troppo incredibilmente
stretto!»
14. Ma mentre erano in procinto di emanare tali leggi,
ecco che si presentò un nuovo messaggero di Noè e impedì ai dieci la
promulgazione di tali leggi!
15. Il come, però, lo apprenderemo dal seguito di
questa narrazione!
Il messaggero di Noè annuncia il Giudizio di Dio ai
popoli dell’altopiano con vent’anni di anticipo
Noè incaricato di preparare mille tronchi d’abete
squadrati, per stagionarli
23 marzo 1844
1. Il messaggero di Noè fu accolto dai dieci con
grandi onori e gli fu chiesto che cosa si sarebbe dovuto fare ora, e cioè se
mettere o meno in vigore la legge da loro deliberata.
2. Ma il messaggero di Noè disse: «Questo non lo dovete fare, perché non
tutte le vie per uscire dal vostro paese vi sono precluse! Io pure sono fatto
di carne e di sangue come voi, e tuttavia ho trovato una via per venire da voi!
Perché dunque non dovreste trovarla anche voi questa via eternamente
indistruttibile, per uscire dal paese qualora ciò fosse necessario?
3. Questo paese però è comunque così grande, che potrebbe
nutrirvi tutti anche se foste in numero cento volte maggiore di quanto siete
ora!
4. Chi di voi conosce proprio tutti i suoi confini?
Voi avete certo mandato singoli esploratori in un luogo e nell’altro, e
ciascuno ha visto una parte del paese, però nessuno ha ancora contemplato e
misurato dappertutto l’ampiezza di questo paese!
5. A me però è stato mostrato tutto, ed ho riscontrato
che esso si estende per circa cinquanta giornate di cammino in lunghezza verso
il Mattino e all’incirca per dieci giornate di cammino in larghezza verso la
Mezzanotte!
6. È certamente vero che Gurat, impiegando due milioni
di uomini, ha reso inaccessibile questo paese quasi da tutte le parti, cosa
questa per altro che ormai già da dieci anni gli causò una grande spesa, la quale
non farà che aumentare in avvenire; ma nonostante tutto ciò il paese ha ancora
un’uscita libera, e cioè quella che dà verso l’altura di Noè, il mio signore!
7. Da lì però, in direzione della Sera, si estendono
grandi paesi che hanno soltanto pochi abitanti, e molti non ne hanno affatto!
Dunque c’è abbastanza prospettiva e la scappatoia anche se voi doveste
aumentare a dismisura!
8. Io però non sono stato mandato a voi per portarvi
queste notizie tranquillizzanti, bensì per annunciarvi il vicino Giudizio di
Dio a tutti gli uomini della Terra che non si convertiranno a Lui e che non
osserveranno il Suo comandamento che Egli diede agli inizi ai padri dell’altura
e ai re della pianura.
9. Così dunque suonano le parole di Dio, e così il Signore disse al mio signore cent’anni fa: “Gli uomini non vogliono più
lasciarsi guidare dal Mio Spirito, poiché essi sono diventati solo carne;
tuttavia Io voglio ancora dare loro un termine di centoventi anni!”
10. E poi, ancora una volta il Signore parlò dicendo: “Noè, manda dei messaggeri in tutte le regioni del mondo e fa pervenire
a tutte le creature la minaccia del Mio Giudizio!”
11. E così fece Noè, il mio signore, di anno in anno;
tuttavia molti dei messaggeri si lasciarono incantare dalla carne e non
comunicarono mai il loro messaggio.
12. Ora sono trascorsi dieci anni da quando un mio
fratello venne da voi e un altro andò ad Hanoch. Il primo fratello, che venne
da voi, fece certo ritorno, mentre l’altro fu ucciso ad Hanoch.
13. Da quell’epoca, Noè mandò segretamente ogni anno
un messaggero ad Hanoch e trenta alle altre città, ma i messaggeri rimasero
abbagliati dagli idoli di Hanoch e diventarono carne.
14. Perciò, per questo motivo, a Dio, il Signore, è finita la pazienza, e tre giorni fa Egli ha parlato di nuovo con Noè e
gli ha detto: “Noè, va’ con la tua gente nel bosco e fa abbattere
mille tronchi d’abete, sottili e diritti, falli squadrare accuratamente, poi
accatastali assieme e lasciali così giacere per cinque anni! Poi Io ti dirò
cosa dovrai farne!”
15. I boscaioli hanno già posto l’ascia nella radice!
Cento anni sono trascorsi invano; ora restano ancora solo venti anni!
16. Perciò convertitevi al Signore in tutta serietà,
se volete sfuggire al Giudizio, poiché, non appena sarà trascorso il ventesimo
anno da oggi, il Signore aprirà le cateratte e le aperture, e ucciderà con
grandi flutti ogni carne della Terra!
17. Questo io l’ho detto a voi, e questo ora mio
fratello lo sta annunciando ad Hanoch. Beato chi poi si convertirà a questo!
Amen!»
[indice]
Lo sbalordimento dei dieci principi dell’altopiano di
fronte alla notizia del Giudizio
Il rifiuto di accettare l’insegnamento del messaggero,
ritenendo Noè un mago e il Dio antico un’invenzione
Il Consiglio
decreta di emanare la legge sulla procreazione
26 marzo 1844
1. Quando i
dieci principi dell’altopiano udirono
questo dal messaggero di Noè, rimasero del tutto sbalorditi e gli domandarono:
2. «Amico, le tue parole suonano tremende; tu qui ci
annunci addirittura la fine del mondo! Che cosa possiamo, che cosa dobbiamo
fare, dunque, per sfuggire a un tale Giudizio? A che scopo credi che Noè
impiegherà i mille tronchi da tagliare?»
3. Ma il messaggero disse: «Per quello che riguarda il primo punto della
vostra domanda, io so molto bene che voi conoscete l’antico Dio che ha parlato
con i padri e che più di una volta ha insegnato ad Hanoch ed ha consacrato i
re, cose che Kincàr ha annotato precisamente nei suoi grandi libri! Questi
libri voi li conoscete, e uno di questi voi lo avete anche letto completamente
una volta, quando eravate i custodi del tempio.
4. Oltre a ciò, voi, per mille volte avete avuto
occasione di udire quanto gli schiavi liberati conoscevano per tradizione
orale, e questi vi hanno sempre narrato concordemente tutto quello che essi
sapevano di questo antico e unico vero Dio e Signore del Cielo e della Terra;
infine voi sapete altrettanto bene quanto me ciò che appunto questo Dio vuole
da noi, come noi dobbiamo vivere e cos’è nostro dovere fare!
5. Del resto, tutte queste cose ve le ha già esposte
dieci anni fa il mio predecessore a voi tutti, e già allora vi è stato detto
quello che dovete fare! Perciò io dico: “Fate conformemente a ciò, e così non
verrete colpiti dal Giudizio di Dio!”
6. Ma se non vi convertirete a ciò e invece darete
solo leggi inumane al popolo in contrasto con ogni Amore divino e con l’Ordine
eterno, allora il Giudizio cadrà anche inevitabilmente su di voi!
7. Questa è una risposta al primo punto della vostra
domanda; ma per quanto riguarda il secondo punto della vostra domanda, voi
avete già dedotto da quanto vi ho detto che sarà Dio a indicare a Noè l’uso che
dovrà fare di quel legname solo al tempo stabilito. Per conseguenza, io non
posso certo darvi altre spiegazioni! Ora sapete tutto!
8. Nondimeno, quando Noè avrà ricevuto dal Signore
ulteriori istruzioni riguardo all’uso del legname, allora io verrò nuovamente
qui da voi per annunciarvelo. Ora però devo lasciarvi di nuovo! Ricordatevi
nelle azioni di questo messaggio. Amen!»
9. Dopo queste parole il messaggero si allontanò così
rapidamente che nessuno poté osservare come e quando fosse scomparso.
10. Allora i dieci cominciarono a riflettere riguardo
a cosa avrebbero dovuto fare, ma non riuscivano a mettersi d’accordo; perciò
convocarono un grande Consiglio per discutere riguardo alla situazione che
veniva a prospettarsi in seguito alla notizia del messaggero.
11. Ma i capi dissero: «Noi siamo
dell’opinione che il Dio antico sia sempre stato un parto della fantasia umana
e che sia stata solamente la politica ad inventare un Dio sotto tutte le forme!
12. Il vecchio mago dell’altura ha perso tutto il suo
popolo ed egli vorrebbe diventare di nuovo un potente dominatore! A questo
scopo egli adotta ora anche la
politica del suo piffero magico per incuterci spavento; ma noi ora siamo troppo
istruiti per lasciarci abbindolare in questo modo!
13. Perciò teniamoci fermi alla prima decisione,
emaniamo la legge e la cosa si sistemerà senza Dio e senza Noè! Riguardo poi
alla rapida scomparsa del messaggero, noi conosciamo certo la natura magica
dell’erba della rondine[38]:
basta prenderne un po’ e si diventa invisibili! Se riuscissimo a trovare
quest’erba, allora potremmo anche noi fare altrettanto!»
14. La discussione dei capi piacque ai dieci, ed essi
emanarono la legge ed incaricarono mille conoscitori di erbe di andare in cerca
dell’erba della rondine.
[indice]
Il messaggero di Noè comunica la minaccia del Giudizio
di Dio al gran sacerdote generale di Hanoch
La risposta, con astuti ragionamenti, che neanche un
Dio sarebbe capace di governare così bene Hanoch
27 marzo 1844
1. Questo fu l’effetto prodotto dal messaggero agli
abitanti dell’altopiano. Ma quale fu il risultato ottenuto ad Hanoch dall’altro
messaggero che era stato inviato contemporaneamente? Questo lo vedremo subito!
2. Il messaggero destinato ad Hanoch aveva avuto
l’incarico di rivolgersi direttamente al gran sacerdote generale; per
conseguenza, arrivato in città, egli si fece annunciare a lui e, quale
messaggero dell’altura, venne subito ricevuto.
3. Giunto alla presenza del generale, egli fu subito
accolto con la massima premura e con grande cortesia venne interrogato riguardo
agli scopi della sua missione.
4. E allora il
messaggero espose la situazione negli stessi termini
in cui l’aveva esposta il suo compagno agli abitanti dell’altopiano.
5. Il generale però disse al messaggero: «Mio stimatissimo amico! Tu
certo sei ancora molto semplice nella tua sapienza, ed un pensiero più profondo
sembra esserti attualmente estraneo!
6. Vedi, tu qui stai parlando di Dio e di un Giudizio,
di una letterale fine del mondo e dici che già cento anni fa Dio ha parlato
così a Noè e che ora ha parlato di nuovo con lui! Quanto devi essere ancora
stolto se credi a queste cose! Basta che tu ci rifletta un po’ su!
7. Vedi, tu mi dici, visto il genere della tua
missione, di essere in un certo qual modo un messaggero del Giudizio di Dio, e
parli come se Dio stesso avesse parlato a Noè, tuo signore! Ma ora pensa: se ci
fosse un tale Dio che fosse ultrasaggio, onnipotente ed onnisciente, dovrebbe
essere un’assoluta vergogna per un tale Dio se Egli non comprendesse che un
tale messaggero, come sei tu, si presentasse, rispetto a noi, proprio così come
una goccia di rugiada rispetto ad un mare sconfinato!
8. Oltre a ciò, per essere saggio, a un Dio dovrebbe
certamente interessare molto di più un popolo enormemente grande, che non un
singolo uomo che dimora in qualche crepa della roccia! Il tuo Dio invece si
manifesta solo a chi non ha né potere e nemmeno alcuna considerazione dinanzi
al mondo, e per conseguenza non può fare assolutamente nulla!
9. Ma che Dio sciocco è questo, che non conosce
neppure una volta i reggenti dei Suoi popoli e non va Egli stesso da loro e non
da loro una migliore istruzione, affinché essi diano poi un’altra direzione al
popolo?
10. Io però ti dico, o mio stimabile amico: che il tuo
vecchio Noè ha visto e udito un qualche Dio, altrettanto poco quanto me; bensì,
in possesso com’è di qualche antica arte magica, egli, come i suoi
predecessori, vorrebbe ottenere una sovranità sui popoli della Terra, e perciò
ricorre alla politica! Ma ora la vecchia politica non ha più alcuna probabilità
di riuscire là dove una politica nuova e matura ha posto le sue radici!
11. Tu stesso, hai mai visto e udito Dio? Oppure: hai
mai udito Dio parlare con Noè? Oppure: Dio ti ha conferito una qualche degna
forza prodigiosa? Ebbene, tu rispondi di no!
12. Ma vedi, come potrebbe un Dio sapiente mandare ad
un popolo, come è questo di Hanoch, un messaggero così misero come sei tu, per
minacciargli la fine del mondo? Non dovrebbe dunque sapere un Dio, già molte
migliaia di anni prima, che un tale messaggero può essere accolto al massimo
solo con un sorriso quanto mai pietoso, di fronte a più di cinquecento milioni
di persone istruite? Ma che il tuo Dio non sappia sul serio che una mosca non
potrà mai rovesciare una montagna? Vedi, vedi mio caro amico, quanto stolto è
il tuo messaggio.
13. Se c’è un Dio supremamente sapiente, onnisciente e
onnipotente, allora Egli saprà senz’altro ricorrere, per la nostra attesissima
conversione, a mezzi di tutt’altro genere, più efficaci e degni di un grande
popolo, che non a questi mezzi ispirati ad una tale politica così antica che ha
già perduto ogni validità presso di noi!
14. Vedi, noi ora viviamo nel più bell’ordine! Non
abbiamo guerre, non esigiamo imposte; in tutto il regno non c’è alcuno schiavo;
le nostre leggi sono morbide come lana; noi viviamo contenti come fossimo
milioni in un corpo e in un’anima. Questo hanno prodotto le nostre leggi!
Dimmi: può un Dio costituire un Ordine migliore?
15. Tutte le nostre leggi sono tratte dalla migliore
natura dell’uomo e perciò si confanno a ciascuna persona, e sotto a queste
leggi ciascuno è beato ed è estremamente contento. Miseria e povertà non
opprimono nessuno! Dimmi, mio stimato amico: possono esservi un governo e un
ordine ancora migliori?»
16. A questo punto il
messaggero rimase interdetto e non seppe che cosa
rispondere.
17. Ma il
generale disse perciò al messaggero: «Vedi, tu sei
un giovane uomo molto garbato e non sembri essere senza talento; perciò io ti
faccio la proposta di rimanere qui. Io stesso avrò cura della tua educazione e
poi ti aiuterò anche ad assicurarti un pane onorevole; su ciò puoi fare assolutamente
conto!
18. Tuttavia non voglio costringerti. Se vuoi
ritornare alle tue montagne, sei anche libero di farlo; tuttavia è opportuno
che tu ti convinca prima in maniera ancora più viva, come il nostro governo sia
ordinato proprio in modo eccellente! E così seguimi dal re!»
[indice]
Il messaggero di Noè davanti al re Gurat
La seduzione del messaggero di rimanere in Hanoch ma a
condizione che venga lì anche sua sorella
28 marzo 1844
1. Il messaggero allora si fece coraggio e seguì il
generale dal re Gurat.
2. Quando i due si trovarono alla presenza del re, il
messaggero fu accolto anche dal re stesso con la massima distinzione, e solo
dopo gli fu chiesto in modo cortesissimo il motivo della sua richiesta.
3. Il messaggero allora si inchinò profondamente dinanzi al re e
disse: «Grande re e signore, io ero stato incaricato di parlare soltanto con il
generale! E a costui ho esposto la mia fondamentale missione; però in seguito,
e con sorprendente sapienza, lui mi ha dimostrato la completa vacuità della mia
ambasciata, e così io ora non la vorrei ripetere quanto ho detto a lui!»
4. Il re si rese conto da questa risposta che il messaggero
aveva intelligenza, e così gli parlò: «Ora ascoltami tu, figlio mio. Siccome io
mi accorgo che tu sei un giovane uomo molto garbato che in te sembra esservi
qualche talento, allora io ti accoglierò nella mia casa e ti darò dei maestri
che ti insegneranno la lettura, la scrittura e la matematica, e poi
arricchiranno le tue cognizioni in ogni altra arte e scienza.
5. E quando tu sarai dotato di tali conoscenze e
capacità, allora io farò di te un gran signore nel mio vasto regno, e come tale
godrai dappertutto la massima considerazione e farai una splendida vita, e la
gente ti porterà in palmo di mano se saprai renderti utile in vari modi! Sei
soddisfatto di questa proposta?»
6. Il messaggero, con visibile gioia, rispose affermativamente e poi
aggiunse: «O grande re, poiché sei così buono, mite e saggio, io avrei ancora
una preghiera da porgere ai tuoi orecchi!»
7. Il re gliene diede il consenso, e il messaggero allora disse: «O re, ti piaccia ascoltarmi! Vedi, mio padre si chiama
Mahal ed è un fratello di Noè! Questo mio padre però è già nel suo
cinquecentesimo anno di età ed è ancora robusto come se ne avesse appena
cinquanta. Io sono il suo figlio più giovane ed ho già settant’anni ed ho
fratelli e sorelle in grande quantità.
8. Tuttavia non voglio parlarti di tutti, bensì
solamente di una sorella, che è più vecchia di me di un anno. Questa è cresciuta
dentro al mio cuore! Se io potessi averla qui perché restasse presso di me,
allora io rimarrei qui mille volte più volentieri che non senza questa mia
sorella divinamente bella!»
9. E il re sorrise e disse: «Cosa? Tu hai già settant’anni e
sembri essere ancora più un fanciullo, che un uomo? Ma dimmi, è questo il caso
anche di tua sorella?»
10. E il messaggero rispose: «O re, lei è ancora così delicata e bella,
come se avesse solamente sedici anni!»
11. E il re disse al generale: «In verità, la cosa mi interessa!
Vedi dunque tu di fare in modo che questa sorella venga qui a raggiungere suo
fratello, ed egli stesso ti sarà di aiuto nell’impresa; e che in una tale
occasione una ricompensa non mancherà, questo tu già lo sai senz’altro!»
12. A questo punto il generale prese subito il
messaggero con sé, si accordò con lui, e con estrema astuzia venne iniziata già
il giorno seguente una caccia a questa sorella.
[indice]
L’astuto piano del delinquente incaricato di catturare
sull’altura la sorella del messaggero di Noè
Agla, la sorella del messaggero di Noè, verso la città
in cerca del fratello Waltar
29 marzo 1844
1. Ma come fu organizzata questa caccia? – Ebbene, il messaggero, quale fratello della
giovane da catturare, dovette prestare le sue vesti ad un malfattore che, a
causa di un grave crimine commesso, era stato condannato a morte. A questo
delinquente venne però detto che la pena di morte gli sarebbe stata condonata
se fosse riuscito a condurre ad Hanoch, alla presenza del re, la sorella del
messaggero dell’altura del quale egli aveva le vesti.
2. Questo delinquente, però, era un astuto farabutto e
si era meritato la pena di morte perché, con i suoi trucchi da ladro, aveva
attentato al tesoro reale, ma era stato colto sul fatto e immediatamente
condannato a morte.
3. Ma quando a questo
delinquente venne condonata la pena di morte a tale
condizione, egli se ne rallegrò molto e disse: «Non solo una, ma anche se
fossero mille mi assumerei del tutto l’incarico di portarle qui da solo; e
così, trattandosi di una soltanto, me la sbrigherò con la massima facilità!
Quale distanza c’è da qui fino alla dimora del vecchio mago sull’altura?»
4. Gli fu risposto: «Per un buon camminatore ci sono
due giornate di viaggio, ma il ritorno lo si può fare anche in una giornata e
mezza!»
5. E il delinquente disse: «Datemi uno o due conoscitori della via,
affinché una eventuale deviazione per errore non mi faccia perdere tempo, ed io
sarò qui col bottino in tre giorni se non anche prima!»
6. Questa richiesta del delinquente fu subito
soddisfatta; egli ottenne tre uomini armati e conoscitori delle strade, ed
iniziò subito la sua caccia.
7. Strada facendo però le tre guide dissero al cacciatore:
«Ma come ce la caveremo? Se arriviamo in vicinanza dell’abitazione del vecchio
mago, costui non si accorgerà subito della nostra presenza e quindi ci
rovinerà?»
8. Ma il cacciatore rispose: «Riguardo a questo, lasciate che me la
sbrighi solo io! Se è necessario, io ingannerò anche Satana! Quando noi saremo
giunti ad una tale distanza dalla quale una voce di uomo robusto può essere
udita, allora cominciate a chiamare “Waltar!”. Questo è il nome del fratello
della giovane da catturare!
9. Lei ama il fratello, e quando udrà chiamare il suo nome, sarà certo la
prima ad inseguire la chiamata! Io poi mi metterò a correre per qualche tempo
dinanzi a voi in direzione di Hanoch; e quando crederà che io sia suo fratello
a causa della veste che indosso, allora lei verrà con voi senza fare alcuna
resistenza!
10. Ma allora lei si troverà nelle nostre mani, e il
vecchio mago non potrà farci nulla, perché la giovane sarà venuta con noi
volontariamente e non con la forza, a causa di suo fratello; infatti io so che
nessun mago ha un potere là dove agisce la libera volontà di un suo
consanguineo!»
11. Questo dunque fu il piano di caccia escogitato,
che però non fu necessario attuare per il fatto che Agla stessa si era messa
nel frattempo in cammino verso Hanoch, a causa di suo fratello, e a metà del
cammino, lei, tutta sola, incontrò la delegazione (di questi quattro cacciatori) e, con la sua grande bellezza, rivelò chi era e
perché si mise a chiamare: “Waltar! Waltar! Fratello mio!”, quando scorse il
cacciatore.
12. Il cacciatore però le dichiarò come stavano le
cose, e lei allora colma di gioia seguì i quattro uomini nella grande città.
[indice]
Il re Gurat chiede la mano di Agla, che accetta
La delusione di Waltar
L’astuzia femminile di Agla per mettere alla prova
l’amore del fratello per lei
Waltar ingannato cerca di vendicarsi di Agla
30 marzo 1844
1. Quando la sorella fu condotta nel castello dinanzi
al re e costui l’ebbe osservata bene dai piedi fino alla sommità del capo, il
re rimase stupito oltre misura per la sua estrema bellezza e fece chiamare
subito Waltar e gli presentò la bella giovane perché testimoniasse che lei era
sua sorella.
2. Ma quando Waltar ebbe scorto Agla, gli vennero
subito le lacrime agli occhi per la gioia, le gettò le braccia al collo, la
baciò e la salutò come sua dilettissima sorella.
3. E il re, avendo ora riconosciuto da ciò che si trattava
veramente della sorella di Waltar, andò vicino a lui e gli disse:
4. «Ascoltami, o mio caro Waltar, tua sorella è una
meraviglia del mondo; la sua bellezza supera ogni mio precedente concetto, e se
penso che questa fanciulla ha settantun’anni, allora lei non sta più davanti a
me come un essere umano, bensì come una purissima dea del cielo che non
invecchia mai; lei è proprio la giovinezza eterna!
5. Sai cosa farò: io non mi sono ancora preso una
moglie stabile, e non ho posto ancora la corona reale sul capo ad alcuna
fanciulla, ma questa tua sorella voglio prendermela subito stabilmente in
moglie, e le donerò delle vesti regali e porrò sul suo capo la più bella
corona!
6. Dimmi, Waltar: sei contento di questa proposta, e
vedi gli immensi vantaggi che te ne possono derivare, se tua sorella diventa la
regina dello sconfinato regno di Hanoch?»
7. A questo punto Waltar rimase sbalordito e un po’ di
tempo rimase a riflettere tutto confuso senza sapere veramente che risposta
dare.
8. Agla però, alla quale la proposta era subito piaciuta più
che a suo fratello, gli disse subito: «Che cosa vuoi fare qui, in casa di colui
al cui comando si trovano milioni di sudditi? Benedicimi per il re e non
calpestare i tuoi stessi vantaggi!»
9. Ma quando Waltar ebbe udito queste parole dalla sua amatissima
sorella, rispose tutto irritato: «Non voglio benedirti, bensì io ti maledirò
nel mio petto, dato che si è spento il tuo amore per me con così tanta
facilità, mentre io sarei andato incontro alla morte per te!
10. O re, prendila pure, l’infedele! Io la benedico
per te e te la do strappandola da ogni fibra e filamento della mia vita, poiché
ora, lei per me non ha maggior significato di quanto ne abbia la polvere dei
miei piedi.
11. In verità, se lei avesse tenuto a me e fosse stata
ancora ardente per il mio amore, io tuttavia non te l’avrei rifiutata e ci
avrei trovato una grande gioia nell’averti portato un sacrificio così grande e
pregiato! Ma in questo modo Agla mi ha ingannato su tutto, e ora a te, o re, io
non posso più darti nulla, poiché l’infedele si è già donata a te da se stessa!
12. Dunque, io la benedico per te; ma nel mio petto,
che lei sia maledetta! Ora però lascia che io ritorni sull’altura, e che là io
sfoghi la mia pena piangendo!»
13. Il re disse: «Mio caro Waltar, non così deve essere! Io ti
farò indossare delle vesti regali e poi io stesso ti condurrò al tempio delle
mie dee. Se tu, in quanto un vero e proprio viceré, troverai piacere in una di
loro, allora rimani qui; ma se non troverai piacere in nessuna, allora puoi
fare nuovamente ritorno alle tue orrende montagne!»
14. Allora a Waltar si accese una nuova luce. Egli
accolse la proposta del re, però questo certamente sorprese alquanto Agla,
poiché il suo amore per Waltar era ancora troppo potente, e il suo affrettato
consenso (di sposare il re) era più un’astuzia femminile per scandagliare
l’amore (del fratello) che una vera e propria accettazione del tutto stabilita.
15. Ma a Waltar questa proposta del re venne tanto più
a proposito, in quanto poteva in un certo qual modo vendicarsi di Agla.
16. Allora Gurat comandò che ad entrambi venissero
portate delle vesti regali, e le fece indossare loro separatamente.
[indice]
Waltar nel giardino del tempio dell’amore col re Gurat
Le sette dee della bellezza quali mogli di Waltar
15 aprile 1844
1. Poi Gurat chiamò a sé il gran sacerdote generale e
andò al tempio stabilito con il gran seguito reale composto da tutti i suoi
dignitari di corte e dalla servitù, accompagnato da Waltar nelle sue nuove
vesti regali.
2. E siccome egli, allo scopo a cui abbiamo accennato
prima, con un cenno al generale aveva fatto avvertire da un messaggero le dee
del tempio dell’imminente arrivo della comitiva reale, accadde che, quando
questa giunse, tutto era già nell’ordine più seducente e voluttuoso nel grande
giardino, racchiuso da uno steccato, delle dee della bellezza femminile.
3. Centinaia
e centinaia di tali dee principali
sciamavano lungo i labirinti del giardino, accompagnate, secondo la nota
usanza, dalle dee in sottordine; alcune danzavano, alcune si atteggiavano nelle
pose più voluttuose, alcune cantavano e alcune camminavano più tranquille per
la loro strada.
4. Ma quando Waltar, dal sangue caldo, vide questo
seducente spettacolo, rimase del tutto confuso e non seppe cosa dire o cosa
desiderare.
5. Quando Gurat notò questo con sua grande soddisfazione, allora
disse a Waltar: «Amico, a quanto pare, non ti sarà proprio troppo difficile
dimenticare la tua bella sorella!
6. Dimmi: ti sei già scelto una di queste dee?
Indicamene subito una, e io te la darò immediatamente in moglie assieme alle
sue dee in sottordine! Oppure, se è più di una a piacerti, allora indicami
anche queste, ed esse dovranno essere tue, poiché qui nel mio regno, a ciascun
uomo è lecito avere più di una sola donna, malgrado io sia dell’opinione che
una dea assieme alle sue dee in sottordine ti siano più che sufficienti!»
7. A questo punto Waltar si mise ad osservare con la massima attenzione le dee
che sfilavano dinanzi a lui, ma gli piacevano immensamente tutte, perché
ciascuna passandogli davanti lo guardava nel modo più incantevole possibile, ed
egli, dopo un po’, disse a Gurat:
8. «O re, io non ti prego che tu me ne dia una, o
cento, ma ti prego di concedermele tutte, poiché sono tutte troppo splendide,
ed io non sarei capace di sceglierne una sola o solo alcune! Concedimele dunque
tutte affinché nessuna possa sentirsi offesa di non essere stata scelta!»
9. Il re però sorrise e disse a Waltar: «Mio stimatissimo
amico, ascolta ora quello che ti dirò, e per il momento così dovrà anche
restare!
10. Vedi, io te ne concederò soltanto sette per il
momento! Con queste tu vivrai un anno nel mio palazzo! Se tu, trascorso un
anno, sentirai la necessità di averne delle altre, allora potrai averne quante
ne vorrai!
11. Se però le sette eventualmente ti bastassero,
allora potrai, ed io ne sarò tanto più compiaciuto, fermarti alle sette, poiché
tutte queste dee stanno comunque giornalmente ai tuoi comandi, visto che sei il
viceré, dietro versamento di una modica offerta già stabilita».
12. Quando Waltar ebbe udito questo da Gurat, egli
accolse subito il suo consiglio e prese le sette prescelte con le loro dee in
sottordine, e quando le dee si furono vestite, egli ritornò tutto felice al
palazzo reale assieme a Gurat, in compagnia di quelle che erano ora le sue
mogli.
[indice]
Agla diventa subito regina per vendicarsi del
fratello, ma è una tremenda dominatrice
Waltar in prigione, poi la fuga, ma viene ucciso
16 aprile 1844
1. Ma quando, al palazzo di Gurat, Agla vide quello
che suo fratello aveva fatto, essa si adirò nel suo cuore e con tanta maggiore
insistenza chiese che Gurat la sposasse e le imponesse la corona, per poi,
quale regina e co-reggente del grande regno, potersi vendicare di suo fratello,
come anche, del tutto particolarmente, delle dee della bellezza.
2. E Gurat, che aveva trovato in Agla il massimo
compiacimento, lo fece tanto più volentieri, perché, così facendo, voleva proprio
entrare quanto prima nel suo stato ritenuto erroneamente felicissimo. E così
Agla divenne regina a tutti gli effetti e signora di Hanoch già il terzo giorno
dopo il giorno che suo fratello aveva ottenuto le sette mogli.
3. Quest’Agla divenne in seguito estremamente bramosa
di dominare, e tutto ciò che le veniva incontro doveva inchinarsi davanti a lei
fino a terra.
4. Questa cosa però infastidì suo fratello Waltar, ed
egli anzi per tale motivo domandò al re che gli fosse dato il permesso di
ritirarsi in qualche luogo sulle montagne per non sentir mai più parlare della
sua tremenda sorella.
5. Ma Gurat, che era letteralmente ossessionato da
Agla, non faceva ormai più niente senza il consenso di lei, e quindi le domandò
che cosa pensasse della decisione di suo fratello.
6. E quando Agla ebbe appreso tale notizia, si infuriò
contro suo fratello, lo separò subito dalle sue mogli e lo fece gettare in un
profondo carcere. E questi fatti si svolsero mentre non era ancora trascorso un
anno da quando lei era stata fatta regina e da quando per il fratello erano
cominciate le gioie della sua unione con le sette dee della bellezza.
7. Ma anche il gran sacerdote generale si rammaricò
che Agla avesse fatto gettare il proprio fratello in carcere senza alcun motivo
né causa, poiché il gran sacerdote generale si era ripromesso di mettere a buon
profitto le attitudini di Waltar, essendo questi di spirito molto sveglio.
Perciò egli si adoperò segretamente presso il re per ottenere la liberazione di
Waltar; tuttavia fece questo sempre sotto il sigillo della più assoluta
discrezione rispetto ad Agla, perché altrimenti questa avrebbe potuto fare del
male al fratello.
8. Il re disse: «Tutto sarebbe giusto; ma come faremo ad
aprire la prigione, considerato che solamente Agla ne possiede le chiavi e che
lei, per di più, vi ha posto una guardia scelta tra i suoi fedelissimi?»
9. E il generale disse: «Questo è certo un lato molto brutto della
questione; però lascia a me tale incombenza, e metterò nuovamente le cose in
ordine! Con una piccola scorta armata io attaccherò di notte la guardia della
prigione e farò aprire la prigione stessa con la forza; in tali condizioni
bisognerà bene che la guardia fidata si rassegni di fronte al fatto compiuto!»
10. Gurat accettò questo consiglio, e in quella stessa
notte, dopo soli due mesi di reclusione, Waltar si ritrovò libero.
11. E quando fu liberato, i gran sacerdoti volevano
prenderlo sotto la loro protezione, ma egli domandò solo di fuggire, e così gli
venne concessa la fuga.
12. Quando però ad Agla fu reso noto quello che era
accaduto, lei mandò subito degli sbirri, affinché prendessero e uccidessero suo
fratello, in qualunque luogo lo trovassero.
13. E gli sbirri, nella speranza di un buon compenso,
si affrettarono in tutte le direzioni e raggiunsero Waltar mentre era diretto
verso le montagne e lo ammazzarono.
14. E questa fu la sua fine e la sua paga per essersi
allontanato dalla giusta via di Dio. E questo fu anche l’inizio del governo più
crudele che avesse mai avuto luogo ad Hanoch.
[indice]
La ricompensa agli sbirri
L’omicidio
delle sette mogli di Waltar e delle quattordici mogli in sott’ordine
18 aprile 1844
1. Gli sbirri, per assicurarsi la ricompensa dalla
regina, staccarono la testa dal busto dell’ammazzato Waltar, la avvolsero in un
panno e la portarono alla regina.
2. Alla vista di quella testa mozzata, lei all’inizio provò
certamente spavento; ma ben presto si riebbe e disse agli sbirri:
3. «La vostra fedeltà è provata! Voi avete distrutto il
mio più grande nemico; avete ucciso il nemico del mio amore ed avete ben
meritato la vostra ricompensa! Eccovi cento libbre (56 kg) d’oro; prendetele come la vostra ben meritata ricompensa!
4. Questa testa però riprendetela con voi e
sotterratela in qualche posto nel giardino delle dee della bellezza; che egli
possa deliziarsi là in eterno alla contemplazione di coloro che per lui erano
più di me!
5. E quando avrete sotterrato la testa, andate poi
dalle sette mogli che ora dimorano qui in una parte inferiore di questo palazzo
e conducetele qui assieme alle quattordici mogli in sottordine!
6. Quello che dovrà poi accadere, vi verrà detto
allora! Eseguite bene il vostro incarico e la ricompensa non mancherà!»
7. A questo punto gli sbirri si ripresero la testa e
fecero secondo il comando della regina.
8. Ma le dee della bellezza si accorsero che veniva sotterrata la testa di
Waltar, e si spaventarono enormemente e dissero tra di loro: «Questo è un
pessimo presagio per tutte noi! Sarà meglio fuggire via al più presto possibile
da questo luogo, senza attendere di dover seguire questa testa sottoterra!»
9. Alcune però espressero il desiderio di parlare con
il gran sacerdote generale. Sennonché questi in quel momento era troppo
occupato nell’escogitare piani con cui rendere sospetta Agla presso il re, e
quindi non era disposto a ricevere nessuno, perché troppo grande era la sua
rabbia contro la regina. La conseguenza fu che le dee dovettero rimanere dove
erano e nell’angosciosa attesa di quello che sarebbe successo.
10. Gli sbirri già il giorno seguente andarono a
prendere le sette mogli di Waltar e le condussero dalla regina assieme alle
quattordici mogli in sottordine.
11. Quando esse si trovarono davanti alla regina, questa domandò a loro:
«Non intendete fare cordoglio per Waltar che è stato ucciso per mio potere?»
12. A questa notizia le mogli cominciarono a gemere e
a lamentarsi.
13. E la regina disse: «Dunque, il vostro amore per Waltar era
grande, dal momento che piangete così tanto la sicura morte. Vedete, anche il
mio amore per lui era grande, perché per amore io lo feci uccidere, affinché
egli non dovesse essere vostro!
14. Ma ora vedo che soffrite a causa della sua
perdita; perciò io voglio anche mettere fine alla vostra sofferenza! Sbirri,
spogliate tutte queste donne e legatele nude alle colonne di questa mia sala
reale!»
15. E gli sbirri lo fecero subito questo.
16. Quando le mogli assieme alle mogli in sottordine
si trovarono nude e solidamente legate alle colonne, allora Agla stessa si armò di un
acuminatissimo pugnale e, avvicinatasi alle donne così legate, disse all’una
come all’altra, tastandole dalla parte del cuore: «Qui dunque batte il cuore
che amava mio fratello?»
17. Dopo ciò lei piantò il pugnale nel cuore delle donne legate e poi
disse: «Questa sia la tua ricompensa, miserabile!»
18. Così Agla stessa uccise con le sue proprie mani
per vendetta anche le mogli di suo fratello.
19. E il re, quantunque il giorno seguente venisse
informato di quanto era accaduto, non osò dirle: ‘Donna, cosa hai fatto?’, e questo perché egli amava e temeva Agla.
[indice]
La regina Agla fa esporre nel tempio della bellezza,
le ventuno mogli di Waltar, da lei pugnalate
Il raccapriccio del capo della truppa e del gran
sacerdote generale per la crudeltà della regina
20 aprile 1844
1. Poi Agla comandò agli sbirri di avvolgere dentro a
dei panni neri le donne pugnalate e di seppellire anche loro nel giardino delle
dee della bellezza; ma prima del seppellimento essi dovevano esporre proprio
queste donne pugnalate e completamente nude nel tempio di queste stesse dee per
la durata di un giorno, affinché le dee potessero deliziarsi nel vedere questo.
2. Allora gli
sbirri dissero alla regina: «Grande e potente
signora! Noi non osiamo fare con passo sicuro una simile cosa, perché il
numeroso popolo tiene moltissimo a queste dee, e se noi dovessimo spaventarle
troppo ed offenderle, ed esse poi rivolgessero al popolo le loro lamentele,
allora potrebbero esserci gravi conseguenze sia per noi come per la vostra
maestà, grande e potente sovrana!
3. Poiché, chi vuole essere crudele, deve procedere
politicamente in modo accorto, per non essere accusato di crudeltà, altrimenti
si espone in breve tempo a gravi pericoli, e certo non può evitare poi che
vengano posti validi freni al suo operare! Segua dunque vostra maestà questa
volta il nostro consiglio, e faccia sotterrare questi cadaveri del tutto
segretamente in qualche luogo, e la cosa procederà bene e non lascerà nessuna
traccia presso il grande popolo!»
4. A questa obiezione fatta dagli sbirri con buona
intenzione, Agla balzò in piedi come un fulmine e, tirato fuori il pugnale, minacciò
chiunque non l’avesse istantaneamente e puntualmente obbedita.
5. E gli sbirri dovettero fare come voleva la regina.
6. I cadaveri furono dunque slegati e avvolti ciascuno
separatamente in un panno nero, e poi in pieno giorno, su altrettanti cammelli,
furono trasportati là nel grande giardino ed esposti del tutto nudi nel tempio
di Naeme.
7. Gli sbirri però, quando ebbero terminato di esporre i cadaveri,
fuggirono in fretta come ladri, abbandonando i cammelli e tutto il resto, e
dissero tra sé: «Se mai questa volta ci riesce di salvare la pelle, è bene che quella furia di una regina
si scelga degli altri sbirri, per tutti gli scopi futuri simili a questo! Non
vogliamo più saperne di servire né lei, né il re!»
8. Il gran sacerdote generale, per mezzo di
informatori segreti, era già venuto a conoscenza di tutto quello che Agla aveva
commesso, ed egli inviò immediatamente una forte truppa militare alle dee.
9. E fu appunto questa truppa che s’imbatté nel gruppo
di sbirri della regina che si affrettava a ritornare. Quest’ultimi furono fatti
fermare e, come prigionieri, dovettero subito rifare il cammino per condurre la
truppa militare dove essi avevano deposto i cadaveri.
10. E quando la truppa assieme agli sbirri fu arrivata
al tempio, e i soldati videro quei cadaveri della cui presenza nessuna delle
dee aveva ancora potuto accorgersi, allora il capo della truppa domandò agli
sbirri se fossero stati loro ad uccidere quelle splendide donne.
11. Gli sbirri però raccontarono esattamente come era
andata la cosa.
12. Allora il
capo della truppa esclamò: «Per tutti gli
dei e per lo stesso Dio dei primordi! Questa regina è lo stesso Satana in carne
ed ossa di cui è narrato nei libri di Kincàr, poiché una simile crudeltà è
inaudita!
13. Ma come faremo noi a liberarci da questo serpente dei serpenti? Lei siede sul
trono, e tutto l’inferno sta ai suoi comandi! Tra breve la vita diventerà tale
in questa città, che perfino le tigri e le iene scapperanno!»
14. Dopo di che il
capitano si rivolse ad uno della sua truppa e
disse: «Qui è necessario che venga dato un esempio! Fate venire un
imbalsamatore! Io farò imbalsamare i cadaveri affinché non si decompongano, e
li lascerò qui nel tempio, affinché possano essere visti da tutti, dentro a
delle bare di vetro con la scritta: “L’opera infernale della regina!”
15. E voi sbirri, dissotterrate subito la testa di
Waltar, perché anch’essa deve essere imbalsamata, ed io la farò poi collocare,
dentro ad un’urna di vetro, al di sopra delle bare delle sue mogli con
un’adeguata iscrizione!»
16. E tutto fu eseguito subito secondo la ferma
volontà del capitano.
[indice]
Il generale fa imbalsamare i cadaveri delle dee e le
fa esporre dentro a delle bare di vetro
La proposta alle dee di fuggire dal tempio per evitare
la vendetta della regina
22 aprile 1844
1. Nel corso di otto giorni, i cadaveri e la testa di
Waltar furono imbalsamati e poi esposti nel tempio di Naeme nelle già
menzionate bare di vetro, e la testa di Waltar dentro ad un’urna di vetro, naturalmente
ben chiusa, collocata su un piedistallo dorato nel mezzo delle bare.
2. Quando questo lavoro fu compiuto, il capo della
truppa andò dalle dee nella loro grande dimora, e riferì loro quello che era
accaduto invitandole ad andare a vedere i cadaveri imbalsamati.
3. E le dee andarono al tempio di Naeme, questa volta
non nude ma vestite a lutto, e inorridirono non poco quando videro il gruppo
morto.
4. E dopo una lunga pausa, la principale fra le dee chiese al capo della truppa con voce tremante: «Se questo è opera della
regina, cosa di terribile dobbiamo aspettarci anche noi tra poco? Che cosa farà
di noi quella furia?»
5. E uno degli sbirri fatti prigionieri, così rispose senza essere
interrogato: «Permettete che parli io, mie magnifiche dee! In queste bare sta
scritto anche il vostro destino, poiché dalla bocca della regina noi abbiamo
appreso quali sono le sue sicure intenzioni! Soltanto la fuga può salvarvi dal
furore della regina!
6. Non fatevi alcuna illusione sulla possibilità che
il gran sacerdote generale sia in grado di impedire questo, poiché la regina
dispone di vie nascoste e di mezzi che all’infuori di lei nessuno conosce, ed
essa è informata di tutto ciò che avviene in contrasto con il suo sentimento
satanico; sicuramente lei è già a conoscenza da parecchi giorni di quanto è
stato fatto qui con i cadaveri contro il suo comando, ed io non consiglierei a
nessuno di indugiare troppo se la sua vita gli è cara e preziosa!»
7. Queste parole ebbero tutta la considerazione che meritavano da parte del
capo della truppa, ed egli disse alle dee:
«Sembra che a questo riguardo il capo degli sbirri abbia ragione; disponetevi
dunque a partire, in modo che possiamo condurvi, sotto sicura scorta, in un
luogo qualsiasi dove sarete al sicuro dalla rabbia di quella furia! Per il
vostro sostentamento sarà provvisto nel migliore dei modi in qualsiasi luogo
noi vi condurremo, poiché tali disposizioni a vostro riguardo ci sono state
comandate proprio dal generale!»
8. Le dee diedero subito il loro consenso; e ciascuna
prese con sé i propri tesori e tutte partirono in fretta con la truppa e gli
sbirri.
9. Ma non era passata un’ora che già si videro
comparire, nella grande dimora delle dee ormai vuota, i più fidati servitori
della regina con un numeroso contingente di guerrieri provvisti di molte funi,
spade e lance, che avevano l’ordine di annientare la truppa di protezione del
generale e poi di imbavagliare tutte le dee e di assassinare pure loro e di
metterle insieme alle mogli di Waltar.
10. Questa volta però il piano della regina non ebbe
successo; ma quello che lei fece a causa di ciò, lo vedremo da quanto seguirà.
[indice]
La rabbia della regina
L’ammonimento
dell’astuto capitano innamorato di lei, per evitare la guerra col generale
23 aprile 1844
1. Quando i servitori fedelissimi della regina, con la
loro numerosa truppa, con non poco stupore trovarono la dimora delle dee della
bellezza del tutto vuota, allora fecero immediatamente ritorno e riferirono il
fatto alla regina.
2. Ma la regina, nell’apprendere ciò, diventò furiosa
come mille furie e cominciò letteralmente a schiumare di rabbia, e giurò che
avrebbe perpetrato la più aspra vendetta contro il gran sacerdote generale.
3. Ma il capitano che comandava il gruppo dei servitori
della regina, che era un bell’uomo e segretamente era molto ben visto dalla
regina, invocò da lei la grazia di poterle parlare privatamente.
4. La regina accondiscese volentieri al desiderio del
suo prediletto, e lo invitò a seguirla in un piccolo gabinetto appartato.
5. Il capitano la seguì estremamente compiaciuto; e
quando fu solo con la regina, questa voleva immediatamente sapere a quale scopo
avesse desiderato parlare con lei sola.
6. Ma il capitano, invece di parlare e rispondere subito, si spogliò
rapidamente rimanendo del tutto nudo, e poi disse alla regina:
7. «Altissima sovrana sopra la mia vita e sopra la mia
morte! Solo in questo stato mi è possibile parlare con te in tutta verità,
perché così nudo come io sto ora dinanzi a te, altrettanto nuda è la verità che
desidero ora esporti! In nome dunque del mio infinito amore per te, o
incantevolissima regina, ascolta:
8. O regina dalle mille vittorie sopra il mio cuore!
Già morire per tua mano dovrebbe essere il piacere supremo, o regina, che
rappresenti tutto per me. Io ti prego, per tutto ciò che hai di più gradito e
di più caro al mondo, di non escogitare più piani di vendetta contro il
generale del sacerdozio, e ciò per la tua e la mia felicità; perché tu puoi
fare quello che vuoi, ma arriverai sempre e dappertutto troppo tardi!
9. Credi tu, vita mia, o regina, che tuo marito abbia
forse il potere nelle sue mani? Oh, in questo caso sei ancora in grande errore!
Io ti dico: “Gurat è soltanto il portatore
del nome e, come re, gode di grande considerazione solamente in quanto egli è
un intimissimo amico del cuore del generale!”. Ma guai a tutti se, a causa
di un cambiamento delle cose, arrivassimo al punto di farci nemico il generale!
10. Com’è vero che io sto ora nudo davanti a te,
altrettanto vero e certo è che poi noi, in pochi minuti, saremmo perduti
assieme al re! Infatti già adesso intorno al grande palazzo del generale stanno
schierati in ordine di battaglia ben cinquecentomila guerrieri, e basta un suo
cenno ed entro un’ora noi non saremo più!
11. Sono già vari giorni che egli non si reca più dal
re, né lui lo chiama, quantunque su questo punto il re stia facendo un nuovo
tentativo per ricondurre il generale a sé. Sì, egli intende fare dono di te
stessa al generale pur di assicurarsi la sua amicizia!
12. Da tutto ciò, o regina, puoi rilevare la potenza e
la grandezza del generale e riconoscere quanto siano pericolosi i tuoi piani
contro di lui!
13. O regina, uccidimi se, avendoti detto questa nuda
verità, ti ho forse offesa; ma io non potevo più resistere alla potenza del mio
amore per te che mi costrinse ad ammonirti dal fare ciò che potrebbe preludere
alla tua totale rovina!»
14. Allora la
regina provò spavento per la prima volta e
disse: «Mio caro capitano, ti ringrazio di questo avvertimento! Ora però chiedo
a te anche un consiglio riguardo a come converrà procedere, affinché io non
cada in potere del generale!»
15. E il capitano rispose: «O regina, lasciami oggi il tempo di
provvedere a te, e domani ti indicherò una via di uscita!»
16. Dopo ciò egli abbracciò la regina, si rimise
indosso le vesti e ritornò poi nella grande sala; la regina invece rimase nella
stanza dov’era e domandò delle sue cameriere.
[indice]
Il capitano Drohuit, propone al re un piano per
salvarsi dal generale Fungar-Hellan
24 aprile 1844
1. Il capitano dei fedeli servitori della regina si
presentò poi al re e gli espose in forma categorica come stavano le cose
riguardo alla regina e a quello che il generale Fungar-Hellan aveva intenzione
di intraprendere del tutto severamente contro il re e contro la regina, nonché
come non vi sarebbe stata la possibilità di opporsi affatto al potente
Fungar-Hellan, dato che questi deteneva nelle sue mani tutto il potere.
2. E allora Gurat disse al capitano: «Ebbene, amico mio, tu hai
ragione! Io so molto bene in quali condizioni mi trovo ora di fronte a
Fungar-Hellan; ma cosa si può fare? Ormai sono già dieci giorni che egli è
diventato assolutamente inavvicinabile, e ciò per nessun altro motivo se non
perché io non ho voluto consegnargli Agla per spegnere la sete di vendetta
suscitata in lui dagli atti di crudeltà da lei commessi a danno del proprio
fratello e delle mogli di costui.
3. Le sue ultime parole dirette a me furono queste: “Sta bene! Quello che liberamente non vuoi
darmi da amico ad amico, saprà prenderselo con la violenza il tuo più accanito
nemico!”
4. E detto questo a me, se ne andò in fretta e furia,
ed io, fino al momento in cui stiamo parlando, non ho potuto apprendere niente
di lui che possa darmi un’idea di ciò che egli intende fare effettivamente!
5. Alla fine non ci sarà altra via di scampo, volendo
rendermelo di nuovo amico, che quella di consegnargli Agla, la donna
ultrabellissima al di là di tutti i concetti! Dimmi, mio caro capitano Drohuit:
che cos’altro si potrebbe fare?»
6. E Drohuit disse: «O re, qui sono effettivamente possibili solo
le due vie, e cioè: o la fuga della regina sotto la mia guida, oppure la
consegna; però l’una cosa non è meno pericolosa dell’altra!
7. Io ho escogitato un’astuzia assai sottile! Se
questa riesce, allora Fungar-Hellan ridiventa tuo amico e tu rimani re come
prima; se però non dovesse riuscire, allora non resterebbe altro mezzo che la
fuga per la salvezza di Agla, come anche per la tua dignità di re!
8. L’astuzia però consisterebbe in questo: fa che Agla
si vesta nella maniera più seducente possibile, ed io stesso mi presenterò a
Fungar-Hellan e gli parlerò così:
9. “La
bellissima Agla, che tu già tante volte hai ammirato con compiacenza, ha
appreso che tu, che per lei rappresenti l’amico più caro, sei in collera con
lei! Lei perciò ti prega che tu voglia ascoltarla ancora una volta sola, ed
avrai spiegazioni più che sufficienti da lei stessa riguardo alla sua
enigmatica crudeltà, e così il tuo cuore ne sarà completamente riappacificato!”
10. In seguito a un tale invito, egli certamente
acconsentirà a venire, sia pure accompagnato da una forte scorta! Riguardo poi
a quello che Agla dovrà dirgli, io mi riservo di dare a lei stessa ampi e
precisi suggerimenti; solo che tu dovresti permetterle che lei mi desse un
segno di accreditamento, affinché Fungar-Hellan possa prestare sicura fede alla
mia ambasciata! Ed io ritengo che in questo modo la cosa si potrà riaggiustare!
11. Che poi Fungar-Hellan, trovandosi alla presenza
della bellissima e seducentissima Agla, diventerà di certo più trattabile, di
ciò io sono più che convinto già in anticipo!»
12. Quando Gurat ebbe udito la proposta di Drohuit,
gli diede immediatamente pieni poteri di agire; e costui si recò da Agla e le
riferì tutto, e poi la istruì esattamente e lei accolse le sue proposte ed
acconsentì a fare tutto quello che lui le suggeriva.
[indice]
Continuazione degli intrighi infernali: l’astuto
capitano Drohuit dal gran sacerdote generale Fungar-Hellan
Il generale cade in trappola
24 aprile 1844
1. Dopo che Drohuit ebbe istruito per bene Agla
riguardo a quello che avrebbe dovuto dire nel caso in cui Fungar-Hellan fosse
venuto, egli si recò subito al palazzo di quest’ultimo, ma ebbe un po’ da
faticare per essere ammesso alla presenza del generale.
2. E quando, dopo le più grandi fatiche del mondo, gli
riuscì di essere ricevuto, il generale, con una severità furiosa, gli domandò: «Da dove
vieni, o audace traditore della tua vita, e qual è lo scopo della tua missione?
Sbrigati a parlare, se non vuoi diventare preda della morte prima che tu abbia
potuto aprire la tua bocca!»
3. Drohuit all’inizio si spaventò per quell’accoglienza molto
scortese, poiché non si era immaginato che il generale fosse così in collera,
ma dopo qualche istante si fece coraggio e, in tono ugualmente molto agitato,
rispose a Fungar-Hellan:
4. «Amico, se a farmi una simile accoglienza sei
proprio tu, che pure sei colui che in effetti mi procurò il mio attuale
incarico a corte e che fosti sempre il mio amico più fidato, allora, malgrado
l’importanza immensa delle cose che ho da riferirti, non parlerò affatto,
quantunque da ciò dipenda il tuo benessere e quello di tutto il mondo, nonché
la vita del cuore! Tu puoi dunque impugnare una spada all’istante e uccidermi
assieme al mio importantissimo segreto che, all’infuori di me, nessun essere
mortale al mondo conosce!»
5. Dopo questa dichiarazione, il generale si tranquillizzò e disse: «Amico, calmati, poiché fu nell’eccitazione del
primo momento che io ho parlato così; ora però ti riconosco nuovamente quale
mio amico, quello che mi ha già reso più di un buon servizio e che forse più di
qualche altro me ne renderà ancora. Ti prego dunque di parlare ed io starò
attentamente ad ascoltarti!»
6. Allora Drohuit si mise eretto e disse: «Sta bene, ascoltami!
7. Vedi, tu ora provi una fortissima rabbia contro
Gurat, il tuo primo amico, e attenti alla vita della regina! Ma adesso fa bene
attenzione a quello che ti rivelerò.
8. Da quando questa Terra è abitata da uomini e da
animali, non vi fu mai un’ingiustizia più grave, né un’ingratitudine più nera,
di quella che ora si manifesta nel tuo comportamento verso la regina e verso il
re!
9. Dimmi: di cosa è debitore un soldato, di colui che
è il salvatore della propria vita? Di più per il momento non ti domando; basta
che tu mi dia una risposta a questo!»
10. Il generale guardò Drohuit enormemente stupito e, ancora molto
ansioso e agitato, disse: «Che cosa dici? Parla più chiaro! Dichiarati,
affinché io accorra ad adorare il salvatore della mia vita»
11. E Drohuit, cantando vittoria tra sé, si mise di nuovo eretto e
disse: «Per il momento non ti dico altro che questo: la regina, che ti ama come
il suo occhio destro e che invece tu ti sforzi con determinazione di mandare in
rovina, questa stessa regina è la salvatrice della tua vita in una maniera che
il mondo non ha ancora mai visto!
12. Di più non ti dico; va da lei, e così apprenderai
quello che lei ha fatto per te! Dopo, tu potrai ucciderla se riuscirai a far
reggere il tuo cuore!
13. Ma qualora in te vi fosse il sospetto che quanto
ti ho detto non corrisponde a verità, allora prendi con te una scorta; e qui
c’è questo segno di accreditamento che la regina stessa mi ha dato per te, e da
ciò potrai facilmente scorgere che il mio agire verso di te non è certamente
quello di un traditore!»
14. A questo punto il
generale esclamò: «Agla, tu misconosciuta da me!
Tu grande regina di tutti i miei pensieri! Hai tu, attraverso la tua
incomprensibile crudeltà, salvato la mia vita? Bisogna che corra subito da lei
per chiarire questa cosa!»
15. E detto questo, il generale lasciò tutto, fece
chiamare la sua guardia d’onore e si affrettò ad andare dalla regina.
[indice]
La calorosa accoglienza da parte del re
Gurat, Fungar-Hellan e Drohuit ricevuti dalla regina
La dichiarazione d’amore di Agla a Fungar-Hellan
ottiene il massimo successo
26 aprile 1844
1. Il re e la regina stavano in ansiosissima attesa e
dalle finestre guardavano sulla via, nel dubbio se Fungar-Hellan sarebbe venuto
o no. Quanto incredibilmente grande fu dunque la gioia di entrambi quando
scorsero il generale che, alla destra di Drohuit e scortato dalla sua numerosa
guardia d’onore, si avvicinava al palazzo reale!
2. La regina si recò immediatamente nella sua sala e
il re nella sua, e ciascuno per sé rimase in attesa dell’uomo dal quale in quel
tempo dipendeva il bene e il male di quasi mezzo mondo.
3. Giunto alla porta del palazzo, il generale disse a Drohuit: «Io ora sono qui; tuttavia ti dico: “Se io noto il
minimissimo sospetto, allora è il vivo inferno il tuo destino!”»
4. E Drohuit rispose: «In verità, io stesso non mancherò di
saltarci dentro se tu non venissi accolto con il più grande, sincero amore e
considerazione da entrambe le parti e non trovassi confermato tutto quanto ti
ho detto!»
5. E Fungar-Hellan disse: «Sta bene, e ora saliamo e accertiamoci di
ogni cosa!»
6. A questo punto Fungar-Hellan, sempre a fianco di
Drohuit e scortato dalla sua guardia d’onore, salì al secondo piano dell’immenso
palazzo e si presentò anzitutto al re, che lo accolse a braccia aperte esclamando:
«Fratello mio, mia salvezza!»
7. Questa accoglienza commosse il cuore del generale,
e già per questo il suo stato d’animo cambiò radicalmente, ed egli domandò al
re se la sua amicizia non fosse migliore della sua inimicizia.
8. E Gurat rispose: «O fratello, se tu sei mio nemico, allora io
non sono neanche più re! Infatti io devo tutto a te! Tu soltanto sei l’ordine e
quindi il sostegno della mia casa! Come non dovrei dunque ambire alla tua
amicizia?»
9. A questo punto Fungar-Hellan abbracciò di nuovo il suo vecchio amico e disse a
Drohuit: «Vieni anche tu di nuovo qui, poiché riconosco che i tuoi propositi
verso di noi erano sinceri, e così puoi ben essere il terzo nella nostra
rinnovata alleanza! Ma ora rechiamoci da Agla e vediamo come lei intenderà
partecipare a questa alleanza!»
10. E detto questo, il generale, procedendo in mezzo
al re e a Drohuit, andò con la sua brillante scorta d’onore da Agla, la quale
pure gli si affrettò incontro con le sue incantevolissime braccia aperte e lo
abbracciò con tutta la forza del suo amore.
11. Questa accoglienza assolutamente inattesa fece
un’impressione talmente benefica sul generale, che egli per puro senso di gioia
non fu capace di dire una sola parola.
12. Soltanto Agla, dopo qualche istante e tutta tremante d’amore,
disse: «Fungar-Hellan, come potesti attentare alla mia vita, dato che il mio
amore per te offriva sacrifici alla tua vita che esso non avrebbe mai sacrificato
a un dio?
13. È vero che io dovetti apparirti inumanamente
crudele perché le mie azioni sono state di una specie di cui la Terra finora
non ne ha mai mostrato di certo alcun esempio, ma sicuramente, fino ad oggi, la
Terra non ha mai conosciuto alcun cuore femminile che fosse così colmo d’amore,
come questo mio amore per te, o Fungar-Hellan! Tuttavia, la grande portatrice
della vita non conosce neppure un intelletto femminile capace di apprezzare la
grandezza e la sublimità di un Fungar-Hellan! Io però posso gloriarmi di questo
intelletto, e così risultano spiegati il mio amore per te infinitamente grande
e, come conseguenza di un tale amore, anche le azioni da me commesse per amor
tuo, o Fungar-Hellan!»
14. Questa dichiarazione intenerì completamente il generale, il quale disse: «O Agla, che cosa chiedi come ricompensa di un simile
amore?»
15. E Agla rispose: «Il tuo cuore, il tuo amore è la mia
ricompensa! Ma prima ascoltami, affinché ti sia chiaro perché ho fatto quello
che ho fatto; e poi tu comprenderai che io ti amo più della mia vita!»
[indice]
Il re Gurat e il capitano Drohuit costretti a fare
buon viso a cattivo gioco
Le false spiegazioni della regina per far cadere nella
trappola il generale Fungar-Hellan
27 aprile 1844
1. Gurat non era proprio molto d’accordo con questa
dichiarazione d’amore da parte della sua celestiale Agla a Fungar-Hellan,
naturalmente queste considerazioni egli le faceva dentro di sé, perché a tale
riguardo in quel momento una manifestazione aperta del suo disaccordo sarebbe
stata fuori luogo.
2. D’altro canto, che cosa avrebbe potuto fare, se non
stare a guardare con occhi estremamente compiaciuti nell’udire tale
dichiarazione d’amore? Infatti era comunque sbagliato, in un modo o nell’altro.
Era come se ci fossero state una mela acida a destra e un’altra a sinistra, e
in una bisognava pur mettere il dente. Questo era decisamente meglio che non
aver dovuto mettere ben bene il dente in tutte e due!
3. E anche Drohuit ascoltò la dichiarazione della
regina al generale non proprio così volentieri come se fosse stata rivolta a
lui. Ma, date le circostanze, non c’era altro da fare se non buon viso a
cattivo gioco, perché uno sguardo storto in quel momento avrebbe potuto costare
la vita.
4. Per conseguenza, tanto Gurat che Drohuit mostrarono
un’espressione molto amichevole ed augurarono a Fungar-Hellan, ricorrendo ad un
certo modo alla mimica, ogni bene, ed altrettanto ad Agla.
5. E costei allora cominciò subito a spiegare le
ragioni della sua crudeltà, come già prima aveva annunciato, affinché il
generale potesse comprendere a fondo quanto infinitamente prezioso egli fosse
per lei e perché! E dunque essa disse:
6. «O mio carissimo Fungar-Hellan! Tu sai che io amavo
mio fratello più della mia stessa vita; per questo io abbandonai la mia altura
e, incurante della mia vita, andai in cerca di mio fratello in questa città a
me ancora del tutto sconosciuta.
7. Io però trovai colui che cercavo, prima e più
facilmente di quanto mi fossi immaginata. E come? Il come voi tutti lo
conoscete. Io fui condotta qui, e il re cominciò subito ad aspirare al mio
cuore e cercò di persuadere mio fratello a cedermi a lui offrendogli in
risarcimento le dee della bellezza nonché la dignità di viceré.
8. Io mi accorsi al primo sguardo che mio fratello era
esitante. Ora mi addolorò oltre misura il fatto che egli potesse avere il cuore
esitante verso di me, che pure avevo rischiato la mia vita per lui.
9. Ma allora io mi dominai e mi avvicinai a lui, e,
per mettere alla prova il suo amore, gli consigliai io stessa un tale scambio.
Invece lui, che comunque aveva solo poco amore per me, invece di rischiare la
sua vita per la povera sorella in riconoscimento del suo interiore e più alto
valore, mi cedette, scambiando così questo purissimo essere con le amanti a
pagamento, le quali non avevano mai riconosciuto alcun interiore valore della
vita!
10. Questo vile atto di vendetta da parte di mio
fratello fu un grave colpo per il mio cuore; sennonché io non potevo più
cambiare quello che era già avvenuto.
11. In tale mio interiore stato di afflizione io feci
la tua conoscenza, Fungar-Hellan, e riconobbi ben presto in te un grande
spirito, capace con la sua perspicacia di governare in un modo o nell’altro
milioni di sudditi! E assai presto mi accorsi che solo tu, e non il re, eri il
signore di Hanoch e di tutto l’immenso regno!
12. Allora pensai: “O
uomo, se io potessi svelarti la mia eterna verità riguardo al vero destino del
genere umano da parte di Dio, quale io ho in me, e se avessi il tuo amore,
quale infinito bene tu potresti operare!”
13. Ma mentre io, o Fungar-Hellan, ti pensavo già
abbastanza vicino al mio cuore e vedevo che mio fratello andava acquistando
valore presso di te per causa mia, allora scoprii all’improvviso una ignobilissima
congiura contro di te per opera appunto di mio fratello! E perciò io stessa lo
feci imprigionare, dato che la sua vita mi era sempre ancora cara, vita che
altrimenti sarebbe stata perduta se voi aveste riconosciuto il suo tradimento!
14. Io l’ho visitato giornalmente ed ho cercato di
convertirlo, ma certamente i miei sforzi ottennero scarso risultato. Tuttavia,
dopo molte fatiche, con lui ero arrivata a metà della via del miglioramento; ma
tu venisti a sapere che egli languiva in carcere e così liberasti il tuo più
grande nemico. Egli fuggì poi per causare la tua rovina con l’aiuto dei popoli
dell’altopiano ai quali avrebbe indicato dove si trova una via d’uscita per
scendere alla pianura.
15. A questo punto venne a prospettarsi una questione
di vita o di morte! Io quindi mandai degli sbirri ad inseguirlo con l’incarico
di ucciderlo qualora lo avessero incontrato, perché se egli fosse stato
riportato qui vivente, tu certamente, dopo averlo trasferito in qualche altro
luogo, lo avresti innalzato ad alte cariche, mentre egli invece se ne sarebbe
andato di nascosto e ti avrebbe tradito ai popoli dell’altopiano. Questi poi
sarebbero piombati su di voi come tigri affamate ed avrebbero massacrato
milioni di persone! D’altro canto, se io lo avessi denunciato a voi, che cosa
avreste fatto di lui e forse anche di me?
16. Dunque, per evitare un male così grande, io mi
decisi al pesante sacrificio! Ora giudicate se per aver fatto questo, io sono
così crudele come ritenete voi! Nondimeno, non sono ancora alla fine; perciò
vogliate ascoltarmi ancora!»
[indice]
La regina Agla per giustificare le sue atrocità
racconta al generale una menzogna dietro l’altra
29 aprile 1844
1. E Agla riprese a parlare e disse: «Mio fratello però, prima
di fuggire, aveva segretamente istruito le sue mogli di incitare anzitutto
contro di te tutto il collegio delle dee della bellezza, e poi, dove fosse
possibile, di tentare di eliminare dal mondo sia te che il re Gurat, affinché
Waltar, quando fosse ritornato con grande potenza, sarebbe salito subito sul
trono in questa città senza alcuna difficoltà.
2. Questa via criminosa, come è noto, fu preclusa a
Waltar! Ma da quali intenzioni erano animate le mogli quando ricevettero subito
la notizia della morte del marito che io avevo fatto giungere loro per vederne
la reazione? Ascolta: un tremendo giuramento uscì dalla loro bocca; e
precisamente esse giurarono che avrebbero tratto te, Gurat ed infine me stessa,
in perdizione senza grazia né pietà!
3. Ma quando e come avrebbero fatto questo? Seguitemi
nel gabinetto segreto che serviva alle sette mogli principali, e persuadetevi
di tutto da voi stesso!»
4. Detto questo, Agla condusse tutta la comitiva al gabinetto segreto, che
del resto era molto grande, fece subito aprire un armadio a muro che era
nascosto, e poi, indicando con la mano una coppa di cristallo, disse:
5. «Guardate là l’orribile coppa; essa è colma di
spilli intinti nel più potente veleno! Fate portare qui un animale, prendete in
mano con ogni precauzione uno di quegli spilli, pungete poi anche solo
lievemente in una qualche parte la pelle dell’animale e convincetevi che fine
esso farà!»
6. Allora fu portato un grande vitello a cui venne
soltanto leggermente scalfita la pelle sotto il ventre con uno di questi
spilli, e il vitello immediatamente si accasciò a terra morto.
7. Tutti rimasero inorriditi constatando il
sorprendente effetto prodotto dalla puntura.
8. E Agla disse: «Provate pure con qualche altro animale e
l’effetto sarà identico! Oppure se avete qualche delinquente condannato a
sicura morte, fatelo condurre qui e fate una prova anche con lui! Indubbiamente
non vi è istante così breve come sarà breve il tempo in cui egli troverà la
morte del tutto sicuramente senza alcuna sofferenza in seguito alla puntura di
un simile spillo!»
9. Ma Fungar-Hellan disse: «Agla, come sai queste cose, e come hai potuto
scoprirle? Come sei venuta a conoscenza del tremendo effetto di questo veleno a
me completamente sconosciuto?»
10. E Agla rispose: «Guardate, Drohuit, questo grande amico di
tutti noi e nostro salvatore, mi ha informata di tutto ciò, ed è egli, che in
apparenza partecipava alla congiura, è riuscito a tirar fuori di bocca alle
mogli tutto quello che esse tramavano specialmente contro di te!
11. Ma quando egli mi riferì una cosa simile e mi
convinse ben presto della loro grande malignità, allora il mio intero animo fu
colto da una potente vendetta. Io poi, fingendomi loro amica, feci condurre
tutte quelle donne qui nella mia sala mediante i miei sgherri travestiti, e là
esse furono obbligate a svestirsi immediatamente. Dopo di che io le feci legare
alle colonne e poi, come regina e signora della vita e della morte dei sudditi,
placai su di loro la mia ardentissima vendetta!
12. Ma quand’è che tu eri destinato a cadere? Ebbene,
la tua prossima visita amichevole a quei serpenti ti sarebbe costata la vita
come è accaduto qui a questo vitello! E se ora vorrai recarti alla dimora delle
dee della bellezza, tu certamente troverai anche là di questi piccoli strumenti
di morte, e da ciò potrai rilevare quanto ampiamente estesa fosse tale
congiura, come anche il motivo per il quale io perseguitai quelle dee!
13. Ma se tu vuoi anche sapere come quelle dee sono venute
in possesso del veleno, allora non hai che da esaminare accuratamente il
giardino, e in un cantuccio appartato dello stesso, dentro ad un piccolo
chiosco di vetro, troverai un alberello sul cui fusto appaiono come attaccate
delle piccole gocce a forma di perle; queste gocce sono appunto questo
terribile veleno!
14. Io ritengo che ciò sarà di certo sufficiente a
spiegare le ragioni per cui io, quale la tua più grande amica, ho agito contro
quelle donne impiegando tutta l’astuzia e la prudenza possibili!»
15. Fungar-Hellan, insieme al re, divennero del tutto
pallidi, e nessuno sapeva che cosa in effetti gli sarebbe capitato.
[indice]
Fungar-Hellan, perplesso di fronte alla versione della
regina, interroga il capitano
Drohuit risponde astutamente e il generale vuole
verificare le prove nel giardino delle dee della bellezza
30 aprile 1844
1. Quando dopo un po’ di tempo la prima impressione di
sbalordimento e di orrore suscitata nei tre dal racconto di Agla si fu calmata,
Fungar-Hellan guardò meravigliato Drohuit e gli disse: «Drohuit, o tu sei un
inviato delle divinità buone e dell’antico Dio dell’ira, che pure è buono
finché si compie esattamente la Sua Volontà, ma se si agisce anche minimamente
contro questa, allora Egli si accende immediatamente nell’ira e vuole
distruggere tutta la Terra!
2. E dunque può essere che tu sia un inviato di questo
Dio! Oppure tu sei un inviato del più profondo e più orrido inferno dove è la
dimora fondamentale di Satana, perché altrimenti sarebbe puramente impossibile
che solo tu sei pervenuto a scoprire dei segreti ignorati da me!
3. Vedi, in questa immensa città, nonostante essa
conti cento volte mille case, nulla avviene e nulla può avvenire che non giunga
a mia conoscenza quasi nello stesso istante in cui avviene! Quale diavolo,
quale creatura satanica può mai aver tenuto in mano questa congiura, perché
essa possa essere rimasta nascosta ai miei sensi fino a questo tempo infame,
nel quale io ho ora appreso questo dalla bocca ardente di Agla?
4. E come hai fatto a scoprire una simile congiura
infernale davvero satanica, della quale già il solo pensiero fa venire i
brividi? Basta solo che tu mi dica questo, e ciò mi basterà per ridonarmi la
più assoluta tranquillità; ma se tu non sei in grado di fornirmi tale
spiegazione, allora tutti i leoni, le tigri, le iene, i lupi e gli orsi
diverranno la tua compagnia!
5. E Drohuit rispose: «Amico, perché parli
come se tutti i rapporti della grande città ti fossero evidentemente noti,
giorno per giorno? Io ti dico: “Sono solo
le apparenze a colpire i tuoi sensi, ma non lo sono mai i rapporti più
profondi!”
6. Chi mai può rivelarti i miei pensieri? Non è forse
vero che io posso parlare ed agire apparentemente in modo che tu debba ritenere
sospette la mia parola e la mia azione, mentre col mio pensiero perseguo invece
tutto un altro piano diretto solo al tuo bene?
7. Non è forse pure vero che d’altro canto io posso
parlare ed agire in maniera che a te sembra assolutamente onesta, però – non
potendo tu guardare nelle mie segrete camere del pensiero – come puoi sapere se
forse non vi sia in agguato qualche tradimento meditato ultra sottile per la
tua rovina che si fonda appunto sulla tua ostinazione nella grande fiducia
nella tua onniscienza?
8. E così è accaduto pure che dalle parole e dagli atti delle dee della
bellezza non è trapelato nulla ai tuoi sensi riguardo all’alberello che loro
stavano coltivando per la tua rovina in un luogo nascosto, né è trapelato nulla
riguardo agli strumenti di morte, tra i meno appariscenti ma tanto più
efficaci, che loro stavano preparando per te!
9. Ma perché tutto ciò? Pensa alle nuove imposte
applicate loro e al divieto fatto loro, sotto pena di morte, di restare
incinte, e ben presto ti saranno chiare le ragioni di una simile congiura!
10. E come ha detto Agla, così dico anch’io: “Va’ e persuaditi tu stesso di ogni cosa, e soltanto dopo vedi se io
sono proprio maturo per la compagnia di leoni ed altre simili belve che tu hai
nominato prima!”».
11. Fungar-Hellan rimase del tutto stordito di fronte a queste parole e
chiese di andare al giardino delle dee della bellezza per convincersi laggiù di
tutto. E immediatamente l’intera comitiva si avviò verso il giardino.
[indice]
Fungar-Hellan trova la prova delle asserzioni di Agla
e di Drohuit nel giardino delle dee della bellezza
Il grave sospetto contro Agla
La grande bellezza di Agla nuda toglie ogni sospetto
al generale e diventa sua moglie
2 maggio 1844
1. Il generale, giunto nel giardino, esaminò con ogni
cura tutto, la grande dimora abbandonata delle dee della bellezza, il tempio e
il giardino, e dappertutto trovò confermato quanto gli era stato rivelato.
Nella dimora scoprì una grande quantità di spilli avvelenati che egli fece
subito sequestrare dagli ufficiali del suo seguito, e così pure trovò nel
giardino la famigerata casetta del piacere di vetro nel cui mezzo, fuori dal
terreno, cresceva quanto mai rigoglioso l’alberello straordinariamente velenoso
che aveva la forma che gli era stata descritta, e il suo fusto era cosparso di
gocce di veleno.
2. Fungar-Hellan avrebbe voluto far distruggere subito
l’alberello e perciò diede ordine alla sua gente di distruggere il chiosco di
vetro insieme all’alberello.
3. Ma Agla afferrò la mano Fungar-Hellan e gridò: «Mio
dilettissimo amico, io ti prego, per quello che hai di più caro al mondo, di
non ordinare che questa trasparente dimora della morte venga in qualche modo
aperta con la violenza, né che essa venga in generale neanche minimamente aperta
in qualche modo e nemmeno toccata, perché la natura di questa pianta agisce in
modo così violento che, lasciandola libera, non solo noi saremmo perduti con
tutti gli esecutori del tuo ordine, ma ne rimarrebbe ucciso perfino tutto ciò
che ha vita nel raggio di almeno tre ore di cammino!
4. Se tu però vuoi distruggere questo alberello, devi
fare accatastare tutto intorno al chiosco grandi quantità di legna molto
resinosa ed accenderla da tutti i lati; così solamente puoi annientare questa
pianta senza conseguenze mortali!»
5. Questa dissertazione da parte di Agla riguardo al
modo di distruggere questa pianta velenosa, fece stupire potentemente Fungar-Hellan. Egli la guardò rigidamente in faccia e disse:
6. “Donna, che vai dicendo? Spiegami come mai ti è
così ben noto l’effetto di questo alberello, quasi fossi stata tu stessa a
crearlo!
7. In verità, per quanto possano essere buone le tue
intenzioni a mio riguardo, qualora la natura di questa pianta sia
effettivamente tale, altrettanto è grave il sospetto a tuo carico che può
essere suscitato in me da questa tua dichiarazione! Chi mi dice che non sia
stata tu stessa a piantare questo alberello dell’inferno?
8. Io dunque ti concedo ancora un breve termine; cerca
in questo tempo di far rotolare giù dal tuo capo il mio sospetto molto ben
fondato, altrimenti per te non andrà a finire bene! Spogliati dunque, affinché
tu, nuda, confessi a me la nuda verità, poiché d’ora innanzi non riuscirai più
ad ingannarmi, percé il mio sospetto nei tuoi confronti è fin troppo ben fondato!
Ti sarà duro manipolare a tuo piacimento un Fungar-Hellan!”»
9. Questa intimazione non scosse minimamente la
padronanza di sé di Agla; e lei disse soltanto: «Io certo mi spoglierò, ma non
qui in vicinanza di questo chiosco pestilenziale, bensì in una o nell’altra
stanza delle dee della bellezza di un tempo!»
10. Dopo di che la comitiva se ne andò nell’abitazione
ed entrò in una stanza molto grande.
11. Giunta là, Agla si svestì subito secondo l’ordine
di Fungar-Hellan.
12. Ma questo svestimento fu proprio pericolosissimo
per il generale fortemente incline alla sensualità! Infatti solo allora
apparvero tutte le attrattive, rimaste fino a quel momento nascoste, che questa
bellissima donna possedeva ad un grado così elevato, per cui, a quella vista, parecchi
tra gli uomini presenti divennero subito come furiosi e colti da pazzia; cinque
di loro caddero morti all’istante.
13. E Fungar-Hellan dimenticò completamente il suo
sospetto, poiché come il Sole nascente consuma le nebbie nelle valli, così agì
anche la bellezza troppo grande di Agla nuda su Fungar-Hellan.
14. Egli dunque non le chiese altro che il suo amore e
promise che avrebbe fatto e concesso qualsiasi cosa pur di rendersi tanto più
meritevole del suo amore.
15. Che questa vittoria non fosse riuscita a nessuno
più gradita che ad Agla stessa, è cosa che si potrà facilmente comprendere,
perché altrimenti lei sarebbe stata evidentemente imprigionata.
16. Gurat e Drohuit assistettero a questo avvenimento
come dei giocatori perdenti; ma cos’altro qui restava loro di fare, se non
congratularsi con Fungar-Hellan?
17. Con questa spedizione anche tale inchiesta ebbe
fine, e Fungar-Hellan condusse Agla con tutti gli onori al suo palazzo in
qualità di sua moglie. E dall’altra parte Drohuit e Gurat se ne andarono
ugualmente alle loro dimore, ma con le facce assai lunghe.
[indice]
Il racconto di Drohuit e di Gurat alle loro concubine
Il progetto di fuga dei due naufraga per l’arrivo
improvviso della regina
Drohuit e Gurat
con astuzia e ipocrisia fingono di piangere disperatamente, e si salvano
3 maggio 1844
1. Quando i due, cioè Gurat e Drohuit, arrivarono a
casa nel palazzo reale, vennero loro subito incontro le altre concubine le
quali domandarono come fosse andata a finire la faccenda con la terribile Agla.
2. E Drohuit rispose: «Dilette mogli, è andata male, molto male
per tutti noi! Infatti Agla ha spezzato il vincolo matrimoniale tra lei e il
nostro benevolo re, ed ha dato di nuovo il suo cuore e la sua mano, come se lei
fosse stata nubile, a Fungar-Hellan! E questa vera e propria ribellione è
contro i sacri diritti del re, e così ha soddisfatto il desiderio nutrito da
molto tempo. Possa questo capitale da lui acquistato oggi, rendergli quegli
stessi interessi che ha reso al nostro buon re! Io per conto mio non gli auguro
altro!
3. Io però sono stato davvero un enorme asino ad aver
rischiato quasi la mia vita per quella bestia infernale! Se dinanzi a
Fungar-Hellan avessi descritto la regina a fosche tinte – cosa che sarebbe
stato giusto fare - lei certamente non sarebbe più in vita; sennonché io sono
stato così sciocco da farla apparire abbellita e così innocente e giusta,
quanto più era possibile, al cospetto del generale!
4. E questa è ora la mia ricompensa e quella del re, e
cioè lei ci ha voltato le spalle, e con ogni probabilità avremo in brevissimo
tempo l’onore o di mordere modestamente ed innocentemente la polvere per
effetto della puntura anch’essa innocentissima di qualche spillo avvelenato, o di
essere costretti con dolci parole ad abbandonare per sempre la città di Hanoch
per cercare poi dimora in qualche luogo fra le tigri, le iene e gli orsi! Cosa
ne pensi tu, Gurat? Ho ragione oppure no?»
5. E Gurat rispose: «Amico mio, se dipendesse da me, direi che
noi dovremmo già oggi mettere assieme i nostri tesori e prendere il largo col
favore della notte e della nebbia, poiché domani, almeno così la penso io,
potrebbe essere già troppo tardi!
6. Perciò dà tu disposizione che si raduni tutta la
mia servitù e, sotto il segreto della più assoluta discrezione, impartisci per
il nostro e loro proprio bene, l’ordine per cui cento cammelli siano adibiti al
trasporto dei nostri tesori, cento a quello delle provviste e cento infine
siano riservati per trasportare noi stessi con tutto il nostro seguito in
qualche regione ben lontana della Terra, perché da ora in poi non sarà più
possibile sussistere in questo grande regno del mondo!
7. Il popolo è ormai istupidito al massimo grado e i
migliori sono diventati un miscuglio di inganno, astuzia, ipocrisia e politica.
Il vero e proprio dominatore, però, è comunque il nostro nemico, e ora lo sarà
tanto di più in quanto egli di certo ballerà rigorosamente secondo il piffero
di Agla! Tuttavia lei adesso ci avrà certamente in odio, perché non abbiamo
cominciato a delirare oltre tutte le misure per pura disperazione a causa della
sua perdita»
8. A questo punto Drohuit guardò fuori dalla finestra
e, con sua grande meraviglia, scorse Agla con Fungar-Hellan che erano diretti
verso il palazzo reale e lo comunicò al re.
9. E il re, avendo visto egli pure i due, esclamò: «Per tutti
gli spiriti! Siamo perduti!»
10. Ma Drohuit, che nel frattempo aveva fatto uscire tutte le donne,
disse a Gurat: «Amico, ora si tratta di opporre l’astuzia alla crudeltà!
Stracciamo in fretta le nostre vesti, poi buttiamoci a terra e urliamo e
facciamo cordoglio in maniera del tutto raccapricciante, e tutto si volgerà
nuovamente in bene!»
11. Gurat e Drohuit lo fecero subito, ed erano
trascorsi appena due minuti da quando avevano cominciato così a urlare che già
Agla assieme al generale comparirono sulla porta e lei, tutta commossa, andò
vicina ai due, e precisamente prima a Gurat, e gli chiese cosa c’era che non andava.
12. E questi, riprendendo un po’ di coraggio, esclamò:
«O Agla, Agla, tu celestiale! Tu mi manchi; questo dolore mi distrugge! Io
esteriormente dovetti lasciarti andare via da me, ma ahimè, il mio cuore, oh,
il mio cuore non potrà mai più staccarsi da te!»
13. Allora Agla consolò il re e gli disse: «Non piangere così! Vedi,
io sono di nuovo con te e resterò anche presso di te, e ti amerò con tutta la
mia tenerezza; e anche Fungar-Hellan rimane nostro intimissimo amico!»
14. A questo punto Gurat si risollevò e si gettò al
collo di Agla e di Fungar-Hellan. E poi anche Drohuit fu fatto rialzare.
15. Prossimamente verrà narrato il seguito.
[indice]
Il discorso ipocrita di Drohuit convince perfino la
satanica Agla
La regina promette le sue due bellissime sorelle in
premio al capitano e al generale
4 maggio 1844
1. Quando anche Drohuit si fu ristabilito dal suo
apparente cordoglio – naturalmente solo secondo l’arte dei commedianti – egli
si avvicinò del tutto timidamente ad Agla e le baciò la veste, salutò con la
più profonda deferenza Fungar-Hellan e poi gli disse:
2. «Nell’intenzione di confortarlo, io dissi a Gurat,
che voleva darsi completamente alla disperazione: “Amico, consolati; confida negli déi, abbi la massima fiducia nel tuo
sincerissimo e nobilissimo amico e, come su un fondamento di marmo, costruisci
sull’amore della celestiale Agla, e allora ben presto ti convincerai che questa
cosa ha un aspetto assolutamente diverso da come ti immagini nel tuo immenso
dolore!”. Queste parole, però, non ebbero su di lui alcun effetto, ed egli
delirava come prima.
3. Dopo avere atteso per un po’, gli presi la mano e
di nuovo gli parlai così: “Amico, re del
grande regno, Gurat, ascoltami! Tu già per principio sbagli se vuoi porre il
carattere della celestiale Agla, anche solo minimamente, in qualche modo a
livello del nostro, poiché vedi, lei è figlia di un uomo di quelle sacre alture
che furono abitate dai primi uomini della Terra; noi invece non siamo più
uomini, bensì solo delle deboli ombre dell’umanità!
4. Per conseguenza noi pure ci
troviamo rispetto ad Agla in un rapporto di ombre, poiché lei sola è ancora una
realtà umana, mentre noi non siamo altro che delle ombre nell’ora del
crepuscolo e presumiamo di essere grandi nei nostri caratteri, mentre invece, presi
tutti insieme, siamo un nulla di fronte alla celestiale Agla per quanto
riguarda il carattere!
5. Ma se però,
solo in una certa misura, noi vogliamo per l’alto onore diventare degli uomini,
allora dobbiamo comportarci con Agla come ombre vaganti nel corpo, e non
pensare mai che le sia possibile peccare contro la nostra natura!”
6. E quando ebbi esposto tali cose a Gurat, egli si
calmò un po’, ma tuttavia soffriva ancora moltissimo, e finì col ricadere nella
sua sconfinata tristezza ed esclamò: “Agla
è il mio cuore, e Fungar-Hellan il mio capo! Io non posso perdere nessuno dei
due senza perdere la mia vita, e tuttavia uno dei due lo devo perdere: o Agla o
Fungar-Hellan!”
7. Ma quando io ho udito questo da lui, ed essendomi
quindi convinto che ogni mia parola di conforto, per quanto fondatissima, non
avrebbe avuto alcun valore per lui, allora fui colto io stesso da un profonda
malinconia e mi accasciai io pure a terra in una grande tristezza!»
8. A questo discorso, o meglio, a questa purissima
menzogna improvvisata, Agla estremamente commossa si avvicinò all’oratore che
appariva ancora quanto mai turbato, gli prese la mano e, premendola al suo
cuore, gli disse:
9. «Tu ti sei sempre dimostrato amico mio e perciò sei
sempre stato nelle mie grandi grazie; però mai come questa volta hai dato così
grande prova della tua amicizia per me, per il re e per Fungar-Hellan! Perciò
io voglio premiare la tua fedeltà come nessuno finora è stato premiato in
questa città!
10. Vedi, io ho ancora due sorelle, le quali non mi sono
seconde in fatto di bellezza! Io voglio farle venire in città, l’una per te e
l’altra per Fungar-Hellan, affinché io possa rimanere con Gurat; ed io ritengo
che questo premio stringerà tutti noi in un vincolo che nessuna potenza sarà
mai capace di sciogliere!»
11. Con questa proposta furono tutti soddisfatti, e
immediatamente furono prese le opportune disposizioni per mandare a prendere le
due sorelle sull’altura.
[indice]
Una carovana alla ricerca delle due sorelle di Agla
L’incontro proprio con i pastori alle dipendenze di
Mahal, il padre di Agla
6 maggio 1844
1. Un’intera carovana di mille uomini ricevette
l’ordine di partire per l’altura allo scopo di andare a prendere le due
sorelle, che si chiamavano Pira e Gella.
2. Ma quando la carovana fu a metà del suo cammino,
trovò una bella prateria tra le montagne dove parecchi pastori facevano
pascolare un grande gregge di pecore e capre che essi proteggevano dalle bestie
feroci. Questi pastori dimoravano in capanne ed erano armati di spade, fionde e
lance.
3. Il capo della carovana domandò ad uno di quei
pastori se conosceva le due figlie di un certo Mahal, di nome Pira e Gella.
4. E il pastore rispose: «Da dove venite voi che domandate delle
belle figlie del mio signore? Il mio signore aveva ben tre figlie e due figli;
ma un figlio egli ha dovuto mandarlo giù in pianura per predicarvi la penitenza
per il perdono dei peccati dinanzi a Dio, oppure il vicino Giudizio qualora la
pianura non volesse convertirsi. E così questo figlio è partito, e finora non
ha fatto ritorno.
5. Così pure è partita, e si è persa, una bella figlia
che aveva nome Agla. Noi non sappiamo tuttora dove se ne sia andata. Chi sa se lei non sia caduta tra le mani
di una carovana simile alla vostra e che sia così diventata una preda della
pianura! Diteci dunque prima da dove siete e chi vi ha mandato qui, poi vi
daremo le informazioni riguardo a Pira e Gella!»
6. E il capo della carovana disse:
«Ascoltatemi dunque, voi onesti pastori del vostro signore! È Agla stessa che
ci ha mandato qui per prendere e condurre le sue due sorelle da lei! Agla è ora
una grande regina nella pianura e domina su metà del cerchio della Terra con
poteri illimitati, e noi stessi siamo suoi servitori. Waltar, suo fratello, è morto.
Come sia successo, noi non lo sappiamo; abbiamo visto però il suo capo
imbalsamato dentro ad un’urna di cristallo che è esposta nel tempio della
grande dea Naeme!»
7. E avendo appreso ciò, il primo tra i pastori disse: «Dalle tue parole ho compreso che ci hai detto la verità! Vogliate
dunque aspettare qui fino a domani; poi verrà lo stesso Mahal con le sue due
figlie, e voi potrete trattare direttamente con lui per averle con voi.
8. Quando voi gli esporrete scrupolosamente come la
sua Agla sia diventata regina della pianura, dove si dice esista una grande
città della quale noi certo non abbiamo alcun concetto, allora probabilmente
egli stesso scenderà con voi per visitare sua figlia, per la quale egli ha
versato tante lacrime quando non la vide ritornare più!»
9. Avendo udito queste cose, i componenti della
carovana si fermarono presso quei pastori, in attesa che il giorno seguente
giungesse Mahal con le due figlie.
[indice]
I pastori ringraziano e rendono lode e gloria a Dio
per il Suo aiuto e protezione
Una Voce tonante, la voce di Dio, dà delle
disposizioni e degli ammonimenti ai pastori
L’incontro della carovana con Mahal e le sue due
figlie e un figlio
7 maggio 1844
1. Dopo che la notte, durante la quale i pastori avevano dovuto lottare
parecchio con gli animali feroci, come al solito fu passata, e quando il Sole
si avvicinò al suo sorgere, allora tutti i pastori si prostrarono e resero lode
e gloria a Dio, perché Egli li aveva protetti con tanto vigore quella stessa
notte e li aveva anche difesi contro gli animali feroci, e Lo pregarono di
voler concedere loro la Sua assistenza anche in futuro.
2. Una Voce però, come un potente tuono, giunse attraverso l’aria
e disse ai pastori: «Riconducete a casa il grasso gregge e rinchiudetelo
nella stalla del Mio servitore Noè, poiché suo fratello Mahal non avrà più
bisogno in avvenire di questo gregge, poiché oggi egli ha preso la decisione di
scendere con le sue figlie laggiù nella pianura, che è maledetta, per cercare là
la sua fortuna.
3. Noè però vi darà da eseguire un lavoro che Io gli
indicherò. Se voi compirete fedelmente la Mia Volontà come sarà manifestata a
Noè, allora nel giorno del Giudizio Io non vi farò assaporare la Mia rabbia; ma
se brontolerete nell’eseguire la Mia Volontà, allora nell’ultima angoscia,
quando la morte verrà sopra di voi, degusterete la Mia rabbia! Così avvenga!»
4. Quando i pastori ebbero udito tale Voce, si
prostrarono di nuovo a terra immediatamente e resero onore a Dio.
5. E quando si furono alzati di nuovo da terra, il
capo della carovana andò vicino ad un pastore e gli chiese che specie di tuono
fosse mai quello, e se essi, cioè i pastori, avessero compreso il significato
del tuono, dato che vi avevano prestato evidente attenzione.
6. E il pastore rispose: «Questo tuono non era il comune tuono,
perché un comune tuono non giunge dall’aria limpida! Questo tuono era invece la
voce di Dio che ci ha parlato e ci ha comandato di fare questa e quella cosa, e
ci ha inoltre avvertito che Mahal, finora nostro signore, cesserà di essere
tale per noi, perché egli se ne andrà nella maledetta pianura con le sue figlie
per cercare là una nuova fortuna! Se voi potete aspettare qui, allora potrete
sicuramente ben presto accoglierlo assieme alle sue figlie!»
7. E detto ciò, i pastori cominciarono a radunare il
gregge per incamminarsi con esso sulla via di Noè, e così abbandonarono la
carovana; questa però rimase in attesa fino a sera senza che Mahal si facesse
vedere!
8. Allora il
capo disse: «Ma perché siamo stati così
sciocchi da lasciar partire i pastori? Chi di noi può sapere che cosa questi
gli hanno forse fatto quando lo hanno incontrato? Continuiamo perciò il cammino
e andiamogli incontro noi; forse egli ha urgente bisogno del nostro aiuto!»
9. A queste parole tutta la carovana fu in piedi e
riprese il cammino.
10. E dopo aver camminato per tre ore, ecco che si
imbatterono in una grande compagnia nel mezzo della quale si trovava proprio
Mahal con le sue due figlie ed un figlio; e la carovana, avendo interrogato la
compagnia, informò in breve Mahal di tutto ciò che lui doveva sapere.
11. Ma quando Mahal ebbe sentito tali notizie
favorevoli dalla carovana, egli congedò subito i suoi accompagnatori e, di
animo lieto e sereno, riprese la discesa verso la pianura assieme alla carovana
giubilante.
[indice]
Lo stupore di Mahal delle figlie nel vedere le
sontuosità della città di Hanoch
Il grande ricevimento al palazzo reale per i quattro
familiari di Agla
8 maggio 1844
1. La via che scendeva dalla montagna, che era
senz’altro la peggiore e la meno frequentata, passava precisamente attraverso
il giardino delle dee della bellezza e vicino al tempio aperto, e per
conseguenza i nostri viandanti della montagna dovevano anch’essi attraversare
quel giardino sospetto e passare vicino al tempio.
2. Il tempio però non aveva mai avuto tanti visitatori
quanto appunto in quel tempo nel quale si era diffusa dappertutto la notizia
degli avvenimenti che si erano verificati là; e così, dunque, anche la nostra
compagnia presso la quale appunto ora niente era più vivo che la sua curiosità,
incontrò una moltitudine di visitatori presso il tempio stesso ed essa lo
avrebbe voluto vedere subito.
3. Il capo della carovana si rivolse a Mahal e gli disse: «Rispettabilissimo
vegliardo e illustrissimo padre della nostra grande regina Agla, vedi, c’è una
grande calca di popolo! Ci vorrebbe un’ora solo per arrivare vicino al tempio;
per quanto poi riguarda entrare nel tempio, è chiaro che ora ciò sarebbe
assolutamente impossibile!
4. Perciò accontentati intanto di ammirare il tempio
dal di fuori, da questa distanza che non è grande! Se però tu vorrai vedere
tutto ciò più da vicino, allora ti sarà facilissimo visitare ogni cosa in
compagnia del re, perché quando viene il re, tutto il popolo cede
immediatamente il passo e gli fa posto con somma riverenza!»
5. Mahal si adattò a questa spiegazione e proseguì il
cammino con la carovana.
6. Arrivato in città, la sua meraviglia non voleva più
finire. Dinanzi ad ogni palazzo che vedeva, egli si fermava e lo ammirava oltre
misura.
7. Similmente anche i suoi figli erano del tutto
meravigliati. Il figlio, di nome Chisarell, domandò a più riprese se tutto
quello fosse davvero opera dell’uomo.
8. Anche le splendenti arcate dei negozi attrassero,
in modo tremendamente possente, gli occhi di entrambe le figlie, e una come
l’altra non faceva che domandare ad ogni nuovo magazzino se quegli oggetti così
belli si potessero acquistare e di chi fossero.
9. Il capo della carovana, che non aveva quasi più
voce per le tante spiegazioni date, fu quanto mai contento quando, dopo quattro
ore, arrivò alla grande piazza del palazzo.
10. E quando la carovana si presentò davanti al
palazzo, le vennero subito incontro il re, la regina, Fungar-Hellan e Drohuit
con una corte estremamente splendida, e l’intera comitiva fu accolta con la
massima cordialità e condotta nel palazzo.
11. Mahal non stava in sé dalla gioia per avere
ritrovato in condizioni tanto fortunate la sua dilettissima figlia della quale
aveva tanto rimpianto la perdita.
12. E Fungar-Hellan si avvicinò subito a Pira, della
quale già al primo momento nel vederla aveva subìto il fascino, e la interrogò
riguardo a varie cose, e la bella Pira gli diede risposte assai ingenue che
piacquero al generale oltre misura.
13. Ugualmente anche Drohuit trovò inestimabile
diletto a conversare con Gella.
14. Agla frattanto, del tutto ebbra di gioia, passava
dalle braccia del padre a quelle del fratello Chisarell, e non poteva quasi
parlare dalla beatitudine.
15. E Gurat ordinò che venisse allestito un grande
pranzo, e fece subito portare delle vesti regali per i parenti appena arrivati.
16. Così dunque fu accolta questa famiglia ad Hanoch.
[indice]
L’indistruttibile vestito da montanaro di Mahal che lo
copre e lo mantiene sano da quattrocento anni
La caparbietà di Mahal che rifiuta gli abiti regali
9 maggio 1844
1. Quando le vesti regali furono portate e mentre
l’alto personale di corte di entrambi i sessi incaricato di sovrintendere
all’abbigliamento era pronto ad entrare in funzione, Gurat si avvicinò a Mahal e
gli chiese di cambiare le sue grezze vesti montanare con le morbide vesti
regali.
2. Mahal però si ricordò qui del suo Dio e disse: «Elevato
genero mio! Vedi, io sono arrivato ad una età avanzata e durante il tempo da me
finora vissuto sono nati e morti molti re della pianura!
3. Mio fratello Noè conosce anche i tempi di Lamec, ed
io stesso ho conosciuto Uraniel, che è succeduto a Tubalcain, e poi i mille
consiglieri, e poi Ohlad, che è uscito fuori dal Consiglio ed al quale si
dovette la riapertura del tempio di Lamec.
4. E vedi, questa veste che ora copre la mia nudità,
mi ha servito per dei secoli ed è indistruttibile, poiché essa è stata tessuta
con la spoletta[39]
data da Jehova ai primi uomini di questa Terra! Ma quale ingratitudine verso
Dio sarebbe questa, se io ora volessi deporre la veste indistruttibile che per
quasi cinquecento anni ha protetto il mio corpo dal calore e dal gelo, per
scambiarla con questa morbida veste regale?
5. Vedi, questa veste non è affatto sfarzosa e non ha
alcuno splendore, ma essa tuttavia è più preziosa di tutte le tue vesti adorne
d’oro e di pietre preziose! Infatti, tutti i tuoi vestiari si sporcano e poi
devono essere nuovamente puliti; questa mia veste invece, che io ormai porto
indosso da oltre quattrocento anni, non si sporca mai e tuttavia mantiene puro
il corpo.
6. Io perciò non indosserò mai una veste che si sporca, bensì mi terrò
questa che non solo non si sporca, ma che distrugge anche tutto il sudiciume
del corpo e così assicura ad esso la salute più durevole!»
7. Gurat si stupì di tanta ostinazione e allora, rivoltosi in
segreto ad Agla, le domandò cosa si avrebbe dovuto fare.
8. Ma lei disse: «Lascia che faccia solo la sua volontà! Io lo
conosco; se lo si lascia fare ciò che egli oggi non vuole fare, lo farà il
giorno seguente! Lui ha ancora in grande considerazione il Dio antico; se però
si tratta di andare troppo oltre con le rinunce in qualche campo, allora può
anche peccare come noi!
9. Per oggi dunque non parlargli più di cambiare la
veste, altrimenti si irrigidirebbe ancora di più nella sua volontà; stasera
però fa deporre le vesti bianche nella sua stanza da letto, e vedrai che domani
le indosserà da sé, quantunque non scambiandole con la sua veste
indistruttibile, bensì indossandole sopra di questa!»
10. Dopo di che Gurat, sempre sottovoce, le domandò ancora se fosse proprio
tutto vero quello che suo padre aveva asserito riguardo alla sua vita
enigmaticamente lunga e alla sua veste.
11. E Agla rispose: «Puoi credergli tutto sulla parola, poiché
aveva già quasi quattrocento anni quando prese una moglie! E una prova di ciò
la puoi avere in noi, suoi figli, tutti siamo arrivati già alla vostra età più
che matura e tuttavia il nostro aspetto è quello che dovete aver avuto voi
nella vostra prima giovinezza!»
12. «Sì», disse Gurat, «questo è vero, ora ci credo! Questo però è sul
serio prodigioso! Ma che sia quella veste la causa?»
13. Ed Agla rispose: «La causa è dovuta esclusivamente all’antico
Dio, che unicamente è Dio e non ha in eterno altri all’infuori di Sé! Tuttavia
ora lasciamo stare questo argomento, perché il pranzo è già pronto! Solamente
domani imparerai a conoscere la tua Agla dal suo vero lato! E ora andiamo nella
sala da pranzo!»
[indice]
L’intera famiglia di Mahal al pranzo reale
Evasive risposte su Waltar al padre
La testa di
Waltar viene nascosta in una nicchia del giardino
Mahal indossa la veste regale sopra a quella
prodigiosa
10 maggio 1844
1. Dopo di ciò tutta la compagnia prese posto alla
mensa allestita con i cibi più preziosi, dei quali però Mahal ne gustò soltanto
poco, perché il suo palato non era abituato a simili leccornie, né meno ancora
lo era il suo sano stomaco da montanaro.
2. Ma tanto più quelle leccornie le assaggiarono Pira
e Gella, poiché la curiosità le spingeva a degustare almeno un po’ di ogni
cibo, pur non mangiandone grandi porzioni.
3. Terminato il pranzo la compagnia si trattenne in
chiacchiere su cose di poco conto, passando il tempo in un dolce far niente.
4. Solo Mahal chiese un paio di volte ad Agla notizie
di Waltar, ma non ne ottenne che delle risposte evasive che lo lasciarono
perfettamente all’oscuro a tale riguardo.
5. Invece Agla mandò di nascosto parecchi dei suoi
servitori nel giardino, con l’incarico di nascondere il capo di Waltar, e
precisamente in una nicchia di muro nel giardino in un luogo appartato, e ciò
sotto il sigillo della più assoluta segretezza, pena la morte.
6. La mattina seguente quest’ordine si trovò
pienamente e puntualmente eseguito, poiché i
servitori di Agla, che avevano ricevuto
l’incarico, avevano parlato così tra di loro: «Qui non ci resta altro che
obbedire con tutta esattezza, perché se lei non ha risparmiato il proprio
fratello, tanto meno sarebbe disposta a risparmiare noi! Perciò occorre
tacere!»
7. Quando il giorno seguente gli operai ritornarono di
buon mattino, essi riferirono immediatamente ad Agla dove e come avevano
nascosto il capo di Waltar.
8. E Agla li ricompensò e diede loro ancora una volta
l’ordine di tacere perfino davanti al re, davanti al generale e davanti a
Drohuit.
9. I servitori fecero solenne promessa e poi se ne
andarono per la loro via.
10. Ma quando la compagnia principale si fu di nuovo
radunata nella sala principale del re, si constatò che mancava Mahal.
11. Allora si andò subito a vedere dove eventualmente
egli avesse rivolto i suoi sensi, visto che la sua assenza perdurava.
12. Ed entrati nella sua stanza, lo si trovò assai
affaccendato a provarsi le vesti regali sopra la veste indistruttibile che
aveva indosso.
13. Gli si fecero perciò le più grandi felicitazioni e
lo si attirò poi con mille lusinghe nella sala principale dove era già
preparata una buona colazione.
14. E così già un giorno dopo il suo arrivo, tutta la
famiglia dell’altura si trovò ammantata in vesti regali restandone quanto mai
compiaciuta.
15. Quello che poi avvenne, lo vedremo in seguito!
[indice]
Il desiderio di Fungar-Hellan di sposare Pira e Gella
Lo scambio con Drohuit amareggiato: la poltrona di re
e Agla, al posto di Gella
11 maggio 1844
1. Finita la colazione, Fungar-Hellan si alzò e disse ad
Agla: «Agla, o ornamento della bellezza di tutte le donne della Terra!
All’infuori di te, soltanto le tue due sorelle possono competere con la tua
bellezza! Gella mi piace altrettanto quanto Pira, e davvero mi riesce molto difficile
una scelta tra le due!
2. Se però dovessi esprimermi con assoluta franchezza
del cuore, allora dovrei dire: “Invece di
una sola, preferirei prendere tutte e due come mie mogli stabili!”. Se
Drohuit acconsentisse a questa soluzione, egli si acquisterebbe in me un amico
molto potente; ma tale cosa sia ad ogni modo rimessa alla sua libera e buona
volontà!»
3. E Agla, dopo aver sentito tali parole di Fungar-Hellan, si
rivolse subito a Drohuit e gli domandò sottovoce: «Mio caro Drohuit, hai udito
qual è il desiderio di Fungar-Hellan? Che ne pensi?»
4. Allora Drohuit rispose: «Ahimè, che cosa si potrà fare qui?
Nient’altro che, per pura politica, tenere a freno il proprio cuore, mandare
giù la pillola amara e fare buon viso a cattivo gioco! Soltanto il pensiero che
mi assicura del tuo amore, o celestiale Agla, soltanto questo può consolarmi di
tanta perdita; altrimenti io dovrei ora morire di pura e semplice pena!»
5. E Agla, sentendo tali espressioni per lei molto piacevoli e
lusinghiere dal suo capitano, gli disse: «Sì, Drohuit, nel mio cuore troverai
mille volte il risarcimento! Ma ora va da Fungar-Hellan e concedigli ciò che
egli desidera, e poi tutto procederà bene!»
6. Allora Drohuit si alzò, si avvicinò al generale e gli disse: «Amico,
tu certo mi chiedi un pesante prezzo, anzi un prezzo che in altre circostanze non
sarei stato disposto a fare nemmeno se in cambio mi si sarebbe offerto un
intero mondo, ma per dimostrarti che tu vali per me più di un intero mondo,
allora io non esito ad offrire questo sacrificio a te, che sei il mio più
grande, più intimo e più potente amico! E con ciò, da tutte le profondità del
mio cuore, io ti cedo l’eletta del mio cuore e te la benedico augurandoti tutta
la felicità futura che io, già con tutta sicurezza, mi ero promesso per me
stesso!»
7. A questo punto Fungar-Hellan abbracciò Drohuit, gli diede un bacio e poi gli
disse: «Drohuit, com’è vero che io mi chiamo Fungar-Hellan e che detengo ogni
potere nelle mie mani, questo tuo sacrificio sarà ricompensato in maniera tale,
quale finora il mondo non ha mai sognato!
8. Intanto io non ti dico altro che: “Drohuit, tu sei
re, mentre Gurat non sarà che una vana comparsa. Per conseguenza Agla è tua, e
tu potrai lasciar vivere bene Gurat che è diventato molto sciocco e debole, e
lasciarlo come comparsa a causa del popolo; ma per quanto riguarda il potere,
questo sta ora nelle mie e nelle tue mani.
9. Ecco, questo è il compenso che io ti do in
anticipo; ma ciò che seguirà, te lo dimostrerà il futuro!”»
10. Dopo queste parole i due amici si baciarono di
nuovo, e Drohuit fu perfettamente soddisfatto di tali vantaggi per il suo
sacrificio, ed egli andò subito da Agla per metterla al corrente degli
avvenimenti.
11. E Agla prese subito la mano di Drohuit, la premette sul suo
petto e disse: «Ora il mio desiderio è compiuto! Tu ora sei mio!»
12. Che cosa succederà ulteriormente, questo lo
vedremo in seguito!
[indice]
Richiesta di spiegazioni di Mahal ad Agla
Le risposte sacrileghe della figlia lo convincono che
è l’inferno a governare nella pianura
13 maggio 1844
1. Anche il vecchio Mahal aveva percepito qualcosa di
ciò che era stato concordato e aveva anche capito che entrambe le sue figlie
erano state promesse a Fungar-Hellan come mogli di un solo uomo. Egli perciò
andò da Agla e le chiese qualche spiegazione più dettagliata.
2. Ma Agla gli rispose: «Ascolta, caro padre! Sull’aspra altura
ti si sarebbe dovuto ovviamente chiedere se le tue figlie potevano prendere
marito e che tipo di marito, ed ottenere il tuo permesso; qui invece vige un
ordine del tutto diverso, in seguito al quale ti deve stare bene tutto quello
che vogliono e stabiliscono i primi potenti del grande regno.
3. I potenti sono proprio quell’uomo che prende in
moglie le tue due figlie – ciò che per te e per loro è una fortuna
inesprimibile – poi gli altri potenti sono io, tua figlia Agla, quale di regina
di questa città e dell’intero, infinito grande regno; e infine c’è Drohuit,
quel giovane uomo di bella presenza che in questo momento si intrattiene con il
gran sacerdote generale Fungar-Hellan.
4. Con questi tre potenti tu devi cercare di mantenere
una costante ed ottima amicizia, e in questo modo potrai trascorrere la tua
vita con loro nel modo migliore e senza alcuna preoccupazione; in caso
contrario però, quantunque tu sia mio padre, andresti incontro alle più grandi
noie e avvenimenti dannosi! Sta perciò solo in silenzio e dimostra a
Fungar-Hellan la tua gran gioia per il fatto che egli ha scelto in moglie le
tue figlie, perché attraverso questa scelta sei diventato grande anche tu!»
5. Quando Mahal udì parlare la sua Agla in questo modo, allora
cominciò già ad accorgersi un po’ di dove egli fosse effettivamente di casa;
perciò egli, grattandosi leggermente il capo, disse sottovoce ad Agla:
6. «Io vedo bene che qui le cose sono sistemate così,
e per amor tuo sono disposto a fare buon viso a qualunque gioco. Tuttavia
dimmi: “Cos’è dunque il re, se tu, Fungar-Hellan e Drohuit siete i più alti
personaggi del regno? E cosa potrà fare quaggiù mio figlio Chisarell?”»
7. Ed Agla rispose: «Il re Gurat è un debole amico di
Fungar-Hellan ed è scemo! Perciò egli porta la veste di re e figura come tale,
ma egli non ha alcun potere! Invece Drohuit è l’effettivo re, ed io sono sua
moglie; è a lui dunque che tu devi dare ascolto e attenerti a tutto ciò che
egli qui ordinerà!»
8. E Mahal domandò di nuovo ad Agla: «Se qui le cose sono
regolate in questo modo, cos’è dunque presso di voi la potenza di Dio? Da voi,
Dio, non viene mai chiamato a consiglio?»
9. Ma Agla indicò con la mano la sua fronte e rispose: «Vedi,
qui sta il consiglio di Dio! Questo è quello che l’uomo deve sviluppare e poi
agire conformemente, e operando così egli fa sicuramente secondo il consiglio
che Dio gli ha dato per tutti i tempi dei tempi! Oppure, conosci tu un
consiglio migliore?»
10. A questo punto Mahal tacque, perché ora egli aveva
chiaramente riconosciuto che l’inferno aveva stabilito il proprio governo sulla
pianura.
11. Agla invece si avvicinò a Fungar-Hellan e si mise a parlare di qualcosa
di segreto con lui.
[indice]
Chisarell nominato capo delle guardie residenziali
Mahal profetizza la fine di Hanoch entro diciassette
anni
14 maggio 1844
1. Ma quello che Agla stava trattando segretamente con Fungar-Hellan aveva
lo scopo di vedere se non sarebbe stato possibile occupare in qualche modo il
fratello Chisarell, così che questi avesse potuto ottenere una qualche
destinazione ufficiale. Il generale propose che Agla lo nominasse capo delle
guardie residenziali; con questa carica si sarebbero poi aperte per lui molte
vie per giungere ad un rango sempre maggiore qualora in questo suo posto
iniziale fosse riuscito ad acquisire le necessarie capacità.
2. E quando Agla ebbe appreso questo da Fungar-Hellan, ritornò subito
da suo padre e gli disse: «Poiché tu prima mi hai interpellato riguardo alla
futura destinazione di tuo figlio, io posso dirti che egli è già stato nominato
capo delle guardie residenziali, ciò che qui da noi è una carica molto
onorevole! E se egli si mostrerà zelante e acquisirà, con la lettura e lo
studio, cognizioni superiori, allora egli ben presto potrà essere promosso
facilmente ad una carica più alta! Sei contento o no di questa soluzione quanto
mai vantaggiosa a favore di Chisarell?»
3. E Mahal rispose: «Figlia, io sono certo contento di tutto;
però una cosa devo annunciare dall’altura, diventata molto magra, a te che
sicuramente non avrai dimenticato del tutto il Dio di Adamo, di Set e di Enoch,
e questa cosa consiste in ciò:
4. “Voi tutti, potenti di questo regno, con il vostro
attuale sistema di governo non fate piani troppo lunghi e vantaggiosi, poiché,
così come stanno ora da voi le cose, è impossibile che duri più molto a lungo,
dato che voi vi siete allontanati del tutto da Dio e siete passati in una pura
idolatria umana dell’adorazione dell’uomo, e con ciò siete passati ad un
mondanismo[40]
tenebrosissimo e lontanissimo da Dio!
5. Io ti dico: ‘Trascorreranno
al massimo diciassette anni, e poi della vostra grandezza e della vostra città
non rimarrà più nemmeno traccia!’. Per questo motivo io vi lascerò
nuovamente e ritornerò da mio fratello Noè sull’altura; ma prima vorrei solo
vedere Waltar e parlargli!”»
6. A queste parole Agla rimase un po’ colpita, ma presto si riebbe e rispose:
«Fa’ quello che vuoi; da parte nostra non ti verranno create difficoltà! Ma per
quanto riguarda Waltar, sarà alquanto difficile poterlo rivedere, dato che egli
se ne è andato via da noi per fare nuove esplorazioni nel mondo, abbandonandoci
una volta per sempre, e ciò perché io, essendo sua sorella, non ho effettivamente
potuto concedergli la mia mano in sposa!»
7. Udendo tale risposta, una totale agitazione si
impossessò di Mahal; ma si frenò mordendosi le labbra e, dopo qualche
tempo si limitò a dire: «Dunque Waltar è morto! Agla, Agla! Grave è la
punizione che devi attenderti da Dio!»
8. E detto ciò si coprì la faccia e pianse.
[indice]
Le pesanti ammonizioni di Mahal a Fungar-Hellan
Quest’ultimo si giustifica con la sua umiliante
mentalità mondana
15 maggio 1844
1. Fungar-Hellan però si accorse che il vecchio Mahal piangeva, e
quindi gli si avvicinò e gli domandò il motivo del suo dolore.
2. E Mahal rispose: «O potente di questo regno, che tanta grazia
e misericordia ottenesti in ogni tempo da parte di Dio, il Signore, se tu
sapessi quello che so io in questo momento, allora anche tu piangeresti con me
e faresti grandissimo cordoglio!
3. Infatti vedi, il Signore mi ha ora dato una Luce
interiore, e in questa Luce io scorgo chiaramente le vostre gravi mancanze
davanti a Dio e scorgo anche la rovina di tutti voi! Ebbene, come non potrei
piangere nel vedere ciò?
4. Mio figlio Waltar, mandato da Dio a voi come un
profeta, è stato ucciso in spirito da voi, e chi sa se non lo avete ucciso
anche secondo il corpo!
5. Tuttavia, qualora voi lo aveste ucciso mille volte
nel corpo, io potrei esserne lieto per questo, perché dinanzi a Dio mio figlio
sarebbe tuttavia rimasto vivo nello spirito; ma siccome voi ne avete ucciso lo
spirito, allora egli è morto e perduto per l’eternità!
6. E altrettanto accadrà di tutti questi altri miei
figli! Agla è già morta tre volte, e Chisarell, Pira e Gella, dato l’ordine di
cose che vige attualmente presso di voi, morranno essi pure, qualora voi non vi
deciderete a mettervi sulla via per la quale procedevano i precedenti re di
questo regno, che erano e che si chiamarono a suo tempo Lamec, Tubalcain,
Uraniel e Ohlad, i quali erano giusti davanti a Dio!»
7. Quando Fungar-Hellan ebbe udito tali parole dall’illuminato da Dio, Mahal,
egli rifletté un po’ di tempo, e infine, con la massima calma ed
imperturbabilità, disse: «Tu puoi aver ragione, perché io non ignoro affatto
che presso gli abitanti delle alture della Terra dimora ancora una sapienza
originaria che noi, purtroppo, non possediamo certamente più; d’altro canto
però, neppure noi siamo poi tanto privi di intendimento come voi certo vi siete
sempre immaginati!
8. Presso di noi c’è effettivamente più idolatria che
una qualche pura conoscenza di Dio, ma non perciò rimane escluso da noi la vera
e propria Essenza di Dio. Infatti, per mezzo dell’arte plasticità noi rendiamo
percepibili ai sensi del popolo solo le forze agenti fuori dall’unica Divinità
che governa tutto, e le onoriamo appunto perché sono forze divine! E questa
cosa Dio stesso non la può ritenere ingiusta!
9. Se noi dunque attribuiamo a tali forze un nome e le
rendiamo percettibili al popolo sotto una corrispondente forma plastica e così
le offriamo alla venerazione del popolo, io dico: “Può questa cosa apparire un orrore davanti a Dio, il supremo
Sapiente?”
10. Se tu, trovandoti dinanzi ad un grande e sontuoso
edificio, lo ammiri e ne lodi la bellezza, dimmi: “Così facendo, non glorifichi anche l’architetto che lo ha costruito?”.
Ma se tu lodi l’architetto solo per la sua persona e invece disapprovi le sue
opere, dimmi: è sincera la tua lode in questo caso? È certo che l’architetto
non si mostrerà lieto per una simile lode!
11. Ebbene, questo modo di riconoscimento di Dio è
anche quello che corrisponde al nostro modo di guidare il popolo! Io posso
condurti in qualsiasi parte del regno e ti autorizzo ad uccidermi se sentirai
una qualche lamentela di ingiustizie commesse da parte nostra!
12. Vedi, il popolo vive felice! La povertà non regna
in nessun luogo; ovunque fioriscono le arti e le scienze! Allora dimmi: “Che cosa vuole ancora il tuo Dio da noi?”.
Se vuole ucciderci, che lo faccia pure, dato che noi siamo in Suo potere! Se
Egli però agirà in maniera giusta secondo i miei concetti, allora per il
momento questa cosa lasciamola stare!
13. Tu però adesso vieni con me, ed io ti mostrerò
tutto quello che noi siamo e quello che noi facciamo, e soltanto dopo parla ed
esponi ciò che avrai trovato di ingiusto in noi!»
[indice]
La saggia risposta di
Mahal a Fungar-Hellan e la sua critica alla politica attuata ad Hanoch
17 maggio 1844
1. Quando Mahal sentì tali dichiarazioni da parte di Fungar-Hellan,
esclamò: «Mio Dio e mio unico Signore, Tu certo non vorrai abbandonare il tuo
vecchio servitore al punto che egli sia indotto a considerare una luce, la
tenebra della pianura?
2. Fungar-Hellan, ritieni davvero che l’esteriore
intelletto dell’uomo possa misurarsi con l’interiore luce dello spirito e possa
combattere con la forza dello spirito?
3. Le tue parole hanno suonato certo ragionevoli agli
orecchi del mondo, ma nonostante questo esse sono un orrore agli orecchi dello
spirito!
4. Non c’è dubbio che, se tu avessi detto proprio
seriamente queste cose e se per conseguenza quanto hai detto fosse piena e pura
verità, tutto ciò si potrebbe ancora giustificare; ma siccome il motivo di tale
vostra costituzione per il benessere apparente del vostro popolo è invece del
tutto differente da quello che tu mi hai esposto qui, allora dinanzi al
tribunale dello spirito tale vostra costituzione non può trovare
giustificazione!
5. Tu puoi mostrarmi, o anche non mostrarmi, tutto
quello che fate e come lo fate, perché in nessun caso ciò che mi mostrerai sarà
in grado di corrompere le verità nel mio spirito, poiché appunto attraverso il
mio spirito io vedo la densa, apparentemente giusta e bella, maschera della
vostra costituzione, la quale dietro ha uno scheletro putrefatto!
6. Com’è possibile che tu voglia sforzarti a mostrarmi
che qui c’è una vita giusta e bene ordinata, dove io non vedo altro che
marciume e carogne?
7. Ma affinché tu sappia come io scorga bene nel mio
spirito come è fatta la vostra costituzione, allora ti dico: “Tu, Gurat e Drohuit, e molte migliaia di
altri grandi, non credete assolutamente né in un antico né in un nuovo Dio,
come neppure in una vita dopo la morte, e tutta la vostra religione è
conseguentemente un inganno per il popolo!”
8. Se voi insegnaste quanto voi stessi credete, allora
non ingannereste il popolo, perché voi dimostrereste di avere almeno intenzioni
oneste a vostro riguardo, e il popolo saprebbe cosa pensarne!
9. Il vostro motto invece è questo: “Illusione e politica!”. Voi parlate diversamente
da come pensate, e col vostro agire tendete sempre e soltanto al raggiungimento
di scopi occulti che non concordano neanche lontanissimamente con le vostre
intenzioni quali esse appaiono esteriormente!
10. Ora, amico, io ti domando: “Può una tale costituzione essere considerata buona e giusta da parte
di un Dio supremamente sapiente, da parte cioè di Chi è l’eterno Amore e
Sapienza stessi, e da questi, l’eterna Verità, Ordine e Giustizia?”
11. A me dunque non occorre vedere che cosa fate e
come lo fate, perché io vedo la causa in voi!»
12. Queste parole di Mahal stupirono potentemente Fungar-Hellan,
perché da ciò gli risultava in maniera anche troppo chiara come la sua politica
stesse pienamente rivelata agli occhi di Mahal. Egli perciò si limitò a
rispondere: «In fondo è possibile che tu abbia ben ragione, ma nonostante
questo, vieni ed esamina tutto, e vedrai che poi parlerai diversamente!»
[indice]
Mahal conduce il corteo regale al giardino del tempio
della bellezza
Il nascondiglio
della testa di Waltar scoperto da Mahal
18 maggio 1844
1. E allora Mahal disse: «Sta bene amico, io verrò con te, perché non
ho timore di te, dato che il Signore è con me! Tuttavia guai a te qualora nel
tuo cuore dovessero sorgere pensieri maligni, poiché in questo caso ti
accorgeresti immediatamente che il Signore del Cielo e della Terra è con me! E
così ora io voglio venire con te!»
2. Dopo tali parole di Mahal, Fungar-Hellan fece
subito radunare la sua numerosa e brillante compagnia d’onore e si dispose alla
partenza, ma in quel momento gli venne in mente che sarebbe stato opportuno
condurre con sé anche le due figlie di Mahal assieme a Chisarell, perché
altrimenti questi avrebbero facilmente potuto subire un danno in seguito ad una
qualche segreta rabbia di Agla. Egli perciò interpellò Mahal.
3. E Mahal accondiscese a tale proposta dicendo: «Tu certo puoi
fare così, poiché non è prudente lasciare in balìa di una sorella fratricida
gli altri fratelli e sorelle, perché potrebbero trovare la morte!»
4. A queste parole, Fungar-Hellan rimase spaventato e
domandò a Mahal: «Uomo colmo di mistero, chi mai ha potuto rivelarti quello che
Agla ha fatto di suo fratello per la sicurezza di questo regno? Come puoi
sapere tu ciò che per noi stessi è in gran parte ancora un mistero?»
5. E Mahal rispose: «Io posso saperlo perché è il Signore che me
lo dice; voi però non potete sapere nulla perché siete tutti già infinitamente
sprofondati in ogni tenebra del mondo e quindi dell’inferno, nella quale non
penetra alcun raggio di Luce divina, ma solo l’ira di Dio, e la notte e la
morte dello spirito!
6. Ma ora andiamo anzitutto là dove ti farà volgere il
mio sentimento, dopo di che io ti seguirò là dove tu vorrai condurmi!»
7. E Fungar-Hellan disse: «Sta bene, incamminatevi, e sono proprio
curioso di vedere quale via ci indicherai tu, misteriosissimo uomo, che sei
ancora un forestiero in questa immensa città!»
8. Dopo queste parole, Fungar-Hellan, Mahal,
Chisarell, Pira e Gella lasciarono il palazzo, e Mahal condusse Fungar-Hellan,
direttamente all’ex giardino delle dee della bellezza, cosa questa che suscitò
nel generale la più grande meraviglia avendo quell’uomo straniero dimostrato di
sapersi orientare benissimo in questa città attraverso tutte le sue cento vie.
9. Ma giunti nel giardino, Mahal condusse
Fungar-Hellan subito diritto al posto dove il giorno prima, a sera molto
inoltrata, Agla aveva fatto murare la testa di Waltar dentro alla sua urna di
vetro.
10. Arrivati in quel luogo, Fungar-Hellan chiese: «Ebbene, amico, che c’è da vedere qui?»
11. E Mahal rispose: «Fa’ rompere questo muro innalzato da poco –
ma con cautela – affinché tu possa convincerti che la Luce divina nel cuore
vede di più di tutte le tue organizzazioni di spionaggio segreto stabilite
nella città!»
12. Fungar-Hellan fece subito fare questo, e quando la
nicchia fu liberata dalla nuova muratura, apparve subito l’urna con dentro la
testa di Waltar.
13. E Fungar-Hellan a quella vista inorridì e urlò: «Ma per tutti i
diavoli, come è venuta qui questa testa?»
14. E Mahal disse: «Come fai tu a chiedere questo? A te, che ne
sai più di tutti, non deve essere dunque nota qualsiasi cosa misteriosa del tuo
regno? Com’è che tu non sai quello che ieri Agla ha comandato ai suoi
servitori?»
15. A questo punto Fungar-Hellan fece una faccia
alquanto sbalordita; Mahal poi lo invitò a seguirlo là dove ci sarebbero stati
ancora da vedere altri misteri del tutto diversi. E Fungar-Hellan seguì Mahal.
[indice]
Fungar-Hellan nel tempio dell’amore guidato da Mahal
Il profondo baratro nascosto in una cameretta
dell’amore
20 maggio 1844
1. Il corteo poi si avviò verso il tempio. E quando vi
fu giunto Mahal assieme a Fungar-Hellan, egli disse a quest’ultimo accennando con la mano
alle bare delle mogli di Waltar:
2. «Guarda, questa è l’unica e vera causa della morte
di mio figlio! La gelosia di Agla, la mia figlia degenerata ha ucciso il
fratello a causa di queste infelici, e poi, con la sua propria mano armata di
un pugnale avvelenato, ha ucciso queste a causa del fratello!»
3. Quando Fungar-Hellan ebbe udito questo da Mahal, si inorridì enormemente
e, tutto infuriato, disse: «Se tutto questo è stato fatto da Agla per le
ragioni da te ora esposte, allora bisogna che oggi stesso le sia data la morte
più tormentosa senza alcuna pietà!»
4. Mahal però disse del tutto tranquillo: «O amico, non
infervorarti prima ancora che non ti sia nota ogni cosa riguardo al modo di
agire di Agla; vieni dunque con me, perché devo condurti in qualche altro luogo
ancora!»
5. Allora il corteo, seguendo Mahal, si diresse verso
l’abitazione delle dee e giunti là Mahal condusse Fungar-Hellan attraverso un
corridoio situato al terzo piano. E arrivato quasi alla fine del corridoio
stesso, Mahal mostrò al generale una porta – sì una porta della rovina – e poi domandò
al gran sacerdote generale che andava scrutando qua e là con lo sguardo: «Sai
che cosa c’è dietro a questa graziosa porta?»
6. E il generale, scrollando le spalle, rispose: «Come potrei saperlo?
Non sono stato io ad ordinare che venisse fatta questa porta quando io stesso
feci costruire questa casa per le più belle donne di Hanoch! Che cosa c’è
dunque dietro questa porta? Parla e fammi vedere!»
7. E Mahal disse: «Fa aprire questa porta con prudenza dalla tua
gente e poi guarda!»
8. Allora Fungar-Hellan fece subito forzare quella
porta e, al primo momento, non vide che una stretta e graziosa cameretta, la
cui superficie a mala pena misurava un klafter quadrato (1,9 m2), e in fondo alla cameretta c’era un divano
davvero grazioso.
9. Ed esaminato attentamente il luogo, il generale disse: «Io qui non vedo niente di particolare!»
10. E Mahal si fece dare l’asta di una lancia e, con
l’estremità di questa, batté su un bottone applicato al letto, e all’istante il
pavimento di quella minuscola stanza si aprì all’ingiù in due battenti,
rivelando agli occhi sbalorditi degli spettatori l’esistenza di un profondo e
tenebroso baratro.
11. «Che cosa è mai questo?», urlò il generale.
12. E Mahal rispose: «È una rovina molto ben preparata per te; è
un’opera di Agla eseguita da poco tempo! Qui lei ti avrebbe voluto adescare, e
quando ti fossi trovato con lei, allora lei avrebbe premuto col calcagno su
quel bottone e tu saresti piombato giù in questo baratro! Ti piace questo
allestimento?»
13. A questo punto il generale cominciò addirittura a
schiumare dalla rabbia e non poté più parlare a causa dell’ira e del furore.
[indice]
Nella casa del piacere, in uno dei molti piccoli
chioschi, una trappola mortale ideata da Agla
Il rivestimento del cuscino costellato di aghi
avvelenati
21 maggio 1844
1. Solo dopo qualche tempo, quando Fungar-Hellan si fu saziato di guardare il baratro che era stato preparato per lui, la
sua lingua cominciò a sciogliersi e, con l’animo tutto agitato, disse:
2. «O Mahal! O amico! Io ora ti prego che tu mi dica
quello che si deve fare di Agla, la figlia dell’inferno! Dimmi: non è proprio
possibile ucciderla mille volte nella maniera più tormentosa? Sì, io so quello
che farò. Le infliggerò mille volte il supplizio di un’orribilissima angoscia
mortale, e soltanto dopo la farò uccidere nel modo più crudele del mondo!»
3. Però Mahal disse: «Amico, nel Nome del mio Dio e del mio unico
Signore, io ti dico: “Frena la tua ira e
la tua rabbia, e non giudicare prima di non avere davanti agli occhi l’intero
complesso delle azioni commesse da Agla, o almeno preparate da lei! Solo quando
sarai informato di tutto, potremo vedere quale giudizio sarà da pronunciare e
da eseguire contro l’autrice di tali azioni!”
4. E adesso vieni con me, perché noi non siamo ancora
alla fine delle nostre constatazioni riguardo a tutto ciò che Agla, con l’aiuto
del suo capitano Drohuit da te oggi nominato re, ha eseguito e preparato!
Dunque, seguimi!»
5. Allora Mahal condusse ancora Fungar-Hellan nel
giardino, e precisamente in uno dei molti piccoli chioschi là esistenti. Su uno
di questi c’era una scritta che diceva così: «Qui c’è il diletto del re; qui c’è la somma delizia del re!». Nel
piccolo chiosco c’era un trono molto grazioso destinato al re, ed accanto un
divano, naturalmente per la concubina.
6. Vedendo ciò, Fungar-Hellan domandò di nuovo a Mahal
quale nuova opera diabolica fosse quella.
7. E Mahal fece avvicinare il generale al trono e disse:
«Osserva bene, qui fuori dall’imbottitura del cuscino del trono vedrai spuntare
mille sottilissimi spilli, ciascuno dei quali è in grado di dare sicuramente la
morte!
8. L’azione di tali spilli tu la conosci! Vedi, anche
questa è un’opera di Agla! Lo scopo di questi spilli è quello di sbarazzare
questo mondo da tutte le persone che non stanno bene alla regina, e per
conseguenza anche te che costituisci la più grande spina nel suo occhio!
9. L’inventore di questi spilli è lo stesso Drohuit,
il quale è pure l’espertissimo coltivatore di quell’alberello dentro ad una
serra che tu hai già visto.
10. Ma come è venuto in possesso del seme di questa
pianta?
11. Ecco, quel seme è un prodotto dell’inferno. Sulla
via che Drohuit percorreva un giorno per visitare il tempio del toro, il quale
sorge in una gola tra le montagne a te molto ben nota, egli si imbatté in un
essere sconosciuto che gli consegnò il seme e gli insegnò come avrebbe dovuto
deporlo nel terreno e quale sarebbe stato l’effetto della pianta che in seguito
si sarebbe sviluppata.
12. E Drohuit pose il granello nel terreno, e già in
pochi giorni la pianta letale era cresciuta! Egli istruì Agla riguardo
all’effetto dell’alberello, e lei ne fu assai lieta. Questa è dunque l’origine
del veleno per i piccoli e appuntiti strumenti di morte.
13. Ti piace questa cosa? – Io vedo che sei già di
nuovo del tutto muto dal terrore e dalla rabbia! Io però ti dico: “Vieni ancora
con me, e potrai fare delle constatazioni ancora più interessanti!”».
[indice]
Un enorme spiazzo della città e l’esercito segreto di
Drohuit
22 maggio 1844
1. Ora Fungar-Hellan disse: «A che scopo io dovrei venire ancora con te
per constatare le orribili macchinazioni di Agla per rovinarmi? Ne ho più che
abbastanza da quanto ho già appreso finora, e ciò è sufficiente perché sia
decretata la sua pena di morte, anche se lei fosse mille volte tua figlia!
Perciò ora vieni piuttosto tu con me, affinché ti mostri qualcosa dei miei
allestimenti»
2. E Mahal replicò: «Proprio adesso tu devi venire
inevitabilmente con me in maniera del tutto particolare, perché quello che
vedrai ora, avrà grandissima importanza per la tua salvezza!
3. Quello che hai visto finora sono soltanto alcune
disposizioni fallite per la rovina della tua persona, mentre quello che vedrai
adesso, minaccia di annientare in un solo colpo tutta la tua potenza!
4. Seguimi dunque velocemente, affinché non arriviamo
troppo tardi, perché quello che ora devo mostrarti non si trova, come potresti
supporre, in questo giardino, bensì in una zona piuttosto appartata di questa
città. Perciò partiamo immediatamente e incamminiamoci di passo rapido!»
5. Udite queste parole, Fungar-Hellan fece subito
radunare tutto il seguito, e l’intera e grande comitiva si mise in cammino
seguendo Mahal. E tutti questi, passando per viottoli e strade appartate, dopo
due ore giunsero all’interno della grande cinta muraria della città in un
grande spiazzo libero, la cui esistenza, molto stranamente, non era affatto
nota a Fungar-Hellan.
6. E arrivati là, Mahal domandò a Fungar-Hellan: «Amico, conosci questo
posto?»
7. E Fungar-Hellan, del tutto meravigliato, rispose: «Davvero, io sono
nato in questa città, eppure non posso assolutamente ricordarmi di aver mai
visto questo posto, né di averne mai udito parlare in nessun modo! A quale
scopo può servire questo posto che è grande abbastanza per contenere anche
tutto un milione di armati?»
8. E Mahal disse. Amico, abbi solo un po’ di pazienza
e ben presto comincerai a vedere quello che si svolge qui! Guarda un po’ là con
attenzione nell’angolo più lontano di questo spiazzo, dove per arrivare ci
vorrebbe una buona ora di cammino in linea retta, e tu scorgerai subito come là
c’è un movimento di molti uomini!»
9. E Fungar-Hellan aguzzò il suo sguardo e ben presto
vide un intero esercito di guerrieri avanzare a passo di marcia su questo
spiazzo.
10. A questo punto Mahal domandò nuovamente a Fungar-Hellan: «Amico, tu che pretendi
di avere un così chiaro intelletto e di conoscere tutto quello che succede nel
regno, sai forse anche come mai venga qui addestrato nelle armi circa un
milione di guerrieri contro di te e contro il re Gurat?»
11. A queste parole Fungar-Hellan divenne del tutto
pallido e, colto da un eccesso di rabbia, non poté nuovamente proferire alcuna
parola.
12. E Mahal disse: «È necessario non essere scoperti da loro,
perché saremmo perduti! Ora però noi ritorneremo verso l’interno della città,
ed io ti mostrerò ancora delle cose più gravi ed importanti! Perciò volgiamo
immediatamente le spalle a questo luogo per non essere riconosciuti da Drohuit
che si trova alla testa delle truppe!»
13. E Fungar-Hellan, con la testa tra le mani, seguì
Mahal.
[indice]
Il covo segreto dei settantamila dell’alta borghesia
per tramare contro Fungar-Hellan e contro il re Gurat
24 maggio 1844
1. Mahal condusse ancora Fungar-Hellan per diverse vie e
strade secondarie, finché arrivò davanti a un vecchio edificio di grandi
proporzioni. E una volta giunto, si fermò e chiese a Fungar-Hellan se avesse
un’idea di quello che ora succedeva in quell’edificio.
2. E Fungar-Hellan rispose: «Amico, come potrei saperlo? Mi pare a mala
pena di conoscere questa costruzione; anzi devo confessarti apertamente che
senza dubbio, questa è la prima volta che la vedo! Infatti, chi mai in questa
città potrebbe essere in grado di conoscere tutti gli edifici, dato che ve ne
sono in innumerevole quantità? Perciò ti prego, visto che nella tua anima tu
conosci tutte le cose, di espormi quello che avviene qui!»
3. E Mahal gli rispose: «Ecco, questo qui è un luogo di riunione
appartato e per conseguenza molto ben scelto per duecentomila ribelli contro di
te e contro il re Gurat. Questo immenso edificio una volta era la sede di un
vergognoso istituto di bellezza femminile; ora però è diventato un covo di
ribelli.
4. In questo momento settantamila membri dell’alta
borghesia di questa città si trovano radunati nelle numerose e ampie sale di
questo edificio e, sotto la presidenza di settanta delegati e deputati di
Drohuit e di Agla, tengono un Consiglio quanto mai ignobile contro di te e
contro il re Gurat.
5. Tu potresti certamente penetrare nell’edificio e
persuaderti con i tuoi propri occhi di quello che ho detto; però la cosa non è
affatto consigliabile!
6. Andiamo piuttosto in questo edificio che cade a
pezzi che è di fronte a questo grande castello, e là, ben nascosti in qualche
luogo, basterà aspettare una mezz’ora scarsa per vedere sfilare velocemente
fuori dall’edificio la congregazione tra cui ci sono molti tuoi conoscenti!»
7. A queste parole di Mahal tutta la grande comitiva
si nascose dietro a quelle rovine e rimase in attesa che la riunione
terminasse. Ed era a mala pena trascorsa mezz’ora che si vide aprirsi il grande
portone e cominciò l’uscita che si protrasse per circa un’ora e mezza, in cui
Fungar-Hellan vide una quantità di sue conoscenze e perfino diversi gran
sacerdoti!
8. E mentre quella gente passava, il generale poté
sentire che alcuni personaggi altolocati dicevano tra di loro: «Un punto solo ci resta ancora
da superare: le forze armate di Fungar-Hellan che stanno ancora molto
fortemente dalla sua parte; bisogna che vengano debellate. Finora quell’astuta
volpe non si è certo lasciata catturare ed uccidere in nessuna trappola che gli
è stata tesa; ma questo non importa! Infatti ora lo teniamo in pugno! La saggia
Agla con lui è riuscita ad arrivare al punto che egli stesso ha nominato re il
suo maggiore nemico; e costui sta ora radunando il grosso dell’esercito e in
una decina di giorni la questione sarà risolta!»
9. Quando Fungar-Hellan ebbe sentito questo, abbracciò Mahal e gli disse:
«Solo ora ti riconosco come il mio più grande amico! Ora io so tutto e non dirò
più “Vieni, e vedi qual è la mia
costituzione dello Stato!”, bensì io ti prego di darmi il tuo migliore
consiglio riguardo a ciò che ora devo fare!»
10. E Mahal rispose: «Il consiglio verrà in seguito; prima però
tu devi prendere visione di un’altra cosa ancora! Perciò seguimi in fretta e
convinciti di tutto!»
11. E il generale andò subito dove lo guidò Mahal.
[indice]
Nel castello di Fungar-Hellan gli ex gran sacerdoti
tramano la morte contro il generale
Lance e schegge di vetro avvelenate
25 maggio 1844
1. Ma dove si diresse ora la comitiva? Ebbene, dov’era
che Fungar-Hellan avrebbe ancora dovuto seguire Mahal prima di poterne ottenere
il buon consiglio promesso? Ecco: nella dimora nel castello dei sacerdoti
stessi, e quindi anche nella grande dimora del generale!
2. E quando tutta la grande compagnia vi fu giunta, Mahal disse al generale:
«Questo edificio, che in fatto di grandezza non sfigura rispetto ad una
montagna piuttosto alta, tu lo conoscerai di certo».
3. E Fungar-Hellan, sogghignando un po’, disse: «Sì, dovrei conoscerlo
abbastanza! Ma che cosa ho da vedere qui nella mia casa?»
4. E Mahal disse: «Prima di tutto andiamo nella dimora dei
sacerdoti, e precisamente anzitutto in quella dei sottosacerdoti, e così tu
potrai immediatamente constatare quello che succede qui!»
5. A queste parole tutta la comitiva si recò subito
nella grande dimora comune dei sottosacerdoti e trovò che vi ferveva
un’attività assai grande.
6. Ma in che cosa consisteva questa attività? Ebbene,
i sottosacerdoti erano intenti ad aguzzare le punte delle spade e delle lance,
le riscaldavano su un fuoco di carbone e poi venivano immerse nel veleno già
noto!
7. Quando però i sottosacerdoti, che precedentemente –
come è noto – erano gran sacerdoti, scorsero Fungar-Hellan, rimasero allibiti e
furono colti da una così grande paura, che lasciarono cadere a terra tutte le
armi.
8. E quando il
generale, con voce tonante, domandò: «Che succede
qui? Chi vi ha dato ordine di compiere questo lavoro?», nessuno ebbe più la
forza di dire una parola, perché ciascuno si vide ormai scoperto e perduto.
9. Il generale domandò subito a Mahal che cosa egli
doveva fare qui.
10. E Mahal rispose: «La tua azione deve cominciare da qui! Fa’
venire subito dei militi che arrestino tutta questa banda, perché essa è il
supporto principale di Drohuit e di Agla, ed è riuscita a fare dei due i tuoi
più grandi nemici, e ciò per l’antico odio che ti portano, le cui ragioni ti
devono essere molto ben note!
11. Sono stati appunto questi sottosacerdoti a crearti
antipatie già presso una quantità molto grande di gran sacerdoti, e sono sempre
essi la segreta causa principale dell’attuale rivolta! Su di loro puoi far
applicare tutto il rigore della legge; tuttavia frenati con l’applicazione
della pena di morte!»
12. A queste parole il generale fece venire
immediatamente qualche migliaio di guerrieri; questi legarono subito i
sottosacerdoti e li rinchiusero nelle prigioni più basse e solide.
13. E Fungar-Hellan fece poi raccogliere tutte le armi
avvelenate perché fossero tenute in una buona custodia.
14. Poi Mahal lo condusse nella sua propria abitazione e, davanti
alla porta che dava sulla prima grande stanza, disse:
15. «Fa’ venire anzitutto degli spazzatori e dei
pulitori, affinché, prima di entrare, puliscano tutto il pavimento con
minuziosa cura, altrimenti ciascun nostro passo può costarci la vita! Infatti,
alcuni tra i gran sacerdoti, in combutta con i sottosacerdoti, hanno sparso su
tutto il pavimento delle schegge di vetro avvelenate, in modo che la minima
scalfittura alle piante dei piedi costa la vita a ciascuno di noi!»
16. Allora Fungar-Hellan seguì subito il consiglio di
Mahal e fece venire degli spazzatori e pulitori; e questi giunsero calzando
degli zoccoli e pulirono tutte le stanze del generale.
17. Ma il generale domandò agli spazzatori e
pulitori: «Perché vi siete calzati in tal modo? Dunque sapevate che specie di
immondizia era stata sparsa nelle mie stanze?»
18. A questo punto essi ammutolirono e cominciarono a
tremare dinanzi al generale.
19. E Mahal disse a Fungar-Hellan: «Costoro hanno agito per
costrizione; sii perciò benevolo con loro!»
20. E Fungar-Hellan disse: «Raccontatemi tutto con grande fedeltà, e
allora vi risparmierò!»
21. A questo punto essi cominciarono a narrare ciò che
era avvenuto. Il generale nell’udirli si sentì rizzare i capelli.
22. Quello che essi raccontarono, lo sentiremo la
prossima volta!
[indice]
Gli spazzatori e i pulitori rivelano tutti i posti che
erano stati avvelenati per uccidere il generale
Un modo sicuro per scoprire tutti i nemici
28 maggio 1844
1. Gli spazzatori e i pulitori però erano colmi di
paura, perché la richiesta del generale li metteva dinanzi ad un bivio
tremendo.
2. Perciò il
capo degli spazzatori e il capo dei pulitori si fecero avanti e dissero: «Grande, onnipotente signore e signore e
signore! Noi, nonostante tutto, siamo disposti a rivelarti ogni cosa, pensando
che tu potrai proteggerci contro il furore dei tuoi nemici; ma se tu non lo
potessi, allora saremmo perduti in ogni caso!, poiché se noi adesso non ti
riveliamo tutto, tu ci ucciderai. Ma dopo che ti avremo narrato tutto, vedrai
come i tuoi nemici si scaglieranno addosso a noi per avere rivelato il loro
orribile ordine!»
3. E Fungar-Hellan disse: «Preoccupatevi di qualcos’altro, e non di
questo! I vostri presunti padroni, che vi hanno minacciato di morte qualora mi
aveste rivelato le loro intenzioni in un modo qualunque, si trovano già da
qualche tempo nella più profonda delle prigioni! Perciò voi potete dirmi senza
alcun timore tutto quello che sapete!»
4. E quando i
due ebbero udito le parole del generale,
allora dissero: «Se le cose stanno così, allora possiamo parlare senza alcun
timore! E così voglia tu ascoltarci benevolmente!
5. I sottosacerdoti sono diventati i tuoi più mortali
nemici già dal tempo in cui li degradasti appunto a sottosacerdoti grazie ad
una procura del re, addotta come pretesto, che ti conferiva pieni poteri, ed
hanno ora trovato nella tremenda regina e nel suo favorito Drohuit gli
strumenti più adatti per vendicarsi di te!
6. La regina aspira alla signoria assoluta, e Drohuit,
che è un caprone lussuriosissimo, aspira al possesso della più incantevole
donna, la quale dovrebbe essere appunto questa regina, cosa questa che però non
possiamo garantire, dato che noi non l’abbiamo ancora vista; ebbene, i
sottosacerdoti hanno consentito a tutto, sotto giuramento, purché la regina
fosse in grado di rovinarti e di reintegrarli poi alla carica di gran sacerdoti
come godevano prima! Per questi motivi da ambo le parti venne fatto tutto
quanto era possibile per la tua rovina.
7. Se tu però non vuoi andare incontro a morte sicura,
allora non bere affatto dell’acqua attinta al tuo pozzo d’oro, perché essa è avvelenata!
E così pure non mangiare alcun boccone tolto dalle tue dispense, perché anche
là è tutto potentemente avvelenato! Evita di coricarti sul tuo divano e men che
meno sul tuo letto da riposo, e non metterti a sedere su nessuna delle tue
sedie o panche, poiché tutto è colmo di spilli avvelenati! I pavimenti delle
stanze sono ora certo di nuovo puliti, ma non fidarti di tutto il resto
dell’arredamento della casa, perché dappertutto può esservi nascosto qualcosa
che potrebbe darti la morte! Ebbene, ora tu sai tutto ciò che era a nostra
conoscenza; agisci ora in modo giusto ed equo!»
8. Quando Fungar-Hellan ebbe appreso questo, divenne
colmo del più terribile furore.
9. Tuttavia Mahal gli disse: «Amico,
moderati, perché nello stato d’ira nessun essere può fare qualcosa di
assennato! Tu ora hai conosciuto tutti i pericoli dai quali sei circondato, e
per conseguenza ti riesce facile agire bene!
10. Adesso però offri un banchetto con cibi
avvelenati, e invita tutti i tuoi nemici! Quando essi saranno qui, annuncia
loro che verranno servite le vivande dalle tue dispense! Coloro che si
rifiuteranno di mangiarle, falli subito prigionieri; coloro che invece non si
rifiuteranno, a quelli non permettere che ne mangino!
11. Quello che si dovrà fare in seguito, te lo renderò
noto al momento opportuno! E così dunque avvenga!»
[indice]
La rivelazione dei cuochi: l’avvelenamento dell’intero
castello reale da parte dei sottosacerdoti
L’invito
forzato dei nemici al grande banchetto
29 maggio 1844
1. Udito tale consiglio da Mahal, Fungar-Hellan fece
venire subito in sua presenza i suoi cuochi e dispensieri, e ordinò di
allestire un banchetto per mille persone, dicendo ai camerieri: «Andate nella
grande sala da pranzo e preparate le grandi mense degli ospiti con le posate e
il vasellame d’oro, e accostate poi alle mense imbandite le sedie più ricche e
i divani!»
2. Al sentire quest’ordine, i cuochi, i dispensieri e
i camerieri impallidirono dallo spavento e si videro perduti.
3. A Fungar però non sfuggì l’immenso imbarazzo di quei suoi
servitori, di solito molto fedeli, e perciò chiese loro in tono molto serio e
del tutto fermamente: «Ebbene, perché questo indugio? Perché apparite così
colmi di angoscia e di esitazione?»
4. E il capocuoco disse: «Signore! Signore! Signore! Nessuno di noi è
colpevole! Ma noi siamo stati costretti ad assistere a come i sottosacerdoti,
guidati da vari gran sacerdoti, hanno avvelenato il pozzo d’oro, tutte le tue
dispense e tutti i tuoi servizi da tavola facendo uso di un nuovo veleno
fornito loro dal capitano Drohuit.
5. Essi fecero poi delle prove dando da mangiare i
cibi avvelenati a degli animali, e questi morirono istantaneamente dopo aver
inghiottito tali cibi avvelenati.
6. Ma se ora tu o gli ospiti ne mangerete, allora
moriranno tutti! E noi non ci azzardiamo assolutamente a toccare quelle vivande
avvelenate e meno ancora poi osiamo prepararle!»
7. E Fungar-Hellan disse: «Io sapevo già tutto ciò che voi ora mi avete
rivelato, ma è appunto perciò che io intendo offrire tali vivande a coloro che
hanno avuto tante buone e fedeli cure per me! E questo mio unico eccellente
amico che è venuto dall’altura, vi dirà lui come dovrete manipolare le vivande
affinché non ve ne derivi nessun danno!»
8. A questo punto i cuochi, i dispensieri e i
camerieri si rivolsero al vecchio Mahal e gli chiesero consiglio.
9. E Mahal disse: «Andate dunque e prendete dell’olio e
dell’aceto, e con questi strofinatevi tutto il corpo prima di toccare le
vivande e le altre cose avvelenate! E voi cuochi legatevi un panno bagnato
dinanzi alle narici, e così difesi preparate le vivande, e in questo modo
niente vi sarà di danno!»
10. Tale consiglio venne messo subito in pratica, e
tutti gli incaricati se ne andarono a sbrigare le loro incombenze.
11. Poi il generale fece radunare gli araldi e comandò
loro di andare ad invitare a cena solo “certi particolari” ospiti.
12. Gli araldi allora uscirono e fecero l’invito a
quei determinati ospiti.
13. Poi però Fungar-Hellan fece chiamare a sé anche i
capitani dell’esercito ed impartì loro l’ordine di disporre che tutta l’intera
forza armata si tenesse pronta all’azione.
14. E tutto accadde come obbedendo ad un cenno!
15. Gli invitati, avendo sentito puzza di bruciato,
accamparono una scusa per non andare.
16. E Mahal disse: «Manda fuori ora dei militi bene armati, e
questi devono legare gli invitati e portali qui con la forza!»
17. E Fungar-Hellan seguì subito il consiglio di Mahal
e, nel giro di un’ora, circa un migliaio di ospiti venne trascinato al castello
reale, fra i quali vi erano anche Agla e Drohuit. Solo il re Gurat venne
spontaneamente.
[indice]
Agla sfacciata viene smascherata
Agla e Drohuit in gabbia
30 maggio 1844
1. Quando Agla vide Fungar-Hellan, gli si avvicinò come piena di
indomito coraggio e gli domandò in tono molto severo: «Fungar-Hellan, cosa
intendi farmi, dato che tu mi hai fatto trascinare qui come la più spregevole
delle schiave? È forse costume qui da voi incatenare una regina e trascinarla
dinanzi al tribunale?»
2. E Fungar-Hellan, con tono del tutto rilassato e bonario, disse:
«Dilettissima e incantevolissima regina Agla, tu sai già che ho preso in moglie
le tue sorelle, e dunque è mia intenzione celebrare le nozze appunto oggi; ed è
costume, almeno qui da noi, invitare al banchetto nuziale tutti i parenti e gli
altri amici! Io poco fa ho mandato i miei splendenti araldi per fare gli inviti; sennonché, in maniera per me del tutto
incomprensibile, tutti gli invitati si scusarono di non potermi tributare il
dovuto onore!
3. Allora io pensai: “Che significa questo? La faccenda ha tutto l’aspetto come se i più
intimi amici avessero congiurato contro di me e come se essi volessero
insorgere contro i miei diritti!”
4. E vedi, questa fu subito la ragione per cui, dopo
il primo cortese invito, ne feci seguire un secondo non cortese per voi! Ed io
ritengo che, nella mia qualità di gran sacerdote generale, dovrei ben essere
degno di questa onoranza da parte vostra, visto che il vostro bene e male, per
il momento, dal punto di vista mondano, dipende da me in maniera quanto mai
notevole!
5. Oltre a questo, la mia cucina è sempre stata la
migliore di tutto il regno, e i miei amici non l’hanno mai disprezzata finora!
E in verità io non vedo perché questa volta si vorrebbe fare un simile torto ad
essa.
6. Se tu, bellissima regina, hai delle buone ragioni
sotto questo riguardo, allora fammele conoscere, ed io farò tutto il possibile
pur di allontanare da me ogni apparenza sospetta ai tuoi bellissimi occhi!»
7. Questo discorso non garbò affatto ad Agla e nemmeno a Drohuit;
perciò lei disse: «Fungar-Hellan! Se tu avessi un qualche barlume di stima per me,
non mi avresti fatto trascinare al banchetto con la forza, tanto più che ora
devo dirti che sono indisposta e che non potrei prendere assolutamente nulla,
anche se tu mi facessi servire le migliori vivande del mondo!»
8. E Fungar-Hellan rispose: «Oh, allora devo chiederti perdono! Se lo
avessi saputo prima, non sarei certamente giunto ad un secondo invito! Ma
perché non mi hai reso nota questa circostanza per mezzo dei primi araldi?
9. Ma ora entra almeno nella sala e, durante il
pranzo, riposati su un soffice divano, dopo di che ti farò portare a casa in
una lettiga!»
10. Ed Agla, ora tutta tremante, disse: «Caro Fungar-Hellan, mi
vuoi dunque uccidere già oggi? Infatti, io non posso stare in una camera con
l’aria chiusa, se non voglio subito soffocare!»
11. E Fungar-Hellan disse: «O povera Agla, quanto deploro questa tua
debolezza!»
12. A questo punto Agla simulò uno svenimento e si
accasciò a terra.
13. E Fungar-Hellan disse ai suoi servitori: «Presto, portate dell’acqua
attinta al mio pozzo d’oro, affinché la regina possa ristorarsi!»
14. A queste parole Agla fece un balzo e gridò: «No! Acqua
assolutamente no! Ne resterei morta all’istante!»
15. E Fungar-Hellan disse ai servitori: «Lasciate stare l’acqua! Portate
invece qui la mia grande gabbia d’oro; questa ridonerà la salute alla regina! E
poi portate un’altra gabbia di ferro per Drohuit, perché mi sembra che
anch’egli sia alquanto indisposto!»
16. Le due gabbie furono subito portate ed aperte.
17. E Fungar-Hellan disse ad Agla: «Adesso entra con le buone in questa
graziosa casetta, altrimenti dovrai entrarci con la violenza! E la stessa cosa
valga anche per te, Drohuit!»
18. A questo punto lo sgomento s’impadronì di due, ed
essi vennero cacciati con violenza nelle gabbie, che poi furono portate nella
sala da pranzo e poste sulla tavola centrale.
19. Quello che accadde dopo lo sapremo in seguito.
[indice]
La grazia concessa agli ex sottosacerdoti
La terribile morte per avvelenamento inflitta ai mille
ex gran sacerdoti
31 maggio 1844
1. Dopo che Agla e Drohuit furono così sistemati, Fungar-Hellan si rivolse ai gran sacerdoti e disse loro:
2. «Ora, amici e fratelli miei, visto che le vivande
sono già servite, entriamo anche noi nella grande sala da pranzo, affinché i
vostri due allievi che si trovano nelle gabbie non vengano privati della nostra
compagnia! Badate però di andarci con le buone, altrimenti verrà fatto ricorso
alla violenza anche per voi!»
3. A questo invito preannunciatore di morte, uno dei gran sacerdoti disse a Fungar-Hellan: «Sommo amico e fratello, ascoltami! Vedi, lasciarsi
traviare con minacce di ogni tipo e adescamenti di vario genere e peccare per
effetto di ciò, ebbene, questo è sempre ancora umano; invece, persistere
accanitamente e ostinatamente nel peccato, questa è una cosa che appartiene
all’inferno!
4. Anche noi dunque, per opera dei sottosacerdoti
molto furbi, siamo stati sedotti per lo più con minacce della più terribile
specie. Ci fu detto di una forza militare dieci volte superiore alla tua, e ci
venne assicurato che tu eri già prigioniero e che ormai i tuoi nemici erano
padroni della città e di tutto il regno.
5. Dopo ancora altre cento rassicurazioni di simile
genere, noi finimmo col dover lasciare aprire le tue stanze per stare poi a
vedere come i tuoi nemici avvelenavano tutto ciò che si trovava nelle tue
camere facendo uso di un nuovo veleno, e durante questa operazione certamente
circa un centinaio di operai sono morti e furono trasportati via di nascosto su
dei carri per essere deposti in qualche luogo.
6. Vedi, così stanno veramente le cose. Perciò,
perdona il peccato che siamo necessariamente stati indotti a commettere contro
di te, e accetta da noi l’assicurazione più fedele del fatto che d’ora innanzi
intendiamo restare – e come anche certamente resteremo – i tuoi più fedeli e
più fermi amici!»
7. A queste parole, Fungar-Hellan si rivolse a Mahal e
gli domandò che cosa avrebbe dovuto fare.
8. E Mahal rispose: «Questi falli
prigionieri, ma non nelle carceri, bensì nel tuo cuore, e perdona loro, e così
anche a te verrà perdonato! Ma i sottosacerdoti, che sono ora nelle prigioni,
falli salire qui, affinché si siedano a tavola e mangino di quelle vivande, e
poi muoiano nel loro misfatto! Agla e Drohuit lasciali nella sala da pranzo
durante questo banchetto, affinché vedano come il misfatto si punisce da sé!»
9. Dopo di che Fungar-Hellan fece subito tutto secondo
il consiglio che gli aveva dato Mahal.
10. I circa mille sottosacerdoti furono spinti a forza
nella sala da pranzo e dovettero prendere posto alle mense, perché ogni
resistenza sarebbe stata inutile! Alla maggior parte di loro già mettersi
seduti costò la vita tra le più spaventose e tormentose convulsioni; soltanto
pochi morirono mediante i cibi ingoiati per forza.
11. Ma i due testimoni di questo banchetto che erano
nelle gabbie, svennero nel vedere quell’orribile scena e dovettero essere
portati fuori all’aperto dove furono fatti rinvenire con dell’aceto.
12. Successivamente vedremo il resto.
[indice]
Lo sgombero e il devastante incendio del castello
sacerdotale su suggerimento di Mahal
1 giugno 1844
1. E quando questa scena ebbe fine e i due rinchiusi
nelle gabbie si furono del tutto ripresi, Fungar-Hellan chiese nuovamente a
Mahal cosa doveva accadere, in primo luogo, di coloro che avevano scontato il
loro misfatto con la morte, e poi che cosa fare dei due che erano nelle gabbie.
2. E Mahal rispose: «Fa’ immediatamente sgomberare questo tuo
castello dai tuoi tesori e poi fai appiccare il fuoco in tutti i punti ed
angoli! Io però ti dico che lo sgombero deve essere compiuto entro tre ore!
Quello che in questo tempo, calcolato dal momento presente, non sarà
trasportato fuori dalla residenza, dovrà essere lasciato in balia delle fiamme,
altrimenti domani il Giudizio di Dio cadrà su questa casa! Ma tutto ciò che,
dopo un incendio di dieci giorni, le fiamme non avranno consumato, tu lo potrai
utilizzare nuovamente.
3. Per quanto poi riguarda i due rinchiusi nelle
gabbie, ordina che vengano trasportati ora nel castello del re! Là conviene che
continuino a dimorare nelle loro gabbie spaziose al punto giusto, per tutto il
tempo che durerà l’incendio del castello, ed occorre che lì dentro si
esercitino nella pazienza e nell’umiltà, e poi la sentenza nei loro confronti
sarà commisurata a seconda di come essi avranno tratto profitto in tale prova
di umiltà per il vero benessere della loro anima!
4. Una cosa però devo ancora dire: “Guai
a te, Fungar-Hellan, e guai pure a te, re Gurat, qualora voi voleste fare di
Agla, la mia snaturata figlia, di nuovo regina, perché in tal caso il giudizio
cui dovreste sottostare sarebbe ben grave!”».
5. Dopo queste parole di Mahal, Fungar-Hellan diede a
tutta la sua servitù e a quella numerosa di tutti i gran sacerdoti, ormai posti
in libertà, entrambe le quali formavano in tutto un complesso di più di
diecimila persone di sesso maschile e femminile, l’immediato ordine di
procedere con ogni cautela, durante il tempo di tre ore, allo sgombero del
castello e di portare poi i tesori raccolti nel grande castello reale, ma, dopo
tre ore, di appiccare il fuoco a questo castello dei sacerdoti, in tutti i
mille punti e angoli.
6. L’incendio avrebbe dovuto infuriare con particolare
violenza nella grande sala da pranzo dove giacevano i cadaveri. Però tutto
quello che si trovava nell’alloggio del gran sacerdote generale - fosse anche
oro e argento - non doveva essere salvato. Dopo ciò egli comandò ad alcuni
portatori di trasferire entrambe le gabbie al castello del re.
7. Tutto fu subito eseguito puntualissimamente. Nelle
tre ore di tempo concesse furono tolti dal castello molte migliaia di mezzi
quintali d’oro e d’argento e una quantità di altre cose preziose, e tutto venne
trasportato nel grande castello reale.
8. Trascorse le tre ore si videro già affrettarsi,
verso il castello sacerdotale, migliaia e migliaia di persone munite di
fiaccole ardenti e di torce impeciate, e in meno di mezz’ora tutto l’immenso
castello che aveva un perimetro di due ore di cammino (7,56 km) e che aveva più di trentamila stanze, si trovò ad ardere
con fiamme violentissime, e in quasi tutta Hanoch si diffuse una tale
sensazione spaventosa quale non era stata mai ancora suscitata dal tempo dei
dieci profeti del fuoco provenienti dall’altura.
9. Il seguito ci dirà cosa successe poi!
[indice]
Il popolo pretende di sapere il perché dell’incendio
del palazzo
Fungar-Hellan costretto a calmare il popolo in rivolta
3 giugno 1844
1. Tutto intorno al palazzo dei sacerdoti che ardeva,
vennero subito poste delle guardie per impedire qualsiasi opera di spegnimento.
Costoro dovevano limitarsi a sorvegliare che le case dei grandi e dei
piccoli-borghesi non prendessero fuoco in seguito al grande calore sviluppatosi
dall’incendio del palazzo, il quale era bensì isolato da tutte le parti in
maniera assai considerevole, ma nonostante questo, il calore che irradiava da
quel mare di fuoco era tanto potente da mettere in serio pericolo gli edifici
che sorgevano nelle vicinanze.
2. Gli hanochiti frattanto stavano scervellandosi per
scoprire le cause dell’avvenimento. Alcuni erano dell’opinione che in questa
maniera Fungar-Hellan fosse stato annientato dai suoi nemici. Altri invece
dicevano che Fungar-Hellan fosse riuscito ad attirare i suoi nemici nel palazzo
e che, una volta entrati, egli avesse fatto appiccare il fuoco al castello e lo
avesse fatto chiudere per ridurre in cenere i propri nemici; perché una simile
soluzione era perfettamente conforme ai modi di agire dell’astuto gran
sacerdote generale. Altri ancora, i quali avevano un lontano ricordo dei dieci
profeti del fuoco, erano del parere che certamente il fatto lo si sarebbe
dovuto attribuire nuovamente ad un simile profeta del fuoco disceso
dall’altura, che operava i suoi prodigi devastatori con il fuoco dinanzi alla
classe dei sacerdoti allontanatisi dal Dio antico, nell’intento di convertirli.
3. In seguito a questo scambio di opinioni, ci fu
naturalmente una quantità di curiosi che tentavano di scoprire quali fossero le
vere cause di quel terribile avvenimento; le guardie, però, avevano avuto
l’ordine di mantenere il silenzio, e quindi nessuno che comunque non era
iniziato nella faccenda fu in grado di saperne qualcosa.
4. Ma questa incertezza finì col suscitare una vera
rivolta tra la borghesia della città, che voleva sapere con la violenza che
cosa si nascondesse dietro a quell’incendio.
5. Allora Fungar-Hellan si mostrò alla testa di un forte drappello di armati
e disse a un rappresentante principale della grande borghesia: «A cosa volete
arrivare con la vostra tumultuosa condotta? Ritiratevi e rientrate nell’ordine,
altrimenti vi farò rientrare io con la forza delle armi! Non sono io forse
padrone della mia casa, e non posso farne quello che voglio? Che v’importa ora
in che modo e perché l’ho fatta bruciare? Ritiratevi dunque immediatamente, se
non volete trovare la morte tra fiamme simili a queste!»
6. Questo discorso del generale ebbe l’effetto più
deciso. L’intera rivolta fu calmata, e si videro solo pochissimi spettatori
nelle adiacenze del palazzo in fiamme.
[indice]
Agla invoca di
essere liberata dalla gabbia
Fungar-Hellan le risponde in tono garbato
4 giugno 1844
1. Fungar-Hellan, durante i dieci giorni in cui durò
l’incendio, si trattenne per lo più nel castello del re per sbrigare da lì le
sue faccende insieme al re, e a questo scopo faceva uso della stessa stanza in
cui si trovavano i due prigionieri in gabbia, e così accadde spesso che,
particolarmente Agla, lo pregasse di liberarla da quella ignobilissima
prigionia, oppure che addirittura la uccidesse, poiché le era assolutamente
insopportabile languire là dentro.
2. E il generale le rispondeva sempre con la voce più dolce: «Tu sei
un uccel
3. Vedi, quando eri libera e vivevi circondata dal
massimo splendore di questo mondo, ogni tuo pensiero era rivolto solamente alla
distruzione delle persone che non ti andavano a genio, e siccome a genio non ti
andavo nemmeno io, allora tu hai tentato tutte le vie possibili pur di mandarmi
all’altro mondo. Ma pare che il vero Dio abbia decretato in un altro modo, e
cioè che la tua maligna astuzia ai miei danni, o grazioso uccellino, non
dovesse riuscire! E vedi, io sono ancora quello che ero prima; tu invece non
sei più quella che eri prima, ma sei solamente il mio caro e bello uccel
4. Vedi, adesso io potrei molto facilmente farti tagliare
la tua bella testolina, oppure farti solleticare in un punto qualunque del tuo
corpo bello e delicato con un ago avvelenato, ma io non sono così cattivo e
maligno come te. Per conseguenza io non faccio così, né mai lo farò! Ma di
liberarti non se ne può parlare certamente, prima che non mi sia perfettamente
convinto che tu ti sei avviata a diventare del tutto dolce e mansueta!
5. Non per questo ti sarà fatto mancare quello che ti
occorre in questa tua bella casetta del piacere! Da mangiare e da bere ne avrai
a sufficienza! Per i tuoi bisogni corporali c’è lì in quell’angolo la piccola
cassetta che deve essere pulita tre volte al giorno e che sarà da chiudere per
evitare che i cattivi odori arrivino alle tue narici. Così pure là dentro tu
disponi di un soffice giaciglio e di un comodissimo, benché piccolo, divano. Se
ti è necessario, puoi fare in questa tua casetta anche qualche piccola
passeggiata. Che cosa vuoi di più ancora? Resta dunque bella tranquilla là dove
sei, e non ti sarà fatto mancare niente!
6. Drohuit non se la passa certo tanto comodamente
come te, ma in fondo neanche a lui manca niente!»
7. Ogni volta che Agla rivolgeva al generale la
preghiera che la liberasse, lei otteneva sempre la stessa risposta da lui, e in
segreto si infuriava potentemente; però lei teneva celata la sua rabbia per
ingannare Fungar-Hellan. Ma Fungar-Hellan era diventato assai prudente e dava
sempre ascolto a quello che gli suggeriva il vecchio Mahal.
[indice]
La raccolta dei tesori fusi sul luogo dell’incendio
L’ordine per il restauro del castello
Un richiamo misterioso viene sentito in tutta la città
5 giugno 1844
1. Quando dopo dieci giorni l’incendio al castello
sacerdotale si estinse, allora Mahal disse a Fungar-Hellan:
2. «Ora manda dei muratori e dei falegnami sul luogo
dell’incendio ormai già dappertutto estinto, e fa cercare se tra i resti vi è
ancora qualcosa di prezioso, in modo che venga raccolto nella tua grande ex
sala da pranzo e in generale in tutto il tuo appartamento!
3. Di certo tutti i tuoi utensili d’oro e d’argento
non potranno trovarsi che allo stato fuso, sennonché questo non ha importanza
nel nostro caso! Anche allo stato di semplice metallo fuso conviene che tutto
ciò venga raccolto con ogni cura, non tanto a causa del valore che può
rappresentare, quanto piuttosto per ragioni di tutt’altro genere che tu ora non
potresti comprendere, e che io non posso rivelarti per il momento; segui però
il mio consiglio, e allora tutto procederà bene!»
4. E Fungar-Hellan seguì subito il consiglio di Mahal
e lo stesso giorno egli mandò sul luogo dell’incendio un migliaio di muratori
ed altrettanti falegnami; e questi, lavorando dieci giorni interi, trovarono
ancora oltre ventimila mezzi quintali d’oro e argento fuso, nonché
un’incredibile quantità di pietre preziose - come diamanti, rubini e smeraldi -
tutte cose che essi trasportarono nel grande castello del re.
5. Fungar-Hellan rimase notevolmente meravigliato per l’enorme
quantità di tesori recuperati sul luogo dell’incendio, e disse: «Per il Dio di
Mahal! Io non avrei proprio mai creduto che fosse rimasta ancora una tale
quantità di oro, di argento e di pietre preziose, dato che nelle tre ore
immediatamente precedenti l’incendio ne vennero portate fuori dal castello delle
quantità immense!»
6. E Mahal disse: «Io ti dico: “Manda gli operai ancora una
volta sul luogo, e là, rimuovendo ancora una volta le macerie causate
dall’incendio, essi ne troveranno ancora una quantità uguale alla prima!”»
7. Ed egli, cioè Fungar-Hellan, mandò subito
nuovamente gli operai a rimuovere le macerie sul luogo dell’incendio; e vedi,
nel giro di altri dieci giorni essi trovarono una quantità di metallo nobile,
allo stato fuso, quasi ancora più grande della prima e la portarono al castello
del re con grandissimo stupore di Fungar-Hellan.
8. Poi Mahal gli disse: «Ora puoi fare ricostruire il
castello, perché le murature sono buone!»
9. E il generale impartì subito gli ordini ai
capomastri, e questi diedero presto inizio al restauro del castello.
10. Ma precisamente in quello stesso giorno in tutta
la città si sentì un richiamo, e questo suonava così: «Questo è un lavoro
inutile!»
11. E nessuno sapeva da dove giungesse questo
richiamo, e tale richiamo sorprese perfino Mahal, ma più ancora Fungar-Hellan.
[indice]
Il misterioso richiamo forse proveniente dalla voce di
Dio
Fungar-Hellan si arrabbia e muove accuse a Dio
7 giugno 1844
1. E Fungar-Hellan, avvicinatosi in fretta a Mahal, gli domandò cosa potesse
significare quello strano richiamo.
2. E Mahal rispose: «Amico Fungar-Hellan, forse questo richiamo
non è uscito dalla bocca di una moltitudine di uomini, bensì – credimi! –
queste sono state parole proferite dall’invisibile bocca di Dio! E il significato
di queste parole è questo: Dio, in un tempo non lontano, farà venire sul mondo
un Giudizio quale mai ancora non c’è stato da quando l’umanità dimora su questa
Terra! Per tale ragione la ricostruzione del tuo castello risulterebbe ben poco
utile!»
3. A questo punto Fungar-Hellan, del tutto arrabbiato, disse a Mahal: «Ma dimmi una
buona volta: che cosa vuole veramente l’antico e sempre sgarbato Dio? Se noi
uomini non gli stiamo bene così come Egli ci ha creato e come siamo, allora,
che ci rifaccia in un’altra maniera, in modo tale che saremo poi disposti così
come è di massimo gradimento per Lui!
4. Io però
devo confessarti sul serio che il tuo Dio si dimostra debole in altissimo grado
continuando a minacciarci con un qualche giudizio, e che Egli di fronte a noi,
Sue creature, manifesta un’imperfezione di cui davvero nessun uomo retto è
consapevole! Dal momento che Egli ci ha creato come esseri liberi, perché poi
ci raggira con certe leggi che ripugnano più della morte stessa alla natura che
Lui ci ha dato?
5. E se in seguito a circostanze di vario genere non
ci è spesso possibile osservare queste leggi, o se ci facciamo delle
raffigurazioni in immagini di Lui e delle Sue Forze agenti, e queste le
facciamo venerare dal popolo che di Lui non può formarsi alcun concetto, dato
che non si fa mai vedere, allora Egli è subito pronto a riprendere la Sua
antica minaccia del Giudizio che ha già fatto a Caino! – Non trovi anche tu che
questa cosa sia quanto mai sciocca da parte di un Dio?
6. Se a lui non piace la mia amministrazione, allora
che venga qui e che mi mostri come Egli vuole che sia, ed io la modificherò a
seconda delle Sue richieste! Ma invece passa un secolo, ed Egli non dice nulla,
e si comporta come se non esistesse, o come se dormisse o fosse pienamente
soddisfatto del modo in cui procedono le cose! In conseguenza di ciò, con il
lungo trascorrere dei tempi, certamente va perduta più di una cosa della Sua
Volontà rivelata in un’epoca non ben identificabile e dell’adempimento della
stessa! Ma a chi è poi da attribuirsi la colpa di ciò, se non al Creatore
stesso, dato che Egli non è uguale in tutti i tempi?
7. Se Egli può dimostrarsi un saggio maestro verso un
popolo, perché non fa altrettanto verso un altro? È forse un popolo meno creato
da Lui, che non un altro popolo? Dunque, che venga Egli e che ci trasformi,
oppure che ci distrugga, basta che lo faccia in un istante, affinché possa aver
fine una buona volta questa storia, per me estremamente fastidiosa della
minaccia del Giudizio, poiché davvero io sono ormai proprio arcistufo di tutto
questo!
8. Tu mi dirai senza dubbio che il Signore ci ha già
mandato spesso dei messaggeri! Ma io dico che simili messaggeri non hanno fatto
veramente alcun onore ad un vero Dio, dato che alla fin fine si sono dimostrati
più deboli di noi che eravamo coloro ai quali erano stati mandati!
9. Consideriamo ad esempio il tuo Waltar! Io domando: “Come può un Dio sapiente mandare un profeta
di tale specie a un popolo come siamo noi, hanochiti, affinché ci converta? Non
ci ha egli superato di gran lunga in ogni genere di debolezze? E tuttavia,
quale inviato di Dio a noi, egli avrebbe dovuto essere un profeta e un maestro
nella Forza di Dio!”
10. Allora dimmi: come si fa a mettere d’accordo
questo, con il tuo antico Dio che dovrebbe essere onnipotente e sapiente in
grado supremo?”».
11. Mahal rimase del tutto confuso a questo discorso e non
seppe cosa replicare al generale.
12. Ma il generale cominciò ora sul serio ad insistere
con Mahal per avere una risposta.
[indice]
Mahal chiede aiuto a Dio per la risposta
Le durissime parole e l’annuncio del Giudizio di Dio
entro vent’anni
8 giugno 1844
1. E quando Mahal vide Fungar-Hellan farsi sempre più violento contro
di lui, allora alzò in alto la sua mano e disse: «Grande Dio, vedi, il Tuo
vecchio servitore e servo si trova ora in un grave pericolo; perciò abbi pietà
di lui e salvalo con la Tua grande grazia e misericordia! O Signore, poni nel
suo cuore parole tali che egli possa vigorosissimamente combattere un impotente
ribelle contro di Te, o grande Dio e Signore di ogni magnificenza!»
2. A questo punto un raggio della divina Forza scese
nel cuore di Mahal, ed egli ringraziò Dio e poi rivolse al generale le seguenti parole:
3. «O tu, verme di un uomo quanto mai impotente su
questa Terra! Tu vuoi contendere con Dio e, con le tue ragioni ingannevoli e
fondate sulla ragione, vuoi imputare debolezze umane all’Altissimo e
Santissimo, e vuoi vendicarti della Sapienza di Dio facendo ricorso al tuo
debole intelletto mondano?
4. Ma io ti dico: “Temi
e trema a causa dell’oltraggio da te inflitto all’intangibile Santità di Dio!
Infatti la terra non è più una base solida per i tuoi piedi, e l’aria di Dio si
ribellerà contro di te perché tu hai profanato la Santità del Signore al mio
cospetto!”
5. Se tu avessi detto che Dio è senza misericordia e
non ha amore per le Sue creature, allora questo sarebbe stato un rimprovero
umano che si può perdonare; ma tu ti sei scagliato contro la Sapienza e contro
l’eterno Ordine divini, e durante il tuo litigio hai dichiarato che Dio è un
pazzo insensato, e che la Sua Sapienza, secondo te, è superata già da quella di
un semplicissimo uomo.
6. Vedi, questa è stata un’aggressione alla Santità
divina e dunque un peccato imperdonabile, e questo tuo peccato farà tanto più
inevitabilmente piombare sul capo di tutti voi il Giudizio di Dio!
7. Infatti, se un solo cuore di uomo in tutto il regno
fosse migliore del tuo, ebbene, per amore di questo unico cuore migliore, Dio
si disporrebbe a risparmiare questo regno ancora per cent’anni e ad attendere
un miglioramento!
8. Ma poiché finora eri ancora tu il migliore,
quantunque non ti trovassi più sotto alcun aspetto entro l’Ordine divino e
adesso con il tuo litigio tu ti sei completamente separato da Dio, così accade
che il Giudizio vi sta anche dinanzi alla porta! Ed io aggiungo: “Non saranno trascorsi due volte dieci anni
che questo tuo mondo non esisterà più!”
9. Adamo ha peccato davanti a Dio, e Dio ha giudicato
con il fuoco l’intera Creazione! Le rocce spaccate della Terra te ne forniscono
la prova più indiscutibile.
10. Ai tempi di Ohlad, quando anche allora questo
regno aveva del tutto abbandonato Dio, Dio mandò nuovamente il giudizio del
fuoco sulle zone emerse della Terra, e di nuovo le montagne e le valli vennero
in grandissima parte spaccate dalla violenza del fuoco! Le fenditure trasversali
nella roccia te ne rendono testimonianza.
11. Nonostante questo, il Signore ha sempre
risparmiato l’uomo, essendosi Egli limitato a mostrargli la Potenza divina e a
dimostrargli come l’uomo al confronto di Dio non è che un nulla assoluto; ora
però Dio aggredirà la specie umana e la sterminerà fin dove arriva l’onda dei
vostri peccati!
12. Vedi, questa è la risposta che volesti avere, ed
io non te ne posso dare un’altra, perché Dio non mi ha dato altra risposta che
questa, per te e per tutto il tuo popolo!»
13. Queste parole turbarono enormemente Fungar-Hellan,
ed egli fu colto da una grande angoscia, poiché egli teneva in grande
considerazione Mahal, e ora stava riflettendo intensamente su come avrebbe
potuto placare nuovamente Dio e Mahal.
[indice]
Una misteriosa voce divina nella grande sala del trono
Gli abomini nelle altre dieci città
Noè inizia la costruzione dell’arca
La richiesta di
Dio di annientare tutti i templi degli idoli
10 giugno 1844
1. Ma quando Fungar-Hellan ebbe meditato a lungo
riguardo a ciò che si sarebbe dovuto fare per placare il Dio di Adamo, di Set e
di Enoch, e per conseguenza anche il suo vecchio Mahal, una voce potente
risuonò questa volta nella grande sala del trono, dove appunto si trovava
Fungar-Hellan con Mahal, nonché il re Gurat ed una quantità dei primi ministri
del regno, e la Voce suonò così:
2. «Chi,
per amore a Dio, sente sorgere nel proprio cuore un vero pentimento per i suoi
peccati, non deve avere paura, perché Dio non è inconciliabile come un uomo,
bensì Egli è conciliante in sommo grado!
3. Chi, con pentimento e amore, si avvicina al Padre,
costui non deve avere paura, poiché egli otterrà il perdono dei suoi peccati!
4. Se tutto il regno fosse come sono certamente ormai pochi
uomini ancora in Hanoch, allora Dio potrebbe restare ancora mille anni in
attesa del pieno ravvedimento; ma andate dai vostri vassalli, e andate nelle
altre dodici città, e là non riscontrerete che orrori su orrori, dei quali a
voi non giunge mai nessuna notizia!
5. Voi avete di certo esentato il popolo da determinate
tasse, e al loro posto avete introdotto delle tasse indeterminate e in un certo
qual modo volontarie; ma appunto questo sistema ha offerto a tutti i vostri
vassalli l’occasione di dare alle tasse indeterminate una forma tale che ora
non esiste più un suddito che sia per un’ora soltanto al sicuro dal sentirsi
chiedere con forza l’elemosina. E se non dà ad un simile mendicante quello che
costui pretende, allora quest’ultimo comincia subito a fare al suddito le più
terribili minacce; e se il suddito non cambia idea, allora il mendicante si
allontana tra bestemmie e le più spaventose maledizioni.
6. E vedi, non passa giorno che tutte le maledizioni
scagliate contro al suddito trovano compimento tramite dei maghi camuffati,
naturali e infernali, in ogni luogo. In questo momento mille sudditi vengono
martoriati nel modo più inaudito, e nella prossima ora è riservata la stessa
sorte ad altri mille!
7. Ma come potrebbe Dio, date simili condizioni, risparmiare
più a lungo ancora il genere umano ed attendere il suo miglioramento?
8. In verità, sia l’inferno l’eterno luogo di
miglioramento per simili diavoli sotto spoglie umane!
9. Oggi il Signore, il Dio del Cielo e della Terra, ha
comandato a Noè sull’altura di costruire, secondo un giusto piano, una cassa
per l’acqua (l’arca), e Noè
ha già dato inizio all’opera che gli è stata comandata!
10. Chi di voi vuole essere salvato, che faccia giusta
penitenza al cospetto di Dio e cerchi di indurre anche gli altri a vera
penitenza, e così egli troverà grazia, e Dio, al tempo opportuno, lo condurrà
fuori da questo paese della perdizione affinché non venga giudicato assieme ai
diavoli!
11. E tu, Fungar, esci fuori con la tua forza militare e
distruggi tutti i templi degli idoli, se ti sta un po’ a cuore il perdono del
tuo grave peccato; però astieniti da atti di eccessiva crudeltà! Amen!»
12. Queste parole, espresse come fuori dall’aria nella
sala, suscitarono in tutti i presenti, non escluso Mahal, il massimo e angosciato
stupore; e Fungar-Hellan ordinò immediatamente a tutti i capitani del suo
esercito di mettere sul piede di guerra tutta l’intera ed immensa forza armata
al massimo entro tre giorni.
13. E Mahal gli disse che egli, nel Nome del Signore,
lo avrebbe accompagnato ovunque fosse andato.
[indice]
L’esercito si mobilita e Gurat chiede dei validi
funzionari il governo del paese
I due rinchiusi nelle gabbie siano separati fino al
ritorno del generale
11 giugno 1844
1. I capi dell’esercito, che erano stati essi stessi
testimoni di questa strana voce e del discorso nella grande sala del trono, si
allontanarono con tanto maggior zelo e sollecitudine per dare esecuzione
all’ordine di mobilitazione, e Gurat si avvicinò a Fungar-Hellan e gli disse:
2. «Amico e fratello, tu ora dovrai condurre il grande
esercito e forse rimarrai assente da Hanoch per degli anni, così che tutto il
peso del governo graverà sulle mie spalle! Oh, questo sarà per me un compito
ben difficile! Non potresti dunque lasciarmi alcuni tra i tuoi più esperti
funzionari affinché mi siano di aiuto nella sorveglianza e nel governo di
questo numeroso popolo, poiché un’incombenza simile non sarà mai possibile ad
unico uomo?»
3. E Fungar-Hellan rispose al re: «Fratello, nel tuo castello disponi
anche tu di più di diecimila funzionari di alto e di basso rango! Non ti sono
sufficienti questi? Io ti dico: “Non nutrirli inutilmente, bensì incitali al
lavoro, ed essi faranno di certo quello che ordinerai loro di fare!”»
4. E Gurat replicò: «Sì, tu avresti ragione se nelle loro teste
ci fosse qualcosa; ma appunto in ciò consiste la parte scabrosa della
questione!
5. Tu ben sai come noi due fummo costretti all’inizio,
per assicurarci il nostro trono, ad attrarre a noi tutti i grandi della città e
anche del regno, e di conferire loro alte cariche e dignità di corte!
6. Vedi, già da prima questa gente era molto stolta, e
noi, per certe ragioni, l’abbiamo ancora di più rafforzata nella loro
stoltezza, quantunque d’altra parte noi abbiamo saputo rendere il dovuto
riconoscimento alle intelligenze più illuminate!
7. E ora simili teste stolte dovrebbero restare al mio
fianco per aiutarmi a tenere il governo del paese! O amico, in verità, la
conseguenza di ciò sarebbe ben presto un governo da disgustare anche Satana
stesso!
8. Per questo motivo, che deve essere molto ben
comprensibile anche a te, tu ti persuaderai molto sicuramente e facilmente del
fatto che durante la tua assenza avrò assolutamente bisogno di alcuni abili
funzionari!»
9. A questo punto intervenne Mahal e disse a Fungar:
«Concedigli dunque cento dei buoni ufficiali che sono della tua scuola; con
questi riuscirà certo a sbrigarsela mentre noi saremo assenti!»
10. E Fungar-Hellan concesse subito a Gurat cento gran
sacerdoti della sua scuola, i quali avrebbero dovuto aiutare il re nel governo
del regno.
11. C’era però ancora un’altra questione da appianare:
si trattava di vedere che cosa si sarebbe dovuto fare di Agla e di Drohuit.
12. A questo punto Mahal intervenne di nuovo e disse: «Che essi rimangano come
sono finché noi ritorniamo! Solo in caso di una malattia o nel caso di evidente
miglioramento sia lecito ad uno o all’altra di uscire dalla gabbia; ma occorre
che nessuno dei due esca dalla camera finché noi non saremo ritornati!
13. Innanzitutto però, malgrado siano rinchiusi in due
gabbie diverse, bisogna che essi vengano allontanati, e ciò oggi stesso e sotto
i nostri occhi! Così è necessario che sia fatto!»
[indice]
Agla confessa la propria colpa e prega la liberazione
o la morte
La scelta tra il pugnale e la gabbia
Il perdono concesso
12 giugno 1844
1. E quando Gurat e Fungar-Hellan ebbero udito tali
parole da Mahal, si recarono immediatamente nell’altra sala dove i due si
trovavano nelle gabbie sotto una conveniente sorveglianza.
2. E giunti là, vennero subito accolti da Agla con le seguenti parole:
«O voi primi potenti del regno, e tu pure Mahal, padre mio, io sono certamente
una grandissima peccatrice al cospetto di Dio e di tutti voi, perché ho violato
i diritti di Dio e tutti i vostri diritti, e perciò non ho meritato altro che
la morte! Ora riconosco che la punizione inflittami con la chiusura in questa
gabbia è troppo poca cosa per me; una gabbia di fuoco sarebbe adeguata al mio
peccato!
3. Ma dov’è quel peccatore prigioniero che non brami
ardentemente la libertà, sia che essa gli sia utile o no? Ma altrettanto è
anche il caso mio! Io ora riconosco certamente l’intera grandezza del mio
crimine dinanzi a voi e dinanzi a Dio, come forse non l’ha mai riconosciuto
nessun altro peccatore, ma tuttavia riconosco e sento in me anche il potente
impulso verso la libertà, che fa per me di questo carcere un tormento
insopportabile!
4. Oh, prendete un pugnale e trafiggetemi il cuore, e
così mi farete felice, ma non lasciatemi più a lungo in questa prigionia
colmissima di tutto il disprezzo, perché essa può indurmi alla disperazione e
alla pazzia! Fate di me quello che volete, ma non abbandonatemi più a lungo qui
dentro, esposta continuamente alle punzecchiature e agli insulti delle guardie!
5. O padre Mahal, e tu fratello mio Chisarell, e voi,
mie care sorelle, muovetevi a compassione di me che sono tanto infelice!
Consideratemi come un essere caduto in balìa dell’inferno, accecato, adescato e
sedotto, e così sorgerà in voi almeno quel tanto di misericordia da darmi
almeno la morte che bramo ardentemente!
6. Non pensate che io possa essere nuovamente
pericolosa per voi, poiché colei che con le mani protese vi supplica di darle
la morte, non vi chiederà mai più in eterno un trono!
7. O grande, onnipotente Dio, se il mio peccato non
fosse così grande, allora io Ti pregherei la mia liberazione! Sennonché io
riconosco la mia indegnità troppo grande dinanzi a Te; perciò mi manca il
coraggio di invocare pietà a Te, o Padre supersanto e giustissimo! Ma tuttavia,
ammorbidisci i cuori di questi Tuoi potenti, affinché accondiscendano ad
uccidermi, ed io non sia fatta più a lungo ancora oggetto della più vergognosa
derisione da parte delle mie guardie!»
8. Dopo queste parole, Agla si accasciò quasi svenuta
e gemente nella sua gabbia.
9. Allora Fungar-Hellan fece aprire subito la gabbia e
fece tirare fuori Agla, e la fece ristorare con buone spezie, dopo di che lei
rinvenne.
10. E quando ebbe riacquistato le sue forze vitali, Fungar-Hellan le disse: «Agla, è veramente serio il tuo proposito di morire, piuttosto
che rientrare nella tua gabbia? Ecco: qui è un pugnale aguzzo, e lì c’è la
gabbia! Scegli seriamente tra i due!»
11. A queste parole Agla si scoprì subito il petto ed esclamò con
voce un po’ tremante: «Vedi, qui batte il cuore di colei che è stata illusa e
fatta schiava in modo molteplice; oh, liberami con la tua mano robusta, armata
di quell’acciaio!»
12. A questo punto Fungar-Hellan allora, gettato via da sé il pugnale d’acciaio, disse
a Mahal: «Con ciò io ho perdonato tutto a tua figlia; Dio e tu, però, fate di
lei secondo il vostro piacimento!»
13. E Mahal rispose: «Se tu le hai perdonato tutto, allora le sia
perdonato tutto anche da parte mia! Lei però non può rimanere qui, bensì è
necessario che venga con noi all’accampamento militare!»
14. Fungar-Hellan si dichiarò d’accordo con ciò; ed
Agla cadde ai piedi di suo padre e pianse per simile grazia che le era stata
mostrata, e la sua commozione era tanta che a stento poté risollevarsi.
15. E tutti si rallegrarono molto di tale
miglioramento di Agla.
[indice]
Le disposizioni di Fungar-Hellan per Drohuit
Le buone parole di Agla a suo padre
13 giugno 1844
1. Quando Agla fu liberata in tal modo, Gurat si avvicinò a
Fungar-Hellan e gli domandò se un simile trattamento si sarebbe dovuto
riservare anche a Drohuit qualora egli si fosse migliorato come aveva fatto
Agla.
2. Fungar-Hellan però rispose in tono del tutto fermo: «No, Drohuit
deve in ogni caso restare nella sua gabbia finché io o il mio successore,
qualora io trovassi la morte nella campagna militare, non sia ritornato!
3. Tuttavia bisogna che tu non gli faccia mancare
nulla: provvedilo di cibo e di bevande a seconda dei suoi desideri!
4. Se egli vuole avere presso di sé l’una o l’altra
delle sue mogli nella gabbia, anche questo può venirgli concesso, tuttavia alla
condizione inderogabile che egli, in primo luogo, con la donna che si trova con
lui non parli d’altro che di quello di cui comunemente si parla quando ci si
trova assieme ad una donna sul letto di coabitazione; oppure se egli vuole
intrattenersi su argomenti migliori, allora può ragionare con le sue mogli
migliori sulle cose concernenti l’antico e vero Dio, dal Quale lui, come tutti
noi, si è già da lungo tempo miseramente allontanato!
5. Durante la coabitazione, e generalmente durante la
presenza di una o l’altra delle sue mogli, è necessario che egli venga sempre
sorvegliato rigorosamente e ascoltato di nascosto! E dato che Agla ora è libera,
allora Drohuit può rimanere qui in questa sala!
6. Io però ti dico ancora questo: “Fammi per iscritto
la narrazione più esatta possibile di tutto quello che egli farà nella sua
gabbia, affinché io possa poi regolarmi conformemente nel prendere disposizioni
a suo riguardo in avvenire, sia per il suo bene che per il suo male! Se egli
infine desiderasse leggere qualche libro della nostra grande collezione, allora
si potrà dargli soddisfazione anche in questo caso!
7. E ora tu hai pure le dovute e giustissime
istruzioni per Drohuit! Se le osserverai esattamente, così tu provvederai bene
per lui, per te e per noi tutti; e questa è di certo la Volontà dell’unico vero
Dio!»
8. E Mahal disse: «Amen! Tutto ciò è giusto e perfettamente
equo. Così dunque avvenga!»
9. E non appena Gurat ebbe udito queste parole, ne
divenne lieto, poiché Drohuit era appunto l’uomo che, grazie alla sua astuzia,
gli aveva già quasi strappato giù la corona dal capo. Egli dunque giurò che
avrebbe puntualmente seguito tutte le istruzioni a suo riguardo.
10. Però Mahal, volendo sincerarsi dei sentimenti di Agla, le
domandò in segreto se lei fosse soddisfatta di tali disposizioni prese rispetto
a Drohuit.
11. Agla disse: «O padre, perché tenti ancora la tua miserrima
e infelice figlia che ha provato già tante tentazioni? Non sono forse io ancora
abbastanza infelice, tanto di fronte al mondo, quanto nella mia anima? Dinanzi
al mondo io sono la più disprezzata e la più temuta tra tutti i serpenti, e
nella mia anima sono anche, dinanzi a Dio, la più scellerata, perché dinanzi a
Dio il sangue di mio fratello grida continuamente vendetta contro la mia anima!
12. Oh, non tentarmi più oltre, perché una persona non
è mai stata più infelice di me su questa Terra! Anche se voi mi avete perdonato
tutto, mio fratello che io ho fatto uccidere non mi perdonerà mai più, e
nemmeno Dio vorrà perdonarmi tale atto! Per questo io sono così infinitamente
infelice! Perciò, o padre, non tentare più colei che è la più misera!»
13. Queste parole di Agla suscitarono una grande
sensazione e a Mahal stesso rincrebbe di aver posto ad Agla una tale domanda.
Perciò tutti si affrettarono intorno a lei per consolarla e per rafforzarla
quanto possibile e per ristorarla.
[indice]
L’ ipocrita simulazione di Drohuit
Agla chiede una veste di crine
15 giugno 1844
1. Drohuit, che aveva compreso molto bene le
disposizioni prese a suo riguardo, provò anch’egli, pur di ottenere la
liberazione dalla prigionia nella gabbia, ad esibirsi in pianti, lamenti e
accuse a se stesso per il suo peccato contro Fungar-Hellan e contro Dio.
2. Ma Fungar-Hellan disse: «Il canto di questo uccello mi è quanto mai
ben noto, poiché qui appunto non si tratta più di un canto naturale, ma di un
canto imparato! Dato però che ognuno sa anche troppo bene quali sono gli
uccelli che si possono ammaestrare per il canto, così, quando si sente una
simile canzone, non è affatto difficile intuire se la melodia proviene da uno
storno, da un merlo oppure da una allodola dorata!
3. E ugualmente anche qui io riconosco al primo
istante il canto di questo uccello, il quale non è uno storno o un merlo, né
meno ancora un’allodola dorata, ma è tanto più riconoscibile invece come un
tipico uccello rapace che si nutre di prede vive e anche morte, che imita la
voce degli uccellini per adescarli e per afferrarli con i suoi artigli! Noi
però non siamo affatto dei pazzi e non ci lasceremo attirare così facilmente da
lui in qualche folta boscaglia!
4. Egli può piangere e lamentarsi come vuole, ma nella
sua casa a sbarre bisogna che ci resti, come poco fa è stato disposto da me!
5. Io vedo bene che questa punizione è troppo mite per
il suo peccato, perché egli ha meritato mille volte la morte; sennonché il
grande Mahal, questo vero profeta di Dio, così ha voluto, ed è a lui che egli
deve il fatto che la sua punizione è stata comminata in maniera tanto
infinitamente lieve!
6. In verità, se dipendesse da me, io gli infliggerei
all’istante una punizione ben differente! Ma qui tutto dipende dalla Volontà di
Dio, del Quale io oggi ho cominciato ad avere il più profondo rispetto; e così
mi dichiaro anch’io d’accordo con questa punizione quanto mai mite, avendomi
così indicato di fare il profeta di Dio! E ora non se ne parli più!»
7. Qquando Drohuit ebbe udito tali parole del
generale, egli ammutolì e non si lamentò più, né pianse e neppure proseguì più
nella confessione dei suoi peccati dinanzi alla compagnia che si trovava nella
sala; circostanza questa che suscitò una risata in molti, dato che si erano
accorti quanto esattamente Fungar-Hellan ci avesse azzeccato con quel rinchiuso
in gabbia.
8. Agla però, la quale aveva tuttora indosso le sue vesti
regali, si avvicinò allora a Fungar-Hellan e gli disse: «O uomo nobilissimo che
fosti da me tanto profondamente misconosciuto! Vedi, io ora, quale una
grandissima peccatrice dinanzi a Dio, dinanzi a te, dinanzi al re, dinanzi al
padre mio e dinanzi a tutti gli uomini, porto ancora delle vesti regali sul mio
indegnissimo corpo! Ti prego perciò di togliermele e di darmi in cambio una
comunissima veste di crine, quale compete ad una penitente peccatrice, poiché
queste vesti splendenti bruciano la mia anima come un potentissimo fuoco!»
9. E quando Mahal, assieme a Fungar-Hellan, ebbe udito questo, allora
egli disse al generale: «Fratello, concedile ciò che lei ti ha pregato!»
10. E Fungar-Hellan fece subito secondo il consiglio
di Mahal.
11. E Agla si ritirò con suo padre in una stanza a
parte, si cambiò subito le vesti e tornò poco dopo con il padre di nuovo dalla
compagnia, con una veste di crine grigio.
12. E Fungar-Hellan ebbe una grande gioia per tale
conversione di Agla, ed anche gli altri della compagnia tributarono lode per
tale azione di Agla.
[indice]
Mahal chiede ad Agla quale è stato il più grave dei
suoi peccati
La buona risposta della figlia perduta e ora ritrovata
17 giugno 1844
1. Dopo una breve pausa, Mahal chiese alla figlia
Agla, ormai notevolmente migliorata, quale azione lei reputava come il suo
peccato più grave dinanzi a Dio e dinanzi a tutti gli uomini: se l’uccisione
commissionata del proprio fratello, o l’assassinio compiuto di propria mano
sulle ventun mogli di Waltar, o infine il suo rilevante coinvolgimento nella
congiura contro il potere del gran sacerdote generale.
2. E Agla rispose: «O padre, tu sai meglio di chiunque quale
tra tutti i miei peccati dinanzi a Dio ed agli uomini sia stato il peggiore,
perché sotto questo aspetto io non mi sento capace di dare un giudizio preciso!
Quello che però so di certo è che ciascuno dei peccati da me commessi mi ha
uccisa nel mio spirito al cospetto di Dio!
3. Oh, se potessi non averne mai commesso nessuno! Oh,
se non avessi mai visto la pianura, allora dinanzi a Dio sarei ancora così pura
ed innocente come lo fui sempre sull’altura! Ma ormai il male è fatto, ed io
non potrò mai più fare in modo che quello che ho commesso non sia mai avvenuto!
Per questo motivo io penso che sarebbe oltretutto una grave stoltezza da parte
mia se volessi indagare su quale dei miei peccati sia stato il più grave
secondo la mia coscienza!
4. Io ritengo che dinanzi a Dio ciascun peccato contro
il Suo santo Ordine sia ugualmente grave e che altrettanto uguale ne sia
l’effetto, portando cioè la morte eterna allo spirito dell’uomo! Ma quando
l’uomo è completamente morto nella sua parte spirituale, come certamente ora è
il mio caso, allora io non so davvero più quale dei miei peccati mi abbia
ucciso di più, perché io ritengo che abbia ben poca importanza se si sia più o
meno morti, dato che, da come vedo io le cose, chi è completamente morto non
può morire ancora di più!
5. Vedi, io ho dato ordine di uccidere mio fratello, e
ciò ha ucciso del tutto il mio spirito! Dopo questo atto Agla non viveva più;
soltanto le forze del suo corpo restavano agenti oltre la morte del suo
spirito, e conseguentemente ciascun suo atto non poteva non essere che un atto
orribile dinanzi a Dio come anche dinanzi a tutti gli uomini spiritualmente
vivi! Infatti, come avrebbe potuto essere diversamente, dal momento che dalla
morte non può sorgere altro se non nuovamente la morte?
6. E così ora, per la mia coscienza, i miei atti
successivi mi opprimono meno degli altri, perché essi sono una conseguenza
della prima azione! Oh, se io non avessi mai commesso questa primissima azione
contro l’Ordine di Dio, non avrei commesso nemmeno tutte le altre!
7. Già al primo passo fatto verso la pianura io avrei
dovuto subito ritornarmene da dove ero partita; allora sarei ancora adesso
com’ero fin dalla nascita, e tutti coloro che io ho uccisi vivrebbero ancora!
Ma ormai è troppo tardi, e a me non resta altro che il pentimento per il primo
passo fatto per scendere in questa pianura!»
8. Dopo ciò l’oratrice cominciò a piangere e a
lamentarsi amaramente.
9. E Mahal disse: «O grande Dio, io Ti ringrazio con tutte le
mie forze per avermi fatto ritrovare questa figlia che si era perduta!
10. Agla, vieni ora di nuovo sul petto di tuo padre,
poiché ora ho riconosciuto di nuovo in te la mia figlia! Rivolgiti però nel tuo
cuore a Dio, e tu troverai nuovamente grazia presso di Lui, il Padre buono e
santo!»
11. A questo punto Agla si gettò sul petto di Mahal e
alleviò il peso del suo cuore versando molte lacrime sul fedele petto di suo
padre.
[indice]
Fungar-Hellan, ispirato, parla della stoltezza dello
sfarzo esteriore e sulla saggezza della semplicità
Rinuncia agli ornamenti d’oro e d’argento per
convertirli in monete
18 giugno 1844
1. E anche Fungar-Hellan si avvicinò ad Agla che piangeva sul petto del suo
vecchio padre, e le disse: «Agla, in verità, così tu mi piaci di più che non
nelle tue vesti regali che in breve ti avrebbero trasformato in una perfetta
serva dell’inferno! Rimani dunque in questi tuoi attuali sentimenti e sarai
certamente gradita a Dio ed anche a me più di quanto tu lo sia mai stata in
tutto il tuo splendore regale, poiché anch’io confesso qui ora apertamente che
sono e resterò per tutta la mia vita un nemico dichiarato di ogni splendore non
soltanto nei tuoi confronti, bensì anche nei miei confronti e nei confronti di
chiunque altro!
2. Chi d’ora innanzi vuole essere mio amico, che
ripudi ogni splendore e che si copra di vesti semplici, così io lo guarderò
come un uomo a cui, come a me stesso, sta a cuore il vero benessere dei popoli!
3. L’oro e l’argento che siano convertiti in monete
utili con l’effige del re e con la mia! In questo modo ciò sarà di vantaggio a
tutto il popolo; ma se noi li cuciamo sulle nostre vesti e con questi rendiamo
spesso tanto pesanti le vesti stesse da spingerci con il loro peso quasi a
terra, allora quale vantaggio ne abbiamo noi stessi, e quale il popolo, e quale
servizio viene reso in questo modo a Dio, l’antico Signore di ogni
magnificenza?
4. In verità, finché noi non possiamo adornare le
nostre vesti con le autentiche stelle del cielo e il nostro petto con
l’autentico Sole in onore di Colui che ci ha creati, allora fino a quel
momento, che resti lontano da noi ogni falso ornamento, poiché quello che non splende
da se stesso come il Sole e come le stelle nel cielo, non è altro che un ladro
di luce e può fare sfoggio della luce rubata solo finché il grande e sacro
astro del cielo lo irradia con la sua luce proveniente da Dio. Quando però
questo astro è tramontato, allora anche tutti i ladri di luce che noi abbiamo
tanto in considerazione, diventano simili ad un comunissimo escremento e
putridume, e si fanno tenebrosi come questi!
5. Invece, tutto è certamente gradito a Dio purché sia
utilizzato bene, poiché Egli ha appunto creato tutto a vantaggio degli uomini;
ma se noi adoperiamo queste cose per scopi del tutto stolti, ambiziosi e
insensati, e per i quali le cose stesse non sono certo state create, allora un
tale impiego delle cose deve necessariamente apparire un orrore agli occhi di
Dio, dato che Dio è sicuramente l’eterno e santo Ordine stesso! Via dunque
dalle nostre vesti tutti questi luccicanti escrementi, e non solo qui da noi,
ma in tutto il paese!»
6. A questo punto Fungar-Hellan tolse via da sé ogni ornamento,
ed egli fu subito imitato dal re e da tutti gli altri alti capi; e tutto l’oro
e l’argento furono portati alla zecca e là furono coniati in moneta d’uso
corrente.
7. Mahal lodò oltre misura Fungar-Hellan per tale suo atto ed
aggiunse: «Fungar-Hellan, mi sembra come se lo Spirito del Signore ti avesse
già afferrato, poiché davvero, nel sentirti parlare, io credo che per tua bocca
avesse parlato l’antico Enoch! Poiché vedi, tale sapienza non dimora
solitamente nell’uomo!»
8. Poi Mahal ringraziò Dio che aveva mostrato tanta
benevolenza a quell’uomo; e tutti si meravigliarono molto della sapienza di
Fungar-Hellan.
9. E i gran sacerdoti dissero: «Solamente ora tu sei degno del tutto di
essere il nostro generale!»
10. E tutti conclusero con un ‘amen’ proferito ad alta
voce.
[indice]
Disposizioni all’esercito per distruggere il tempio
del dio dei metalli e di ogni elemento di idolatria
19 giugno 1844
1. In questo stato d’animo trascorsero i tre giorni
durante i quali i capitani dell’esercito furono occupati nel radunare ed
ordinare le milizie, e nell’istruirle per l’imminente campagna militare.
2. E così la sera del terzo giorno i capitani
principali si recarono al castello del re, si presentarono a Fungar-Hellan e
gli fecero rapporto sul fatto che ora un esercito di due milioni di uomini era
già accampato fuori della vastissima piazza d’armi in perfetto equipaggiamento
da guerra per qualsiasi azione bellica e che esso era in attesa degli ulteriori ordini del comando supremo.
3. E Fungar-Hellan disse a quei capitani principali: «Sta bene! Ondate
ora ad impartire il seguente ordine: “Tre
ore prima del levare del Sole si inizierà la marcia, e l’intero esercito si
muoverà anzitutto contro il tempio del dio dei metalli e dei fabbri! Giunti là,
i reparti dei lavoratori passeranno in prima linea per procedere immediatamente
alla distruzione di tutto ciò che potrà anche lontanamente avere un’apparenza
di idolo, e naturalmente il primo ad essere raso al suolo dovrà essere il tempio
principale!
4. Qualora i
montanari e i sacerdoti di questo tempio volessero opporsi ed impedissero ai
lavoratori di attuare l’opera che è stata loro comandata, che sia pronto ad
intervenire un forte reparto di truppe per costringere con la violenza sia i
montanari che i sacerdoti all’obbedienza, e che tutti i più duri ribelli
vengano subito passati a fil di spada!
5. Ma se i
montanari e i sacerdoti lasceranno distruggere il tempio e ogni cosa con il
carattere di idolatria senza opporre resistenza, allora che vengano subito
condotti alla mia tenda, affinché possano avere istruzioni da me riguardo a
quello che essi dovranno fare e insegnare d’ora innanzi, e riguardo alla
maniera nella quale sarà provvisto per loro.
6. Il grosso
dell’esercito deve però sempre avere dappertutto il compito di accerchiare
prima il tempio con un triplice cordone di truppa e di fare molta attenzione
che nessuno possa allontanarsi da un tempio o dall’altro!
7. Tutto l’oro e
l’argento che verranno trovati nei templi dovranno essere raccolti e consegnati
a me, ed io poi prenderò una grande quantità di coniatori di monete, e tutto
l’oro e l’argento li farò convertire subito in moneta d’uso corrente, con cui
in primo luogo verrà pagato l’esercito di guerrieri, tramite cui poi questo denaro
circolerà anche tra il popolo”.
8. Così sia fatto! Questo è il comando che vi viene da
me, Fungar-Hellan, e dal re Gurat!»
9. Dopo aver ricevuto questo comando, i capitani
principali si ritirarono e andarono subito ad impartire gli ordini del gran
sacerdote generale al grande esercito, e così pure quelli del re.
10. Gurat frattanto, essendo rimasto al castello
reale, fece subito mettere la barda[41]
a mille cammelli e prese mille coniatori che dovevano prepararsi a seguire
l’esercito con i loro utensili, e fece poi mettere la barda anche a settecento
cammelli per Fungar-Hellan e per tutto il suo seguito.
11. E il giorno seguente, circa tre ore prima del
levare del Sole, tutti erano già in piedi; i partecipanti alla spedizione
salirono in groppa ai cammelli, e il poderoso gruppo si mosse per prendere
contatto con il grosso dell’esercito.
12. Come andarono poi le cose, questo ce lo dirà il
seguito!
[indice]
Le avanguardie dell’esercito davanti al tempio del dio
dei metalli
L’ultimatum è respinto
I gran fuochi artificiali per un’intera giornata
21 giugno 1844
1. Ma prima ancora che la grande carovana di corte
raggiungesse il grande esercito, il grosso delle truppe si trovava già in
marcia verso il tempio situato non proprio molto lontano da Hanoch, il quale,
come già noto, era stato edificato in onore di Tubalcain, l’inventore della
lavorazione dei metalli.
2. E quando l’avanguardia si trovò presso la robusta
cinta di mura del tempio, fu ordinata la sosta ed intimato ai guardiani del portone di lasciare immediatamente libero l’ingresso.
3. Questi però obbiettarono: «A quest’ora non è permesso a
nessuno entrare nel giardino del santuario; solo un furbo sacrilego può
pretendere una cosa simile con tanta irruenza! Che cosa cercate così di
buon’ora tra queste mura sacre?»
4. E quelli della grossa
avanguardia risposero imperterriti: «Noi non vogliamo
né più né meno che distruggere proprio questo santuario e queste sacre mura da
cima a fondo e per tutti i tempi dei tempi, secondo l’ordine di Fungar-Hellan,
e poi, a scelta degli interessati, un po’ ammazzare o uccidere coloro che tra
voi si ribelleranno! Non fate dunque tante storie, perché dietro a noi avanza
un esercito di due milioni di guerrieri!»
5. E quando i
guardiani del portone udirono ciò, assunsero un
tono più remissivo e dissero: «Ebbene, se le cose stanno così, allora bisogna
certo che noi lo riferiamo prima al gran sacerdote di questo tempio, affinché
egli possa fare degnissima accoglienza a voi, quali inviati del grande ed
onnipotente Fungar-Hellan!»
6. Ma quelli dell’avanguardia dissero: «Appunto il gran sacerdote occorre che non
sappia nulla prima che noi non abbiamo distrutto completamente il tempio;
perciò aprite subito il portone, altrimenti lo apriamo noi con la forza!»
7. A questo discorso i guardiani del portone si misero a
gridare: «O voi infami farabutti, o voi rigurgiti dell’inferno! È dunque questo
il vostro piano? Vorreste rapinare e rubare le cose sacre del tempio? Sono il
bell’oro e il bell’argento che voi volete! Oh, aspettate solo un po’, e questa
fatica vi sarà risparmiata! Il gran sacerdote sarà immediatamente avvertito di
tali intenzioni ribelli, e certo vi verrà accorciata la via in maniera tale che
finora nessun diavolo ha mai sognato ancora l’uguale!»
8. Dopo di che un paio di servitori del portone
andarono subito dal gran sacerdote per informarlo di quanto stava accadendo.
9. Costui però si inferocì più di una tigre, radunò
tutto il suo esercito e mise immediatamente in azione tutto il complesso dei
suoi infernali artifici pirotecnici.
10. Qualche monte vicino cominciò in vari punti a
sprizzare fuoco; tutto il tempio apparve presto come rovente, e si videro pure
sorgere delle fiamme fuori dalla grande muraglia del giardino, e tutto ciò fu
inscenato nel giro di un’ora.
11. Quando l’avanguardia si vide di fronte
quell’imperversare di fuoco, retrocedette subito sul grosso dell’esercito che
pure si arrestò, non osando forzare quel vero mare di fuoco.
12. Ma nel frattempo anche la grande carovana di corte
aveva raggiunto le truppe, e Fungar-Hellan stesso rimase stupito nel vedere
quello spettacolo del fuoco intorno al tempio di Tubalcain.
13. Mahal però gli disse: «Lascia che continuino a esibirsi con
i loro fuochi per una giornata; domani poi cominceremo noi a esibire i nostri!»
14. E Fungar-Hellan trasmise subito queste parole come
un comando a tutto l’esercito; e per una giornata intera tutti assistettero a
quello strepitoso spettacolo.
[indice]
Il rifiuto dei guardiani di aprire le mura del tempio
L’apertura di un varco con dei potenti grani esplosivi
Il massacro di
cinquemila templari
22 giugno 1844
1. Il mattino seguente dopo che la rivoluzione del
fuoco era cessata completamente la sera prima, Fungar-Hellan stesso,
accompagnato dal suo seguito, avanzò fino al grande portone in ferro e pretese
che gli venisse aperto.
2. Ma siccome anche questa volta era molto presto,
egli fu rimandato, per la ragione che non poteva essere riconosciuto, e
precisamente con le parole: «Quando è notte, qualunque pazzo può venire qui e dire: “Io sono il gran
sacerdote generale Fungar-Hellan e pretendo che mi si apra all’istante!”, ma se
tu sei proprio il grande Fungar-Hellan, allora vieni di giorno, e così noi ti
apriremo il portone non appena ti avremo riconosciuto per tale con tutta
sicurezza!»
3. E Fungar-Hellan disse: «Sta bene! Io però vi giuro sulla mia vita,
che quando farò il mio ingresso a giorno fatto, voi tutti, assieme ai gran
sacerdoti e sottosacerdoti, verrete uccisi con la spada, poiché voi mi impedite
di fare quello che l’antico Dio di Adamo, di Set e di Enoch mi ha comandato di
fare, perciò questo porterà a voi tutti la morte certa!»
4. Ma i guardiani del portone risposero gridando: «Questi sistemi di
intimorire il prossimo noi già li conosciamo, perciò vattene, perché in questa
forma – anche se tu fossi veramente Fungar-Hellan – nemmeno di giorno verrai
ammesso qui dentro, neanche se tu volessi fermarti ed aspettare per degli
anni!»
5. Questa replica infuriò Fungar-Hellan in tutto il
suo essere. Egli si ritirò verso l’esercito e ordinò immediatamente ai reparti
di minatori di iniziare, a dieci passi di distanza dal muro di cinta, lo scavo
di sei condotti da mina fin sotto al muro stesso e di deporre poi sotto il muro
dei grossi sacchi colmi di grani esplosivi tra i più potenti, e poi di
accenderli mediante una miccia che sicuramente arde e non si spegne prima di
aver fatto il suo servizio.
6. A questo comando seicento minatori si misero subito
all’opera, calcolarono esattamente le distanze e cominciarono a scavare nel
terreno; e quando il Sole si fu levato, ogni reparto era già arrivato col suo
scavo sotto le mura. Dopo ciò furono subito portati nelle gallerie i sacchi di
grani esplosivi, poi vennero accese le micce e in pochi minuti, con una
tremenda esplosione, un buon tratto di muro saltò in aria facendo volare pietre
tutt’intorno, e così all’esercito fu aperto un ampio varco di accesso.
7. E quando i sacerdoti e gli altri numerosi servitori
di questo tempio videro compiere quel terribile attentato contro il loro sacro
muro, essi presero la fuga in direzione della montagna; malauguratamente però
finirono tutti tra le braccia della guardia di Fungar-Hellan che aveva già
circondato il tempio, vennero subito fatti tutti prigionieri con armi e bagagli
e così condotti alla presenza del generale.
8. Costui domandò segretamente a Mahal che cosa
avrebbe dovuto fare di quei ribelli.
9. E Mahal rispose: «Costoro sono di una specie veramente
infernale; tieni perciò ferma la tua minaccia e falli fare tutti a pezzi!»
10. E subito Fungar-Hellan impartì il relativo comando
ad un reparto di guerrieri, e questi colpirono subito quei prigionieri, che
erano in numero di circa cinquemila, e non uno fu risparmiato.
11. E solo dopo che tale operazione fu compiuta si
procedette alla distruzione del tempio e quindi alla coniatura dell’oro e
dell’argento che erano stati raccolti là, e tutto questo durò solo tre giorni.
[indice]
Gli insegnamenti alla delegazione dei padroni delle
officine metallurgiche non sono accettati
La decisione sprezzante di rivolgersi a Dio
25 giugno 1844
1. La notizia di questa operazione distruttiva si
diffuse nelle officine metallurgiche che erano sparse qua e là in quella
regione, e la gente rimase inorridita e venne subito mandata al campo di
Fungar-Hellan una delegazione con l’incarico di interpellarlo, dopo avergli
reso i dovuti onori, riguardo al significato di quello spaventoso avvenimento.
2. E Fungar-Hellan istruì questi delegati riguardo al
vero Dio e annunciò loro che si procedeva alla distruzione di ogni cosa
relativa all’idolatria perché altrimenti l’antico e vero Dio avrebbe fatto
scendere inevitabilmente sopra tutte le creature della Terra il Giudizio da Lui
minacciato già da tempi remotissimi, dato che ogni idolatria, di fronte a Lui,
l’eterno e unico vero Dio, era un orrore degli orrori.
3. E dopo che Fungar-Hellan stesso ebbe annunciato
questo ai delegati, Mahal ammonì a sua volta questi delegati di fare ritorno a
Dio, e disse loro che tali cose essi avrebbero dovuto annunciarle anche ai loro
padroni delle officine, pure sotto la severissima minaccia di un immancabile
Giudizio, e inoltre, avrebbero dovuto riferire fedelmente agli stessi come essi
avrebbero nuovamente trovato grazia presso Dio qualora si fossero rivolti a
Lui, e come Egli avrebbe risparmiato loro il Giudizio.
4. E dopo aver ricevuto queste istruzioni, i delegati
fecero ritorno e raccontarono fedelmente tutto ciò ai loro padroni.
5. Ma quando i
padroni appresero tali cose, andarono su tutte le
furie e proruppero in maledizioni e bestemmie dicendo: «Eccoli di nuovo qua
questi grandi con i loro capricci! Ogni momento danno altre leggi e altri
idoli! Che cosa non sono costati, proprio all’attuale re, tutti questi templi;
quanti armeggi ci sono stati nell’intero ed immenso regno, e quanto portentoso
baccano da tutte le parti!
6. Adesso saranno passati appena dieci anni da quando le cose sono come
sono, e ora si manda tutto a catafascio perché l’affare rendeva troppo poco e
perché i grandi del regno non hanno potuto attendere più a lungo per mettere le
mani sull’oro e sull’argento che nel frattempo saranno venuti accumulandosi nei
templi!
7. Ora deve essere il turno dell’antico e vano Dio,
poiché Egli non chiede né templi né del denaro, e questo perché Egli è un nulla
e non c’è in nessun luogo! Già, Egli non ha bisogno nemmeno di una qualche
immagine di Sé il meno possibile preziosa, perché Egli è un nulla, bensì
bisogna immaginarseLo come un Dio fatto di vuota aria!
8. State bene attenti a quello che vi diciamo: “Oggi
si distruggono i templi e si reintroduce il vecchio Dio immaginario, e già il
prossimo anno avremo di nuovo tra i piedi gli esattori delle imposte, i quali
pretenderanno certamente da noi un tributo molto cospicuo nel nome del re!”
9. Ma questa è una vera vita d’inferno su questo
mondo! Ma non potrebbero questi grandi fannulloni sulla Terra decidersi una
buona volta a mangiare l’arrosto migliore che destinano per sé, in una pace e
nel’ordine, e indifferenti a quanto li circonda? Si deve dunque sempre
verificare una simile faticaccia?
10. A stento c’è un breve momento di pace, e in men
che non si dica ecco di nuovo arrivare da qualche parte un affamato imbroglione
di profeta, provvisto di alcune arti magiche e accompagnato da alcune prostitute
sue amanti dalla faccia liscia! Un tipo del genere comincia poi a predicare
quello che gli capita in bocca davanti ai grandi scimuniti, e questi asini
cominciano poi a ballare secondo la sua musica!
11. Ma se ora costoro hanno fame, che vengano a divorare
gli escrementi del nostro deretano! Noi non faremo più la parte dei matti per
fare piacere a loro! E tanto più ce ne freghiamo dell’antico e vuoto Dio,
nonché di tutte le Sue minacce di Giudizio!
12. Noi perciò intendiamo restare quello che siamo! E
chi non vuole essere dalla nostra parte, che sia dalla parte di chi gli piace,
e noi non ci immischieremo per niente nei fatti suoi; soltanto, dovrà farci il
favore di andarsene da quella parte dove si trovano coloro con i quali egli
condivide le idee!»
13. Questa decisione fu il frutto della predicazione
del vero Dio presso i molti padroni delle officine.
14. Ma a quali frutti si arrivò con le ulteriori
operazioni, questo noi lo vedremo in seguito.
[indice]
L’attacco al tempio del toro, catturati tutti i
sacerdoti e confiscati i tesori
26 giugno 1844
1. Dopo che Fungar-Hellan ebbe congedato la
delegazione dei padroni delle officine che, come già noto, fecero cattivi
affari a casa, egli impartì subito a tutto l’esercito l’ordine di riprendere la
marcia verso la regione situata abbastanza lontano tra le montagne, dove si
trovava il tempio del grande toro, e di procedere là esattamente a come era
stato fatto col tempio del dio dei metalli e dei fabbri.
2. E tutto il grande esercito fu pronto in breve tempo
e si mise in moto disposto su duecento lunghe colonne da diecimila uomini
ciascuna, senza contare il numeroso seguito della corte. In tre giornate i
dintorni di questo tempio furono raggiunti, e il grande esercito si accampò su
una vasta pianura a cinque ore di cammino dal tempio, in attesa degli ulteriori
ordini.
3. E quando fu arrivato anche Fungar-Hellan con il suo
seguito, egli fece subito costruire un grande accampamento e là stabilì il suo
quartiere generale. Allora vennero a rapporto i capitani delle truppe e gli
domandarono quali fossero i suoi ordini riguardo alle operazioni imminenti.
4. E Fungar-Hellan disse loro: «Ma se prima che si riprendesse la marcia
ho già ordinato di procedere qui con lo stesso sistema usato per il tempio del
dio dei metalli e dei fabbri, a che scopo attendevate ancora altri ordini?
L’ubicazione del tempio vi è nota, come pure la gola abbastanza elevata tra le
montagne dove esso appunto si trova.
5. Stabilite intorno alla gola tre grandi cerchi come
già fatto altrove. Che poi un reparto avanzi fino al tempio e lo distrugga da
cima a fondo; che raccolgano l’oro e l’argento e facciano prigionieri tutti i
sacerdoti e gli altri servitori del tempio, e che portino il tutto qui da me.
Poi ben presto si vedrà quello che ancora converrà fare oltre! Questo è quanto
vi occorre sapere; andate dunque e date esecuzione ai miei ordini!»
6. E allora i capitani andarono, trasmisero tali
ordini a tutto l’esercito e questo si preparò ad eseguirli.
7. Nel giro di dieci ore il tempio si trovò
circondato; e il grande reparto incaricato della demolizione avanzò verso il
tempio e chiese di poter entrare.
8. Sennonché, data l’ora molto avanzata della notte,
l’ingresso venne negato.
9. Ma il comandante principale disse ai guardiani del portone: «Se non ci lasciate
passare subito, nessuno di voi avrà salva la vita!»
10. A questo punto si presentarono anche i sacerdoti e
domandarono il motivo per il quale si pretendeva di entrare ad un’ora così
inconsueta.
11. E il comandante ne espose loro chiaramente i
motivi.
12. Ma questo segnò la fine della pazienza di tutta la
notevole popolazione di questo tempio forte di circa di mille uomini. Essi
salirono immediatamente sul muro di cinta e cominciarono a scagliare pietre contro
coloro che volevano entrare.
13. I militi allora si ritirarono e si disposero a
minare il muro. In poche ore furono scavate le gallerie e collocati i grani
esplosivi, e prima ancora del mattino l’intero muro semicircolare di cinta fu
distrutto.
14. L’esercito penetrò poi nel cortile, distrusse il
tempio, prese tutti i sacerdoti e confiscò tutti i loro tesori.
[indice]
L’interrogatorio dei prigionieri del tempio del toro,
poi rimessi in libertà, ma sotto controllo
27 giugno 1844
1. Quando l’operazione di distruzione di questo tempio
fu completata, i sacerdoti e gli altri servitori del tempio furono condotti
dalla forza militare davanti all’accampamento di Fungar-Hellan e del suo seguito, e
quando i militi che portavano l’oro e l’argento confiscati ebbero consegnato
questi tesori ai coniatori, il generale iniziò l’interrogatorio ed un severo
esame dei prigionieri, dicendo loro:
2. «Chi fece costruire questo tempio? Non fui appunto
io? Ma se io sono il costruttore e il proprietario di un simile tempio, non ho
anche e sempre il pieno diritto di ordinare la distruzione di una simile mia
proprietà in qualsiasi momento lo voglia?
3. Dato dunque che io ho un tale incontestabile
diritto, allora vi domando: “Per quale
motivo e in base a quale dimostrabile diritto vi siete opposti alla
disposizione che vi ho fatto annunciare? E perché avete risposto con lanci di
pietre all’intimazione, uccidendo così dieci dei miei uomini e ferendone più o
meno gravemente diversi altri?”»
4. E i prigionieri risposero: «Signore, se noi avessimo visto te, allora
avremmo certamente creduto che un simile ordine partiva dalla tua bocca; ma
siccome non ti vedemmo tra i guerrieri, né ci fu possibile sentire la tua voce
molto ben riconoscibile, allora fummo indotti a credere che l’aver fatto il tuo
nome non fosse altro che una ignobilissima astuzia di guerra da parte di
qualche potenza straniera venuta ad assalirci in modo ribelle e predatorio, per
impadronirsi dell’oro e dell’argento che noi abbiamo sempre raccolto per i tuoi
depositi.
5. D’altro canto, nell’oscurità della notte non
abbiamo potuto distinguere le divise e le armature per capire se fossero di
Hanoch o di un altro qualsivoglia luogo. Per questi motivi noi poi abbiamo
fatto ricorso alle pietre ed abbiamo difeso la tua proprietà il meglio che ci
era possibile! E con ciò non crediamo di esserci resi punibili dinanzi a te,
poiché un servitore fedele del proprio signore deve sempre essere ritenuto
degno di una ricompensa, piuttosto che di una qualche punizione!»
6. Quando Fungar-Hellan ebbe udito tale astuta risposta da parte dei
prigionieri, allora egli disse loro: «Va bene; dato che voi avete agito così
per fedeltà verso di me, allora è giusto che vi sia dat una ricompensa al posto
della punizione! Ecco, ora voi siete liberi; adesso andatevene da qui e fate
per tre giorni quello che vi piace! Dopo questo tempo, però, ritornate qui,
affinché vi riconfermi nel vostro compito e vi dia un nuovo incarico!»
7. Dopo di che furono tutti rimessi in libertà e poterono
andare dove vollero; ed essi, muniti del salvacondotto del generale, si
diressero subito verso le montagne.
8. Ma Fungar-Hellan mandò subito dietro a loro le spie
più scaltre, con l’incarico di sorvegliare attentamente tutto quello che
avrebbero fatto e come si sarebbero comportati coloro che erano stati liberati.
9. Come si svolsero le cose, lo vedremo in seguito!
[indice]
La scomparsa dei liberati in una misteriosa apertura
della parete di roccia
I liberati ricompaiono, e vengono interrogati dal
generale
28 giugno 1844
1. Ma qual era la meta di coloro che erano stati
liberati? – Essi se ne andarono difilato verso il luogo dove prima sorgeva il
tempio. E quando vi furono arrivati, si avvicinarono ad una parete di roccia, e
precisamente in un punto dove era praticata un’apertura del tutto informe, però
abbastanza grande per consentire l’accesso ad un uomo che si fosse chinato
anche soltanto un po’.
2. In questa apertura finirono con lo sparire tutti i
liberati, e così le nostre scaltre
spie rimasero fino a notte in attesa di vedere che cosa sarebbe infine saltato
fuori da quell’apertura; ma invece nessuno comparve, né uomo, né animale.
3. Fattasi sera, però, esse chiamarono a raccolta i
numerosi militi di guardia che le avevano seguite e li incaricarono di
sorvegliare rigorosamente l’apertura ad una certa distanza, così che ciascun
milite doveva fare esattamente attenzione per vedere se e chi ne sarebbe
sbucato. Sennonché tutto ciò fu fatica assolutamente vana durante le tre intere
giornate, perché di coloro che erano entrati non si fece più vedere alcuna
anima.
4. Trascorsi i tre giorni, una parte delle spie fece
ritorno e riferì la cosa a Fungar-Hellan, il quale rimase molto sbalordito e
non sapeva che cosa fare.
5. Ma non era passata neanche un’ora che si videro
comparire tutti i liberati in eccellente stato.
6. Allora fu la volta delle spie a restare molto
sbalordite, ed esse si arrabbiarono assai vedendo che i sacerdoti del bue li
avevano imbrogliati in quella fenomenale maniera.
7. Fungar fece segretamente un segno alle spie,
segnalando loro in questo modo di mandare a richiamare, per mezzo di rapidi
messaggeri, le spie e le guardie lasciate sul posto.
8. Immediatamente furono fatti radunare i più abili
corrieri perché portassero ai sorveglianti dell’apertura l’ordine di fare
ritorno al campo.
9. E prima che fossero trascorse sette ore, si
trovarono tutti raccolti davanti l’accampamento del generale; e allora costui si fece avanti e disse ai liberati:
10. «Voi siete ritornati puntualmente qui nel tempo
stabilito, ma ciò non mi basta per persuadermi a conferirvi un nuovo incarico!
Ora voi dovete fedelmente raccontarmi dove siete stati e che cosa avete fatto
durante questi tre giorni, perché solamente dal vostro racconto mi sarà
possibile avere la prova che voi, quella sera, tre giorni fa, avete
effettivamente e sul serio scaraventato pietre sulla mia milizia per genuina e
grande fedeltà verso di me, quando tale mia milizia vi domandò di avere libero
il passo! Parlate dunque adesso, e non dimenticate che ogni bugia sarà per voi
causa di sicura morte!»
11. I minacciati in tal modo, allora risposero: «Non ci hai forse
concesso tre giorni di libertà? Come puoi dunque chiamarci a rendere conto
dell’impiego da noi fatto di questo tempo? Non ci fu dato il permesso di fare
quello che avremmo voluto?»
12. Il generale disse: «Proprio con questi tre giorni di libertà ho
voluto mettervi alla prova; e questo era necessario per decidermi se affidarvi
qualche nuovo importante incarico! Perciò dopo questa prova, ora viene l’esame
principale che voi potete superare, oppure potete cadere per l’eternità! Perciò
datemi subito la risposta alla domanda rivoltavi prima, perché in caso diverso
chiamo subito diecimila spade perché ‘giocherellino’ sulle vostre teste!»
13. A questa intimazione i minacciati rimasero
estremamente sorpresi, e uno di loro disse: «Signore, se tu devi sapere proprio tutto,
allora sappi che durante questi tre giorni noi abbiamo fatto dura penitenza in
espiazione dell’offesa che ti abbiamo arrecato con la nostra ignoranza!»
14. A questo punto il generale poté a mala pena
trattenersi dal ridere, e disse riguardo a ciò: «Ah, questa è bellissima! Ma
ditemi dov’è il luogo sacro dove avete fatto penitenza, affinché io stesso vada
là per far erigere un grande monumento per tale vostra fedeltà verso di me»
15. Allora quei falsi penitenti si morsero le labbra,
e solo uno di loro disse: «O signore, il luogo di cui parli non è che una caverna nella
montagna disgustosamente orrenda, e là un monumento farebbe di certo una
pessima figura. Non domandare dunque una cosa simile!»
16. Ma Fungar-Hellan disse: «Oh, ciò non importa niente! Noi ci riserviamo
di rendere molto bello anche quel luogo orrendo! Perciò mettiamoci in cammino e
andiamo al sacro luogo!»
17. A questo punto i penitenti impallidirono e
dovettero anch’essi incamminarsi per quella via che cominciava ad essere molto
scottante per loro.
18. Prossimamente il
seguito!
[indice]
Davanti all’apertura nella roccia Mahal rivela dove
potrebbe condurre
I liberati confermano la penitenza fatta
1 luglio 1844
1. Quando la comitiva composta da coloro che affermano
di aver fatto dura penitenza, preceduta da tutto il reparto delle spie e dalla
loro guardia, e ora anche preceduta da Fungar-Hellan stesso con tutti i suoi
dignitari della corte, ebbe raggiunto il posto dove prima sorgeva il tempio,
dove non molto lontano si trovava anche la nota apertura nella parete di
roccia, allora il capo delle spie si avvicinò a Fungar-Hellan e gli disse:
2. «Signore! Signore, vedi, l’apertura della quale ti
ho parlato è qui; in questa sono entrati coloro che tu avevi liberato, ma che
non furono più visti uscirne!»
3. E dopo che Fungar ebbe ricevuto questo cenno, egli
si rivolse al suo Mahal e gli domandò se fosse in grado di descrivergli più
dettagliatamente di che natura fosse quella caverna e quale poteva essere l’uso
a cui veniva adibita.
4. E Mahal rispose: «O amico, non c’è niente di più facile di
questo! Vedi, in primo luogo questa non è affatto un’apertura della natura,
bensì è stata praticata dalla mano dell’uomo in questo masso di pietra non
proprio molto dura, lavorando con lo scalpello, le cui tracce si vedono ancora
molto distintamente!
5. Ma poiché è un’opera di uomo, allora, in secondo
luogo, questa apertura non è
l’ingresso ad una caverna sotterranea formata dalla natura nella montagna,
bensì essa è, o un passaggio che conduce a qualche regione montana circondata
da rupi, oppure è l’ingresso ad una o più camere sotterranee scavate
artificialmente dalla mano dell’uomo, nelle quali non è escluso che si possa
trovare ancora qualche notevole riserva d’oro nascostavi da coloro che
affermano di aver fatto dura penitenza!
6. L’una o l’altra di queste descrizioni è sicura, e
forse anche tutte e due; anzi quest’ultima deve essere tanto più il caso, in
quanto costoro che affermano di aver fatto dura penitenza, entrati da questa
parte, hanno potuto ritornare da te per una via differente!
7. Ora tu devi procedere ad un’inchiesta! Prima però
interroga costoro che affermano di aver fatto dura penitenza! Se prima
dell’inchiesta ti confesseranno la verità, allora ad inchiesta ultimata potrai
donare loro la vita; ma se già in anticipo le loro parole saranno menzognere,
allora condannali a morte facendoli murare proprio dentro a questa loro caverna
scavata artificialmente!»
8. Dopo queste parole di Mahal, Fungar-Hellan si
rivolse subito verso coloro che affermavano di aver fatto dura penitenza, i
quali non avevano udito niente delle spiegazioni di Mahal, e chiese loro come
stavano le cose con questa apertura nella quale essi erano entrati tre giorni
prima.
9. E coloro che affermano di aver fatto dura penitenza
risposero: «O signore, questa apertura non è altro che il triste ingresso che
conduce in una lurida caverna per penitenze, la quale ha un’uscita ancora più
angusta che sbocca in una regione rocciosa e quanto mai isolata, dove crescono
solamente delle bacche selvatiche che sono servite a dare uno stentato
nutrimento ai penitenti!
10. Da questa regione, per una via difficile e
faticosissima, si può anche scendere alla pianura; ma chi vuole avventurarsi da
quella parte deve affrontare mille pericoli e mettere a repentaglio la propria
vita ad ogni istante! Ed è appunto per questa via che oggi noi siamo ritornati
a te, affinché la nostra penitenza fosse perfetta!
11. Signore! Signore, tu stesso puoi fare esaminare
ora questa apertura più da vicino, e se non trovi confermato quello che ti ho
detto, puoi fare di noi quello che vuoi!»
12. E allora il generale chiamò subito a sé i minatori
e disse loro: «Portate qui immediatamente diecimila fiaccole, e noi ci
metteremo subito ad esaminare questa apertura!»
13. E i minatori andarono ed eseguirono subito
l’ordine del generale.
[indice]
L’indagine nella misteriosa caverna e la scoperta di
un’apertura segreta
2 luglio 1844
1. Quando furono portate le diecimila fiaccole, Fungar-Hellan
designò cento tra i più robusti ed esperti minatori per iniziare
l’esplorazione, diede a ciascuno dieci fiaccole e poi disse loro:
2. «Fissate qui la vostra funicella di guida, poi
ciascuno di voi accenda una fiaccola, e andate in questa apertura con grande
attenzione e prudenza!
3. Esplorate tutto esattissimamente, non tralasciate
di scandagliare qualsiasi corridoio laterale che potreste trovare, e se
cercando sulle pareti interne vi imbatteste in alcune tracce di ostruzione
artificiale di qualche galleria laterale – ciò che alla luce di mille fiaccole
dallo splendore bianco sarà ben difficile che vi sfugga – demolite l’eventuale
muratura in quel punto e non lasciate inosservata la benché minima cosa!
4. Quando avrete esplorato tutto con ogni cura, venite
fuori di nuovo e fatemi la vostra relazione; poi io stesso entrerò per
convincermi di tutto. Non vi mancherà un’abbondante ricompensa. Per quanto
riguarda poi costoro che affermano di aver fatto dura penitenza, nei loro
confronti si procederà secondo il migliore consiglio e conformemente a
giustizia! Dunque adesso andate ed eseguite i miei ordini!»
5. A quest’ordine i mille minatori si accinsero al
lavoro e fecero tutto con la massima scrupolosità e secondo quello che era
stato comandato loro. Tuttavia, all’inizio della loro esplorazione essi
effettivamente non trovarono nient’altro all’infuori di quello che era stato
indicato da coloro che affermavano di aver fatto dura penitenza; cioè anzitutto
un corridoio stretto, basso e lungo circa cento klafter (190 m), che si estendeva in modo molto sinuoso. Alla fine di
questo corridoio c’era una caverna notevolmente ampia che avrebbe potuto
contenere anche duemila persone.
6. Le pareti di questa caverna erano costituite da
tutte le parti da roccia solida e nera, e non avevano altro che, dalla parte
opposta all’ingresso, un’altra apertura altrettanto angusta quanto la prima.
Attraverso questa seconda apertura i minatori giunsero ben presto in una
regione assolutamente deserta e rocciosa, dove effettivamente non crescevano
che pochi arbusti di bacche selvatiche.
7. Dopo che i minatori ebbero esaminato tutto ciò con
molta attenzione e non ebbero trovato nient’altro che avesse potuto loro
apparire sospetto, ritornarono sui loro passi e riferirono ogni cosa fedelmente
al generale.
8. Ma costui esclamò: «No, non è possibile! Io stento
a credere che coloro che affermano di aver fatto dura e aspra penitenza siano
tanto onesti! Datemi una fiaccola e la funicella di guida, perché io stesso
voglio persuadermi di tutto ciò!»
9. A questo punto il generale prese una fiaccola ed
entrò con i minatori nella caverna, e giunse ben presto nella stanza dove si
mise ad esaminare meticolosamente le pareti, ma anch’egli non trovò altro di
sospetto che la colorazione intensamente nera delle stesse.
10. Egli perciò disse ai minatori: «È difficile non attribuire
questa tinta nera a qualche motivo particolare! Le pareti sono certo solide
dappertutto, ma io trovo che questa stanza è molto alta! Procuratemi dunque una
buona scala, e noi daremo un’occhiata anche alle parti superiori di queste
pareti di pietra!»
11. Allora venne subito portata una scala da minatore.
Le parti superiori della parete furono esplorate attentamente e, con immenso
stupore di tutti, si trovò, ad un’altezza di tre klafter (5,7 m), un’apertura ben comoda, e si percepì anche come un suono
di voci di molta gente provenire da una certa profondità.
12. Allora Fungar-Hellan disse: «Adesso ritiriamoci, perché permanere qui più
a lungo potrebbe essere pericoloso! Io comunque so già quello che mi
interessava sapere; da qui dovranno farci da guida coloro che affermano di aver
fatto dura penitenza!»
13. Dopo di che si ritirarono tutti in fretta da
questa caverna artificiale.
14. E quando Fungar-Hellan fu di ritorno sano e salvo,
egli fece chiamare immediatamente coloro che affermavano di aver fatto dura
penitenza e domandò loro ulteriori chiarimenti riguardo all’apertura in alto
della parete della stanza scavata nell’interno della montagna.
15. Ma costoro cominciarono presto ad avere paura, e uno di loro, sopraffatto dall’angoscia, disse: «Ora tutto è perduto!»
16. Quello che avvenne dopo, lo apprenderemo in
seguito!
[indice]
I falsi penitenti vengono smascherati
Il consiglio di
Mahal al generale infuriato
La caverna viene fatta esplodere
I falsi penitenti confessano la verità e poi messi in
libertà
3 luglio 1844
1. Quando Fungar-Hellan si fu accorto che questa sua domanda aveva prodotto
un effetto tanto disastroso su coloro che affermavano di aver fatto dura
penitenza, ed ebbe inoltre udito: “Ora tutto è perduto”, sfuggito loro in un
certo qual modo involontariamente, egli disse a Mahal:
2. «Ascolta, mio stimatissimo fratello e amico, io
ritengo che a questi mille che affermano di aver fatto dura penitenza si
dovrebbe fare un processo assai breve! Il loro crimine è perfettamente
dimostrato. Che cosa vogliamo saperne di più?
3. Questi tipi io li faccio fare a pezzi tutti quanti;
poi impartisco l’ordine di collocare duecento sacchi di grani esplosivi in
questa grotta artificiale e vi faccio dare fuoco affinché tutta questa massa
rocciosa venga fatta esplodere; in questo modo riusciremo molto prima che in
altri modi a scoprire i misteri di questi principali farabutti!»
4. E Mahal disse: «Caro amico, tu hai certamente ragione, ma
finché possiamo accomodare la cosa senza spargimento di sangue, lasciamo pure
la spada nel fodero e vediamo di agire anche senza di questa! La grotta ad ogni
modo falla distruggere come hai stabilito; così tu potrai venire a conoscenza
di vari misteri che saranno di grande importanza!»
5. Quando Fungar-Hellan ebbe udito ciò da Mahal, egli
stesso diede gli opportuni ordini ai minatori; e questi allora trasportarono
subito nella stanza nera duecento sacchi di grani esplosivi potentissimamente
efficaci, poi collegarono le micce che accesero quando tutti si furono ritirati
ad una conveniente distanza. Perché fecero questo? Il seguito sarà
sufficientemente chiaro anche senza spiegazione!
6. In meno di mezz’ora il fuoco delle micce raggiunse
i sacchi; in quel momento si produsse uno scoppio assordante e tutto un monte
volò in frantumi e furono lanciati dei pezzi da ogni parte.
7. Dopo l’esplosione, si procedette ad una nuova
esplorazione tra le macerie, ma non venne trovato nulla di particolarmente
notevole. Alcuni pezzi d’oro e vari corpi umani lacerati: questo fu tutto ciò
che si poté rinvenire.
8. E dopo tali ricerche durate tre giorni, il generale fece nuovamente venire alla sua presenza coloro che affermano di aver
fatto dura penitenza e disse loro: «In verità, io sono ancora disposto a
donarvi la vita e a lasciarvi in libertà se voi mi spiegate i motivi per i
quali mi avete continuamente ingannato, mentre io non ho fatto altro che
procurarvi sempre così tanti vantaggi! Perché avete scavato questa grotta e
perché vi avete nascosto l’oro dentro?»
9. Allora si fece innanzi uno dei penitenti e disse: «Signore! Signore, noi abbiamo agito così per il grande timore
che avevamo di te, poiché già da molto tempo avevamo il presentimento che tu
avresti finito col fare come hai fatto; e noi abbiamo voluto crearci
semplicemente una piccola riserva per il giorno in cui saremmo decaduti dal
nostro incarico e non avremmo avuto più alcun guadagno.
10. Vedi, questo è anche tutto ed è l’unica
spiegazione dell’esistenza di questa grotta artificiale! Gli uomini dei quali
udisti la voce arrivare fino a te dall’apertura nella parete alta che ti mise
in sospetto, erano nostri fratelli! Essi ora giacciono sepolti, ed io vorrei
che noi pure fossimo già con loro! Ora tu sai ogni cosa; però considera che
anche noi siamo uomini!»
11. Quando il generale ebbe udito ciò, allora volle
mantenere la sua promessa; egli donò loro la vita e diede loro la necessaria
libertà.
[indice]
La partenza verso il tempio del Sole i cui sacerdoti
si arrendono
Poi viene distrutto il tempio del dio del fuoco e
anche il tempio del dio del vento
4 luglio 1844
1. Dopo ciò Fungar-Hellan assegnò i mille che avevano
affermato di aver fatto dura penitenza ai reparti dell’esercito e fece
trasmettere all’intera armata l’ordine di levare il campo e disporsi a
proseguire la marcia.
2. Nel giro di un giorno e di una notte l’intera
armata si ritrovò in pieno assetto di marcia, e allora Fungar-Hellan impartì il
comando di iniziare le operazioni contro il tempio del Sole, la cui conquista e
distruzione non offrirono niente di notevole, dato che i suoi sacerdoti si
arresero immediatamente e cooperarono perfino essi stessi alla distruzione di
questo tempio; essi si limitarono a pregare che venisse loro lasciato il grande
specchio concavo per altri scopi scientifici che essi avevano imparato a
conoscere nell’occasione dei sacrifici offerti durante i dieci anni dalla
fondazione del tempio, cosa questa alla quale Fungar-Hellan acconsentì anche
molto volentieri, dato che egli stesso era grande amico di ogni arte e scienza.
3. Dopo una sosta di tre giorni, in cui l’esercito si
riposò e il generale dispose la coniatura dell’oro e dell’argento di cui era
stato fatto finora bottino, l’esercito si rimise in marcia secondo il comando
del generale, dirigendosi verso il tempio del dio del fuoco, la cui conquista e
distruzione furono certamente alquanto più difficili, perché qui la casta
sacerdotale si era moltiplicata e, da quel centro, si era diffusa in varie
parti, poiché nelle vicinanze di qualche vulcano erano stati eretti dei
templi-succursale di questo dio, dove, in occasioni delle festività, venivano
inscenati spettacoli pirotecnici, naturalmente dietro ricche offerte.
4. E così la distruzione di questo tempio con le sue
succursali richiese un tempo più lungo e andò congiunta in vari punti con
difficoltà maggiori e di natura diversa rispetto a quelle incontrate nella
distruzione dei templi precedenti. In tutto, l’operazione durò quaranta giorni,
e questa si compì per lo più senza spargimento di sangue, ad eccezione di un
unico tempio-succursale costruito su una rupe molto erta, i cui sacerdoti,
consci della loro fortissima posizione, non vollero accettare le intimazioni di
resa. A questo punto la grande rupe venne minata da tutte le parti e fatta
esplodere, cosa che naturalmente costò la vita a tutti quegli ostinati
sacerdoti.
5. Dopo la distruzione di questo tempio e dopo aver
terminato la coniatura dell’oro e dell’argento il cui peso aveva superato ora
due milioni di libbre (1120 tonnellate),
cosa che richiese duemila cammelli per il trasporto, l’esercito si diresse
verso il tempio del dio del vento, il quale dio diede a Fungar-Hellan molto
filo da torcere prima di poter essere sottomesso. Infatti i sacerdoti avevano, in primo luogo, mantenuto il lago sempre colmo
mediante poderose chiuse che sbarravano i quattro sbocchi di scarico. Perciò se
dall’una o dall’altra parte si fosse avvicinato qualche nemico, allora, aprendo
le chiuse, un’enorme quantità d’acqua si sarebbe rovesciata furiosamente
sull’eventuale nemico da qualunque parte questo avesse tentato di forzare
l’accesso al tempio. E in secondo luogo questi sacerdoti conoscevano
perfettamente tutti i segreti della manipolazione dell’elettricità, e così la
regione dove essi si erano stabiliti si poteva considerare addirittura
inaccessibile.
6. Per conseguenza Fungar-Hellan dovette lottare più
di mezzo anno prima di potersi impadronire di quel tempio.
7. Dopo la distruzione di questo tempio, l’esercito si
mise in marcia per passare all’attacco del tempio del dio dell’acqua. La
conquista di questo tempio la vedremo prossimamente!
[indice]
L’esercito contro il tempio del dio dell’acqua verso
al centro di un grande lago, ma lì non c’è più traccia del tempio
5 luglio 1844
1. Quando il grande esercito, dopo una marcia durata
vari giorni, giunse al grande lago, esso stabilì il suo campo lungo le estese
rive del lago stesso, nel cui mezzo si trovava l’isola dove era stato eretto il
tempio del dio dell’acqua.
2. Tre giorni furono dedicati al riposo, e solo dopo
Fungar-Hellan impartì gli ordini particolareggiati per l’attacco di quella
località e di quel tempio che la natura aveva provvisto a difendere in maniera
tanto formidabile.
3. In un primo tempo Fungar voleva stabilire un
semplice cordone di guerrieri tutto intorno al lago che si estendeva per molte
miglia; sennonché la natura del terreno gli oppose difficoltà talmente
insormontabili da rendere assolutamente inattuabile questo suo piano. Infatti
il lago confinava in vari punti con delle erte pareti di roccia molto estese,
mentre in diversi altri punti esso si trasformava in paludi e pantani che si
estendevano a perdita d’occhio.
4. Dato che si dovette necessariamente rinunciare ad
un tale piano, allora ne venne progettato subito un altro, e questo consistette
nel fatto che nel giro di sei settimane Fungar-Hellan fece costruire ventimila
zattere capaci di portare comodamente cento uomini ciascuna. Le zattere furono
costruite utilizzando dei bellissimi cedri, di cui ogni albero era lungo dodici
klafter (22,8 m), affinché poi anche
ogni zattera fosse ugualmente lunga, mentre in larghezza veniva a misurare sei
klafter (11,4 m).
5. Quando queste zattere furono pronte e provviste dei
necessari parapetti, remi, panche, cucine di ferro e viveri, e altri piccoli
depositi per ogni tipo di strumenti bellici, allora furono dotate di equipaggio
che ricevette l’ordine di circondare tutta l’isola e di sorvegliare con la
massima attenzione affinché nessuno la abbandonasse, né tentasse di sbarcarvi.
6. Qualora gli assedianti fossero stati interpellati
dagli abitanti dell’isola assediata riguardo al significato di quelle
operazioni, essi avrebbero dovuto annunciare senza alcun preambolo qual era la
volontà del generale e dire loro: «Se voi vi sottometterete incondizionatamente
al volere del generale, allora sarete considerati suoi amici; ma in caso
contrario voi vi renderete i suoi più grandi nemici, che egli sterminerà con la
spada!»
7. Con tali istruzioni quei navigatori sulle loro
zattere si portarono fin sotto l’isola che era abbastanza lontana e
l’assediarono completamente, così che nessuno poté più entrarvi, né uscirvi.
8. Ma l’assedio non durò nemmeno un giorno che già i
sacerdoti appresero di che cosa si trattava. I sacerdoti perciò mandarono
subito una delegazione agli assedianti e li pregarono di eseguire subito la
volontà del grande Fungar-Hellan, perché il dio dell’acqua altrimenti avrebbe
potuto facilmente infuriarsi.
9. E quando gli assedianti ebbero appreso tali cose
dalla delegazione, se ne rallegrarono quanto mai e diedero subito disposizioni
per lo sbarco di diecimila uomini, i quali da lì a non molto scesero a terra.
Ma quando arrivarono nel luogo dove avrebbe dovuto esserci il tempio, non ne
trovarono più nemmeno la traccia, e vi trovarono invece parecchie case di
campagna molto belle, dove non dimoravano altro che i soliti coltivatori.
10. E non appena i diecimila, dopo aver esplorato
tutta l’isola, si resero conto che non c’era proprio altro, essi dissero: «Che
cosa ci resta da fare? Qui non c’è niente da distruggere; dunque ritorniamocene
e facciamo il doveroso rapporto al generale!»
11. E così anche fecero; ma quando Fungar-Hellan
apprese questa notizia, la sua meraviglia fu immensa e non seppe quale
decisione prendere.
12. Vedremo in seguito l’ulteriore sviluppo!
[indice]
Mahal spiega come e perché i sacerdoti hanno fatto
sparire il tempio del dio dell’acqua
Il generale invita gli scaltri sacerdoti alla sua
presenza
8 luglio 1844
1. Ma siccome Fungar-Hellan non riusciva assolutamente
a comprendere come mai su quell’isola che egli conosceva molto bene non fosse
più possibile trovare alcuna traccia di un qualche tempio, considerato che un
paio d’anni prima egli stesso aveva visitato l’isola assieme al re Gurat e in
quella occasione aveva potuto convincersi con tutta certezza che il tempio
esisteva veramente, allora egli si rivolse nuovamente a Mahal e gli domandò se
fosse in grado di dirgli che cosa poteva esserci sotto a quella non esistenza
del tempio.
2. E Mahal disse: «Ma tu credi davvero che questi sacerdoti
quanto mai furbi non abbiano sentito della distruzione degli altri templi degli
idoli?
3. Vedi, riguardo a ciò essi ricevettero sollecite
notizie già al tempo della distruzione del tempio del dio dei metalli! Essi
dunque ne fecero subito uso, tolsero via tutto ciò che era consacrato agli
idoli, trasformarono l’isola degli idoli in un incantevole luogo di dimora,
costruirono case e infine si divisero tra di loro i terreni, l’oro e l’argento
ed anche le dee della bellezza le quali in un’epoca non molto lontana, in
seguito a certe circostanze, vennero a rifugiarsi qui; e adesso è già da un
anno e più che essi conducono in questa maniera una vita molto felice dal punto
di vista terreno.
4. Ma sotto l’aspetto spirituale essi sono completamente
morti, poiché essi non ne sanno più nemmeno una sillaba di un vero ed eterno
Dio! Perciò qui non si deve guardare ad un’altra idolatria che sussiste
materialmente, bensì piuttosto alla distruzione della pessima tenebra
spirituale che ora è di casa in questa isola molto ricca e bella!
5. Poiché vedi, questi sacerdoti, non potendo disporre
più di alcun tempio, adesso adorano l’acqua del lago e glorificano le sorgenti
con le espressioni più sublimi, ma anche estremamente menzognere, e gestiscono
scuole e predicano l’eterno onore, la potenza e la forza delle acque, e le
rappresentano come il vero, vivo santo Essere di Dio, nel Quale dimora ogni
pienezza della vita. In breve, io ti dico che questi sacerdoti insegnano la
divinità dell’acqua in modo tale, che perfino tu stesso, di certo, non saresti
in grado di non essere compenetrato perfettamente da tale dottrina!
6. Perciò qui è necessario far ricredere questi
sacerdoti, altrimenti ogni spirito umano corre pericolo di trasformarsi
nell’acqua di questi sacerdoti!»
7. Quando Fungar-Hellan ebbe appreso queste cose,
espresse l’intenzione di andare egli stesso sull’isola per prendere tutti quei
sacerdoti alla sua scuola.
8. Però Mahal disse: «Amico, potrai arrivare a ben magri risultati;
ma noi abbiamo qui un’oratrice, cioè mia figlia Agla, e un oratore, e questo è
mio figlio Chisarell! Dunque, fa venire qui i sacerdoti, e poi vedremo quello
che si potrà fare con loro!»
9. Allora il generale mandò un grosso reparto di
militari a prendere quei sacerdoti che erano scaltrissimi, e costoro furono
portati immediatamente con la massima sollecitudine e dedizione al volere del
generale.
[indice]
Agla tenta di istruitre i lussuriosi sacerdoti, ma
costoro rimangono quasi paralizzati dalla sua bellezza
Anche di fronte a Chisarell essi rimangono estasiati
9 luglio 1844
1. Quando i sacerdoti delle acque si trovarono in
presenza di Fungar-Hellan, fecero un profondissimo inchino, e uno di loro prese la parola e disse:
2. «Infinito, supremo, onnipotentissimo dio degli dèi,
principe dei principi e signore dei signori! O tu, dinanzi a cui tutta la zona
emersa della Terra trema e tutte le acque obbediscono timorose al suono della
tua voce, tu che hai fondato il Cielo e la Terra ed hai edificato la grande
città per milioni di popoli secondo il tuo piacimento, oh, rendi
benevolissimamente manifesto a noi schifosissimi vermi dinanzi al tuo cospetto,
che cos’è che tu richiedi da noi!»
3. Tali appellativi quanto mai stolti suscitarono una
generale risata nella grande tenda del generale, e allora il generale si volse
subito ad Agla e la pregò, secondo il consiglio di suo padre, di convincere
della loro pazzia quei completi insensati con qualche giusta parola, e poi
impartire loro una giusta dottrina.
4. E Agla avanzò nella sua veste grigia, spartì i suoi
capelli e mostrò a quel grande oratore di adulazioni il suo viso estremamente
bello che rese immediatamente quasi senza parole quei lussuriosi sacerdoti;
infatti, a quella vista essi rimasero come mezzo pietrificati, e nessuno
muoveva neanche lievemente il capo per non privare nemmeno un istante solo i
loro occhi di una simile delizia.
5. Agla squadrò per qualche tempo i sacerdoti e infine disse,
interrogandoli: «Perché ve ne state dinanzi a me così muti e così istupiditi?
Ditemi piuttosto se il vostro precedente discorso al generale era per voi una
cosa completamente seria, ed io poi darò a voi un’altra parola! Parlate! Ve lo
impongo nel Nome del Dio grande ed eterno!»
6. Ma quando la dolce voce di Agla giunse all’orecchio
dei sacerdoti, questi ne furono talmente incantati che dalle loro bocche
non poterono uscire altro che dei confusi monosillabi, ovvero dei suoni
inarticolati come: «Ah, …ah, …ah, …oh, …oh, …oh!»
7. Uno soltanto trovò ancora in sé tanta forza da mettere
assieme le seguenti frasi quanto mai sconclusionate e sciocche: «Oh, …oh, …oh,
…tu sei, …come nessun’altra mai! Oh, …oh, …oh, …tu infinita quintessenza di
tutta, …tutta, …tutta la bellezza femminile! Chi può contemplarti e nello
stesso tempo vivere? Chi mai è capace di parlare dopo che il suo orecchio si è
deliziato all’armonia dolcissima e celestiale della tua bocca? Oh, …oh, …oh,
…tu bellissima, bellissima, bellissima, tu …celestiale, …celestiale,
…celestiale!»
8. A questo punto l’incanto bloccò la bocca e la
lingua anche a questo oratore, e così ora tutti quei sacerdoti se ne stettero
lì muti.
9. Fungar-Hellan, involontariamente, fu indotto a ridere a quella
scena e disse a Mahal: «Ora sì che ci siamo con questi pazzi! Che cosa si può
fare di loro? La vista di Agla li ha completamente incantati! Bisogna che
facciamo uscire la cara Agla, altrimenti si rischia di vedere questi tipi
cadere in preda ad una frenesia d’amore, e allora noi avremmo un bel da fare a
calmare i loro vergognosi bisogni!»
10. E Mahal, comprendendo egli stesso come fosse giusta questa
supposizione, richiamò a sé Agla e le disse: «Mia cara figlia, qui non
approderai a nulla, perciò ritirati di nuovo, altrimenti c’è pericolo di dover
assistere ancora ad una scena vergognosa!»
11. E Agla diede ragione al proprio padre e si ritirò
senza avere concluso nulla.
12. Poi venne chiamato Chisarell. Ma quando egli si
trovò dinanzi i sacerdoti, questi ritennero di trovarsi dinanzi ad Agla
travestita, poiché lui le assomigliava molto. Perciò la sua vista non fece che
intensificare lo stato di grande incantesimo in cui i sacerdoti erano caduti;
né riuscirono tutti i suoi sforzi per cavare loro di bocca qualche parola. E
perciò anche lui dovette ritirarsi.
13. Che cosa poi accadde, questo lo vedremo in
seguito!
[indice]
Riflessioni sul perché per la prima volta il consiglio
di Mahal non ha ottenuto frutti
Rispondenza tra il fallimento di Mahal e il fallimento
dell’Amore divino riguardo a noi uomini
10 luglio 1844
1. Quando Fungar-Hellan e Mahal si furono convinti
che, per la prima volta, il consiglio di Mahal stesso non aveva contribuito a
raggiungere lo scopo, allora Fungar-Hellan rivolse a Mahal la seguente domanda: «Fratello in
Dio, l’unico eternamente vero, come mai questa volta il tuo consiglio è stato
infruttuoso e, a quanto pare, non posa su una base sicura?»
2. E Mahal disse: «Fratello, fino a un paio di istanti fa, il
fatto appariva a me stesso quanto mai strano, dato che io non dico altro all’infuori
di ciò che mi perviene dallo Spirito del Signore; ora però la cosa mi è chiara,
ed io so perché tale consiglio mi fu suggerito ed anche perché esso dovette
restare infruttuoso!
3. Vedi, tutto questo avvenimento raffigura i nostri
attuali rapporti con Dio!
4. Questi sacerdoti, lussuriosi e orientati verso il
mondo, rappresentano l’umanità del tempo presente. Noi venimmo con una grande
forza armata da questi servitori dell’acqua; così come anche Dio in principio
venne quale un onnipotente, inesorabile Giudice dinanzi alla prima coppia
umana.
5. Ma in questa coppia si fece strada il pentimento
per il peccato commesso dinanzi a Dio; e allora Dio venne in veste amichevole e
mise nuovamente l’uomo nel suo primo stato di benessere spirituale. Poi l’uomo
dimenticò subito di nuovo l’ira di Dio e peccò nei confronti dell’Amicizia
divina!
6. Dio però non volle trasformare, così presto e di
nuovo, la Sua amicizia nell’ira, bensì in un amore, grazia e misericordia
ancora più grandi, e volle riconquistare completamente, esclusivamente
attraverso l’Amore, il genere umano corrotto.
7. Sennonché, quando gli uomini contemplarono la
faccia dell’Amore di Dio e ne udirono la dolcissima voce, quasi quasi non
sapevano cosa fare a causa dell’amore reciproco, ma appunto in questo amore
essi furono col tempo portati a vedere in Dio un’indulgenza e una pazienza così
grande che cominciarono a ritenerLo formalmente incapace di dare esecuzione ad
un Giudizio!
8. All’inizio gli uomini amavano Dio così potentemente che con il loro puro
amore abbracciavano anche tutto quello che Dio aveva creato, ma con l’andare
del tempo essi, con il loro amore, si attaccarono sempre di più alle creature
visibili e man mano si dimenticarono di nuovo completamente dell’Amore divino e
spinsero tanto oltre le cose sotto questo riguardo che la Pazienza divina subì
uno strappo fortissimo, e per conseguenza Egli dovette affliggere l’umanità,
del tutto rivolta all’esteriorità, nuovamente con un Giudizio generale, e ora
si troverà tanto più costretto ad affliggerla in questo modo, dato che gli
uomini non sanno più nulla di Dio come è appunto il caso di questi sacerdoti,
ai quali tu hai concesso il potere su questa isola come Dio lo concesse una
volta agli uomini sulla Terra.
9. Dato però che essi abusarono di questo potere,
allora noi venimmo da loro per toglierlo; essi però intravidero le nostre
intenzioni e sistemarono i loro rapporti in maniera che noi non potemmo
intraprendere nulla contro di loro.
10. Noi perciò ci siamo mossi a misericordia e li
mandammo a chiamare nell’intento di ridonare loro il vero amore e la conoscenza
di Dio mediante il volto piacevolissimo dell’amore nella persona di Agla e di
Chisarell.
11. Ma quale effetto produsse tutto ciò su questi
sacerdoti? Vedi, essi diventarono ancora più lussuriosi e sensuali perfino in
nostra presenza!
12. E vedi, proprio così siamo noi uomini di fronte a Dio! Quanto più Amore
e Pazienza Egli ci dimostra, tanto più noi ci rivolgiamo sensualmente
all’esterno; poi ci facciamo colmi d’amore e di compiacimento di noi stessi, e
finiamo col non volere avere più nessun riguardo per nessun altro all’infuori
di noi, e quindi nemmeno per Dio!
13. E anche se noi professiamo Dio con la bocca, noi
però Lo rinneghiamo con ciascuna delle nostre azioni! Dio infatti si sacrifica
interamente per noi e ci offre tutti i Suoi tesori. Noi invece, nel migliore
dei casi, operiamo in modo tale che diamo ai nostri fratelli soltanto la
minimissima parte, mentre quella molto grande la teniamo sempre per noi!
14. Vedi, per questo motivo ora il Signore ha fatto in
modo che tale cosa si avverasse dinanzi ai nostri occhi, affinché noi ci
rendessimo conto di come il nostro comportamento verso di Lui sia precisamente
tale e quale il comportamento di questi fratelli verso di noi!
15. Ma affinché noi non diventiamo del tutto furiosi
nel nostro egoismo, allora anche Dio deve ora ritirarsi nel Suo Amore, così
come Agla e suo fratello si dovettero ritirare da questi sacerdoti!
16. Ti è chiaro adesso il perché della mancata
riuscita del mio consiglio? Vedi, essa è l’immagine della mancata riuscita del
divino Amore riguardo a noi uomini!
17. Il resto lo apprenderemo in seguito!
[indice]
La sincera critica di Fungar-Hellan alla spiegazione
di Mahal
La profezia dell’irruzione degli abitanti
dell’altopiano quale segno che egli ha detto la verità
11 luglio 1844
1. Quando Fungar-Hellan ricevette tale risposta piuttosto lunga e per lui
alquanto incomprensibile data da Mahal alla sua concisa domanda, egli gli
disse:
2. «Caro amico, è possibile che tu abbia assolutamente
ragione, eppure la spiegazione che tu dai riguardo alla mancata riuscita del
tuo consiglio, ha più l’aspetto di una scappatoia sapientemente escogitata, che
di una autentica verità!
3. Poiché vedi, anch’io sono molto bene versato nella
scienza delle rispondenze e conosco molto bene quello che si nasconde dietro ad
una naturale apparenza; ma nonostante queste mie cognizioni confesso che in
questo fenomeno al quale abbiamo assistito, io non sarei stato capace di
trovare quello che è stato esposto da te!
4. In verità, io avrei preferito infinite volte di più
che tu, che ora godi la mia piena fiducia, avessi apertamente confessato di
avere commesso anche tu una volta un errore, piuttosto che mi venissi fuori con
queste strascicate e sapienti frasi di retorica di cui io ora posso fare quello
che voglio; cioè, io posso tanto prestarci fede quanto posso anche rinnegarle!
5. Nondimeno, voglio dirti qual è la vera causa della
mancata riuscita del tuo consiglio!
6. Vedi, essa è del tutto naturale: la tua intenzione
era buona e tu immaginasti che questa specie inselvatichita di sacerdoti si
sarebbe lasciata convertire a prima vista dalle parole di un essere femminile
ultrabello! E perciò mi desti un simile consiglio, senza certamente prendere in
considerazione la grande lussuria di questi tipi nella quale però sta appunto
nascosta la causa della mancata riuscita.
7. Del resto ciò non importa affatto! Nonostante tutto
questo tu rimani il mio più intimo amico; solo che avrei certamente preferito –
come ho già rilevato – che tu fossi venuto subito fuori con la nuda verità,
invece che con la tua sapiente spiegazione del significato, questa volta molto
tirato per i capelli!
8. Ma ad ogni modo io ora ti prego che tu voglia escogitare
un buon consiglio e dirmi che cosa si debba fare con questi caproni lussuriosi,
e cioè: “Lasciarli in vita, oppure farli uccidere con la spada?”. Dimmi qual è
la pura Volontà di Dio, e ad essa io mi conformerò immediatamente!»
9. E Mahal, avendo sentito tali parole da Fungar-Hellan, gli
rispose in tono un po’ agitato: «Amico e fratello, perché ora mi hai parlato in
modo da rendere non me, bensì Dio stesso quale un mentitore?
10. Vedi, questo ora ti costerà una grande lotta,
poiché Dio ti infliggerà una pesante punizione! Vedi, poiché non hai creduto
alle parole molto miti che ti ho rivolto, credi allora a quanto ti dirò adesso!
11. Tu ti sei dimenticato del tutto delle popolazioni
dell’altopiano e non hai più pensato che essi potrebbero procurarti delle noie.
Invece i dieci principi ancora vivi, con il tempo hanno preso a cuore il
consiglio dato loro da un messaggero dall’Alto, tanto da revocare la legge già
emanata per la limitazione delle nascite, legge che contrastava con tale
consiglio; e in compenso hanno stabilito un grande premio per chi fosse
riuscito a fare una qualche via secondaria verso la pianura.
12. Ed io ti dico: “Precisamente
in questo momento un uomo sta dinanzi ai dieci principi nel loro aureo palazzo
e mostra loro un piano da lui ideato per ispirazione superiore, secondo il
quale la pianura può venire, ed anche verrà, irrevocabilmente raggiunta! E già
domani si porrà mano all’opera, e tu vedrai il procedere del lavoro con milioni
di occhi, e tuttavia non sarai minimamente in grado di impedirlo!”
13. Questo però ti servirà da emblema del fatto che la
mia dichiarazione non era una vuota finzione del mio spirito, bensì un’eterna
verità proveniente da Dio!
14. Quanto poi a ciò che devi fare di questi
sacerdoti, così dice il Signore: “Lascia
che ritornino da dove sono venuti, perché il loro spirito non è più
modificabile, essendo esso morto tramite la lussuria della loro carne! Quando
però verranno le acque, essi saranno i primi a trovare la morte tra i flutti!”».
15. Quando Fungar-Hellan ebbe udito tali parole, egli
congedò immediatamente quei sacerdoti, fece radunare tutto l’esercito e da lì
si mise in marcia verso il luogo che successivamente fu indicato con maggior
precisione da Mahal, cioè dove gli abitanti dell’altopiano avrebbero aperto un
passaggio verso la pianura.
[indice]
L’accampamento di Fungar-Hellan lungo la parete della
montagna
La minaccia del dubbioso generale a Mahal
L’ammonizione profetica di Mahal si avvera: gli
abitanti dell’altopiano creano un passaggio
12 luglio 1844
1. Il luogo però dove gli abitanti dell’altopiano
lavoravano per aprirsi la via alla pianura era situato a cento miglia (742 km), secondo l’attuale (nel 1843) modo di calcolare, a nord-est di Hanoch, e a trenta miglia (222,6 km) dal lago che ospitava sulla
sua isola i servitori delle acque. Questa località era un deserto molto esteso
dove non cresceva nulla all’infuori di qualche arbusto di bacche selvatiche.
Tuttavia a suo tempo anche in quel luogo la montagna era stata ridotta a parete
verticale per una lunghezza di venti ore di cammino (75,6 km) e per un’altezza di trenta klafter (57 m), in modo che neanche là si poteva accedere dal basso verso
l’alto, né dall’alto verso il basso.
2. Alla distanza di centocinquanta klafter (285 m) dalla parete della montagna,
Fungar-Hellan fece erigere la sua tenda di colore rosso e gialla; e così,
quando l’intero grande esercito si fu accampato ripartendosi lungo la parete
stessa, allora Fungar-Hellan disse a Mahal che si riposava beatamente sul suo
giaciglio:
3. «Amico, eccoci accampati qui secondo il tuo
consiglio, però io non vedo ancora assolutamente niente che possa neanche
lontanamente avere un qualche rapporto con la tua predizione! Mi avresti forse
fatto venire qui per prendermi in giro? In verità, malgrado io sia già tuo
intimissimo amico, non posso fare a meno di dirti che una tale canzonatura
potrebbe venirti a costare molto cara!»
4. Mahal però gli rispose: «Fa’ invece tu attenzione al fatto
che la canzonatura che si prepara là in alto non venga forse alla fine a
costarti troppo cara! Per quanto mi riguarda, è già da molto tempo che tu non
puoi fare i conti con me, sia sotto questo aspetto, sia sotto ogni altro
aspetto!»
5. Mahal aveva appena finito di dire queste parole che
all’improvviso, dall’alto delle montagne, si sentì un tuonare rimbombante e
terrificante.
6. Tutti corsero fuori dalle tende per vedere cosa mai
potesse essere accaduto, e scorsero le alture colme di fumo, simile a quello
prodotto dai soliti grani esplosivi quando essi vengono accesi, e videro
inoltre, tra il rimbombo continuo delle esplosioni, un migliaio di poderose
valanghe di terriccio e pietre precipitare lungo il declivio delle montagne giù
nella pianura, in modo che lo spazio tra le pareti ridotte a fiancata verticale
e la pianura deserta si trovò di nuovo colmato.
7. E siccome si scaricarono parecchie di queste
valanghe qua e là lungo tutta la parete che fiancheggiava il deserto, la parete
fu presto sepolta in vari punti, e con ciò anche la via dall’altura verso la
pianura fu ininterrottamente spianata. Fungar-Hellan fu costretto ad assistere
inattivo a tale rovinosa operazione senza che per lui vi fosse alcun modo per
poterla impedire. Infatti, chi mai avrebbe potuto osare mettersi a sgomberare il
terreno dal materiale precipitato in basso, quando a brevi intervalli, valanghe
sempre nuove e più formidabili precipitavano sulle precedenti?
8. E mentre si svolgevano questi terribili
avvenimenti, Mahal domandò a Fungar-Hellan se reputava una canzonatura anche tale fenomeno.
9. E Fungar-Hellan rispose: «O tremendo profeta dall’altura di Dio,
perché tu devi annunciare sempre soltanto cose terribili che si avverano con
tanta disperante puntualità? E perché non annunci mai cose buone il cui
avverarsi sia altrettanto puntuale? Ma ora dimmi anche come noi potremo vincere
contro gli abitanti dell’altopiano avidissimi di vendetta».
10. E Mahal rispose: «È appunto per questo motivo per cui noi
siamo qui, poiché la nostra presenza qui dirà loro che solo grazie ad una
Potenza superiore ispirata, noi siamo potuti venire a sapere in quali punti
essi avrebbero ristabilito il collegamento con la pianura! Questo fatto non
mancherà di incutere loro un grande rispetto verso di noi, e al posto di un
combattimento essi inizieranno delle trattative del tutto pacifiche con noi!
11. Solo che è necessario, quando scenderanno, che tu
non manifesti intenzioni ostili contro di loro, né che tu li attacchi subito;
però un buon contingente di guardie ti conviene tenerlo sempre intorno alla tua
tenda affinché tu possa ispirare loro un grande timore della nostra potenza!»
12. E quando Fungar-Hellan ebbe appreso ciò, egli
diede subito l’ordine perché tutto fosse fatto conformemente. Ben presto però
vennero scoperte delle spie che esaminavano se gli spazi tra le pareti delle
montagne e la pianura fossero già stati tutti colmati.
13. Quello che avvenne dopo lo apprenderemo in
seguito!
La posizione di difesa di fronte all’avanzata
dell’esercito dell’altopiano
La delegazione dell’altopiano uccisa da Fungar-Hellan
Mahal e i suoi salvati prodigiosamente
La terribile battaglia con cinque milioni di morti
15 luglio 1844
1. Quando Fungar-Hellan si fu personalmente convinto
della presenza di spie dell’altopiano, egli trasmise al suo esercito l’ordine
di concentrarsi a gruppi dinanzi ai punti di possibile irruzione e tenersi
dappertutto pronti all’azione, in qualsiasi punto vi fosse un accenno ad
intenzioni aggressive da parte del nemico. In generale però l’esercito non
avrebbe dovuto atteggiarsi ad una forza offensiva, bensì avere l’aspetto di una
forza in posizione difensiva e protettiva.
2. Questi furono gli ordini che per mezzo di veloci
corrieri vennero trasmessi a tutto l’esercito già nel giro di una giornata; ma
questo tempo risultò poi appena sufficiente a raggiungere lo scopo!
3. Infatti, non appena l’intero esercito si fu
ordinato un po’ affrettatamente secondo il comando di Fungar-Hellan, si vide
comparire una quantità innumerevole di guerrieri dell’altopiano tra i più
provetti, i quali anzitutto saggiarono la solidità delle nuove vie di sbocco
costituite dal materiale delle valanghe cadute, e quando queste furono trovate perfettamente
atte al transito, l’esercito dell’altopiano iniziò l’avanzata con coraggio e
andò incontro senza paura alle forze che gli stavano di fronte, come se queste
per esso non esistessero assolutamente.
4. Questa valorosissima determinazione colpì Fungar-Hellan,
e perciò egli trasmise ad una divisione di circa centomila uomini il comando di
attaccare e respingere l’esercito nemico qualora questi nella sua avanzata le
si fosse avvicinato oltre ai dieci passi.
5. Il nemico però non fece niente, ma si arrestò ad
una gittata di fionda, si concentrò anch’esso in grossi gruppi ed inviò poi una
delegazione di tre membri alla sontuosa tenda del generale per domandargli
quanto fosse costata complessivamente la riduzione a scarpata delle montagne
intrapresa dieci anni prima.
6. Questo lo desiderava saperlo il loro comandante
supremo, essendo ora venuto per pagare un tale grande debito al comandante di
Hanoch, poiché una tale immensa somma di denaro e fatiche, calcolata unicamente
per gli abitanti dell’altopiano, sarebbe impossibile pretenderla gratuitamente
da parte loro!
7. Se poi una tale somma fosse stata pagata, solo ora
essi avrebbero incassato la decima di un decennio, pattuita dieci anni prima
sull’altopiano con lo stesso re Gurat e con il sottosacerdote di allora
Fungar-Hellan!
8. Quando Fungar-Hellan udì questa domanda ironica, egli si arrabbiò molto e
disse: “Fungar-Hellan sono io stesso, ed io sono qui con un esercito di due
milioni di guerrieri scelti! Sono io ora il vero signore di tutta Hanoch e del
suo immenso regno!
9. Volete forse recare oltraggio a colui cui l’antico
Signore e Dio del Cielo e della Terra ha indicato con precisione il luogo dove,
scendendo dai vostri nidi di corvo, avreste tentato l’irruzione nei paesi della
pianura per devastarli come un esercito di locuste?»
10. Quando i
delegati dell’altopiano ebbero udito questa
risposta dal generale, allora dissero: «Energico è senz’altro il tuo parlare,
che, a quanto asserisci, poggia su ciò che l’antica ed autentica Divinità ti ha
rivelato; ma dal canto nostro non possiamo tacerti quello che, mediante un
profeta, proprio lo stesso Dio ha rivelato a noi!
11. Vedi, le Sue parole, in breve, suonarono così: “Quando avrete aperto
la via alla pianura nel luogo e nella maniera da Me indicatovi, voi incontrerete
il grande esercito di Hanoch, poiché là, per mezzo del fratello di Noè che si è
allontanato da Me a causa dei suoi figli, Io consegnerò nelle vostre mani
questo stesso esercito! Risparmiate però il fratello di Noè e i suoi figli,
poiché costui lo punirò Io stesso!”
12. Vedi, così suona la nostra profezia! Ma se tu vuoi
evitare ogni spargimento di sangue, allora arrenditi spontaneamente, perché in
caso diverso, all’infuori del fratello di Noè e dei suoi figli, nessun uomo
abbandonerà questo deserto ancora in vita!»
13. A tale dichiarazione Fungar-Hellan non poté più
dominarsi, e al colmo del furore afferrò i tre e li uccise di propria mano!
14. Allora Mahal si alzò con i suoi e, condotto da una
potenza superiore, fu tratto irresistibilmente dalla parte dei nemici ai quali
rese noto il delitto di Fungar.
15. E ciò fu il segnale di una battaglia quale non fu
mai vista l’uguale, poiché dell’esercito di Hanoch non rimasero in vita che
mille uomini, e di quello dell’altopiano, forte di tre milioni di uomini,
soltanto tremilasette.
16. Prossimamente vedremo il seguito di questi
avvenimenti!
[indice]
La fuga di Fungar-Hellan e il suo rapporto al re Gurat
sulla battaglia
Un nuovo esercito di quattro milioni di guerrieri
16 luglio 1844
1. Tra i superstiti si trovò anche Fungar-Hellan con due capitani, e costui, unitamente al resto dell’esercito, fuggì verso
Hanoch, inseguito per un lungo pezzo dai guerrieri superstiti dell’esercito
dell’altopiano.
2. E quando fu arrivato ad Hanoch, egli andò subito da
Gurat, il quale gli andò incontro a braccia aperte. Allora egli fece rapporto
al re riguardo all’esito quanto mai sfortunato della campagna, e disse:
3. «Fratello, ora tutto è perduto! La gente
dell’altopiano si è aperta una via disperata in una regione deserta a circa
sessanta ore di cammino dietro il grande lago, in un luogo che già prima mi era
stato indicato da quell’infame vecchio farabutto di Mahal! Le loro forze devono
essere state di un milione di uomini superiori alle nostre!
4. Per farla breve, quando il vecchio farabutto con la
sua parentela si fu allontanato da me in un modo che non mi sono ancora
riuscito a spiegare e, da autentico traditore, passò al nemico dopo che con le
mie proprie mani ebbi strozzato i tre impertinentissimi delegati
dell’altopiano, allora il nemico si precipitò furibondo su di noi da mille
parti!
5. Poi cominciò una lotta sanguinosa che durò tre
giorni e tre notti; il quarto giorno io ero ridotto al massimo a duemila
uomini, dei quali soltanto mille veri combattenti, e perciò fui costretto a
battere in ritirata per non veder distrutto il mio esercito fino all’ultimo
uomo.
6. Di sicuro anche il nemico deve aver perduto molto
di più di due milioni di uomini, perché ti dico che il terzo giorno noi combattevano
sopra montagne di cadaveri! I miei guerrieri hanno certamente combattuto più
valorosamente del nemico, perché essi hanno sicuramente ucciso circa tre
milioni di nemici, mentre questi non erano ancora riusciti ad aver ragione dei
miei due milioni; sennonché la loro preponderanza era troppo grande perché
potessimo vincere contro di loro!
7. Ora però si tratta di mettere assieme il più
rapidamente possibile un esercito di quattro milioni di guerrieri per ottenere
vendetta di quei superbi principi dell’altopiano, ma una vendetta quale la
Terra non ha, né avrà mai in eterno un secondo esempio! Però, come ho detto,
bisogna agire velocemente, altrimenti quelli dell’altopiano ci coglieranno alla
sprovvista!
8. Guai a voi, assassini del mio popolo! Fungar-Hellan diverrà re di tutti
i diavoli a vostro danno! Contro di voi sarà mostrata una crudeltà dinanzi alla
quale il cattivissimo e il malignissimo Satana dovrà inorridire! Sii mille
volte maledetta tu, Terra, e tutte le creature che porti sul tuo suolo; sarò io
quello che ti darà il colpo mortale! E ora avanti, sia raccolto un esercito, un
terribilissimo esercito!»
9. A queste parole Gurat rimase atterrito e non poté
proferire parola.
10. Quindi Fungar-Hellan si allontanò in fretta e
diede subito disposizioni per il più intenso reclutamento.
11. E già nel giro di un mese nella città di Hanoch e
dintorni si trovò pronto un esercito di quattro milioni di uomini e più.
12. Prossimamente vedremo il seguito!
[indice]
Un nuovo esercito di due milioni di guerrieri
sull’altopiano
Il buon consiglio di Mahal di non scendere in guerra
contro Hanoch
17 luglio 1844
1. Però anche gli abitanti dell’altopiano reclutarono
ed armarono un nuovo poderoso esercito di oltre due milioni di uomini, e si
consultarono con i dieci principi riguardo al modo in cui essi avrebbero potuto
e dovuto infliggere ad Hanoch una nuova punizione.
2. Ma allora Mahal, il quale era stato accolto dai dieci principi con la
massima cordialità assieme alla sua famiglia, si espresse così:
3. «Amici, il numero della vostra gente, esattamente
calcolato, si è ora ridotto di circa tre milioni, e adesso potete stare del
tutto a vostro agio in questa vasta regione di montagna che assicura a ciascuno
di voi un pane più che sufficiente!
4. Perciò lasciate andare Hanoch! Io certo so che il
popolo di Hanoch si raccoglierà per riprendere energicamente la lotta contro di
voi e che a tale scopo radunerà un esercito di oltre quattro milioni di
combattenti; ma ciò non vi confonda minimamente! Infatti se voi non scendete da
loro per affrontarli, essi per tutti i tempi rinunceranno a venirvi a sfidare
quassù, perché anch’essi sono abbastanza accorti da capire che cento uomini,
stando al piano, non possono sopraffarne dieci appostati su una rupe!
5. Perciò voi potete rimanere qui in perfetta
sicurezza, poiché in primo luogo gli hanochiti – per quanto grande fosse pure
il loro numero – non si azzarderanno mai a penetrare fin qui, e in secondo
luogo essi non lo possono neanche più fare, poiché all’infuori dei punti dove
voi vi siete aperti la via, ad eccezione della via che passa per le sacre
alture di mio fratello Noè, non vi sono altre vie! Ma dai punti dove è stata
aperta la via gli hanochiti dovranno sicuramente rinunciare a qualsiasi
tentativo di scalata, perché nel deserto dove si è combattuta la grande
battaglia, la pestilenza verrà loro incontro a molte ore di distanza e li
ucciderà tutti in un modo molto brutto. E così prima di vent’anni quella
regione resterà intransitabile tanto per loro, quanto per voi!
6. Ma per quanto riguarda la sacra altura dove dimora
mio fratello, essa sta sotto l’onnipotente protezione di Dio, e lottare contro
di Lui sarà certo per gli uomini sempre una fatica quanto mai vana! Seguite
dunque il mio consiglio e vi troverete bene!»
7. Quando i
dieci principi ebbero sentito tale
consiglio, rimasero esitanti, ma poi infine dissero: «Tu hai certo parlato
bene; ma credi proprio che la rabbia di Fungar-Hellan ci lascerà in pace?
Oppure, non vorrà egli, il cui spirito possiede una spaventosissima forza
d’intraprendenza, fare piuttosto ogni sforzo possibile per aprirsi un varco
fino a noi in mille altri punti, e forse a quest’ora se l’è già aperto in cento
punti? E se egli giungerà nel nostro paese, che cosa sarà di noi?»
8. Allora Mahal disse: «Non perdete tempo in simili considerazioni.
Io vi ho già detto all’inizio cosa sta facendo mio fratello Noè. In verità,
prima che Fungar-Hellan sia pronto con le sue cento torri d’assalto, Noè avrà
ultimato la costruzione della sua casa galleggiante, e quando questa sarà
pronta, allora a Fungar-Hellan non serviranno a niente né le sue torri, né le
montagne, perché allora sarà il Signore ad entrare in combattimento contro
tutto il mondo e non risparmierà nessuna creatura, a causa dell’immensa
malignità degli uomini!»
9. A queste parole di Mahal i dieci principi si misero
a meditare molto e per tre giorni non aprirono bocca; tuttavia essi seguirono
il consiglio di Mahal.
[indice]
La tristezza del re Gurat per la scomparsa di Mahal
La risposta del generale e la costruzione di una torre
per accedere all’altopiano
18 luglio 1844
1. Fungar-Hellan organizzò il nuovo grande esercito
nella pianura e ordinò ad un numeroso gruppo di muratori di costruire, a
ridosso della parete della montagna ridotta a scarpata, delle alte torri
provviste di larghi gradini. Egli si recò nuovamente dal re Gurat, che trovò
molto triste, e gli domandò la ragione di tanta tristezza.
2. E il re gli rispose, dicendo: «O caro amico, quando penso che
non possiamo più annoverare tra i nostri l’uomo di Dio, mi coglie una grande
tristezza, e nella mia anima sento risuonare sempre più vivo il «Noi siamo perduti!» che fu la tua prima
esclamazione quando sei venuto da me dopo la tua sfortunata campagna militare!
3. Infatti vedi, a che ci avrebbe giovato tutta la
nostra prudenza quando Hanoch, capitanata dai sottosacerdoti, si era stretta in
congiura contro di noi, se la sapienza di Mahal non ci fosse stata da guida?
4. Ora però, in qualche circostanza e in qualche
luogo, tu certamente avrai agito in maniera crudele e contraria al suo
consiglio, allora egli ti ha abbandonato ed è passato con i principi
dell’altopiano, e adesso sarà di guida a loro!
5. Qualunque cosa tu vorrai intraprendere contro quei
principi, la sua grande sapienza scruterà le tue idee già da lontano e saprà
vanificare ogni tuo piano e batterci e mandarci in rovina come hai fatto tu al
suo fianco nelle tue operazioni contro tutti i templi, quando anche tutta la
tua potenza non ti sarebbe servita a nulla se non fosse stata con te la potenza
dell’uomo di Dio!
6. Per conseguenza, io sono ora dell’opinione
assolutamente sicura, che ci servirà a poco la costruzione delle cento torri, e
altrettanto poco il nuovo e poderoso esercito che ci costa giornalmente
venticinquemila libbre (14 tonnellate) d’oro,
ma che però non ci porterà mai nemmeno una misera moneta d’argento di
vantaggio!
7. Oh, se fosse possibile che Mahal potesse ritornare
ad essere dei nostri e che con lui fossero tra di noi nuovamente anche i suoi
cari figli, allora sì che potremmo stare al sicuro tra le nostre mura; ma senza
di lui, ben presto sarà per noi tremendamente difficile camminare per le strade
e per le vie della nostra città, dato che noi tutti siamo ciechi e non vediamo
dove ci attende l’abisso!»
8. Quando Fungar-Hellan ebbe udito ciò da Gurat, egli rimase pensieroso e non
seppe che cosa replicare al re.
9. Solo dopo qualche tempo aprì la bocca e disse: «Mio
re e amico mio, tu hai certamente ragione e non c’è niente da obbiettare a
quanto hai detto, ma dato che siamo ormai compromessi, allora è senz’altro
meglio fare qualcosa per la nostra sicurezza, anziché restare con le mani in
mano in attesa degli eventi!
10. Io ho certamente giurato la massima vendetta ai principi, e così pure a
Mahal, ma siccome la mia ira si è un po’ calmata, allora non voglio neppure
prendere tanto alla lettera il mio giuramento; ma tuttavia dobbiamo essere
sempre armati, dato che non siamo sicuri neanche per un’ora da un poderoso
attacco da parte dei popoli dell’altopiano!
11. Ma quale sapienza e sapienza di Mahal! Noi
dobbiamo ad ogni modo essere il più possibile al sicuro, se non vogliamo
attendere ogni momento la nostra rovina!
12. Del resto, se Mahal dovesse ritornare qui, io lo
accoglierei di nuovo con altrettanta cordialità quanta gliene ho dimostrata la
prima volta che egli è venuto in questo castello, e ritengo che nessuno potrà
fare di più per lui!
13. Ma in quale modo potrà egli ritornare qui? Sul
campo di battaglia egli certo non passerà; perciò è appunto necessario che la
costruzione delle mie torri proceda il più sollecitamente possibile, affinché
noi possiamo mandare un messaggero a Mahal con l’incarico di ricondurlo tra le
nostre mura qualora egli sia ancora in vita!»
14. Gurat si dichiarò d’accordo con queste idee e
quindi raccomandò al generale di affrettare la costruzione di almeno una delle
torri progettate a ridosso della parete della montagna ridotta a scarpata.
15. E Fungar-Hellan si dedicò con la massima diligenza
a quest’opera, e in trenta giorni una torre si trovò ultimata proprio vicino
alla parete.
[indice]
La delegazione di Hanoch ai dieci principi dell’altopiano
per proporre pace e amicizia, e richiedere Mahal
19 luglio 1844
1. Quando fu ultimata la torre edificata sul
principale posto di accesso all’altopiano, e ciò avvenne in maniera tanto
solida che sui suoi gradini avrebbero potuto salire con tutta sicurezza e
comodità perfino cammelli ed asini, il generale Fungar-Hellan e il re Gurat
scelsero una delegazione tra le persone dotate di maggiore eloquenza, e la
inviarono sull’altopiano, affinché cercassero Mahal e lo riconducessero ad
Hanoch.
2. Nel giro di alcuni giorni la delegazione fu
composta e, indossate delle vesti bianche quale distintivo di pace, si diresse
verso l’altopiano.
3. Dopo un viaggio di cinque giorni a dorso di
cammello (calcolato il giorno in quaranta ore di cammino di un uomo, distanza
che un simile animale percorre con facilità), la delegazione stessa giunse
sull’altopiano dove fu immediatamente sequestrata dalle guardie e i suoi membri
furono condotti come prigionieri alla presenza dei dieci principi.
4. Quando la delegazione prigioniera fu giunta dinanzi
ai dieci principi, uno di questi chiese quale fosse il motivo che li aveva
indotti a venire a cercare la propria rovina sull’altura.
5. E l’oratore principale della delegazione disse: «Nobili e saggi condottieri
del vostro popolo, nessuna intenzione neanche minimamente cattiva ci ha spinto
a venire fin qui, cosa che ci è costata parecchio, bensì ci sono state di guida
soltanto le migliori e più pacifiche intenzioni!
6. Voi avete battuto il nostro esercito e, quali
vincitori, siete rimasti padroni del grande campo di battaglia; perciò sta a
voi, secondo il pienissimo diritto di guerra, esigere da noi la tassa della
vittoria!
7. Noi sappiamo però che pure voi avete subito una
forte disfatta e che per conseguenza dovrete a mala pena avere il coraggio di
esigere da noi la vostra tassa, considerato inoltre che voi potrete giudicare e
sicuramente accettare, sulla via del vostra profonda sapienza, il fatto che noi
teniamo in riserva ancora una forza armata di cinque milioni di soldati.
8. Noi dunque siamo stati inviati qui dal nostro re
per chiedervi a nome suo, in primo luogo, che cosa pretendete da lui come tassa
della vittoria, affinché egli possa corrispondere subito alle vostre richieste;
e in secondo luogo egli vi chiede, per mezzo nostro, pace e amicizia, e a tale
scopo egli fa costruire cento torri di collegamento con l’altopiano affinché
siano ristabilite per voi una volta per tutte le comunicazioni con Hanoch!
9. Queste sono le ragioni della nostra missione, che è
vera in ogni sua parte; ma oltre a ciò noi certamente abbiamo ancora un
incarico per Mahal, qualora egli sia ancora in vita e si trovi fra di voi!»
10. Quando i principi ebbero sentito tali cose dalla
delegazione, domandarono a quei delegati con quali prove essi sarebbero stati
in grado di avvalorare la verità delle loro asserzioni in maniera da non
lasciare sussistere dubbi!
11. E i delegati dissero: «Se Mahal si trova ancora con voi, fatelo
venire alla nostra presenza ed egli vi renderà testimonianza su di noi!»
12. Quando i dieci principi ebbero udito questo,
allora mandarono subito a chiamare Mahal.
[indice]
Le sagge e serie parole di Mahal ai delegati e ai
dieci principi
Chi fa una promessa deve stabilire il tempo per
adempierla
22 luglio 1844
1. E quando Mahal fu entrato nella sala del Consiglio
e i delegati ebbero visto la sua faccia estremamente seria, essi temettero
enormemente e nessuno di loro osò proferire una parola.
2. Per un momento tutta l’assemblea rimase muta, ma
poi Mahal domandò loro: «Perché dunque mi avete fatto venire qui? Sono io forse come
un animale sconosciuto che certi domatori portano in giro alla catena per
essere offerto alla curiosità del pubblico dietro un compenso di qualche
monetina? Parlate: perché avete fatto chiedere di me?»
3. Dopo questa esortazione interrogativa, uno dei principi gli disse: «Uomo di Dio, vedi, questi sono degli inviati della pianura che
ci hanno esposto le varie ragioni della loro venuta qui! Oh, dicci dunque se
noi dobbiamo prestare fede a loro oppure no!»
4. E Mahal rispose: «Sì, voi potete credere a loro, perché le
cose stanno ora effettivamente così; però il vero motivo principale della loro
missione non è l’offerta della tassa della vittoria, bensì il motivo principale
di tutto questo sono io!
5. Il re Gurat e il suo generale Fungar-Hellan
vorrebbero avermi nuovamente alla loro corte, e questi delegati hanno
l’incarico di indurmi a un tale passo; però né essi, né i loro padroni sanno
che Mahal non si lascia mai indurre a nessuna cosa dagli uomini, bensì soltanto
e unicamente da Dio.
6. Dite perciò ai vostri padroni che io farò ritorno a
loro solamente quando Dio il Signore me lo ordinerà! Ma dite loro anche che io,
nel Nome del Signore, farò molta attenzione a come essi rimarranno fedeli alla
doppia offerta fatta ai dieci principi!»
7. E dopo che Mahal ebbe detto simili cose ai delegati, egli si rivolse
verso i dieci principi e disse loro: «Lasciate che questi messaggeri se ne
ritornino in pace, dato che essi vi hanno offerto la pace; tuttavia badate bene
che la loro promessa trovi adempimento entro un determinato tempo!
8. Infatti, se qualcuno dà una parola ad un altro, deve anche stabilire un
termine per l’adempimento, altrimenti egli è soltanto un ipocrita e un
raffinato oratore che fa bensì una promessa, ma dato che non stabilisce un
termine per mantenerla, allora la sua promessa risulta essere una evidentissima
menzogna, dato che egli può prolungare all’infinito l’adempimento della sua
promessa e può fare forse solo in mille o diecimila anni quanto altrimenti
doveva fare entro un tempo stabilito.
9. Perciò non è sufficiente dire: “Io farò questo!”, bensì così deve suonare: “Io farò questo, oggi o
domani, oppure entro un anno farò così e così, se il Signore mi lascia vivere
fino a questo tempo che io stabilisco per l’adempimento della mia promessa!”
10. La stessa cosa esigetela anche voi da questi
messaggeri, e poi, come già detto, lasciate che se ne vadano in pace!»
11. Ai dieci principi non sfuggì l’importanza di questa osservazione,
prescrissero ai messaggeri un termine di tre lune e poi lasciarono subito che
essi riprendessero indisturbati la via del ritorno. Dopo la loro partenza
disposero che venisse rafforzata subito la guardia che presidiava l’accesso
principale.
[indice]
Il grave imbarazzo di Fungar-Hellan e del re Gurat per
le condizioni poste dai dieci principi dell’altopiano
La nuova proposta di pagare l’indennità di guerra in
dieci anni viene rifiutata dai dieci principi
23 luglio 1844
1. Quando i delegati giunsero di ritorno ad Hanoch ed
ebbero fatto a Gurat e a Fungar-Hellan il loro rapporto riguardo ai risultati
della loro missione, la delusione dei due signori di Hanoch fu all’inizio
quanto mai grande.
2. Gurat però, ripresosi dopo qualche tempo, disse al
generale: «Ebbene, che cosa possiamo fare? Qui si tratta di nient’altro che di
ingoiare la pillola amara, né di più, né di meno! Entro un mese bisogna mettere
assieme centomila moggi di frumento, altrettanti di grano e altrettanti di
orzo; e poi ventimila cammelli, quarantamila buoi e duecentomila pecore,
altrimenti saremo assolutamente messi male rispetto agli abitanti
dell’altopiano!
3. Ma ora si domanda: – come ci procureremo in così breve tempo la grande
massa di tutto questo? Dove, dove mai si può prenderla, a meno che non si
voglia entrare in guerra contro il nostro stesso popolo, …sì, …in una vera e
propria guerra di rapina?»
4. Allora Fungar-Hellan, egli pure imbarazzatissimo, rispose: «Amico e
fratello, a quanto mi pare, saremo messi male in ogni modo! Io perciò sono ora
dell’opinione che noi dovremmo lasciare che Mahal resti dov’è sull’altura e,
per quanto riguarda l’indennità di guerra, credo che sarebbe meglio non farne
più nulla!
5. Se il popolo dell’altopiano avesse domandato oro e
argento, allora noi avremmo potuto fornirne loro con facilità le libbre di peso
in quantità anche dieci volte superiore, dato che noi ne possediamo tanto da
poter ricoprire tutta Hanoch; ma mettere assieme cereali in questi anni comunque
assai magri, ed una uguale quantità di buoi, cammelli e pecore, e per di più –
come ho già detto – in simili anni magri, questo non è possibile, e tanto meno
poi in una volta sola!
6. Se gli abitanti dell’altopiano ci concedessero un
termine di dieci anni a questo scopo, allora la cosa sarebbe ancora fattibile;
ma, amico, non vi è a questo mondo assolutamente nessuna possibilità di mettere
assieme tutto ciò entro un mese!
7. Perciò inviamo una delegazione nuovamente lassù per trattare il rinvio
tra dieci anni del termine per la fornitura dell’indennità di guerra: se i
dieci principi vi acconsentiranno, allora noi manterremo la nostra parola; in
caso contrario, che essi facciano quello che vogliono!»
8. Allora Gurat si dichiarò d’accordo con tale proposta. Fu scelta una
nuova delegazione che venne inviata all’altura con le debite istruzioni, ma
purtroppo senza alcun risultato, perché i dieci principi insistettero sulle
loro pretese e non vollero transigere neanche per il valore di uno statere[42].
9. Quello che accadde dopo lo sapremo in seguito!
[indice]
La rabbia di Gurat e di Fungar-Hellan per l’insuccesso
delle due delegazioni
Proposta di inviare una falsa delegazione mentre
saranno minate e poi fatte saltare in aria le montagne dell’altopiano
24 luglio 1844
1. Quando anche questa seconda delegazione fu di
ritorno ad Hanoch senza avere ottenuto nulla e dopo che ebbe esposto al re e a
Fungar-Hellan il cattivo risultato del loro viaggio, i due divennero
contemporaneamente furibondi e presero la ferma decisione di non pagare alcuna
indennità di guerra e, in nessuna forma, neanche per il valore di uno statere,
alla gente dell’altopiano.
2. E Fungar-Hellan disse: «Che vengano essi stessi a prendersi
l’indennità! Ma se verranno, saremo pronti a riceverli nel modo giusto!
3. Noi però sappiamo di essere discendenti di Set,
mentre quel popolo di schiavi dell’altopiano discende solo dallo scellerato
Caino! Ma la nostra forza è dunque proprio tanto afflosciata da non poter
tenere testa a questi superbi schiavi?
4. Noi per ora non saremo più tanto pazzi da andarli a
cercare tra le loro montagne e con il nostro esercito; ma invece sapremo ben
adescarli e farli scendere quaggiù. E una volta che saranno in pianura, allora
guai a loro; in verità essi dovranno degustare la nostra giusta rabbia!
5. Sai tu, amico Gurat, quello che faremo adesso?
Ebbene, noi inviamo lassù ancora una delegazione, e ciò in questa qualità
politica:
6. Noi consegneremo in apparenza nelle loro mani
l’intero regno di Hanoch, e ciò con il pretesto che noi, data l’esorbitanza
delle loro pretese, non potremmo più continuare nel governo del paese e saremmo
assolutamente messi male!
7. Infatti diremo loro che, senza violenza, questa
enorme pretesa di cereali e di bestiame non la si potrebbe affatto raccogliere
nel nostro regno entro un tempo così breve; ma se a tale scopo fosse necessario
fare un’azione di violenza contro i cittadini, allora l’intero regno si
solleverebbe contro di noi e con la sua grande superiorità di forze ci
rovinerebbe del tutto!
8. E avendo vagliato bene ogni cosa, noi affideremo
pacificamente tutto l’intero regno nelle loro mani dietro una buona rendita
vitalizia, poiché in simili condizioni ci siamo stancati del governo e ora una
vita tranquilla ci è molto più gradita della nostra attuale vita troppo
movimentata.
9. E quale segno della verità, che i delegati prendano
subito con loro le chiavi e qualche corona imitata di Hanoch per consegnarle ai
dieci, ma nello stesso tempo essi devono anche invitarli a scendere ad Hanoch
per prendere in consegna tutto come sta e giace! Che te ne pare di questa mia
idea. Non è forse buona?»
10. E Gurat rispose: «Caro amico, non bisogna che tu dimentichi
che Mahal adesso si trova presso i dieci e che quindi ogni tua astuzia è vana!
11. Io sono invece dell’opinione di non fare più
niente di quanto hai detto, ma di aspettare che comincino essi a trattare con noi;
allora prenderemo tremendamente l’offensiva ed annienteremo tutto quello che si
avvicinerà a noi!
12. Nel frattempo però, invece di costruire le cento
torri d’assalto, scaviamo nelle montagne dell’altopiano cento gallerie profonde
un migliaio di klafter (1900 m) e
carichiamo poi ciascuna di queste con diecimila libbre (56 quintali) di grani esplosivi dandovi infine fuoco, e ciò
otterrà senz’altro l’effetto di produrre uno scompiglio abbastanza notevole tra
quella superba gente dell’altopiano!
13. Quello che si dovrà fare successivamente, ce lo
insegnerà l’evolversi degli avvenimenti!»
14. Fungar fu d’accordo e mise subito in opera il
consiglio di Gurat.
[indice]
L’inutile consultazione dei dieci principi per tre
mesi
La risposta profetica di Mahal non ottiene esito
26 luglio 1844
1. Ora anche i
dieci principi dell’altopiano si
radunarono a consiglio per concretizzare il loro modo di procedere nel caso in
cui gli hanochiti non avessero mantenuto la loro parola; le loro riunioni
consiliari si protrassero però per ben tre lune senza che in proposito essi
potessero giungere ad un accordo.
2. Tuttavia commisero l’errore di non invitare a
consiglio anche Mahal, e ciò fu da attribuirsi al fatto che essi pensavano che
Mahal, del tutto segretamente, potesse essere d’accordo con gli hanochiti e che
avrebbe potuto far pervenire loro qualche consiglio in seguito al quale per gli
abitanti dell’altopiano avrebbe potuto esserci tanto maggiore pericolo di
essere consegnati nelle mani degli hanochiti.
3. Ora questo sospetto nei riguardi di Mahal era sorto
in loro perché essi avevano ritenuto assolutamente troppo miti le parole
rivolte da lui ai delegati di Hanoch, laddove si erano piuttosto aspettati di
udire da lui una sentenza di morte nei confronti di questi messaggeri.
4. Mahal per altro si era accorto di ciò e ne rimase
assai indignato.
5. Quando i dieci principi, dopo le loro consultazioni
durate tre lunghe lune, videro di non essere pervenuti a nessuna conclusione,
fecero chiamare Mahal che viveva solitario in una casa del tutto appartata
nella piccola città di montagna, e gli domandarono che cosa essi avrebbero
dovuto intraprendere contro gli hanochiti, dato che questi non avevano mantenuto
la promessa dell’indennità di guerra, non essendosi fino allora vista venire
neppure l’ombra di questa, e allora Mahal disse:
6. «Miei cari amici, mi dispiace assai nel mio cuore che voi abbiate fatto
ricorso a me così tardi, quando cioè il mio consiglio non può più giovarvi a
nulla! Voi avreste dovuto interpellarmi subito, cioè all’inizio delle vostre
vane consultazioni che sono durate il tempo di tre lune senza il benché minimo
risultato! Se già allora mi avreste chiamato chiedendomi di darvi un giusto consiglio,
io ve lo avrei potuto dare, ma ormai è troppo tardi!
7. Infatti mentre voi tenevate consiglio, gli
hanochiti, quanto mai attivi, hanno guadagnato il tempo che occorreva loro e,
del tutto indisturbati, hanno potuto scavare in cento punti molto propizi delle
gallerie profonde mille klafter (1900 m),
ciascuna delle quali ora è già caricata con diecimila libbre (56 quintali) dei più potenti grani
esplosivi; ed oggi stesso tutte queste gallerie verranno fatte esplodere, e la
conseguenza ne sarà una terribile distruzione del vostro paese in quei cento
punti!
8. E perciò voi dovrete darvi alla fuga se vorrete
sfuggire alla vendetta degli hanochiti! Perciò fuggite subito, adesso, perché
domani potrebbe essere già troppo tardi!»
9. Quando i
dieci principi appresero questo da
Mahal, essi si misero a ridere e dissero: «Amico, se non si tratta altro che di
questo, allora noi possiamo senz’altro restare tranquillamente qui, perché noi
sappiamo esattamente quale effetto possono produrre i grani esplosivi, e a quale
profondità si può arrivare nel suolo scavando per il tempo di tre lune!
10. Vedi, se essi in tre lune sono penetrati nella
roccia ad una profondità di quaranta klafter (76 m), allora essi hanno già fatto miracoli, per non parlare poi
di mille klafter (1900 m)! Per
conseguenza da questo lato noi siamo del tutto tranquilli!»
11. A questo punto i dieci principi ripresero a ridere
e così lasciarono Mahal.
12. Quello che successe poi, lo vedremo in seguito!
[indice]
L’esortazione di Mahal ai suoi figli a confidare
unicamente in Dio
L’incredibile corruzione dell’umanità nella pianura
Mahal e i suoi figli verso l’altura di Noè
27 luglio 1844
1. I figli di Mahal chiesero al loro padre che cosa
avrebbero dovuto fare qualora gli hanochiti fossero ricorsi a mezzi tanto
violenti contro l’altopiano.
2. E il padre Mahal disse ai suoi figli: «Figli miei! Confidate in Dio, e
siate del tutto tranquilli, perché noi siamo sicuri e protetti dappertutto
sulla Terra di Dio finché Dio il Signore è con noi!
3. Ma se perdiamo la Sua grazia e la Sua misericordia e il Suo amore,
allora tutto, cioè tutto quello che si chiama essere ed oggetto, ci
perseguiterà e ci sarà nemico; e non potremo fidarci nemmeno della nostra ombra
nel timore che essa ci tradisca a favore di ogni tipo di nemici!
4. E perciò noi vogliamo pure ora tenerci tanto più
stretti a Dio, affinché possiamo camminare in sicurezza sulla Terra di Dio!
5. Io però, miei cari figli, vi dico come vedo ora nel
mio spirito: nella maniera in cui sono attualmente sistemate le cose sulla
Terra, quest’ultima non potrà più sussistere nemmeno per dieci anni!
6. Un uomo è contro l’altro; un popolo si schiera
contro l’altro; ciascuno vuole dominare nella sua sfera e non riconosce né
presidenti né re!
7. Così avviene che in tutto il regno di Hanoch ci
sono solo signori indipendenti, e il re trema dinanzi ai cittadini della sua
città, e tutti i suoi vassalli e tutti i governatori delle province nelle città
fuori dalle mura sono ormai del tutto signori assoluti e fanno quello che
vogliono. Essi impongono ai loro sudditi tasse eccessive; ma né il re, né il
suo generale conoscono nemmeno una sillaba di tutto ciò.
8. I vassalli delle province lontane sono diventati
completamente signori assoluti e si fanno continuamente guerra tra di loro, in
modo che già da lungo tempo non passa giorno senza qualche spargimento di
sangue.
9. Qua e là scoppiano rivolte tra il popolo! Allora si
ruba, si saccheggia e si massacra, e chiunque si sia trovato alla testa dell’una
o dell’altra rivolta, vuole assumere in conclusione la parte del dittatore; e
se riesce a consolidarsi in tale sua posizione, diventa poi molto peggiore dei
precedenti tiranni e despoti!
10. Già da molti anni i figli emigrati dall’altura
procedono continuamente di nascosto in modo particolarmente maligno verso i
figli della pianura. Questi non vengono più affatto considerati come uomini,
bensì soltanto come puri animali dotati di ragione, e come tali vengono anche
trattati; e nessuno vuole lasciarsi guidare, educare e punire dallo Spirito di
Dio!
11. Da quando furono fatte le infernali invenzioni dei grani esplosivi,
delle trivelle e del mordente per l’ammollimento della pietra, nessuna montagna
è più al sicuro dalla furia distruttrice degli uomini.
12. Dite: – può Dio stare a guardare ancora più a
lungo e del tutto tranquillo di fronte a tutto questo infuriare, imperversare,
ribollire, assassinare, distruggere, mentire, fingere, ingannare, rubare e
rapinare, e di fronte a ogni specie di prostituzione?»
13. I figli rimasero spaventati a tale descrizione
dello stato delle cose del mondo.
14. Mahal disse ancora: «Col favore della notte e della nebbia
abbandoniamo questo suolo e facciamo ritorno da Noè sull’altura, perché d’ora
in poi in nessun altro luogo vi sarà possibilità di esistenza per noi!»
15. Dopo di che, Mahal raccolse subito tutte le sue
cose e poi, in compagnia di tutti i suoi figli, si incamminò verso l’altura di
Noè.
16. Quello che successe poi, lo vedremo in seguito!
[indice]
Mahal incontra il fratello Noè
Il racconto di Mahal sulle terribili condizioni
spirituali dei popoli nella pianura
29 luglio 1844
1. Dopo dieci giorni di viaggio Mahal giunse
sull’altura ancora sacra dove dimorava Noè, il quale gli era già andato
incontro per un lungo tratto di strada.
2. E quando i due vecchi fratelli si incontrarono,
essi si abbracciarono, e la gioia del rivedersi fu grande per entrambi.
3. Allora Noè interrogò subito Mahal e volle sapere
qual era la situazione nei paesi e nei regni della pianura, e se quelle genti
accennassero a volgersi al Signore o sempre più al mondo.
4. E Mahal rispose: «O fratello, è il totale ateismo di tutti i
popoli che ho imparato perfettamente a conoscere durante i miei lunghi viaggi,
e questo è il motivo principale per cui sono già di ritorno!
5. Io ero pur sempre colmo delle migliori speranze
che, tramite la Grazia del Signore, sarei riuscito a conquistare i popoli a Dio
mediante i loro re e principi, sennonché dieci giorni fa il Signore mi fece
chiaramente comprendere come stanno le cose con l’umanità sulla Terra, e quindi
anche riconoscere chiarissimamente come né attraverso prodigi, né con qualsiasi
altro mezzo sia ormai possibile ottenere un qualche buon risultato con gli
uomini.
6. Infatti essi sono assolutamente rivolti verso il mondo, al punto che
ogni spirito è completamente morto in loro. Ma se nell’uomo non governa più
alcuno spirito, come potrebbe egli accogliere in sé lo spirituale e il divino?
7. Se però si trattasse ancora di pochi uomini, allora
sarebbe più facile ritenere possibile la conversione di questi pochi. Ma cosa
può fare un singolo uomo di fronte a tanti milioni di uomini ostinatissimamente
atei?
8. All’inizio ti danno anche ascolto, ma poi ben
presto, del tutto indifferenti, ti voltano le spalle. Quando va bene, allora si
viene o derisi, oppure anche compianti come se a parlare loro fosse un pazzo!
Ma quando va un po’ male, allora si viene frustati, imprigionati e anche ti
viene tolta la vita! Infatti, io ti dico: una vita umana laggiù nella pianura
vale precisamente quanto qui la vita di un moscerino!
9. O fratello, io rabbrividisco se ora penso alla
pianura! In verità, le cose vanno quasi meglio all’inferno, di cui da molto
tempo già sappiamo com’è!»
10. Quando Noè ebbe sentito tale descrizione
da suo fratello Mahal, allora fece un profondo sospiro e disse: «Dunque le cose
stanno proprio così come il Signore mi ha rivelato in spirito! O tu, mondo, tu,
mondo, perché non vuoi più lasciarti punire dallo Spirito di Dio, che è tanto
mite, e preferisci invece vivere nel Giudizio e nella tua eterna rovina?»
11. Dopo di che i due fratelli si avviarono del tutto
silenziosi verso la sommità dell’altura dove una volta abitava Adamo, e là
piansero entrambi sopra la Terra, che era stata creata così splendida.
12. E Mahal notò anche subito che la grande cassa per
l’acqua (l’arca) era già quasi del tutto completata e si meravigliò nel vedere che tale
costruzione era già tanto avanzata in un tempo così breve.
[indice]
Mahal chiede informazioni riguardo l’arca
Il racconto di Noè sulla decadenza dell’umanità, per
cui Dio ha deciso il Diluvio
30 luglio 1844
1. E dopo che Mahal ebbe esaminato minuziosamente la cassa (l’arca) tanto all’interno che
all’esterno, egli disse a Noè: «Fratello, dimmi come è effettivamente accaduto
che il Signore ti ha ordinato questa costruzione così singolare! Qualcosa io la
so già, ma i particolari non mi sono noti, né la cosa mi riesce in generale del
tutto chiara; perciò spiegami un po’ dettagliatamente questa faccenda, affinché
anch’io sappia quello che dovrò fare a suo tempo!»
2. E Noè disse a Mahal: «Fratello, tu sai
già del tempo in cui gli uomini cominciarono a moltiplicarsi notevolmente sulla
Terra, all’epoca di Lamec e come essi generarono delle bellissime figlie; e ti
è pure noto come i figli di Dio sull’altura, quando vennero a conoscenza di
ciò, cominciarono ben presto ad abbandonare la sacra altura e ad emigrare nella
pianura della Terra, e come essi laggiù si presero le figlie degli uomini che
essi volevano e con queste generarono figli!
3. In conseguenza di ciò l’altura di Dio, che Egli
aveva benedetto tanto e così abbondantemente per i Suoi figli, si trovò quasi
del tutto priva di maschi, perché perfino gli uomini che avevano famiglia
abbandonarono le loro mogli per scendere laggiù e scegliersi altre mogli tra le
figlie degli uomini della pianura; tutto
ciò ebbe per effetto il fatto che ben presto molte tra le donne abbandonate qui
dai loro mariti seguirono l’esempio di questi e scesero esse pure in pianura
per sposarsi con i figli della Terra. Vedi, subito dopo il verificarsi di
questi fatti il Signore mi disse:
4. “Noè, vedi, gli uomini non vogliono più lasciarsi
punire dal Mio Spirito, poiché essi sono diventati puramente carne! Tuttavia Io
voglio ancora concedere loro un termine di centoventi anni!”
5. Tu eri presente quando il Signore mi rivolse queste parole; così tu sai
anche tutto quello che noi poi, secondo la Volontà di Dio, abbiamo fatto per
buoni cent’anni nell’intento di convertire i figli di Dio diventati puramente
uomini della Terra, e tutto ciò senza il benché minimo risultato duraturo!
6. Infatti i figli di Dio generarono con le figlie
degli uomini dei potenti e celebri uomini; questi divennero maestri in ogni
tipo di cose cattive dinanzi a Dio e si eressero a duri tiranni dei figli del
mondo e si fecero anche sempre guerra reciprocamente per pure ragioni di brama
di dominio. E in tali condizioni trascorsero cento anni e più!
7. Ma siccome il Signore vide che gli uomini, nonostante le Sue giornaliere
esortazioni di ogni specie e in tutte le forme, non solo non si convertivano,
bensì diventavano sempre più grandi e possenti nella loro malignità, e vide
come tutte le loro mire e aspirazioni diventavano sempre e soltanto più
malvagie, ecco, Egli si pentì di aver fatto gli uomini sulla Terra e se ne
afflisse molto nel Suo Cuore!
8. E vedi, in questo tempo – all’incirca due volte
sette anni fa – il Signore mi disse di nuovo: “Noè, ascolta! Io voglio estirpare dalla
Terra gli uomini che Io ho creato, dall’uomo fino al verme e fino agli uccelli
che vivono sotto al cielo, poiché Io Mi pento di averli creati su questa
Terra!”
9. Io, Noè, trovai tuttavia grazia dinanzi a Dio, ed
Egli non mi annoverò tra gli uomini della Terra che sono diventati cattivi! E
vedi, intorno a questo tempo Dio guardò di nuovo la Terra, ma questa era
corrotta dinanzi ai Suoi occhi e colma di scelleratezze!
10. Dio però inviò tuttavia dei messaggeri agli uomini corrotti e volle
mostrare loro misericordia. Ma i messaggeri predicarono ad orecchi sordi e
furono considerati come comunissimi uomini; e li si lasciò andare e venire
senza badare a quello che dicevano.
11. Dopo di ciò, trascorso un breve tempo, il Signore rivolse di nuovo il Suo sguardo alla Terra e mi disse: “Noè, ascolta: ogni
Mia fatica e Amore sono inutili! La fine di ogni carne è giunta dinanzi a Me,
poiché la Terra è colma delle scelleratezze degli uomini! Ora vedi, Io voglio
mandarli tutti in rovina insieme alla Terra!”
12. E vedi, intorno a questo tempo, come tu sai, io
dovetti tagliare il legname per la costruzione della cassa, che ora, salvo
qualche piccolo particolare, sta qui pronta dinanzi a noi! Se tu desideri
conoscere anche il piano di costruzione nei suoi dettagli, allora ti racconterò
tutto con le parole stesse del Signore!»
13. E Mahal lo pregò di fare questo, e Noè disse a Mahal: «Entra
anzitutto nella mia casa, e nel Nome del Signore prendiamo un ristoro; poi ti
svelerò il piano di costruzione di questa cassa!»
14 E Mahal fece secondo il desiderio di Noè.
[indice]
Il racconto di Noè riguardo al piano di costruzione
dell’arca e il successivo autocostruirsi
Il triste Mahal per la sua esclusione dall’arca
1 agosto 1844
1. Quando Noè con suo fratello Mahal e i figli di costui, e
con la propria moglie e con i suoi figli, ebbero ristorato il corpo, egli disse
a Mahal:
2. «Ora, fratello Mahal, se mi vuoi prestare ascolto,
ti farò conoscere i piani di costruzione che Dio mi ha dato per questa grande
cassa!»
3. E Mahal lo pregò di far questo e disse: «Sì, mio stimatissimo
fratello, raccontami questo, io te ne prego ancora una volta, affinché da ciò
possa scorgere quello che poi mi converrà fare!»
4. E quando Mahal si fu espresso in questo modo,
allora Noè disse a Mahal: «Bene! Dunque, ascoltami! Però io ti prego di non
arrabbiarti per quello che ti dirò, poiché allora dovresti dare la colpa a te
stesso se la tua propria ira dovesse logorarti!»
5. E Mahal assicurò a Noè che egli non si sarebbe mai
arrabbiato, anche se il Signore avesse voluto scagliargli un cespuglio di spine
ardenti sulla schiena nuda!
6. Allora Noè disse: «Ascolta dunque, perché così parlò a me il Signore Dio Zebaoth quando fu eseguito l’ordine di tagliare il legno di abete:
7. “Noè! Fatti una cassa di quel legno di abete, e dentro
a questa fa delle camere, e ricoprila con la pece sia dentro che fuori; la
cassa però falla così: trecento braccia (285 m) sia la lunghezza; cinquanta braccia (47,5 m) la larghezza e trenta
braccia l’altezza (28,5 m - un braccio era uguale a mezzo klafter = 95 cm).
8. Dovrai fare soltanto una finestra, e questa va situata
sopra il tetto, e questa deve avere la grandezza di un braccio (95 cm) sia in lunghezza che in larghezza, e deve essere
provvista con una porticina di tavole che la possa tenere ben chiusa.
9. La porta d’accesso dovrai farla nel mezzo di uno dei
lati della cassa! La cassa stessa però sia suddivisa in tre piani, mediante tre
pavimenti, così che l’intera cassa abbia un pavimento di sotto, un pavimento di
mezzo e poi un pavimento superiore, il terzo in altezza, per le persone e per
le loro necessità”.
10. Ma io, Noè, indagai ulteriormente nella Volontà
del Signore per sapere a che cosa veramente avrebbe dovuto servire una simile
cassa.
11. E il Signore parlò di nuovo e mi disse: “Noè, vedi, Io faccio
questo perché voglio far venire sulla Terra un potente flutto delle acque sopra
al peccato per rovinare tutta la carne sotto il cielo in cui vi sia un alito
vivente, e tutto quanto esiste sulla Terra dovrà morire!
12. Con te però Io voglio fare un patto: tu entrerai nella
cassa con i tuoi figli, con tua moglie e con le mogli dei tuoi figli!
13. Oltre a ciò tu dovrai far entrare nella cassa ogni
specie di animali di ogni carne; un paio di ciascuna specie, ossia un maschio e
una femmina, affinché essi rimangano vivi insieme a te!
14. Dovrai far entrare degli uccelli secondo la loro
specie, del bestiame della Terra secondo la loro specie e ogni tipo di rettili
sul suolo secondo la loro specie; e di ogni specie dovrà entrare una coppia con
te nella cassa, affinché essi rimangano in vita!
15. Poi dovrai provvederti di ogni tipo di viveri, e
bisognerà che tu ne raccolga in quantità adeguata per servire da nutrimento a
te e agli animali!”
16. Io però mi prostrai sulla mia faccia dinanzi al
Signore e piansi e supplicai, e dissi: “Signore,
come potrò io, un solo e debole uomo, eseguire tutto questo? Dove potrò
radunare tutti gli animali e come farò a provvederli del giusto nutrimento per
loro? Dove prenderò la carne per tutti i carnivori e dove l’erba per tutti i
grandi erbivori, e dove il cibo, a me sconosciuto, per tutti i rettili? Quando,
o Signore, quando mai potrò essere pronto con la grande cassa?”
17. Allora il Signore disse: “Noè, non
preoccuparti, bensì metti subito mano all’opera, ed Io ti aiuterò affinché tu
non percepisca la pesantezza del lavoro!”
18. E vedi, fratello, io allora misi subito mano
all’opera, e tutto si dispose da sé in maniera prodigiosa, e così il lavoro fu
reso facilissimo per me e per i miei pochi aiutanti! La cassa procedette
poderosamente di giorno in giorno, e ora, ad eccezione della chiusura della
piccola finestra sul tetto, è terminata!
19. Tale fu dunque il piano di costruzione, e così ora
l’opera è anche compiuta!»
20. Quando Mahal ebbe udito ciò, allora egli se ne
rattristò enormemente, poiché non aveva udito che anche a lui sarebbe stato
concesso di entrare nella cassa.
21. Vedremo in seguito l’ulteriore svolgersi degli
avvenimenti!
[indice]
L’esortazione di Noè a suo fratello Mahal per
accettare l’esclusione dall’arca
Mahal accecato dalla presunzione della propria
giustizia, accusa il Signore di aver peccato contro di lui
2 agosto 1844
1. Noè però si accorse ben presto della grande
tristezza interiore di suo fratello Mahal, come anche dei suoi figli, poiché
essi erano tutti profondamente costernati avendo appreso che soltanto Noè con
la sua famiglia aveva trovato grazia presso Dio.
2. Perciò Noè disse a Mahal: «Fratello, perché ti affliggi ora? Non
hai dato prima la parola che non ti saresti arrabbiato neanche se il Signore ti
avesse scagliato un cespuglio di spine ardenti sulla schiena nuda?
3. O fratello, così mantieni la parola data e così
altolocata? Non sai tu dunque quanto sia buono il Signore? E non conosci la Sua
infinita Pazienza e la Sua eterna e sconfinata misericordia?
4. Dimmi: – quando mai è avvenuto che Dio non abbia esaudito qualcuno che,
pentito, si sia rivolto a Lui nel vero amore del proprio cuore come un giusto
figlio si rivolge al suo unico giusto e vero Padre? Fai anche tu così, e allora
non avrai certamente più necessità di persistere in tanta tristezza».
5. A queste parole Mahal si riprese un
po’ e disse a Noè: «O fratello, indicami un peccato che io abbia commesso
contro Dio il Signore, e io allora piangerò e farò cordoglio per tutta la mia
vita e invocherò perdono e misericordia!
6. Non sono io forse puro quanto lo sei tu? Perché
dunque il Signore vuole giudicarmi? Che cosa ho dunque fatto io di contrario ai
Suoi occhi perché Egli mi precluda l’accesso in questa cassa?
7. Fratello, che io abbia forse peccato perché ho
voluto andare in pianura a trovare i miei figli, laddove il Signore stesso
aveva mandato Waltar, ma dove Egli lo abbandonò così che Waltar cadde e andò in
rovina? Quando è che ho peccato prima di allora e quando dopo, perché il
Signore mi abbia colpito in questo modo?
8. Tu però dicesti che il Signore si è pentito di aver
creato gli uomini! Ma se è così, che cosa allora è l’uomo della Terra? Ecco, io
te lo dico: “L’uomo è un peccato di Dio!”. Io però ritengo che Dio non dovrebbe
essere capace di nessun peccato!
9. Ma siccome il Signore, verso di me che ho sempre
operato nella giustizia, si è comportato con tanta slealtà ed ha peccato contro
di me in maniera così ignobile, allora io adesso credo che anche Dio può
peccare! Infatti, senza peccato non c’è pentimento. Ma chi dice: “Mi pento!”,
vuol dire che costui ha peccato!
10. E così io dico: “Dio non può accusarmi di nessun
peccato! Io però Gli dimostrerò il Suo peccato contro di me, che sono stato
sempre giusto!”».
11. Noè rimase atterrito nell’udire tali parole da
Mahal.
12. Ma Mahal si alzò arrabbiato e si recò con i suoi
figli sulla sommità dell’altura.
[indice]
Sull’altura la seria domanda di Chisarell a suo padre
riguardo a come egli possa accusare Dio di peccato
Le dure critiche di Mahal contro Dio
3 agosto 1844
1. Quando Mahal, nella sua ira contro Dio, si trovò da
solo con i suoi quattro figli sulla sommità dell’altura, suo figlio Chisarell gli andò vicino e gli disse:
2. «Padre, dì a noi, dillo a noi, tuoi figli, se
quello che hai detto a Noè lo pensavi del tutto seriamente, poiché vedi, io non riesco a comprendere come tu possa accusare Dio di
aver peccato contro di te!
3. Com’è possibile che un Dio sia un peccatore? Contro chi dunque e come?
Contro di noi, contro le Sue altre creature? O forse contro Se stesso? Ma come
si può concepire una cosa simile, dato che appunto, Dio stesso è certo la Legge
fondamentale in tutte le cose, come in Se stesso Egli è la loro causa prima?
4. O padre, pensa dunque che Dio è Onnipotente
dall’eternità e che noi siamo solo impotenti vermi nella polvere dinanzi a Lui!
Non può forse Egli sterminarci all’improvviso, se noi siamo contro il Suo
Ordine?»
5. E Mahal disse al figlio : «Tu parli come comprendi! Dunque:
non sai dunque quali sono le intenzioni di Dio?
6. Vedi, entro cinque o sei anni al massimo Egli vuole
e farà sommergere tutta la Terra dai flutti delle acque che scenderanno dal
firmamento! E allora tutto troverà la morte in questi flutti! Solo Noè rimarrà
in vita con i suoi e con gli animali che lui accoglierà nella sua cassa!
7. Dì: non sarebbe dunque meglio che Dio facesse suscitare
tra i popoli dei saggi maestri dotati di un qualche potere prodigioso,
incaricati di indirizzare sempre più a Lui il genere umano, invece di
annientare con un solo colpo così tanti milioni (di creature)?
8. Ma di chi altri è la colpa, se gli uomini si
dimenticano di Dio, se non di Dio stesso?
9. A Lui piace manifestarsi una volta ogni mille anni a qualche singolo uomo,
mentre gli altri Egli li lascia stare. Ma se poi essi non sono secondo il Suo
gradimento, allora li giudica tutti in modo uguale, sia quelli che sanno, come
quelli che non sanno, sia gli istruitim come i non istruiti!
10. E così in sei anni affogheranno tanto i ciechi
quanto i vedenti! E perché questo? Ebbene, questo avverrà per il fatto che essi
sanno poco o nulla di Dio, dato che non hanno avuto la fortuna di apprendere
qualcosa su di Lui! Anche noi però affogheremo, per quanto bene conosciamo Dio,
e questo perché così piace a Dio!
11. Se noi fossimo delle pietre, allora Egli potrebbe certo fare di noi, a
pieno diritto, ciò che Egli vuole. Ma Egli ci ha formati a esseri liberi! E
allora vuole farci morire nella nostra libertà che Lui stesso ci ha dato. E
vedi, questo è un peccato di Dio verso di noi; oppure noi stessi non siamo che
un errore, quindi un peccato della Sua sapienza e potenza! Comprendi tu adesso
il peccato di Dio verso di noi?»
12. Quello che successe poi, lo vedremo in seguito!
[indice]
Noè dal fratello gli spiega il suo errore fondamentale
La presunzione di essere giusti e puri è la radice
principale della superbia
Mahal sfida Dio e improvvisamente il Signore appare
sull’altura
5 agosto 1844
1. Ben presto però anche Noè andò sulla sommità
dell’altura e trovò suo fratello e i suoi bei figli che si guardavano l’un
l’altro in preda a una grande costernazione. Egli si avvicinò a Mahal e gli
disse:
2. «Ascoltami, fratello. Vedi, tu hai accusato Dio di
aver peccato contro di te, perché pensavi di essere l’uomo più giusto che vi
sia su tutta la Terra, e ciò in seguito al fatto che la tua coscienza deve
certamente dirti che non hai mai peccato davanti a Dio, dato che tu hai sempre
osservato rigorosissimamente il Suo comandamento in tutte le sue parti!
3. Ma vedi, proprio questa tua grande purezza di
coscienza ha generato in te un certo senso di trionfo e con ciò una grande
soddisfazione di te stesso, in seguito alla quale tu stesso ti sei spesso
domandato: “Può Dio stesso vivere
dall’eternità in modo più puro e giusto nel Suo Ordine, di come vivo io in
questo mio tempo?”
4. E poi la tua purissima coscienza ti rispose sempre
trionfante: “No, Dio non può mai essere
stato più puro, nei Suoi rapporti in qualità di Dio, di come lo sono io nei
miei rapporti in qualità di uomo con Dio e così pure con gli uomini!”
5. Vedi fratello, è proprio questo trionfo di
giustizia che agli occhi di Dio, il Signore, appare molto meno gradito di una
qualsiasi azione illegittima qualificata come peccato, poiché questa è proprio
la superbia nella sua radice fondamentale stessa, la quale deve essere cacciata
fuori dall’uomo se egli vuole avere un qualche valore dinanzi a Dio.
6. Ma non soltanto questa tua superbia di giustizia ti
ha reso aspro agli occhi del Signore, bensì di più ancora la tua sapienza che
da essa deriva, la quale suona così:
7. “Dato che io
sono già così puro e giusto come lo è Dio stesso, ma d’altro canto non mi è
tuttavia lecito essere santo perché intangibile è la Santità di Dio, allora io
voglio tuttavia, nella mia limitata potenza, agire perfettamente, nei miei
rapporti di uomo, come Dio stesso!
8. Che Dio nelle
Sue azioni venga sempre a presentarsi dapprima imperfetto e giunga poi ad una
qualche perfezione solo dopo qualche tentativo fallito, questo io lo imparo da
tutta la Sua Creazione.
9. Infatti su tutta la Terra non c’è in
nessun luogo qualcosa di compiuto e di perfetto! Nessuna cosa è del tutto senza
macchia; il Sole stesso non è perfettamente puro, e la Luna è imperfetta in
ogni sua apparizione e imperfetta è la luce delle stelle!
10. Perciò
anch’io, quale uomo, voglio e posso superare Dio nella mia sfera con ciascuna
delle mie azioni, perché io voglio impostare ciascuna delle mie azioni in modo
che sia subito perfetta nel momento dell’esecuzione, e così non ci sarà mai la
necessità di un ritocco!
11. E anche se una qualche materia
creata imperfetta da Dio non permette il totale perfezionamento di un’opera,
tuttavia nel mio pensiero e nella mia volontà questa cosa deve stare lì come
perfetta. Poi, però, per quanto riguarda quello che nelle mie concrete opere
dovrà risultare imperfetto quale conseguenza della materia creata imperfetta da
Dio, bisogna che la colpa di questo venga assunta su di Sé dal Creatore!”
12. Ora vedi, fratello mio! In questa maniera già da
molto tempo il Signore ti risultava come un peccatore contro di te, e questo fu
il malvagio seme in te, dal quale ora è sorto un frutto asprissimo! Infatti tu
ora accusi ad alta voce Dio di aver peccato contro di te!
13. Ma tu ritieni forse che una tale imputazione non
sia un peccato davanti a Dio? Oppure ritieni proprio, che Dio dovrà prima
venire a scuola da te per diventare un perfetto Dio?
14. O fratello, considera dunque questo tuo grande
errore; riconoscilo quale un peccato assolutamente gravissimo e pentitene,
allora il Signore non ti precluderà l’accesso alla cassa nel tempo del Giudizio
e del bisogno!»
15. Mahal disse: «Fratello, io con te non ho niente da
appianare né da questionare, perché io sono sempre vissuto con te come un vero
fratello e non ho mai messo in pericolo nemmeno con una sillaba la magnificenza
della tua stirpe!
16. La mia questione è solo con Dio! Io Lo sfido sulla
Sua Santità a questionare con Lui riguardo alle mie azioni! Egli mi deve
dimostrare quando io ho peccato dinanzi al Suo cospetto!»
17. A questo punto scoppiò una potente tempesta, e il
Signore apparve visibilmente sulla sommità dell’altura dinanzi a Mahal e a Noè.
18. Quello che successe poi lo apprenderemo in
seguito.
[indice]
Il Signore discute con Mahal, e lui ribatte in tono di
sfida
Le risposte del Signore sul supposto Suo pentimento lo
ammutoliscono
Le cause naturali del Diluvio su una zona limitata
della Terra: enormi bacini d’acqua sotto le montagne
6 agosto 1844
1. Tutti allora furono presi da potente spavento,
quando, passata la tempesta, riconobbero bene il Signore che se ne stava tra di
loro; e Noè stesso ebbe grande paura.
2. Ma il Signore disse a Noè: «Noè, non avere alcun timore di Me,
perché Io non sono venuto per giudicare né te, né nessun altro! Ma siccome tuo
fratello Mahal Mi ha citato dinanzi al tribunale della sua sapienza e Mi chiama
a rispondere per il Mio peccato contro la sua giustizia, allora Io sono dovuto
certamente venire per salvare il Mio Onore di fronte a te e ai tuoi figli, come
pure di fronte ai figli di Mahal! E così, dunque, Io parlerò con Mahal!»
3. A questo punto il
Signore si volse verso Mahal e gli disse: «Mahal,
figlio Mio! Considerato che secondo la tua giustizia Io ho peccato, allora
indicaMi tale peccato, come pure quello contro tutto il popolo della Terra, ed
Io sono del tutto pronto a rimediare mille volte ad ogni Mio peccato! Parla tu
adesso, o Mahal, figlio Mio!»
4. Allora Mahal si alzò e si pose dinanzi al Signore con grandissima
serietà e disse: «Signore, parla: perché Ti penti di aver creato l’uomo? Eppure
hai visto fin dall’eternità come sarebbe diventato l’uomo! Chi Ti costrinse a
commettere Tu stesso un peccato con la creazione dell’uomo?
5. Ebbene, non sarebbe stato infinitamente meglio per
noi, uomini creati da Te, se non fossimo mai venuti all’esistenza indipendente
fuori da Te, e non sarebbe stato meglio anche per Te, dato che così non saresti
di certo costretto a dire: “Mi pento!”?
6. Di cos’altro puoi pentirTi, se non di un peccato
commesso contro Te stesso con la creazione imperfetta dell’uomo, che
conseguentemente è anche un peccato contro noi uomini, e in modo del tutto
particolare un peccato contro di me che posso liberamente pormi di fronte a Te
in ogni istante della mia vita al punto da chiederTi:
7. “Signore, indicami Tu l’istante durante la mia vita
dall’infanzia fino ad oggi, nel quale io abbia peccato contro il Tuo Ordine, e
se ciò Ti è possibile, che io sia maledetto da Te come lo fu un giorno il serpente! Ma se Tu non mi puoi imputare
niente a peccato, allora dimmi il motivo per cui Tu vuoi giudicare me e non
pure mio fratello!”»
8. E il Signore disse: «O Mahal, quale tenebra orribile deve regnare ora nella tua anima, per
parlarMi in questo modo in cui nessun essere Mi ha ancora mai parlato!
9. Dimmi: com’è possibile che l’uomo venga immaginato più
perfetto di come egli è posto, fuori dalla Mia Onnipotenza, così libero, che
può, come un secondo Dio, questionare con Me, il suo Creatore eternamente
onnipotente, a causa del suo proprio ordine? Com’è possibile pensare ad una
libertà maggiore di questa che consente di essere il proprio giudice e di poter
peccare contro il Mio Ordine nel quale l’intera Infinità è eternamente
giudicata?»
10. A questo punto Mahal tacque, poiché egli scorse
l’inconcepibile perfezione dell’uomo nel suo stato di suprema libertà.
11. Ma il Signore proseguì: «Ritieni tu,
dunque, che il Mio pentimento sia come quello di un uomo che abbia peccato? Oh,
vedi, anche qui tu sei nel più grande errore! Il Mio pentimento è solo un
dolore nel Mio Amore, il cui Amore è costretto a vedere come gli uomini, da Me
posti in così tanta suprema perfezione, si giudichino e si rovinino da se
stessi!
12. Ritieni tu, dunque, che nel Mio piano vi sia stato
contemplato il giudizio e la rovina di un qualche essere umano? Vedi, Io sto
facendo sempre il contrario di ciò!
13. Ma appunto per non giudicare l’umanità nella Mia
Onnipotenza, Io ora devo purtroppo permettere che gli uomini si aprano da se
stessi e con violenza le cateratte[43]
della Terra, dalle quali usciranno poderosi flutti che sommergeranno tutto ciò
che respira in questa grandissima zona abitabile della Terra!
14. Io previdi questo già da lungo tempo; perciò Io
avvisai sempre gli uomini. Ora però essi hanno cominciato a fare una guerra
perfino contro di Me e vogliono distruggere tutta la Terra con i loro grani
esplosivi, come ora stanno anche già facendo saltare in aria una montagna dopo
l’altra; e questo è il loro proprio giudizio!
15. Vedi, sotto le montagne vi sono dei grandi bacini
d’acqua che contengono oltre tre milioni di miglia cubiche d’acqua; quest’acqua
uscirà da sottoterra e salirà oltre le più alte montagne di questa zona
abitabile e avvolgerà anche il cerchio della Terra in vapori, da cui pioverà
con violenza!
16. Oh, dimMi dunque: non feci forse bene se a Noè,
l’unico ancora rimastoMi obbediente, ad ordinargli di costruire questa cassa
per salvare almeno la sua vita, se proprio nessun altro Mi vuole ascoltare?
17. Ora dimMi tu quando Io ti ho proibito di fare uso
della cassa, e poi parlerò di nuovo!»
18. Però Mahal rimase di nuovo muto; e il Signore
allora proseguì come segue.
[indice]
Le obiezioni e le domande di Mahal sulla morte,
sull’immortalità, su Satana e sulla sua fondamentale malignità
Le giuste
risposte del Signore
7 agosto 1844
1. E così parlò il
Signore: «Vedi, figlio Mio Mahal che con tanto
rigore Mi hai sfidato, tu ora rimani muto e non vuoi parlare e questionare con
Me a causa del Mio peccato contro di te, come anche contro tutto il genere
umano! Ma se tu ora non sei in grado di parlare e di questionare, come potrò Io
offrirti poi un risarcimento?
2. Io però ti dico: “EsponiMi quello che, secondo te, non
è giusto nella Mia Creazione, ed Io lo cambierò all’istante; ma tu prima devi
dimostrarMi approfonditamente che nella Mia Creazione vi è realmente qualcosa
di cattivo e quindi di riprovevole! Parla dunque, ed Io farò subito come ho
detto!»
3. A questo punto Mahal rimase esitante per qualche tempo, poi infine si
riprese e disse al Signore: «Signore, ritieni saggio colui che con arte immensa
e col massimo senso di opportunità attua un’opera destinata al raggiungimento
di altissimi scopi, ma che quando l’opera stessa si trova ad esistere al
massimo grado della perfezione, egli la fa in mille pezzi, la getta in una
fossa dove imputridisce e si distrugge?»
4. E il Signore disse: «Se un artefice facesse una cosa simile senza scopo,
allora sarebbe evidentemente stolto e meritevole di condanna; ma se l’artefice
ha uno scopo ben più alto e santo, che senza un tale procedimento che a te
sembra stolto e insensato non si può affatto raggiungere, allora egli agisce di
certo con molta assennatezza e sapienza se quest’opera preliminare, per quanto
costituita con arte immensa, egli la getta per essere annientata in una fossa
della putrefazione, perché appunto con ciò egli si avvia al raggiungimento di
uno scopo ben superiore e santo!
5. Vedi, un granello di semente è certo anche un’opera
d’arte immensamente artistica, tanto nella sua costruzione quanto nelle sue
parti sostanziali dalle quali è composto; ma trovi forse sconsiderata la
disposizione secondo cui esso debba prima imputridire nel terreno affinché poi
risorga centuplicato da questa putrefazione?
6. Ma se il sapiente Artefice delle cose, già trattandosi
di un comune granello di semente, ha adottato una tale disposizione, ritieni
forse che Egli, trattandosi dell’uomo, abbia messo da parte tale disposizione
nella sua suprema perfezione e ritieni che sia Sua intenzione gettare nella
fossa della putrefazione quest’opera infinitamente perfetta, per soddisfare il
Suo capriccio?
7. O Mahal, come devi essere cieco se pensi di trovare in
Me un Artefice così stolto! Ma non ti dice il tuo proprio sentimento, che
vorresti vivere eternamente e che vorresti contemplare sempre di più le Mie
opere infinitamente numerose? Ritieni forse che questo sentimento esisterebbe
in te se tu fossi stato creato soltanto per un’esistenza temporale? In verità,
Io, il tuo Creatore, ti dico che in questo caso tu avresti in te solo un
impulso vitale temporale, e non eterno!
8. Ma siccome in te tu hai un impulso vitale eterno e
puoi spaziare con lo sguardo nell’Infinito, allora tu porti già in te la prova
vivente del fatto che tu non imputridirai nella tua fossa per essere annientato
come una perfettissima opera della Mia mano, bensì per poter, proprio soltanto
con questo mezzo che a te sembra insensato, raggiungere questo nella pienezza e
nella massima perfezione, ciò che in quest’opera preliminare tu percepisci e
desideri in maniera eternamente viva!
9. Vedi, la Terra è un corpo fuori dal quale nascono
molte cose, e tu non sai come avvenga che tutto proceda proprio così; nello
stesso modo avviene pur sempre che il tuo corpo terreno debba essere riposto
nella Terra affinché il tuo corpo spirituale, indistruttibile, risorga per la
vita eterna in ogni pienezza di libertà!
10. Ma riguardo al fatto che le cose stiano veramente in
questi termini, tu hai già avuto le più molteplici prove nella tua vita, dato
che tu hai già parlato con moltissimi il cui corpo era stato deposto nella
terra.
11. Io
dunque ritengo che il rimprovero che Mi hai fatto sia infondato; perciò passa a
qualcos’altro, dato che con questo non Mi obbligherai a darti nessun
risarcimento!»
12. Quando Mahal ebbe udito tale discorso dal Signore,
egli rimase convinto del fatto che il procedere del Signore su questo punto era
perfetto; egli però pensò a Satana e disse al Signore:
13. «Signore, io vedo che, secondo la Tua Parola
eternamente vera, l’allestimento delle Tue opere è buono, poiché Tu sicuramente
puoi raggiungere gli scopi supremi con le Tue opere solo per questa via; ma se
quindi tutto è sorto da Te allo stato di bontà e di perfezione, e se
all’infuori di Te non esiste nulla nell’intera Infinità e quindi tutto ciò che
esiste deve essere buono e perfetto come Te, allora dimmi: quali sono le
origini di Satana e della sua sconfinata malignità? Da dove prende ciò con cui
egli ha sobillato tutti gli uomini contro di Te affinché essi Ti disprezzino e,
se fosse possibile, annienterebbero Te stesso con tutte le Tue opere? Oh,
dimmi: chi è il Creatore e l’Artefice di Satana?»
14. E il Signore disse: «O cieco
sostenitore di ciechi diritti del tuo egoismo, di cosa stai parlando? Hai
dunque dimenticato con quanta perfezione Io abbia creato l’uomo, affinché egli,
fuori dalla Mia Onnipotenza, può fare quello che vuole come un secondo Dio, in
base ad un ordine da lui stabilito liberamente? Ritieni forse che Satana, quale
essere libero, debba essere imperfetto come te? Se tu di fronte a Me puoi fare
ciò che vuoi senza considerare il Mio Ordine, perché questo dovrebbe essere
impossibile al libero spirito?
15. Non devo Io lasciarvi agire come volete, se non voglio
che restiate giudicati nella Mia Onnipotenza? Ma se è così, allora dimMi tu
come avrei dovuto costituire il primo spirito affinché esso, secondo il tuo pensiero, fosse stato obbligato a
operare secondo il Mio Ordine, pur conservando la propria piena libertà di
volere. Oppure non è più vero che la perfezione degli esseri consiste solamente
nel fatto secondo cui essi possono volere e agire del tutto liberamente, sia
pure nel caso in cui ciò sia a favore o contro al Mio Ordine?»
16. A questo punto Mahal rimase nuovamente muto e non
seppe affatto che cosa replicare.
17. Il Signore però riprese a parlare come segue.
[indice]
I rimproveri di Mahal verso il Signore perché si
considera privo di peccati
Il dolore del Signore per essere stato accusato
nonostante il Suo enorme amore per lui
L’apparizione degli angeli e di Waltar mentre il
Signore scompare
8 agosto 1844
1. E poi il Signore disse: «Mahal, figlio
Mio, se tu hai ancora qualcosa contro di Me, allora parla, ed Io ti risponderò
secondo amore, diritto ed equità! Infatti Io vedo che nel tuo cuore si cela
ancora dell’irritazione contro di Me; questa però deve essere prima allontanata
da te, se vuoi aspettarti di avere la liberazione da Me, poiché uno spirito
irritato contro il suo Dio e Creatore non può mai congiungersi con Lui! Parla
dunque!»
2. E Mahal disse: «Signore, ho finora commesso un peccato contro
il Tuo Ordine? Vedi, Tu, come tutti i Tuoi Cieli e questa Tua Terra, devono
rendermi la testimonianza del fatto che in tutti i quattrocentonovant’anni di
questo mio lungo tempo di vita non ho mai peccato né contro di Te, né contro un
angelo, né contro uomini o animali, e nemmeno contro una pietra!
3. Il fatto che io dovetti scendere in pianura per
amore dei miei figli, questo io lo ritenni come un mio dovere di certo
amarissimo, poiché nel mio spirito io scorgevo quali erano le condizioni di mio
figlio Waltar e poi anche di questa mia figlia Agla, che aveva seguito il
fratello.
4. Vedi, Tu affidasti una missione a Waltar ed egli
scese laggiù; ma quando fu arrivato a destinazione, Tu lo abbandonasti, e sua
sorella, anche lei scesa per raggiungerlo, certo senza il Tuo e il mio comando,
Tu la lasciasti inabissare fin nel più profondo inferno, e Tu non Ti curasti
assolutamente del fatto che io, nel mio spirito, ero a conoscenza di tutto. Fu
dunque certamente un amarissimo dovere per me, un anziano vegliardo, quello di
intraprendere il lungo viaggio fino ad Hanoch per tentare possibilmente di
salvare i miei figli!
5. Molte volte io Ti pregai di difendere i miei figli,
sennonché Tu non volesti esaudire le mie preghiere e quindi, in un certo qual
modo, mi costringesti ad andarmene laggiù! Io ci andai, e per quanto
abbandonati da Te avessi trovato i miei figli – Waltar morto e Agla
nell’inferno – tuttavia non mormorai contro di Te, bensì anzi lodai e
glorificai sempre il Tuo Nome santissimo con la parola e con l’azione!
6. Ora però, mentre io ero enormemente straziato nella
pianura, mio fratello ha costruito la cassa secondo il Tuo consiglio per la
conservazione della vita, adesso Tu mi abbandoni come un malignissimo peccatore
e mi lasci andare in rovina come un comunissimo verme della terra. Allora io Ti
domando: “Secondo quale diritto Tu fai
questo? E secondo quale ordine?”. Parla Tu ora come vuoi, ma questa volta
la cosa sta in questo modo, e non in un altro!
7. Anche se Tu ora dici: “Pur avendo chiamato Noè per tale compito, quand’è che Io ho detto che
a te era proibito usare la cassa nel tempo del bisogno?”, ebbene, una
simile scusa non ha alcun valore dinanzi a me, perché Tu mi hai giudicato
appunto per il fatto stesso che non mi chiamasti come Noè, e questo Tuo
silenzio verso di me fu appunto anch’esso una parola che mi precluse l’ingresso
alla cassa e che per conseguenza mi giudicò e mi condannò a morte.
8. E vedi, Signore, questo è propriamente il peccato
da parte Tua verso di me, perché io non ho mai peccato contro di Te! Adesso però
io Ti dico: “D’ora innanzi io voglio
peccare contro di Te, affinché Tu abbia un motivo per proibirmi l’accesso alla
cassa e per rovinarmi con i miei quattro figli, poiché d’ora in poi io non
invocherò più a Te: ‘Signore, salvami!’, bensì Ti invocherò: ‘Signore,
rovinami!’”»
9. A questo punto la faccia del Signore diventò
afflitta, e il Signore disse a Mahal: «O figlio, poiché Io ti avevo così caro a grande
principe dei Miei Cieli, a causa di questo Io volli educarti su questa Terra!
Tu però scorgesti nel Mio Amore troppo grande solo una negligenza da parte Mia
a tuo riguardo; oh, come ti ha reso cieco la tua propria giustizia!
10. Ma affinché tu veda che Io feci preparare questa cassa
non soltanto per Noè, bensì per chiunque voglia entrarvi, allora da questo
momento in poi degli angeli dei Cieli dovranno scendere quali uomini tra gli
uomini e dovranno ammonirli dai peccati e li inviteranno ad entrare in questa
cassa nel tempo del bisogno!
11. Nello stesso modo tu potrai vedere adesso tuo figlio
Waltar e parlargli, ed egli ti darà una testimonianza di Me e ti dirà se Io
l’ho abbandonato così come tu prima Mi hai accusato di aver fatto!»
12. A questo punto il Signore alzò gli occhi in alto,
e nello stesso istante comparvero sulla sommità dell’altura molte migliaia di
angeli, fra i quali si trovava, tutto risplendente, anche Waltar, e costui si
avvicinò a Mahal per consolarlo e per testimoniare della Bontà, dell’Amore,
della Dolcezza, della Pazienza e della Misericordia infinite di Dio.
13. Mahal però chiese a Waltar se fosse proprio lui
Waltar e se come tale, vivesse.
14. E Waltar allora al cospetto di Mahal attestò la
pienissima autenticità del suo essere.
15. Solamente allora si iniziò in Mahal una
conversione del proprio pensiero di fronte al Signore. Però il Signore ora
scomparve, affinché Mahal non venisse giudicato; ma gli angeli e Waltar
rimasero.
[indice]
Lo spirito di Waltar parla col padre spiegando il
perché Dio Lo si vede a tratti
Il pentimento di Mahal
Il perdono del Signore da una nuvola luminosa
9 agosto 1844
1. Mahal però, non vedendo più il Signore, domandò a Waltar
che cosa fosse avvenuto ora del Signore, dato che egli non poteva più scorgerLo
fra i numerosi messaggeri dal Cielo.
2. E Waltar gli rispose: «O Mahal, vedi, il
fatto che Egli si sia nascosto ai tuoi occhi è una nuova prova della Sua
infinita Bontà e Amore, poiché se adesso Egli fosse ancora visibile dinanzi a
te, tu saresti già giudicato attraverso la potenza della Sua visibile presenza,
la quale ora ti avrebbe afferrato ed attratto verso di Lui con indescrivibile
violenza, ma in questa violenta attrazione tu avresti perduto tutta la libertà,
e il tuo spirito sarebbe andato incontro alla morte!
3. Vedi, questa cosa il Signore la vide molto bene,
perciò Egli scomparve ai tuoi occhi! Infatti vi è una differenza infinita tra
Creatore e creatura, e il rapporto tra i due è come quello tra il giorno e la
notte, oppure tra la vita e la morte!
4. Anche il Sole vivifica tutta la Terra con la sua
luce, perché da lui discendono gli spiriti vitali nella creazione organica di
questa Terra ed essi animano tutti gli spiriti morti ad una più libera attività
nei loro organi, e poi tu ben presto vedi il terreno verdeggiare e fiorire in
ogni specie di piacevoli forme, le quali sono appunto opera dei nuovi spiriti
animati negli organi di questa Terra!
5. Ma se invece il Sole risplendesse continuamente in
cielo con la stessa intensità che ha a mezzogiorno e se il giorno non si
alternasse con la notte, apportatrice del riposo necessario dopo ogni attività,
ebbene, che cosa succederebbe in poco tempo di tutte le cose che sono sopra il
terreno? Vedi, esse inaridirebbero e finirebbero col bruciare completamente! Ma
questa sarebbe certamente la morte più evidente delle cose!
6. Vedi, ancora più grave sarebbe la presenza costante
e visibile del Signore, poiché in questa presenza nessun essere potrebbe
conservare la vita!
7. Oppure, vedi, anche noi che viviamo in spirito nel
regno dell’eterna luce di Dio, facciamo a meno per lo più della presenza
visibile del Signore! Noi vediamo bene la Sua luce nella quale Egli dimora,
però Lui non Lo vediamo; nello stesso modo in cui tu vedi pure la luce del
Sole, però non il vero e proprio Sole stesso, il quale si trova dentro
all’involucro di luce, l’unico ad essere visibile a te.
8. Ma tutto ciò testimonia dell’infinita Bontà e Amore del Signore, il
Quale con tutta la Sua infinita Sapienza e Onnipotenza, dedica continuamente
ogni Sua cura a formare e consolidare in libertà i Suoi figli, così che un
giorno essi possano reggere perfino per l’eternità alla Sua presenza visibile,
senza il minimissimo danno per la loro libertà. Oh, dimmi: – non sei
soddisfatto di tali disposizioni del Signore?»
9. A questo punto dagli occhi di Mahal cadde come un
velo, ed egli vide la sua grave ingiustizia che aveva perpetrato contro il
Signore con tale chiarezza, che cominciò a piangere forte ed esclamò: «O Padre
eternamente buono, potrai mai in eterno perdonarmi la mia gravissima
presunzione contro di Te?»
10. E una voce, fuori da una luminosa nuvola vicina, disse: «Figlio Mio, Io ti
avevo perdonato già molto tempo prima che tu avessi peccato; sii dunque
tranquillo, ed ama Me, il tuo Padre santo!»
11. Dopo di che la nuvola luminosa si ritirò verso il
Mattino, e divenne invisibile, e tutti gli angeli e gli uomini sull’altura
adorarono l’immensa Gloria di Dio!
12. Quello che avvenne poi, lo vedremo in seguito!
[indice]
Ancora l’angelo Waltar spiega le ragioni dell’ultimo
tentativo di Dio di ammonire gli uomini
L’acqua sotterranea della Terra, quale fosse sangue, è
cento volte quella dei mari
Gli angeli partono per la pianura
10 agosto 1844
1. Dopo tale sublime atto di adorazione all’Altissimo,
l’angelo Waltar parlò nuovamente a Mahal dicendo: «Dunque, Mahal,
procreatore del mio corpo terreno di un tempo, è giunto il tempo in cui vanno
ricordate le parole: “Andate, e adempite
la Mia Volontà!”. Io però non ho bisogno di annunciarti tali cose, poiché
il Signore stesso te le ha rivelate e ti ha detto le ragioni per cui Egli ci ha
chiamato dai Cieli.
2. Vedi, ora si tratta dell’ultimo, straordinario tentativo di salvare gli
uomini della Terra! Se questo non riesce, allora è certo che anche il Signore
permetterà che gli uomini maligni trovino nel loro stolto affaticarsi il loro
proprio giudizio e la loro rovina; e questo sarà per gli spiriti degli uomini
nuovamente inghiottiti dalla materia, almeno una lezione molto penetrante, che
insegnerà loro come le creature, alle quali Dio ha dato la libertà suprema
della vita, non devono mai intervenire distruttivamente nel grande Ordine di
Dio in maniera così stolta e sconsiderata!
3. Dio stesso ha posto le montagne sulla Terra e le ha sistemate per la
loro millecupla utilità, e sotto le montagne ha scavato dei grandi e profondi
bacini d’acqua nei quali è contenuta cento volte tanta acqua quanta ce n’è nei
mari della superficie terrestre. E quest’acqua sotterranea è come il sangue
della Terra che ha la sua circolazione attraverso gli ampi canali della Terra,
e per lo più produce, secondo l’Ordine del Signore, il movimento sempre uguale
della Terra e di conseguenza la sua vita organica interna, poiché anche un
corpo mondiale deve avere una vita se deve essere un portatore e sostentatore
della vita.
4. Ma se ora gli uomini, come tanti vermi roditori, si
sono attaccati alle montagne e perforano sotto di esse dappertutto alla
profondità di migliaia e migliaia di klafter e le distruggono e con ciò aprono
le vene alla Terra, allora io dico: “Di chi sarà la colpa e il Giudizio se quei
ciechi stolti vi troveranno la loro rovina?”
5. Ma se tu avessi deposto in qualche luogo un otre
pieno d’acqua, e poi venissero i vermi e lo perforassero, una volta che fosse
qua e là bucato, l’acqua non irromperebbe con violenza fuori dalle aperture e
non affogherebbe tutti i maligni vermi roditori?
6. E vedi, precisamente in questo modo accadrà qui con
gli uomini e, per mezzo loro, anche con tutti gli animali e le cose! E vedi,
questo è anche il vaso del quale nei tempi antichissimi fu profetizzato che
sarebbe traboccato per il giudizio di ogni creatura di quel luogo laddove si
fosse trovata colma la misura degli orrori degli uomini!
7. Tu però rimani qui e istruisci coloro che
eventualmente verranno a cercare la salvezza; però gli scellerati cacciali via
con grandine e fulmini!
8. E ora che tu sai interamente come stanno le cose,
non litigare più in futuro con il Signore, bensì rimani nel tuo antico ordine,
e così tu, al pari di tuo fratello, otterrai la salvezza secondo i piani
sapientissimi del Signore!»
9. Dopo queste parole tutti gli angeli dissero: «Amen!» e poi
abbandonarono l’altura per recarsi giù in pianura.
10. Invece, cosa fecero là nel corso di cinque anni e
come essi condussero a Noè gli animali insieme al foraggio nell’arca, questo
verrà narrato prossimamente!
[indice]
L’attività dei dodicimila angeli nella pianura
Le montagne sono dei coperchi su enormi bacini d’acqua
sotterranei
12 agosto 1844
1. Ma quale successo ottennero dunque tali
straordinari messaggeri nella pianura?
2. I dodicimila angeli si recarono anzitutto ad
Hanoch, dove essi trovarono solo il re Gurat con il capitano Drohuit, già da
molto tempo restituito a libertà, intenti a leggere i rapporti di Fungar-Hellan
riguardo alle sue operazioni di guerra contro Dio.
3. Questi messaggeri celesti, arrivati ad Hanoch, si
divisero, e solo cento si recarono nel castello del re, che però mise subito da
parte i suoi rapporti di guerra e, concessa udienza a quei presunti deputati,
li accolse come al solito con la massima cortesia politica e cortigiana, e
chiese ad essi i motivi della loro venuta.
4. E subito si fece avanti l’angelo Waltar e disse a Gurat: «Gurat, non riconosci più il viceré assassinato Waltar,
il fratello di Agla?»
5. A questo punto lo spavento si impadronì del re e
più ancora di Drohuit, poiché entrambi riconobbero subito l’inconfondibile
Waltar e non seppero cosa fare di fronte a questa apparizione.
6. Solo dopo qualche tempo il re domandò a Waltar:
«Com’è possibile? O Waltar, non fosti ucciso dagli sgherri di tua sorella?
Com’è che ora vivi? Infatti, era inconfondibilmente la tua testa quella che gli
assassini portarono quella volta ad Agla, che poi la fece imbalsamare!»
7. E Waltar rispose: «Sì, Gurat, io sono interamente lo stesso
Waltar! Ma ora vivo per l’eternità in un corpo nuovo, spirituale e
indistruttibile che fa parte del mio spirito e che è completamente una cosa sola con me! E così io sono ora un
messaggero di Dio dai Cieli come tutti costoro che sono qui e come moltissimi
altri ancora che sono già sparpagliati per la città per predicare al popolo
l’imminentissimo Giudizio di Dio, così come anche noi abbiamo qui la missione
di annunciarti la stessa cosa, e cioè che voi ora siete già quasi
irrimediabilmente perduti!
8. Infatti le vostre guerre contro i popoli dell’altopiano vi hanno
procurato la sicura rovina, poiché la vostra scienza e conoscenza vi ha portato
a conoscere dei mezzi che voi ora applicate e con i quali distruggete le montagne
dalle fondamenta rendendole come mucchietti di arvicole[44],
senza sapere ciò che si trova sotto le montagne della Terra!
9. Vedi, le montagne sono dei coperchi di grandi acque
sotterranee, e per questo motivo, secondo l’Ordine di Dio, sono per lo più
congiunte per mezzo di dure pietre contro cui nulla possono nuocere le acque
sotterranee!
10. Ebbene, se voi distruggete queste poderose difese
contro le acque sotterranee, non cominceranno forse le stesse ad irrompere con
violenza sulla superficie della Terra, e non saliranno poi fin oltre le massime
montagne annegando voi tutti?
11. Venti nuovi poderosi torrenti hanno già
cominciato, a centoventi miglia (890 km)
da qui, a convertire la pianura in un lago, e oggi se ne aggiungeranno altri
cinque, e così ogni settimana se ne aggiungeranno degli altri! Dimmi: “Quale
potrà essere la vostra sorte da qui a non molto?”».
12. A questo punto Gurat rimase enormemente sbalordito
e lo spavento all’inizio gli troncò la parola; ma Waltar gli consigliò quindi
di fuggire subito sull’altura, dove avrebbe potuto trovare ancora salvezza se
egli avesse voluto fare così.
13. Quello che accadde poi, lo vedremo in seguito!
[indice]
Le incredibili risposte di Gurat e di Fungar-Hellan
Le infruttuose ammonizioni degli angeli alla
popolazione di Hanoch e all’intero Paese
13 agosto 1844
1. Ma quando Gurat ebbe sentito un tale suggerimento dall’angelo Waltar,
egli disse: «Amico che provieni dai Cieli o forse da qualche parte della Terra!
Il tuo consiglio è molto amichevole ed ispirato a buone intenzioni, tuttavia
dalle tue parole di ammonimento si può dedurre che tu e la tua compagnia siete
o dei creduloni, oppure siete dei delegati camuffati degli abitanti
dell’altopiano fuggiti da qualche parte e vorreste ora, con il pretesto della
vostra missione molto mistica quali messaggeri dai Cieli, incutermi timore per
indurmi a fuggire presto da qui e così poi voi potete impadronirvi di Hanoch!
2. Sappi tu, mio caro Waltar secondo, che qui ad
Hanoch non siamo tanto stolti da credere così velocemente a tutto quello che ci
da ad intendere qualche vagabondo della montagna! Al primo momento sono rimasto
effettivamente sorpreso di scorgere in te un Waltar; però durante le tue parole
ammonitrici, sicuramente anche per intervento di un sapiente genio, mi sono
ricordato che tra gli uomini ci sono dei casi di fratelli gemelli e dei casi di
sorprendenti somiglianze! E proprio questo sarà anche il caso tuo e del mistico
Waltar, e allora tu, che sicuramente hai appreso in qualche modo la sua sorte,
vorresti adesso spacciarti per lo spirito di Waltar; però gli spiriti di sicuro
non hanno un aspetto così corporeo come il tuo!
3. Io ora potrei farvi gettare in una prigione per la vostra grande
sfacciataggine, sennonché la crudeltà non mi è mai appartenuta! Perciò vi
lascio andare indisturbati così come siete venuti, dato che le parole
ammonitrici da voi rivoltemi sono state amichevoli, almeno all’apparenza; ma
per quanto riguarda le vostre asserzioni, io non potrò crederci prima di aver
visto le vaste pianure intorno ad Hanoch solcate da imbarcazioni! Allora
seguirò il vostro consiglio! E ora andate e ritiratevi in pace!»
4. A questo punto Waltar disse: «Gurat, sai quello che ti dirò ora? Vedi, io
non ti dico altro che questo: “Quando intorno e dentro ad Hanoch ci si sposterà
con imbarcazioni, e quando tu ancora prima vedrai che noi qui condurremo,
attraverso Hanoch, una grande quantità di animali lassù da Noè per essere
raccolti nell’arca per una seconda Terra rinnovata, allora per te sarà già
troppo tardi!
5. Poiché, quando i vapori sfuggiti dall’interno della
Terra cominceranno a condensarsi nell’aria e cominceranno a precipitare in
potenti masse come forti flutti d’acqua, allora Noè si troverà già da molto
tempo con i suoi dentro la cassa per l’acqua; e allora nessuno potrà più essere
accolto. E chi tenterà di avvicinarsi a questa, costui verrà spinto via di là e
ucciso dalla grandine e dai fulmini!”
6. Ora tu sai tutto; e la nostra straordinaria
missione da te è finita! Fa’ ora quello che vuoi e credi a ciò che vuoi, poiché
è Volontà del Signore che nessuno debba essere sottoposto ad una costrizione!»
7. Dopo queste parole, questi angeli si allontanarono
e si recarono istantaneamente nella regione dove agiva Fungar-Hellan, e rivolsero a questo eroe dei forti ammonimenti.
8. Ma costui li minacciò e disse loro: «Noè dimora per me troppo
in alto; perciò il prossimo anno io renderò alquanto più basse anche le sue
montagne e poi esaminerò più comodamente la cassa
della salvezza!»
9. Gli angeli però non parlarono più con lui, poiché
egli era già del tutto maligno e completamente contro Dio.
10. Da quel luogo gli angeli si recarono da tutto il
popolo del Paese e predicarono ad esso; ma gli abitanti, nonostante molti
prodigi operati, non mostrarono alcuna fede, né ascolto, perciò desistettero
ben presto dalle loro prediche e si dedicarono invece alla raccolta degli
animali.
11. Quello che accadde poi, lo vedremo in seguito!
[indice]
Spiegazione sul modo in cui furono portati gli animali
nell’arca e come poterono essere nutriti per circa sei mesi
Prima di ogni
catastrofe mondiale il Signore avverte sempre l’intera umanità con apparizioni
e segni straordinari
14 agosto 1844
1. Che questi dodicimila straordinari messaggeri
provenienti dai Cieli radunassero gli animali con la massima facilità ed anche
provvedessero al loro nutrimento, questo si comprende da sé.
2. Proprio questo avvenimento però, viene menzionato
qui più da vicino in modo critico, affinché con il tempo i criticoni non siano
indotti a domandare come abbia fatto Noè a radunare tutti gli animali e come
abbia fatto a nutrire questo enorme zoo.
3. Infatti se a Me, il Signore, è sempre possibile con
tutta facilità mantenere giorno per giorno il grandissimo zoo mondiale, Mi sarà
stato possibile anche allora mantenere lo zoo di Noè dentro l’arca per il tempo
di circa mezzo anno!
4. Il fatto che nello stesso tempo i Miei angeli
provvedessero visibilmente all’opera di approvvigionamento del devoto Noè e
ancora di molte altre persone, ciò non fa alcuna differenza rispetto al
consueto mantenimento quotidiano delle Mie creature, poiché questo è un uguale
compito degli angeli provenienti da Me, e la visibilità di questi non fa alcuna
differenza.
5. Se in questo tempo gli uomini fossero appunto
devoti quanto lo era Noè, anch’essi vedrebbero piuttosto frequentemente come
degli angeli in grandissimo numero sono del tutto affaccendati giorno e notte a
mantenere il Mio grande zoo mondiale, ma gli uomini attuali (1843), con gli occhi
grossolanamente mondani, che per la maggior parte sono molto più cattivi di
quelli del tempo di Noè, non vedranno mai tutto questo lavoro degli angeli!
6. Se però si volesse domandare: “Com’è stato possibile allora, al tempo di Noè, che anche gli uomini
assolutamente malvagi poterono vedere come gli angeli riuscirono a condurre gli
animali e a trasportare il loro nutrimento in grandi quantità?”
7. Allora Io dico: «Una cosa simile la fa sempre la Mia
misericordia prima degli inizi di una generale sciagura del mondo, che gli
stolti uomini si preparano sempre da se stessi in seguito alla loro grande
ignoranza in tutte le cose del mondo! All’avvicinarsi e prima di ogni sciagura,
gli uomini vengono sempre avvertiti, mediante straordinarie e anticipate
apparizioni, ad abbandonare il luogo dove si trovano e a porsi fiduciosamente
sotto la Mia protezione, dove di certo non potrebbe accadere loro nulla di
male; sennonché gli uomini, quali beati possidentes (beati possidenti), di fronte
ad una sciagura sono sempre sordi e ciechi, e sono spesso più stupidi delle
bestie, e lasciano che su di loro si riversi ogni avversità, piuttosto che fare
attenzione ai segni e mettersi subito sotto la Mia protezione.
8. Ma se
già le piccole sciagure locali Io le faccio precedere mediante segni
straordinari, quanto più farò Io questo nel caso di una disgrazia del mondo
così grande e generale, come fu quella al tempo di Noè! E così il diluvio
giustifica sicuramente la precedente attività visibile degli angeli provenienti
dai Cieli!
9. E
certamente una tale apparizione è anch’essa un giudizio per gli uomini; ma
quando ci si trova di fronte a due mali e si deve prenderne uno, allora si
sceglie anzitutto il minore per evitare con ciò il maggiore quanto possibile,
considerato oltre a ciò che una piccola ferita la si può sicuramente guarire
prima di una grande! Quando però l’aver adottato il male minore non offre più
nessuna protezione, allora è certo che debba seguire da sé il male maggiore, nel
quale il maligno deve trovare la sua fine».
10. Io ritengo che il motivo di questa visibile azione
degli angeli sia ora sufficientemente dimostrata, e così ora noi possiamo di
nuovo ritornare al racconto della storia!
11. Quale sensazione venisse poi suscitata ad Hanoch
alla vista degli angeli che conducevano gli animali da loro radunati, questo lo
vedremo prossimamente!
[indice]
Il corteo degli angeli con gli animali radunati passa
tra le vie di Hanoch
L’ultimo appello
ammonitore agli hanochiti e al loro re
16 agosto 1844
1. Quando gli straordinari messaggeri, dopo che furono trascorsi quattro
anni, giunsero ad Hanoch con gli animali che essi avevano radunato, questo
suscitò una grande sensazione, poiché questi messaggeri conducevano gli animali
in modo libero e non dentro a delle gabbie come era in uso a quel tempo; e il
modo del tutto particolare attrasse l’attenzione degli hanochiti e si
meravigliavano del fatto che quella quantità quasi innumerevole di animali di
ogni specie, forma, grandezza e natura procedesse insieme in pacifissimo ordine
come fossero agnelli.
2. E i messaggeri, passando così per tutte le viuzze e le strade,
gridavano a tutta la gente: «Vi è concesso ancora
un breve tempo; convertitevi a Dio il Signore, e venite del tutto fiduciosi con
noi fino all’altura di Noè, e voi tutti sarete salvati, per quanto numerosi
poteste essere!
3. Poiché vedete, noi non
siamo degli uomini uguali a voi, e questo ve lo dimostra l’uguale obbedienza di
questi animali che sono assolutamente diversi nella loro natura e che tuttavia
ci obbediscono senza eccezione come fossero tutti agnelli, mentre tra di loro,
dall’elefante al ghiro, voi potete vedere gli animali più selvaggi e più
feroci!
4. Un grande potere ci è
dunque concesso! E per quanto da parte di Noè non sia stata preparata per via
naturale che un’unica cassa di salvezza per la conservazione di migliaia di
creature e che quindi nella stessa non potreste trovare ricovero voi che siete
milioni, ebbene tutto ciò non pregiudica affatto la vostra salvezza, perché,
nel caso di una vostra vera conversione a Dio, noi in un istante siamo in grado
di costruire centomila di tali casse della salvezza, entro le quali voi
potreste tutti passare ad una Terra rinnovata rimanendo perfettamente incolumi!
5. Ascoltate: questa è
l’ultima chiamata di Dio che giunge ai vostri orecchi! Abbandonate tutto e
seguite questa chiamata, perché nel giro di un anno a partire da oggi tutti i
vostri luoghi di residenza e le grandi proprietà terriere giaceranno sommerse
sotto tremila klafter (5700 m) d’acqua e di fango!»
6. Tuttavia neanche questa chiamata ebbe alcun
effetto; e la gente non fece che ridere alle spalle di costoro che venivano
ritenuti maghi e domatori di belve, lasciandoli del resto liberamente girare e
gridare a loro piacimento.
7. Essi però si presentarono ancora una volta al re e
lo invitarono a seguirli.
8. Ma costui non diede loro nessuna risposta, bensì
lasciò che se ne andassero come erano venuti senza avere ottenuto niente.
9. Allora i messaggeri, del tutto afflitti, uscirono
dalla città e si avviarono verso l’altura con gli animali che avevano raccolto.
10. Quello che accadde poi, lo vedremo in seguito!
[indice]
I messaggeri con gli animali arrivano sull’altura di
Noè
Le disposizioni degli angeli per l’alloggiamento degli
animali nell’arca
Il giorno limite per l’accoglienza della gente in
cerca di protezione
17 agosto 1844
1. Quando quei messaggeri straordinari giunsero con
gli animali raccolti sull’altura da Noè, vennero loro subito incontro Noè e suo
fratello Mahal, ed entrambi non poterono nascondere la loro meraviglia per la
grande quantità di animali e per la varietà delle forme, e per il loro diverso
modo di comportamento.
2. Ma gli angeli dissero a Noè: «Apri la porta dell’arca, affinché noi
possiamo far entrare gli animali negli scompartimenti loro destinati; il loro
nutrimento lo deporremo noi in ciascun scompartimento, ed essi, guidati dal loro
istinto, ne consumeranno giornalmente tanto quanto sarà necessario per
mantenersi in vita!
3. Tu dunque non ti dovrai occupare di niente altro
che di abbeverarli, cosa questa che ti sarà facile. Vedi, dato che la cassa
resterà immersa nell’acqua per più della metà della sua altezza, allora fa un
foro all’altezza del piano di mezzo e applica all’interno una cannula della
botte! Aprendo poi il rubinetto, potrai subito ottenere quel quantitativo
d’acqua che ti occorrerà.
4. Finché il Signore non permetterà l’inizio della
pioggia, lascia pure aperta l’arca affinché gli animali possano uscire ed
entrare liberamente, e possano cercarsi la bevanda e il cibo fresco da soli;
tuttavia non devi cambiare la destinazione dei vari scompartimenti, né disporre
o sistemare gli animali in ordine diverso da come li abbiamo sistemati noi
adesso!
5. Sotto a questo riguardo non occorre che tu ti
occupi d’altro, perché, per ciascun animale e a tale scopo, noi abbiamo deposto
nel rispettivo scompartimento il rispettivo nutrimento, e ciascun animale
riconoscerà da ciò il suo scompartimento!
6. Non è neanche necessario che tu ti prenda cura
della pulizia dei vari scompartimenti, perché essi verranno puliti senza che tu
ti affatichi.
7. E la finestra del tetto lasciala sempre aperta per
ora, affinché gli uccelli possano entrare nell’arca! Per quanto poi riguarda il
nutrimento, a questo provvederemo noi; tu e i tuoi non avrete da occuparvi che
dell’acqua!
8. Il Signore stesso ti avvertirà quando sarà giunto
il momento di chiudere l’arca e poi di impeciare saldamente la porta!
9. Se prima dell’inizio della pioggia venisse da te
della gente alla ricerca di protezione, allora tu la devi accogliere; ma quando
la pioggia sarà cominciata, allora a nessuno deve essere più concesso di
entrare nell’arca!
10. E ora tu sei a conoscenza di tutto; il Signore sia
con te! Amen!»
11. Detto questo, gli angeli scomparvero e Noè se ne
andò con tutti i suoi e rese lode e gloria a Dio.
12. Mahal però, come uno studioso di scienze naturali, si
dedicò con i suoi figli ad esaminare gli animali e, alla vista di questo zoo,
ebbe una grande gioia.
[indice]
Mahal si sfoga contro gli angeli e contro Dio pensando
di essere stato escluso dall’arca
Agla invece si pente, invoca la misericordia di Dio e
l’angelo Waltar la fa scomparire all’istante
19 agosto 1844
1. Dopo che Noè ebbe lodato e glorificato Dio, entrò
nell’arca ed esaminò come erano stati sistemati gli animali, e poi cercò, al
piano mediano, un posto adatto per applicarvi il rubinetto dell’acqua.
2. Una volta trovato il posto ed applicato il
rubinetto, salì al terzo piano e qui trovò suo fratello Mahal, il quale era
appunto intento a consigliarsi con i suoi figli riguardo al fatto che gli
angeli non avevano menzionato nemmeno una sillaba nei suoi riguardi, mentre
tutto quello che essi avevano detto si riferiva soltanto a Noè, e in
particolare era del tutto arrabbiato per il fatto che gli angeli avevano
impartito a Noè istruzioni precise riguardo al mantenimento degli animali,
mentre non avevano fatto cenno, neanche con una sillaba, al mantenimento suo e
dei suoi figli!
3. E alla presenza di Noè, che però Mahal non aveva ancora visto
dato che in quel momento si trovava dietro alla parete di uno degli
scompartimenti, egli disse: «Sono dunque io da meno degli animali dinanzi al
Signore? Questi hanno i loro alloggi e il loro nutrimento sufficiente, ed è
stato provveduto alla loro conservazione; ma che cosa abbiamo noi?
4. E così, pure gli angeli hanno sempre parlato della
conservazione di Noè e dei suoi; ma della nostra conservazione non è stata
detta la minimissima parola! Ma che cos’altro ci hanno fatto intendere con ciò
gli angeli, se non che l’arca non è stata costruita per noi, bensì unicamente e
soltanto per Noè e per i suoi, e per gli animali!
5. Io però so quello che farò! Vedete, qui c’è ancora
una quantità di legname lavorato; io parlerò con Noè e con i suoi servitori
affinché costruiscano una mia propria cassa nella quale noi troveremo posto, e
così Noè potrà poi dimorare da solo con i suoi nella grande cassa!
6. Se il Signore vorrà conservarci, allora ciò è bene e buono, ma se Egli
non lo vorrà, allora io non Lo pregherò per questo, perché in tali difficili
circostanze l’intera essenza della vita è comunque diventata per me una cosa
ripugnante!»
7. A questo punto Agla disse: «O padre, io ritengo che tu parli troppo,
poiché vedi, io pure ho visto Waltar ed egli ha visto me, e lui non mi ha
consolata; e tuttavia io non mormoro contro il Signore! Perché dunque fai
questo, nonostante tu ricevesti la consolazione suprema dal Signore stesso?
8. Tuttavia, da parte mia dico: “O
Signore, sia fatto di me, che sono la più grande peccatrice, secondo la Tua
misericordia!”. E se io devo diventare una preda della morte, allora sia lodato
e glorificato il Signore anche per questo!»
9. Queste parole di Agla piangente stupirono
notevolmente Mahal, e allora Noè si fece avanti e lodò Agla per tali giuste
parole dinanzi a Dio.
10. Ma istantaneamente un angelo splendente stette dinanzi ad Agla
e le disse: «Agla, vedi, tu non diventerai mai una preda della morte, bensì
soltanto una preda della vita per l’eternità! E così porgimi la tua mano e
segui me, tuo fratello Waltar!»
11. Allora Agla porse la mano all’angelo e scomparve
istantaneamente; e di lei non rimase altro che le sue vesti ed un po’ di cenere
dentro ad esse.
12. Questo fenomeno suscitò in tutti il massimo
sbalordimento, ed essi non sapevano come ciò fosse accaduto.
13. Soltanto Noè si riprese, ed egli si prostrò sulla
sua faccia e lodò e glorificò Dio oltre misura.
[indice]
Il rimprovero di Noè al mormorante Mahal
La costruzione di una piccola arca per Mahal e per i
suoi
20 agosto 1844
1. Dopo che Noè ebbe lodato e glorificato il Signore per un’ora,
perché Egli aveva accolto la figlia perduta di suo fratello in un modo così
straordinariamente benevolo nel Regno, eternamente vivente, degli spiriti
proveniente da Dio, si risollevò da terra, si rivolse a suo fratello Mahal e
gli disse:
2. «Fratello, non vorrai mica litigare di nuovo con
Dio, il Signore, per averti Egli concesso una Grazia così infinitamente grande?
Vedi, in te non c’è altro che la pura superbia nascosta!
3. Vedi, tu in segreto ti irriti sempre per il fatto
che il Signore abbia scelto me e non te per costruire l’arca, e per il fatto
che tu non sia stato particolarmente chiamato e scelto da Lui in una qualche
occasione! E siccome non hai nessun altro con cui poter litigare a causa di
ciò, allora sfoghi la rabbia della tua superbia sul Signore stesso, e qualora
se ne presenti una qualche occasione, tu Lo vuoi addirittura sfidare!
4. Invece, domanda a te stesso se ti sembra giusto ed
equo un tale comportamento verso Colui che, quattro anni fa, ti chiamò
amorevolissimamente figlio Suo! Ritieni forse che il Signore si lascerà sfidare
da te?
5. Vedi, Satana sta sfidando il Signore già da tempi immemorabilissimi! Ma
che cosa ha ottenuto con ciò? Infatti, tutto quello che Satana vuole, il
Signore non lo farà mai! E così Satana rimane sempre lo schiavo bastonato della
sua propria testardaggine, la quale è un frutto della sua stoltezza; il Signore
però rimane eternamente il Signore e fa ciò che vuole senza voltarsi al chiasso
dei pazzi del mondo!
6. Fratello, è dunque tanto difficile umiliarsi
dinanzi al santo e ottimo Padre ed accettare gradevolmente il Suo santo Ordine?
7. Eppure, il Signore ti ha dimostrato chiaramente
come non ti abbia mai precluso la cassa del Suo Amore, della Sua grazia e
misericordia, e per conseguenza di certo neppure quest’arca!
8. Ma se tu, mosso da rabbia segreta, vuoi escluderti
da te stesso, ritieni forse che il Signore vorrà poi tirarti dentro per i
capelli? Oh, separati dalla tua stoltezza e non mettere la Pazienza del Signore
sempre e di nuovo alla prova, allora troverai presto anche per te un posto qui
nell’arca!»
9. Queste parole di Noè, dette con le migliori
intenzioni, ebbero però poco effetto su Mahal, ed egli insistette perché fosse
costruita per lui una propria cassa.
10. E Noè allora fece secondo il desiderio di suo
fratello e dispose affinché per lui fosse costruita una piccola cassa lunga
quattro klafter (7,6 m) e alta due (3,8 m), però senza scompartimenti
all’interno.
11. Quello che accadde poi, lo vedremo in seguito!
[indice]
Noè consegna a Mahal la sua piccola arca della
salvezza
Ancora una provocazione insolente di Mahal al Signore
Una Voce giudicatrice, poi i tre figli di Mahal sono
istantaneamente consunti dal fuoco divino
21 agosto 1844
1. Quando Noè fu pronto con la piccola cassa destinata a Mahal, gli
disse: «Ebbene, ecco qui completata la cassa della tua testardaggine! Vedi però
che il Signore voglia benedirla per te e per i tuoi tre figli; altrimenti essa
potrà offrirti ben poca sicurezza!
2. Io l’ho già benedetta mediante la costruzione;
sennonché questa benedizione sarà inutile senza la benedizione del Signore!
Perciò presentati dinanzi al Signore, rendi a Lui onore e pregaLo, affinché
Egli ti benedica la cassa per la tua sicurezza!»
3. Mahal però disse: «Tu parli secondo il tuo punto di vista e
non conosci la mia necessità! Non sono io, forse, un uomo come te, e non
abbiamo un padre e una madre? A te il Signore ha ordinato perfino di costruire
questa tua arca indicandone le misure per la tua salvezza, a te che non Lo
avevi tuttavia pregato. Invece per quanto riguarda me, Egli ha lasciato che io
me ne andassi in giro sulla Terra come una bestia selvaggia per amore dei miei
figli, e non mi ha detto niente riguardo al fatto che anch’io mi dovevo
costruire un’arca della salvezza!
4. Egli certamente mi parlò attraverso il sentimento e
laggiù nella pianura mi indicò quello che avrei dovuto fare e che poi feci
sempre, ma Egli non mi disse mai qualcosa di determinato di una salvezza.
Eppure io ero tuttavia altrettanto puro come lo sei tu!
5. E vedi, in ciò consiste la necessità del mio cuore;
ed io perciò non farò nulla ed attenderò che il Signore voglia espressamente
pronunciarsi! Quando mi rivolgerà determinate parole, allora anch’io agirò con
determinazione secondo la Sua parola! Io però non intendo costringere il
Signore a fare qualcosa, né con preghiere né con sacrifici, e piuttosto che
influenzare il Signore nella Sua libertà d’azione, voglio andare incontro alla
rovina!
6. Se Lui vuole benedire questa cassa per me, allora
lo farà anche senza la mia preghiera, nella stessa maniera di come, senza la
tua preghiera, ha comandato a te di costruire l’arca; se però non lo vuole,
allora io non farò uso della cassa, bensì condividerò coraggiosamente con la
mia famiglia l’aspro destino di milioni di creature e per di più sarò ancora un
testimone di come gli uomini cattivi espieranno i loro misfatti! Amen!»
7. E detto questo, Mahal si alzò e con i suoi tre
figli e si recò in un bosco, e là rimase in attesa della parola del Signore.
8. Il Signore lasciò che egli vagasse per tre giorni,
ma il quarto giorno il cielo cominciò a ricoprirsi di nubi.
9. Allora l’irritazione di Mahal scoppiò contro il
Signore e si mise a litigare violentemente con Dio, e questo in un tono che non
sarà mai più conosciuto sulla Terra.
10. Quando Mahal ebbe dato sfogo alle sue bestemmie
fino ad avere la voce roca, allora un fuoco dalle nubi scese a terra dinanzi a
Mahal, e fuori dal fuoco una Voce disse:
11. «Mahal, tu, degenerato! Io sono stanco delle tue
bestemmie! Se tu non ritieni Me, tuo Dio e Signore, degno di alcun onore,
allora neppure Io ti ritengo degno di salvezza!
12. E allora rimani dunque qui, e sii un testimone della
Mia ira sopra la Terra e sopra di te; però i tuoi figli, dato che essi non si
sono uniti alla tua canzone, Io li toglierò via da te e così tu dovrai imparare
a conoscerMi almeno nella Mia ira, dato che non hai voluto riconoscerMi nel Mio
Amore! Così avvenga!»
13. A questo punto il fuoco afferrò i tre figli e li
consunse in un attimo. E Mahal rimase ora solo e del tutto ammutolito dal
terrore.
14. Quello che accadde poi, lo vedremo in seguito!
[indice]
La fuga di Mahal verso un’alta rupe e poi nella grotta
di Adamo dove chiede scusa al Signore
La promessa che
non morirà annegato nei flutti
Noè invitato ad
entrare nell’arca coi suoi
22 agosto 1844
1. Noè intanto aveva mandato qualcuno in cerca di
Mahal, ma il Signore non volle che costui venisse nuovamente trovato da Noè sul
terreno.
2. Mahal nel frattempo salì su un’alta rupe dopo aver preso con sé delle
radici, del pane e del formaggio per una ventina di giorni; e siccome da quella
rupe scaturiva una sorgente, allora egli si trovò provvisto, per quel che riguarda
il vitto, tanto di cibo che di bevanda.
3. Su quella rupe egli trascorse sette giorni. Ma
siccome il cielo andava sempre più ottenebrandosi di giorno in giorno, allora Mahal si alzò dalla sua rupe,
prese le sue vettovaglie e andò nella famosa grotta di Adamo.
4. E quando vi fu faticosamente giunto, egli parlò
così tra sé: ‘Io sono diventato vecchio e
stanco, e il Signore mi ha privato di ogni appoggio; vuole forse Egli essere
ringraziato, lodato e glorificato anche per questo?
5. Sì, Signore!
Adesso, che attraverso la Tua oppressione sono diventato peccatore dinanzi a
Te, adesso soltanto io voglio esaltarTi, lodarTi e glorificarTi, poiché quando
mi schiacciasti io ne risentii dolore, e mi contorsi come un verme dinanzi a
Te. Adesso però il grande dolore mi ha reso insensibile! Io non sento più né
dolore, né afflizione, e per conseguenza neppure più rabbia né ira; perciò, o
Signore, io posso certo esaltarTi, lodarTi e glorificarTi di nuovo!
6. E così, siano
dunque resi esaltazione, lode e gloria a Te, mio Dio e Signore, e mio
onnipotente e santo Creatore e Padre! Io ho litigato con Te, dato che provavo
dolore; adesso però non voglio litigare, e non litigherò mai più con Te, perché
non ho più alcun dolore!
7. Finché io
dimoravo presso di Te nel cielo di Noè, nemmeno allora io avevo dolore, ed io
ho potuto essere giusto dinanzi a Te, o Signore, ed ho potuto sempre lodarTi,
esaltarTi e glorificarTi; ma quando Tu mi facesti scendere all’inferno, allora
io divenni colmo di rabbia e colmo di dolore, ed io dovetti mettermi a litigare
contro di Te! Adesso però sono di nuovo senza dolore, perciò ora Ti posso
esaltare, lodare e glorificare di nuovo!
8. Però non farmi mai più scendere di
nuovo all’inferno dove nessuno Ti può lodare, esaltare e glorificare, poiché là
vi è solo un fuoco, un’ira, una maledizione e un dolore!
9. Ma siccome io
ora, o Signore, ho già ripreso a esaltarTi, lodarTi e glorificarTi, allora Ti
prego anche che Tu voglia togliere ora anche me dal mondo e che Tu mi conceda
di non essere testimone del giusto flusso della Tua ira sopra tutte le Tue
creature! Che sia fatta sempre la Tua Volontà! Amen!”
10. Quando Mahal ebbe finito di parlare in questo modo, dal vuoto interno
della grotta risuonò come un eco: «Mahal, Io Mi sono mitigato nella Mia ira contro di te,
poiché tu ti sei mitigato in seguito alle violente percosse che Io dovetti
infliggerti a causa della tua durezza contro di Me; ma tuttavia tu devi espiare
sulla Terra la tua molteplice stoltezza, prima che Io possa accoglierti, perché
il tuo sacrilegio contro di Me è stato assai grande!
11. Sii dunque paziente in tutto ciò che verrà sopra di
te, e attendi Me, ed Io non ti lascerò soffocare dai flutti; però le piante dei
tuoi piedi dovranno tuttavia essere lambite dal flutto prima che Io ti liberi
dalla tua carne! Così avvenga!»
12. Mahal però riconobbe bene la voce del Signore in
quest’eco e ora si abbandonò al Volere del Signore.
13. Ma quando egli ebbe trascorso sette giorni nella
grotta solitamente chiara, ecco che non si vedeva più fare giorno, poiché il
firmamento era già tutto offuscato da uno strato di nubi così dense, cupe e
nere che nessun raggio di Sole vi poteva penetrare.
14. Perciò Mahal abbandonò anche la sua grotta e andò
dove egli potesse trovare una luce; ma vagò invano qua e là, e a causa delle
tenebre fittissime non poté più trovare alcuna via. Tuttavia non mormorò, bensì
restò ora in paziente attesa di quello che sarebbe venuto sopra la Terra.
15. Questo però era anche già il tempo nel quale il
Signore disse a Noè di rifugiarsi nell’arca con i suoi.
16. Ma come avvenne questo? Ciò sta già scritto
dettagliatamente nel primo libro di Mosè, 7° capitolo, ma tuttavia ciò deve
essere descritto, prossimamente, in modo ancora più particolareggiato!
[indice]
Parole di conforto del Signore a Noè e il Suo profondo
cordoglio a causa della durezza degli uomini
Gli ultimi tentativi per sette giorni per salvare
qualunque abitante della Terra
23 agosto 1844
1. Ecco com’era la situazione quando il Signore disse
a Noè di rifugiarsi nell’arca.
2. Quando il cielo cominciò a farsi poderosamente
fosco e le nubi andavano addensandosi minacciose avvolgendo in una notte
profonda le vicine vette dei monti e la pianura esalava vapori per distanze
incalcolabili come una città incendiata, allora il Signore, come colmo di
malinconia e tristezza, andò da Noè e gli disse:
3. «Noè, non temere, poiché vedi, Io, il
Signore di ogni creatura e di ogni cosa, sono con te per proteggerti e
difenderti contro qualsiasi avversità che Io farò venire ora sul mondo, perché
così hanno voluto gli uomini che sono diventati maligni!
4. Guarda! Guarda come tutto appare ora triste su questa
antica Terra! L’arte degli uomini senza che loro lo abbiano saputo e voluto, ha
restituito prima del tempo la libertà agli spiriti primordiali maligni
prigionieri di questa Terra, per la qual cosa senza un giudizio tutti i Cieli
sarebbero in pericolo. In conseguenza di ciò lo spazio tra la Terra e la Luna è
ora pieno di tali spiriti. E se non giungesse un qualche chiarore fino al suolo per effetto
dell’arroventarsi locale delle nubi nelle quali i maligni spiriti liberati ora
infuriano e si agitano, allora qui ci sarebbe una notte tale nella quale ogni
vita dovrebbe soffocare, perché la luce del Sole non può assolutamente
penetrare attraverso tali masse di nubi e di vapori!
5. Ma gli uomini della pianura non hanno nessuna paura!
Essi illuminano le loro città con fiaccole e grandi lampade a olio, e ne sono
lieti; essi combinano matrimoni e celebrano ancora nozze, organizzano banchetti
per ospiti e si dilettano con giochi e danze, mentre Io, il loro Creatore,
faccio cordoglio sopra di loro non potendo aiutarli per non annientarli nel
loro spirito per l’eternità!
6. O tu,
Mio Noè, questa è una dura situazione per un Padre: vedere i Suoi figli
sull’orlo dell’abisso e non può né Gli è lecito aiutarli se non mediante un
nuovo asprissimo imprigionamento, che è l’imminente Giudizio ormai inevitabile!
Che cosa dovrei dire Io a questo punto?
7. Vedi, sulla Terra, in regioni molto lontane da questa,
si trovano i discendenti di Caino! A questi fu sufficiente una rivelazione
insudiciata, e attualmente vivono ancora nel Mio Ordine; e i pochi che tra loro
hanno talvolta più o meno gravato la loro coscienza con qualche azione, in
questa generale notte del vicino Giudizio tendono le mani verso di Me ed
invocano la Mia misericordia!
8. Io però ti dico: “Vedi, Io avrò anche pietà di loro
nel loro bisogno; però questo grande cerchio della Terra dove i Miei figli
dimorano frammisti ai figli del mondo, dovrà ora subire il Mio Giudizio più
spietato!
9. Io però, prima di lasciar precipitare l’acqua giù
dalle nuvole sulla Terra, cercherò ancora, per il tempo di sette giorni, di
spaventare gli uomini della pianura attraverso ogni tipo di fenomeni, e dove è
possibile costringerli con ciò a recarsi qui a cercare rifugio!
10. Noi dunque attenderemo ancora sette giorni in queste
tenebre, ed Io farò venire una debole luce da qui fino ad Hanoch e più oltre
ancora, affinché nessuno che vuole ancora salvarsi possa smarrire la via che
conduce qui; e se qualcuno venisse qui, anche se fosse Fungar-Hellan stesso,
allora egli deve essere accolto nell’arca!»
11. Dopo queste parole un lieve chiarore crepuscolare
si diffuse dall’altura fino ad Hanoch e più oltre ancora; e il Signore allora
aprì a Noè la vista spirituale, cosicché egli, insieme al Signore, poté
guardare in tutte le profondità; ma non si vide nessuno allontanarsi dalla
città.
12. Si percepirono delle potenti chiamate come tuoni,
però nessuno si convertì in seguito a ciò. Scoppiarono incendi ad Hanoch
causando grande angoscia e spavento in molti, ma tuttavia nessuno volle
abbandonare la città. Irruppero acque sotterranee ed esse misero sott’acqua,
profondamente quanto un uomo, le vie e le piazze di Hanoch; allora i poveri
fuggirono sulle vicine colline, ma i ricchi salirono invece su battelli e
barche, e giubilando si fecero portare per le piazze e per le vie, e nessuno si
recò sull’altura.
13. E tali calamità durarono sette giorni nella
pianura; e tuttavia nessuno si convertì in seguito a ciò.
14. Allora la Pazienza del Signore venne meno, ed Egli
condusse Noè all’arca.
15. Quello che accadde poi, lo vedremo in seguito!
[indice]
Noè, a seicento anni, entra nell’arca coi suoi
familiari e il Signore spiega il perché sette coppie degli animali puri
L’arca chiusa
per mano del Signore
Il subentrare del cataclisma
24 agosto 1844
1. Quando Noè giunse presso l’arca assieme al Signore,
allora il Signore gli disse: «Noè, entra ora nella cassa con tutta la tua famiglia,
perché nel tempo attuale Io ho trovato giusto solo te dinanzi a Me!
2. Ma degli animali puri prendi sette coppie di ciascuna
specie, e degli impuri solo un paio, ma sempre un maschietto e una femminuccia;
fa la stessa cosa anche con gli uccelli che sono sotto il cielo: di ciascuna
specie sette maschietti e sette femminucce, affinché il seme di essi resti
vivente su tutta la superficie della Terra!
3. Infatti, tra sette
giorni, a cominciare da questo istante, Io farò piovere per quaranta giorni e
quaranta notti, ed estirperò, su questo cerchio della Terra, tutto ciò che ha
un’essenza vivente che Io ho creato!»
4. E Noè si prostrò dinanzi al Signore e Lo adorò per
la Grazia immensa che gli aveva concesso.
5. Il Signore però risollevò Noè da terra e di nuovo gli parlò: «Noè, tu stai pensando
come mai Io prima, ti ho comandato di prendere con te nell’arca solo un paio di
ogni specie di animali, senza distinzione, mentre adesso ti dico di prendere
sette coppie di ciascuna specie pura e di fare altrettanto anche rispetto agli
uccelli dell’aria senza distinzione; solo riguardo agli animali impuri ti dico
di limitarti ad un paio!
6. Vedi, la ragione di ciò è la seguente: quella volta Io
ho pensato nel Cuore distogliendo la Mia Onniveggenza: “Gli uomini verranno
certo quassù dalla pianura e cercheranno qui protezione!”
7. E vedi, Io non volli chiederMi nella Mia Onniveggenza
se gli uomini che ho chiamato tante volte, avrebbero fatto questo! Ma ora che li
ho scrutati, non ho visto più alcuna volontà, poiché tutti i loro spiriti sono
consumati dalla carne e dal mondo, ed Io ho anche visto che nessuno sarebbe più
venuto!
8. Perciò, al posto degli uomini impurissimi, che sono
sprofondati al di sotto di ogni animale, tu devi prendere con te un maggior
numero di animali puri, e così pure un maggior numero di uccelli che sono sotto
il cielo! Oltre a ciò, questi animali ti torneranno ben utili sulla nuova
Terra!
9. Se tu ora hai compreso questo, allora va e poi agisci!
Non prenderti però nella cassa alcuna luce artificiale, perché Io stesso ti
illuminerò la cassa attingendo da Me! Amen!»
10. A questo punto Noè andò e fece tutto come il
Signore gli aveva comandato; il Signore però era con lui e aiutò Noè a fare ogni
cosa.
11. E quando Noè, con l’aiuto del Signore, ebbe fatto
tutto nel massimo ordine, allora egli entrò nell’arca nel suo seicentesimo anno
di età, e precisamente il diciassettesimo giorno del secondo mese, che era,
secondo l’attuale (nel 1843) conteggio del tempo, il 17 febbraio.
12. Quando Noè fu nell’arca con tutti i suoi e con
tutti gli animali che gli erano stati comandati, allora il Signore stesso prese
la grande porta dell’arca e la chiuse con le Sue proprie mani, benedicendo
attraverso di esse la cassa; e così Noè fu ora al sicuro, e il Signore stesso
custodiva la cassa.
13. Ma quando Noè fu così al sicuro, il Signore alzò
in alto la Sua mano onnipotente e comandò alle nubi di rovesciare la pioggia
sulla Terra in poderosissimi torrenti, e così pure comandò alle potenti
sorgenti nella Terra di spingere su le loro acque sulla superficie della terra.
Allora si schiusero le sorgenti nelle grandi profondità e si aprirono le chiuse
dei cieli.
14. E allora ci furono innumerevoli e potentissime
sorgenti dal suolo della Terra che lanciarono la loro acqua fino alle nuvole, e
dalle nuvole la pioggia precipitava come le cascate delle alte montagne
innevate. In questo modo l’acqua crebbe sul suolo della Terra con tanta
rapidità che molti uomini non fecero in tempo a fuggire sui monti; ed anche
coloro che poterono raggiungere i monti, furono travolti dai potenti flutti che
precipitavano giù dalle rupi, e annegarono.
15. Solamente pochissimi riuscirono a raggiungere
l’altura di Noè con la forza della disperazione. E quando essi scorsero, tra il
continuo lampeggiare, quella poderosa cassa di salvezza, allora invocarono
aiuto e salvezza gridando; ma la potenza del Signore li respinse via da lì, ed
essi fuggirono verso le più alte vette dei monti e tentarono con le mani
sanguinanti di arrampicarvisi. Ma i fulmini li strapparono dalle pareti
rocciose e li scaraventarono giù nei potenti flutti che stavano crescendo.
16. Quello che accadde poi, lo vedremo in seguito!
[indice]
Mahal nella grotta di Adamo, osserva meravigliato e
mezzo disperato, l’immane catastrofe
Il suo monologo angoscioso
L’arrivo di Gurat, Fungar-Hellan e Drohuit nella
grotta, e poi compare anche il Signore
26 agosto 1844
1. La pioggia violenta aveva indotto Mahal a
rifugiarsi nella grotta entro la quale egli camminava su e giù, osservando ogni
tanto, meravigliandosi e mezzo disperandosi, come i poderosissimi torrenti
d’acqua precipitavano sulle rocce, strappando e portando via con sé il terreno,
sradicando i grossi alberi e lanciandoli poi con terribile violenza nelle
valli, e inoltre osservava come i poderosissimi torrenti d’acqua staccavano
intere rocce che poi rotolavano giù nelle fosse e nelle gole con il fragore di
mille tuoni!
2. Egli era certo un grande amico dei grandiosi
spettacoli della natura, ma questo era un po’ troppo forte anche per lui,
perché lui, il Mahal di solito così eroicamente coraggioso, vedeva
l’evidente declino di tutto il mondo e di se stesso. Perciò egli tremava per la
grande paura, e diceva tra sé:
3. ‘O Signore,
in verità, soltanto nella Tua giusta ira si può conoscere la Tua potenza! Ma al
fatto che Tu sia prodigiosamente grande, santo e sublime nella Tua Pace, a
questo, invece, l’uomo, reso ottuso dall’abitudine, presta poca attenzione e
può dimenticarsi del tutto di Te, o Signore; ma una tale scena della Tua
potenza dimostra al verme della Terra, ottuso e altezzoso nella sua stoltezza,
che Tu, o Signore, nella Tua Pace sei molto potentemente e infinitamente di
più, dell’uomo così altezzoso!
4. Se io non mi trovassi qui del
tutto così solo, allora questa scena apparirebbe molto più edificante; ma così,
del tutto abbandonato da ogni vivente compagnia, è terribilmente disperante
restare in attesa della fine sicura di tutte le cose, e dunque anche della
propria fine!
5. O Signore,
toglimi dal mondo e non lasciare che io debba essere ancora più a lungo
testimone di questo Tuo spaventosissimo Giudizio! Sia fatto il Tuo santo
Volere’
6. Quando Mahal ebbe terminato questo suo monologo, entrarono
nella grotta tre fuggiaschi provenienti dalla pianura per cercarvi rifugio. Ciò
fu per Mahal un’apparizione sommamente gradita, dato che egli non aveva nessuno
con cui confidarsi in questi suoi momenti di difficilissima situazione!
7. Egli quindi si avvicinò subito ai tre che cercavano
rifugio, e diede loro il benvenuto e domandò chi fossero.
8. E i tre risposero: «Noi siamo i tre più grandi pazzi della
pianura! Fino a pochi giorni fa noi credevamo di essere i signori di Hanoch e
così pure di tutto il mondo; ma ora l’antico Dio ci ha dimostrato che Egli
soltanto è l’unico Signore! Perciò siamo fuggiti qui, spinti dalla
spaventosissima ‘mancanza d’acqua’, e
forse siamo anche gli unici viventi di Hanoch, perché laggiù è già tutto
sepolto per molti klafter sotto l’acqua e il fango! I nostri nomi sono: Gurat,
Fungar-Hellan e Drohuit!»
9. A queste parole, Mahal fece un grido, e poi disse: «O Signore,
come sono meravigliose le Tue disposizioni! Tu hai guidato qui i tuoi grandi
nemici e me li hai dati come nelle mie mani!
10. Ma sapete chi sono io? Ecco, io sono Mahal, che
tante volte vi ha parlato di questo Giudizio! I vostri orecchi però erano
tappati! Ora sta dinanzi ai vostri occhi l’opera che avete fatto con le vostre
mani: lo spaventosissimo Giudizio di Dio! Che cosa ne dite adesso di questo?
Dov’è ora la vostra potenza e il vostro splendore?»
11. A questo punto i tre furono terrorizzati e
volevano nuovamente fuggire dalla grotta; ma in quello stesso istante il
Signore entrò nella grotta e si fece immediatamente riconoscere da tutti e
quattro.
12. Quello che accadde poi, lo vedremo in seguito!
[indice]
L’umile confessione di Mahal i suoi peccati
Il Giudizio del diluvio causato dagli uomini stolti
Il Signore chiama Satana nella grotta per fargli
vedere il frutto delle sue tentazioni
Gurat,
Fungar-Hellan e Drohuit vengono condannati all’inferno, e Mahal all’arca
27 agosto 1844
1. Ma quando Mahal vide il Signore, gli andarono dinanzi a Lui e, come
un penitente pentito, si prostrò sulla sua faccia e disse:
2. «O Signore del Cielo e della Terra, Dio onnipotente
e mio santo ed amorosissimo Padre! In questi miei ultimi giorni io ho peccato
gravemente contro il Tuo Cuore; certamente, ho peccato gravemente contro il Tuo
Cuore santissimo che è colmo dell’infinitissimo, eterno Amore paterno! O Tu,
Padre santo, Tu, eterno Amore, potrò io, un misero verme della polvere, del
nulla, trovare di nuovo misericordia e grazia dinanzi al Tuo santissimo
cospetto?»
3. Il Signore gli disse: «Mahal, figlio
Mio che eri smarrito ma che ora ti sei lasciato di nuovo trovare ed afferrare
da Me, alzati, poiché Io, tuo eterno e santo Padre, ti dico: “Dinanzi al Mio
eterno ed infinito Amore, nessuno è mai caduto così in basso da non poter
essere riaccolto da Me qualora egli venga a Me nel pentito riconoscimento del
suo peccato!
4. Ma chi non viene, costui si è scritto da solo il suo
giudizio sulla sua fronte, poiché Io
non trattengo nessuno contro la sua libera volontà che gli è stata infusa da
Me, e non attiro nessuno a Me contro tale volontà!
5. Ma tutto ciò che Io, l’Onnipotente, faccio, quale
l’unico, eterno e vero Padre, è chiamare i Miei figli che vengano da Me! Beati
coloro che prestano ascolto alla Mia chiamata e che, uditala, si volgono ad essa!
6. Fino ad ora sono trascorsi circa duemila anni durante
i quali Io ho chiamato, istruito e ammonito i Miei figli; ma tali Mie giuste e
amorevoli ammonizioni non sono state mai di loro gradimento, bensì essi hanno
tenuto gli orecchi e il cuore rivolti solo all’antica bocca mentitrice di
Satana, e costui ha indicato loro le vie della perdizione. Ed essi hanno
camminato instancabilmente così a lungo su queste vie, fino ad ottenere ciò che
ora è giunto su di loro e su questo intero cerchio della Terra!
7. Non fui Io a chiamare questo Giudizio sopra la Terra,
e non sono Io il Creatore di tale Giudizio, ma lo sono questi tre! Questi
vollero distruggere la Terra, e la loro opera sta ora davanti ai loro occhi!
8. Per rabbia contro di Me, il loro Creatore, essi hanno
audacemente scavato nel terreno, e Satana li guidò diritti verso quei punti
della Terra dove i suoi polsi si trovano alla minore profondità. Allora essi,
con il loro mordente e con i loro grani [esplosivi] provenienti dall’inferno,
staccarono la solida pelle dalle vene della Terra, e potentissimi vapori e
torrenti cominciarono ad irrompere fuori, costretti dalla pesantezza
dell’epidermide della Terra. E ora, questo diluvio che devasta ed uccide ogni
cosa sopra questo loro cerchio della Terra, è il frutto del loro zelo per
l’inferno!»
9. All’udire tali parole, i tre cominciarono a tremare
del tutto violentemente, perché risultava loro ben chiaro che il loro misfatto
aveva apportato la morte a milioni di creature, e che loro erano quasi i soli
colpevoli di questo Giudizio.
10. Il Signore però chiamò qui Satana; e quando questo
si presentò istantaneamente ardente di rabbia, allora il Signore gli disse: «Miserabile tentatore della Mia Indulgenza, del Mio Amore e
della Mia Pazienza, guarda! Qui stanno i tuoi tre servitori più fedeli; essi
hanno magistralmente compiuto il tuo piano! Quale ricompensa intendi dare
adesso a loro per questo?»
11. E Satana rispose: «Essi non hanno forse avuto sulla Terra
tutto quello di cui il loro cuore aveva sete? Quale ricompensa potrebbero
ancora volere? – Sia la morte il loro destino!»
12. A questo punto il
Signore disse: «Avete sentito ora come il vostro
maestro ricompensa i suoi servitori? Ne siete dunque soddisfatti?»
13. Allora i tre cominciarono ad urlare dalla paura e
dall’angoscia, e invocarono aiuto dal Signore.
14. Il Signore disse: «Questo fa ora l’angoscia in voi, mentre voi
non avete alcun pentimento? Perciò, via da Me, servitori di Satana, e con lui
scontate nel suo fuoco il vostro misfatto!»
15. Dopo queste parole, un potente fulmine attraversò
la grotta e uccise i tre, e la potenza del Signore respinse poi nell’inferno i
quattro spiriti.
16. Mahal invece si aggrappò al Signore, ed Egli lo
condusse subito fuori dalla grotta, verso l’arca.
17. Quello che accadde poi, lo vedremo in seguito.
[indice]
Le benefiche parole del Signore a Mahal, intirizzito e
oppresso dall’angoscia
Mahal ritrova la guarigione nel suo amore riaccesosi
per il Padre santo
Mahal, redento, viene trasfigurato come uno splendente
serafino
28 agosto 1844
1. Giunti vicino all’arca, Mahal pregò il Signore di
concedergli la morte del corpo, poiché non gli era più possibile sopportare la
sensazione di quella potente pioggia che si riversava sul suo debole corpo, e
di essere febbricitante in tutte le sue fibre a causa del grande freddo.
2. Ma il Signore gli disse: «Mahal, come puoi lamentarti della
pioggia e del freddo in Mia vicinanza così straordinaria? Non sono forse Io
che, attingendo da Me, diedi al cherubino il suo ardore, al serafino il suo
splendore, e a tutti i Soli diedi il fuoco, la luce e il calore?
3. Credi che questa pioggia ti bagnerebbe e farebbe
gelare le tue membra, se tu ti trovassi pienamente vicino a Me nel tuo cuore?
4. Oh, affatto! Io ti dico: ciascuna goccia che cade sul
tuo capo ti sarebbe di tanto ristoro, come essa lo è per la Terra stanca e ora
mezza morta, sopra la quale dovette venire proprio questo diluvio, affinché
essa non morisse e non svanisse tra il sacrilegio degli uomini!
5. Questi flutti guariranno e cicatrizzeranno di nuovo le
ferite della Terra, ed essa si ristabilirà e guarirà, e servirà nuovamente da
dimora agli uomini e agli animali!
6. Ma altrettanto deve accadere di te! Anche sopra di te
deve prima giungere un diluvio tramite la grande attività del tuo amore che
generi il pentimento; questo ti guarirà e ti riscalderà nel tuo spirito per
l’eterna vita proveniente da Me!
7. Come è il tuo amore, così è il tuo spirito! Se il tuo
amore è vivente in Me, così anche il tuo spirito sarà reso vivente da Me; e
questo è quello stesso vero calore che non può mai essere raffreddato tramite
tutto il freddo che la morte ha sparso nell’intera Infinità attraverso il
potere della menzogna che è in essa!»
8. A questo punto Mahal divampava e, dal nuovo ardore attizzatosi nel suo
cuore, disse: «O Tu, ultrasanto, o Padre colmo di supremo Amore! Come devi
essere infinitamente buono nel Tuo Essere per volerTi occupare con così tanta
amorevolezza di me, un peccatore senza nessun valore, come se nell’intera
l’Infinità Tu non avessi più nessun altro essere!
9. Oh, quanto inconcepibilmente mi pento ora di averTi
potuto misconoscere così tanto e di avere, con tanta ingratitudine, litigato
con Te, o Tu, santo, eterno Amore, come fa un ragazzo sfrenato con i suoi
simili! O Padre, Tu santo, eterno Amore, è proprio possibile ancora che Tu mi
perdoni un tale sacrilegio?»
10. A questo punto il Signore toccò Mahal con un dito,
e nello stesso istante il suo corpo mortale si dissolse in polvere e cenere; ma
lo spirito trasfigurato di Mahal stava come uno splendente serafino accanto al
Signore e lodò e glorificò con labbra immortali l’eterno Amore del Padre, il
cui Amore è già nel Giudizio della stessa infinitissima pienezza come nella
Pace dell’eterno Ordine.
[indice]
Il primo incarico dell’angelo Mahal di proteggere
l’arca
L’Asia centrale fu la regione principale del
diluvio,.il lago d’Aral e il Mar Caspio ne sono i resti
Le nazioni del mondo colpite dalle acque del Diluvio
29 agosto 1844
1. Ma quando il Signore ebbe liberato Mahal dal suo
corpo, il diluvio era già durato sette giorni, e l’acqua era salita con tanta
rapidità che in questo tempo aveva già raggiunto il luogo dove Mahal con il
Signore si trovava presso l’arca; e così fu anche adempiuta la predizione del
Signore a Mahal, secondo la quale egli non sarebbe stato liberato dal suo corpo
prima che l’acqua non avesse lambito i suoi piedi.
2. Ma quando il liberato Mahal ebbe reso onore al
Signore, allora il Signore gli disse: «Dal momento che tu ora sei liberato, il
tuo primo servizio di angelo consista nel fatto che tu guidi questo piccolo
mondo sopra i flutti e che non lo abbandoni finché tutti i flutti non si siano
ritirati ed Io non venga e non stenda l’arco della pace sopra la nuova Terra!
Solo da quel momento in poi ti verrà assegnato un altro servizio! Sia la Mia
Volontà eternamente la tua forza!»
3. E dette queste parole, il Signore scomparve nella
Sua straordinaria personalità, e Mahal, similmente agli altri spiriti angelici,
vide poi soltanto il Sole dei Cieli, nel quale il Signore dimora da eternità ad
eternità nella Sua Luce inaccessibile.
4. E così dunque Mahal guidò fedelmente l’arca secondo
la Volontà del Signore.
5. Però l’acqua saliva così tanto sulla Terra che il
settimo giorno, dal tempo della liberazione di Mahal, già sollevò la cassa e
cominciò a portarla. E allora Mahal guidò la cassa affinché essa non vacillasse
per effetto dell’ondeggiare dell’acqua, bensì galleggiasse procedendo
tranquilla come procede un cigno sul tranquillissimo specchio senza onde delle
acque di un lago.
6. Sette giorni più tardi, l’acqua inondò di già le
più alte montagne di questo cerchio della Terra fino a giungere sulle supreme
montagne dell’Himalaya, montagne queste che dividevano il paese dei Sihiniti da
tutto il resto dell’Asia.
7. E solamente questa montagna rimase emergente per
quindici braccia al disopra del massimo livello dell’acqua, mentre tutte le
altre montagne, per quanto altissime, furono del tutto sommerse dalle acque.
Naturalmente, a seconda delle diverse dimensioni, alcune montagne più basse[45] rimasero sommerse
per parecchie centinaia di klafter.
8. Ma come e da che parte trovarono sfogo le acque del
diluvio? La parte principale del cataclisma fu l’Asia centrale, dove ancora
oggi il lago di Aral e il Mar Caspio sono i resti di natura più memorabile,
perché dove ora si trova il Mar Caspio, là sorgeva una volta l’immensa e
superba Hanoch, e ancora oggigiorno sarebbe possibile trovare dei resti di
questa città, ma certo ad una profondità di più di mille klafter (1900 m).
9. E al posto del lago di Aral si trovava allora quel
lago con i suoi dintorni e con la sua isola del dio dell’acqua, che noi anche
conosciamo bene; altrettanto il lago Baikal, ovvero ora il lago Balkasch, e il
lago Tsany, sono similmente anch’essi dei monumenti che accolgono in sé i resti
peccaminosi del tempo precedente al Diluvio.
10. Da questi punti principali si riversarono
abbondantissimamente le acque verso la Siberia, come pure verso l’Europa, che
però allora non era ancora popolata. Una parte irruppe verso il Sud inondando l’odierna
India orientale e più violentemente ancora sull’Arabia; anche l’Africa
settentrionale fu fortemente danneggiata fino all’altopiano, oltre il quale
questo paese subì solo piccole inondazioni. L’America fu solo un po’
danneggiata nella regione settentrionale [partendo] dalla Siberia; il Meridione
rimase invece del tutto libero dalle acque del diluvio come la maggior parte
delle isole del grande Mare.
11. Il seguito lo sapremo successivamente.
[indice]
Spiegazioni sul perché il diluvio fu un fenomeno a
carattere locale, al centro dell’Asia centrale, ma non universale
Rispondenza e significato sulla Scrittura riguardo al
diluvio
30 agosto 1844
1. Perché dunque è stato detto che il diluvio si
riversò di qua e di là? La pioggia non cadde dunque su tutta la Terra? E il
diluvio non fu dappertutto di uguale violenza?
2. Riguardo a ciò Io dico: «Il diluvio si riversò di qua e di là perché la pioggia non cadde su tutta
la Terra, e perciò il diluvio non poteva essere di uguale violenza, e ciò per
la ragione che non poteva piovere dappertutto, ed anche il diluvio non era
necessario dappertutto.
3. Come avrebbe potuto
piovere nelle freddissime regioni polari dove gela perfino l’aria? E a cosa
sarebbe servita la pioggia di quaranta giorni in quelle regioni dove l’uomo non
dimorava ancora e dove non c’erano che qualche o proprio nessun animale?
Oppure, quale scopo avrebbe avuto la pioggia al disopra del mare mondiale?
Forse a fare annegare i pesci? E infine, se le acque naturali del diluvio
avessero raggiunto in ciascun punto della Terra un’altezza uguale di tremila
klafter (5700 m), dove avrebbero poi dovuto scorrere e dove perdersi?”
4. Si potrebbe certo dire: “In parte sono evaporate e in parte sono state assorbite dalla terra!”
5. Ma se questo fosse
bastato per fare diminuire simili acque nel corso di un anno, allora il mare
mondiale sarebbe da lunghissimo tempo scomparso fino all’ultima goccia della
Terra, dato che esso non rappresenta neanche la decimillesima parte di quella
massa d’acqua se l’intera Terra avesse un innalzamento delle acque di quasi
quattromila klafter (7600 m)!
6. Oltre a ciò, con l’evaporazione non va
perduto nulla, perché l’acqua evaporata si raccoglie nuovamente nelle nubi e
ricade sempre in uguale quantità sulla Terra. Lo stesso caso si verifica anche
con l’acqua assorbita nei pori della Terra; essa si raccoglie negli appositi
bacini e ritorna alla superficie terrestre in parte sotto forma di nebbia e in
parte sotto forma di sorgenti periodiche.
7. Per questo motivo un
simile diluvio di Noè che avesse raggiunto una simile altezza, uguale su tutta
la superficie della Terra, sarebbe rimasto ancora oggi alla stessa altezza,
così come il mare globale è lo stesso ancora fino a questo momento, com’era ai
tempi di Adamo con poche variazioni locali.
8. Perciò il diluvio, nella sua deleteria
comparsa, si verificò certamente soltanto là dove dimorava l’umanità maligna, e
così esso ricoprì particolarmente l’Asia centrale ad un’altezza di quattromila
klafter (7600 m) sopra il
livello del mare, da dove poi si riversò molto in lungo e in largo da tutte le
parti!
9. E se anche nella Scrittura è detto: “Su tutti i monti della
Terra, all’infuori di ciò che portava l’arca, non rimase niente di vivo sul
suolo terrestre!” [Genesi 7,20 e 7,23], questo non deve
essere riferito letteralmente alla Terra naturale stessa, perché con la parola ‘monti’ è da intendersi solamente la superbia e la sete di potere
da parte degli uomini. E che sulla Terra ‘non
rimase nessuna vita’, all’infuori che nell’arca, significa semplicemente
che il solo Noè aveva fedelissimamente conservato una vita spirituale in Dio e
da Dio.
10. Chi considera bene tutto ciò, si renderà
certamente conto del fatto che il diluvio di Noè fu certamente grande a livello
locale, ma tuttavia per questo motivo non completamente universale, e ciò
perché soltanto nell’Asia centrale furono gli uomini stessi, con la loro pazza
temerarietà, a darne principalmente adito, cosa questa che nelle altre parti
del mondo non fu il triste caso».
11. Quello che accadde poi, lo vedremo in seguito!
[indice]
Ulteriori spiegazioni sul diluvio riguardo alla causa
dell’enorme altezza raggiunta dall’acqua in quelle località
31 agosto 1844
1. Del resto, la parola “diluvio” significa già un
riversarsi delle acque sulla Terra partendo da Hanoch, e assolutamente non
delle comuni acque ferme sopra tutta la Terra.
2. Hanoch stessa con i suoi dintorni molto estesi
copriva un distretto e una superficie fittamente popolata di quasi ottomila
miglia quadrate (59.360 Km2);
dunque era già di per sé un paese che sarebbe stato molto adatto e
sufficientemente grande ad essere un regno considerevole nel tempo presente.
Oltre a ciò, salvo poche eccezioni, essa dominava su tutta l’Asia e
imperversava in ogni luogo.
3. E adesso facciamo venire sopra questa immensa
superficie un cumulo d’acqua alto oltre tremila klafter (5700 m), ed esso si manifesterà fin dove potrà poi arrivare
l’inondazione, e particolarmente se si può ammettere, come è stato dimostrato,
che l’Asia centrale era il paese più alto della Terra e che in gran parte,
verso sud-est, lo è ancora.
4. Certo qui si potrebbe obiettare e dire: ‘Bene, ma
se il diluvio di Noè fu solo un grandioso cumulo locale di acque altissime, come
mai poté per via naturale raggiungere un’altezza così terrificante senza prima
riversarsi in tutte le direzioni defluendo in torrenti larghi centinaia di
miglia?’
6. Ma se qualcuno può accettare con certezza che, in
secondo luogo, in Asia oltre alla pioggia fortissima si aggiunsero parecchie
centinaia di migliaia delle più potenti sorgenti d’acqua, la minima delle quali
portava alla superficie dieci milioni di piedi cubici (2.831.683 ettolitri) d’acqua in un minuto, allora si potrà ben
comprendere come il diluvio di Noè abbia potuto arrivare in Asia ad una simile
altezza, nonostante il generale, simultaneo e potentissimo deflusso.
7. Da lì le acque poterono poi certamente riversarsi
verso tutte le parti del mondo con tremendissima violenza e dare luogo a quelle
formazioni diluviane che ancora il tempo presente mostra abbondantissimamente
dappertutto, le quali però non sono da confondersi con quelle formazioni che
derivano dalle periodiche alternanze del mare.
8. Le tracce principali del diluvio noacita sono i
detriti fluviali che si trovano in gran numero a discrete altezze, le ossa pietrificate
di animali del periodo preanocita che compaiono qua e là nel terreno, come pure
i giacimenti di lignite che si incontrano spesso, poi anche gli evidenti
dilavamenti dei monti che ora si trovano là del tutto spogli. Ogni altra
formazione va attribuita o alle alternanze del mare oppure a grandi eruzioni di
fuoco locali.
9. Così dunque risulterebbe ora esposta l’essenza del
diluvio noacita anche dal lato fisico, e così passeremo a fare ora qualche
considerazione sulla durata e sulla fine dello stesso.
[indice]
Spiegazioni sulla lunga durata della pioggia e sul
deflusso delle acque
L’arca sul monte Ararat
L’apertura del
tetto e l’uscita del corvo e poi delle colombe
2 settembre 1844
1. Per quanto tempo durò dunque sulla Terra il diluvio
alla stessa altezza senza diminuire?
2. Il diluvio durò alla stessa altezza, dunque la
massima, per centocinquanta giorni interi.
3. Ma come fu possibile questo, dato che, secondo le
prime indicazioni, aveva piovuto solo per quaranta giorni?
4. Ebbene, la pioggia torrenziale era certo cessata
dopo i quaranta giorni, ma l’afflusso sempre più poderoso delle acque dal basso
verso l’alto si protrasse invece per centocinquanta giorni e mantenne l’altezza
delle acque costantemente uguale.
5. Solo al centocinquantesimo giorno il Signore
rivolse nuovamente la Sua faccia verso la Terra, e allora le sorgenti delle
profondità furono chiuse e le otri d’acqua dell’etere furono completamente
tappate, poiché fino al centocinquantesimo giorno aveva sempre piovuto
localmente come ora cade sulla Terra un acquazzone quando imperversa la
burrasca.
6. Dopo questo tempo le acque cominciarono a defluire,
e al diciassettesimo giorno del settimo mese (17 luglio) l’arca trovò il fondo
e si posò sulla cima molto spaziosa del monte Ararat, dove era stata guidata
dallo spirito di Mahal attraverso la Forza del Signore
7. Ma poi le acque cominciarono ad abbassarsi in modo
evidente fino al decimo mese (ottobre), e da quel tempo in poi, l’essenza di
tutte le montagne, perfino quelle alte solo settanta klafter (133 m), fu fuori dall’acqua, la quale
copriva ormai ancora solo le valli e le colline più basse.
8. Quaranta giorni più tardi, dunque il dieci
novembre, Noè aprì per la prima volta la finestra sul tetto dell’arca e fece
volare via un corvo. Questi però trovò già il suo terreno, volò da un luogo
all’altro e non fece più ritorno all’arca.
9. E visto che il corvo non tornava, Noè fece volare
via quanto prima una colomba per poter sapere se l’acqua si fosse abbassata sulla
Terra.
10. Ma siccome tutto sulla Terra era ancora deserto e
umido, e nelle valli i poderosi torrenti d’acqua erano ancora impetuosi nel
defluire, allora la colomba, non trovando alcun posto per posare le sue zampe,
ritornò indietro e si posò sulla mano che Noè le tendeva fuori dalla finestra e
così Noè la fece rientrare nella cassa.
11. Da allora Noè attese ancora sette giorni, e
l’ottavo giorno egli fece volare di nuovo via una colomba; questa fu di ritorno
soltanto la sera, recando nel becco una fogliolina che essa aveva colto da un
olivo, e questo fu per Noè il segno che l’acqua si era abbassata sulla Terra.
12. Infatti questo era l’unico modo concessogli per
venire a conoscenza di ciò, dato che segretamente il Signore gli aveva
consigliato di fare così nel suo cuore.
13. Trascorsi altri sette giorni, Noè fece di nuovo
volare via una colomba; questa però non fece ritorno dato che trovò già il suo
nutrimento sul suolo terrestre, che ora era asciutto e di nuovo verdeggiante.
14. Ma Noè tuttavia aspettò da quel giorno fino al
primo mese dell’anno nuovo, periodo in cui egli si sarebbe trovato nel suo
seicentunesimo anno di età.
15. In questo periodo le acque erano già defluite in
grandissima parte nei grandi mari fino ad uno stato normale sulla Terra, e il
terreno si era fatto asciutto per effetto del continuo spirare del vento caldo
di Mezzogiorno.
16. Allora Noè, assieme ai suoi figli, si mise
all’opera il primo di gennaio, e alzò il tetto della cassa, e poi per la prima
volta guardo giù dall’alto Ararat verso
17. Egli però attese tuttavia fino al ventisette
febbraio la Parola del Signore.
18. Allora il Signore venne da Noè e, come sta scritto
nel primo libro di Mosè al capitolo ottavo, gli disse di uscire dall’arca.
19. E Noè aprì immediatamente la grande porta, e tutti
gli animali, volando, camminando e strisciando, uscirono dalla cassa e andarono
in cerca delle loro dimore sulla Terra rinnovata; e il Signore ebbe cura che
tutti trovassero subito nuovamente il loro cibo.
20. E così Noè era vissuto nell’arca con i suoi, per
un anno e dieci giorni.
21. Quello che accadde poi, lo vedremo in seguito!
[indice]
Il sacrificio di Noè e la benedizione del Signore
Il ‘patto’ con i nuovi uomini
3 settembre 1844
1. E quando Noè e tutto ciò che aveva vita fu uscito
dalla cassa, egli assieme ai suoi figli eresse un altare di pietre lisce, fece
portare la legna tratta dal tetto levato dall’arca, macellò un elemento maschio
da ogni specie di animali puri e offrì un grande sacrificio di fuoco al Signore
e, in unione a tutta la sua casa, rese completamente lode e gloria a Dio, il
Signore.
2. Il Signore odorò il soave profumo del
sacrificio, che era l’amore di Noè e dei suoi a Dio, e perciò disse anche a
Noè, dentro e fuori dal Suo Cuore: «Io, d’ora innanzi, non maledirò più la Terra a causa
degli uomini, poiché tutti gli sforzi del cuore umano sono maligni fin dalla
fanciullezza! E così d’ora innanzi non percuoterò più tutto ciò che vive come
ho fatto ora; e finché la Terra sarà Terra, non cesseranno semente e raccolto,
freddo e caldo, estate ed inverno, giorno e notte!»
3. Dopo di che il Signore pose la Sua mano destra sul capo di Noè e
benedisse lui e, di conseguenza, tutta la sua famiglia.
4. E quando il Signore ebbe così benedetto Noè, gli
disse nuovamente: «Siate fecondi e moltiplicatevi, e riempite tutta la
Terra, tanto con la vostra stirpe quanto con il vostro spirito!
5. E il vostro essere sia di timore e di spavento per
tutti gli animali della Terra, per tutti gli uccelli che ci sono sotto il cielo
e per tutto ciò che striscia sul suolo della Terra; e così anche tutti i pesci
siano messi nelle vostre mani!
6. Tutto
ciò che si muove e vive sulla Terra sia vostro cibo; Io lo do a voi, come le
verdi erbe. Ma solo la carne che ancora si muove nel suo sangue, questa non
mangiatela, (perché il sangue, tanto negli animali quanto negli
uomini, è il portatore della Mia ira e della Mia vendetta); perciò Io Mi
vendicherò di ogni sangue dell’uomo, come del sangue degli animali (perché
nel sangue c’è la morte).
7. E così
anche ciascuna vita corporale di uomo Io voglio vendicarla a causa dell’uomo!
Per questo, solo Io sono il Signore, e nessuno deve versare il sangue
dell’uomo! Chi lo verserà, avrà pure lui il suo sangue versato!
8. Io ho creato l’uomo a Mia simmetria, ma venne il
peccato dal suo sangue, perciò nel sangue c’è pure la morte; e la Mia ira e la
Mia vendetta vennero nel sangue, e così ogni sangue sarà continuamente
vendicato con la morte del corpo!
9. Gli animali Io li ho posti nella tua mano affinché
l’anima dell’uomo sia perfetta; ma l’uomo resta nella Mia mano affinché il suo
spirito non si rovini. Perciò siate fecondi e moltiplicatevi sulla Terra!
10. Io stringo un patto con voi, e così anche con tutti i
vostri discendenti! E per amor vostro Io faccio questo anche con tutti gli
animali presso di voi; in tutti gli uccelli, in tutto il bestiame e in tutti
gli animali della Terra, e in tutti quegli animali che sono usciti con voi
dall’arca si renderà evidente questo patto, affinché la vostra anima sia
perfetta, allora Io in futuro non farò più venire sopra la Terra un simile
diluvio, poiché la Terra è ora purificata e la carne peccaminosa è estirpata!
11. Perciò moltiplicatevi nuovamente sopra la Terra; Io
dunque ho posto ogni cosa nelle vostre mani affinché la vostra anima resti
perfetta, e il vostro spirito non si rovini più nella Mia mano!»
[indice]
Il segno visibile della nuova alleanza: l’arcobaleno
Il paese di Yerevan per Noè e per i suoi familiari
La città “Salem” in Canaan abitata da “Melchisedek”
L’istituzione della decima
4 settembre 1844
1. E il Signore continuò a parlare con Noè:
«Vedi, così
Io ora ho stretto un patto con voi, secondo cui in futuro un tale diluvio non
verrà più sulla Terra a rovinare ogni carne sul suolo terrestre!
2. Io però voglio darti anche un segno visibile
a ricordo perpetuo di questo patto stretto da Me con voi! Ma il segno del patto
che Io ho stretto tra Me e voi e tutti gli animali viventi che sono con voi,
d’ora innanzi e in eterno è questo:
3. “Io ho posto il Mio arco nelle nuvole, esso sarà posto
quale segno di questo patto tra Me e la Terra, e quando avverrà che Io condurrò
le nuvole sopra alla Terra, si dovrà scorgere questo Mio arco nelle nuvole!
4. E allora Io Mi ricorderò di questo Mio patto tra Me e
voi e tutti gli animali viventi in ogni specie di carne, affinché in futuro non
debba più venire un diluvio (causato) dai peccati e si guasti tutta la carne!
5. Il Mio arco perciò sarà nelle nuvole, in modo che Io
lo guarderò e poi Mi ricorderò di questo Mio patto eterno tra Me e tutte le
creature sulla Terra!
6. Ed Io, tuo Dio e Signore, dico a te, Noè: questo sia
il vero segno del patto che Io ora ho rinforzato tra Me e tutta la carne sulla
Terra”»
7. Dopo questo discorso del patto, il Signore condusse
Noè in una regione molto fertile, e precisamente in quella stessa che oggi si
chiama Yerevan[46].
8. Quando Noè vi fu arrivato, se ne meravigliò, perché
nel terzo mese del nuovo anno si trovava qui in un completo Eden, colmo di
frutta di ogni specie già pienamente matura.
9. Il Signore benedisse tre volte questo magnifico
paese e lo diede in assoluta proprietà a Noè e ai suoi figli.
10. E Noè esaltò e glorificò completamente Dio e parlò al
Signore: «O Signore, qual è il servizio che Tu mi chiedi ora, che Ti sarà reso
in eterno da tutto il seme proveniente da me?»
11. E il Signore parlò: «Tu sai ciò che
Io dissi ad Enoch! Vedi, lo stesso ordine sia sempre il tuo, e quindi rimani
continuamente in esso, poiché in eterno
Io non chiedo altro agli uomini se non che essi Mi amino sopra ogni cosa quale
loro Dio, Signore e Padre! Questo Io ho chiesto ad Enoch, e questo Io lo
chiedo anche a te e a tutto il tuo seme.
12. Ora però voglio rivelarti ancora una cosa: vedi, dato
che adesso trovo compiacimento su questa Terra, allora Io voglio erigere su
questa Terra una dimora per Me quale vero Principe dei principi, Signore dei
signori e Re dei re! Non lontano da qui Io Mi edificherò una città e dimorerò
nella stessa fino al grande Tempo dei tempi, quando Io stesso camminerò nella
carne tra i Miei giusti figli!
13. Dunque, ora sarà la Terra il luogo dove si poseranno e
cammineranno i Miei piedi!
14. Quando Io andai dai tuoi padri, divenni nuovamente
invisibile; tu invece Mi dovrai ora vedere partire da qui sui Miei piedi sopra
il suolo della Terra come un uomo, e salire in direzione della Sera in un paese
che si dovrà chiamare Canaan (paese benedetto).
15. Tu vi potrai giungere in diciassette giornate di
cammino! Là Io Mi edificherò una città; questa dovrete chiamarla “Salem”, tu e
tutti i tuoi successori! Il Mio Nome però, quale il Principe dei principi, il
Signore dei signori, il Re dei re sarà “Melchisedek”, un anziano (sacerdote) dall’eternità!
16. Tu sei libero, ma i tuoi discendenti dovranno darMi la
decima parte di ogni cosa; coloro che si rifiuteranno saranno scacciati dalla
Mia vicinanza! Amen!»
17. A questo punto il Signore, visibile, partì salendo
in direzione della Sera; Noè adorò il Signore finché Lo poté vedere.
18. Quello che accadde poi, lo vedremo in seguito!
[indice]
L’insediamento di Noè
Le istruzioni per coltivare i campi, i cereali e la
vite
L’effetto del vino su Noè
La maledizione su Canaan, e il ripudio di Cam e della
sua famiglia
5 settembre 1844
1. Dopo qualche tempo Noè si guardò attorno nei
paraggi per trovare legname buono e resistente per costruirsi una capanna in
cui abitare; sennonché non riuscì a trovare che poco o nulla del tutto, perché
il diluvio aveva seppellito tutti i boschi sotto la sabbia per parecchi klafter
di profondità, oppure – e ciò era avvenuto particolarmente sulle montagne – li
aveva del tutto spazzati via e sepolti nelle valli tra il fango e i detriti.
2. Perciò Noè pregò il Signore affinché Egli gli
indicasse dove avrebbe potuto trovare del legname col quale potersi costruire
una capanna.
3. E subito comparve un messaggero proveniente dal paese
verso il quale si era avviato il Signore, ed egli condusse Noè in un luogo dove
si trovava un bel bosco e gli disse: «Vedi, Noè, questo bosco il Signore lo ha
conservato sotto l’acqua per te! Perciò tu ti devi insediare qui nelle
vicinanze di questo bosco, e qui costruirti una capanna secondo i tuoi bisogni!
E dovrai anche stabilire qui dei campi per coltivarli e seminarvi le varie
specie di cereali che hai portato qui nella cassa!
4. E vedi, qui ai tuoi piedi c’è una pianta
cespugliosa: questa è la vite! Piantane i rami nella terra in maniera regolare;
concimali e ricoprili accuratamente, ed essi ti daranno dei grappoli
dolcissimi, pieni del migliore succo!
5. Questi grappoli poi tu li spremerai dentro un buon vaso che dovrà essere
chiuso! Poi lascerai che il succo fermenti bene dentro al vaso, e quando esso
sarà puro, allora bevine moderatamente, e con ciò tu sarai ristorato e diverrai
molto allegro e lieto! Così vuole il Signore; fa come ti ho detto, e tu sarai
molto lieto ed allegro per tutta la tua vita!»
6. Dopo queste parole, il messaggero lasciò Noè, e Noè
mise subito in esecuzione ogni cosa assieme ai suoi figli, che si chiamavano
Sem, Cam e Jafet; e così, sette anni dopo il diluvio, Noè aveva una buona e
solida capanna in cui abitare e molti campi, prati e un vigneto davvero bello
che però, secondo la Volontà del Signore, cominciò a dare frutto soltanto dopo
dieci anni.
7. E venuto questo tempo, Noè raccolse i grappoli e li
spremette in un grosso vaso di legno di cedro, lasciò così che il succo
fermentasse bene, e quando il succo divenne puro, allora egli lo gustò e lo
trovò estremamente delizioso al punto che egli se ne prese un’abbondante
quantità.
8. Ma siccome non conosceva gli effetti di quel succo,
avvenne che egli si prese una forte sbornia e cadde in un sonno profondo. Ma
siccome il vino gli produceva molto calore nel corpo, allora egli si spogliò e
giacque del tutto nudo sul verde prato sotto un fico ombroso, intorno al quale
era costruita una dimora non provvista di tetto.
9. E quando Cam, il padre di Canaan (Canaan era nato
nel secondo anno dopo il diluvio) entrò nella capanna aperta condottovi da
Canaan, e vide le vergogne di Noè, allora egli se ne ritornò fuori dai fratelli
e raccontò loro la cosa.
10. Invece Sem e Jafet presero un mantello, lo posero
sulle loro spalle e, camminando a ritroso, entrarono nella capanna dal padre
Noè e coprirono le vergogne del loro padre, con la loro faccia rivolta da
un’altra parte, cosicché essi non videro le vergogne del loro padre.
11. Ma quando Noè si fu destato dallo stordimento del
vino ed ebbe poi appreso quello che gli aveva fatto Cam e il piccolo figlio,
allora egli disse a Cam: «Maledetto sia per questo tuo figlio Canaan; che egli
rimanga per tutti i tempi dei tempi un servo dei servi e sia il minimo tra i
fratelli, perché egli per primo ti ha rivelato le mie vergogne!»
12. Dopo di che egli si rivolse ai due altri suoi
figli e disse: «Lodato sia Dio, ed Egli estenda la discendenza di Sem! Canaan
rimanga servo di questi! Nello stesso modo estenda Dio pure Jafet e lo faccia
dimorare nelle capanne di Sem; Canaan però resti suo servo!»
13. Egli poi benedisse Sem e Jafet; invece Cam lo
cacciò fuori dalla capanna assieme alla moglie e ai figli.
[indice]
Le parole di Noè sul falso pentimento di Cam
Sem cerca di far ragionare Cam, ma costui si
trasferisce in un paese vicino a Salem
La nobile vendetta di Cam: “Benedire coloro che lo
hanno maledetto”, così viene premiato dal Signore
6 settembre 1844
1. Allora Cam si rese perfettamente conto di aver
agito ingiustamente e molto senza amore nei confronti di suo padre e ne fu
molto pentito.
2. I suoi due fratelli, benedetti, si accorsero di ciò
e andarono da Noè e gli riferirono come Cam si era pentito del suo peccato
contro di lui.
3. Noè disse: «Ascoltate, voi diletti figli miei, io certo
vedo piangere Cam, ma egli non piange per il mio cuore paterno, bensì piange a
causa della sua servitù! Nello stesso modo egli deplora certamente il suo
sacrilegio contro di me, perché a causa di questo egli è caduto nella servitù,
ma con ciò egli non deplora affatto il suo peccato di aver ferito il mio cuore
paterno! E allora, che egli rimanga un servitore, dato che non sa come il
vivente cuore di suo padre stia più in alto della sua servitù! Andate e
riferitegli questo!»
4. E Sem e Jafet lo riferirono subito a Cam.
5. Costui però disse: «In verità, fratelli, se Noè avesse un
cuore vivente, egli non mi avrebbe mai maledetto dannandomi così all’eterna
servitù, ma siccome lui non porta nel suo petto un vivente cuore paterno,
allora ha fatto così!»
6. Allora Sem disse: «Davvero, tu fai un
grave torto a nostro padre, perché in questo modo parla solo l’egoismo fuori da
te! Il cuore si lascia trovare di nuovo solo con il cuore, per vedere se un
cuore c’è o non c’è!
7. Se tu avessi un cuore per il padre, allora
troveresti anche il suo cuore, ma siccome tu non hai cuore per il padre, allora
tu non puoi trovarlo nel padre, e ora è comprensibile perché il padre non trovi
in te niente che appartenga al suo cuore!»
8. Queste parole istruttive infastidirono Cam, tanto che egli prese
sua moglie e i suoi figli ed alcune mucche, buoi e pecore, e se ne partì
salendo verso la regione delle attuali Sidone e Tiro, e diede al paese il nome
di suo figlio e disse:
9. «Ora, nel Nome del Signore, che ha benedetto anche
me, io voglio certo vedere come, dove e quando diventerò un servitore dei miei
due fratelli!
11. Io voglio benedire coloro che mi hanno maledetto; e questa benedizione
dovrà diventare come dei carboni ardenti sui loro capi e dovrà far ardere i
loro cuori! E così il paese di mio figlio non si chiamerà mai il paese della
maledizione e della servitù, bensì il paese della magnificenza e della
benedizione!
12. E così la mia stirpe non dovrà mai arrivare al
punto di cercare servizio nelle capanne dei discendenti dei miei fratelli, ma
certamente essi verranno e, in questo paese benedetto, cercheranno e
prenderanno dimora nella mia città! Amen!»
13. Allora giunse un
messaggero da Salem e disse a Cam: «Questo
paese appartiene a Salem; chi vi vuole dimorare, deve dare al Re dei re di
Salem la decima parte di ogni cosa!»
14. Cam disse: «Signore, tutto ciò che io possiedo è qui;
prendilo, poiché è certo Tuo dall’eternità!»
15. E il messaggero disse: «Poiché questa è la tua volontà, allora questo
paese sia benedetto per i figli del Signore, e tu sii il loro fedele
servitore!»
16. Questo piacque molto a Cam, ed egli diede subito
la decima parte di ogni cosa; uttavia non comprese che il messaggero aveva
designato i discendenti di Jafet quali i figli del Signore.
17. E così i Camiti e i Canaaniti vissero indisturbati
in questo paese fino ai tempi di Abramo, avendo Cam benedetto coloro che
avevano scagliato la maledizione contro di lui.
[indice]
Un messaggero da Salem preannuncia il futuro della
famiglia di Noè fino ad Abramo
7 settembre 1844
1. I figli di Cam si moltiplicarono molto già nel
tempo in cui Noè era in vita. Infatti Noè visse ancora trecentocinquanta anni
dopo il diluvio, e la sua età complessiva fu di novecentocinquant’anni.
2. Cam aveva un figlio chiamato Cus, e costui generò
il potente cacciatore Nimrod, il fondatore della città di Babele. Costui era un
gigante ed era alto dodici piedi (3,8 m),
ed era il più grande tra i figli di Cus i quali erano tutti di statura
gigantesca.
3. Ma poiché Nimrod divenne molto potente al cospetto
degli uomini e nello stesso tempo era anche molto pio, tanto che veniva
chiamato “il cacciatore di Dio”, allora Cam, che era ancora in vita ed in buono stato, andava
pensando così: ‘Chi altri mai saranno i
figli di Dio, se non i figli di Cus, e Canaan li servirà?’
4. Allora a Cam andò nuovamente un messaggero da Salem e gli disse: «Perché diventi vanitoso a causa di Nimrod? Vedi, non con te,
bensì con Sem e Jafet il Signore vuole generare i Suoi figli, e questi verranno
dalla stirpe di Sem e dalle figlie di Jafet! Perciò i figli di Dio saranno
provenienti da Sem e verranno da Jafet!»
5. Quando Cam ebbe udito ciò, ne rimase turbato, perché egli scorse
ora l’effetto della maledizione di Noè su di lui.
6. Ma il messaggero disse a Cam: «Il Signore di Salem non è come un uomo
che maledirebbe qualcuno subito; dunque, il fatto che i figli di Dio non
giungeranno da te non dipende dalla maledizione, bensì unicamente dall’Ordine
divino!
7. Infatti, anche se tu non fossi stato maledetto da
Noè in Canaan, comunque i figli di Dio non verrebbero al mondo tramite te,
perché tu non sei il primogenito! Sem invece è il primogenito, e Jafet è
l’ultimo generato prima del diluvio; quindi la signoria rimane presso Sem,
mentre Jafet, essendo il più giovane, la darà alle figlie.
8. Tu però sei il servitore di tutti secondo l’Ordine
del Signore, e così per questo motivo tu sei anche il più vicino al Signore,
che non i tuoi fratelli! E perciò il Signore contrassegna la tua stirpe con la
forza, il numero, la sapienza e la purezza virile, e ti concede di dimorare per
primo nel paese nel quale Egli condurrà i Suoi figli solo più tardi!
9. Tu però non credere che tutti i discendenti di Sem
e di Jafet saranno chiamati figli di Dio; oh, no affatto! Vedi, io possiedo il
registro della stirpe di Sem e voglio rivelarti questo registro, e tu alla fine
vedrai quando e per mezzo di chi verranno prodigiosamente al mondo i figli di Dio!
E dunque ascolta!
10. Sem ha generato Arfacsad due anni dopo il diluvio,
come tu hai generato Canaan; tu però avevi già generato i gemelli Cus e Misraim
il primo anno, e il secondo anno hai generato Put e Canaan, ed hai voluto con
ciò distinguerti dai tuoi fratelli.
11. E vedi, questa non fu una cosa perfetta davanti al
Signore! Perciò il Signore si rivolse a Sem e a Jafet, essendo essi gli ultimi,
e a Sem diede Arfacsad solo quando tu avesti il quarto figlio, e lo benedì già
nel grembo materno!
12. Ad Arfacsad Egli diede Sala; a Sala Eber; a Eber
Pelec; a Pelec Regu, che è nato oggi; a Regu però Egli darà Serug; a questi
Egli darà Nahor; a questi darà Tara; solo da costui nascerà Abramo e i suoi
fratelli Nahor e Haran!
13. E vedi, solo Abramo sarà chiamato ad essere il
vero e proprio padre dei figli di Dio!
14. Però anche tu stesso, come Noè, vedrai Abramo, e a
cominciare da Noè tutte le generazioni viventi lo benediranno, e tu pure non
gli farai mancare la tua benedizione!
15. Ormai sono trascorsi centotrentun’anni dopo il
diluvio, ed Abramo nascerà nel duecentoventinovesimo anno dopo il diluvio; così
tu, assieme a Noè che vivrà ancora duecentodiciannove anni da ora e in totale
trecentocinquant’anni dopo il diluvio, conoscerai benissimo il padre dei figli
di Dio, dato che tu, da oggi, avrai ancora più di trecento anni da vivere!
16. Vedi, così ha disposto il Signore, e questo è tutto buono; perciò fa in
modo che questo ti piaccia, così tu, presso Dio, avrai in eterno la parte
uguale! Amen!»
17. Dopo ciò il messaggero lasciò di nuovo Cam, che
viveva a Zidon (Sidone, oggigiorno Saida). Cam fu contento di questa notizia ed
abbandonò completamente il suo egoismo a causa della potenza dei suoi
discendenti.
18. E questo fu il governo della Mia Casa fino ad Abramo,
del cui governo è stata fatta menzione e disposizione all’inizio di
quest’Opera!
19. Certamente sarebbe ancora da mostrare molto (riguardo agli avvenimenti verificatisi) da Noè
fino ad Abramo; dato però che a tale riguardo molte cose sono già state esposte
più dettagliatamente da Mosè (nei suoi cinque libri) e dato che ciascuno che sia versato nella scienza delle rispondenze può
trovare là ogni minima cosa. Allora sia con ciò chiusa quest’Opera comunque
molto estesa!
20. Beato colui che porrà dentro al fondamento della sua vita la Legge
illuminante dell’Amore, perché poi vi troverà anche la vera, eterna vita!
21. Chi però leggerà questo libro solo come un altro
libro di storia fiabesco, costui otterrà un raccolto molto magro per il suo
spirito!
22. Chi invece deriderà e perseguiterà quest’Opera,
costui non sfuggirà alla sicura morte temporale ed eterna, poiché Io lo
afferrerò all’improvviso quando egli meno se lo aspetterà!
23. Ma per quanto riguarda la pubblicazione di
quest’Opera, al tempo opportuno sarà mandata la Mia indicazione all’uno o
all’altro di coloro che già all’inizio ne furono resi partecipi per la
rivivificazione del loro spirito.
24. Sia dunque con ciò offerta a tutti voi, Miei amati amici e figli,
- FINE -
(il luogo del monte Ararat in Turchia)
Purista quale consigliera del Signore – La preghiera dell’uomo, come
richiesta, è una specie di devoto consiglio a Dio – La Grazia e l’Amore del
Padre per i Suoi figli |
27.03.1843 |
|
Il Signore con Purista, Ghemela, Pura e Naeme nella capanna di Purista –
Retrospezione sulle supposizioni dei curiosi rimasti fuori espresse a Enoch –
Rispondenza spirituale sugli avvenimenti |
28.03.1843 |
|
Lo sbalordimento degli uomini – Le chiacchiere e i sospetti delle donne
invidiose sulle quattro prescelte Il buon parere di Aora |
29.03.1843 |
|
Il colloquio
dell’afflitta Mira con Enoch |
30.03.1843 |
|
Mira entra nella
capanna ma rimane delusa dalle parole del Signore Il perché della sua
prova, poi la sua umilizione e l’accoglienza del Padre |
31.03.1843 |
|
L’ardentissimo impeto d’amore di Mira la rende esamine – Il Signore,
commosso, sparisce per non recarle danno – Disposizioni a Purista sul modo di
preparare la mensa |
1.04.1843 |
|
L’inutile invito di Mira ai padri a prendere parte alla colazione nella
capanna rimane infruttuoso L’esortazione del Signore all’umiltà – Un rinnovato invito ai padri è
coronato da successo |
3.04.1843 |
|
La colazione nella capanna di Purista Il Patto d’amore con i figli della
Terra e la comunione visibile tra Cielo e Terra |
4.04.1843 |
|
L’apparizione di Abele, di Sehel e Zuriel grazie alla vista interiore
aperta – Conversazione con gli spiriti |
5.04.1843 |
|
Le domande di Ghemela sulla vita nell’aldiquà e nell’aldilà La risposta dello spirito Zuriel: la vera morte è separarsi dal Signore |
6.04.1843 |
|
L’appassionato rendimento di grazie di Ghemela – Una promessa del Signore
a Ghemela quale futura madre di Noè, e a Pura quale futura madre di Gesù –
Pura trapassa dalla Terra con la carne spiritualizzata |
7.04.1843 |
|
Le scuse di Adamo e la sua ingenua preghiera al Signore di ritirare il
rimprovero Il Signore sa esattamente come trasformare le Sue creature in veri figli
Suoi |
8.04.1843 |
|
Adamo invoca il perdono – Significative parole del Signore sull’uomo
quale cieco creatore del proprio giudizio essendo pietra terminale della
Creazione |
10.04.1843 |
|
Uranion domanda al Signore se Egli può essere offeso dagli uomini – La
risposta affermativa del Signore |
11.04.1843 |
|
L’intimazione a Satana sotto l’aspetto di drago di comparire alla
presenza di Chisehel, di Enoch e di Lamech – Le sue sfrontate parole e la
volontà di crocifiggere in futuro il Signore |
12.04.1843 |
|
Lo zelo vendicatore di Chisehel – Satana si rifiuta di rispondere e
vorrebbe aggredire La punizione tramite Chisehel – Il drago trasformato in uomo |
13.04.1843 |
|
Satana, il primo essere femminile creato, confessa le sue menzogne e
riconosce l’ostinazione della sua malignità |
14.04.1843 |
|
L’eterna punizione di Satana: una menzogna! – La perfetta bellezza
femminile della figura primordiale di Satana – Satana fu creata da Dio per
essere una Sua cara figlia e sposa La proroga concessa fino al Sacrificio sulla croce |
45.04.1843 |
|
I timori di Chisehel vorrebbero dissuadere il Signore dalla Sua
Misericordia Il rimprovero meritato a Chisehel – Un’ultima esortazione a Satana per il
suo ritorno |
18.04.1843 |
|
La preghiera
pretestuosa di Satana rivolta al Signore per riavere un cuore tale da poterLo
amare |
19.04.1843 |
|
Chiarimenti del Signore alle falsità di Satana, che ribadisce ulteriori
sforzi futuri per riconquistarla La natura di Satana attraverso i corpi di Adamo e di Eva, e del serpente
ingannatore |
20.04.1843 |
|
Ulteriori egoistiche e arroganti accuse di Satana – La tristezza del
Signore per l’ostinazione di tale creatura |
22.04.1843 |
|
Il desiderio di Satana di essere convertita in un uomo Il Signore gli mette a fianco una pura donna del Sole, quale profezia |
24.04.1843 |
|
Spiegazioni sulla
costituzione di Satana, di Adamo, di Eva e sul serpente tentatore |
25.04.1843 |
|
La domanda di Lamech: “Com’è possibile che Satana, pur essendo creata da
Dio, sia tanto malvagia?” La difficile risposta del Signore con una similitudine |
26.04.1843 |
|
Le stolte idee di Chisehel sull’accoppiamento sessuale con Satana – Sul
mantenimento della vita del primo spirito creato, e sulle sue creazioni
secondarie – L’esempio di innumerevoli esseri umani creati all’istante |
27.04.1843 |
|
Nella Sua essenza divina il Signore è Uomo e Donna – La parte maschile in Dio è l’Amore, la
forza e il vigore – La parte femminile in Dio è la luce della Sapienza
derivata dall’more Lucifero creato da un Raggio di grazia |
28.04.1843 |
|
Il comandamento per eccellenza è l’amore Consigli e divieti per i successivi rapporti con gli uomini e le donne
della pianura |
29.04.1843 |
|
Mutaele dubbioso sulla natura della donna – Le differenze sostanziali spirituali
riguardo l’essenza dell’uomo e della donna – La donna reintegrata al livello
dell’uomo |
2.05.1843 |
|
I padri sorpresi ed amareggiati dalla risposta del Signore riguardo alle
donne Significato dell’essere dall’Alto o dal basso |
3.05.1843 |
|
Kenan vorrebbe maggior luce riguardo la visione della decima colonna Il saggio consiglio del Signore è di attendere, sforzandosi di amare per
ottenere maggiore luce |
4.05.1843 |
|
L’astuto piano di Satana di sedurre gli uomini mediante la bellezza delle
donne La Voce dall’alto – La delegazione di Horadal presso Adamo ed Enoch |
5.05.1843 |
|
Vari incarichi di Enoch ispirato da Dio, da svolgere presso il re Lamec –
Partenza per la città di Hanoch |
8.05.1843 |
|
Viaggio verso la città di Hanoch – Lamech sbalordito dai sontuosi edifici
della città, viene ripreso da Enoch |
9.05.1843 |
|
Enoch incontra il re Lamec che gli s’inchina fino a terra Insegnamento sui pericoli che derivano dai tributi d’onore e simili |
10.05.1843 |
|
Lamec, nel correre incontro ai suoi, sorpassa Enoch Il triplice significato profetico di questo atto di Enoch – Sui profeti e
sulle profezie agli uomini |
11.05.1843 |
|
La gioia del re Lamec lo spinge a promettere qualsiasi cosa al Signore L’ammonimento di Enoch a guardarsi dalle promesse precipitose |
|
|
La gioia del rivedersi tra il re Lamec e i suoi familiari Differenza tra la grande gratitudine degli uomini della pianura rispetto
a quella lieve degli uomini dell’altura |
12.05.1843 |
|
L’ingresso nella città di Hanoch – La venerazione dei luoghi sacri
concessa temporaneamente L’ingresso nel palazzo di Lamec |
16.05.1843 |
|
Alla corte del re – I preparativi per il
banchetto di gioia – Il proclama del
re di trasformare tutte le armi in attrezzi da lavoro – L’amore sia la santa
arma! – Una promessa al re |
16.05.1843 |
|
Enoch e Lamec sul giusto ordine
gerarchico tra gli uomini |
18.05.1843 |
|
La preparazione del secondo tavolo nella
sala del trono – Il discorso dello sconosciuto alla seconda tavola |
19.05.1843 |
|
Lo stupore di re Lamec per le parole
dell’ospite sconosciuto Il discorso dello Sconosciuto sul doppio
nutrimento, per il corpo e per lo spirito |
19.05.1843 |
|
Sul significato della Parola dal cuore –
Il satollamento del corpo, dell’anima e dello spirito La noia è la fame dell’anima, e la brama
di conoscenza è la fame dello spirito Dio è il principale ed eterno saziamento
per lo spirito dell’uomo |
22.05.1843 |
|
La domanda dei critici sulla funzione
della Parola – La risposta dell’oratore |
23.05.1843 |
|
Il saggio discorso
dell’oratore principale sul linguaggio interiore dello spirito e su quello
esteriore della bocca |
23.05.1843 |
|
Sulla differenza tra la fede forzata e
non libera di chi contempla Dio con i propri occhi e la fede libera che
deriva dal professare Dio nel proprio cuore attraverso un vivo amore per Lui |
27.05.1843 |
|
L’umiliazione del critico ingannatore
bramoso di curiosità L’idoneità della parola orale è
soprattutto per mentire |
29.05.1843 |
|
Il re Lamec ed Enoch e la rispondenza
interiore del tempio – L’invito del re
alla consacrazione del tempio |
30.05.1843 |
|
Il discorso del Sapiente sullo scopo
della consacrazione del tempio – L’invito rivolto a tutto il popolo |
31.05.1843 |
|
Enoch e il re lamec discutono sulla
verità Sull’obbedienza, il vero frutto
dell’umiltà, e sul procedere secondo l’ordine suggerito dal cuore |
1.06.1843 |
|
La ressa del popolo sul monte e
l’imbarazzo di Lamec per l’imminente tramonto del Sole Il consiglio del Sapiente sulla vera
consacrazione del tempio |
2.06.1843 |
|
La consacrazione del tempio tramite il
fervente amore del re Lamec per i propri fratelli e sorelle Una nuvola a forma di cuore splendente
al di sopra del tempio |
9.06.1843 |
|
L’umile confessione del re Lamec e il
suo timore di entrare nel tempio L’Uomo sapiente lo consola convincendolo
ad entrare |
10.06.1843 |
|
Il significato simbolico delle
apparizioni sul tempio – Il compiacimento di Dio nella povertà |
12.06.1843 |
|
L’errata comprensione di Lamec riguardo
al cuore subliminale sul tempio – Come e dove cercare Dio |
12.06.1843 |
|
La stoltezza di Lamec, ma poi riconosce
il Signore nell’Uomo sapiente Sull’essenza dello Spirito di Dio
nell’uomo – I figli non devono prostrarsi dinanzi al Signore |
12.06.1843 |
|
Il Signore non può farsi vedere senza
preparazione, per evitare un giudizio – Vani tentativi di Lamec per
risollevare il popolo prostrato a terra – L’afflizione di Lamec nella sua
solitudine |
16.06.1843 |
|
Le solitarie riflessioni di Lamec solo
tra tutti i dormienti-morti fino al mattino – La sua vacillante fede in Dio |
17.06.1843 |
|
La terribile visione del re Lamec e il
suo risveglio dal suo stato di sogno Le spiegazioni di Lamech dell’altura |
17.06.1843 |
|
Rientro nel tempio e amorevole
accoglienza del Signore Spiegazione dell’accaduto a Lamec
durante il sonno – Ancora sull’ordine familiare con un esempio |
20.06.1843 |
|
Rispondenza tra la posizione dei quattro
e il centro di gravità e quello di attrazione per generare e mantenere la
vita nella Creazione materiale e spirituale |
21.06.1843 |
|
Il re Lamec chiede luce sulla poligamia Una sola donna è concessa all’uomo, il
cui seme deve maturare per avere figli vigorosi |
22.06.1843 |
|
Lamec rimproverato chiede il perché del continuo
desiderio dell’uomo per le donne La rispondenza è che il continuo desiderio del cuore
deve maturare per il Signore |
23.06.1843 |
|
La parabola della gocciolina di rugiada
– Sull’evoluzione dell’anima |
26.06.1843 |
|
Lo stupore di Lamec per la Sapienza del
Signore – La grazia dell’umiliazione della sapienza umana |
27.06.1843 |
|
Il Signore spiega l’origine e l’essenza
del male |
30.06.1843 |
|
Lamec ammutolito dinanzi alla Santità
del Signore – I confini dell’Onnipotenza divina L’abisso tra Dio e l’uomo è colmato
mediante il rapporto tra Padre e figlio |
1.07.1843 |
|
La vita di ogni creatura è una parte
della Vita di Dio I Pensieri di Dio sono l’effettiva Vita
in Dio – Una controdomanda |
3.07.1843 |
|
L’imbarazzo di Lamec per la contro
domanda inestricabile e la confessione della sua stoltezza La vera sapienza è l’umiltà |
4.07.1843 |
|
La visione spirituale di Lamec
insufflata dal Signore sul modo in cui i pensieri si realizzano in Dio La rispondenza con l’origine degli
esseri creati |
5.07.1843 |
|
L’indispensabile capacità del corpo di
percepire il dolore, come benefattore e guardiano della vita Come si deve vivere se non si vuole mai
provare alcun dolore |
6.07.1843 |
|
L’arcangelo Zuriel, dimostra a Lamec che
la sensibilità al dolore di uno spirito è una realtà |
7.07.1843 |
|
Zuriel spiega che la percezione del
dolore è dello spirito, e può contrastarlo con la forza di Dio Enoch spiega la vita dello spirito e il
necessario conflitto tra materia e spirito |
10.07.1843 |
|
Enoch spiega la vita dello spirito e il
necessario conflitto tra materia e spirito |
11.07.1843 |
|
I tre lati di ogni relazione nella vita:
l’umano-materiale, l’umano-spirituale e l’umano-divino L’imperscrutabilità del rapporto umano-divino
delegata solo a Dio |
13.07.1843 |
|
La consacrazione di re Lamec a sommo
sacerdote del tempio sul monte La consolante promessa del Signore di
una Sua costante presenza nel tempio |
14.07.1843 |
|
Le parole di Lamec rivolte al popolo
raccolto intorno al tempio Il Signore presentato nell’Uomo povero,
nel Messaggero e nell’Uomo sapiente |
15.07.1843 |
|
Enoch e i due Lamec nominati a guide
fondamentali di tutto il popolo L’amore del Signore per i Suoi figli è
così grande, da donare la propria Vita per loro se fosse necessario |
17.07.1843 |
|
La trasfigurazione del Signore davanti
al popolo – Le Sue parole paterne, poi disappare |
18.07.1843 |
|
Sette pietre bianche deposte nel tempio
a ricordo della presenza del Signore L’origine della Pietra filosofale |
20.07.1843 |
|
L’invio dei messaggeri nelle dieci città
– Come dovrebbe essere governato uno Stato secondo l’Ordine divino – Breve
parentesi su quel tempo. Enoch e Lamec e altri condotti all’altura di Adamo |
21.07.1843 |
|
Enormi fiamme fuoriescono dalla caverna
sulla via della montagna che porta all’altura Enoch spiega il perché delle fiamme |
22.07.1843 |
|
Enoch col potere da Dio annienta la
caverna del drago – L’apparizione di Satana |
24.07.1843 |
|
La paura di Lamec e dei suoi compagni di
fronte all’orribile figura di Satana La richiesta di Enoch a Satana di
rendere nota la sua maligna intenzione fondamentale |
28.07.1843 |
|
Ulteriormente incalzato da Enoch, Satana
minaccia e preannuncia il Diluvio e la crocifissione |
29.07.1843 |
|
L’energica risposta di Enoch a Satana
con una profezia sul tempo del suo giudizio Satana viene confinato al centro della
Terra |
31.07.1843 |
|
Quest’Opera, quale “Il nuovo Libro della Vita” –
Come può lo spirito essere trattenuto nella materia |
1.08.1843 |
|
Arrivo dei viaggiatori alla sommità
dell’altura Impressioni dei viaggiatori nel vedere
Adamo ed Eva e le loro dimore fatte di alberi |
2.08.1843 |
|
Il pasto nella capanna di Adamo – Il re
Lamec pieno di timore reverenziale davanti ad Adamo |
3.08.1843 |
|
Adamo ricorda ad Enoch la promessa di
dare Purista a Mutaele – L’assennata risposta di Enoch |
4.08.1843 |
|
Dalla sommità dell’altura l’incantevole
panorama stimola il re Lamec a glorificare il Signore |
5.08.1843 |
|
Il ritorno dall’altura e la cena
benedetta nella capanna di Adamo Adamo ed Enoch sulla celebrazione del
Sabato |
7.08.1843 |
|
La visita alla prodigiosa grotta di
Adamo – Lo stupore di Lamec che glorifica il Signore |
10.08.1843 |
|
Le sagge esperienze di vita di Enoch
sull’amore per il mondo degli uomini |
12.08.1843 |
|
L’accoglienza degli ospiti nella capanna
di Purista – L’ammirazione di Lamec per la sua bellezza |
17.08.1843 |
|
Nella capanna, Purista si lamenta delle
insidie amorose di Mutaele La savia risposta di Enoch, il
conoscitore dei cuori |
18.08.1843 |
|
Mutaele guarito da Enoch con la potenza
del Signore |
19.08.1843 |
|
Lo stupore di Adamo per la
trasformazione interiore di Mutaele Purista ne è imbarazzata, e Mutaele
parla del mutare dei tempi – Poi Purista pentita domanda perdono |
21.08.1843 |
|
Le sagge parole di Mutaele a Purista |
22.08.1843 |
|
La poca stima di Mutaele per gli ospiti
e la sua offensiva domanda rivolta al re Lamec La saggia risposta del re |
23.08.1843 |
|
La vergogna di Mutaele – Henoch gli
impedisce di andar via e lo illumina sulla natura delle donne |
24.08.1843 |
|
Sagge parole di Lamec sulla vera essenza
dell’offesa Mutaele, riconciliatosi con Lamec, gli
chiede consiglio |
25.08.1843 |
|
La risposta negativa di Lamec e il suo
buon consiglio di rivolgersi direttamente al Signore Sulla differenza tra la Parola
comunicata direttamente da Dio e quella di un intermediario |
26.08.1843 |
|
Mutaele in attesa della Parola del
Signore rinuncia a tutto Adamo inquieto a causa di Mutaele, viene
tranquillizzato da Enoch |
28.08.1843 |
|
Uranion quale albergatore – Una generale
chiamata interiore per Purista che la invita a recarsi da sola sulla collina
– Curiosità di Adamo e suo salutare spavento |
29.08.1843 |
|
Sulle due specie di realtà: la materiale
e la spirituale Il senso della rispondenza
nell’incontro/visione di Adamo |
30.08.1843 |
|
Il cantico di Kenan sull’inutile essenza
della vita Adamo critica duramente tale cantico, ma
Enoch lo tranquillizza |
31.08.1843 |
|
Il lamento di Adamo sentendosi offeso, e
la sua stolta decisione di ritirarsi lontano da tutti |
1.09.1843 |
|
Le parole pacificatrici del re Lamec ad
Adamo – Della forza dell’abitudine e della benedizione degli scuotimenti
spirituali – Sullo scopo delle
debolezze umane |
2.09.1843 |
|
Due profezie di Enoch: la prima per dopo
la metà degli attuali anni di Adamo, e l’altra dopo un sesto Il rimprovero del Signore per bocca di Enoch,
che non lo giustifica |
4.09.1843 |
|
Adamo e di Eva si accingono al riposo
notturno nella capanna di Uranion, ma viene turbato L’ardente curiosità di Adamo |
5.09.1843 |
|
Adamo ed Eva dai nuovi ospiti, e cioè il
Signore, lo spirito di Zuriel, Mutaele con Purista e Ghemela e Lamech –
Profezia per le due coppie i cui figli calpesteranno un giorno una nuova
Terra Misteriose parole rivolte ad Adamo |
6.09.1843 |
|
Ultime ammonizioni di addio del Signore,
poi scompare insieme allo spirito di Zuriel Il ritorno del re Lamec e della sua
compagnia ad Hanoch, dove comincia la vera età dell’oro |
7.09.1843 |
|
La prima Chiesa al tempo di Adamo e il
successivo decadimento degli uomini dopo la morte dei progenitori Parole di congedo di Adamo, suo
testamento e sua morte all’età di novecentotrenta anni |
11.09.1843 |
|
Lutto e pianto in tutta la Terra per la
morte di Adamo ad eccezione degli africani e dei giapponesi Crescente considerazione di Eva e
successiva morte a novecentosessanta anni |
12.09.1843 |
|
L’ascetismo si diffonde tra i figli
dell’altura a causa della morte di Adamo e poi di Eva e di Set La benedizione del Signore per la nascita di
Noè Enoch sparisce dopo aver spiegato
inutilmente a Lamech il perché del trapasso dei loro predecessori |
13.09.1843 |
|
Lamech dell’altura alla ricerca di Enoch
per un anno – Il Signore rivela al re
Lamec dove si trova Enoch Lamech dell’altura rivolge all’assemblea
un discorso amareggiato e stolto |
14.09.1843 |
|
Per trent’anni viene sospesa la
procreazione sull’altura il Signore da una nuvola infuocata
ammonisce Lamech dell’altura per il suo comportamento oppositivo |
16.09.1843 |
|
Il Signore si mostra visibilmente a
Lamech e lo ammonisce in modo molto serio Gli spiriti di Enoch e di Adamo si
mostrano a Lamech per testimoniare della loro vita spirituale |
18.09.1843 |
|
Ulteriore manifestazione di altri
spiriti visibili a Lamech Suo ravvedimento e pentimento per aver
offeso Dio – Lamech chiamato a sostituire Enoch |
19.09.1843 |
|
Lamech dell’altura fa voto di
ristabilire l’antico Ordine divino – L’avvertimento del Signore che il
serpente diventerà il signore del mondo tramite la carne delle donne, poi il
giudizio |
20.09.1843 |
|
L’insuccesso dell’invito ai popoli di
non cedere alle seduzioni delle donne della pianura L’irritazione di Lamech e il conforto
del Signore |
21.09.1843 |
|
Il discorso del Signore sulla natura tra
le persone fedeli e quelle infedeli – Sull’errata educazione dei genitori |
22.09.1843 |
|
Insegnamenti di Lamech al padre
Matusalem Chi nel mondo ama qualsiasi qualcosa più
di Dio, non è degno di Lui!” |
23.09.1843 |
|
Il declino morale e spirituale dei figli
dell’altura Le sagge disposizioni del re Lamec prima
della sua morte – Il figlio Tubalcain succede al trono |
25.09.1843 |
|
L’inizio dell’istituzione militare –
L’estinzione della dinastia del re Lamec con la morte di Tubalcain Il giovane figlio di Mutaele e di
Purista, Uraniel, nominato guida, maestro e capo della città di Hanoch |
26.09.1843 |
|
Le due figlie di Tubalcain deificate
dagli abitanti della città di Hanoch ’indeciso Uraniel ottine dal Signore un
rifiuto di aiuto – Uraniel obbligato a sposare le due figlie di Tubalcain |
27.09.1843 |
|
L’inizio della bigamia ad Hanoch – La costruzione di
un istituto di bellezza femminile L’inizio del traffico degli schiavi e delle
differenze di ceto |
28.09.1843 |
|
Ulteriori dettagli sull’istituto di
bellezza femminile – Come cominciò il traffico degli schiavi |
30.09.1843 |
|
L’altura notevolmente purificata
dall’assenza degli uomini Oltre diecimila donne esortate
inutilmente da Lamech a non scendere nella pianura |
2.10.1843 |
|
L’arrivo delle diecimila donne in
pianura e la loro facile cattura da parte degli uomini del re Uraniel Il confinamento all’istituto di bellezza |
3.10.1843 |
|
Gli hanociti desiderano le donne
dell’altura – Una nuova razza di
uomini particolarmente dotati L’invenzione del vetro e la coniatura di
monete – La fortificazione di Hanoch |
5.10.1843 |
|
L’assemblea delle dodici città e lo
stratagemma per conquistare Hanoch L’occupazione delle dieci città-sobborgo
e le contromisure degli hanociti |
6.10.1843 |
|
L’esercito hanochita sconfitto – I
vincitori dettano legge alla delegazione di Hanoch Il mercato della frutta fuori da Hanoch
e il consiglio dei mille |
7.10.1843 |
|
La costituzione dello Stato con le caste
dei nobili e i bassi ceti sociali – I mille consiglieri ingannano il re e
costituiscono un abominevole aristocrazia |
10.10.1843 |
|
Il governo aristocratico di Hanoch si
espande in tutta l’Asia e dura circa cento anni Fondazione di feudi e principati – I principi del feudo come reggenti e
sacerdoti del popolo Istituzione della pena di morte – Morte
del re Uraniel |
11.10.1843 |
|
L’educazione dei sette figli di Uraniel
sull’altura Il Signore risponde a re Uraniel dopo
sette anni – L’immenso impero diviso tra i mille consiglieri Dopo la morte di Uraniel i due figli
inviati inutilmente ad Hanoch come missionari |
12.10.1843 |
|
I padri dell’altura si consigliano per
la salvezza della pianura La saggezza di Noè per un ulteriore
invio nella pianura dei due poderosi figli del re |
14.10.1843 |
|
I figli di Uraniel come muratori in
Hanoch – Per la bravura, sono nominati sovrintendenti di tutta l’edilizia
dello Stato – La carestia in Hanoch per l’enorme incremento della popolazione
non supportata da ulteriori tributi – I due messaggeri quali consiglieri dei
mille signori |
16.10.1843 |
|
Il saggio discorso dei due messaggeri
all’assemblea dei mille consiglieri – Le gravissime condizioni della città
causate dal mantenimento gratuito di milioni di servitori alla corte dei
mille |
17.10.1843 |
|
Il piano di
salvataggio dell’enorme città e la sua realizzazione |
18.10.1843 |
|
Dopo un anno, ulteriori proposte dei due
messaggeri: riaprire i due templi per adorare Dio! Disaccordo tra i mille consiglieri |
19.10.1843 |
|
L’idea di inculcare una falsa dottrina
di Dio per mantenere asservito il popolo L’ulteriore richiesta ai due consiglieri
– L’ultimo consiglio, poi il ritorno alle alture |
21.10.1843 |
|
Ritorno all’altura dei due messaggeri e
loro relazione ai padri – La richiesta di Lamech al Signore soddisfatta – L’invio
nella pianura di dieci messaggeri del fuoco |
23.10.1843 |
|
Sul differente modo fra la narrazione
spirituale e quella temporale La cattiva accoglienza dei dieci
messaggeri del fuoco nella città |
24.10.1843 |
|
Sguardo sull’efficientissima
organizzazione della polizia della città La fuga delle migliaia di poliziotti
intervenuti per arrestare i dieci messaggeri del fuoco |
25.10.1843 |
|
I dieci messaggeri e le promesse al
locandiere – Verso il castello aureo
dei mille Il terzo prodigio: il fuoco sui bastioni
del castello |
26.10.1843 |
|
Le istruzioni del Signore ai dieci
messaggeri prima dell’ingresso al castello aureo Le intimazioni ai mille consiglieri
radunati nella sala delle riunioni |
27.10.1843 |
|
L’invito dei mille consiglieri ai dieci
di relazionare il mandato Uno dei dieci espone la storia dell’uomo
dalla sua origine |
28.10.1843 |
|
Inutilmente i mille consiglieri
bisbigliano segretamente fra loro – I dieci messaggeri svelano i piani dei
mille e danno loro l’ultimatum –
Ritorno alla locanda – L’imbarazzo dei mille |
30.10.1843 |
|
La soluzione di uno dei mille
consiglieri: proposta di emigrazione – Ancora disaccordo |
31.10.1843 |
|
Seicentocinquanta consiglieri scappano
dalla città stabilendosi nell’alto Egitto |
2.11.1843 |
|
La presa di posizione tra i
trecentocinquanta consiglieri rimasti ad Hanoch Altri duecentocinquanta decidono di
emigrare |
4.11.1843 |
|
Il Signore annuncia ai dieci messaggeri di
dare un termine di sette giorni ai cento consiglieri rimasti La discussione sull’ultimatum |
6.11.1843 |
|
La professione di fede a Dio di uno tra
i cento consiglieri – Annuncio dell’apertura dei due antichi templi |
7.11.1843 |
|
L’attività del solerte e valoroso
consigliere ha successo nonostante si assuma tutta la responsabilità Il popolo lo nomina quale capo e guida |
8.11.1843 |
|
Ohlad, il consigliere pentito, davanti
alla porta del tempio, pronto per l’apertura La benedizione dai dieci messaggeri |
9.11.1843 |
|
All’apertura del recinto del tempio
spunta una nuvola infuocata, con fulmini e tuoni sulla cupola Ohlad, invitato a non insistere,
conferma la sua fede e il suo proposito Ancora fulmini, fiamme e uragani non lo
fermano |
10.11.1843 |
|
Ohlad sottoposto alla prova del fuoco –
Suo ritiro e rinuncia ad aprire il tempio |
11.11.1843 |
|
Uno dei dieci messaggeri spiega a Holad
che è l’umiltà la chiave per accostarsi a Dio |
14.11.1843 |
|
La giusta umiltà di Ohlad – Uno dei
dieci spiega il Vangelo sulla vera umiltà |
15.11.1843 |
|
La preghiera di Ohlad prima di aprire la
porta del tempio Poderosi fenomeni naturali si manifestano
all’apertura – Il popolo spaventato a
morte si raccoglie nell’atrio L’ingresso nel tempio e la lunga
adorazione |
16.11.1843 |
|
La voce di Dio percepita da Ohlad lo
elegge re del popolo Il Signore si presenta con le sue stesse
sembianze |
18.11.1843 |
|
Di fronte al Signore, Ohlad vorrebbe
essere esonerato dall’alto incarico di re del popolo Ulteriore conferma del ruolo, quale
giusto figlio di Dio |
20.11.1843 |
|
Una zucca colma di olio di nardo per
l’unzione Il Signore elegge e unge Ohlad quale re
e i dieci messaggeri alla funzione di suoi ministri |
21.11.1843 |
|
Continua la tempesta di fuoco e il
terremoto mentre Ohlad viene unto Il popolo chiede la salvezza ai dieci
messaggeri – Il Signore si rivela al popolo tacciando la natura |
22.11.1843 |
|
Il discorso del santo Padre ai figli
riuniti – L’amore e la pazienza del Signore ha un limite Sull’elezione dei re dal popolo o da Dio |
23.11.1843 |
|
Davanti al tempio della montagna il
Signore spiega il significato spirituale del tempio esterioe di pietra Ultima benedizione e poi il Signore
scompare |
24.11.1843 |
|
L’incontro di re Ohlad con i novantanove
consiglieri L’impertinente discorso di un
consigliere e l’energica risposta di Ohlad |
25.11.1843 |
|
La replica
dell’oratore dei novantanove consiglieri sulle leggi e sul loro scopo – La
proteta dei novantanove contro le eventuali leggi di Ohlad – La sua prima
legge: riconoscere l’umiltà per diventare liberi |
27.11.1843 |
|
Ulteriore replica
dell’oratore dei novantanove sugli scopi della ragione, dell’intelletto e
della libera volontà |
28.11.1843 |
|
Ohlad titubante al discorso del
singolare oratore, chiede consiglio ai suoi dieci ministri L’efficace replica di uno dei dieci
ministri all’oratore |
29.11.1843 |
|
Il divario tra leggi umane sanzionate e le Leggi
divine Ohlad rivela l’Ordine divino per ciascuno:amare Dio
e il prossimo! |
1.12.1843 |
|
La replica dell’oratore
dei novantanove consiglieri con le obiezioni fondate sul suo intelletto |
2.12.1843 |
|
L’imbarazzo di Ohlad – Uno dei dieci
mostra come vanno trattati tali ciechi individui La trattativa giunge al punto di rottura |
5.12.1843 |
|
Danel, eroe dell’intelletto e oratore
dei novantanove, riconosce di aver sbagliato e si pente Un’ulteriore proposta di Ohlad |
6.12.1843 |
|
La conversione dei novantasette consiglieri
ad eccezione del re di facciata Le orecchie d’asino al re di facciata per
tre anni interi |
7.12.1843 |
|
Le fraterne parole di Ohlad a Danel su
come avrebbero operato per il futuro tra il popolo L’unanimità tra i cento consiglieri e i
dieci messaggeri |
9.12.1843 |
|
La radunanza davanti all’atrio del
tempio mentre fiamme e fulmini si scatenano Le parole rassicuranti di Ohlad –
L’ingresso nel tempio permesso solo agli iniziati |
11.12.1843 |
|
Ohlad dinanzi all’altare – Insegnamenti
di vita per il popolo: sui biasimevoli ricevimenti mondani |
12.12.1843 |
|
Uno stolto ribadire di Ohlad – Nessuna concessione a
chi non ha sempre il Signore con sé “Dove due o tre si raduneranno nel Mio Nome, là sono
Io in mezzo a loro!” |
13.12.1843 |
|
Ohlad riferisce a Danel la volontà del
Signore sui biasimevoli ricevimenti Danel lo riferisce ai novantanove e poi
alle donne e ai figli che non l’accettano |
14.12.1843 |
|
Richiesta chiarificatrice delle donne
sul significato della goccia d’acqua e del veleno La risposta di Danel, ispirata dal
Signore |
16.12.1843 |
|
Ohlad rende lode a
Danel per il suo buon discorso e lo induce a rendere grazie al Signore |
18.12.1843 |
|
Sulla vera adorazione a Dio – Ohlad e Danel quali pronipoti di Chisehel L’invito del Signore a predicare il
pentimento a tutti i popoli |
18.12.1843 |
|
La benedizione di Ohlad ai novantotto
consiglieri per la loro attività di missionari nel mondo I forti lamenti delle mogli per la
separazione dai loro mariti e dei figli dai padri – Una Voce dall’aria |
20.12.1843 |
|
Ritorno dopo tre anni di missione dei
novantanove Un grande arco di trionfo quale offerta
di ringraziamento – Il rimprovero |
21.12.1843 |
|
Un nuovo tempio costruito sopra l’arco
di trionfo e il sorgere di una città alberghiera Divisioni tra il popolo sui tre templi |
22.12.1843 |
|
Il mantenimento dell’ordine ad Hanoch
fino alla morte di Ohlad e dei dieci ministri Dronel, figlio di Ohlad, fatto re, mette
a dura prova la pazienza del Signore |
23.12.1843 |
|
Il discorso di abdicazione di Dronel al
Signore, poi passa lo scettro al figlio Kincàr Il ritiro del Signore dai templi – Il
falso giuramento di Kincàr e la nascita dell’idolatria |
27.12.1843 |
|
Re Kincàr quale raccoglitore delle leggi
di Dio e compilatore del libro ‘La Sacra Scrittura’ Un secndo libro da redigere: ‘La Storia
Sacra di Dio’ |
28.12.1843 |
|
Kincàr pone sull’altare nel tempio il
primo libro e nomina cento sacerdoti-scribi L’auto elezione come divinità con
centinaia di appellativi scritti su una striscia metallica Il secondo libro pronto in dieci anni, e
in altrettanti dieci inizia la decadenza spirituale di Hanoch |
30.12.1843 |
|
La genialità inventiva del re Kincàr
derivata dal suo zelo letterario Il fiorire delle grandi invenzioni e
delle arti ad Hanoch furono anche frutto del popolo |
2.01.1844 |
|
Le enormi ricchezze di Hanoch e le sue pesanti
conseguenze naturali Japell successore Kincàr – L’arte della politica e
le immorali leggi di Japell |
3.01.1844 |
|
Le scuole pubbliche e i teatri ad Hanoch
– Il sistema di spionaggio del re Japell Rendere stupido un popolo e tenerlo
oppresso con danze, musica e rappresentazioni estetiche L’apparente cura dei poveri e degli
ammalati a scopo politico – Amore e politica quali poli opposti |
4.01.1844 |
|
La mania di conquista del re Japell –
L’astuzia sacerdotale per il dominio dei popoli Solo Noè e i suoi rimangono fedeli al
Signore – L’istituzione delle caste |
5.01.1844 |
|
La casta sacerdotale detta legge nella
città di Hanoch – L’incredibile sfruttamento degli schiavi dopo soli
vent’anni dall’istituzione della prima casta – Hanoch è un inferno per la
misera umanità |
8.01.1844 |
|
La casta sacerdotale esige che il
successore del re sia il suo primogenito malato, storpio e scemo Il re Japell muore di dispiacere –
L’essenza della politica equivale all’inferno Il
nuovo re di facciata – Il secondo figlio di Japell si rifugia presso
Noè sull’altura |
9.01.1844 |
|
L’unico compito del nuovo re di
facciata: condonare la vita agli stranieri Il trattamento disumano riservato agli
stranieri squattrinati che si avvicinavano alla città |
10.01.1844 |
|
L’invio di esploratori per sottomettere
e sfruttare tutti gli altri popoli della Terra – Il censimento dei
discendenti di Set e di Caino – La pretesa di un enorme tributo –
L’annuncio del Giudizio di Dio |
11.01.1844 |
|
Il ritorno ad Hanoch
dei dieci inviati, il loro interrogatorio e il loro astuto rapporto di
viaggio |
13.01.1844 |
|
Trattative tra i sacerdoti e i dieci
inviati annessi alla casta sacerdotale a condizione che tentino di convincere
Noè a mettersi dalla parte dei sacerdoti |
15.01.1844 |
|
I dieci inviati
complottano in segreto e deliberano di arrivare ad un buono scopo giocando
d’astuzia |
16.01.1844 |
|
Prima del giuramento, i dieci vengono
terribilmente spaventati – L’occulta promessa di vendicarsi |
17.01.1844 |
|
La discussione tra i
cinquemila gran sacerdoti avidi d’oro e i dieci astuti inviati |
18.01.1844 |
|
Ulteriore discussione
tra i cinquemila gran sacerdoti e i dieci astutissimi esploratori |
19.01.1844 |
|
I sospetti dei sommi sacerdoti sul conto
dei dieci inviati L’astuta risposta dei dieci ottiene
l’appoggio dei gran sacerdoti |
20.01.1844 |
|
Il consenso all’astuta
proposta dei dieci inviati di liberare gli schiavi, armarli e metterli sotto
il loro comando |
22.01.1844 |
|
L’impossibilità
del riacquisto degli schiavi – Gli astuti piani dei dieci inviati vicini alla
realizzazione |
23.01.1844 |
|
Ulteriore consiglio per riacquistare
gratuitamente i quattro milioni di schiavi Il consiglio dei dieci astuti inviati per
rinunciare all’impresa o pagare una cauzione per ogni schiavo |
25.01.1844 |
|
L’assemblea con i ricchi
proprietari di schiavi e le loro elevate pretese per il riscatto |
26.01.1844 |
|
I gran sacerdoti,
convinti dai dieci astuti inviati, accettano l’acquisto dei quattro milioni
di schiavi |
27.01.1844 |
|
La consegna e il
mantenimento dei quattro milioni di schiavi da spuntare per il futuro
riscatto |
29.01.1844 |
|
Discussioni sull’armamento e
l’addestramento militare dei quattro milioni di schiavi – I dieci ottengono
quattro mila militari e delle vere armi per l’addestramento – Promessa di
liberazione |
30.01.1844 |
|
Sull’astuzia dei dieci inviati per
liberarsi dagli spioni – Ulteriore proroga utile per l’addestramento |
1.02.1844 |
|
Il congedo ai quattromila esperti di
armi L’ultima disputa tra i dieci aitanti e i
gran sacerdoti che giurano vendetta L’esodo dei quattro milioni e mezzo di
schiavi con duecentomila cammelli e ottocentomila asini al seguito |
3.02.1844 |
|
Il grande esercito si accampa a
settentrione di Hanoch, in una bella inaccessibile vallata – I dieci inviati
svelano il piano segreto agli ufficiali – Le disposizioni per la coltivazione
e la fortificazione della vallata |
5.02.1844 |
|
La scoperta di giacimenti d’oro e la
prosperità dell’insediamento Il piano dei dieci furbi per sconfiggere
Hanoch |
7.02.1844 |
|
Noè invia due messaggeri: uno
dell’altopiano e uno ad Hanoch – Positivo il primo, ma negativo il secondo |
8.02.1844 |
|
L’infruttuoso Consiglio dei gran
sacerdoti per una spedizione di vendetta al popolo dell’altopiano Il messaggero inviato da Noè li dissuade
da qualunque piano |
9.02.1844 |
|
Una ulteriore riunione del gran
Consiglio Un ingannevole piano di vendetta contro
il popolo dell’altopiano, approvato all’unanimità |
10.02.1844 |
|
La prima impresa
politico-diplomatica dei gran sacerdoti contro gli abitanti dell’altopiano |
12.02.1844 |
|
La delegazione politica di Hanoch a
colloquio con i dieci ex inviati ora governatori dell’altopiano L’insuccesso della delegazione e il suo
ritorno ad Hanoch senza il suo capo |
13.02.1844 |
|
Il rapporto dei trenta sottosacerdoti e
il suo effetto La vendetta giurata contro i dieci ex
inviati e la lapidazione del messaggero di Noè |
14.02.1844 |
|
Le province si separano da Hanoch – Lo schieramento di cinque milioni di
guerrieri contro il popolo dell’altopiano e contro le province traditrici –
Dopo due anni di vari attacchi all’altopiano, l’esercito si ritira |
15.02.1844 |
|
Il rapporto dell’esercito sconfitto
contro l’altopiano – La scissione tra
i gran sacerdoti comandanti la battaglia e quelli rimasti in città – Il
tradimento dell’esercito contro province |
16.02.1844 |
|
Un Consiglio di guerra dei dieci
dell’altopiano contro la città di Hanoch – I buoni consigli del messaggero
del Signore – Una piccola prova dall’Alto: il trattamento di mille spie di
Hanoch |
20.02.1844 |
|
Il rapporto dei dieci rimasti e la
posizione dei sacerdoti comandanti Ulteriore progetto di sottomettersi a
quelli dell’altopiano e proporre uno dell’altopiano a re di Hanoch La delegazione con mille corone e le
chiavi d’oro è ricevuta |
21.02.1844 |
|
Valutazione della proposta – Gurat
nominato re di Hanoch – Le delibere
per stabilire la dipendenza di Hanoch dall’altopiano e le norme sul diritto
di successione al trono |
22.02.1844 |
|
La firma degli “atti sacri” – L’obiezione di Gurat confutata dai dieci –
Sulla decarchia |
23.02.1844 |
|
Una solenne accoglienza ad Hanoch
riservata al nuovo re Gurat dai suoi Nuove buone leggi emanate dal nuovo re
ma l’altro partito dei gran sacerdoti non si schiera con lui Un loro sottosacerdote propone di
tentare una riappacificazione con il re Gurat |
26.02.1844 |
|
Il completo successo
delle trattative del sottosacerdote con re Gurat |
27.02.1844 |
|
L’ostracismo dei gran sacerdoti ribelli
mitigato dall’inganno del sottosacerdote delegato dal re Nuove norme di sottomissione al nuovo re |
28.02.1844 |
|
Il rapporto del nuovo e astuto consigliere
di corte a re Gurat e la soddisfazione di costui La nomina del sottosacerdote a gran
sacerdote generale e consigliere segreto del re |
1.03.1844 |
|
Il gran sacerdote generale nella sua
nuova carica davanti ai gran sacerdoti Ai ribelli la sentenza: degradati a
sottosacerdoti, e i sottosacerdoti elevati a gran sacerdoti |
2.03.1844 |
|
Il gran sacerdote generale si reca con i
suoi guerrieri al castello del re di facciata La sottomissione sanguinosa dei sommi
sacerdoti e la detronizzazione del re di facciata |
4.03.1844 |
|
L’interrogatorio del
generale ai trenta sommi sacerdoti, poi declassati a sottosacerdoti di primo
rango |
5.03.1844 |
|
L’ulteriore trattativa del generale col
detronizzato re di facciata e il suo stupido discorso imparato a memoria L’allontanamento forzato del re di
facciata e la consegna del castello al re Gurat |
6.03.1844 |
|
La presa visione delle nuove istituzioni
sacerdotali da parte del re Gurat – L’ultimo arrogante discorso, però giusto
ed ammonitore, degli ex sommi sacerdoti degradati a sottosacerdoti |
8.03.1844 |
|
La furbesca politica del gran sacerdote
generale e il suo discorso al gran Consiglio La decisione di isolare l’altopiano
dalla pianura |
9.03.1844 |
|
L’isolamento dell’altopiano con la
spianata dei pendii delle montagne La costruzione di mille nuovi templi
pagani in brevissimo tempo con l’impiego di enormi forze |
11.03.1844 |
|
Descrizione del tempio
del dio-bove e i relativi trucchi di illusionismo per arraffare offerte al
popolo credulone |
12.03.1844 |
|
Descrizione del tempio
del Sole e i relativi trucchi di illusionismo |
13.03.1844 |
|
Il tempio dei venti
con i suoi potenti getti d’aria prodotti artificialmente |
15.03.1844 |
|
Il tempio del dio
dell’acqua e delle dodici feste all’anno |
16.03.1844 |
|
Il tempio del dio del
fuoco aperto due volte l’anno |
18.03.1844 |
|
Il tempio dell’amore
dedicato a Naeme |
20.03.1844 |
|
Il tempio del dio del
metallo, che raffigurava Tubalcain, l’inventore della lavorazione dei metalli |
21.03.1844 |
|
Descrizione degli altri tipi di templi
ad Hanoch e dintorni – Gli abitanti dell’altopiano cercano inutilmente uno
sbocco verso la stessa – Le tracce dello scalpellamento delle montagne
visibili nell’attuale Tibet Un nuovo messaggero di Noè si presenta
ai dieci principi dell’altopiano |
22.03.1844 |
|
Il messaggero di Noè annuncia il
Giudizio di Dio ai popoli dell’altopiano con vent’anni di anticipo Noè incaricato di preparare mille
tronchi d’abete squadrati, per stagionarli |
23.03.1844 |
|
Lo sbalordimento dei dieci principi
dell’altopiano di fronte alla notizia del Giudizio Il rifiuto di accettare l’insegnamento
del messaggero, ritenendo Noè un mago e il Dio antico un’invenzione Il Consiglio decreta di emanare la legge
sulla procreazione |
26.03.1844 |
|
Il messaggero di Noè comunica la
minaccia del Giudizio di Dio al gran sacerdote generale di Hanoch La risposta, con astuti ragionamenti,
che neanche un Dio sarebbe capace di governare così bene Hanoch |
27.03.1844 |
|
Il messaggero di Noè davanti al re Gurat
La seduzione del messaggero di rimanere
in Hanoch ma a condizione che venga lì anche sua sorella |
28.03.1844 |
|
L’astuto piano del delinquente
incaricato di catturare sull’altura la sorella del messaggero di Noè Agla, la sorella del messaggero di Noè,
verso la città in cerca del fratello Waltar |
29.03.1844 |
|
Il re Gurat chiede la mano di Agla, che
accetta – La delusione di Waltar – L’astuzia femminile di Agla per mettere
alla prova l’amore del fratello per lei – Waltar ingannato cerca di
vendicarsi di Agla |
30.03.1844 |
|
Waltar nel giardino del tempio
dell’amore col re Gurat – Le sette dee della bellezza quali mogli di Waltar |
15.04.1844 |
|
Agla diventa subito regina per
vendicarsi del fratello, ma è una tremenda dominatrice Waltar in prigione, poi la fuga, ma
viene ucciso |
16.04.1844 |
|
La ricompensa agli sbirri – L’omicidio delle sette mogli di Waltar e
delle quattordici mogli in sott’ordine |
18.04.1844 |
|
La regina Agla fa esporre nel tempio
della bellezza, le ventuno mogli di Waltar, da lei pugnalate Il raccapriccio del capo della truppa e
del gran sacerdote generale per la crudeltà della regina |
20.04.1844 |
|
Il generale fa imbalsamare i cadaveri
delle dee e le fa esporre dentro a delle bare di vetro La proposta alle dee di fuggire dal
tempio per evitare la vendetta della regina |
22.04.1844 |
|
La rabbia della regina L’ammonimento dell’astuto capitano
innamorato di lei, per evitare la guerra col generale |
23.04.1844 |
|
Il capitano Drohuit,
propone al re un piano per salvarsi dal generale Fungar-Hellan |
24.04.1844 |
|
Continuazione degli intrighi infernali:
l’astuto capitano Drohuit dal gran sacerdote generale Fungar-Hellan Il generale cade in trappola |
24.04.1844 |
|
La calorosa accoglienza da parte del re
– Gurat, Fungar-Hellan e Drohuit ricevuti dalla regina La dichiarazione d’amore di Agla a
Fungar-Hellan ottiene il massimo successo |
26.04.1844 |
|
Il re Gurat e il capitano Drohuit
costretti a fare buon viso a cattivo gioco Le false spiegazioni della regina per
far cadere nella trappola il generale Fungar-Hellan |
27.04.1844 |
|
La regina Agla per
giustificare le sue atrocità racconta al generale una menzogna dietro l’altra |
29.04.1844 |
|
Fungar-Hellan, perplesso di fronte alla
versione della regina, interroga il capitano Drohuit risponde astutamente e il
generale vuole verificare le prove nel giardino delle dee della bellezza |
30.04.1844 |
|
Fungar-Hellan trova la prova delle
asserzioni di Agla e di Drohuit nel giardino delle dee della bellezza Il grave sospetto contro Agla La grande bellezza di Agla nuda toglie ogni
sospetto al generale e diventa sua moglie |
2.05.1844 |
|
Il racconto di Drohuit e di Gurat alle
loro concubine Il progetto di fuga dei due naufraga per
l’arrivo improvviso della regina Drohuit e Gurat con astuzia e ipocrisia
fingono di piangere disperatamente, e si salvano |
3.05.1844 |
|
Il discorso ipocrita di Drohuit convince
perfino la satanica Agla La regina promette le sue due bellissime
sorelle in premio al capitano e al generale |
4.05.1844 |
|
Una carovana alla ricerca delle due
sorelle di Agla L’incontro proprio con i pastori alle
dipendenze di Mahal, il padre di Agla |
6.05.1844 |
|
I pastori ringraziano e rendono lode e
gloria a Dio per il Suo aiuto e protezione Una Voce tonante, la voce di Dio, dà
delle disposizioni e degli ammonimenti ai pastori L’incontro della carovana con Mahal e le
sue due figlie e un figlio |
7.05.1844 |
|
Lo stupore di Mahal delle figlie nel
vedere le sontuosità della città di Hanoch – Il grande ricevimento al palazzo
reale per i quattro familiari di Agla |
8.05.1844 |
|
L’indistruttibile vestito da montanaro
di Mahal che lo copre e lo mantiene sano da quattrocento anni La caparbietà di Mahal che rifiuta gli
abiti regali |
9.05.1844 |
|
L’intera famiglia di Mahal al pranzo
reale – Evasive risposte su Waltar al padre –
La testa di Waltar viene nascosta in una nicchia del giardino – Mahal
indossa la veste regale sopra a quella prodigiosa |
10.05.1844 |
|
Il desiderio di Fungar-Hellan di sposare
Pira e Gella Lo scambio con Drohuit amareggiato: la
poltrona di re e Agla, al posto di Gella |
11.05.1844 |
|
Richiesta di spiegazioni di Mahal ad
Agla Le risposte sacrileghe della figlia lo
convincono che è l’inferno a governare nella pianura |
13.05.1844 |
|
Chisarell nominato capo delle guardie
residenziali Mahal profetizza la fine di Hanoch entro
diciassette anni |
14.05.1844 |
|
Le pesanti ammonizioni di Mahal a
Fungar-Hellan Quest’ultimo si giustifica con la sua
umiliante mentalità mondana |
15.05.1844 |
|
La saggia risposta di
Mahal a Fungar-Hellan e la sua critica alla politica attuata ad Hanoch |
17.05.1844 |
|
Mahal conduce il corteo regale al
giardino del tempio della bellezza Il nascondiglio della testa di Waltar
scoperto da Mahal |
18.05.1844 |
|
Fungar-Hellan nel tempio dell’amore
guidato da Mahal Il profondo baratro nascosto in una
cameretta dell’amore |
20.05.1844 |
|
Nella casa del piacere, in uno dei molti
piccoli chioschi, una trappola mortale ideata da Agla Il rivestimento del cuscino costellato
di aghi avvelenati |
21.05.1844 |
|
Un enorme spiazzo
della città e l’esercito segreto di Drohuit |
22.05.1844 |
|
Il covo segreto dei
settantamila dell’alta borghesia per tramare contro Fungar-Hellan e contro il re Gurat |
24.05.1844 |
|
Nel castello di Fungar-Hellan gli ex
gran sacerdoti tramano la morte contro il generale Lance e schegge di vetro avvelenate |
25.05.1844 |
|
Gli spazzatori e i pulitori rivelano
tutti i posti che erano stati avvelenati per uccidere il generale Un modo sicuro per scoprire tutti i
nemici |
28.05.1844 |
|
La rivelazione dei cuochi:
l’avvelenamento dell’intero castello reale da parte dei sottosacerdoti L’invito forzato dei nemici al grande
banchetto |
29.05.1844 |
|
Agla sfacciata viene smascherata – Agla
e Drohuit in gabbia |
30.05.1844 |
|
La grazia concessa agli ex
sottosacerdoti La terribile morte per avvelenamento
inflitta ai mille ex gran sacerdoti |
31.05.1844 |
|
Lo sgombero e il
devastante incendio del castello sacerdotale su suggerimento di Mahal |
1.06.1844 |
|
Il popolo pretende di sapere il perché
dell’incendio del palazzo Fungar-Hellan costretto a calmare il
popolo in rivolta |
3.06.1844 |
|
Agla
invoca di essere liberata dalla gabbia – Fungar-Hellan le risponde in
tono garbato |
4.06.1844 |
|
La raccolta dei tesori fusi sul luogo
dell’incendio – L’ordine per il restauro del castello Un richiamo misterioso viene sentito in
tutta la città |
5.06.1844 |
|
Il misterioso richiamo forse proveniente
dalla voce di Dio – Fungar-Hellan si arrabbia e muove accuse a Dio |
7.06.1844 |
|
Mahal chiede aiuto a Dio per la risposta
Le durissime parole e l’annuncio del
Giudizio di Dio entro vent’anni |
8.06.1844 |
|
Una misteriosa voce divina nella grande
sala del trono – Gli abomini nelle altre dieci città Noè inizia la costruzione dell’arca – La
richiesta di Dio di annientare tutti i templi degli idoli |
10.06.1844 |
|
L’esercito si mobilita e Gurat chiede
dei validi funzionari il governo del paese I due rinchiusi nelle gabbie siano
separati fino al ritorno del generale |
11.06.1844 |
|
Agla confessa la propria colpa e prega
la liberazione o la morte La scelta tra il pugnale e la gabbia –
Il perdono concesso |
12.06.1844 |
|
Le disposizioni di Fungar-Hellan per
Drohuit – Le buone parole di Agla a suo padre |
13.06.1844 |
|
L’ ipocrita simulazione di Drohuit –
Agla chiede una veste di crine |
15.06.1844 |
|
Mahal chiede ad Agla quale è stato il
più grave dei suoi peccati La buona risposta della figlia perduta e
ora ritrovata |
17.06.1844 |
|
Fungar-Hellan, ispirato, parla della
stoltezza dello sfarzo esteriore e sulla saggezza della semplicità Rinuncia agli ornamenti d’oro e
d’argento per convertirli in monete |
18.06.1844 |
|
Disposizioni
all’esercito per distruggere il tempio del dio dei metalli e di ogni elemento
di idolatria |
19.06.1844 |
|
Le avanguardie dell’esercito davanti al
tempio del dio dei metalli – L’ultimatum è respinto I gran fuochi artificiali per un’intera
giornata |
21.06.1844 |
|
Il rifiuto dei guardiani di aprire le
mura del tempio – L’apertura di un varco con dei potenti grani esplosivi Il massacro di cinquemila templari |
22.06.1844 |
|
Gli insegnamenti alla delegazione dei
padroni delle officine metallurgiche non sono accettati La decisione sprezzante di rivolgersi a
Dio |
25.06.1844 |
|
L’attacco al tempio
del toro, catturati tutti i sacerdoti e confiscati i tesori |
26.06.1844 |
|
L’interrogatorio dei prigionieri del
tempio del toro, poi rimessi in libertà, ma sotto controllo |
27.06.1844 |
|
La scomparsa dei liberati in una
misteriosa apertura della parete di roccia I liberati ricompaiono, e vengono
interrogati dal generale |
28.06.1844 |
|
Davanti all’apertura nella roccia Mahal
rivela dove potrebbe condurre I liberati confermano la penitenza fatta |
1.07.1844 |
|
L’indagine nella
misteriosa caverna e la scoperta di un’apertura segreta |
2.07.1844 |
|
I falsi penitenti vengono smascherati
– Il consiglio di Mahal al generale
infuriato La caverna viene fatta esplodere – I
falsi penitenti confessano la verità e poi messi in libertà |
3.07.1844 |
|
La partenza verso il tempio del Sole i
cui sacerdoti si arrendono Poi viene distrutto il tempio del dio
del fuoco e anche il tempio del dio del vento |
4.07.1844 |
|
L’esercito contro il
tempio del dio dell’acqua verso al centro di un grande lago, ma lì non c’è
più traccia del tempio |
5.07.1844 |
|
Mahal spiega come e perché i sacerdoti
hanno fatto sparire il tempio del dio dell’acqua Il generale invita gli scaltri sacerdoti
alla sua presenza |
8.07.1844 |
|
Agla tenta di istruitre i lussuriosi
sacerdoti, ma costoro rimangono quasi paralizzati dalla sua bellezza Anche di fronte a
Chisarell essi rimangono estasiati |
9.07.1844 |
|
Riflessioni sul perché per la prima
volta il consiglio di Mahal non ha ottenuto frutti Rispondenza tra il
fallimento di Mahal e il fallimento dell’Amore divino riguardo a noi uomini |
10.07.1844 |
|
La sincera critica di Fungar-Hellan alla
spiegazione di Mahal La profezia
dell’irruzione degli abitanti dell’altopiano quale segno che egli ha detto la
verità |
11.07.1844 |
|
L’accampamento di Fungar-Hellan lungo la
parete della montagna La minaccia del dubbioso generale a
Mahal L’ammonizione
profetica di Mahal si avvera: gli abitanti dell’altopiano creano un passaggio |
12.07.1844 |
|
La posizione di difesa di fronte
all’avanzata dell’esercito dell’altopiano La delegazione dell’altopiano uccisa da
Fungar-Hellan Mahal e i suoi salvati prodigiosamente –
La terribile battaglia con cinque milioni di morti |
15.07.1844 |
|
La fuga di Fungar-Hellan e il suo
rapporto al re Gurat sulla battaglia Un nuovo esercito di
quattro milioni di guerrieri |
16.07.1844 |
|
Un nuovo esercito di due milioni di
guerrieri sull’altopiano Il buon consiglio di
Mahal di non scendere in guerra contro Hanoch |
17.07.1844 |
|
La tristezza del re Gurat per la
scomparsa di Mahal La risposta del
generale e la costruzione di una torre per accedere all’altopiano |
18.07.1844 |
|
La delegazione di
Hanoch ai dieci principi dell’altopiano per proporre pace e amicizia, e
richiedere Mahal |
19.07.1844 |
|
Le sagge e serie parole di Mahal ai
delegati e ai dieci principi Chi fa una promessa
deve stabilire il tempo per adempierla |
22.07.1844 |
|
Il grave imbarazzo di Fungar-Hellan e
del re Gurat per le condizioni poste dai dieci principi dell’altopiano La nuova proposta di
pagare l’indennità di guerra in dieci anni viene rifiutata dai dieci principi |
23.07.1844 |
|
La rabbia di Gurat e di Fungar-Hellan
per l’insuccesso delle due delegazioni – Proposta di inviare una falsa
delegazione mentre saranno minate e poi fatte saltare in aria le montagne
dell’altopiano |
24.07.1844 |
|
L’inutile consultazione dei dieci
principi per tre mesi La risposta profetica
di Mahal non ottiene esito |
26.07.1844 |
|
L’esortazione di Mahal ai suoi figli a
confidare unicamente in Dio L’incredibile corruzione dell’umanità
nella pianura – Mahal e i suoi figli verso l’altura di Noè |
27.07.1844 |
|
Mahal incontra il fratello Noè Il racconto di Mahal
sulle terribili condizioni spirituali dei popoli nella pianura |
29.07.1844 |
|
Mahal chiede informazioni riguardo
l’arca Il racconto di Noè
sulla decadenza dell’umanità, per cui Dio ha deciso il Diluvio |
30.07.1844 |
|
l racconto di Noè riguardo al piano di
costruzione dell’arca e il successivo autocostruirsi Il triste Mahal per la
sua esclusione dall’arca |
1.08.1844 |
|
L’esortazione di Noè a suo fratello
Mahal per accettare l’esclusione dall’arca Mahal accecato dalla
presunzione della propria giustizia, accusa il Signore di aver peccato contro
di lui |
2.08.1844 |
|
Sull’altura la seria domanda di
Chisarell a suo padre riguardo a come egli possa accusare Dio di peccato Le dure critiche di
Mahal contro Dio |
3.08.1844 |
|
Noè dal fratello gli spiega il suo
errore fondamentale La presunzione di essere giusti e puri è
la radice principale della
superbia Mahal sfida Dio e
improvvisamente il Signore appare sull’altura |
5.08.1844 |
|
Il Signore discute con Mahal, e lui
ribatte in tono di sfida Le risposte del Signore sul supposto Suo
pentimento lo ammutoliscono Le cause naturali del
Diluvio su una zona limitata della Terra: enormi bacini d’acqua sotto le
montagne |
6.08.1844 |
|
Le obiezioni e le domande di Mahal sulla
morte, sull’immortalità, su Satana e sulla sua fondamentale malignità – Le giuste risposte del Signore |
7.08.1844 |
|
I rimproveri di Mahal verso il Signore
perché si considera privo di peccati Il dolore del Signore per essere stato
accusato nonostante il Suo enorme amore per lui L’apparizione degli
angeli e di Waltar mentre il Signore scompare |
8.08.1844 |
|
Lo spirito di Waltar parla col padre
spiegando il perché Dio Lo si vede a tratti Il pentimento di Mahal – Il perdono del
Signore da una nuvola luminosa |
9.08.1844 |
|
Ancora l’angelo Waltar spiega le ragioni
dell’ultimo tentativo di Dio di ammonire gli uomini L’acqua sotterranea della Terra, quale
fosse sangue, è cento volte quella dei mari Gli angeli partono per
la pianura |
10.08.1844 |
|
L’attività dei dodicimila angeli nella
pianura Le montagne sono dei
coperchi su enormi bacini d’acqua sotterranei |
12.08.1844 |
|
Le incredibili risposte di Gurat e di
Fungar-Hellan Le infruttuose
ammonizioni degli angeli alla popolazione di Hanoch e all’intero Paese |
13.08.1844 |
|
Spiegazione sul modo in cui furono
portati gli animali nell’arca e come poterono essere nutriti per circa sei
mesi – Prima di ogni catastrofe
mondiale il Signore avverte sempre l’intera umanità con apparizioni e segni
straordinari |
14.08.1844 |
|
Il corteo degli angeli con gli animali
radunati passa tra le vie di Hanoch L’ultimo appello ammonitore agli hanochiti e
al loro re |
16.08.1844 |
|
I messaggeri con gli animali arrivano
sull’altura di Noè Le disposizioni degli angeli per
l’alloggiamento degli animali nell’arca Il giorno limite per
l’accoglienza della gente in cerca di protezione |
17.08.1844 |
|
Mahal si sfoga contro gli angeli e
contro Dio pensando di essere stato escluso dall’arca Agla invece si pente,
invoca la misericordia di Dio e l’angelo Waltar la fa scomparire all’istante |
19.08.1844 |
|
Il rimprovero di Noè al mormorante Mahal La costruzione di una
piccola arca per Mahal e per i suoi |
20.08.1844 |
|
Noè consegna a Mahal la sua piccola arca
della salvezza Ancora una provocazione insolente di
Mahal al Signore Una Voce giudicatrice,
poi i tre figli di Mahal sono istantaneamente consunti dal fuoco divino |
21.08.1844 |
|
La fuga di Mahal verso un’alta rupe e
poi nella grotta di Adamo dove chiede scusa al Signore La promessa che non morirà annegato nei
flutti – Noè invitato ad entrare
nell’arca coi suoi |
22.08.1844 |
|
Parole di conforto del Signore a Noè e
il Suo profondo cordoglio a causa della durezza degli uomini Gli ultimi tentativi
per sette giorni per salvare qualunque abitante della Terra |
23.08.1844 |
|
Noè, a seicento anni, entra nell’arca
coi suoi familiari e il Signore spiega il perché sette coppie degli animali
puri – L’arca chiusa per mano del
Signore – Il subentrare del cataclisma |
24.08.1844 |
|
Mahal nella grotta di Adamo, osserva
meravigliato e mezzo disperato, l’immane catastrofe Il suo monologo angoscioso L’arrivo di Gurat,
Fungar-Hellan e Drohuit nella grotta, e poi compare anche il Signore |
26.08.1844 |
|
L’umile confessione di Mahal i suoi
peccati – Il Giudizio del diluvio causato dagli uomini stolti Il Signore chiama Satana nella grotta
per fargli vedere il frutto delle sue tentazioni Gurat, Fungar-Hellan e Drohuit vengono
condannati all’inferno, e Mahal all’arca |
27.08.1844 |
|
Le benefiche parole del Signore a Mahal,
intirizzito e oppresso dall’angoscia Mahal ritrova la guarigione nel suo
amore riaccesosi per il Padre santo Mahal, redento, viene
trasfigurato come uno splendente serafino |
28.08.1844 |
|
Il primo incarico dell’angelo Mahal di
proteggere l’arca L’Asia centrale fu la regione principale
del diluvio,.il lago d’Aral e il Mar Caspio ne sono i resti Le nazioni del mondo
colpite dalle acque del Diluvio |
29.08.1844 |
|
Spiegazioni sul perché il diluvio fu un
fenomeno a carattere locale, al centro dell’Asia centrale, ma non universale
– Rispondenza e significato sulla Scrittura riguardo al diluvio |
30.08.1844 |
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Ulteriori spiegazioni
sul diluvio riguardo alla causa dell’enorme altezza raggiunta dall’acqua in
quelle località |
31.08.1844 |
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Spiegazioni sulla lunga durata della
pioggia e sul deflusso delle acque L’arca sul monte Ararat – L’apertura del tetto e l’uscita del corvo e
poi delle colombe |
2.09.1844 |
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Il sacrificio di Noè e la benedizione
del Signore – Il ‘patto’ con i nuovi uomini |
3.09.1844 |
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Il segno visibile della nuova alleanza:
l’arcobaleno – Il paese di Yerevan per Noè e per i suoi familiari La città “Salem” in Canaan abitata da
“Melchisedek” – L’istituzione della decima |
4.09.1844 |
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L’insediamento di Noè – Le istruzioni
per coltivare i campi, i cereali e la vite L’effetto del vino su Noè – La
maledizione su Canaan, e il ripudio di Cam e della sua famiglia |
5.09.1844 |
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Le parole di Noè sul falso pentimento di
Cam Sem cerca di far ragionare Cam, ma
costui si trasferisce in un paese vicino a Salem La nobile vendetta di
Cam: “Benedire coloro che lo hanno maledetto”, così viene premiato dal
Signore |
6.09.1844 |
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Un messaggero da Salem
preannuncia il futuro della famiglia di Noè fino ad Abramo |
7.09.1844 |
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[1] Il termine
cerchio viene utilizzato metaforicamente più volte nel corso di questa
rivelazione, ma per indicare tutta la zona abitata attorno alla città di
Hanoch, compresi i figli di Dio delle alture, ma senza contare gli abitanti che
si erano stabiliti in Giappone e in Cina, quasi che la terra abitata, per loro,
rappresentasse un unico cerchio.
[2] Il grande
Tempo dei tempi: – il tempo della venuta del Redentore, Gesù.
[3] Carne non
generata, si intende che Maria-Pura fu generata in modo soprannaturale da Anna,
che era già in età avanzata, e il marito Gioacchino, sacerdote del Tempio.
[4]
compunto: – che prova, mostra, ostenta pentimento, umiltà o mortificazione.
[5]
Per un essere spirituale il corpo fisico è una prigione, perché esso perde la
sua originaria libertà, quella propria caratteristica di vita spirituale che
consiste nell’agire e nel muoversi istantaneamente.
[6] A suo tempo:
– ciò è avvenuto per quanto riguarda il tempo della conoscenza dopo 6000 anni,
nel 1840 con la dettatura a J. Lorber di quei fatti.
[7] i futurissimi
figli: – il riferimento è alla generazione che verrà sulla Terra dopo la
purificazione, dopo il Giudizio finale profetizzato, oramai prossimo. Quindi si
tratta di quei figli nati dai salvati/rapiti e reinnestati sulla nuova Terra
per il regno millenario, che utilizzeranno questi innumerevoli nuovi
insegnamenti quale base della nuova Dottrina (la nuova Bibbia).
[8]
pedanteria: – caratteristica di chi è eccessivamente rispettoso delle regole,
della precisione formale e delle minuzie o sottigliezze.
[9]
compunto: – che prova, mostra, ostenta pentimento, umiltà o mortificazione.
[N.d.R]
[10] Lamec non
giudicato: – è evidente che lo spito di Lamec non era tra i caduti, e quindi
poi giudicati nella materia, ma era tra i fligli di Dio rimasti fedeli.
[11]
duttile: – facilità di applicazione in diversi campi.
[12]
fornicazione: – termine utilizzato nella religione per indicare
rapporti sessuali vietati da essa, ossia ogni forma di peccato legato alla
sfera sessuale.
[13]
creaturale: – detto del sentimento di amore, di venerazione, di rispetto, che
le creature provano nei confronti del loro Creatore.
[14] Effemeridi: –
insetti alati, quasi perfettamente trasparenti, che
vivono un solo giorno (cfr: GVG/4/199/2-3)
e che frullano alla luce del Sole, di cui si cibano le rondini. (Cfr: GVG/5/214/2).
[15]
l’astringitore: – colui che tende a diminuire o arrestare una secrezione o una
emorragia.
[16]
Pioppo con foglie leggere dai lunghi picciuoli compressi lateralmente e quindi
facilmente mobili (Populus tremula).
[17]
vana: – futile, superficiale, vuota, priva di reale consistenza, fondamento e
contenuto.
[18]
compunto: – che prova, mostra, ostenta pentimento, umiltà o mortificazione.
[19]
puh: – esternazione che esprime fastidio, disgusto, disprezzo, derisione e
simili.
[20]
raziocinio: – facoltà di esercitare la ragione in modo equilibrato.
[21] Che
occupa l’ultimo posto.
[22] aristocrazia:
– forma di governo in cui il potere è detenuto dai
nobili.
[23] colonia: – nell’antichità, comunità di cittadini lontani dalla
madrepatria, con o senza vincoli di dipendenza rispetto alla stessa.
[24]
bastione: – opera di fortificazione costituita da una massa di terra, piena o
vuota nel mezzo, incamiciata di mattoni o di pietre, disposta ordinatamente
agli angoli del recinto delle fortezze, con angolo saliente verso la campagna.
[25]
ambasciata: – l’insieme delle persone inviate da uno Stato nel territorio di un
altro allo scopo di intrattenere con lo stesso relazioni diplomatiche.
[26]
irreprensibilità: – caratteristica di colui che non merita appunti o critiche
di sorta.
[27]
compunzione: – che prova, mostra, ostenta pentimento, umiltà o mortificazione.
[28]
bellispiriti: – chi è spiritoso in modo superficiale e ostentato. Burlone.
[29] libidine di
superbia: – irrequieto e smodato desiderio di qualcosa.
[30]
bulino: – piccolo strumento di acciaio con punta tagliente per incidere
metalli, cuoio e pelli.
[31]
perifrasi: – giro di parole per mezzo del quale si definisce una cosa o si
vuole cercare di non esprimerla direttamente.
[32] proscrizione: – pubblico avviso di vendita all’asta dei
beni di un debitore. Confisca e vendita dei beni.
[33] archibugio: –
antica arma da fuoco a canna lunga, di calibro costante, in origine arma da
posta, divenuta in seguito portatile e data in dotazione alla fanteria e alla
cavalleria leggera.
[34] il partito
eroico: – Probabilmente si tratta di una definizione ironica, in quanto il Signore
si sta riferendo a quei gran sacerdoti che erano andati con Gurat a fare la
guerra a quelli dell’altopiano, poi ritornati malconci, rispetto all’altro
gruppo che era rimasto in Hanoch. [n.d.r.]
[35] cosmopolitismo:
– dottrina che respinge ogni distinzione di nazione e razza, considerando tutti
gli uomini come cittadini di una sola patria.
[36]
bengala: – dal nome della regione indiana Bengala dove si usavano fuochi
colorati per segnalazioni nella caccia alla tigre.
[37] tripode: –
base di sostegno a tre piedi diffusa fin dall’antichità per oggetti d’uso e di
ornamento e anche per mobili.
[38] Erba
celidonia: un tempo si credeva che le rondini curassero con essa gli occhi
malati dei rondinini.
[39]
spoletta: parte del telaio per tessitura, a forma di parallelepipedo, di
lunghezza variabile, appuntito alle estremità, contenente all’interno la spola
col filato di trama.
[40] mondanismo:
– adorazione dei piaceri del mondo e dipendenza da esso.
[41] barda: –
armatura del cammello bardato per il combattimento, in cuoio o in ferro, a
difesa della testa, del collo, del petto e della groppa.
[42]
statere: – piccola
moneta antica.
[43]
cateratta: – chiusura a saracinesca in canali, serbatoi e simili, per regolare
il decorso delle acque.
[44] arvicola: – piccolo mammifero roditore simile a un topo,
con coda breve, che provoca gravi danni alle coltivazioni.
[45] All’epoca dei
fatti narrati – circa 6000 anni fa – il territorio era molto diverso
dall’odierno, poiché con il Diluvio l’acqua rase al suolo molti monti che
comunque, non potevano di certo essere molto alti. Un’idea delle proporzioni
della pianura di Hanoch (l’odieno Kazakistan)
può essere fatta attraverso un documentario di quel
territorio prodotto da due italiani nel 2016.
[46]
Yerevan: – anche scritta Jerevan e già Erivan ed Erebuni, è l’attuale capitale dell’Armenia.